Squisitamente Barcellona
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Pochi giorni prima di partire ho cominciato a buttar giù il programma di viaggio e mi sono resa conto che l’albergo non era in una posizione ottimale per poter risparmiare sulla metro e soprattutto sul viaggio di ritorno, in quanto il volo Ryanair era ovviamente ad orari assurdi (6h20) e quindi avremmo dovuto prendere un taxi che dio solo sa quanto sarebbe costato (sicuramente meno che andare a Fiumicino comunque). Così dando un’occhiata su Booking ho trovato un albergo di categoria superiore all’Abalon (due stelle) esattamente sulla fermata Universitat, cioè 500 metri dalla centralissima piazza Catalunya, nonché luogo di fermata dell’autobus notturno che per 2 euro ti porta all’aeroporto. Il prezzo era uguale, con la colazione inclusa, così ho prenotato quello. Non contenta però, sono andata a prenotarlo sul sito dell’albergo, dove costava ancora meno di Booking! Per riassumere 3 notti in albergo (hotel Condestable) in centro a Barcellona con colazione e varie tasse di soggiorno comprese: 160 euro. Fantastico!
GIORNO 1
Il mio volo Ryanair partiva da Ciampino alle 8h05. Ovviamente a Roma se uno vuole andare il sabato mattina all’alba in aeroporto deve come minimo fare i salti mortali, infatti io, costante il terrore che non ce l’avrei fatta, ho dovuto presentarmi alla metro all’orario di apertura, ore 5h30, per andare a Termini e prendere l’unico autobus che parte alle 6 per Ciampino. L’angoscia per tutto il periodo precedente è stata ovviamente tanta, la sola idea di dover spendere 40 euro di taxi mi faceva venire il voltastomaco. Alla fine però ce l’ho fatta, benché il primo treno della metro sia partito solo alle 5h40, con uno sprint degno di Bolt, sono riuscita a raggiungere la fermata dell’autobus e a partire.
Il volo grazie al cielo è stato in orario e così sono arrivata a El Prat praticamente in contemporanea col mio moroso e lì ci siamo incontrati agli arrivi. Per andare in città abbiamo preso lo splendido trenino Renfe che ci ha portati alla stazione e fermata della metro Passeig de Gracia. Fondamentalmente il viaggio è costato l’equivalente di un viaggio in metro, in quanto alla stazione abbiamo preso il biglietto T 10, che altro non è che un carnet di 10 viaggi in metro, che include anche il viaggio dall’aeroporto (altro che i 14 euro del Leonardo Express!).
Da Passeig de Gracia abbiamo preso la linea rossa e siamo scesi alla fermata Universitat, esattamente davanti al nostro albergo. Da notare che la metro a Barcellona è efficientissima, però i trasbordi tra una linea e l’altra richiedono davvero un sacco di tempo. Cammini, cammini, sali e scendi scale, praticamente fai km sotto terra per cambiare linea! Arrivati all’hotel ci hanno dato subito la camera che devo dire era perfetta: pulita, spaziosa al punto giusto, se poi pensiamo che è costata solo 50 euro a notte.
Dopo aver lasciato le valigie, siamo subito partiti a visitare la città. Dal mio piano elaborato giorni prima, la destinazione numero uno erano ovviamente le Ramblas, a 500 metri circa dall’albergo. Ce le siamo fatte tutta a piedi fino al mare ammirando qua e là i vari palazzi rinomati citati dalla guida. A circa metà Rambla abbiamo fatto un giro al Mercato della Boqueria: è un luogo meraviglioso! È un mercato vero e proprio dove i cittadini vanno effettivamente a fare la spesa con i loro carrellini (e immagino l’odio verso noi turisti fermi in mezzo al passaggio a fare foto…) tra banchetti che espongono ogni ben di Dio… frutta, spezie, cioccolato, carne, pesce… il tutto esposto in maniera sublime in un turbinio di colori e odori (immagino, perché io avevo il raffreddore) diversi. I banchetti che vendevano la frutta vendevano anche succhi fatti con ogni genere di frutto a solo un euro! E pensare che da noi per una misera spremuta d’arancia al bar ne chiedono almeno 4… il moroso si è quindi goduto un succo fragola-banana, io ho evitato, ma in realtà l’immagine di questi succhi mi ha accompagnato fino all’ultima sera, quando alla fine ne ho preso uno!
Finita la Rambla abbiamo preso la via del lungomare con l’intento di trovare un ristorante. Da casa avevo pensato al Maremagnum, ma solo perché non avevo capito che era un banale centro commerciale, così siamo andati avanti fino al passeig de Joan de Borbò, una via sul mare dove ci sono un sacco di ristorantini. Noi abbiamo scelto El Dique, dove abbiamo mangiato una paella marisco per 14,50 euro. Non era cattiva, per carità, peccato che ci fosse uno strato di riso bruciato e attaccato alla pentola. Quando l’abbiamo fatto notare – o meglio, il moroso l’ha fatto – alla cameriera, questa ha pure avuto il coraggio di dire che era normale, quando, chissà come mai, le paelle di tutti gli altri clienti non avevano riso attaccato e bruciato sul fondo! Ma, va beh…
Finito il pranzo ci siamo fatti una passeggiata sul lungomare Barceloneta, davvero molto bello, con la spiaggia enorme e ovviamente – manco a dirlo – libera, dove c’erano artisti che facevano sculture incredibili con la sabbia, tipo che addirittura usciva l’acqua e bruciava il fuoco! Siamo arrivati fino a un certo punto e poi siamo tornati indietro perché volevamo prendere la funivia che porta al Montjuic. Siamo arrivati all’entrata alle 16h30 e con nostra somma delusione e infuriati ai massimi livelli, abbiamo scoperto che per quel giorno l’ora di chiusura era già arrivata. Maledetti… tra l’altro, tornando mestamente a piedi alle Ramblas abbiamo visto un sacco di cabine che andavano avanti e indietro, quindi comincio anche a pensare che il solerte impiegato ci abbia pure preso in giro… Comunque, alla fine al Montjuic siamo andati in metro da Drassanes. Siamo però arrivati solo fino al Museo Nazionale d’arte catalana, perché eravamo troppo stanchi e i miei piedi gridavano di dolore. Così abbiamo aspettato circa un’oretta per assistere allo spettacolo della fontana magica. Una fontana che si accende solo la sera e solo in certi giorni e che fa giochi d’acqua e di luci a ritmo di musica. È stato veramente bello!
Per cena siamo tornati nella zona del nostro albergo, perché non ce la facevamo più, e abbiamo cenato al Bracafa con un piatto di tapas da 15,90 e un bicchiere di sangria. Non male, ma sicuramente c’è di meglio in giro!
GIORNO 2
Il nostro secondo giorno l’abbiamo dedicato a Guadì. Dopo aver fatto una quanto mai buona colazione al nostro hotel da 50 euro a notte (uova sode, prosciuttino, formaggio, brioche, marmellate, frutta…) siamo partiti alla volta del Parc Guell, ideato da Gaudì e che in origine doveva essere un quartiere di sontuosi appartamenti, per fortuna è rimasto un bellissimo parco. Abbiamo fatto duecento foto sulla terrazza con le famose panché in ceramica e poi ci siamo incamminati un po’ per il parco, peccato per il tempo, perché benché ci fosse il sole, il cielo era “impastato” e quindi il panorama non era granché. Dopo il parco ci siamo diretti alla Sagrada Familia. Siccome era ora di pranzo, abbiamo subito cercato il ristorante che mi aveva consigliato la mia collega, esperta della città e della Spagna in quanto sposata con un autoctono. Il ristorante si chiama la Paradeta e fa parte di una catena presente con più locali a Barcellona. Devo dire che non è stato facile trovarlo, la mia guida non aveva cartine dettagliate e ancor di più, la mappa della città comprata per un euro al servizio informazioni era ancora meno dettagliata della mia guida! Ammetto che avrei dovuto stampare il percorso da Google, ma onestamente pensavo che con la cartina di Barcellona non avrei avuto problemi! Alla fine, dopo aver girato invano per 10 minuti, ci siamo arresi e abbiamo chiesto a un simpatico tassista che stava lucidando la macchina. Lui, molto gentilmente, ha recuperato lo stradario della città e insieme siamo riusciti a trovare il passeig de Simò, via dov’è ubicato il ristorante, a due passi dalla Sagrada Familia. Quando siamo arrivati, come anticipatomi dalla mia collega, c’era la fila fin fuori. Ma noi molto stoicamente l’abbiamo fatta e devo dire che abbiamo fatto molto bene, perché il pranzo è stato davvero ottimo. In pratica è un self service, tu entri e sembra una pescheria, perché ci sono tutti i pesci esposti sul banco. Dici a quella dall’altro lato del banco cosa vuoi mangiare e come lo vuoi cotto (alla piastra, fritto o alla marinara) e poi prosegui la fila e vai a pagare. Ti danno un numero e quando il cibo è pronto chiamano il numero e tu vai a ritirare il piatto. Noi abbiamo preso nell’ordine: una seppia e dei polipetti alla piastra, un piatto di vongole alla marinara, un piatto di calamaretti fritti, acqua, birra e pane il tutto per, udite, udite, la bellezza di soli 34 euro! E quando la mia collega diceva che il rapporto qualità prezzo è ottimo, diceva davvero! Quindi, cari lettori, se andate a Barcellona fate un salto alla Paradeta, perché si mangia davvero benissimo!
Con il pesce sullo stomaco ci siamo poi diretti alla Sagrada Familia, dove però non siamo entrati perché c’era troppa fila. Siccome il moroso gradiva un caffè e io un dolce, siamo invece andati da Starbucks a gustarci un buon espresso e una ciaaambella (da leggersi in stile Homer Simpson). Dopo siamo andati a visitare la Pedrera, che si trova sul passeig de Gracia (che ammettete anche voi ricorda un po’ gli Champs Elysés, perlomeno per i platani e i negozi chic!) e che è stata costruita da Gaudì. È costata 16,50 euro e onestamente l’unica cosa che mi è piaciuta è la terrazza sul tetto. Però va beh, per la prima volta a Barcellona andava vista, se dovessi mai ritornare in città, ovviamente non ci andrò mai più!
Dopo la Pedrera siamo tornati in albergo perché a) eravamo distrutti; b) c’era l’ultimo gran premio della stagione e non potevo assolutamente mancarlo, tant’è che Alonso ha perso davvero per un pelo! Dopo il meritato riposo e la delusione sportiva siamo andati a cena sulle Ramblas. In realtà speravo di trovare qualche localino tipico e non turistico in qualche viuzza vicina, ma non avendolo trovato, alla fine siamo andati all’Amatxu, proprio sulla Rambla. Abbiamo preso un’insalata di formaggio che c’era da tirargli dietro e una paella di riso nero, che non era cattiva, ma tuttora sono convinta che la vera paella sia mooolto più buona.
GIORNO 3
Il nostro ultimo giorno a Barcellona… siamo andati dapprima a Casa Batllò, altro salasso. Credo che sia il luogo più caro di Barcellona, 20 euro per l’entrata, che grazie alla nostra mappa da un euro alla fine c’è costata “solo“ 18 euro. Per fortuna, stavolta con audioguida inclusa. E devo dire che senza quella sarebbero stati davvero 18 euro buttati via. Perché essendo un ambiente vuoto per la maggior parte, non ne avremmo capito proprio nulla! Comunque bella, ammetto anch’io che onestamente ci vivrei volentieri… Dopo Casa Batllò ci siamo diretti al Barrio Gotico, il quartiere vecchio di Barcellona. Abbiamo visitato la Cattedrale (volevamo vedere anche il chiostro, perché nella guida diceva che ci abitavano anche delle oche, ma non l’abbiamo trovato!) e girato per tutte le viuzze con i loro splendidi negozietti. Per pranzo siamo stati da Xaloc, anch’esso consigliatomi dalla mia collega. E anch’esso rivelatosi un ottimo posto. Abbiamo preso un tagliere di salumi e formaggio spagnolo, una zuppa di cipolle, i maccheroni al pomodoro (lo so, stonano decisamente, però il moroso dice che erano buoni) e la crema catalana. Con acqua e pane (il loro pane caldo tostato con la salsa di pomodoro) e coca cola abbiamo speso 50 euro, non poco. Però ne vale la pena, perché i salumi sono davvero deliziosi!
Dopo pranzo, non sapevamo più che fare (lo so, ci sarebbero milioni di altri posti e musei da visitare…), così abbiamo deciso di andare a vedere il Camp Nou, lo stadio del famosissimo Barça. Io ero molto tentata perché un’altra mia collega aveva visitato quello del Chelsea, e pur non essendo una patita di calcio, aveva detto che era molto bello. Così siamo partiti alla volta dello stadio, che si raggiunge in metro e poi bisogna camminare per circa un km. Arrivati siamo rimasti a bocca aperta, non tanto per la bellezza dello stadio (San Siro è più bello esteriormente), ma quanto per il prezzo esorbitante che la visita a stadio e museo costava: la bellezza di 23 euro, praticamente un furto. Fatto sta che, essendo arrivati fin lì, abbiamo deciso di spendere questa fortuna. Abbiamo quindi visitato il museo, con tutti i trofei del Barcellona, la storia della squadra, foto, video, filmati e quant’altro. E poi abbiamo visto gli spogliatoi, la sala stampa, e lo stadio vero proprio, sia sulle gradinate che a bordo campo. Particolare curioso e particolarmente affascinante per una gattara come me, sugli spalti ho visto due gatti! Probabilmente vivevano lì, visto che alla mia domanda “volete venire a casa con me?” si sono girati e se ne sono andati… evidentemente stavano bene lì, come biasimarli. Per finire ci siamo seduti e abbiamo assistito a un video di almeno 20 minuti con tutti i gol più belli del Barcellona degli ultimi 20 anni. La musica di sottofondo era quella delle grandi occasioni e praticamente io ne sono uscita estasiata, quasi commossa e grata di esistere a questa squadra di eroi. In realtà, dopo 5 minuti mi sono rinsavita e mi sono ricordata che sono solo ragazzi che corrono dietro ad una palla per milioni di euro, e che gli eroi sono ben altri!
Siccome il nostro volo di ritorno era alle 6 del giorno dopo, dopo il Camp Nou siamo tornati in centro per mangiare qualcosa e poi andare subito a dormire. Non avevamo molta fame, così siamo tornati al mercato della Boqueria e abbiamo mangiato uno spiedino di salumi e un’enpanada ai banchetti (l’enpanada era purtroppo riscaldata, quindi non un granché) e poi siccome a Barcellona c’è Donkin Donuts (!) ci siamo presi una ciambella lì. Per concludere in bellezza io mi sono finalmente presa il succo tanto agognato e sognato nei giorni precedenti. L’ho scelto fragola-cocco e siccome era ora di chiusura, per un euro ce ne hanno dati due! Sono proprio la regina degli affari!
gIORNO 4
Sveglia alle 3h15, partenza bus per l’aeroporto ore 4, partenza volo per Bergamo ore 6h20. Tutto è avvenuto secondo i piani, e anzi, siamo arrivati a Bergamo in anticipo, per poi ovviamente metterci il doppio del tempo a tornare a casa, dati gli ingorghi colossali in tangenziale a Milano.
Si è quindi concluso il 2012, con quest’ultimo weekend passato a Barcellona. Il mio giudizio sulla città è più che positivo. Barcellona è davvero bella, accogliente, efficiente, pulita… solo aggettivi positivi mi vengono in mente. Si mangia bene, il clima è ottimo e la gente capisce perfettamente l’italiano. Onestamente la crisi laggiù non l’ho vista (il diesel costava 1,34 euro al litro!) e tutto mi è sembrato funzionare alla perfezione. L’unica cosa che un po’ mi ha ingenuamente stupito è che lì la lingua ufficiale è solo il catalano. Non che non parlino lo spagnolo coi turisti, però, onestamente e stupidamente pensavo che il catalano fosse la seconda lingua, invece mi devo ricredere e comincio a pensare che appena ne avranno l’opportunità si staccheranno dalla Spagna. Insomma, gran bella città, la consiglio vivamente. L’unico punto negativo sono i prezzi dei luoghi da visitare, decisamente troppo cari! Per fortuna fanno da contrappeso i prezzi bassi di cibo e alberghi! Che dire, hasta pronto España, fins aviat Barcelona!