Sri Lanka, l’isola dei sorrisi
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09/08/2015 Milano Malpensa
Come sempre si parte da qua, dall’aeroporto. Sono l’ultima ad arrivare, gli altri mi stanno aspettando..inizio male..chissà che penseranno!?! mi basterà poco tempo per capire che non è importato niente a nessuno. Prendiamo il volo per Doha per unirci al resto del gruppo che è in volo da Roma, in totale siamo in diciassette, siamo un mega gruppo con prevalenza di donne, chissà se riusciremo a essere abbastanza bravi da non perderci, a non perdere tempo, ad andare d’accordo etc etc, vedremo in corso di viaggio che succederà. Per il momento, giunti a Doha, neanche ci presentiamo: “milanesi” di qua.. Zona 3, “romani” di là.. Zona 1, i gate a Doha sono divisi a zone, vedremo domani mattina che succede.
10/08/2015: Colombo/Weligama
Arriviamo alle 8 nella capitale, mezzi addormentati dobbiamo partire subito ‘in quarta’: bisogna cambiare i primi soldi e avviarci all’albergo che abbiamo prenotato solo per poterci lavare e cambiare giusto per affrontare più freschi la lunga giornata che ci aspetta. Usciti dall’aria condizionata dell’aeroporto l’umidità esterna ci colpisce allo stomaco lasciandoci senza fiato, saliamo volentieri sul pulmino che ci accompagnerà per i prossimi 10 gg nel giro per l’isola insieme a “Gianni”, colui che ci farà da guida in questo viaggio. Dopo esserci docciati, cambiati e aver mangiato un piccolo, piccolissimo pezzetto d’anguria offerto dall’albergo ci muoviamo nel traffico di Colombo per dirigerci… dal corrispondente locale! Dopo aver perso un po’ di tempo in quisquilie burocratiche e aver fatto la prima foto ufficiale ci spostiamo verso sud, a Balapitiya sulle rive del fiume Madu Ganga, durante il viaggio mi diverto a guardare i primi numerosi tuc tuc ( i loro tipici taxi ) che sfrecciano e si infilano ovunque, vedo spuntare qua e là aquiloni colorati che volteggiano liberi non solo sulle teste dei bambini ma anche di numerosi adulti, e il colore verde intenso della folta vegetazione che mai ci abbandonerà e di cui mi innamorerò. Una barchetta a motore ci aspetta al molo di attracco, respirando finalmente aria fresca ci facciamo cullare dall’acqua e dal paesaggio intorno e osiamo fare le prime foto: ai numerosi animali che popolano questo fiume sia sulla terraferma che in aria, alle incredibili piante di mangrovie che ‘vivono’ lungo le rive del fiume e sulle numerose isolette presenti creando un perfetto ecosistema, ai pescatori che preparano l’attrezzatura o a quelli già al lavoro, alla piccola ‘isola della cannella’ dove sbarchiamo per vedere sul momento, attraverso le mani esperte di un abitante del posto, come viene lavorata questa spezia prima di finire nelle nostre case, alla baracca in legno costruita su palafitta dove un ragazzo ci prepara, tagliandoli al momento, succo di cocco o ananas, e infine alla bellezza del sole che non tramonta ancora ma ci regala splendidi riflessi sull’acqua di questo placido fiume. Sbarchiamo due ore dopo più rilassati ma comunque stanchi, decidiamo di prendere un tè, un tè che rimarrà nelle cucine del posto, purtroppo impareremo molto presto che in Sri Lanka i tempi sono lunghi sia quando si tratta di mangiare sia quando si tratta di spostamenti, sai quando prenoti e sai quando inizi a spostarti ma poi tutto il resto è…Arriviamo in albergo, l’Hotel Samaru Beach, dove ci gustiamo la prima cena e la prima passeggiata in riva al mare
11/08/2015: Weligama/Tissamaharama
Dopo colazione ma non la doccia, visto che è da ieri sera che siamo senza acqua e luce, e sotto una pioggia che non ha mai smesso di scendere dalla sera prima, ci mettiamo in marcia verso Tissamaharama. Siamo a sud dell’isola e la meta più importante di oggi è Galle, la città fortezza costruita dagli olandesi nel 1600 e considerata Patrimonio dell’Unesco. Le vecchie mura perimetrali le girano tutt’intorno riparandola principalmente dal mare (la gente di questa cittadina si salvò dallo Tsunami del 2004 grazie a queste mura) e donando alla stessa un aspetto di scrigno nascosto; partiamo dalla Torre dell’Orologio dove sembra di essere in Irlanda vista la distesa verde che si apre dinnanzi a noi, ci soffermiamo davanti alla piccola Moschea bianca e silenziosa, proseguiamo passando davanti al Tribunale dove vi è in atto un processo con tanto di folla in mezzo alla strada che ascolta attentamente l’arringa dell’avvocato, andiamo a ripararci dall’acquazzone improvviso nella piccola ma deliziosa biblioteca facendo finta di leggere qualche vecchio libro, giriamo tra piccole casette colorate che danno vita a intricate viettine piene di negozietti principalmente a carattere artistico e concludiamo salendo su uno dei torrioni sotto l’ennesimo scroscio d’acqua. La giornata esige, chissà perché, tempi stretti e la visita risulta essere fin troppo breve, purtroppo non riusciremo più a tornare per cercare di dare il giusto valore a questa cittadina. A malincuore ci spostiamo verso l’orfanotrofio delle tartarughe, è un piccolissimo centro finanziato dai visitatori stessi, dove vengono portate le tartarughe con varie problematiche oppure le uova deposte sulla spiaggia, uova che altrimenti finirebbero sulla tavola di qualcuno; sostiamo il tempo necessario per visitare le varie vasche presenti, si parte da quelle dove nuotano piccole tartarughe appena nate fino agli esemplari adulti. Saliamo sul pulmino e osserviamo il paesaggio di mare che scorre fuori dal finestrino, ci fermiamo da bravi classici turisti solo per fotografare alcuni uomini che si vanno a mettere su trampolini di legno, conficcati in mezzo al mare, facendo finta di pescare. È la classica foto dello Sri Lanka che, non praticando più così la pesca da queste parti, serve solo per i polli come noi ma che vale la pena vedere. Per controbilanciare ci fermiamo a mangiare in un locale del luogo poco turistico, iniziando ad assaggiare le specialità tipiche del posto, specialità decisamente piccanti per i miei gusti ma che vanno assolutamente provate. Arriviamo molto presto all’albergo, Hotel Lake Side, e alcuni di noi decidono di andare a visitare uno Stupa che si trova lì vicino. Camminiamo lungo la strada stando attenti alle macchine e ai canali che scorrono lungo la stessa, al ritorno sarò una gradita compagna, visto che sono provvista di pila utile per illuminare la strada altrimenti molto buia, di alcune signore anziane che non sapranno più come ringraziarmi. Arriviamo davanti a questa prima imponente costruzione e ne rimaniamo affascinati, siamo talmente emozionati che riusciamo anche a sbagliare il ‘giro’, lo facciamo tutto al contrario..speriamo non porti sfortuna! Il bianco candido del rivestimento di questo monumento che si staglia contro un cielo azzurro, le statue dorate del Buddha poste qua e là lungo il perimetro dell’area, la gente tutta vestita di bianco inginocchiata che prega cantilenando, la gente che gira a piedi scalzi intorno allo Stupa per tre volte, il silenzio che nonostante tutto aleggia nell’aria, i monaci buddisti che spiccano nei loro sari rossi-gialli-marroni, le numerose ninfee lasciate in dono per chi sa quale grazia richiesta o ricevuta, ecco ciò che volevo principalmente vedere in questo paese.
12/08/2015 Tissamaharama/Nuwara Eliya
Prima vera alzataccia del viaggio, d’altronde il Safari allo Yala National Park ci aspetta. Con il sole che nasce nei numerosi laghi di cui questo paese è ricco arriviamo prestissimo alla riserva naturale, nonostante ciò non siamo proprio i primi; centinaia di Jeep sono ferme in fila indiana in attesa dei vari conducenti, che a loro volta sono in fila per fare il biglietto d’entrata. Dopo mezz’ora passata a fare foto da ‘book’ con le mie compagne di jeep arriva il nostro turno, vai che si parte! Avendo fatto parecchi safari in Africa mi aspetto troppo da questo Parco, considerato uno dei migliori al mondo per l’avvistamento dei leopardi. Perciò rimango abbastanza delusa quando alla fine del tour tutto ciò che avrò visto saranno due coccodrilli, un elefante in lontananza, uccelli di varie specie, molti pavoni e qualche bisonte. E il leopardo? Neanche l’ombra! Questa d’altronde non è la stagione adatta per gli avvistamenti, è periodo di pioggie e gli animali non faticano a trovare l’acqua per dissetarsi; in questo momento chi la fa da padrone è il paesaggio che ci circonda, la bellezza di questa vasta area si sviluppa tra una fitta boscaglia d’arbusti che tratteggia le linee della strada sterrata che percorriamo, lo spazio infinito dell’Oceano che mai ti aspetteresti di vedere qui con onde che si infrangono minacciose verso la terraferma, i numerosi laghetti ricchi di uccelli di varie specie fermi per abbeverarsi. Pieni di polvere torniamo in hotel giusto il tempo per lavarci, far colazione e dirigerci verso l’interno dell’isola, verso la fredda e lontana Nuwara Eliya, la parte più britannica, la parte più alta dell’isola ma soprattutto la parte più amata dagli estimatori del tè grazie alle sue numerose piantagioni. Lentamente e tra mille tornanti ci alziamo di quota (siamo sui 2000mt) e di temperatura, finalmente si respira aria fresca, si potrebbe quasi pensare a qualche nostra montagna se non fosse che ogni tanto spuntano dei templi indù con tanto di scimmiette dispettose che la fanno da padrone. Mancano i pini ma le cascate no, queste fonti d’acqua si tuffano qua e là nel vuoto tra il verde di questo angolo di paese, ci fermiamo a vederne una dove parecchia gente sta facendo il bagno nelle pozze che si formano a intervalli quasi regolari lungo il suo corso, i bambini sicuramente sono quelli che si divertono di più. Ne approfittiamo per mangiare qualcosa comprando nei baracchini appostati nelle vicinanze, c’è chi si accontenta di un gelato, chi di una pannocchia abbrustolita e chi di un semplice frutto. Arriviamo a Nuwara Eliya abbastanza presto così la maggioranza del gruppo, me compresa, decide di fermarsi prima della cittadina, giusto per sgranchirsi le gambe, andando a vedere una piccola cascata che si trova nei dintorni e da cui oltretutto si ammira il panorama. Chiacchierando e camminando su una ripida salita arriviamo fino alla sua base, la cascata non è un granché ma il panorama merita, una valle contornata di variopinte casette tipiche inglesi e il tramonto che sta sopraggiungendo conferiscono al tutto una bella visuale, peccato non si riesca a individuare il meraviglioso lago che regna maestoso sotto di noi, facciamo comunque qualche foto e poi utilizzando i Tuc Tuc andiamo in paese. Prendiamo possesso delle nostre camere nello splendido Hotel Windsor, poi giriamo per le strade in cerca di tutto e di più, spilucchiamo e assaggiamo curiosi le specialità del luogo preparate al momento nei baracchini lungo la strada, giriamo per il mercato al coperto tanto simile ai suq arabi, contrattiamo a poco prezzo capi di abbigliamento che da noi costerebbero il doppio e infine visto che inizia a far molto freddo, e lo stomaco esige, andiamo a rifugiarci al caldo di un pub per cenare.
13/08/2015: Nuwara Eliya/Kandy
Giornata dedicata al tè, giornata poco interessante per me che non lo amo. Scendiamo molto lentamente di quota perché stamattina la nebbia incombe su questa valle, le piantagioni di tè si intravedono attraverso un sottile velo che rende i colori opachi, lungo la strada incrociamo uomini e donne che al freddo e a piedi si dirigono verso le piantagioni per iniziare la giornata nei campi. Arriviamo finalmente nella fabbrica del tè scelta per la visita, come già detto non sono amante di questa bevanda perciò mi defilo sulle spiegazioni che Gianni ci sta offrendo ma osservo con più interesse le cose intorno a me. Guardo e vedo queste foglie di un verde intenso che vengono, attraverso vecchi macchinari, sminuzzate, separate, seccate e infine messe nei sacchi per poter essere confezionate e vendute. Il tutto avviene all’interno di questa piccola fabbrica che odora di anni passati, dove per la maggior parte vi lavorano donne sempre e comunque sorridenti, dove vi sono cartelli che dicono che ‘è vietato dare soldi’ e dove di nascosto me li sono sentita chiedere. Finita la visita vi è una piccola degustazione servita su un grande terrazzo che dà sulla vallata, io la salto e vado subito a comprare qualcosa da regalare… la famiglia apprezzerà. Dopo che ognuno di noi ha fatto le dovute spese, c’e chi ci ha lasciato una follia, proseguiamo verso nord e precisamente verso la città di Kandy, non prima però di aver visitato il Royal Botanic Garden di Peradeniya, spettacolare giardino, o forse sarebbe meglio definirlo Parco viste le dimensioni, tipicamente all’inglese con una quantità infinita di piante ma anche di animali. Viene frequentato dalla gente del posto che lo ‘utilizza’ in tanti piccoli modi: per farci picnic, per rilassarsi, per passeggiare, per far giocare i bambini, una cosa è certa..è pieno di gente. Giriamo tra i vialoni per osservare i magnifici esemplari di piante che arrivano da tutto il mondo, serre ricolme di colorate orchidee, laghetti ricolmi di ninfee, ma anche nugoli di scimmiette e di pipistrelli, oserei dire miliardi di pipistrelli nascosti sugli alberi che in un attimo volano sulle nostre teste. Usciamo estasiati da lì per dirigerci a Kandy, quella che fu la capitale del regno fino al 1815, dove ci aspetta il tempio più visitato dai pellegrini buddisti, il Tempio del Sacro Dente, dove vi è custodito il dente canino sinistro del Buddha. Visto che decidiamo di visitarlo in tarda serata abbiamo la possibilità di fare due cose, alcuni di noi girano liberamente per le vie del centro mentre altri decidono di vedere uno spettacolo sugli usi e costumi locali, io opto per questa soluzione. Lo spettacolo non è il classico per turisti, è organizzato in maniera molto spartana all’interno di un tendone ed è a scopo benefico, ciò nonostante i costumi e i ballerini si rivelano essere al di sopra di ogni aspettativa, ne valeva la pena, oltretutto riesco anche a fare un selfie con un’anziana signora indiana mia vicina di spettacolo. Il gruppo si riunisce, finalmente entriamo in questo splendido palazzo dichiarato Patrimonio dell’Umanità, è di un bianco candido con un muro perimetrale di finissimi merletti che lo incorniciano e che si riflettono nell’acqua del canale che passa li sotto. Le luci della sera lo rendono elegante e misterioso, all’interno sono il color oro dei tetti e il legno scuro della struttura che primeggiano, una musica ripetitiva che si diffonde ovunque è suonata dal vivo da due uomini all’entrata. Una folla pressante ma composta segue file precise che portano alla destinazione voluta, io sono capitata fortunatamente nella fila per rendere omaggio al Dente ma il destino contrario ha voluto..ahimè..che ne uscissi! Proseguiamo la nostra visita andando a vedere i numerosi edifici presenti, templi e musei di rara bellezza, ricchi di lavorazioni e dipinti tutti sistematicamente incentrati su Buddha e la sua vita. Foto personale con dei giovani monaci molto cordiali è la ciliegina sulla torta di questa splendida giornata. L’Hotel Peak Residence è ciò che ci dà conforto stasera.
14/08/2015: Kandy/Polonnaruwa
Come succede spesso in questo viaggio l’alzata non è un’alzataccia ma sarebbe meglio il contrario visto che a volte perdiamo tempo prezioso in soste inutili, tipo oggi dove ci tocca visitare un piccolo giardino dedicato alle spezie locali. Ad attenderci c’è un signore che parla molto bene italiano, facendoci attraversare a piccoli passi il giardino ci introduce negli usi e consumi delle varie spezie presenti, spiegazione che viene data sia in campo medico che in campo estetico. A mio parere la cosa più interessante, e divertente, è stato vedere un mio compagno di viaggio essere usato come ‘cavia’ per la crema depilatoria! Ci ritroviamo così, sotto un sole cuocente di mezzogiorno, a ‘scalare’ questo spettacolo di roccia che si innalza dal nulla davanti a noi, è la Rocca di Sigiriya, ennesimo monumento di questo piccolo paese dichiarato Patrimonio dell’Unesco, e dove vi si trovano in cima… così si presuppone… i resti di quello che fu il Palazzo del re Kassapa. Vista l’ora partiamo dubbiosi sul come arriveremo, ci facciamo docciare dal giardiniere del sito per non subire troppo il caldo, considerato anche il fatto che non ci saranno zone d’ombra ad aiutarci a fare i 1200 gradini scavati nella roccia che ci attendono per arrivare fin lassù. Tutto fila liscio ed è meno impegnativo di quello che pensavamo fino a quando arriviamo a una scala a chiocciola in ferro sospesa nel vuoto, la scala mi mette a dura prova che soffro di vertigini ma è d’obbligo farla perché serve per andare a vedere dei dipinti rupestri disegnati su uno spaccato di roccia che si trova sopra le nostre teste, dipinti che resistono al tempo e dove vi sono raffigurate donne giunoniche che secondo alcuni rappresenterebbero le concubine del re. Proseguiamo facendo foto al paesaggio sottostante, la Rocca è alta 370 mt e sotto di noi adesso si estende una radura verde intervallata da strade polverose e fossati piene di ninfee; stando attenti a dove mettiamo i piedi, il sentiero è sterrato, arriviamo al terrazzamento di metà percorso fradici ma contenti, nonostante ciò notiamo immediatamente due enormi zampe scolpite nella roccia e poste alle due estremità della scala che porta in cima, come se un enorme felino facesse da guardiano alla parte finale del sito (non per niente il significato di Sigiriya è Rocca del Leone). Dopo una breve pausa ripartiamo per la parte finale della salita, le scale a un certo punto diventano di ferro e sono talmente piccole che inizio a dubitare di farcela ma non demordo, voglio arrivare fin lassù, e faccio bene perché la vista che si apre sotto i miei occhi appena arrivata in cima è spettacolare. Il terrazzamento, che si sviluppa su 1,6 ettari, è coperto qua e là da quello che rimane delle fondamenta dell’antico Palazzo, l’immaginazione aiuta a sviluppare ciò che purtroppo non si può più vedere e a quanto doveva essere stato imponente questo edificio. Per non parlare poi della visuale che si sviluppa a 360° gradi, chiaramente la fantasia si sbizzarrisce anche sotto il profilo foto. Scendiamo euforici per l’impresa appena compiuta ma anche felici del fatto che un bel massaggio ayurvedico è quello che ci aspetta per toglierci terra e stanchezza da addosso. Infatti arrivati al centro benessere veniamo coccolati e viziati per un’ora da mani esperte, delicate ma decise quanto basta per far rilassare il corpo e la mente, dopodiché ci spostiamo all’Hotel The Village per una ricca e abbondante cena.
15/08/2015: Polonnaruwa/Anuradhapura
Giornata dedicata principalmente a Polonnaruwa e Anuradhapura le città antiche dello Sri Lanka, non per niente questa regione viene chiamata ‘Cultural Triangle, il triangolo culturale. Costeggiando l’immenso lago Topa Wewa arriviamo al museo dedicato ai due siti, appena si entra vi è un plastico che fa vedere quanto ampia è l’area che andremo a visitare, tant’è che la facciamo spostandoci di quando in quando con il nostro pulmino ma volendo si potrebbe fare anche in bici. Giriamo tra numerose sale dove vi sono conservate in maniera egregia reperti e statue ritrovati nell’area, Gianni ci spiega e ci racconta in maniera esaustiva la storia di quella che fu per un certo periodo la capitale del regno chola e singalese. La prima parte che visitiamo dal vivo è l’area dedicata al Palazzo Reale, area dove tutto ciò che c’è ormai da vedere sono ruderi ma che fanno ben capire quanto doveva essere sontuoso il Palazzo, la vasca delle abluzioni e la Sala delle udienze sono sicuramente la parte più intatta e interessante. Ci spostiamo da lì per andare verso il Quadrilatero, così chiamato per via del fatto che all’interno di un’area di forma quadrata si trova una cospicua concentrazione di Templi, alcuni dei quali ben conservati, tra questi vi è Vatadage, un tempio circolare con quattro entrate ognuna delle quali è sorvegliata da guardiani in pietra e dove nella parte centrale vi si trovano quattro Buddha. Riprendiamo il pulmino e ci dirigiamo verso Lankatilaka, la terza parte del sito, la più interessante dal punto di vista visivo perché un enorme Buddha in pietra alto 17 mt ci sovrasta all’interno di quello che un tempo era un ‘gedige’, un tempio buddhista ormai crollato ma di cui rimangono le mura laterali. Ancora più spettacolare è la parte finale del sito, Gal Vihara, dove si trovano quattro splendidi Buddha di varie dimensioni e posizioni, tutti scolpiti su un’unica lastra di granito. Il Buddha in piedi, alto 17 mt, e quello sdraiato nell’atto di entrare nel parinirvana, lungo 14 mt, sono sicuramente quelli che attirano di più la mia attenzione, rimango basita davanti a tanta bellezza. A condizione che non venga maltrattato alcuni di noi, per svagarsi e rilassarsi dopo questa ‘faticata’, decidono di fare un giro sull’elefante e una passeggiata di mezz’oretta a ridosso di un lago con foto finale davanti al grande e grosso pachiderma è quello che ci viene proposto. Poi, a differenza di quello che era previsto sul programma iniziale, siamo tutti decisi e compatti nel fare un ulteriore Safari. Stavolta lo facciamo al Minneriya National Park, uno dei parchi più conosciuti per l’alta concentrazione di elefanti selvatici; purtroppo la giornata nel frattempo si è messa sul brutto, molto brutto, così la ‘caccia’ avviene sotto un leggero acquazzone, guadando dei piccoli ruscelli formatisi soprattutto per via della pioggia ci divertiamo a girare per questo immenso parco privo di fitta vegetazione ma con ampi spazi di veduta e quindi adattissimo per l’avvistamento. Dopo aver incrociato alcuni elefanti e numerosi stormi di uccelli, che si elevano in volo danzando sopra le nostre teste, e visto che nel frattempo la pioggia è peggiorata, ci andiamo a rifugiare su una torre sufficientemente alta per poter ammirare questa immensa radura verde, peccato per il tempo che non ci sta aiutando perché probabilmente in una giornata di sole avremmo visto sicuramente qualcosa di molto bello. Decidiamo, tristi e sconsolati di abbandonare il campo solo quando la pioggia diventa qualcosa di più di un diluvio universale, dentro delle jeep 4×4 scoperchiate ai lati siamo letteralmente fradici, ritorniamo al nostro pulmino e ci avviamo a Minthale, direzione albergo, Hotel Randiya, giusto per cambiarci e scaldarci.
16/08/2015: Minthale/Trincomalee
Oggi è la giornata che la maggior parte del gruppo aspettava, quella che ci porterà al mare! Prima pero la parte archeologia deve essere terminata, parte di Anuradhapura non è stata visitata e precisamente Mahavihara, il centro spirituale del sito, dove si trova il meraviglioso Sri Maha Bodhi, il sacro Albero. Appena arriviamo una processione di uomini e donne vestiti di bianco, colore considerato sacro, con un lunghissimo rotolo di stoffa color arancio, tenuto minuziosamente da entrambi i lati da mani adulte, ci accompagna lungo tutto il percorso che porta al Tempio. Una miriade di persone, pellegrini in visita, riempiono l’esterno e l’interno dell’area, ci diamo appuntamento casomai ci perdessimo, il sito è veramente stracolmo di gente. Entriamo e andiamo a visitare quello che rimane del palazzo di bronzo, così chiamato per via del tetto ormai non più visibile, Gianni ci spiega le varie usanze utilizzate dai pellegrini per chiedere le grazie, anche noi donne del gruppo abbiamo le nostre ninfee da lasciare in segno di gratitudine. Mi inoltro all’inizio da sola nell’area dell’Albero sacro, nessuno del gruppo voleva visitare il Tempio in quanto si dice porti fortuna in ambito fecondativo, non è così per la gente locale che riempie gli altari di ninfee colorate o di cibo, si accalcano davanti alle statue del Buddha per chiedere chissà quale favore. Altrettante persone, tra cui numerose famiglie, sono sedute per terra intente a intonare canti o preghiere, disposte tutte intorno all’area ma sopratutto davanti all’Albero sacro, che blindato e attorniato da una cancellata in ferro svetta sopra le nostre teste. Uscendo dal Tempio, percorrendo la strada di ritorno, incontriamo ulteriori processioni, questa volta enormi ceste piene di doni sono posate sulle teste dei pellegrini, bambini compresi. Ci spostiamo verso il Dagoba Ruvanvelisaya, circondato da un muretto ornato da teste di elefante nere è il rifacimento moderno di quello eseguito nel 140 a.c. Pur essendo imponente le varie guerre lo hanno reso più piccolo e gli hanno tolto la classica forma a bolla, il bianco latte della struttura attira anche qui parecchi pellegrini e monaci che non rinunciano alle preghiere e ai doni. Giriamo ancora e questa volta il pulmino si ferma per farci vedere le rovine di una scuola monastica, dove si trova la ‘pietra di luna’ più interessante dello Sri Lanka. È ben tenuta e vi si possono scorgere, scolpiti molto bene, vari tipi di animali, gli fanno compagnia dei bonzi scolpiti sui gradini di ciò che rimane di una gradinata. Mentre la Eth Pokuna, la vasca degli elefanti, attira la mia attenzione per le sue notevoli dimensioni, nome più adatto non potevano dargli! È la collina dove sorge il villaggio di Mihintale ad attenderci come ultima visita prima del mare, ed è l’ennesima salita con una serie di gradini…1840 ca…che dobbiamo fare per poter raggiungere la cima di questo complesso monastico voluto dal re Devanampiya, dove si pensa si sia sviluppato il buddismo in Sri Lanka. Facciamo abbastanza velocemente la salita, ormai sembriamo atleti super allenati, nulla ci ferma, e in un batter d’occhio arriviamo al primo pianoro, dove si trovano le antiche rovine di un dagoba. Giriamo con Gianni che ci illustra come si svolgeva la vita dei numerosi monaci che qui vi abitavano. Proseguiamo velocemente per arrivare in cima, il tempo sta volgendo al brutto, nubi scure si stanno avvicinando, ma non demordiamo. Giunti in cima ci dividiamo, c’è chi preferisce salire fino a un enorme Buddha bianco che troneggia fin dal basso, e c’è chi come me preferisce scalare un gigantesco masso con una grossa feritoia al centro, masso che i monaci utilizzavano per meditare e dove la vista si inoltra su tutta la vallata. Starei qua all’infinito ma il muro d’acqua che si sta avvicinando è decisamente ‘carico’, ci uniamo agli altri e ci avviamo al pulmino che ci attende al primo pianoro..la strada arrivava fin quassù ma Gianni ci ha voluto fare quest’ultimo regalo! Il viaggio che ci aspetta ora è lungo, dobbiamo arrivare fino a Nord-Est, a Trincomalee per la precisione, solo io e un altro compagno di viaggio riusciamo a star svegli e vedere la pioggia che in maniera decisamente copiosa sta scendendo. Siamo in allerta, ci scambiamo sguardi pensierosi, la strada si sta riempiendo di piccoli fiumi, fuori dal finestrino non si vede nulla, ma fino a quando Gianni e il nostro autista ridono e scherzano…Arriviamo al mare con nuvoloni e vento ma almeno ha smesso di piovere, prendiamo possesso delle camere nel Louts Park Hotel a Uppuveli, sono felicissima visto che mi è capitato un bungalow direttamente in spiaggia, e ognuno è libero di fare quello che più gli piace. Mentre il gruppo fa subito il bagno in mare io mi rilasso facendo una passeggiata lungo questa immensa spiaggia. La cena è a lume di candela, tavoli e piedi sono immersi nella sabbia, stasera ci coccoliamo.
17/08/2015: Trincomalee (villaggio di Uppuveli)
Vorrei alzarmi presto per riuscire a vedere il sole nascere ma sono troppo stanca e apro gli occhi solo alle sette, prima di fare colazione decido di scattare qualche foto al paesaggio circostante dopodiché raggiungo i miei compagni perché due lance sono in attesa per portarci sull’isolotto di Pigeon Island, isola conosciuta principalmente per l’attività di snorkelling. La traversata dura una mezz’oretta, il mare e il cielo sono limpidissimi, da un certo punto in poi non c’è più niente che ci circondi se non il mare stesso. Come da accordi presi in precedenza rimarremo fino all’una, non so cosa farò considerato il fatto che l’isolotto è decisamente piccolo ma qualcosa mi inventerò visto che non amo stare ferma e non amo fare snorkelling. Ci accoglie il colore bianco abbagliante della spiaggia, è dovuto a tanti piccoli pezzetti di corallo ormai morto, un’angolo dell’isola è coperto da una fitta vegetazione che servirà da rifugio dal sole, infine alcuni tavoli con panche in legno sono in attesa di essere utilizzati per fare picnic. Mi avevano detto che si poteva fare un giretto lungo il suo perimetro ma scopro quasi subito che non è esattamente così, delusa decido di far compagnia a Flavia che ozia sugli scogli, poi mi faccio attirare dall’acqua talmente trasparente che i pesci che la popolano si vedono tranquillamente anche senza l’aiuto della maschera e del boccaglio. Dopo più di un’ora, dove l’isola si è riempita oltre che di pesci anche di umani, inizio a ‘soffrire’ la permanenza qua, comincio a rimpiangere due compagne rimaste sulla terraferma a riposare!! Riesco a ‘resistere’ fino all’orario indicato, a differenza di altri che bisogna tirarli fuori a forza dall’acqua, si vede che sono ‘gente di mare’ mentre io di città. Rientrati, per alcuni di noi la cosa più importante è andare a rifocillarsi in uno dei deliziosi locali che ci sono lungo la spiaggia e poi fare una ‘pennica’, siamo cotti dalla mattinata e dal caldo! Una volta sveglia decido di andare fino alla punta estrema di un lato della nostra ‘gola’, dalla lancia ho intravisto un bellissimo Tempio rimasto finora celato alla vista grazie all’aiuto di rocce ricoperte di vegetazione. Superata l’insenatura di un fiume, grazie anche all’aiuto di un pescatore che mi indica il giusto punto dove passare, supero una collinetta e mi ritrovo a osservare tante piccole insenature dove le barche dei pescatori sono ferme in attesa della notte e poi in un enorme spiazzo che da sul mare dove l’edificio troneggia. È’ uno splendido Tempio Hindu, Salli Muthumariamunam Kovil, i numerosi colori accesi utilizzati spiccano anche grazie alla luce naturale di questa giornata. Riesco a fare numerose foto, oltre a me non c’è nessun turista solo qualche persona del luogo, tra l’altro sono fortunata perché assisto alla cerimonia di ringraziamento che una famiglia sta chiedendo a un santone del Tempio. Rientro immensamente soddisfatta di quello che ho appena visto, mi riposo ancora un po’ in compagnia dei miei avventurieri e infine ci prepariamo ad…aspettare, aspettare e aspettare ancora che ci venga servita la cena nel locale che abbiamo scelto stasera. Non c’è niente da fare, i ritmi srilankesi non sono decisamente i nostri ma ormai ci stiamo abituando.
18/08/2015: Trincomalee (villaggio di Uppuveli)
Stamattina mi sono alzata prestissimo, prima delle cinque, per assistere all’alba perché sono convinta che non ci sia niente di più fantastico che poter vedere nascere un nuovo giorno, oltretutto in una cornice fantastica come questa. Non sono la sola, c’è gente che medita, gente che passeggia lungo la spiaggia, pescatori che rientrano colmi di pesce e chi come me seduta ad osservare il mare con la luce che lentamente cambia di colore e intensità grazie al sorgere del sole. Dopo aver fatto colazione vado a posizionarmi su una delle tante sdraio ancora libere in spiaggia, oggi relax fino all’ora di pranzo. Bisogna sempre aver pazienza, dicono sia la virtù dei forti ma qui mettono a dura prova anche loro perché ci mettiamo più di tre ore per un hamburger con patatine! Ora dobbiamo sbrigarci, solo alcuni di noi vogliono andare a visitare la città di Trincomalee, la guida e il nostro mitico pulmino ci aspettano per farci da chaperon in città. Posto in cima a una roccia a strapiombo sul mare la prima cosa che visitiamo è il Tempio Kandasamy Kovil, dedicato alla figura di Shiva all’entrata ci accoglie una gigantesca statua con le sue sembianze, all’interno del tempio stesso invece rimaniamo colpiti dai numerosi dipinti colorati sulle pareti. La cosa che sicuramente ci incuriosisce di più è una cerimonia religiosa in atto… un “lingam” (simbolo fallico hindu) viene ripetutamente cosparso di fango e pulito numerose volte dal Maestro, un rituale sacro richiesto dalla numerosa famiglia che assiste con noi alla puja. Scopriamo che numerose cerimonie vi si tengono qui nell’arco della giornata, in effetti possiamo addirittura scegliere quale seguire con il nostro instancabile Gianni che ci spiega le varie differenze. Continuiamo il giro percorrendo dei gradini con vista sul mare, ci portano a vedere varie grotte dove statuette sacre vi trovano rifugio, ma anche alberi dove sui rami si trovano appese numerose piccole casette di legno con nastrini colorati, anche queste simbolo di gratitudine; assomiglia molto a quello che ho visitato ieri, i colori sgargianti delle costruzioni ricche di statue, con prevalenza di animali e donne, rendono l’insieme allegro e donne di diverse generazioni nei loro sari colorati, monaci in preghiera e pochi turisti sono ciò che ravviva questo tempio. Da lì ci spostiamo giù in città, è finalmente arrivata l’ora dello shopping! Dopo aver perso tempo per trovare la strada giusta da percorrere, e dopo aver preso dei simpaticissimi e folli Tuc Tuc per recuperare il tutto, ci immergiamo nel caos di questa cittadina che cerca di recuperare ciò che è stato perso nei tanti anni di guerra civile. Numerose botteghe, soprattutto artigianali, stuzzicano la nostra curiosità perciò prima di rientrare ad Uppuveli per mangiare ci dilettiamo in compravendite e acquisti vari.
19/08/2015: Trincomalee/Colombo
Ultimo giorno in questo splendido paese, ultime ore al mare, contrariamente a come eravamo rimasti dal giorno prima non partiamo più all’ora di pranzo ma alle undici dobbiamo essere pronti a partire. Io e Lucia, con i bagagli già fatti dalla sera prima ci concediamo un ultimo lungo bagno in quest’acqua meravigliosa. Lasciamo il villaggio, direzione capitale, dietro i mugugni di qualcuno ma il mio sorriso perché riusciamo a visitare prima di andarcene uno degli ultimi siti più interessanti, il Royal Rock Temple di Dambulla. L’esterno non promette niente di buono, dei piccoli Buddha di plastica ci fanno credere di stare andando a visitare un museo hollywoodiano, sembrano tanti piccoli Oscar, ma una volta superata l’ennesima salita una splendida atmosfera si presenta davanti ai nostri occhi. Una grossa, enorme roccia dove al suo capezzale vi si trovano una serie di grotte nascoste alla vista da un lungo corridoio bianco intervallato da finestre aperte sulla vallata di fronte. Entriamo nella prima, un’entrata angusta con un intercapedine lavorato ci catapulta al buio, appena gli occhi si stabilizzano è un enorme Buddha sdraiato a materializzarsi davanti a noi e a riempire la grotta. E’ completamente dipinto dalla testa ai piedi, ecco.. i piedi, sicuramente la parte che più mi ha colpito, tanti piccoli fiori sono finemente dipinti con colori sulle tonalità del rosso. Usciamo quasi subito a malincuore, ma dobbiamo far spazio alle altre persone, il posto è veramente piccolo e tutti devono vedere. Passiamo alla successiva, qui è la grandezza della grotta a stupire, anche questa è tutta dipinta sui toni del rosso soffitto compreso, tanti piccoli Buddha disegnati ci osservano dall’alto e tutto intorno. Anche qui tre grandi Buddha di legno sorvegliano la grotta, uno è sdraiato e due in piedi. Nella terza stanza il tema è sempre lo stesso, Buddha, ma stavolta la stanza è piena di statue a lui dedicate, ce ne sono di tante dimensioni, vanno in sequenza dal più piccolo al più grande lungo le pareti perimetrali della ‘stanza’ mentre al centro statue di legno di varie dimensioni e posizioni riempiono l’area. È così sarà per le altre due grotte rimaste, estremamente fantastico! È decisamente balzata al primo posto della mia classifica personale come bellezza del posto. Riprendiamo la via del ritorno, la strada che stiamo percorrendo non ci porta a essere tristi, un tramonto dai colori caldi accendono la vegetazione presente, canzoni cantate da tutto il gruppo ci fanno salutare questo Sri Lanka inaspettato. L’arrivo a Colombo avviene sul tardi, prendiamo possesso delle camere volute per dormire almeno qualche ora prima di partire a notte fonda. A Doha il gruppo si divide con un po’ di tristezza, è stato un viaggio stancante, ricco di cultura, pieno di risate, canzoni e… morale, come dicono i migliori critici: viaggio vivamente consigliato!