Su e giù per la Val di Fassa 2
Abbiamo scelto come casa-base Campitello di Fassa, frazione della più nota Canazei ma ad essa adiacente. Abbiamo soggiornato presso il Relais San Giusto in mezza pensione più centro benessere a 110€ a notte. Tutto perfetto dalla colazione alla cena. Dal centro benessere alla camera. Per non parlare del personale sempre gentile e cordiale, tipico atteggiamento dei trentini.
Ma iniziamo dall’inizio. Siamo partiti di buon’ora da Firenze la nostra destinazione è il Lago Carezza (Karersee). Il piccolo lago si trova in Val d’Era nel comune di Nova Levante. Viene anche chiamato lago dell’arcobaleno, infatti, nonostante il tempo non fosse dei migliori, assumeva migliaia di sfumature diverse e nelle sue acque si specchiavano imponenti il Latermar e il Catinaccio. Il giro completo del lago, su sentiero ampiamente battuto, e per questo frequentato da molte famiglie con bambini anche piccoli, si compie in circa un’oretta facendo tante foto e godendo di ogni suo angolo nascosto. Da qui partono anche molti sentieri che raggiungano le vette o Nova Levante.
Concluso il nostro giro e fotografato l’inimmaginabile ripartiamo in direzione Campitello. Anche girare in macchina per quei tornanti, tra quelle meravigliose montagne è un piacere. Arrivati in hotel posiamo le valigie e usciamo subito alla ricerca di un posticino dove mangiare. Scegliamo, più presi dalla fame che per altro, il primo bar-punto ristoro che ci capita sulla via. E tutto sommato abbiamo mangiato anche bene. Oggi non vogliamo stancarci troppo e sono già le 15 passate quindi decidiamo di intraprendere il sentiero che sale da Campitello verso la Val Duron. Seguendo quella che è una via crucis infatti parte dalla destra della chiesa e sale su, attraverso le stazioni della stessa, fino all’abitato di Pian. Porte a parte e signore e signori che lavorano la legna. Sembra di essere in un’altra epoca. Il silenzio e la pace è tangibile e tutto è meraviglioso scendendo lo sguardo spazia da Campitello a Canazei. Tornati a Campitello facciamo un giro per il paese e ci stendiamo vicino alla ciclabile a riposarci. Torniamo in albergo, doccia, cena e di nuovo in camera… volevamo uscire ma fa fresco e poi c’è il pre-olimpico di basket 🙂
Ci svegliamo e splende il sole. La nostra destinazione è il Sass Pordoi, detto anche la terrazza delle dolomiti. In macchina ci mettiamo circa quaranta minuti a raggiungere il Pass Pordoi dove c’è un ampio parcheggio. Qui c’è anche un monumento a Fausto Coppi. Saliamo con la prima salita disponibile (noi abbiamo fatto l’abbonamento 3 giorni su 6). La funivia del Pordoi è spettacolare in soli 4 minuti ti porta dai 2239 metri del Passo Pordoi ai 2950 del Sass Pordoi. Da qui lo sguardo spazia dalla Marmolada al Catinaccio, dalle Pale di San Martino al Sassolungo. Andiamo a scattare qualche foto alla Croce, non lontana dal rifugio. Qui dice si debba lasciare un sasso ed ovviamente lo facciamo. Non c’è solo il ghiaccio ad accoglierci ma anche neve piuttosto fresca. In pochi minuti si raggiunge il rifugio Forcella del Pordoi. Questo è il punto di arrivo per chi sul Pordoi ci arriva a piedi. Cosa che forse faremo la prossima volta che torneremo su questa splendida vetta. Da qui parte la nostra conquista al Piz Boè. Puntiamo proprio ad arrivare al rifugio Capanna Fassa. Dalla Forcella del Pordoi indicano 1.20 di cammino. In realtà a causa del ghiaccio ancora spesso ci mettiamo un po’ di più e non senza difficoltà ma una volta arrivati in vetta, a quota 3152m, l’emozione e la soddisfazione è unica e indescrivibile. Panino al volo e poi via, torniamo indietro per lo stesso percorso. Una volta tornati a Canazei prendiamo la funivia del Belvedere e ci stendiamo un po’ su i suoi grandi prati. La pace dei sensi ci avvolge. Siamo noi e la natura con i suoi rumori e profumi. Saliamo poi fino al rifugio Ciampolin, dove mangiamo un ottimo tagliere di salumi e formaggi. Qui ci sono delle accoglienti sdraie sotto il sole caldo delle cinque. La nostra giornata volge al termine ma prima decidiamo di concederci una visita alla perla delle Dolomiti, Canazei. Le abitizioni tipiche, gli hotel, tutto è in stile ladino. E’ davvero un bellissimo paese. Di nuovo doccia, cena e preolimpico di basket. PS: non dimenticatevi la crema solare il vostro viso, il vostro naso ve ne faranno grati! 🙂
Anche oggi ci svegliamo scaldati dal sole. Un sole che non fa sudare. Il clima ci sembra perfetto per affrontare la Viel de Pan. Il nome lo deve al fatto che in antichità era frequentato dai trasportatori di farina che raggiungevano la val di Fassa. E’ uno dei sentieri più panoramici delle dolomiti che dal Col de Rossi (sopra Canazei) arriva in circa 8-10 km al passo Fedaia dove si trova l’omonimo lago in cui si specchia la Regina delle Dolomiti, la Marmolada. Partiamo di buon ora, anche oggi riusciamo ad utilizzare la prima salita disponibile per il Belvedere e di lì la cabinovia che porta al Col de Rossi da dove iniziamo la nostra passeggiata. Vediamo le marmotte, ormai abituate ai turisti sembrano quasi mettersi in posa davanti ai nostri obbiettivi. Noi teniamo un passo piuttosto veloce, soffermandoci comunque a godere degli scorci più suggestivi che questo sentiero ci offre, lo percorriamo quasi tutto in beata solitudine. E’ un percorso piuttosto facile e per questo molto frequentato ma noi probabilmente abbiamo scelto il momento giusto. Durante tutto il percorso siamo accompagnati dalla vista imponente davanti o di lato a noi della Marmolada che è anche il nostro punto di arrivo. La parte più complicata del sentiero è l’ultima, quando la discesa diventa ripida. Ci sono comunque tratti attrezzati di corda che aiuta nella discesa. Eccoci! Siamo finalmente ai piedi della Regina. Attraversiamo la diga, e raggiungiamo l’impianto di risalita, amichevolmente chiamati “I Cestini”, che ci porta in pochi minuti al Rifugio Pian dei Fiacconi da qui attraverso degli scaloni scolpiti nelle rocce arriviamo proprio ai piedi del Ghiacciaio al rifugio Ghiacciaio della Marmolada, quota 2700 metri. Oggi pranzo in quota a base di polenta, funghi e wurstel. Anche da quassù la vista è mozzafiato. Il sole ci scalda e si specchia sul ghiacciaio. Brilla tutto. La bellezza e la pace che regna quassù si impossessa di noi in pochi attimi. Poi inizia a rannuvolarsi… quindi decidiamo di scendere giù ed informarci ad un bar sul lago per gli orari del bus per il rientro a Canazei. Ovviamente il mio compagno, mentre io mangio un ottimo dolce con triplo cioccolato, si informa invece della possibilità di rientrare a piedi. E si, c’è, attraverso il bosco che scende giù verso l’Avisio e passando per i paesi di Pian, Penia, Alba ed infine Canazei. Il proprietario ci informa che circa ad un’ora da dove siamo noi incontreremo, con una piccola deviazione un ristorante e da li potremmo risalire verso la statale dove c’è una fermata del bus. Guardiamo il cielo. Ma sì, dai, almeno quest’oretta di passeggiata nel bosco a fondo valle facciamocela! Appena iniziamo la nostra passeggiata lungo il sentiero CAI 605 inizia a tuonare. Perfetto! Prenderemo un’acquazzone storico. Così allunghiamo il passo. Eh no, non si torna mai indietro. E quella che doveva essere una semplice passeggiata di oretta si trasforma in una semicorsa di poco più di 20 minuti. Tra una goccia e l’altra. Seguiamo le indicazioni per il ristorante e attraversiamo la statale. La fermata del bus non è coperta e dovremmo stare una ventina di minuti sotto la pioggia. In attimo capiamo. Dobbiamo continuare la nostra passeggiata fino a Canazei. Ed è stata la scelta migliore, infatti dopo una decina di minuti smette di piovere. Così finalmente ci godiamo il bosco, gli alberi, gli animale e lo scorrere dell’Avisio. Continuiamo per il sentiero. All’altezza dell’abitato di Penia il sentiero, o meglio l’Avisio, costringe una deviazione con attraversamento della statale e rientro nell’altro lato del bosco. Per poi poco dopo riattraversare e rientrare proprio costeggiando il fiume. Arrivati ad Alba lasciamo il sentiero attraversiamo il paese e prendiamo la ciclabile che ci condurrà dritti dritti al parcheggio della funivia Belvedere dove abbiamo lasciato l’auto. Prima però via gli scarponi e piedi a mollo, per pochi minuti nelle acque dell’Avisio. Rigenerante dopo aver fatto 20km. Appena raggiunta l’auto è venuto giù un bel diluvio. Siamo stati fortunati. Torniamo in hotel e pensiamo di meritarci una bella sauna-idromassaggio al centro benessere.
Ed eccoci, in un battibaleno, al giorno del nostro rientro. A Firenze ci sono più di trenta gradi, qui siamo stati a temperature variabili dai 5 ai 25 e senza umidità. Come faremo?! Ma abbiamo ancora un paio di cosette da fare. Quella di prendere la cabinovia del Col Rodella e di lì in 10 minuti di ripida salita arrivare al rifugio Col Rodella. E’ mattina presto. Saliamo sulla terrazza del rifugio e… che dire?! Il gruppo del Sella è meraviglioso davanti ai nostri occhi. Anche da qua la vista a 360°C si posa su cime meravigliose. Guarda ieri eravamo lassù. E l’altro giorno di là! E’ ora di muoverci. Abbiamo ancora un’ultima cima da raggiungere. La più attesa. Punta Rocca. Così saliamo in macchina e dopo circa 45 minuti siamo a Malga Ciapela. Da qui parte la funivia. Composta da tre tranci. Il primo va da Malga Ciapela (1446mt) a Coston d’Antermoja (2350mt), pit stop in cui si cambia semplicemente cabina per arrivare poi a Serauta (2950mt) da qua l’ultimo tratto ci porta dritti dritti a Punta Rocca (3260mt). A Serauta c’è il Museo della Grande Guerra. Il museo più in alto d’Europa. E’ stato recentemente ristrutturato. E’ stato emozionante fare il viaggio dentro l’emozioni di chi su questi monti ha combattuto la prima guerra mondiale. Passeggiando fuori dal museo si raggiungono le trincee. Io non ce l’ho fatta ma il mio compagno si. Ha suo parere merita davvero arrampicarsi un po’ per entrare in quei cunicoli bui e freddi. Bisogna comunque prestare molta attenzione c’è sempre un misto di neve fresca e ghiaccio che può diventare pericoloso per chi non ha passo fermo e deciso. Pranziamo nel rifugio ed aspettiamo che riparta l’ultimo tratto di funivia… ed eccoci qua. Sulla vetta più alta della Regina delle dolomiti. Purtroppo si è rannuvolato tutto e minaccia di nuovo di far temporale. Ci aggiriamo un pò per il ghiacciaio e poi, prima di scendere, visitiamo la cappella scavata nella roccia e benedetta da Papa Giovanni Paolo II. La temperatura qua dentro è davvero bassa e non riusciamo a trattenerci per più di qualche minuto. Guardiamo mal volentieri l’orologio, è proprio ora di tornare giù domani si lavora e ci vorranno quasi 5 ore per tornare a casa.
Prima di scendere ci promettiamo che qualche giorno all’anno in queste splendide valli ci dobbiamo tornare e quindi… ARRIVEDERCI DOLOMITI!