Sri Lanka Express

Tutto quello che c'è da sapere per un viaggio fai da te nel Paese
Scritto da: Fabio Pinelli
sri lanka express
Partenza il: 12/08/2018
Ritorno il: 29/08/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Perù, Cuba, California, Canada, Islanda … Sri Lanka! Siamo alle solite, definire la meta del viaggio estivo significa: ricerca voli compulsiva, perdita di ore di sonno e annesso inevitabile giro del mondo, purtroppo solo virtuale. Lo Sri Lanka non era una destinazione ambita da tempo, piuttosto un’idea improvvisa accesasi con la forma di una roccaforte apparentemente senza senso in mezzo alla foresta e la direzione di un nostalgico viaggio in treno in collina tra le piantagioni di tè.

L’idea si concretizza in un volo della Qatar Airways, Malpensa – Colombo con scalo a Doha. Siamo a marzo, l’estate addosso. Più o meno dai.

INFO INTRODUTTIVE

Scrivo subito alcune informazioni riassuntive per dare agli altri TpC un flash sul tipo di viaggio effettuato.

  • Itinerario: tour in senso orario (circa) con pernottamenti ad Anuradhapura (1notte) – Sigirya (2n) – Trincomalee (3n) – Kandy (2n) – Nuwara Eliya (2n) – Ella (2n) – Galle (2n) – Colombo (1n)
  • Periodo di viaggio: 12 – 29 agosto
  • Agenzia/Fai da te: fai da me
  • Modalità di spostamento: autobus (2), treni (3), taxi drivers (3), tuk tuk (n)
  • Hospitality: guesthouse B&B (prenotazioni con Booking, prima di partire)

Ecco anche una sintesi delle spese per le categorie principali:

  • TRASPORTI totale -> 300€ (215€ per 3 volte con autista privato; 30€ per 2 volte in taxi; 6€ per 1 volta in bici; 4€ per 2 volte in autobus; 5€ per 3 volte in treno; 40€ per 20 volte in tuk-tuk)
  • VOLO totale -> 800€ (a testa, compresa assicurazione)
  • FOOD & BEVERAGE totale -> 360€ (quindi spesa media giornaliera pro capite: 10,5€)
  • HOSPITALITY totale -> 620€ (quindi spesa media giornaliera pro capite: 20,7€ … inflazionata pesantemente dalla notte in hotel a Colombo)
  • VISITE totale -> 400€ (200 a testa, suddivisi tra templi, siti archeologici, trekking ed altre escursioni)

DAY 0 – DOM 12/08/18 – DOHA

Viaggiatori: zaino in spalla, riparte Pechino Express. Che bello. Partiamo alle 9.05 da Malpensa, io con il mio solito sgangherato zaino giallo, arrivato temo alla sua ultima spedizione e Claudia con il suo nuovo zaino verde bellissimo e regalato… da me! Arriviamo dopo circa sei ore di volo all’Hamad International Airport di Doha. Sono le 16, ora locale. La ripartenza per Colombo è prevista alle 22.30 quindi, approfittando del tempo a disposizione e del visto gratuito, usciamo a goderci il delicatissimo clima arabo. Preleviamo in aeroporto qualche Rial, prendiamo un taxi (45 QR) e ci facciamo lasciare di fronte all’Islamic Art Museum, non per visitarlo ma per raggiungere da lì con una breve e piacevole passeggiata (45 gradi) lo Skyline Viewpoint da dove ammiriamo la vista sui grattacieli qatarioti. Agli albori del tramonto ci spostiamo a piedi verso il Souq Waqif. Un’altra gradevolissima passeggiata, stavolta di circa 1 Km: per le strade non cammina praticamente nessuno. Chissà come mai. Il Souq è incredibilmente pulito, i pavimenti sembrano di marmo per quanto luccicano. Le arterie principali sono caratterizzate soprattutto da ristoranti e bar con comodi divani per fumare il narghilè; nelle vie più strette si concentrano invece piccoli negozi di stoffe, spezie, abiti e quant’altro. Al calar del sole, le vie iniziano subito ad animarsi di gente locale ed anche di qualche turista come noi. Le luci dei grattacieli iniziano ad accendersi in lontananza e promettono un bello spettacolo, ma sono già le 18 e non possiamo dilungarci troppo quindi tocca risalire su un taxi (27 QR) che ci riporta in aeroporto. Lungo il tragitto abbiamo modo di apprezzare la bella illuminazione delle strade cittadine.

DAY 1 – LUN 13/08/18 – AVUKANA BUDDHA e MIHINTALE

Arriviamo al Bandaranaike Airport alle 5.45 del mattino. Rimaniamo immediatamente sbalorditi: camminando verso l’uscita, infatti, si attraversa una serie di negozi di elettrodomestici malamente ammassati (sia i negozi sia gli elettrodomestici). Abbastanza insolito per un aeroporto, anzi non ha proprio senso ma ok. Prima di uscire sbrighiamo alcune formalità necessarie: compro una SIM card locale della Mobitel (9 $) che mi assicura 3GB di dati al mese, 50 rupie al minuto per chiamate nazionali, 550 rupie al minuto per chiamate internazionali; recuperiamo gli zaini e avendo verificato che il cambio applicato non è troppo penalizzante (1€/178Lkr), cambiamo un po’ di soldi in uno dei tanti bureau nella hall degli arrivi. Come spostarci il primo giorno è stato un dilemma che prima della partenza mi ha portato più volte a riconsiderare l’itinerario e a valutare diverse opzioni. Alla fine, la soluzione migliore era secondo me non modificare il planning originario e assumere un driver per la giornata. Così, una decina di giorni prima di partire, navigando online mi sono imbattuto nel sito srilankacaranddriverhire.com (non credo sia l’unico) dove è possibile trovare un autista per uno o più giorni e per il tragitto che si vuole fare. Il sito è completo di recensioni e fotografie degli autisti iscritti. Tra i vari preventivi che ho ricevuto in risposta al mio annuncio, ho optato per quello di Esala e della sua Gazebo Tours: 80$ per andare da Colombo ad Anuradhapura con stop all’ Avukana Buddha Statue e a Mihintale. La tariffa dei drivers dipende principalmente dal numero di chilometri che devono fare e dal fatto di dover tornare o meno da dove sono partiti, non c’è grandissimo margine di trattativa. Volendo, all’arrivo al Bandaranaike, si possono prendere i taxi per lunghe distanze specifici dell’aeroporto. Anche questi però non sono economici e ti portano subito a destinazione, senza poter aggiungere soste varie come avevamo necessità di fare noi. L’opzione autobus o treno ci avrebbe costretto invece a rinunciare a qualcosa. Nella hall degli arrivi, cerchiamo Esala ma non lo troviamo. Iniziamo a dubitare ma all’improvviso scorgo un cartello con scritto “Mr. Fabio e Claudio”… Claudio? Sarà Claudia? Ma si per forza. E’ lui il nostro man. Non è Esala, che al telefono ci informa di aver avuto un contrattempo e di aver quindi mandato un altro ragazzo, Rathna. Scopriremo che Rathna è driver per un’altra agenzia, la sua (Bluelily Holidays)… manco la stessa di Esala. Boh, siamo un po’ confusi su come funzionino qui le agenzie/autisti. Ma alla fine… chissene… partiamo.

L’impatto con il Paese si può riassumere con la parola caos. Sia dentro sia fuori l’aeroporto. Ce lo lasciamo comunque alle spalle, l’aeroporto, e sopra di noi un cielo grigio lascia andare qualche goccia di pioggia poco insistente. L’automobile di Rathna è una Toyota berlina bianca (sedan car) con utilissimo navigatore: unica lingua disponibile il giapponese e posizione GPS perennemente immobile. Questa cosa non è peculiare dell’auto di Rathna ma tipica delle automobili qui, in gran parte giapponesi. Non ho ben capito se è il Giappone a fregarsene di fare automobili per lo Sri Lanka, o se è lo Sri Lanka a fregarsene di chiedere al Giappone automobili custom per il proprio Paese. Probabilmente la seconda, e ci saranno anche buoni motivi (forse), economici (probabile). Ma questa è un’altra storia. Il driver ci fa fare una sosta al Murugan Temple, tempio induista nei pressi della cittadina di Chilaw. Qui iniziamo a prendere confidenza con il fatto di abbandonare le scarpe e visitare a piedi scalzi. Poco più avanti, facciamo colazione in una specie di bakery singalese e poi ripartiamo verso la prima vera tappa di giornata: Avukana Buddha Statue, dove arriviamo attorno alle 12.30. Giusto per dare un’idea delle tempistiche, avremo fatto circa 120km… Entriamo nel sito pagando 1000Lkr a testa di biglietto ed osserviamo questa statua del Buddha alta 12m. Riprendiamo il viaggio dirigendoci all’hotel per fare il check-in e lasciare gli zaini. L’hotel si chiama 4 U Saliya Garden ed è abbastanza fuori rispetto al centro, o presunto tale, di Anuradhapura. In compenso, è dotato di una mega piscina che sfrutteremo più tardi. Approfittiamo del pit-stop in hotel per riposarci mezz’oretta. Rathna ci viene a recuperare alle 14.30 e ci porta al complesso dei tempi di Mihintale, situato a 13km da Anuradhapura. Il biglietto costa 500Lkr, l’area è veramente stupenda, soprattutto quella composta dalla statua bianca di Buddha, dall’Assembly Hall e Aradhana Gala dalla cui sommità si ha una vista ventosa ma stupenda a 360°, e dalla Ambasthale Dagoba enorme stupa bianca buddista. Tornando in hotel, facciamo una rapida sosta in un supermercato. Dal finestrino dell’auto, mi colpiscono ragazzi che giocano e si lavano nell’acqua verde e poco invitante di un fosso. Salutiamo il nostro amico autista e ci rilassiamo in piscina prima di cenare nel ristorante dell’albergo, dove iniziamo a fare conoscenza con l’onnipresente rice&curry e soprattutto con il piccante del cibo cinga.

DAY 2 – MAR 14/08/18 – ANURADHAPURA

Dopo un’abbondante colazione a base di cocco e pane con marmellata, facciamo check-out, noleggiamo due bici in hotel (1000Lkr) e usciamo ad esplorare le rovine archeologiche di Anuradhapura, una delle città che compongono in cosiddetto “triangolo culturale” insieme a Polonnaruwa e Dambulla. Le opzioni per la visita di questa città sono: bicicletta, tuk tuk, auto. A piedi non è fattibile in quanto i siti sono dislocati in zone non sempre vicine tra loro. Contrariamente a quanto suggerito dalla Lonely, riusciamo a visitare tutte le rovine principali in poco più di mezza giornata anziché in due giorni pieni. Iniziamo la visita alle 9.30 circa partendo dalle zone della Citadel e dell’Abhayagiri Monastery, a nord, proseguendo poi verso la zona del The Mahavihara e terminando verso le 13.30 con la zona del Jetavanarama. Le attrattive principali sono le enormi stupe buddiste color terracotta o bianco che si stagliano tra foresta e campi di riso. Gli occidentali non sono molti, i cingalesi invece moltissimi. Gruppi enormi che rendono omaggio con petali di fiori bianchi, rosa e pregano. Il caldo emanato dalle rovine è devastante. Per quanto riguarda il biglietto, contrariamente a quanto avevo letto online prima di partire, è controllato. Per esempio, a noi ce lo hanno chiesto quattro volte in punti svariati dell’area archeologica. Quindi, i casi sono due: o siamo stati particolarmente sfigati noi oppure fortunati gli altri. Ad ogni modo, il biglietto costa ben 4025Lkr (oppure 25$) e si può fare in vari punti. Il mio suggerimento se girate in bicicletta è di farlo qualora vi venga chiesto … magari vi va di c … !

Torniamo all’hotel per lasciare le bici e recuperare gli zaini ma dato che è presto, decidiamo di buttarci un po’ in piscina. Tempo di una birretta a bordo vasca e alle 15 arriva il tuk tuk che ci porterà alla Colombo Bus Station di Anuradhapura (500Lkr). Letteralmente un secondo dopo essere arrivati alla stazione dei bus, siamo già sull’autobus che ci porterà a Dambulla anche se non so come sia stato possibile, dato che non ho fatto nemmeno tempo a dire dove dovevamo andare. L’autobus è semivuoto e con aria condizionata, il biglietto costa 225Lkr. Scendiamo a Dambulla dopo un’oretta e mezza e anche qui, tempo di scendere dall’autobus e siamo già su un altro tuk tuk (1000 Lkr) che ci porta a Sigirya. Arriviamo nella guesthouse totalmente immersa nella giungla, Sinhagiri Villa. Ci sistemiamo e ceniamo li sia perché non sapremmo dove altro andare sia perché la guesthouse è dotata di ristorante, con chef stellato sembrerebbe. Scherzi a parte, lo chef che altri non è il ragazzo che lavora li insieme ai titolari, è veramente bravo. Il chicken kottu roti che mi prepara è eccezionale. Atmosfera rilassata, un po’ di pioggia e muri abbelliti dalle scritte/disegni ricordo lasciati dai guests provenienti da tutto il mondo. Un tributo all’essenza del viaggiare.

DAY 3 – MER 15/08/18 – POLONNARUWA, KAUDULLA NATIONAL PARK e PIDURANGALA

Stamattina partiamo di buon’ora con una Jeep prenotata tramite il proprietario della guesthouse. Scopriremo a fine giornata che l’autista, Kamal, altri non è che suo fratello. Arriviamo al museo archeologico di Polonnaruwa attorno alle 9.15, dopo circa un’ora e un quarto di strada. Facciamo il biglietto che anche qui non è molto economico: 4025Lkr (o 25$). La visita di Polonnaruwa, analogamente ad Anuradhapura, si può fare in bicicletta (ma il costo delle bici qui è già più inflazionato: una bici per la giornata costa circa 1000Lkr contro i 500Lkr di Anurhadapura) oppure in tuk tuk o vettura. La jeep ci consente di spostarci più velocemente da un sito all’altro e soffrire un po’ meno il caldo. Inoltre il “back to back” in bicicletta sarebbe stato impegnativo. Visitiamo inizialmente il Royal Palace Group, poi il Quadrangle, ed infine le rovine del Northern Group i cui highlights sono il Rankot Vihara, il Lankatilaka e il Gal Vihara. Chiudiamo la visita al Thivanka Image House attorno a mezzogiorno. Concordiamo con Kamal di saltare il pranzo per dirigerci direttamente al Kaudulla National Park, dove arriviamo dopo un’oretta di strada, un po’ asfaltata, un po’ in costruzione. Facciamo i biglietti alle 13 e questa è una manna in quanto solitamente verso le 14 l’area parcheggio di fronte al ticket office si riempie di jeep e si rischia di rimanere bloccati in coda per un bel po’. L’entrata al parco costa 2700Lkr a testa, e si rimane finché ci si stufa sostanzialmente. La scelta su quale parco visitare di fatto viene fatta dal proprio driver. Ogni jeep-autista infatti è quotidianamente aggiornato sulla “situazione elefanti” ossia su dove si trovi la maggior concentrazione di pachidermi tra Kaudulla e l’altro parco della zona: Minneriya. Nelle due ore di jeep safari riusciamo ad avvistare un coccodrillo, qualche uccello non meglio identificato, bufali e una quarantina di elefanti. Solitamente, in questo periodo, se ne riescono a vedere anche molti di più. Dopo un paio d’ore, chiediamo al nostro driver di uscire dal parco per rientrare verso Sigirya. L’intasamento di jeep nella zona del ticket office è confermato. Rimaniamo bloccati per un po’ tra le poche jeep in uscita e la marea di jeep in entrata. Sono davvero tantissime. Sulla via del ritorno, nei pressi di Habarana, all’improvviso una famiglia di elefanti ci attraversa la strada. Testa fuori dal tettuccio della jeep al volo, Claudia nella frenesia del momento prende una capocciata. Gli elefanti beatamente attraversano. Dato che abbiamo ancora tempo prima che faccia buio, chiediamo a Kamal di portarci a Pidurangala Rock, la seconda roccia più famosa dello Sri Lanka, ossia quella dalla cui sommità si ha una splendida veduta dell’altra roccia, Lion’s Rock, la più famosa, e della giungla sottostante. Sono le 16.45, convinciamo il driver ad aspettarci per non dover pagare poi un tuk tuk fino alla guesthouse. Kamal ci dice che tra salita e discesa ci impiegheremo più o meno un paio d’ore ma noi gli promettiamo un tempo record e in solo un’ora saliamo e scendiamo. L’ingresso costa 500Lkr, la scalata è tosta in quanto i gradini del primo tratto sono abbastanza ripidi e poi cambia il coefficiente di difficoltà quando ad un certo punto ci si trova a dover arrampicarsi sulle rocce per raggiungere la cima. Claudia mi maledice ma arrivati lassù la vista è grandiosa e ripaga della fatica fatta. Fotografie a volontà. Rientriamo in hotel e salutiamo Kamal. Il costo della jeep per la giornata di oggi è stato di 10000Lkr. Ceniamo anche stasera al Green Hut (che sarebbe il nome del ristorante della nostra guesthouse) e tra un paio di birre e quattro chiacchiere con i simpatici proprietari e lo chef, lasciamo anche noi il segno del nostro passaggio sul muro. Una fetta di pizza e un ringraziamento. Luca Toni style.

DAY 4 – GIO 16/08/18 – SIGIRYA ROCK e UPPUVELI

Stamattina il mio amico chef, mannaggia a lui, mi convince a provare l’ebbrezza della colazione cingalese: rice noodles e curry più una scodella di un composto formato da coconut, cipolla, lime e chilly. Può piacere. Raggiungiamo a piedi l’ingresso di Lion’s Rock percorrendo una strada sterrata nella giungla per quindici minuti. L’ingresso al sito è il più caro in assoluto: 4830Lkr (30$) ciascuno. Sono le 8.30, entriamo ed iniziamo a salire gli scalini che portano alla sommità della roccaforte, simbolo dello Sri Lanka. Una raccomandazione: non fate fotografie o video nell’area della caverna sacra. Io avevo la GoPro accesa che per sbaglio stava registrando e quasi mi volevano arrestare. Aaaah, beata corruzione: 10$, e via. I visitatori sono moltissimi in questo che è probabilmente il sito più noto e turistico dello Sri Lanka; è davvero consigliato quindi andarci alla mattina prima possibile per evitare la calca. Dalla sommità, la vista sulla giungla circostante è immensa ed è davvero incredibile pensare che una volta questa, era la sede del palazzo di un re. Torniamo al Sinhagiri Villa ripercorrendo la strada di prima che nel frattempo si è popolata di venditori ambulanti di cibo. Facciamo il check-out, salutiamo gli hosts e lo chef e prendiamo un tuk-tuk che per 400Lkr ci lascia alla fermata di autobus della Inuwamela Junction da dove in teoria dovrebbe passare un autobus per Trincomalee. Si va al mare gente!!! … forse …

Aspettiamo l’autobus sotto il sole con i nostri zaini appoggiati ad un palo, unico segno della possibile presenza di fermata. Passano diversi autobus, uno peggio dell’altro, ma il nostro sembra non arrivare mai. Alla fine, dopo circa 40 minuti, arriva … sgangherato e stracolmo di gente! Saliamo in qualche modo sul bus, o meglio, sui gradini della porta davanti pagando il ticket di 152Lkr e tempo zero, sfioriamo il frontale con una mucca che aveva deciso ingenuamente di attraversare la strada durante il triplo sorpasso carpiato tentato dal nostro autista. Chiaramente sotto effetto di stupefacenti, o di alcool. Non aveva uno sguardo per nulla rassicurante. Poco dopo aver visto la morte della mucca in faccia, sosta generale di venti minuti per il pranzo. Scendono tutti a rifocillarsi. L’autobus arriva da Colombo. Alla ripartenza ci mettiamo in fondo in condizioni non umane rispetto ai nostri standard occidentali ma qui nessuno se ne preoccupa. La gente sale e scende al volo, si passa gli zaini a vicenda per guadagnare il minimo spazio vitale. Io, il più alto ed ingombrante sul bus, e Claudia l’unica con capelli biondi, non riusciamo a non dare nell’occhio. I locals ci osservano, probabilmente si chiedono che cavolo ci facciamo su quell’autobus rosso coi copertoni consumati forse bucati, e ci sorridono. Questo viaggio è un’esperienza … mistica! Non sarà l’ultima. Dopo tre o quattro interminabili ore in piedi, arriviamo finalmente alla Central Bus Station di Trincomalee. Saliamo sul primo tuk-tuk (200 Lkr) che ci porta ad Uppuveli Beach dove trascorreremo le prossime 3 notti al Liyonaa Beach Hotel. Partiti da Sigirya a mezzogiorno, arrivati alle 16. Molliamo gli zaini in camera e ci fiondiamo in spiaggia per goderci le ultime ore di luce della giornata. La spiaggia dirimpettaia al nostro hotel non è il massimo: un po’ sporca e piena di barchette di pescatori. Camminiamo in riva al mare per circa 1km verso nord finché arriviamo al primo beach bar carino (uno degli unici 3 presenti su tutta la spiaggia di Uppuveli praticamente). Ci facciamo una Lion beer a testa qui al Coconut Beach Lodge e poi un’altra con qualche stuzzichino al beach bar poco più avanti, il Fernando’s. Il turismo occidentale alla fine in qualche modo arriva, tra peripezie con i mezzi pubblici o comodi viaggi privati in automobile, e si ritrova così: al bar, a bere, a bere al bar. Con il mare davanti agli occhi, torce accese e la sabbia sotto i piedi. Insomma: viva la vida! Per decidere dove cenare, esploriamo Sarvodaya Road. Qui c’è abbastanza scelta, e non eravamo abituati dato che le prime serate cingalesi le abbiamo passate tutte nei ristoranti delle nostre guesthouse disperse nella giungla. Ci fermiamo al Ceylon Seafood Cafè e poi rientriamo in hotel contrattando un tuk-tuk (200 Lkr).

DAY 5 – VEN 17/08/18 – UPPUVELI

I primi giorni sono stati conditi da una ricca dose di emozioni, quindi oggi day off al 100%. Rimaniamo ad Uppuveli Beach andando a spiaggiarci appena oltre il Fernando’s. Passiamo la giornata alternando bagni e ozio sotto le palme, tentando d’ignorare l’impietosa statistica sulle vittime da noce di cocco in testa. Da non sottovalutare. Nel tardo pomeriggio torniamo al Lyonaa dove mi aspetta Mari, uno dei ragazzi che lavora li, e che essendo un basket taro come me, mi ha invitato ad andare a giocare insieme a lui e i suoi amici. Salgo sulla sua moto, lasciando Claudia a riposare in camera, e andiamo al playground illuminato (!!!) di Trinco. Ovviamente mi ritrovo ad essere l’ospite della serata, quindi galvanizzato cerco di dimostrare il mio incredibiiileee taaalento prendendo un sacco di tiri e … sbagliandoli tutti. No dai, qualcuna è anche entrata. L’esperienza con questi ragazzi è di quelle che rimarranno per sempre scolpite nella memoria, non posso non immortalare il momento con una foto ricordo. Torniamo giusto in tempo per la cena in spiaggia organizzata dal proprietario dell’hotel: tonno, seppie, gamberi, granchio e chi più ne ha più ne metta. La cena era per due ma il cibo era per quattro. Claudia cerca anche di sfamare un paio di cani randagi che giravano li intorno al tavolo in attesa di qualche avanzo, ma l’idea non risulterà molto brillante.

DAY 6 – SAB 18/08/18 – PIGEON ISLAND e UPPUVELI

Dopo il cazzeggio di ieri, oggi compensiamo con due escursioni organizzate tramite il nostro hotel. La prima è il Whale and Dolphin Watching, prezzo 2000Lkr a testa. Prima di comprare l’escursione, a mia precisa domanda sulle probabilità di vedere gli uni e gli altri, mi viene detto un, secondo me, molto ottimistico: 100% dolphins, 50% whales. Vabbè, decidiamo di farla comunque e senza grandi aspettative ci svegliamo all’alba per uscire in mare aperto con la barchetta. Partiamo alle 6 proprio di fronte all’hotel, le barchette di pescatori che trasportano turisti come noi sono tantissime. Quasi subito vediamo gruppi di delfini, all’improvviso i pescatori cingalesi sembrano aver avvistato una balena, e cavolo proprio di una balena si tratta. Vederla, forse anche per le basse aspettative, ci sorprende ed emoziona tantissimo. Riusciamo a vederla o a vederle, non si capisce se è una o diverse, anche altre due tre volte, una delle quali a pochissimi metri dalla nostra barca. Super. Rientriamo in hotel verso le 7.45 e quando confermiamo al proprietario di aver avvistato anche le balene, lui stesso sembra sorpreso, indice che forse il 50% citato sopra era un po’ sovrastimato. Tempo di far colazione e poi ripartiamo subito con un tuk-tuk per la seconda escursione: Pigeon Island (3500 lkr a testa comprese pinne e maschera). Il tuk-tuk ci lascia al Coconut Beach Lodge dove paghiamo e ci danno l’attrezzatura per lo snorkeling. Da li, sempre con una barchettina, partiamo alla volta dell’isola dove arriviamo circa alle 11 dopo un’ora di navigazione. Arrivando a mattino inoltrato, l’isola è piuttosto caotica, soprattutto nel versante opposto a quello dove si attracca con le barche. Facciamo un bel po’ di snorkeling con la suspance e la speranza di veder comparire da un momento all’altro qualche piccolo squalo o delle tartarughe marine. Purtroppo, stavolta non abbiamo la stessa fortuna avuta con le balene, ed oltre qualche bel pesce colorato, non vediamo null’altro. Il sole scotta tantissimo e le zone per ripararsi non sono molte. Verso l’una quindi decidiamo di tornare sulla terraferma. Il problema è capire come fare a tornare: non c’è ordine, la gente va e viene apparentemente a casaccio, il barcaiolo dell’andata non c’è e non ci aveva dato indicazioni chiare, quindi boh … impieghiamo un attimo a capire a chi chiedere ma poi in qualche modo riusciamo a farci intendere e a salire su un’altra barchetta. Rientriamo al Coconut Beach Lodge che sono le 14. Pranziamo lì e passiamo il resto del pomeriggio in spiaggia e poi al Fernando’s per aperitivo. Per cena torniamo in Sarvodaya Road dove ci lasciamo sedurre dal Trinco Lanka. Qui succede l’incredibile: prima, ritroviamo al tavolo accanto al nostro una simpatica coppia che avevamo conosciuto qualche giorno prima scalando Pidurangala Rock, poi appena questa coppia se ne va, arriva e siede allo stesso tavolino il mio collega Cesare e la sua ragazza. Carrambata!!! Ci becchiamo li totalmente per caso, non sapendo l’uno dell’altro, quindi condividiamo le nostre avventure e disavventure di questo viaggio. Incredibile quanto sia piccolo il mondo. Terminata l’ottima cena e la condivisione delle sfighe, rientriamo in hotel con un tuk-tuk (250 Lkr).

DAY 7 – DOM 19/08/18 – DAMBULLA e KANDY

Dopo tre notti a Uppuveli, sosta più lunga del viaggio, si riparte: destinazione Kandy. Dopo il trauma dell’ultimo autobus, optiamo per fare questo spostamento abbastanza lungo con un autista privato in modo da poter far sosta lungo il tragitto anche a Dambulla. Partiamo alle 9.45 circa con Esala, alias Alan di Una Notte da Leoni, ossia l’autista a cui mi ero appoggiato per il giorno 1. Stavolta è lui in persona che ci scarrozza. Arriviamo a Dambulla dopo un paio d’ore comprensive di un rapido e forzato stop per superamento della velocità consentita (really?!) ad uno dei tanti posti di blocco della polizia. Esala se la cava elegantemente: mazzettina tattica senza troppo tergiversare e via andare. Eh oh ragazzi, funziona così qua. A Dambulla visitiamo prima il Golden Temple caratterizzato da una grande statua d’oro del Buddha, dove però non entriamo. Poi il Cave Temple (1500Lkr) costituito da cinque grotte contenenti circa 150 statue di Buddha e dipinti. Dal tempio, si ha anche una superba vista della campagna circostante. Per visitare le grotte ci abbiamo impiegato circa un’ora considerando tutte le svariate fotografie del caso. Nel parcheggio del Cave Temple, ci rifocilliamo con un po’ di coconut roti sia plain (naturali) che fritti. Dopodichè riprendiamo la marcia fino a Kandy dove arriviamo attorno alle 16. La nostra guesthouse si chiama Garden Rest, situata in una zona tranquilla della caotica città. Salutiamo Esala e gli lasciamo il compenso pattuito (13000Lkr). Riposiamo un po’, non tanto, ed usciamo in cerca di un posto per la tanto attesa parata nota con il nome di Kandy Esala Perahera, la festa buddista forse più importante d’Asia che ha lo scopo di onorare il sacro dente del Buddha conservato nel tempio del sacro dente e che consiste in un’animatissima, coloratissima e sentitissima parata di danzatori, suonatori ed elefanti. Tale corteo si ripete ogni sera per dieci giorni di fila nel mese di agosto ed ogni sera il corteo si allunga sempre più raggiungendo l’apice durante l’ultima serata. Ci addentriamo nelle caotiche vie del centro di Kandy che sono da poco passate le 17 ed intuiamo subito il percorso della parata. La gente stipata per terra sui lati delle strade in attesa dell’evento è già tantissima. Anche noi riusciamo a non farci abbindolare da coloro che offrono posti a sedere a pagamento tipicamente all’interno di negozi improvvisati spalti, e a trovare posto per terra a fianco di un paio di famiglie cinga. Siamo in via Senanayake Veediya. La gente inganna l’attesa comprando giocattoli per bambini dai venditori ambulanti che passano ripetutamente e mangiando provviste portate da casa. La cosa che mi ha colpito è la loro propensione a condividere il cibo con sconosciuti come noi. I bimbi a fianco a noi ci offrono biscotti e altre cose che si erano portati da casa: ci si scioglie semplicemente il cuore. Alle 19.30 la cerimonia comincia ed è veramente indescrivibile a parole. Musiche, balli, bandiere, strumenti musicali, fantastici costumi. Sono anche in una buonissima posizione per fare ottime fotografie. Unica nota stonata e discutibile: i poveri elefanti con le zampe incatenate allo scopo di farli camminare a passo di marcia. La parata dura circa due ore, terminate le quali mangiamo qualcosa di veloce e facciamo rientro alla guesthouse in tuk-tuk (250 Lkr).

DAY 8 – LUN 20/08/18 – KANDY

La prima tappa di giornata è il Peradenya Botanical Garden dove arriviamo con un tuk-tuk (400 Lkr). L’ingresso al parco costa 1500Lkr. Ci aggiriamo tra il verde per due o tre ore, l’atmosfera è piuttosto rilassante, tutto l’opposto del centro di Kandy. Un altro tuk-tuk (400 Lkr) ci riconduce in mezzo al caos del Kandy Market, da dove superando una marea di taxisti, raggiungiamo a piedi il Tempio del Sacro Dente (ticket 1500 Lkr). Ancora una volta scalzi, visitiamo questo importantissimo luogo di culto buddista dopodiché circumnavighiamo a piedi il Kandy Lake, laghetto cittadino dalle origini misteriose e habitat di creature spaventose, enormi lucertoloni con la pancia piena (avevano appena mangiato evidentemente.. si, ma cosa?!) e amanti della tintarella. Trattasi di: water monitor, lucertola seconda per grandezza solo al drago di Komodo. Inquietante, non leggete su wikipedia quelle che sono le sue skills. Essendo ormai metà pomeriggio, quindi troppo tardi per tornare in hotel a riposare un attimo e troppo presto per prendere posto per terra in attesa della parata serale, ci buttiamo dentro un KFC per rifocillarci e poi al Coffee Walk a fianco per un caffè e meritato relax. Facciamo poi due passi nel centro commerciale attiguo, e dopo aver cambiato qualche rupia in una delle banche all’interno, usciamo di nuovo tra la folla ed iniziamo a cercare un buon posto per assistere all’evento. Ebbene si, anche stasera Kandy Esala Perahera. Stavolta però non restiamo per tutto il corteo, verso la metà ci facciamo largo a fatica tra la folla e riusciamo ad uscire dal tragitto della parata. Rientriamo in hotel in tuk-tuk (200 Lkr) non prima di aver assaggiato qualche dolcetto a caso. Anticipiamo il check-out alla sera in quanto la mattina vogliamo andare via prima dell’inizio della colazione per raggiungere la stazione dei treni prestissimo. Illusi.

DAY 9 – MAR 21/08/18 – KANDY to NUWARA ELIYA

La sveglia suona alle 5.30. Zaino in spalla, riparte Pechino Express! Lasciamo la guesthouse saltando a malincuore la colazione, e ci facciamo lasciare in stazione da un tuk-tuk (200 Lkr). Sono le 6 e ancora non c’è nessuno. I biglietti di seconda classe sono in vendita solo dalle 7.30. Il treno per Nuwara Eliya è previsto per le 8.40. Per ingannare l’attesa, ci sediamo in un piccolo “bar” nel piazzale della stazione e facciamo colazione. La situazione sembra tranquilla ma dalle 7 in poi inizia ad arrivare gente, quindi rientriamo e ci mettiamo in coda in terza posizione. Il biglietto di seconda classe per Nuwara Eliya ci costa 180Lkr a testa, poco meno di 1€. Appena fatto il biglietto ci rendiamo conto che essere arrivati presto è stato del tutto inutile. Infatti i biglietti acquistati non danno diritto ad un posto a sedere. Neanche per idea. Anche il dubbio che avevamo riguardo alla possibilità che finissero i biglietti di seconda classe, si rivela superfluo in quanto la vendita ininterrotta dei biglietti di terza classe fa si che la gente salga sul treno incurante della distinzione tra carrozze di seconda o terza classe. Anche perché non c’è nessun controllo. Di fatto, gente con biglietti di seconda classe si ritroverà in terza e viceversa. Sulle banchine (si sale sul treno da ambo i lati dato che tutte le porte rimangono sempre aperte) infatti un marea di turisti e zaini in attesa di vivere l’emozionante e tanto ambito viaggio in treno, uno degli highlights di una vacanza in Sri Lanka. Ci si aspetta quantomeno che il treno arrivi vuoto e per poi giocarsi il posto lottando per salire … macché: il treno arriva un po’ in ritardo ma soprattutto già pieno di locali. La lotta per salire avviene lo stesso, ma non per prendere posto bensì per non rimanere a terra e non perdere lo zaino. Riesco a salire e ad infilarmi nel corridoio tra i sedili di un vagone, Claudia sale un po’ dopo di me e rimane all’inizio del vagone proprio di fronte alla porta del bagno dove giace sdraiato un ubriacone. In particolare per lei, saranno 5 ore di divertimento …. Inutile dire che dei panorami e degli scorci tanto attesi, non riusciamo a vedere nulla. Le 5 ore di viaggio infinito, passano così: schiacciati uno contro l’altro, in piedi, con venditori ambulanti che incessantemente percorrono i vagoni facendosi largo non si sa come tra gli spazi inesistenti. E la gente seduta che dorme, mangia, va alla toilette, rimangia, ridorme e ritorna alla toilette. In continuazione. Arriviamo a Nanu Oya (stazione più vicina a Nuwara Eliya, 9 km circa) abbastanza stremati, un po’ sconvolti ed un po’ nervosi, bisogna ammetterlo. D’altronde, la discrepanza tra aspettativa e realtà qui è stata notevole. Saliamo su un taxi a caso che per 500Lkr ci porta alla nostra guesthouse “Travellers Nest Inn” leggermente fuori dal centro, un po’ in collina. Temiamo che le sventure del giorno non siano finite quando l’autista ci dice che si deve necessariamente fermare poco prima della guesthouse in quanto la strada è crollata nei giorni precedenti e non può quindi raggiungerla in auto. Paghiamo, scendiamo, ci guardiamo intorno perplessi su dove dirigerci, ma poi finalmente a pochi metri individuiamo un cartello che indica la nostra meta. Meno male.

La giornata svolta all’improvviso perché ad accoglierci c’è Ruxan, un ragazzino di 13 anni che parla un ottimo inglese e che vive li con la sua famiglia. E’ lui che ci fa gli onori di casa mentre la mamma che evidentemente parla inglese a stento, ci prepara un tè caldo di benvenuto con i biscotti al cocco. Un toccasana dopo una giornata del genere e soprattutto per la temperatura (fredda) che c’è in casa. Forse non l’ho detto, Nuwara Eliya è a 2000m sul livello del mare. Siamo praticamente nel cuore della Hill Country, la regione centrale delle montagne, delle cascate e delle piantagioni di tè. La tenerezza di Ruxan e della madre ci ridanno morale per il resto della giornata. Così dopo il tè e dopo una mezz’oretta di riposo, Ruxan e suo papà con la jeep (anche lui non parla inglese) ci portano ad esplorare un po’ la zona. In primis andiamo alle Ramboda Falls, in entrambi i punti d’osservazione. Il primo si raggiunge pagando il ticket di 50Lkr e salendo per 10/15 minuti tra sentieri e scalini. Ruxan sale in infradito e ad un ritmo praticamente insostenibile. Il secondo punto d’osservazione invece è a un paio di chilometri di distanza e si raggiunge passando per un hotel-ristorante, non servono biglietti qui. Successivamente sostiamo in una piazzola da dove la vista su tutta l’area circostante è meravigliosa. Andiamo poi a visitare una fabbrica di tè, la Blue Field Tea Estate, dove facciamo una visita guidata di circa 10 minuti con offerta libera comprensiva di un tè nello shop adiacente. Nel negozio non manchiamo di comprare qualche tè da portare in Italia. Ruxan ci chiede se vogliamo visitare anche un’altra fabbrica lungo la strada ma ormai è tardo pomeriggio e siamo veramente stanchi quindi optiamo per il rientro a casa, dove ceniamo con un classico chicken rice and curry preparato dalla mamma del nostro giovane amico.

DAY 10 – MER 22/08/18 – NUWARA ELIYA

Stanotte abbiamo dormito imbacuccati. Il freddo è pungente. Levataccia e partenza alle 5.30 con la jeep del papà di Ruxan. Siamo diretti ad Horton Plains. Dopo un’ora e mezza di viaggio tra le nebbiose colline e montagne, raggiungiamo l’ingresso del parco nazionale. L’entrata ci costa circa 7300Lkr, inclusi nel prezzo ci sono diversi elementi: biglietto del parco, entrata della jeep con accompagnatore, tasse e forse altro. Bisogna ammettere che qui si fanno pagare abbastanza gli amici cingalesi. Arrivare con un tuk-tuk è anche possibile ma sconsigliato: è una strada di montagna e fa freddo. Lungo la strada, sbiadite nella nebbia, si scorgono in lontananza le sagome di tanti cervi. La nebbia delle prime ore mattutine velocemente si dirada lasciando spazio al sole, anche oggi siamo quindi fortunati sotto questo punto di vista. Partiamo per il nostro giro alle 7.30 circa, Ruxan e il padre ci aspettano nel parcheggio. Il giro di Horton Plains consiste in un circuito di circa 5-6 km che si può compiere indifferentemente in senso orario o antiorario. Nel primo caso, s’incontra dapprima il viewpoint noto come Little World’s End, poi il vero e proprio World’s End ed infine la Baker’s Fall. Nel secondo caso, ovviamente, si arriva prima alle cascate e poi ai punti panoramici. Noi optiamo per il giro in senso orario che terminiamo dopo circa 3 ore di camminata, condita da vari stop fotografici o per ammirare il paesaggio. Terminato il giro, ci rifocilliamo nel bar con diverse fette di torta, una sorta di melonpan, una briosche con marmellata, acqua e coca cola, il tutto a soli 780Lkr. Risaliamo sulla jeep e torniamo alla guesthouse dove saldiamo il conto del trasporto di ieri (4000Lkr) e oggi (4500Lkr). Dato che abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione, scendiamo in città a piedi fermandoci a mangiare in un Pizza Hut di strada. Entriamo al Victoria Park dove cerco senza successo di spacciarmi per un local al fine di pagare la loro tariffa (20 Lkr) anziché quella degli stranieri (300Lkr). Il parco è carino con tanti ragazzi e ragazze che giocano, cantano e ballano. Proseguiamo il giro a piedi fino al Lake Gregory dove rimaniamo allibiti da quanto faccia schifo in termini di sporcizia la zona di lago a libero accesso a tutti rispetto alla pulizia della zona accessibile a pagamento. Un vero peccato. Torniamo nel centro di questa mini cittadina, che al tempo dei pionieri britannici era soprannominata “Little England”, e facciamo una mini spesa per il viaggio in treno dell’indomani. Dopodiché ci fermiamo a bere un paio di birre al The Pub, dove oltre alle birre finiamo anche per cenare. Rientriamo verso la guesthouse, che raggiungiamo solo grazie alla torcia del telefonino senza la quale sarebbe stato particolarmente complicato indovinare il cottage giusto.

DAY 11 – GIO 23/08/18 – NUWARA ELIYA to ELLA

Salutiamo la mamma di Ruxan e il nostro piccolo amico che prima di lasciarci ci dà un saggio delle sue doti anche alla guida del tuk-tuk. Ricordo che ha soli 13 anni. Un altro tuk-tuk (700 Lkr) ci porta alla stazione di Nanu Oya dove compriamo biglietti stavolta di terza classe (60Lkr) per Ella, prossima destinazione. Il treno arriva puntuale alle 9.35. Si tratta di un cosiddetto “mixed train” ossia un treno misto passeggeri e merci. Di fatto i vagoni passeggeri sono solamente 3 o 4 di cui uno di terza classe e gli altri di seconda. Fortunatamente c’è gente ma non la folla indemoniata di due giorni fa a Kandy. Riusciamo a salire quasi in maniera composta ed anche a trovar posto a sedere di fronte ad una loquace famiglia malese con cui ci intratteniamo per le circa 4 ore di viaggio che ci portano alla meta. La situazione è molto più tranquilla e godibile rispetto al treno di pochi giorni fa. Riusciamo a scattare foto e metter la testa fuori dal finestrino per goderci il panorama. Il tratto più scenografico è quello nella prima parte di viaggio, e quello nella zona di Haputale, cittadina in cui mi sarebbe piaciuto fermarmi ma sarebbero serviti un paio di giorni in più a disposizione. Piantagioni di tè, valli e cascate a ripetizione. Tutto molto bello. Arriviamo alla stazione di Ella alle 13.30. Cerchiamo la nostra guesthouse che naturalmente si trova nascosta lungo una strada in salita in mezzo alle piantagioni. Finalmente troviamo lo stabile che dovrebbe ospitarci, ma ci guardiamo perplessi dato che sembra tutto in costruzione. Ci vede e ci viene incontro Isham, il sorridente ragazzo che gestisce il “Royal Vantage”, due camere, a 50 metri dall’abitazione della sua famiglia. Ancora una volta, tè con biscotti di benvenuto, un po’ di riposo e poi usciamo in esplorazione. Prima però, menzione particolare e saluto, alla vacca che pascolando liberamente, come d’abitudine qui in Sri Lanka, ci bussa alla porta della stanza con nostro comprensibile stupore. Scendiamo sui binari attraverso la scorciatoia indicataci dall’amico, e li seguiamo per circa mezz’ora per arrivare al Nine Arches Bridge. Camminare sui binari qui è la prassi: i treni passano molto lentamente suonando in continuazione e sono pochi al giorno; inoltre rappresentano una comoda scorciatoia. Appena prima del ponte, dobbiamo necessariamente passare in un tunnel di circa 200 metri completamente buio ed infestato da pipistrelli. Claudia lo percorre correndo in presa al panico. Io rido. Il ponte richiama molto visitatori ed in effetti è una costruzione molto bella, tanto da rimanere per circa un’ora ad attendere il passaggio del treno previsto attorno alle 16 ma che in realtà passerà alle 16.45. Percorrendo i binari in senso inverso, rientriamo alla guesthouse sotto la pioggia che inizia a scendere e a farsi più insistente. Ci avviamo a piedi verso il centro per cenare, ma la pioggia battente non sembra voler cessare, quindi fermiamo al volo un tuk-tuk che per 200Lkr ci lascia lungo la via principale di Ella, ricca di ristoranti e bar interessanti. Piove fortissimo quindi entriamo di getto al Cafè Chill un risto bar enorme e pieno zeppo di viaggiatori. Atmosfera cool, cena ottima. Fortunatamente smette anche di piovere quindi possiamo rientrare a piedi.

DAY 12 – VEN 24/08/18 – ELLA

Il menù del giorno propone la scalata ad Ella’s Rock. Colazione grandiosa preparata da Isham e mamma: egg hoppers, coconut roti, frutta, toast con marmellata, caffè. Siamo carichi e alle 8.15 partiamo per raggiungere la vetta di questo luogo il cui nome mi fa sognare di essere Frodo nel Signore degli Anelli. Il percorso giusto per salire ad Ella’s Rock, è stata una delle cose che più mi ha incasinato il cervello in fase di preparazione. Se ne leggono tante, forse troppe sui blog: cartelli con indicazioni appositamente errate in modo da farti perdere e spingerti a chiedere aiuto ad una guida locale per accompagnarti su, ovviamente a pagamento. Insomma, navigando sul web mi ero fatto un’idea un po’ confusa ma al contempo mi ero fatto una certa idea del percorso corretto da seguire. Qui scrivo le indicazioni che ho seguito io e che mi hanno portato in cima, senza troppe difficoltà se non mi fossi fatto prendere dai dubbi derivati dalle troppe cose lette. Per prima cosa, bisogna mettersi sui binari e procedere in direzione opposta a quella per il Nine Arches Bridge. Una volta raggiunta la stazione di Kithalella, occorre prendere il sentiero a sinistra poco prima del cartello indicante “speed limit 15 Km/h” ed in prossimità del segnale “Km 166 ¼”. Preso il sentiero, poco più avanti si attraversa un ponticello sul fiume e si arriva in una piantagione di tè. Si va a sinistra un po’ in salita nella piantagione fino a raggiungere al termine della stessa un chiosco di cocco e bevande. Da li è poi impossibile sbagliare, si segue il sentiero sterrato in mezzo ad arbusti ed alberi e poi dopo un breve tratto in falsopiano dal quale si scorge già una bellissima vista sulla vallata, si inizia la salita più tosta che impiega circa una ventina di minuti, salvo soste per rifiatare. Poi siete praticamente arrivati. I punti più dubbiosi sono, almeno per me lo son stati, il sentiero giusto da prendere dai binari e nella piantagione di tè in quale direzione andare. Quando tornerete giù vi sembrerà facilissimo. Arrivati in cima alla roccia, si apre una vista eccezionale delle hills e della valle. Fotografie e cocco per ripigliarsi un attimo, poi seguiamo un sentiero che ci era stato consigliato dalla coppia di italiani incontrati a Pidurangala, conosciuto da pochi e che conduce ad un Buddha nella roccia e ad un altro bellissimo viewpoint. Rientriamo dal trekking a Ella’s Rock alle 12.30, quindi circa 4 ore totali. Pranziamo in centro all’ Ella Coffe Avenue e poi rientriamo in camera a riposare data la stanchezza e dato che ha cominciato a piovere. Isham ci porta un tè con biscotti che ci beviamo sul terrazzino della camera osservando la pioggia. Tutto molto nostalgico e romantico, tutto molto British. Terminata la pioggia, chiediamo a Isham di portarci in tuk-tuk a vedere le Ravana Falls, dove purtroppo non possiamo fare il bagno dato che l’acqua è completamente marrone a causa della pioggia che rende le cascate piene di fango e detriti. Anche stasera ceniamo in centro al 360° Ella, altro locale grande e cool, dove gustiamo gli ennesimi roti oltre a sri lankan rice and curry e chicken kottu roti. La Lonely parlava di Ella come la cittadina preferita da tutti nella Hills Country ed in effetti non si può darle torto: l’atmosfera è molto particolare, come se tutti i viaggiatori nel Paese si ritrovino ad un certo punto inevitabilmente qui per rallentare un po’ il passo o comunque entrare in sintonia con la forza della natura durante il giorno e condividere avventure nei cafè-bar-restaurant la sera. Difficile rendere la sensazione a parole.

DAY 13 – SAB 25/08/18 – ELLA e GALLE

Il feeling con Ella però lo dobbiamo salutare presto. Il viaggio continua ed oggi è un’altra giornata di trasferimento. Prima però abbiamo tempo per un ultimo trekking, verso il Little Adam’s Peak. Dopo la colazione replica di ieri, ci dirigiamo a piedi verso la meta. Passiamo per il centro e poi in mezzo alle piantagioni di tè. Rispetto a ieri, quella di oggi è una camminata molto più easy, che in circa un’ora ci porta in vetta al picco. Il Little Adam’s Peak fronteggia Ella’s Rock, ed anche da qui la vista è strepitosa. Per le 10 siamo già di ritorno, eravamo partiti a 7.30. Consigliato andare di buon mattino per godere di una maggiore calma lassù in cima. Recuperiamo gli zaini e salutiamo Isham, anche lui gentilissimo host. A piedi andiamo a bere qualcosa al Cafè One Love, in Ella Station Road, dove abbiamo appuntamento per le 11.45 con il driver di oggi. La prossima meta è Galle! Anche stavolta abbiamo optato per un driver privato per due motivi: distanza e tempo. Il driver l’abbiamo concordato ancora una volta tramite Esala, che non potendo fare la tratta personalmente (fuori rotta per lui), ci manda un suo collaboratore o conoscente … boh (vedi giorno 1). Guida e ha la macchina quindi a posto. Prezzo 13000Lkr. La sera prima avevo provato a sondare i prezzi con gli autisti appostati fuori dai ristoranti di Ella e le tariffe erano praticamente uguali. Lungo i 220Km circa che ci separano da Galle, sostiamo a pranzo in un ristorante a caso a Tangalle Beach dove rincontriamo l’oceano, ben più agitato rispetto alle calme acque di Uppuveli. Arriviamo a Galle alle 18, dove lasciamo i bagagli al “Knight Inn”, la guesthouse che ci ospiterà per le prossime 2 notti, ed usciamo a cena allo Spoon’s, quattro tavoli dentro un locale minuscolo open space situato in Pedlar Street, via principale all’interno del Galle Dutch Fort e via in cui si trova la quasi totalità delle opzioni dining nel forte.

DAY 14 – DOM 26/08/18 – UNAWATUNA

Oggi scegliamo di non visitar nulla e fermarci un po’. L’oceano è troppo vicino per non goderselo almeno un’altra giornata. Quindi, dopo colazione, andiamo alla stazione dei treni per dare un’occhiata agli orari delle partenze per Colombo, poi con un tuk-tuk (500Lkr) raggiungiamo la vicina Unawatuna Beach, a circa 6 Km dal Galle Fort.

La spiaggia è ampia e volendo si potrebbero fare diversi sport acquatici oppure escursioni a piccole baie vicine. Sono tentato chiaramente ma prevale (di poco) la voglia di non far nulla. Sole, spiaggia, mare e basta. Le onde dell’oceano sono gagliarde e tuffarsi in mezzo a corpo libero, risulta comunque parecchio divertente. Il fenomeno più incredibile da osservare è il manifesto della diversità tra culture: noi Occidentali preferiamo non metterci con il telo mare troppo attaccati l’uno all’altro quindi tutta l’ampia parte centrale della spiaggia risulta abbastanza vuota con qualche turista qua e là ma niente di invivibile, anzi. Loro invece, gli amici cinga, si accalcano volutamente ai due estremi della spiaggia in un modo che sembrerebbe assolutamente senza senso dato lo spazio da sfruttare. Eppure a loro piace così, e piace anche fare il bagno vestiti … Il mio mindset rimane turbato, ma poco importa. E’ un fenomeno sociale che andrebbe approfondito. Ma anche questa è un’altra storia.

Cotti a puntino, rientriamo verso Galle con un altro tuk-tuk (500 Lkr). Ci facciamo lasciare al Dutch Market, appena fuori dal forte. Da qui, a piedi, rientriamo nel forte e passeggiamo lungo i bastioni della fortezza ammirando uno splendido tramonto sul mare. Ceniamo di nuovo in Pedlar Street, al Pedlar’s Inn Cafè.

DAY 15 – LUN 27/08/18 – GALLE e COLOMBO

Circumnavighiamo il forte sotto il sole già cocente del mattino. La camminata sulle mura ci porta a gran parte degli highlights di Galle: iniziamo il tour dal Dutch Hospital, per poi incontrare il Lighthouse e la Meeran Mosque. Proseguiamo verso il Flag Rock, Triton Bastion, Star Bastion ed arriviamo alla Clock Tower e al Main Gate dai quali si ha una veduta della città di Galle all’esterno delle mura e del Galle International Cricket Stadium. Completato il giro, torniamo al Dutch Hospital per un messaggio ayurvedico presso una delle numerose spa del forte.

Comprati gli ultimi souvenir e fatto il check-out, ci dirigiamo in tuk-tuk (150Lkr) verso la stazione da dove prenderemo il treno per Colombo. Saliamo sul penultimo treno di giornata, in partenza alle 14.45, con un biglietto di seconda classe per Colombo Fort. La situazione stavolta non è invivibile come nella prima esperienza ferroviaria, tuttavia neanche troppo agevole. Il treno, strano ma vero, è pieno. Riusciamo a prendere posto sui gradini di una porta d’ingresso e li passiamo le quasi 3 ore di viaggio. Purtroppo però non siamo sul lato più panoramico del vagone, ossia quello affacciato sull’oceano.

Arriviamo a Colombo Fort alle 17.30, scesi dal treno ci troviamo immersi in mezzo a un mare di esseri umani che vanno e vengono, la capitale ci offre un caldo benvenuto e non poteva essere altrimenti. Saliamo su un tuk-tuk (500 Lkr) che a prezzo un po’ alto secondo me ci porta al Cinnamon Red Colombo, hotel con rooftop bar e piscina all’ultimo piano. Per l’ultima notte, ci siamo concessi di eccedere un po’ il nostro budget. Lussuria.

Tempo di sistemare gli zaini in camera, e saliamo all’ultimo piano per fare un bagno rigenerante in piscina e godere delle luci della sera di Colombo. Per cena, andiamo al The Mango Tree, ristorante indiano proprio sotto l’hotel. Dopodiché, rientriamo e risaliamo un’altra volta all’ultimo piano a bere un drink in quello che ci dicono essere il rooftop bar più alto della città.

DAY 16 – MAR 28/8/18 – COLOMBO

L’ultimo giorno di viaggio è ormai giunto e l’abbiamo riservato alla visita della capitale di questo incredibile paese. Come tutte le altre, anche questa sarà una giornata intensa. Partiamo lasciando gli zaini nella hall dell’hotel e chiamando un uber tuk-tuk. Uber è molto diffuso nella capitale e devo dire anche molto comodo, con tariffe anche oneste. Il three-weeler chiamato tramite app arriva in meno di 2 minuti. La tariffa è di 233 Lkr, la metà di quanto speso ieri dalla stazione per fare la metà della strada. Insomma ieri ci hanno stoccato, confermo.

Ci facciamo lasciare al tempio induista Shri Ponnambalawaneswaram Kovil, tempio a pianta chiusa unico nel suo genere. Entriamo rigorosamente scalzi e subito dopo l’ingresso, notiamo una vacca davvero enorme spiaggiata in una specie di stalla a fianco del tempio. L’interno è molto mistico con gente raccolta in preghiera di fronte alle statue degli dei induisti. A breve distanza da questo tempio, visitiamo la St. Anthony’s Church, chiesa cattolica. Entriamo con l’ingenua idea di trovarci dentro qualcosa di più riconducibile ai nostri modi di esercitare la fede, in realtà rimaniamo sbalorditi dalla numerosità di persone all’interno e dalla devozione che traspare. Fedeli che percorrono in genuflessione tutta la navata della chiesa fino all’altare, giusto per fare un esempio. Usciamo e proseguiamo questo viaggio nelle religioni giungendo ad un altro tempio induista, il Sri Kathirvelayutha e poi alla Red Masjid, una moschea bellissima di colore rosso e bianco. Io entro a visitarla un po’ meglio mentre Claudia è costretta ad aspettarmi fuori in quanto l’ingresso è vietato alle donne.

Questo susseguirsi di luoghi di culto appartenenti a religioni differenti, evidenzia la biodiversità di etnie presenti in generale in terra singalese e Colombo sembra la massima espressione di questa eterogeneità. Proseguiamo il nostro tour addentrandoci nel cuore del quartiere di Pettah, uno dei più antichi ed interessanti della città. Le vie di questo antico distretto ed in particolare la zona del Pettah Market, brulicano di persone, tuk-tuk e venditori che scalzi trasportano carretti carichi di merce all’inverosimile. In questo puzzle, ci pare di essere gli unici occidentali in circolazione. Ai banchetti degli ambulanti si trova di tutto: cibo, scarpe, zaini, vestiti, addirittura e non si capisce come, c’è un banchetto che vende coltelli di svariate dimensioni. Il caos di Pettah ci porta a rifugiarci per un break al Pettah Floating Market, che di mercato non ha nulla in realtà, infatti ci sono solo delle panche e tavolini per sedersi e qualche negozio per lo più di cibo. Sostiamo un attimo qui, poi riprendiamo a camminare passando per la bus station (incasinata come mai visto) e poi verso la zona del Fort, quartiere centrale di Colombo con vecchi edifici coloniali ristrutturati ma niente di particolarmente degno di nota. Proseguiamo quindi verso il Galle Face Green, a sud del Fort, che è il lungomare popolare della capitale, dove i locals amano passare il tempo in riva all’oceano o giocando nell’erba con gli aquiloni. Questa zona sarà destinata ad essere profondamente rivoluzionata nei prossimi anni, dati gli imponenti progetti di costruzione di edifici e grattacieli.

Iniziamo a riavvicinarci al Cinnamon facendo una tappa al Gangaramaya Temple (300Lkr), il tempio buddista con la più alta quantità di Buddha che io abbia mai visto in un unico luogo, e poi un giro rapido al Viharamahadevi Park, il più grande parco cittadino. Non ci fermiamo molto dato che la fame ormai ha preso il sopravvento quindi andiamo a mangiare all’Isso Prawn, una specie di fast food specializzato in gamberi proprio a fianco dell’hotel.

Tra una cosa e l’altro sono ormai le 4 di pomeriggio ed è meglio iniziare a dirigersi verso l’aeroporto con un certo margine d’anticipo in quanto la leggenda narra che uscire da Colombo in automobile sia veramente complesso. Recuperiamo gli zaini nella hall e saliamo sull’Uber Taxi giallo guidato da un giovane hipster singalese, che con pazienza ci porta fuori dal traffico cittadino fino all’aeroporto in circa un’ora. Tariffa 2267Lkr + 300Lkr per il pezzo di autostrada (l’hotel ci chiedeva per la navetta qualcosa come 5000Lkr).

Rieccoci qui dunque, in aeroporto, dove fin da subito questa terra ha iniziato a suo modo a stupirci. Siamo davvero arrivati alla fine di questo incredibile viaggio in lungo e in largo, ma si sa che ogni avventura meravigliosa ha un inizio ed una fine … l’aereo che, passando per un breve scalo di 2 ore a Doha, ci attende per riportarci a casa … e noi già attendiamo il prossimo aereo che ci catapulterà nella prossima avventura.

Aayu-bowan Sri Lanka



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