Straordinaria Malesia

Alla ricerca della natura tra mare, montagna e giungla
Scritto da: lallilù
straordinaria malesia
Partenza il: 03/08/2015
Ritorno il: 20/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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NOTE TECNICHE

– durata del viaggio dal 3 Agosto (ore 21,45 Italiane) al 20 Agosto (ore 13,00 Italiane)

– spesa complessiva a persone 1756 (compreso tutto tutto, dai voli aerei, ai pasti, ai souvenir per parenti e amici)

– tempo di pianificazione del viaggio: circa un mese

– prenotazioni: tutte effettuate entro il 30 Gennaio

3 AGOSTO: SI PARTE!

Partenza 21,45 da Fiumicino – TERMINAL 3

Euro: 1056,16 (in due)

Volo Alitalia: Fiumicino – abu Dhabi arrivo 05,30 del 04 AGO (locali Abu Dhabi)

(durata 5 ore e 50 min)

Volo Abu Dabi – Kuala Lumpur con Ethiad

TERMINAL 3 – 10,15 del mattino – Arrivo Kuala Lumpur 22.00

(durata 7 ore e 20 minuti)

Arriviamo con circa 3 ore di anticipo a Fiumicino, visti i disordini dei giorni (e mesi!) precedenti, anche perché Ethiad ci ha consentito di fare il checkin online per il secondo volo da Lei direttamente operato, ma non per il primo effettuato da compagnia partner (Alitalia). Comunque sia si svolge tutto bene, voli (entrambi) in ritardo di un’oretta, ma niente di disdicevole.

Pasti Alitalia vergognosi, ma anche Ethiad se la cava, all’andata, abbastanza male. Resto un po’ basita dal fatto che il confort di volo è abbastanza limitato in entrambi i casi: forse nessuno dei 2 voli è considerato “notturno” intercontinentale, per cui niente mascherine, niente tappi…e purtroppo niente da tirare al bambino arabo dietro al mio sedile che durante tutto il volo scalcetta sul mio sedile nonostante gli sguardi di disapprovazione da me rivolti alla madre…

Arriviamo a KL alle ore 23,00 del 4 AGOSTO e prendiamo il budget taxi al counter, efficientissimo, comodissimo, che, per una sciocchezza (tipo 70 MYR), che ci porta a destinazione all’ Hotel Maison Boutique. L’Hotel si rivela una piacevole sorpresa, carino, accogliente, con personale preparato e cordiale, anche se in una zona secondaria (che nonostante le mie paure il tassista riesce a ritrovare bene) e disperso in un angolo del quartiere di Bukit Bintang, piuttosto sporco (pure con qualche buon topo a spasso!)

L’albergo ci costa 108 euro per 3 notti (compresa colazione, abbastanza spartana, ma abbondante e abbstanza assortita). Un rapporto qualità prezzo ottimo. La camera è pulita e molto carina, bagno con doccia separata. Per risparmiare qualcosa abbiamo preso una doppia: I letti sono stracomodi, quasi da una piazza l’uno.

5 AGOSTO: BATU CAVES

Ci svegliamo abbastanza tardi e andiamo, come da programma alle Batu Caves, una delle escursioni più famose e più facili da KL, dato che si trovano appena a 13km dalla capitale e ci si arriva comodamente in treno con la KTM Komuter, alla modica cifra di 4 MYR (A/R).

Le Batu si trovano a 8 fermate di distanza, proprio davanti alla stazione. Sono grotte calcaree usate come tempio dagli induisti e tutto sommato abbastanza suggestive. La visita in sè non richiede moltissimo tempo (fatta eccezione per i tempi tecnici che si impiegano a salire la lunga scalinata di ingresso, che rende ancor più suggestiva la visita) e tutta l’escursione non dura che mezza giornata, per cui facciamo anche la visita guidata con torcia e caschetto dentro le grotte che viene organizzata ogni ora. La visita consente di fare tutte un giro dentro la dark cave, area faunistica protetta dove vivono migliaia di pipistelli e vari animaletti e serpenti quasi estinti… purtroppo, al buio, non vedrete quasi niente, se non le foto che vi mostrerà la guida… ma quasi quasi, anche meglio!!

Al ritorno a KL, approfittiamo del fatto che sono a malapena le 17 per fare un salto al Pavillion, dove ci aspetta un nostro caro amico, residente a Singapore, per un caffè. Il ritardo del caffè (che arriva bello che freddo è spunto per una piacevole discussione sulla Malesia e sui tempi di questo paese (che avremo modo di conoscere) dove puoi aspettare il pranzo (o il caffè) anche per ¾ d’ora abbondanti. Di seguito approfittiamo per un salto al tramonto alle Petronas, passando per la Bukit Bintang Elevated Walkway, il camminamento pedonale chiuso con aria condizionata, che però non è così facile da ritrovare… Le Petronas sono le vere protagoniste di KL, la loro vista, specie al tramonto è veramente mozzafiato: sono un’opera architettonica bellissima e di grande impatto. Ci fermiamo a lungo alla loro base a fare foto ed ad ammirare lo spettacolo delle fontane danzanti davanti al Suria, proprio alla base delle torri. Dopo centinaia e centinaia di foto, per la cena ci rechiamo a Chinatow, più precisamente in Jalan Petaling, con la sua caratteristica confusione e marcatini. Carinissima!

6 AGOSTO: Kuala Lumpur

Dedichiamo la prima parte della giornata alla visita di KL.

Iniziamo dalla moschea Jamek, esattamente dall’altra parte della strada rispetto alla stazione Masjid Jamek LRT. Sarà che non amo l’arte islamica e più in generale non ne capisco la cultura (che dopo questo viaggio mi è ancora più incomprensibile) ma la trovo una visita assolutamente evitabile, sia dal punto di vista monumentale-artistico (non c’è quasi niente), sia dal punto di vista pratico (sono costretta a involtarmi tutta in una fastidiosa tunica viola, testa compresa). Passiamo poi a Merdeka Square. Merdeka in Bahasa Malaysia vuol dire indipendenza. Ed è la piazza (o prato?) più importante di KL, che merita almeno una vista veloce. Di fronte alla piazza un edificio attira lo sguardo. Lo stile Indo-Saraceno ne fa uno dei palazzi più belli di Kuala Lumpur che in passato figurava su qualsiasi cartolina della città. E’ il Sultan Abdul Samad Building e durante il periodo coloniale fu il quartier generale dell’amministrazione inglese.

Terminiamo la prima parte della giornata con la visita alla Menara Tower, alta 421 metri. Raggiungerla a piedi è quasi complicato: poco segnalata e con alla base una specie di parco dalle dubbie funzioni, è una torre per le comunicazioni, con un ristorante di lusso all’interno e un observation deck a 276 piani di altezza dove non manca il raffronto con le altre torri più alte al mondo. Forse il ristorante è la causa dello stile abbastanza pacchiano dell’ascensore all’interno della torre… La visita Menara Tower è prenotabile anche online, ma di solito non occorre, il biglietto è abbastanza caro, secondo me, come il costo del taxi a tariffa fissa che riporta in città. Tutto sommato se si sale alle petronas, come visita è abbastanza evitabile.

Alla visita, dopo una rapida doccia in albergo (l’umidità è soffocante e le docce non sono mai troppe!), segue la parte più interessante ed entusiasmante della giornata: la visita alle Petronas Towers. Ho prenotato la visita la settimana precedente il viaggio, da casa.

Consigliano tutti di salire all’ora del tramonto e di godersi il tramonto… questo ha fatto sì che nel giorno della mia visita tutti i biglietti per le 19 e le 19.30 fossero esauriti, e questo è stato un gran bene, perché per rimediare, sempre da casa, e sempre la settimana prima, tramite email ho prenotato un tavolo vista Petronas allo Skybar per le 18,30. L’idea si è rivelata geniale, e sicuramente migliore della vista del tramonto dallo skybridge.

Con un incastro di tempi perfetto ho prenotato la visita alle Petronas alle 17,15 (durata approssimativa della visita 45 minuti in cui vieni condotto skybridge che collega le due torri gemelle tra il 41° ed il 42° piano sia all’observation deck all’86° piano, 360 metri sopra KL). L’emozione e la vista che la visita regala, ripagano ampliamento il prezzo, per cui non lasciatevi sfuggire questa esperienza (ricordate comunque che dovete trovarvi alla biglietteria circa ¾ d’ora prima dell’orario della visita). Terminata la visita, alle 18,10 attraversiamo di corsa il parco per andare allo Skybar, al Traders Hotel. Il sito impone un dress-code, ma in realtà vi troverete accanto a gente che fa il bagno in piscina e turisti vari. Il locale, suppur molto suggestivo, è quasi vuoto il giorno della nostra visita. Noto con una punta d’orgoglio che la prenotazione via internet ci consente non solo di aver il tavolo vista Petronas al tramonto (esperienza fantastica), ma pure di restare fino alle 20,45 e di essere i soli sui tavoli accanto alla vetrata, mentre tutti gli altri turisti finiscono dall’altra parte della piscina… davvero non perdetevi questa esperienza: con il tramonto sulle petronas un cocktail tira l’altro e l’entusiasmo sale alle stelle: lo Skybar è un punto di osservazione ottimo e il locale di per sé resta particolare.

Concludiamo la giornata con una nuova cena a Petaling road, quale migliore conclusione?

7 AGOSTO: PPP (PULAU PERHENTIAN = PARADISO)

La giornata comincia di buon’ora con il viaggio in taxi verso l’aeroporto KLIA2.

All’albergo sono stati molto carini: ci hanno prenotato il taxi la sera prima e preparato la colazione da asporto (anche se niente di quello che sta nel “panierino” risponde ai gusti occidentali, apprezziamo comunque lo sforzo…). Il volo AirAsia, prenotato sempre a Gennaio, con poco più di 60 euro a testa, parte alle 7,55 di mattina con arrivo a Kota Bharu alle ore 9,00. La ragione di una partenza così di buon’ora risiede nelle informazioni che abbiamo trovato in merito al viaggio per le Perhentian: da KL è necessario prendere un aereo per Kota Bharu (circa un’ora di viaggio), poi da Kota Bharu un taxi per il porto di Kuala Besut (circa un’altra ora di viaggio) per poi partire con la lancia veloce che in ¾ d’ora porta direttamente alle Perhentian. Sebbene avessimo fatto la prenotazione dell’albergo a Gennaio, contrariamente a come fa la maggior parte dei turisti non avevamo prenotato i biglietti della motonave assieme all’albergo. Comunque le nostre preoccupazioni si rivelano infondate: il volo è abbastanza puntuale, all’aeroporto c’è il desk di una agenzia che ci vende il taxi (78 MYR) e i biglietti della lancia veloce A/R (70 MYR a testa, ritorno a data aperta da far prenotare il giorno prima dall’albergo). Durante il viaggio in taxi rischiamo varie volte la vita: i tassisti fanno avanti e indietro per la stessa strada non so quante volte al giorno, la strada è abbastanza diritta… ne conseguono sorpassi spericolati a go go, ogni 10/20 km.

Nella sua disorganizzazione la Malesia è abbastanza organizzata, cosicchè tutte le nostre preoccupazioni sulla complicazione del viaggio vanno in fumo: il viaggio è sì complicato nei fatti, ma tutti intorno a te sanno benissimo cosa devono fare e che si devono aspettare che tu non sappia assolutamente niente di come funziona! Arriviamo a Pulau Perhentian Besar (la maggiore). Il nostro albergo è il Flora Bay 2, abbiamo letto che si trova nella parte “più brutta” dell’isola (dirgli brutta è comunque fargli un torto, diciamo meno fantastica), ma costa poco, anzi pochissimo ( 170 in 2 per 5 notti), chalet vista giungla (e un pezzettino di vista mare) e aria condizionata. La nostra scelta è dettata dal fatto che è nostra ferma intenzione girare comunque TUTTE le spiagge e non solo le più famose e le più belle. Esiste poi una “strada” o forse un “sentiero” che attraverso la giungla, che ricopre l’interno dell’isola, porta all’altra parte della costa. In realtà il sentiero è quasi impraticabile: oltre ad essere non molto segnalato, il giorno che proviamo a farlo, veniamo letteralmente divorati dalle zanzare dopo i primi 10 metri (non di più!), il che ci fa capire direttamente che è il caso di usare esclusivamente il taxi boat!

I giorni che seguono fino al 12 agosto sono pieni di esperienze bellissime: il mare delle Perhentian è una piscina dai fondali bianchi, con pesci e coralli. Ma non solo: il taxi boat consente di raggiungere spiagge assolutamente deserte e bellissime e, in realtà, in tutta l’isola, nonostante il pieno delle prenotazioni che tutti paventavano per agosto, sembra che ci sia poca gente, o perlomeno la gente è ben distribuita sulle spiagge…

Le nostre avventure comprendono: lo snorkeling con gli squali a Shark Point, ma anche e soprattutto a Bubble Beach, dove gli squali nuotano “allegri” a riva tra banchi di pesci immensi; l’incontro con le tartarughe marine, per niente infastidite dalla presenza dell’uomo alla spiaggia del P.i.R e, inoltre, l’incontro con razze (sempre al p.i.r) e barracuda pressoché ovunque, pesci palla e anemoni di mare, coralli albero di natale. Attenzione ai cambiamenti repentini del tempo: appena si alza il vento forte ci si mettono 2 minuti a ritrovarsi in mezzo a un thunderstorm tropicale… come noi che ce lo siamo presi mentre eravamo in canoa, ecco, lì per lì un pò di paura è d’obbligo…

Due parole anche sui resort: i migliori, come detto, si trovano su una parte dell’isola, quella con le spiagge più belle, e il P.I.R.. Diciamo che nessuno è un cinque stelle, per lo meno nel senso vero del termine, e sono tutti abbastanza poco curati. Se la sera vi va di fare un pò di vita notturna cambiate destinazione: cucine e locali chiudono alle 21,30-22, forse c’è qualcosa in più su Kecil, dove anche i resort sono più seguiti e più occidentali e, se siete fortunati potete trovare anche una birra. Se vi va qualche alcolico portatevelo dalla terraferma, lì sono tutti musulmani e dovrete veramente faticare per bervi un aperitivo o una birra in spiaggia. Non contante su un gran servizio: lì quando sono a posto loro con la loro coscienza dovete essere a posto anche voi, quindi poca cortesia, poca carta igienica (i musulmani di preferenza non la usano, per cui, donne, portatevi i fazzoletti da casa e preparatevi a scarsa igiene dei bagni pubblici) e soprattutto portatevi da casa tutti i medicinali che vi servono, o vi possono servire, perchè sull’isola io non ho visto nè bancomat, nè farmacia, nè tanto meno guardia medica. Per quanto riguarda il mio resort, ecco, non lo consiglierei, non tanto perchè spartano, quanto piuttosto perchè i servizi e la cortesia offerti erano veramente pochi: figuriamoci che con tutti i soldi contanti che mi sono dovuta portare dietro (causa mancanza bancomat) si sono rifiutati pure di darmi la chiave della cassetta di sicurezza: la tenevano loro e su richiesta ti aprivano la cassetta…..il bello è che lo facevano senza che tu gli dovessi mostrare le chiavi della camera, né un documento, né tanto meno tenevano un registro delle varie aperture…mah!

12 AGOSTO: TRASFERIMENTO IN BORNEO

Alle 9 di mattina inizia tutta la trafila del viaggio di ritorno: lancia veloce (che l’albergo deve prenotare un giorno prima), ora di taxi (a tutto rischio!) e volo per KL. A Kuala Lumpur si riparte per Kuching, non ci sono voli diretti. Il volo, sempre AirAsia, prenotato a Gennaio, costa 60 euro a testa, con spuntino e bibita. Non vi stupite: la Malesia è una federazione di Stati e il Sarawak, ne è entrato a far parte solo nel 1963, ed è tutt’ora geloso della propria autonomia, quindi nei voli da e per il Borneo vi controllano e ritimbrano il passaporto e fanno tutto come se Voi stesse prendendo un volo internazionale!

Curiosità: in Sarawak la maggior parte della popolazione è cristiana per cui miracolosamente la carta igienica riappare nella nostra vacanza…

Per il soggiorno a Kuching abbiamo scelto il Tune Hotel Waterfront: ottimo rapporto qualità prezzo, essenziale, ma pulito. L’unico scomodo è che gli asciugamani puliti vanno ritirati alla reception, riportando indietro lo sporco.

Kuching è punto di partenza obbligatorio per tutte le escursioni in Borneo, quindi è necessario fermarcisi: ho letto ovunque che negli hotel sono molto gentili e ti tengono il bagaglio anche nei giorni di escursione, per non rischiare però e per non fare e disfare il bagaglio, prenotiamo comunque il Tune per tutta la settimana del soggiorno, lasciando in camera il grosso del bagaglio e viaggiando leggeri. Il risultato sono 135 euro per 2 persone per 7 notti… perchè faticare?!?

13 AGOSTO: KUCHING

Kuching, la Città dei Gatti, viene definita come una delle più belle e curate città della Malesia: il centro si sviluppa tutto attorno al fiume, dove non ci sono ponti, ma solo barchette che vi traghettano da una sponda all’altra. Poco sopra il fiume sorge una collinetta satura di grandi alberghi, anche di lusso, dall’Hilton al Majestic, la cui funzione un pà ci sfugge.

Il centro di Kuching è abbastanza raccolto, oltre la città si estende a dismisura. Il bello della Malesia è che nella sua confusione è organizzata e voi siete liberi, per 4 spicci, di organizzare le escursioni più vicine con l’autobus bypassando i taxi. Così dopo la passeggiata riposante sul lungo fiume, ci rechiamo nel pomeriggio al centro di riabilitazione degli oranghi di Semenggoh, rigorosamente in pullman per soli 8 MYR A/R. L’autobus impiega circa ¾ d’ora e vi lascia all’ingresso del parco: poi occorre fare una passeggiata di circa un km dentro il parco: diffidate di chi vi dice che è faticosa.

Se ricordo bene, l’autobus è il n. 1 e si prende dietro la piazza principale.

Prendendo l’autobus alle 13 avete tutto il tempo di arrivare all’apertura delle 15 pure facendo la strada a piedi. Purtroppo ai nostri occhi si mostrano solo un orango e una piccola vipera… per quel che riguarda la vipera meglio: ne abbiamo visto una adulta morta al mare e l’incontro con lei da viva non sarebbe stato affatto simpatico!

Simpatico invece è l’orango che “sbafa” frutta tenendosi alle corde con le mani e con i piedi alternativamente.

La sera, immancabilmente, cena al Top Spot, consigliato come stra-caratteristico da tutte le guide, specie la Lonely: in sostanza una serie di banchi, modello street food, ma piazzato sul tetto di un’autorimessa…

In mezzo al caos assoluto ci sentiamo un po’ dispersi anche se il cibo offerto è abbastanza buono. Certo è che tutti quei pesci in mezzo al ghiaccio, sopra il tetto dell’autorimessa non mi entusiasmano, ma sarà che proprio non mi entusiasmano i pesci!

14 -15 AGOSTO: BAKO NP

Sempre in autobus partiamo alle 7 di mattina verso il cuore della nostra vacanza: le escursioni nella Giungla del Borneo. L’autobus è il 6 e si prende dal lungo fiume (per l’esattezza, se qualcuno come noi si domanda dove sia fermata… sta al chiosco degli hamburger!). Il tragitto è di un’oretta.

All’arrivo vi fanno pagare l’entrata al parco (20 MYR) e, se come noi pernottate, anche la camera ( 50 MYR per lo chalet, prenotato via email sempre a Gennaio). La barca non è più condivisa, come si legge spesso sui racconti di viaggio: ora si paga un biglietto per una lancia veloce e non dovete più scegliere con chi dividerla, così potete tornare indietro all’ora che più vi piace.

Anche se lo chalet è abbastanza fatiscente (un po’ ammuffito ovunque e senza, chiaramente, acqua calda) il parco è abbastanza organizzato: c’è un self service aperto dalla mattina presto fino alle 23 (qualità appena accettabile, ma con lo sforzo che si fa a camminare nel parco vi piacerà ogni cosa!). Prima di partire dovete registrarvi alla reception e segnare il percorso che farete, quando tornate e ripartite idem, così almeno alla direzione del parco sanno se vi siete persi e più o meno dove.

Con perizia certosina, da bravi iperattivi, cominciamo a “battere a tappeto” tutti i percorsi segnati sulla mappa che ci ha dato la segretaria: il n.1, il 2, il 3… Telok Pandan Kecil e Besar trails è il percorso più scenografico: finisce nella spiaggia kecil (piccola) dove di fronte ci sono i sea stack, tra cui il più famoso “serpent head”. Nella spiaggia di pandan kecil ci sono barcaioli ad aspettare per riportare all’ingresso del parco le persone che (giustamente!!) nn vogliono fare il trail inverso a piedi (meno male!). I percorsi non sono disagevoli, né particolarmente in salita, ma il caldo e l’umidità rendono tutto molto faticoso, più di una classica passeggiata in montagna.

Il tramonto è bellissimo, il sole cala sul mare in un bel rosso fuoco. Seguendo tutti i consigli delle guide sulla Malesia, tutti gli ospiti scendono silenaziosamente in spiaggia aspettando le scimmie nasiche… ma sfatiamo subito un mito: non è vero che si addormentano sugli alberi in spiaggia al tramonto o all’alba, a quell’ora in spiaggia vedrete giusto qualche macaco o qualche maiale barbuto (che peraltro scorrazza vicino agli chalet a qualsiasi ora del giorno). Le scimmie, piuttosto fanno come gli pare e la cosa migliore per vederle è mettersi seduti e zitti o lungo la spiaggia o lungo i percorsi 1 e 2. Questo anche secondo le testimonianze degli altri ospiti del parco.

Quindi vista l’infruttuosità dell’alzataccia all’alba, quello descritto sopra è quanto facciamo il secondo giorno: sedere con una birra in mano lungo uno dei percorsi del parco. Alla fine la perseveranza ci premia: anche se non da vicinissimo, riusciamo a vedere una “nasona” appollaiata in cima ad un albero col suo piccolo. Più fortunati coloro che l’hanno vista da vicino in spiaggia, ma non sono sicuramente la maggioranza, quindi ci accontentiamo.

16 – 17 – 18 AGOSTO: BOREO EXPERIENCE: BATANG AI+NANGA SUMPA LODGE

La mattina successiva partiamo per l’esperienza che aspettiamo con più impazienza e che, purtroppo, sarà anche l’ultima della nostra vacanza: l’escursione con Borneo Adventure in Batang Ai. Questa escursione l’abbiamo prenotata in loco, il primo giorno che siamo arrivati a Kuching: in realtà si poteva benissimo prenotare via email da casa. Noi abbiamo evitato di farlo sperando in qualche sconto: in realtà il prezzo resta lo stesso (carissimo!), quindi prenotatevela da casa, almeno non correte il rischio che non ci sia posto per la data che avete scelto.

Kuching è piena di agenzie che a prezzi più o meno cari vendono escursioni in Batang Ai, di 2 o 3 notti, ai prezzi più disparati. Noi non siamo neppure stati a guardare: tutti parlavano bene di Borneo Adventure e Borneo adventure è stato, senza tante noie. Sicuramente, visto anche quanto è pubblicizzata questa agenzia, dovrebbe essere una delle più care, e non stento a pensarlo dato che per 3 gg e 2 notti abbiamo speso la bellezza di 400 euro a testa (in sostanza un terzo del costo di tutto il viaggio per soli 3 giorni!) ma vi assicuro che ne è valsa la pena.

Innanzitutto fin da subito l’agenzia ha rispettato la fama che si è fatta: ci hanno assicurato che ci sarebbero passati a prendere alle 8,05 alla reception dell’albergo e così è stato: precisi come un orologio svizzero!. A seguire 4 ore e mezza di minivan per raggiungere la regione del Batang Ai, io e Gabry, l’autista, la nostra guida Rives, e una coppia di francesi con il sonno facile….

Le 4 ore e mezza di minivan sono ben suddivise: sosta ad un mercato locale con frutta e verdura di tutti i tipi a un prezzo veramente stracciato rispetto a quello di Kuching, che già costava meno di KL… Approfittiamo per comprare un caschetto di mini-banane: dolcissime e buonissime, tutto un altro gusto dalle nostre, che ve lo dico a fare?

Di seguito sosta dall’”azienda” agricola locale per acquistare la frutta che mangeremo i 2 giorni successivi, e infine, sosta per il pranzo (veloce, ma dignitoso) che già rientra nel pacchetto tour.

Alla fine arriviamo nel Batang Ai e arriviamo al porto sul bacino idrico artificiale che rifornisce di corrente la zona. Aspettiamo qualche minuti e ci vengono a prendere tante long boat a motore.

Nella nostra, siamo in quattro, in particolare c’è, oltre il barcaiolo, che governa il motore della barca a fondo piatto, una signora che da principio erroneamente scambiamo per un comune passeggero.

L’inizio del viaggio è semplice, la barchetta naviga attraverso il lago per circa una mezzoretta: si passa davanti all’hotel gestito dall’Hilton, fatto a forma di longhouse dandoci così modo di capire quanta differenza c’è tra questo tipo di soggiorno, che pure avevamo preso in considerazione, e quello che invece abbiamo scelto.

La navigazione prosegue e ad un certo punto il lago si restringe sempre più e il barcaiolo comincia a compiere delle svolte: ci troviamo così a lasciare il lago alla volta del fiume. La navigazione dura circa 2 ore e proprio sul fiume avviene la parte migliore: in totale si risalgono circa 29 km durante i quali vi sentirete terribilmente in pace col mondo e parte di un’avventura meravigliosa, nella quale però non state faticando, perché la fatica è tutta della signora seduta sul primo sedile della barchetta che, improvvisamente, tira fuori un remo e aiuta con quello il barcaiolo a risalire le (piccole) rapide del fiume, che via via si fanno sempre più frequenti e a disincagliare la barca dal fondale che si fa sempre più basso.

L’arrivo, verso le 16, è nella struttura della Borneo Adventure: uno grazioso lodge costruito in legno di fianco al fiume, che pure in tutta la sua semplicità e con i bagni in comune, grazie alla sua pulizia e perfetta organizzazione sembra quasi una spa. L’ampio salone d’ingresso è la sala comune, con giochi da tavola, libri da leggere (in inglese), le tavole per i pasti e la cucina, di cui si occupano gli abitanti del “villaggio” di fronte, separato dal lodge da un ponticello, chiuso con un cancello in legno. Nella sala comune si cammina scalzi….c’è il tetto, ma non ci sono le pareti laterali, così uno può cenare, o semplicemente, sedersi, guardando il fiume. Di seguito poi ci sono le camere, sempre in legno, con i letti, anche matrimoniali, ognuno con la sua zanzariera. I bagni sono pulitissimi e il lavabo è all’aperto, con lo specchio appeso alle travi che sostengono il tetto….così la mattina ti specchi e guardi la foresta insieme. Piccola nota dolente, ma ormai d’abitudine per questo viaggio in Malesia: non c’è acqua calda, anzi, non c’è proprio la corrente elettrica che viene rifornita da un generatore acceso solo dalle 18,30 alle 22,30. Ovviamente, cosa lo dico a fare?, nessuna radio o televisione, nessun segnale telefonico… la sensazione è quella di essere confinati alla fine del mondo, ma è piacevolissima. La cena viene servita presto. Si cena tutti insieme. Gli ospiti, oltre a noi sono un’altra quindicina, ci sono altri 8 italiani con noi, più sempre i 2 sonnolenti francesi partiti con noi. Ogni gruppo ha la sua guida che fa da Baby sitter. Ci intratteniamo a parlare un po’ con gli altri italiani: gli altri hanno comperato un pacchetto di escursioni della borneo adventure, per vedere le stesse cose che abbiamo visto noi (Batu Caves, Semenggoh, Bako National Park)… col senno di poi vi posso dire che non rimpiango di non averlo acquistato, sarebbero stati un mucchio di soldi buttati per guide che mi avrebbero solo dato qualche spiegazione botanica in più su piante che ho visto comunque e, anche muovendosi da soli, lo strapazzo non è stato assolutamente tale da motivare una spesa maggiore, dato che alla fine è risultato tutto più che agevole.

Altro argomento di conversazione con gli Italiani: l’antimalarica. L’avevano fatta tutti, tranne io e Gabriele. La cosa all’inizio mi ha provocato un po’ di panico, ma era più che ragionata. Consultando il sito di medicina dei viaggi, quindici giorni prima di partire, avevo letto che la Malesia non è assolutamente a rischio di malaria, eccettuata la zona più interna del Borneo, al confine con il Kalimatan, più o meno dove ci trovavamo noi. Tuttavia il rischio era medio (e non massimo come in tutta l’Africa) per cui, posto che la chemio profilassi è comunque molto forte e dannosa per l’organismo e non protegge assolutamente da tutti i ceppi di malaria, ma solo da uno; posto che il mio viaggio nella zona a rischio era di soli 2 giorni e che comunque subito dopo sarei ripartita per l’Italia (per farmi, casomai, curare molto più felicemente a casa mia), noi abbiamo scelto di non farla. La scelta, almeno nel nostro caso, si è rivelata corretta: a parte che (purtroppo) sono già passati quasi 2 mesi ed è cessato ogni pericolo, in tutta verità ci sono molte più zanzare a Perugia che nel tratto di foresta che abbiamo visto noi. Credo che questo sia sicuramente dovuto al fatto che, nonostante la storia delle vacanze e dei tour ecosostenibili ed ecocompatibili, quel tratto di foresta fosse “trattato” più che a dovere per accogliere turisti (c’è da considerare che abbiamo tentato un giorno alle Perhentian di fare 1 km nella giungla interna, senza repellente….dopo i primi 10 metri siamo stati costretti a tornare indietro….). Comunque sia se vi portate un buon repellente (noi ne avevamo uno “Formula forte” preso in farmacia), perlomeno in questi posti, quasi turistici, penso che possiate andare tranquilli. Ora che sono in tema, altro dubbio che avevamo: le scarpe. Su internet si parlava di scarpe da trekking, pantaloni lunghi, cose estreme insomma……vi dico solo che la passeggiata nella foresta del giorno dopo la francese se l’è fatta con gli shorts… capite che anche se i pantaloni lunghi sono sempre meglio, le scarpe da trekking sono decisamente esagerate: chi le ha consigliate su vari siti era o esagerato, o Borneo Adventure ha drasticamente ridimensionato i suoi tour! La passeggiata del giorno dopo consiste appunto, nel continuare a risalire il fiume, fare un percorso a piedi ( dove è possibile vedere i nidi degli orango, ma non gli orango stessi) e arrivare fino alla cascata alla sorgente del fiume sempre in barca, dove c’è una specie di grigliata collettiva tra abitanti del villaggio e turisti, con cibi tipici, cucinati sul posto.

Per quanto il sito della Asl, medicina dei viaggi, faccia divieto di balneazione in acque dolci, noi abbiamo fatto, come tutti, il bagno nel fiume. La guida ci ha assicurato che si poteva, perché eravamo abbastanza vicini alla fonte e non c’erano altri accampamenti umani lungo il fiume… effettivamente si poteva. Problemi zero. Cibo, nella sua semplicità, promosso a pieni voti, compreso il riso cotto nel bambù (che ci era stato infilato a mano già cotto!). Ad una riflessione successiva, in cuor mio, devo dire che forse il vero Borneo e i veri tagliatori di teste stanno ben da un’altra parte (addirittura il vero e proprio parco naturale del batang ai è ancora oltre nella foresta)… comunque noi siamo stati entusiasti e l’abbiamo trovata un’esperienza fantastica, che giustificava l’enormità spesa per effettuarla (parliamo sempre di prezzi occidentali e non malesi, il tipo ci ha detto che il nostro tour erano almeno 3 dei suoi stipendi!). Dopo la visita in una longhouse “tipica”, ma nuova, la giornata termina con il ritorno al villaggio e la pesca di fiume. La guida ci propone una battuta di pesca con la rete sul fiume assieme ai locali: la battuta di pesca è più che altro un’occasione aggregativa a cui partecipano un po’ tutti, da spettatori, sommozzatori o “retaioli”… a cena ovviamente si mangia pesce, ovvero tutti mangiano pesce, tranne noi, dato che esteticamente lascia abbastanza a desiderare. Il resto della cena però è buonissimo, anche se molte delle cose cucinate restano un mistero. Dopo cena il capo villaggio promuove delle attività di integrazione tra turisti e residenti: per cui si mette amabilmente a conversare con la guida che traduce e ci offre del vino di palma (per il quale il giusto aggettivo non è nemmeno ripugnate, ma proprio repellente) contenuto…. in una bottiglia di detersivo! Appuriamo che non è il detersivo a rendere cattivo il vino di palma, ma è proprio il vino di palma in sé a essere disgustoso: gli altri ospiti lo hanno bevuto la sera prima da un altro contenitore e ne riportano la stessa descrizione… per cui un consiglio: bevetelo, o il capo villaggio si offende, ma bevetelo lentamente… altrimenti se fate tutto d’un sorso vi riempie di nuovo il bicchiere subito.

La notte al lodge: per andare al bagno è necessaria la torcia elettrica (sempre per il discorso del generatore), la cosa migliore è quella che si mette in testa. Verso le 3 sarete svegliati da un bucolico e assordante canto di galli, inframezzato da guaiti di cane… detto da una che abita in campagna: è la vita fuori dalla città, per cui prendetela come un’esperienza e non come una seccatura.

Ricordate sempre di chiudere la zanzariera perché le pareti non sono chiuse, per cui durante la notte potreste trovarvi a contatto con insetti ai quali in Europa non siamo abituati.

19 AGOSTO: KUCHING

L’ultima giornata, naturalmente, passa in preda a una tristezza incredibile.

Facciamo una rapida crociera sul fiume che attraversa Kuching per vedere qualcosa di più al di fuori del centro della città e a malincuore torniamo verso l’ aeroporto, dopo aver comprato in Jalan Gran Bazaar qualcosa che ci possa ricordare questa stupenda esperienza.



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