Stati Uniti d’America: dalle coste dell’Est ai pascoli del Kentucky
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DIARIO DI VIAGGIO
Martedì 14 – Venezia-Philadelphia-Bellmwar (New Jersey) – Km.15
Viaggio aereo operato da US Airways (prenotato in dicembre € 470 a persona): spazioso, sedili confortevoli, posti liberi, schermi touch screen con film e giochi recentissimi, personale gentile. Arrivo in perfetto orario alle 14,30, disbrigo delle pratiche veloce, noleggio Avis di una Passat Volkswagen e trasferimento presso l’hotel EconoLodge (buono, pulito, ben tenuto € 78) dove arriviamo alle ore 16,00.
Mercoledì 15 – Bellmwar-Cape Charles (Virginia) – Km. 440
Ci mettiamo in viaggio seguendo subito la I-295 S che entra in Delaware attraverso un lungo ponte sul fiume omonimo, poi la US 301 e la US 13 fino a Milford dove prendiamo la US 1 che per parecchi chilometri segue la linea dell’oceano. Ci raccordiamo nuovamente con la US-113 e a Selbyville entriamo in Maryland, proseguiamo per Salisbury dove imbocchiamo definitivamente la US-13 S, una strada panoramica che attraversa da nord a sud una lunga e stretta penisola che lascia alla destra la Chesapeake Bay e alla sinistra l’oceano Atlantico. A New Church passiamo il confine con la Virginia e alla fine arriviamo a Cape Charles, meta di questa giornata di trasferimento, dove abbiamo prenotato una camera presso il Sunset Beach Inn (€ 83); la struttura è completamente isolata, non ci sono altri ospiti, la stanza odora ancora di chiuso ma è pulita e dotata di tutti i confort. Troveremo anche altri motel e ristoranti non ancora pronti per la stagione estiva che inizia ufficialmente il 1° maggio (labour day). Dopo un breve riposo decido di fare una passeggiata fino alla spiaggia per vedere l’oceano ma il tempo incerto e un vento freddo mi fanno rientrare dopo venti minuti.
Cena presso lo Sting-Ray’s e riposo.
Giovedì 16 – Cape Charles – Edenton (North Carolina) – Km. 425
A poche decine di metri dal nostro hotel inizia il lungo ponte-tunnel di 37 km che attraversa la baia di Chesapeake: in superficie ci sono due ponti (uno per ogni direzione di marcia) che si riuniscono poi in un solo tunnel che permette il passaggio delle navi, tutto è stato costruito in soli quattro anni! Una bella esperienza. Arrivati sulla terraferma Giovanni nota che da un po’ di tempo rimane accesa una spia che segnala problemi alle ruote, così individuata la sede dell’Avis più vicina ci dirigiamo all’aeroporto di Norfolk dove preferiscono procedere al cambio dell’auto. Abbiamo visto una bella città con zone e case curate e un servizio Avis eccellente; ripartiamo alla guida di una Chevrolet Impala di ultima generazione immettendoci subito sulla I-64E poi sulla US-17S. Attraversiamo il confine con la Carolina del Nord e poco dopo deviamo sulla US-158E che ci porta direttamente alla Kill Devil Hill dove i fratelli Wright fecero alzare in volo il primo aereo a motore; entriamo nel National Memorial a loro dedicato, ci fermiamo al Visitor Center per avere indicazioni e ci avviamo a piedi lungo il tragitto che segna i primi quattro tentativi di volo: il primo concluso in 12 secondi dopo 36,5 mt e l’ultimo in 59 secondi dopo 260 mt. Vediamo la ricostruzione dell’hangar del 1903 poi in auto giriamo attorno alla collina sulla quale svetta il monumento che ricorda l’impresa e ci fermiamo per fotografare una riproduzione dell’aereo impiegato. Nel complesso un bel tuffo nella storia dell’aeronautica civile e pensiamo che senza quei tentativi ora noi non saremmo qui a visitare questi luoghi.
Riprendiamo la Us-158 E e arriviamo all’isola di Roanoke dove nel 1590 i primi colonizzatori inglesi del continente sparirono nel nulla (un mistero che a tutt’oggi non si è potuto spiegare nonostante le varie ipotesi); dopo un lungo ponte percorriamo la US-64 W fino a Creswell quindi deviamo sulla NC-32 N che, superata la baia di Albemarle con un ponte più lungo dei precedenti, ci porta fino a Edenton presso l’Americas Best Value Inn un buon hotel (€ 75).
Usciamo in auto per andare a cena ma prima facciamo un’interessante passeggiata alla scoperta di questa cittadina costruita lungo il maestoso lungomare che fu la prima capitale del North Carolina nel 1722 e uno dei centri più importanti durante la Rivoluzione americana. Percorriamo la via principale del centro, Broad Street, che presenta case con facciate vittoriane, negozi vecchio stampo e una serie di eleganti residenze del periodo coloniale
Venerdì 17 – Edenton – Beaufort – Shallotte (North Carolina) – Km. 510
Partiamo alle 9,30 con un bel sole caldo afoso e una temperatura di 25° immettendoci sulla US-17 S fino a Williamston poi la US-64 fino a Bethel, la NC-30E fino alla piccola Washington, ancora la US-17S fino a New Bern e la US-70E per arrivare a Beaufort, la più bella cittadina costiera del North Carolina. Dedichiamo una breve visita al suo centro storico con dimore d’epoca, ai bei negozi, al lungomare fiorito e accogliente e assistiamo alla partenza dei battelli che portano i turisti a visitare le vicine isole dove si trovano delle oasi naturali protette.
Ripartiamo sulla NC-24W, passiamo vicino a “Camp Lejeune” grosso complesso militare dove sono addestrati i marines e si tengono esercitazioni della Nato, a Jacksonville riprendiamo la US-17S fino a Wilmington dove dobbiamo rallentare e stare in colonna per alcuni chilometri causa lavori; scende anche un po’ di pioggia. Alle 17,20 arriviamo a Shallotte dove abbiamo prenotato al Days Inn più che buono (€ 94), quasi isolato vicino c’è solo un’impresa di pompe funebri che celebra riti a tutte le ore!
Tanti chilometri ma una buona giornata.
Sabato 18 – Shallotte –Hendersonville (North Carolina) – Km. 575
La colazione, che non era prevista nella prenotazione, ci è stata invece servita con abbondanza di polpette, frittate, salse, fiocchi, yogurt, frutta e molto altro a scelta. La pioggia si è fatta sentire tutta la notte e la giornata non si annuncia buona; quando partiamo alle 9,45 continuando sulla US-17S cadono già le prime gocce che si intensificano durante il passaggio nella Carolina del Sud nei pressi di Myrtle Beach, famoso centro di villeggiatura con i suoi quasi 30 km di spiaggia, dove avevo previsto di fermarci per l’ultimo sguardo all’oceano prima di proseguire verso l’interno; peccato che il traffico molto intenso e la pioggia scrosciante ci abbiano impedito di farlo.
Prendiamo la US-501N passando per Marion fino a Florence: tutta questa zona è coltivata e produce pesche, fragole, patate dolci, pecan e peanuts, prodotti che sono pubblicizzati con grandi cartelli e venduti nei “baracchini” lungo la strada. Ci colleghiamo ora con la bella autostrada I-20W che corre lunga, dritta e ondulata seguendo il terreno collinoso, rimaniamo all’esterno di Columbia (capitale dello Stato) fino a congiungerci con la I-26W; ci fermiamo un paio di volte per rilassarci e fare benzina che qui costa meno rispetto agli altri stati, alle 16,50 rientriamo in Carolina del Nord per arrivare finalmente a Hendersonville presso il Red Roof Inn (€ 68) un buon motel. Dopo un breve riposo cerchiamo un ristorante per la cena ma quelli che ci attirano prevedono un’attesa di venti minuti così Giovanni si ricorda che arrivando aveva visto il cartello di “Cracker Barrel” una catena che avevamo avuto modo di apprezzare durante i nostri precedenti viaggi così ci dirigiamo lì a circa tre chilometri. Anche qui c’è molta gente ma essendo il locale molto spazioso ci si può accomodare subito; anche stavolta rimaniamo soddisfatti del menù. Subito ti portano due tipi di panini caldi con il burro poi i piatti che hai scelto: per entrambi cannellini pasticciati con formaggio e panna, coppette di mele cotte a spicchi calde e caramellate. Per me una zuppa con pezzetti di manzo e quindici gamberi panati e fritti con tre crocchette di patate, per Giovanni una bistecca di manzo panata con salsa e grosse fette di patate fritte. Insolito e gustosissimo l’abbinamento con le mele cotte.
Peccato per la pioggia che ci ha un po’ disturbato ma abbiamo visto due stati incantevoli nei loro paesaggi e viaggiato su strade perfettamente tenute.
Domenica 19 – Hendersonville – Lebanon (Tennessee) – Km. 500
La partenza alle 9,50 inizia seguendo I-26W per arrivare quasi subito all’incrocio con la I-40W ad Asheville nelle cui vicinanze inizia la spettacolare Blue Ridge Parkaway (nel progetto originale avevo previsto di percorrerne un buon tratto ma il maltempo ci consiglia di rinunciare). Questa autostrada corre tra i boschi, in valli strette con continui tornanti, a separare le due corsie di marcia vedo per la prima volta barriere di cemento, in lontananza alla nostra sinistra la catena dei monti Appalachi e il Great Smoky Mountains National Park che si estende a cavallo dei confini con lo stato del Tennessee che attraversiamo alle 11,15. Breve fermata presso un’area di sosta con annesso Ufficio turistico che ogni volta ci sorprende per l’impeccabile organizzazione, la quantità di depliant, la gentilezza del personale, la pulizia, la cura delle aree verdi che rendono inevitabile il confronto con l’Italia. Riprendiamo il viaggio alle 11,45 ma quasi subito dobbiamo rallentare e rimanere in colonna sempre a causa lavori in corso per parecchi chilometri e la pioggia a tratti violenta si alterna a brevi schiarite. Alle 13,55 entriamo in zona “Central Time” per cui dobbiamo mettere gli orologi indietro di un’ora; a Cookeville lasciamo l’autostrada e ci immettiamo sulla US-70S per variare un po’ il paesaggio e attraversiamo ampie distese di campi coltivati, rare fattorie e silos fino a Sparta poi prendiamo la US-70W fino a Smithville quindi la TN-56N per incrociare nuovamente l’autostrada I-40W che ci porta fino a Lebanon dove arriviamo alle 16,10 presso l’EconoLodge un discreto motel (€ 66).
Dopo esserci riposati un po’ ci avviamo a piedi verso il vicino Logans Roadhouse per cenare in questo locale caratteristico con banconi e alti sedili di legno, per terra uno strato di gusci di noccioline americane (bagigi) che si trovano sui tavoli in secchielli di alluminio e sono consumati in attesa delle portate. Giovanni sceglie dal menù filetto di manzo con pasta pasticciata, filetti di cipolle fritte o cucinate con la birra e patatine fritte; io ordino due spiedini di 3+3 alette di pollo caramellate fuori e piccanti dentro con broccoli e riso condito: prima quattro panini caldi con burro morbido. Da bere mi sono fatta portare una specialità che non avevo mai assaggiato: un succo misto di limone e fragola preparato in un contenitore per composte (tipo Bormioli) da sorseggiare dentro un boccale da birra ghiacciato; veramente ottimo.
Lunedì 20: Lebanon – Robinsonville (Mississippi) – Km. 460
Durante la notte forte temporale con pioggia, al mattino dopo una ricca colazione ci rimettiamo in viaggio sempre sulla I-40W verso Nashville dove arriviamo in breve. Seguendo le indicazioni prendiamo l’uscita 210 verso la 2nd Ave e parcheggiamo quasi in centro lungo il fiume Cumberland. Ci vestiamo bene perché fa freddo e cade una pioggerella sottile che non ci impedisce di andare alla scoperta di questa città tempio della musica in particolare country, capitale dello stato, sede di importanti case discografiche e di una delle più famose ditte produttrici di chitarre e bassi elettrici. Percorriamo a piedi tutta Broadway, la via principale del “District”, sulla quale si affacciano ristoranti, luoghi d’intrattenimento, locali notturni, negozi di abbigliamento (bellissimi i cappelli e gli stivali) e gadget: sentiamo musica anche dal vivo uscire da molti di questi locali che ti fanno allegria e gioia di vivere. Notiamo in particolare il Johnny Cash Museum, il Country Music Hall of Fame, il Ryman Auditorium, il mitico Hard Rock Café, alcune belle chiese (tutte chiuse) mentre in lontananza svettano i grattacieli della parte moderna; alla fine entriamo in un negozio di dolciumi il “Rocket Fizz” che presenta all’interno una varietà multicolore di caramelle (ho contato 96 contenitori con gusti diversi), cioccolato di tutte le qualità preparato al momento, mele ricoperte, lecca-lecca giganti e tanti altri prodotti mai visti. Dopo un’ora e mezza di visita e scattate le foto di rito riprendiamo la macchina proseguendo sulla I-40W chiamata “autostrada della musica” lungo la quale ogni area di sosta è dedicata a un cantante famoso. Allo svincolo di Memphis ci colleghiamo alla US-61S, passiamo vicinissimo a Graceland la maestosa tenuta dove il cantante attore Elvis Presley è vissuto a lungo ed è morto poi alle 15,55 entriamo nello stato del Mississippi: da qui il paesaggio cambia completamente e si presenta con un’estesa pianura di campi coltivati a cotone che si rincorrono all’infinito, la strada è molto bella e nell’ultima parte è fiancheggiata da alberi e aiuole fiorite.
Arriviamo alle ore 16,20 a Robinsonville, meta della nostra giornata, trovando subito il Best Western Tunica Resort un ottimo motel (€ 73): la cittadina è piccola (circa 2.000 abitanti) ma famosa per la presenza di ben nove casinò che attirano molti giocatori. Dalle 17 alle 18 faccio un lungo giro a piedi di 2,5 km senza incontrare nessuno poi con Giovanni andiamo alla ricerca di un ristorante: troviamo il Frank’s Pub & Grille un caratteristico locale con tavoli alti, musica alta, biliardi, solo uomini e noi due soli che ceniamo. Il cuoco, di origini siciliane, ci prepara una pizza con pollo e carciofi per me e un hamburger per Giovanni.
Martedì 21 – Robinsonville – Waldron (Arkansas) – Km. 495
Dopo una passeggiata di venti minuti per strade deserte e una buona colazione all’americana, alle ore 9,20 siamo pronti per la partenza. C’è un bel sole caldo quando, continuando prima sulla US-61S poi sulla US-49N che attraversano ancora estese coltivazioni e piccoli paesi, alle ore 10 passiamo un lungo ponte sul fiume Mississippi che segna anche il confine con lo stato dell’Arkansas. Dopo Helena arriviamo a Brinkley dove ci raccordiamo dapprima con l’autostrada I-40W fino a Little Rock, capitale dello Stato situata nel bel mezzo di una sterminata pianura attraversata dal fiume Arkansas che bagna la stessa città, quindi con la I-30W che ci porta a Hot Springs famosa in tutto lo stato per le 47 sorgenti naturali da cui sgorgano acque termali a una temperatura di 62 gradi.
Da qui parte la Us-270W, una bella strada panoramica, che lascia sulla destra la Ouachita National Forest e l’omonimo lago e dopo 130 chilometri attraverso campi coltivati e boschi arriva a Waldron dove abbiamo prenotato presso il Southern Nights Motel, gestito da una famiglia indiana, buono nella media (€ 55).
Dalle 18 alle 18,30 faccio un giro a piedi nelle vicinanze ma non vedo nulla d’interessante poi con Giovanni andiamo a cena presso un Family Restourant dove scelgo tre grossi pezzi di pesce gatto con tre crocchette di semolino, cipolla e patate fritte, fagiolini e insalata mista, Giovanni un grande hamburger con quattro fette di maiale, funghi, formaggio fuso e dolce.
Mercoledì 22 – Waldron – West Plains (Missouri) – Km. 415
Partiamo alle 9,30 sulla AR-80E che si inoltra nel cuore dello Stato attraversando estesi pascoli con mucche, stalle, latterie, fattorie e case isolate con le classiche sedie a dondolo nei porticati, tante piccole chiese soprattutto battiste e poi…il nulla senza altre auto per circa cento chilometri fino a Dardanelle dove, per vedere un po’ di movimento, ci immettiamo sull’autostrada I-40E che lasciamo quasi subito per svoltare nella AR-9N. Dalle 11,45 alle 12,20 ci fermiamo per fare colazione-pranzo (stamattina non era compresa nel prezzo del motel) presso Waffle House dove consumiamo un sostanzioso piatto a base di pane tostato con uvetta e cannella, burro, due uova strapazzate, bacon e patate a filetti fritte; ripresa la marcia, procediamo attraverso campi di foraggio sui quali spiccano distese di fiori gialli a una velocità di 40/55 miglia con poca pioggia e sole alternati e una temperatura sui 20°.
Ben presto la strada si fa tortuosa con tornanti e saliscendi, la velocità è ridotta, il traffico sempre inesistente ma la guida richiede comunque la massima attenzione; dopo altri duecento chilometri arriviamo a Salem, giriamo sulla US-62W prima verso Viola poi sulla US-160E e a Moody attraversiamo il confine con il Missouri per arrivare a West Plains alle ore 17,10. Il Super 8 che abbiamo prenotato è un ottimo motel con un prezzo di € 83, colazione inclusa.
Giovedì 23 – West Plains – Central City (Kentucky) – Km. 590
Dopo la colazione iniziamo la nostra giornata di viaggio alle ore 9,20 continuando sulla US-160E che qui si caratterizza per continui saliscendi accentuati e ravvicinati dritti all’infinito tra pascoli, boschi, legname ranch e mucche quindi estesi campi coltivati. Da Alton a Doniphan si cambia completamente perché il percorso si fa tortuoso, tutto a curve e tornanti, solo dopo 65 chilometri la strada ritorna piana e a Poplar Bluff ci colleghiamo alla US-60E (2+2 corsie con velocità di 65 miglia) e alle 12,30 fino alle 13,10 ci concediamo una sosta per mangiare dei sandwich; a Charleston deviamo sulla US-62E che, in base alla mappa in mio possesso, dovrebbe portarci a Paducah passando per Cairo. Arrivati al ponte sul fiume Illinois lo troviamo chiuso (c’erano sfuggite le indicazioni che lo segnalavano) per cui dobbiamo fare dietrofront, riportarci a Cairo sulla I-57N (ancora in Illinois) e all’uscita 30 seguire la strada per Vienna dove incrociamo la I-24S; alle ore 15,15 superiamo il ponte sul fiume Ohio, entriamo in Kentucky, ci fermiamo presso un tourist information sistemato presso un’antica dimora coloniale che ne ha conservato integro anche l’arredamento. Attraversiamo un altro ponte sul fiume Tennessee, arriviamo a Princeton dove l’autostrada prende il nome di ”Western Kentucky Pkwy” e finalmente alle ore 17,15 arriviamo a Central City presso il Best Western Plus un bellissimo motel senza dubbio il migliore di tutto il viaggio (€ 88): nella hall ci sono in vendita articoli di prima necessità come spazzolini, dentifrici, shampoo, schiuma da barba, lamette e..preservativi, sale convegni, sala con attrezzi ginnici e piscina interna. Tutto molto curato e confortevole.
Per la cena scegliamo l’Uddle House, una catena che non avevamo ancora provato, ma che ci ha proprio soddisfatti.
Venerdì 24 – Central City – Mount Sterling (Kentucky) – Km. 370
Dopo una gustosa colazione a base di frittata con cipolle e peperoni, prosciutto cotto, salsicce con il solito sugo cremoso e un panino caldo, prendiamo il via alle ore 10,15 con un bel sole ma una temperatura bassa. Continuiamo prima sulla Western Kentucky Pkwy che poi prende il nome di Bluegrass Pkwy (appellativo anche dello Stato cioè “Stato dell’erba blu”) perché in primavera i pascoli di questa zona centrale si ricoprono di minuscoli boccioli azzurri; non so se non era ancora stagione ma, in verità, non ne ho visto nemmeno uno! In compenso abbiamo gustato un paesaggio dove i cavalli (purosangue da molti milioni di dollari allevati in questa zona da quasi 250 anni) pascolano su colline di un verde brillante, punteggiate di laghetti, pioppi e splendide case.
Lasciata questa bella autostrada entriamo sulla US-62E che da Bloomfield a Chaplin corre attraverso le colline sulle quali spiccano graziose villette e piccoli boschetti; entriamo nella “eastern time zone” (orologi avanti di un’ora) e decidiamo di dirigerci verso Frankfort la capitale dello Stato. Arriviamo nel centro storico dove parcheggiamo poi iniziamo a piedi la visita che ci lascia un po’ delusi: a parte il Vecchio Campidoglio di architettura neogreca, le antiche abitazioni e negozietti caratteristici di tutte le cittadine non c’è molto altro da vedere così dopo mezz’ora riprendiamo la macchina e ci immettiamo sulla I-64E verso Lexington, nota come la capitale mondiale del cavallo, poi usciamo per arrivare all’Inn at Mount Sterling (€ 92) un buonissimo motel dotato di piscina coperta e palestra.
Sabato 25 – Mt.Sterling – Chalk Hill (Pennsylvania) – Km. 560
Siamo pronti per un altro giorno di viaggio che oggi prevede l’attraversamento da est a nord di tutto il West Virginia, stato che basa la sua economia sulle miniere di carbone e sull’industria del legname risorse naturali di cui è particolarmente ricco. Partiamo alle ore 10 con una leggera pioggia e una temperatura di 10° seguendo sempre la I-64E che attraversa grandi ed estesi boschi; appena superato il confine a Huntington usciamo per fare benzina e ci troviamo in un complesso di strade, alberghi, costruzioni e parcheggi con centinaia di posti molti dei quali occupati. Tutto megalattico per uno dei più importanti Casinò e Resort dello stato: il Mardi Gras. Riprendiamo la marcia e a Charleston ci immettiamo sulla I-79N altra autostrada a 2+2 corsie ma ci accorgiamo che, come in tutto lo Stato, la manutenzione lascia molto a desiderare (fondo stradale pessimo, frequenti interruzioni per lavori) sicuramente il peggiore di tutti quelli che abbiamo visitato nei nostri ormai dieci viaggi negli USA.
Ancora boschi, pascoli, qualche tratto coltivato, lungo la strada alberi con strani fiori color ciclamino e la temperatura che si è ulteriormente abbassata quando alle 16,30 arriviamo a Morgantown, importante cittadina di circa 30.000 abitanti, sede della prestigiosa West Virginia University fondata nel lontano 1867; la US-119N ci costringe ad attraversare tutto il centro storico così possiamo ammirarne l’architettura in stile coloniale e la parte moderna con i college e quartieri per gli studenti.
Dopo aver superato il confine con la Pennsylvania prima di Uniontown deviamo sulla US-40E per arrivare alle 17,15 nella località di Chalk Hill presso il The Lodge composto di 60 chalet con patio privato e vista sul lago (€ 90) gestito da una famiglia indiana, molto caratteristico; appena sistemati abbiamo acceso il condizionatore per riscaldare l’ambiente essendoci fuori una temperatura di 6°. Per la cena raggiungiamo a piedi il Maywood Grill, un ristorante famigliare con annessa pasticceria, dove su consiglio della cameriera prendiamo il piatto specialità del giorno: penne rigate pasticciate con formaggio fuso e sfilacci di maiale; una delizia che non riesco a finire e porterò via nel contenitore apposito (qui è una cosa abituale in tutti i locali!). Oggi abbiamo percorso tanta strada con una pioggia a tratti violenta che ci ha accompagnato per tutto il giorno.
Domenica 26 – Chalk Ill – Enola (Pennsylvania) – Km. 425
Oggi splende il sole ma la temperatura è ancora bassa; decido di fare il giro del laghetto ma me lo sconsiglia il terreno bagnato e fangoso perciò mi limito a scattare alcune foto e ci prepariamo alla partenza che avviene alle ore 10 sulla US-40E. Poco più avanti a Farmington avevo individuato la Chiesa Cattolica di Saint Joan of Arc così chiedo a Giovanni di accompagnarmi per una breve visita poi riprendiamo il viaggio che, attraversata questa zona sciistica ricca di belle case, residence, casinò e un piccolo lago, si collega alla I-68E entrando nello stato del Maryland: da qui si susseguono i pascoli, i boschi, le cittadine di Grantsville, Cumberland e prima di Hancock deviamo sulla I-70E che costeggia per qualche tratto il fiume Potomac. Poco prima di Hagerstown prendiamo la I-81N e alle ore 13,05 attraversiamo il confine con lo stato della Pennsylvania; breve sosta presso l’ufficio turistico per informazioni e mappe riguardanti Gettysburg National Military Park e la via migliore per arrivarci (una gentile signora anziana risponde a ogni mia richiesta e sono contenta di capire e farmi capire). Come consigliato, all’uscita 16 dell’autostrada, prendiamo la US-30E che dopo una quarantina di chilometri ci porta all’entrata est di questo famoso campo di battaglia dove dall’1 al 3 luglio 1863 si svolse uno dei più importanti e sanguinosi scontri della guerra di secessione americana che si concluse con una netta vittoria delle forze dell’Unione contro quelle Confederate; basti ricordare che solo durante il secondo giorno ci furono circa 20.000 vittime (uccisi, feriti o catturati) in uno scontro di poche ore dalle 16 fino a poco dopo il tramonto.
All’entrata di quest’area, inserita nella cittadina di Gettysburg, un veterano ci consegna la mappa con il circuito da seguire in macchina e ci segnala i punti di particolare interesse; il tour, iniziato alle ore 14, terminerà alle 16 dopo circa trentacinque chilometri su strada a volte a senso unico, con velocità ridotta e soste in alcuni dei sedici stop per ammirare targhe, statue, memoriali dedicati ai vari corpi combattenti, cannoni e altre armi impiegate per finire con il cimitero dei caduti. Uno straordinario pellegrinaggio attraverso quei campi che videro tanto sangue e tanto dolore ma che gli americani hanno saputo valorizzare e mantenere nella futura memoria. Durante la visita ho scattato diverse foto ma quello che più mi ha colpito è la scultura dedicata ai soldati “indiani” che hanno contribuito alla vittoria finale.
Ritorniamo per la stessa strada dell’andata fino a incrociare nuovamente le I-81N che attraversa estesi campi coltivati (noto che gli enormi silos hanno una forma a ”supposta”), dalle 16,40 alle 17,10 ci fermiamo presso un’area di sosta dove facciamo pic-nic consumando gli avanzi della sera precedente. Alle 17,30 arriviamo a Enola presso il Microtel Inn and Suites (€ 75) un buonissimo hotel dotato di tutte le comodità.
Per la cena Giovanni ha individuato il Joes Original Pizza dove conosciamo il proprietario siciliano di Palermo trasferitosi qui da 35 anni e che, poco a poco, ha fatto da solo la sua fortuna; parliamo un po’ di America e Italia poi ordiniamo: Giovanni una pizza con salamino piccante io un’insalata mista di pomodori, peperoni, cetrioli, sedano con grossi gamberi appena lessati e condimento speciale. Complimenti al cuoco e al proprietario.
Lunedì 27 – Enola – Grasonville (Maryland) – Km. 350
Stamattina il tempo è incerto e la temperatura di 11° quando alle ore 9,40 saliamo in macchina per una giornata impegnativa. Percorriamo la I-81 verso sud e dopo un’ora ritorniamo in Maryland e a Hargestown incrociamo la I-70S fino a Frederick quindi seguiamo prima la I-270S fino a Rockville poi la I-495S con attraversamento del fiume Potomac e dopo il ponte la lunga George Washington Pky che ci porta al Cimitero Nationale di Arlington sito nello stato della Virginia, dove arriviamo alle 12,30. Parcheggiata la macchina, ci avviamo a piedi per visitare questo luogo sacro di cui avevo tanto sentito parlare e visto in molti documentari e film ma l’emozione che mi provoca lo scenario di questa sterminata distesa di lapidi bianche tutte uguali, allineate perfettamente su prati curatissimi, non si può descrivere né trasmettere.
Qui sono sepolte 300/400.000 persone in maggioranza veterani di tutte le guerre statunitensi da quelle d’indipendenza alle vittime degli attentati del 2001 e loro famigliari, ci sono monumenti dedicati a vari episodi luttuosi con vittime della storia americana, il complesso che ospita le tombe dei Kennedy dove arde una fiamma perenne e altri settori (in cui è diviso il cimitero) dove sono sepolti altri personaggi famosi.
Subito all’entrata mi ha colpito il Memorial dedicato alle donne militari morte in servizio, proseguendo abbiamo assistito alla preparazione di un funerale (3.000 cerimonie ogni anno) di un soldato importante con la bara sistemata su una carrozza scoperta trainata da sei cavalli, picchetto d’onore e banda (abbiamo scattato una foto da lontano poi ci è stato chiesto giustamente di allontanarci per rispetto); velocemente ci siamo quindi diretti verso la tomba del “Milite Ignoto” posta su una collinetta che domina la città di Washington dove ogni mezz’ora avviene il cambio della guardia che vigila 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Si segue tutto un rituale esatto nei minimi dettagli (passi, soste, ispezioni delle armi e delle divise) e oggi, essendo presente una delegazione di bambini ebrei, viene anche suonato il silenzio con la tromba: il folto pubblico assiste in religioso raccoglimento con la mano sul cuore. Completano il luogo un tempio adibito a museo dove si possono vedere dei filmati sulla selezione e preparazione dei militari addetti al picchetto d’onore (tutti volontari che ritengono un privilegio essere scelti) e un anfiteatro di stile neoclassico. Alle 14,10 abbiamo terminato la nostra visita sotto un cielo nuvoloso ma senza pioggia e con temperatura bassa; riprendiamo la macchina e, attraversato il ponte sul Potomac lasciando a destra la sede del Pentagono, arriviamo subito nel cuore di Washington D.C. (Distretto di Columbia) anche se dobbiamo parcheggiare un po’ lontano lungo il fiume e percorrere a piedi parecchia strada. Passiamo davanti allo Jefferson Memorial, costeggiamo tutto il bacino artificiale e sbuchiamo nei pressi dell’obelisco dal quale si vede in lontananza la Casa Bianca proseguiamo verso il National Memorial, il D.C. War Memorial e ci stiamo dirigendo verso il Lincoln Memorial quando un agente in bici ci invita a tornare indietro senza fornire alcuna spiegazione (Vietnam Veterans e Korean War Memorial li avevamo già visti in un precedente viaggio); sono comunque soddisfatta perché la lunga “piscina” è piena d’acqua mentre la volta scorsa era vuota. Superati il Martin Luther King e il Franklin D. Roosevelt Memorial terminiamo la nostra visita, sono già le ore 15,50 e abbiamo ancora parecchia strada da fare per arrivare alla destinazione di questa giornata interessantissima ma faticosa. Attraversiamo tutta la città da ovest a est, passiamo vicino al Capitol Hill, prendiamo la Pennsylvania Avenue che ci porta alla I-495N una larga autostrada a 4+4 corsie con traffico molto intenso che continua anche sulla US-50E quando si ritorna nello stato del Maryland; transitiamo sul Chesapeake Bay Brigde (ponte a doppia campata lungo 7 km) e finalmente alle ore 17,50 arriviamo a Grasonville presso lo Sleep Inn un buonissimo motel che però non giustifica il suo prezzo elevato (€ 125) anche se l’ho scelto a ragion veduta tenuto conto che sarà la nostra ultima notte negli U.S.A.
Cena al Fisherman’s Crab Deck, con vista sulla baia, aperto per la stagione solamente da oggi dove io consumo una vellutata con tanta polpa di granchio, un grosso hamburger di granchio con insalata, pomodori, cetriolo e patate fritte mentre a Giovanni viene servito un panino con due grossi granchi, completi di chele, panati e fritti; mai visto o gustato niente di simile.
Martedì 28 – Grasonville – Philadelphia (Pennsylvania) – km.240
Con tutta calma abbiamo preparato i bagagli e siamo partiti alle ore 10 continuando sulla US-301N verso Middletown, stato del Delaware, dove abbiamo visto un grosso centro di smistamento Amazon che conta 1.600 dipendenti. Abbiamo attraversato campi coltivati, boschetti, allevamenti con farm, incrociato la US-40E, la I-95N e alle ore 11,50 siamo tornati in Pennsylvania superando prima Wilmington poi diretti verso il centro di Filadelfia dove arriviamo alle ore 12,30 e parcheggiamo lungo il fiume Delaware per concederci una breve visita di questa città.
Il responsabile del parcheggio, un simpatico ragazzo nero che è appena ritornato da Milano dove ha accompagnato un gruppo di turisti, ci consiglia di vedere la Old City composta da tre isolati con edifici storici; ci avviamo a piedi sotto un sole caldo ma rimaniamo subito colpiti dalla sporcizia, dalle strade sconnesse e dal senso di vecchiume che proviene dai negozi e dalle strutture edilizie. Unica nota positiva la casa dove ha abitato per tanti anni Benjamin Franklin, il giardino e l’annesso museo; forse bisognava approfondire di più e allargare la nostra visita alle altre zone ma, dopo un’ora di camminata, decidiamo di ripartire. Prendiamo la I-76W che corre lungo il fiume Schuylkill così abbiamo modo di ammirare sulla sinistra il grandioso polo universitario con le sue sedi, costruzioni, biblioteche e sulla destra musei, grattacieli e parchi in uno dei quali, presso lo zoo, ci fermiamo per una breve sosta.
Ci dirigiamo, sempre seguendo la I-95S, verso l’aeroporto presso la sede dell’Avis per la riconsegna della macchina (noleggio con assicurazione massima € 630) in attesa del bus navetta che ci depositerà al Terminal A da dove partirà il nostro volo diretto delle ore 18,35 per il rientro in Italia.