Sri Lanka a Natale
Siamo tornati da un viaggio fai da te a dicembre in Sri Lanka e, in aggiunta a tutte le bellezze ambientali e culturali doverosamente già emerse nei vari commenti, vorrei segnalare alcune criticità legate al periodo natalizio, perlopiù dovute al sovraffollamento. Non dei turisti, come temevamo, ma dei locali!
Il primo problema, che riguarda però solo chi decide di muoversi nel più puro stile fai da te, senza quindi guide e taxi, sono i trasporti. Tutti i bus che abbiamo preso (peraltro frequenti e relativamente puntuali) sono strapieni: se non si ha l’occasione di partire dal capolinea si viaggia sempre in piedi per ore.
Discorso a parte – perché scivola nel grottesco – merita il viaggio in treno, la mitica linea ferroviaria coloniale degli altipiani da Kandy a Ella, la cui esperienza da sola varrebbe l’intero viaggio. Abbiamo preso questa linea in tre giorni differenti, con orari differenti e partenze differenti (i giorni erano quelli precedenti il Natale). In tutti i casi il treno era pieno. Non pieno nel senso che tutti i posti sono occupati, pieno nel senso che si sta in piedi stipati nei corridoi e nelle toilette uno addosso all’altro sopra (o sotto) pile di bagagli. Per 4 o 6 o 8 ore a seconda della destinazione.
Ricordando le località visitate, la rocca di Sigiriya è gradevole, più per la location che per la rocca in sé. Qui un continuo serpentone di pellegrini sale la ripida scalinata per arrivare in cima, dove in realtà non trovate niente di particolare, ma ci sono tante scimmie simpatiche.
Kandy è una bella cittadina e merita la visita, se non altro per il bel Tempio del Dente. E’ però estremamente caotica e trafficata nelle sue viuzze centrali vicino al lago. Menzione particolare per il giardino botanico, forse l’attrazione turistica che più abbiamo apprezzato in tutto il viaggio.
Parlando di città, di solito sono ordinariamente brutte, in particolare la decantata Ella è una delusione piena di locali turistici, meritevole giusto per qualche (abusata) passeggiata nei dintorni. Piuttosto è meglio la bistrattata Haputale.
La cittadina più bella che abbiamo visto (a Colombo non ci siamo fermati) è invece la coloniale Galle, vale la pena fermarsi una giornata fra i suoi bastioni e i locali fra i viottoli del centro olandese.
Immancabile il safari a vedere qualche Parco. Noi siamo stati sfortunati e abbiamo visto pochi elefanti, ma più che altro siamo rimasti sconcertati nel trovarci in mezzo ad altre centinaia (non decine, centinaia) di jeep che scorazzavano contemporaneamente in un fazzoletto della prateria a caccia di qualche bestia. Eravamo al Parco di Kaudulla, non oso pensare cosa c’era a Yala, anche se crediamo che l’autista abile sappia portare nei posti migliori fuori dalla folla. Comunque troviamo molto più emozionante scorgere una scimmia che salta sull’albero mentre passeggi o un varano che attraversa il fiumiciattolo. Sentendo puzza di fregatura (e qualche turista ci ha confermato) abbiamo rinunciato ad andare a vedere le balene e le tartarughe che depongono le uova.
A proposito di fregature, per salire sul Picco di Adamo bisogna avere forti motivazioni. La salita è prevista a notte fonda per arrivare in cima all’alba e vedere lo spettacolo della vetta sacra. Ma non abbiamo trovato santità nella lunga processione (dove i pochi turisti si perdono nel mare di pellegrini locali), nei monaci buddisti che chiedono denaro, nell’arrivo sul piazzale della cima (ammesso si riesca a passare) accalcati all’inverosimile ed impossibilitati a godere alcunchè di panorami e visioni. Questo è quanto abbiamo trovato a Natale.
In mezzo alla regione degli altipiani è situato il celebre (e costoso) Parco Nazionale di Horton Plains. Che in sé presenta un ambiente molto attraente e variegato, fatto di praterie, torrenti e cascate, meritevole senz’altro di una visita (ma i decantati belvederi di World’s End, almeno per chi è abituato alle nostre Alpi, non sono proprio niente di speciale). Il problema, tipico di questi parchi, è però sempre quello: affollamento smisurato (anche i cingalesi amano passeggiare qui) e itinerari confezionati ad hoc per le orde di turisti, da seguire a testa bassa senza discernere.
Uno non viene in Sri Lanka per il mare ma magari alla fine è la cosa migliore. A patto di trovare una bella spiaggia! Perché come sempre ce ne sono di tutti i tipi. Noi l’abbiamo trovata (bella e relativamente selvaggia) a ovest di Tangalle sulla costa sud. Il mare è mosso ma meravigliosamente caldo, le onde divertono e la sabbia abbonda.
Per questioni di tempo e viaggiando in famiglia abbiamo fatto delle scelte e dovuto escludere alcune mete, per cui non possiamo raccontare nulla delle rovine archeologiche e dei templi del triangolo culturale, né della costa orientale e men che meno della zona settentrionale, di sicuro interesse e minor impatto turistico.
Ultime pillole sparse: il costo della vita è abbastanza basso (anche grazie all’euro forte), fanno eccezione le entrate ai parchi e ai siti turistici. Si trovano abbastanza facilmente sistemazioni per dormire perché c’è ormai molta offerta, nei posti più turistici in alta stagione è comunque meglio prenotare (anche dall’Italia) per scovare alloggi decorosi.
I cingalesi sono effettivamente affabili e cortesi, si fatica a rendersi conto della spaventosa guerra civile appena conclusa. Rimane comunque il punto fermo che sono PIU’ affabili e cortesi se possono ambire al nostro denaro, magari per fare da guida, portarci in giro con il tuk tuk o in qualche locale di loro fiducia: non c’è nulla da fare anche qui: il differenziale del potere d’acquisto è troppo elevato per non ingolosirli.
Per il fai da te inevitabile la guida sotto braccio (Lonely o forse ancora meglio stavolta la Rough).