Spagna Atlantica

Spagna Verde 2005 ‘un viaggio nel vento’ Viaggio in Francia e Spagna 3 Agosto – 23 Agosto 2005 Con la partecipazione di Alessandra, Diana, Roberto e Blonde Prefazione. Non è la prima volta che torniamo in luoghi già visitati, ma lo è certamente che lo facciamo per due anni consecutivi. La causa di questo è il fatto di non aver avuto...
Scritto da: Roberto Lumaca
spagna atlantica
Partenza il: 03/08/2005
Ritorno il: 23/08/2005
Spesa: 1000 €
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Spagna Verde 2005 ‘un viaggio nel vento’ Viaggio in Francia e Spagna 3 Agosto – 23 Agosto 2005 Con la partecipazione di Alessandra, Diana, Roberto e Blonde Prefazione.

Non è la prima volta che torniamo in luoghi già visitati, ma lo è certamente che lo facciamo per due anni consecutivi. La causa di questo è il fatto di non aver avuto tempo, per vari motivi, di preparare, così come piace a noi, un progetto alternativo e nuovo. Abbiamo così deciso di sfruttare le info utilizzate e direttamente verificate lo scorso anno. Ovviamente contiamo di fare ora quanto abbiamo dovuto rimandare allora. In particolare cercheremo di superare i Pirenei attraverso il Col du Pourtalet, di visitare i Picos d’Europa, i Monasteri di Covadonga e San Juan de la Pena e, per finire, di scalare, col camper, il Mont Ventoux.

Mercoledi 3 Agosto 2005.

Roma, Orvieto, Arezzo: 248 km Nelle fasi direttamente precedenti la partenza ci siamo imposti di non cadere nello stato d’animo di ansia da viaggio organizzato. Partiamo pertanto con molto comodo a pomeriggio inoltrato, sono le 17.50, quando il sole sta già calando e la temperatura è meno alta. Per una volta tanto abbiamo sbagliato la scelta dell’ora della partenza ed abbiamo incontrato l’ora di punta di uscita dagli uffici. Incontriamo un traffico sostenuto ma, comunque, scorrevole sul Grande Raccordo Anulare fino all’uscita per l’autostrada per Firenze. Sull’autostrada, invece, il traffico è scarso ed il viaggio diviene di una regolarità che rasenta la noia. Nonostante l’aria fresca e l’andatura sostenuta, il caldo al posto di guida è notevole. Per la cena ci fermiamo nell’area di sosta Riotorto, per un’ora e mezza, poi ci rimettiamo in marcia. Viaggiamo ancora tranquilli ma a tratti veniamo raggiunti dalla pioggia. Usciamo ad Arezzo e per le 22.30 andiamo a sistemarci nel parcheggio del complesso sportivo Palacaselle, in via Golgi, che già conosciamo per averlo utilizzato in altre occasioni.

Giovedi 4 Agosto 2005.

Arezzo, Firenze Nord, Viareggio, Genova, Savona, Cuneo, Bersezio: 517 km Dopo una notte assolutamente silenziosa e riposante, anche se piovosa, svegliarci alle 7.45 non è stato un grosso sacrificio. Stamattina sembra che il sole predomini sulle nuvole, anche se il cielo non è completamente libero. Partiamo, ancora con comodo, dopo due ore di colazioni, riassetti e preparativi. Lungo il percorso per riprendere l’autostrada, là dove l’avevamo lasciata, poco più avanti di dove abbiamo dormito, scopriamo un altro ottimo parcheggio, quello del Centro Affari, ancora fra le abitazioni, illuminato, e con parco giochi per i bambini. Buono per il futuro. In un’ora siamo a Firenze Nord, dove lasciamo la A1 per immetterci sulla A11. La percorriamo quasi tutta e la lasciamo solo al casello di Lucca, per la bretella di collegamento con la A12, sulla quale ci immettiamo a Viareggio che è quasi mezzogiorno. Un’altra mezz’ora di viaggio e ci fermiamo all’area Brugnato Est per il pranzo. Oggi noiosissima tappa di trasferimento, quasi completamente autostradale, abbiamo incontrato un poco di traffico solo in prossimità di Firenze, nessuna coda comunque. Durante il pranzo la temperatura interna del camper raggiunge i 32 gradi, nonostante gli oblò e tutte le finestre aperte, bagno compreso. Ripartiamo alle 14.50 e, in un’ora, siamo sulle montagne russe degli svincoli di Genova. Ce la caviamo egregiamente, anche qui senza intoppi o rallentamenti, tanto che in altri quaranta minuti arriviamo a Savona. Ci riforniamo di gasolio e imbocchiamo con il pieno la A6 per Torino. Qui il traffico è talmente scarso che sembra che l’autostrada sia tutta per noi. Usciti a Mondovì, seguendo accortamente la segnaletica, evitiamo i grossi centri abitati, e la stessa Cuneo, per dirigerci direttamente verso Borgo San Dalmazzo e la SS21 che risale la Valle Stura. Lungo la salita attraverso il baracchino ascoltiamo il metodo escogitato dai camionisti per evitare incontri troppo ravvicianti tra bestioni in punti difficili del percorso. Ciascuno dichiara il propria posizione e se si trova in discesa o salita al colle. Ci inseriamo anche noi nel meccanismo, nonostante ciò ci ritroviamo, in un paio di occasioni, a tu per tu con il muso di qualcuno che scende senza avvisare. La salita è tranquilla e regolare e ci permette di arrivare al parcheggio sterrato degli impianti di risalita a Bersezio che sono le 19.40. Nel piazzale i camper sono numerosissimi, nonostante la tariffa sia salita a 5.00 euro a notte. Ci sistemiamo e ci organizziamo per la cena. Ma ecco la sorpresa. Il camper presenta nuovamente un problema ai freni. Al primo colpo non funzionano, inoltre la ruota anteriore destra è ad una temperatura che non permette di toccarla, nonostante il percorso in salita non necessiti di frenate frequenti. Da un primo esame sembrerebbe che il freno anteriore destro è surriscaldato, compreso cerchio e pneumatico, come se il freno stesso fosse bloccato anche durante la marcia. Lasciamo le cose come stanno, rimandando tutti gli interventi all’indomani mattina. Il parcheggio è riportato nei vari portolano come punto sosta, invece si tratta di una vera e prorpia area attrezzata, con tanto di scarico e carico acqua, bagni e lavabi per gli indumenti.

Venerdi 5 Agosto 2005.

Bersezio, Castigliole Saluzzo, Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Bersezio: 90 km Oggi è il giorno per verificare se l’assicurazione Touring Assistance funziona o meno. Come indicato sulla tesserina, telefoniamo al numero verde di Europe Assistance alle 8.45 e la gentile operatrice ci fa riagganciare e ci ricontatta immediatamente. Parliamo al telefono in tre, noi, l’operatrice e il proprietario del mezzo di soccorso, il quale ci annuncia che ci verrà a prendere in un’ora e mezza, visto il posto in cui siamo immobilizzati. In effetti il carro arriva alle 11.15 e in mezz’ora carica il camper e lo fissa per benino. L’andatura nel primo tratto di discesa è quasi pedonale, scendendo verso Cuneo incontriamo molti camper che salgono verso il colle, mentre noi abbiamo gli occhi ormai lampeggianti di giallo e arancio. Ci portano presso l’officina Iveco Anghilante di Castigliole Saluzzo dove arriviamo alle 13.20. Giusto il tempo di scendere il mezzo che l’officina riapre dopo la pausa pranzo. Esaminano immediatamente il mezzo, evidenziano subito che il cuscinetto anteriore destro è andato ed abbiamo corso il rischio di perdere la ruota durante la marcia. Il funzionamento anomalo del cuscinetto e le oscillazioni della ruota hanno fatto in modo che le pastiglie del freno sfregassero continuamente il disco e lo surriscaldassero insieme alla pinza, al cerchio e al pneumatico. In tre ore, ci cambiano cuscinetto, mozzo, pinza e pastiglie su ambo i lati. Effettivamente l’officina è molto efficiente ed attrezzata soprattutto per mezzi grandi. A lavoro terminato, collaudato e pagato, partiamo che sono le 17.40 destinazione … Bersezio. In poco meno di due ore, alle 19.30, siamo nuovamente al parcheggio degli impianti di risalita per la soddisfazione, oltre che nostra, anche di tutti i colleghi camperisti che la sera prima si erano prodigati in utili consigli per risolvere il nostro problema.

Sabato 6 Agosto 2005.

Bersezio, Colle della Maddalena, Larche, Barcellonette, Tallard, Forcalquier: 191 km Dato lo stress vissuto ieri, oggi ci siamo svegliati con comodo, ben dopo le 8.00. Il cielo, inizialmente sereno, pian, piano si vela di nubi alte che non minacciano pioggia ma contribuiscono a tenere bassa la temperatura. Sulla statale notiamo un gran via, vai di auto e moto. Partiamo alle 10.00 dopo aver effettuato tutte le operazioni di camper service. In tre quarti d’ora scavalchiamo il colle della Maddalena e scendiamo a Larche dove facciamo il nostro, ormai rituale, rifornimento di acqua fresca alla fontana della chiesa. Cambiata l’acqua italiana con quella francese, ripartiamo che sono quasi le 11.00 e viaggiamo su e giù per la D900 per un’ora e mezza superando Barcellonette, oggi più caotica del solito a causa del mercato. Poco prima di terminare la discesa di fianco al lago di Serre Poncon, ci fermiamo in un’area di riposo con vista sulla diga e sull’ultima propaggine del bacino per il pranzo. Ripartiamo alle 14.00 cominciando a discendere la valle della Durance. Poco prima di Remollon acquistiamo un poco di frutta lungo la strada, la merce sembra buona, i prezzi un poco meno. Arrivati a Tallard ci immettiamo sulla A51 che percorriamo rapidamente in virtù del fatto che il traffico e pressoché assente. Superiamo Sisteron e, giunti in prossimità di Les Mees, ci fermiamo nell’area di sosta dirimpettaia per goderci la vista dei Rocher des Mees. Altrimenti detti Penitents des Mees, queste sono formazioni rocciose che emergono dal suolo in verticale per oltre cento metri proprio sopra l’abitato, che traggono il nome di ‘penitenti’ a causa della loro forma e posizione. Racconta la legenda, che essi siano dei monaci della Lure pietrificati da San Donat per essersi innamorati di giovani donne moresche durante le invasioni dei Saraceni nella zona. Un banale disaccordo su una manovra di parcheggio fa improvvismente salire l’adrenalina dell’equipaggio evidentemente ancora sotto l’effetto dello stress sopportato ieri. La temperatura della ruota destra sembra essere ancora più calda di quella della ruota sinistra, ma i freni sembrano rispondere bene, forse siamo noi che non riusciamo a scrollarci di dosso il timore di rimanere, da un momento all’altro, appiedati. Ripartiamo alle 15.50 ed in quaranta minuti, uscendo dall’autostrada ad Oraison, raggiungiamo l’Intermarche alla periferia di Forcalquier per prendere un poco di pane e un melone. Lungo la discesa della val Durance, abbiamo incontrato un forte vento da sud, che non ha, comunque, lenito il caldo torrido della giornata. Usciti dall’autostrada ad Oraison, ci siamo immessi sulla N100 avendo il vento di lato con forti e ripetute folate che hanno richiesto una guida più attenta. Facciamo rifornimento al distributore del supermercato e ripartiamo poco dopo le 17.00. Neanche il tempo di innestare la seconda che decidiamo di fermarci al campeggio locale, che infatti raggiungiamo in un quarto d’ora. Ci ospitano più che dignitosamente in un’ampia piazzola, accettano i cani, hanno la piscina e l’internet point gratuito per i clienti. Con la Camping Card International del Touring Club ci applicano uno sconto del 10% sulle tariffe di alta stagione in vigore. Doccia, bucato, cena, scarico foto sul computer e film di Totò in dvd per concludere la serata.

Domenica 7 Agosto 2005.

Forcalquier, Apt, Roussillon, Cavaillon, St. Remy de Provence, Tarascon, Arles, St. Gilles, Gallician: 176 km Sveglia alle 7.30, notte tranquilla. Il cielo è velato e il vento persiste. Lasciamo il camping alle 9.45 e dirigiamo veso Apt. Incrociamo più volte il tracciato dell’antica via Domizia. Questa porta il nome del console romano Gneo Domizio, che ne ordinò la costruzione nel 120 AC, in occasione della conquista del Midi da parte delle legioni romane. Lo scopo era quello di collegare le province italiane e quelle spagnole scavalcando le Alpi al Monginevro, scendere a Briancon, discendere le valli della Durance e del Calavon, attraversando Sisteron e Apt, sfociare nel delta della Rhone a Cavaillon, attraversare il Roussillon e Linguadoca toccando Nimes, Beziers e Narbone e scavalcare i Pirenei al Col de Panissars presso Le Perthus. Si tratta quasi del tracciato del nostro viaggio. La lavanda purtroppo è già stata tagliata e i vasti campi mostrano ormai solo coltivazioni di grano e allevamenti di cavalli. Poco prima di arrivare ad Apt, notiamo l’indicazione turistica di un punto panoramico presso Signon e, ingenuamente, la seguiamo. Dopo pochi chilometri di strada stretta e tortuosa, arriviamo alla periferia del villaggio, praticamente inaccessibile a mezzi ingombranti come il nostro, infatti è interdetto ai camper e alle roulotte. Tornati sulla statale, superiamo Apt, poi la lasciamo nuovamente in direzione di Roussillon. Alle 11.40 siamo al parcheggio St. Joseph, a pagamento, ordinato, alberato e quasi deserto. Ci organizziamo con scarpe da trek, borracce e macchine fotografiche e ci avviamo per la visita. Raggiunto rapidamente il centro abitato, seguiamo l’indicazione per il sentiero dell’Ocra. Dopo aver consumato un frugale, ma soddisfacente, pasto a base di baguette, molto, infarcite, paghiamo l’ingresso e lo percorriamo tutto, colorandoci abbondantemente dalle scarpe ai capelli. Ad accentuare l’effetto è il vento che solleva nuvole di terra rossa fin oltre la cima degli alberi. Il percorso è gradevole e soddisfacente, particolarmente apprezzato dai bambini, che al termine della visista sembrano tanti piccoli pellerossa. Tornando al camper, passiamo al limitrofo parcheggio dei bus nel quale, fuori del blocco servizi, è posizionato un rubineto tramite il quale riusciamo parzialmente a ripulirci. Blonde ormai somiglia tanto a Milva la rossa che le cambiamo nome e la chiamiamo La Rouge. I panini consumati prima dell’accesso al sentiero ci sono costati 11.40 euro mentre, all’uscita, tre gelati confezionati ci costano 7.50 euro, ogni commento è superfluo. Questo parcheggio è proprio strano, esiste una tariffa notturna, dalle 20.00 alle 8.00, di 5.00 euro, però ai Camping Car è consentita una sosta massima di sole quattro ore. Paghiamo la nostra sosta e ripartiamo che sono le 15.40, dirigendo nuovamente verso la N100. Ritrovata la statale la percorriamo in direzione di Avignon per lasciarla diretti a Cavaillon. Seguiamo la direttrice St. Remy de Provence, Tarascon e Arles. Superata la Rhone prendiamo la N572 verso St. Gilles. Qui giunti troviamo presso il porto turistico, lungo il Canal du Rhone a Sete, una colonnia Flot Bleu per il carico e lo scarico. Non abbiamo necessità di servizi per cui continiamo verso Vauvert. Nonostante la giornata festiva viaggiamo senza rallentamenti di sorta. All’incrocio con le indicazioni per Gallician troviamo il campeggio Des Mourgues nel quale ci rifuggiamo che sono le 18.00. Esso è gestito da una famiglia inglese che, saggiamente, ha deciso che il clima della Camargue è migliore di quello inglese. La mezza ora guadagnata entrando prima in campeggio, la perdiamo pulendo il vano motore del camper completamente imbrattato di olio per il fatto che Roberto, effettuato stamattina il rabbocco, si è dimenticato di rimettere il tappo. Fortuna ha voluto che ci fermassimo in tempo, prima di rompere tutto, e che il tappo, anziché cadere per terra durante il viaggio, si sia incastrato tra la batteria e il cofano. Chiudiamo la giornata, iniziata con il vento, con una cena soprattutto a base di vento, comunque gradita da tutti noi.

Lunedi 8 Agosto 2005.

Gallician, Lunel, Montpellier, Beziers, Narbonne, Villefrance de Lauragais, Auterive, St. Gaudens: 365 km Sveglia alle 7.00, notte ovviamente tranquilla. Il vento è ancora presente e, con la sua intensità, ha contribuito ad asciugare il bucato e mantiene fresca la temperatura nonostante il cielo sereno. Partiamo alle 9.40 superando Vauvert e Aimargues. Giunti a Lunel, ci fermiamo presso l’immenso centro commerciale per la spesa quotidiana. Ci rimettiamo in marcia alle 11.45 per prendere l’autostrada alla periferia di Montpellier. A Narbonne lasciamo la A9 per immetterci sulla A61 in direzione di Toulouse. Alle 13.45 arriviamo presso l’area belvedere sulla Cité di Carcassonne e decidiamo di consumare il pranzo con vista romantica. Il progetto naufraga miseramente in conseguenza del fatto che l’area è oltremodo intasata di auto e tir, nonostante il traffico dopo Narbonne sia notevolmente calato d’intensità. Ripartiamo alle 15.35 con una temperatura ‘Horse Categorie’ direbbero al Tour. Usciamo a Villefrance de Lauragais e seguendo la D622 per le 16.45 siamo al camper service di Auterive, dove facciamo rifornimento di acqua. Ci spostiamo nel rinnovato parcheggio dedicato alla sosta notturna dei camper, per consumare tranquillamente un gelato. Ora il parcheggio è collegato a La Belvedere, balcone fiorito sull’Ariege, da un grazioso ponte di legno. Complimenti al Sindaco di Auterive per l’accoglienza che riserva ai camperisti. Ripartiamo alle 17.45 per raggiungere e riprendere l’autostrada a Capens e seguirla in direzione di St. Gaudens. Viaggiamo regolare per poco più di un’ora e, alle 19.00, arriviamo al camping municipale Belvedere des Pyrenees. La luce radente del sole al tramonto, ci regala sfumature da quadro dei contrafforti dei Pirenei fino al Pic du Midi de Bigorre. Ceniamo sul prato della piazzola che abbiamo occupato, in questo campeggio dalle sembianze nordiche. Poche presenze, piazzole enormi, con fondo erboso e separte da siepi, servizi ampi e puliti, allaccio elettrico, tutto per 14.00 euro, meno che all’area di sosta di Schaffahausen.

Martedi 9 Agosto 2005.

St. Gaudens, Tarbes, Lourdes, Arudy, Laruns, Col du Pourtalet, Jaca, Yesa, Monasterio de San Salvador de Leyre: 307 km Ci svegliamo alle 7.30, dopo una notte di una tranquillità unica. Il sole che sorge solleva pian, piano le nebbioline dalle boscose valli pirenaiche scoprendo ancora una volta un panorama da cartolina. Lasciamo il campeggio alle 9.50 e decidiamo di seguire la statale verso Montrejeau, dove prevediamo di risalire sull’autostrata. Visto lo scarso traffico incontrato, cambiamo scelta e proseguiamo sulla N117 verso Tarbes. In prossimità di Tournay troviamo degli imponenti lavori in corso, che obbligano tutto il traffico ad una deviazione sulle dipartimentali. Ci fanno arrivare e poi percorrere un tratto della D21 in modo tale che, poco dopo le 11.00, possiamo fermarci all’area di pic nic della Barrage du Lac de l’Arret, circa 15 km ad est di Tarbes. Ottimo posto anche per il pernottamento, pur se isolato e non illuminato, comunque in piano e asfaltato. Mentre i falchi volteggiano sulle nostre teste, nel cielo sereno, noi ammiriamo le verdi acque del lago in cui si staglia l’inconfondibile sagoma del Pic du Midi e l’intera skyline dei Pirenei. Stiamo fermi quasi un’ora, poi ci rimettiamo in marcia. Pochi chilometri di D21 e a Laslades ci fanno girare sulla D5, per rientrare sulla statale. A Lespouey notiamo un’incantevole punto sosta nella locale area pic nic, buono per pernottare. Dopo un paio di chilometri siamo di nuovo sulla N117 diretti a Tarbes. Alle 13.25 ci fermiamo in una, tutto sommato, gradevole area di riposo lungo la D35, che stiamo percorrendo da Lestelle Betharran verso Arudy. Questa è l’unica opportunità di sosta che abbiamo incontrato dalla zona della Grotta di Betharran in poi. Il superamento di Tarbes e Lourdes è stato problematico a causa del traffico e delle rotatorie, incontrate in quantità industriale. Abbiamo lambito la Basilica della Grotta ed abbiamo proseguito verso Pau fino a Lestelle dove abbiamo seguito le indicazioni per Laruns. Ora siamo quasi al colle di accesso alla valle della Gave de Ossau che risaliremo fino al Col du Pourtalet. Pranziamo all’ombra di altissime querce e al fresco. Ripartiamo alle 15.10 e, raggiunta Laruns, iniziamo la salita al colle. I primi chilometri sono stretti e tortuosi, e bisogna procedere con cautela per evitare pericoli, specie in caso di incrocio con altri mezzi di grandi dimensioni. Superiamo Eaux Chaude, dove notiamo il camper service, e, più a monte, Gabas passando di fianco all’area attrezzata. Raggiungiamo il lago di Fabreges, le cui sponde sono praticamente invase da camper e auto. Dopo il lago troviamo uno di quegli ambienti naturali, bellissimi, che riescono a riappacificare l’uomo con la natura. Vallate verdi e assolate, ovviamente prese d’assalto da gitanti, famiglie ed escursionisti. Al colle, dove arriviamo alle 16.30, è un’apoteosi di camper, tanto che non riusciamo a trovare spazio sufficiente, neanche per una breve sosta. Appena scollinato, ed entrati in Spagna, i venti da nord vengono impediti dai monti e la temperatura sale immediatamente. Nella zona dell’Alto de Gallego ci fermiamo, a bordo strada, ad ammirare le evoluzioni di decine di avvoltoi intenti a disturbare le mandrie di bestiame ferme sui prati a ruminare. La discesa verso Jaca, interessata da ingenti lavori di adeguamento della sede stradale, è comoda e veloce, con repentini cambi di pendenza, che richiedono una certa parsimonia nell’uso dei freni. La N240, che prendiamo in prossimità di Sabinabigo per Jaca e Yesa, è comoda, veloce, poco trafficata e poco dotata di stazioni di servizio. Costeggiamo per lungo tratto l’Embalse de Yesa, ridotto piuttosto male dalla siccità stagionale, senza incontrare alcun posto adatto alla sosta. Appena superato l’abitato di Yesa, seguiamo le indicazioni per il Monasterio de Leyre, che raggiungiamo alle 19.00, al termine di una impervia salita di quattro chilometri. Atteso lo sgombero delle auto dei pellegrini, ci sistemiamo, defilati, in fondo al parcheggio più alto, praticamente in faccia al monastero. Siamo stracotti, ma veramente soddisfatti, la fatica è stata ripagata da una splendida giornata di intense sensazioni. Tutte le fonti esterne al complesso monastico sono in secca. Dopo cena, nella serata buia, nonostante la presenza di un primo spicchio di luna crescente, riusciamo chiaramente ad individuare, con il binocolo, l’ammasso globulare nella costellazione di Ercole, praticamente sulle nostre teste.

Mercoledi 10 Agosto 2005.

Monasterio de San Salvador de Leyre, Pamplona, Vitoria Gasteiz, Bilbao, Santander, Villaviciosa, Riegoabajo: 561 km Sveglia nel più puro e classico stile monasteriale, campane a stormo alle 7.00 in punto. Il cielo coperto e il vento della vallata mantengono la temperatura frizzante. Abbiamo dormito in una pace veramente religiosa, posto magnifico. Stamattina gli avvoltoi, che ieri volteggiavano sui bordi della falesia, non ci sono. Alle 9.10, quando cominciano ad arrivare i primi pellegrini, noi partiamo. Scendiamo rapidamente a valle e riprendiamo la N240 verso Pamplona. Arriviamo alla periferia della città in meno di un’ora e ci teniamo abbastanza facilmente sulla circonvallazione autostradale riuscendo ad aggirarla senza attraversarla, come ci capitò lo scorso anno. Dall’altra parte del centro abitato, riprendiamo la N240 che seguiamo fino a Irutzun, dove saliamo sulla superstrada NI in direzione di Vitoria Gasteiz. Ancora poco più di un’ora di viaggio regolare e, tutto sommato, monotono e siamo alla periferia della città. Lasciamo la superstrada scendendo di nuovo sulla N240, questa volta in direzione di Bilbao. Ora il viaggio è più interessante, in conseguenza del fatto che la strada è molto più articolata e, oltre ad essere maggiormente panoramica, richiede più attenzione. Specie in prossimità del Puerto de Barazar si superano pendenze rilevanti in un tragitto, allo stesso tempo, panoramico e tortuoso. Comunque procediamo senza rallentamenti imprevisti giungendo alla periferia di Bilbao alle 12.15. Superiamo la città, e tutto il suo interland chimico industriale, seguendo senza indugi le indicazioni per la A8, che da qui è gratuita, e Santander. Alle 13.00 ci fermiamo per il pranzo nel polveroso e sconnesso parcheggio sottostante il ristorante Saltacaballo, subito dopo l’uscita di Onton, che ha l’unico vantaggio di un invidiabile panorama che va dall’uscita del porto di Bilbao fin oltre Castro Urdiales. La giornata è decisamente brutta, cielo coperto e vento freddo e intenso, ma qui siamo, finalmente, sull’Atlantico e le condizioni meteo cambiano rapidamente. Niente di più falso. Durante il pranzo ci raggiunge anche la pioggia. Roberto fa una proposta, oscena, all’equipaggio. Sfruttare la pessima giornata, inutilizzabile fermi a bordo spiaggia, per macinare più chilometri possibili e tentare di raggiungere Cabo Vidio, anche sperando di passare sotto la perturbazione e trovare tempo migliore ad ovest. A proposta approvata, con qualche mugugno, ripartiamo alle 14.30 per accorgerci che non è possibile risalire sull’autostrada dallo stesso svincolo da cui siamo usciti. Seguiamo allora la strada costiera per qualche chilometro e la riprendiamo prima dell’abitato di Castro Urdiales. In tre quarti d’ora raggiungiamo l’area di sosta Jesus del Monte, a circa 25 km da Santader, dove scarichiamo e facciamo rifornimento di acqua. Dopo mezz’ora di operazioni, ci rimettiamo in marcia risalendo sull’autostrada che seguiamo fedelmente, sempre sotto un cielo plumbeo, aggirando Santander e dirigento decisamente verso ovest. Il viaggio è regolare e monotono, l’autostrada viaggia lontano dalla costa e, quando ci si avvicina, lo fa su arditi viadotti che consentono di superare le numerose foci di fiumi incontrate. In una di queste occasioni, dopo l’uscita 313 per Naves, tra Llanes e Ribadesella, scorgiamo una splendida spiaggia con diversi surf all’opera. Ci appuntiamo le coordinate per poterle sfruttare sulla via di ritorno. Superiamo anche l’uscita di Coluga, ove troviamo le indicazioni per il Museo Giurassico, istituito per conservare ed esporre i ritrovementi di fossili avvenuti giusto in occasione della costruzione dell’autostrada. Alle 18.15 ci fermiamo nell’affollato, sconnesso e aquitrinoso, a causa della pioggia, parcheggio del centro di Villaviciosa per fare un poco di spesa e poter giungere a Cabo Vidio completamente autonomi. Ripartiamo dopo quasi un’ora, ne impieghiamo ancora una e mezza per aggirare Gijon e Aviles e raggiugnere Riegoabajo, per sistemarci nella prima piazzola del percorso che la congiunge con il faro. Con questa giornata, interamente dedicata al trasferimento, pensiamo, e speriamo, di aver annullato tutti i ritardi accumulati a causa dei vari inconvenienti occorsici. La piazzola alla periferia di Riegoabajo, verso Cabo Vidio, sembra un mini camping. Siamo in sei, tutti italiani, mentre l’anno scorso eravamo soli. Quest’anno non c’è vento, ma il tempo è impietoso negandoci la visione del tramonto.

Giovedi 11 Agosto 2005.

Riegoabajo, Playa de San Pedro de La Ribera, Riegoabajo: 5 km Sveglia alle 7.30, più per abitudine che per altri motivi. La notte è trascorsa assolutamente tranquilla. I camper nel parcheggio sono diventati otto, tutti italiani. La giornata si presenta sorprendentemente bella. Cielo sereno, mare calmo e terreno in perfette condizioni, direbbe Nicolò Carosio, speriamo bene. Ci spostiamo alle 9.40 e, in venti minuti, passando per Soto de Luina, arriviamo alla Playa de San Pedro de la Ribera. Ci diamo tutti una bella rosolata al sole. L’acqua è fredda, ma la giornata è realmente invitante. Pranziamo sul prato, vicino al camper, ma lo si può fare anche ad uno dei numerosi tavoli per pic nic di cui è dotato il prato retrostante la spiaggia. Dopo pranzo il solito camperista, spagnolo menefreghista, accende il suo generatore per mettere in funzione il condizionatore e impedisce a tutti di riposare. Persino le auto si muovono con accortezza, nel parcheggio, per non disturbare, ma il nostro esemplare indigeno, incurante del prossimo, si gode la sua aria fresca all’interno del mezzo. Pomeriggio dedicato al bodyboard. Le onde, dilatate dalla marea montante, sono proprizie. Alessandra e Diana si dilettano, per un’ora e mezza, a volare sull’acqua, rischiando il congelamento. Scopriamo che, presso il posto di ristoro, sono a disposizione dei locali con docce, gratuite, in cui è possibile usare il sapone. Pur avendo la netta sensazione, ed evidenti indizi lo testimoniano, che in questo parcheggio si possa pernottare, alle 19.00 ci spostiamo a quello antistante il campeggio e riempiamo le bottiglie alla fontanella con acqua fresca. A Soto de Luina facciamo spesa la supermercato e, prima delle 20.00, saliamo al capo per l’ennesima notte con vista sull’oceano. Cambiamo leggermente di posto e panorama, ma il tempo si guasta e, ancora un volta, dobbiamo rinunciare al tramonto.

Venerdi 12 Agosto 2005.

Riegoabajo, Ribadeo, Playa da Pampillosa, Viveiro, Ortigueira, Campo del Hospital, Cedeira, San Andres de Teixido, Carino: 251 km Consueta sveglia da esaurimento del sonno, nel più assoluto silenzio. Il tempo è inclemente, assenza di vento e cielo completamente coperto, tutto il contrario di ieri. Stamane i camper al parcheggio sono tre, oltre a noi che siamo un poco defilati. Dato il persistere del tempo grigio, optiamo per un ennesimo cambio di programma e, alle 10.00, ci muoviamo puntando direttamente su Cabo Ortegal, giro di boa del nostro viaggio. Lungo la N634, uscita per Luarca e Barcia, notiamo una bella baia con parcheggio camper, nei pressi della foce del Rio Negro. Dopo un’ora e mezza di viaggio, ci fermiamo nell’area di sosta della sponda asturiana della foce del Rio Eo, siamo a Ribadeo, confine con la Galizia. Stiamo fermi tre quarti d’ora, per permettere a Diana di svegliarsi completamente. Il tempo pian, piano si va rimettendo e noi, ripreso il nostro cammino, dopo un’altra mezz’ora, ci fermiamo nel parcheggio della Playa da Pampillosa appena passata Foz. Prendiamo un’altra buona dose di sole, facciamo il bagno e pranziamo. Qui ci sono tutti i servizi, grill, tavoli, docce, bagni e soccorso. Torniamo al camper per il pranzo ad un’orario prettamente ispano, sono le 15.00, quando la marea sta rimontando. Partiamo alle 16.50, in quanto il tempo si è imbronciato di nuovo. Alle 18.25 ci fermiamo, appena passato il centro abitato di Ortigueira, sotto la grande pianta, per rifornirci di acqua da bere alla fontana, fare rifornimento e una piccola spesa al supermercato. Proseguiamo in direzione A Coruna fino a Campo del Hospital, dove giriamo sulla C595 verso Cedeira. Per le 19.35 arriviamo, poco prima del santuario di San Andres de Teixido, in un punto panoramico della stretta e tortuosa strada che abbiamo seguito a partire da Cedeira. Spira un vento tesissimo e freddo. Questa è una di quelle occasioni in cui la fatica alla guida è ben spesa. Vediamo panorami sconfinati e tersi, anche a causa del vento. Fortuna vuole che una mucca chiami il suo vitellino per la cena, proprio di fronte al muso del camper. Teniamo Blonde a stento. Facciamo due o tre soste per scattare foto in controluce. Dal livello del mare di Cedeira, finiamo tra la fitta nebbia delle basse nuvole, passando sotto i piloni della centrale eolica poi, con una visibilità di pochi metri, percorrendo discese al 17%, riscendiamo a valle a Carino. Alle 20.45 arriviamo al parcheggio del Polo Deportivo, ma essendo gli impianti utilizzati per le attività sportive, decidiamo di effettuare una perlustrazione più approfondita prima di decidere il luogo dove dormire. Giriamo in sù e giù per il piccolo centro abitato alla ricerca di un posto adatto per la sosta notturna, poi pensiamo bene che a pancia piena si decide meglio e ci rechiamo in un bar ristorante per cenare. Ci servono 8 sarde cotte alla brace, insalata, patate lesse, due birre, due coca, pane e acqua per … 19.00 euro totali. Alle 23.30 ci spostiamo per la notte lungo il Paseo Maritimo della Palya de la Concha, di fianco ai giardini e buonanotte.

Sabato 13 Agosto 2005.

Carino, Cabo Ortegal, Espasante, Viveiro, Celeiro, Lago, Burela: 117 km Il carillon della parrocchiale di Carino inizia il suo repertorio alle 8.00 e prosegue, con brevi intervalli, per mezz’ora. La notte è passata più o meno tranquilla, essendo lungo la diretrice del porto, fino a tarda ora ci sono state persone a passeggio lungo il Paseo, sotto le palme, poi hanno iniziato i trasporti tra i pescherecci al rientro e i vari ristoranti della zona. Nessuno ci ha disturbato, ma i rumori sono stati intermittenti. Stamattina il cielo è, ancora una volta, coperto di nuvole. Un suonatore di cornamusa, emulo di Evia, e alcuni bambini con i tamburini si esercitano nei giardini, di fronte alla spiaggia, allietandoci la mattinata. Partiamo alle 11.30 pensando di prendere la via del ritorno poi, improvvisamente, alla periferia di Carino, invertiamo la marcia e dirigiamo a Cabo Ortegal. Sono una decina di chilometri di strada meno impervia di quella fatta ieri sera, comunque la prudenza non è mai troppa ed impieghiamo mezz’ora per percorrerla. Il faro e un piccolo piazzale di manovra, grande giusto per contenere qualche autovettura, ci attendono alla fine della ripida discena con cui termina la strada a Punta de los Aguillos.Vento tesissimo e vista nitida che spazia da Punta de la Estaca de Bares ad est, fino a Punta de Limo ad ovest. Il vento è così forte che i gabbiani restano praticamente immobili in volo. Alle 12.15 diamo il via al viaggio di ritorno. Riattraversiamo il centro di Carino e seguiamo la costa del fiordo fino a Mera, dove riprendiamo la direzione di Ortigueira. Riattraversiamo anche questa cittadina e, dopo una decina di chilometri, deviamo seguendo le indicazioni per Porto de Espasante. Alle 13.00 arriviamo in prossimità del centro abitato e ci fermiamo defilati per una perlustrazione pedestre, in quanto vediamo auto parcheggiate lungo strada all’italiana e temiamo di restare imbottigliati. Constatiamo la presenza di due belle spiagge ma, purtroppo, gli spazi di manovra sono piuttosto stretti e, con mezzi grandi, è necessaria tanta attenzione. Perlustriamo, calcoliamo, riflettiamo fino a che, dopo quaranta minuti, prendiamo coraggio e seguiamo un furgone diretto al porto. Se ci passa lui … Troviamo due grossi e comodi parcheggi e una bella e lunga spiaggia a portata di mano. Facciamo due escursioni sui moli del porto, una prima e una dopo pranzo, riuscendo ad individuare chiaramente sia il faro che i faraglioni di Cabo Ortegal. In seguito, Diana e Alessandra attraversano a piedi la Playa de la Concha, mentre Roberto e Blonde, con il camper, si portano nella zona pic nic, all’ingresso dell’abitato, dall’altro lato della baia. Questa spiaggia ha acquisisto nel 2005 la bandiera blu (http://www.Bluflag.Org). Alle 16.00 la marea comincia a risalire e al porto arrivano i pescatori che preparano le imbarcazioni per la pesca della notte. Partiamo alle 17.00 ritornando sulla C642 in direzione di Viveiro. Attraversiamo la cittadina sempre molto vivace e, oggi, particolarmente trafficata e intasata. Superato anche Celeiro lasciamo la statale per avventurarci a seguire la costa. Alle 18.30 arriviamo all’immenso e sabbioso parcheggio della Playa de Area, con blocco servizi esemplare e pulito, ma mancano le docce sulla spiaggia. Proseguiamo sempre seguendo la costa su strade sempre strette ma scarsamente trafficate. Andiamo sù e giù per le colline tra boschi, coltivazioni e fattorie. A volte perdiamo anche di vista il mare, troviamo un altro paio di spiagge , entrambe protette in cui è vietato pernottare. Dopo tanto belvedere, arriviamo alla Playa de Lago, magnificamente distesa di fronte ad una raffineria al cui molo è ormeggiata una petroliera. Fuggiamo inorriditi. Alle 20.10 arriviamo nell’immenso e deserto parcheggio del porto di Burela, che raggiungiamo dopo aver percorso ancora costa, ed aver scartato i parcheggi delle varie playe, a causa dell’affollamento di autovetture o della pendenza. Senza porre tempo in mezzo, andiamo a cena alla Mason del Porto. Prendiamo due piatti di cozze, che picano, una grigliata di pesce per due persone, con cui mangiamo in tre e ci scappa anche il tonno per Blonde, dolce, pane e bevande per 47.00 euro.

Domenica 14 Agosto 2005.

Burela, Foz, Ribadeo, Luarca, Cudillero: 132 km.

Che il parcheggio di un porto, come è questo, fosse così tranquillo, non ci speravamo proprio. Ci siamo piazzati defilati, per timore delle scorribande motoristiche giovanili, del sabato sera, data la vastità del parcheggio. Abbiamo dormito nel più assoluto silenzio e, al risveglio, ascoltiamo i gabbiani cinguettare tra loro, tutti posati al centro del parcheggio a riposare. Stamane è sereno e grandi pescherecci d’altura in metallo, si dividono gli ormeggi con più piccole e varipinte barche in legno di pescatori locali. Partiamo alle 9.40 risalendo sulla N642 diretti verso est. Viaggiamo per quaranta minuti poi la lasciamo diretti verso il centro abitato di Foz. Non ci arriviamo in quanto, alla sua periferia ovest, incontriamo la Playa de Peizas. Bella, di sabbia bianca, con un comodo parcheggio erboso, area pic nic, tavoli, docce, fontana con rubinetto a vite, vista stupenda, ma mare pieno di alghe. Torniamo al camper per il pranzo alle 12.45 e siamo costretti ad aprire tutto per il raffreddamento. Nonostante sia domenica, il tempo sia buono e questa sia praticamente l’ora di punta, nel parcheggio ci sono ancora disponibili numerosi posti. Alle 16.20 decidiamo di rimetterci in cammino, così torniamo sulla N642 giusto in tempo per confluire sulla N638 che ci cinduce fino a Ribadeo, dove lasciamo la Galizia e rientriamo nelle Asturie. Proseguiamo ancora verso est, ma sempre sulla statale. Arrivati in prossimità di Luarca, ci ricordiamo della spiaggia notata all’andata e ci avventuriamo per la via costiera in direzione di Barcia. Effettivamente troviamo la Playa de Bozo, ma essa è difficile da raggiungere, posta come è al termine di una discesa sterrata il cui accesso è, per noi, impossibile. Arriviamo comunque al parcheggio dove avevamo visto i camper, è asfaltato ampio e ordinato, ma è lontanto dalla spiaggia, che può essere raggiunta solo attraverso un lungo camminamento lungo la foce del fiume nel bosco. Risaliamo sulla statale e viaggiamo per un poco senza sussulti di sorta. Usciamo a Cudillero e percorriamo la ripida discesa che ci porta fino al parcheggio del porto pesquero. Troviamo posto solo perché, essendo le 18.40, sono più quelli che se ne vanno che quelli che arrivano. Andiamo nel caratteristico, e molto turisticizzato, villaggio di pescatori, oggi quasi tutti ristoratori, tutto raccolto in fondo alla vallata. Facciamo una perlustrazione abbastanza accurata e decidiamo di cenare presso il ristorante La Taberna del Puerto, dove assistiamo alla pratica del servizio della sidra, succo di mela fermentato e alcolico, che il cliente, o all’occorrenza il cameriere, fanno precipitare dalla bottiglia, posta sopra la propria testa, nell’apposito bicchiere posto all’altezza del ginocchio. La pratica serve a rompere il gusto accumulato dalla bevanda nella bottiglia durante la conservazione. Torniamo al camper, fra l’altro fatto prigioniero dalle auto, che sono ormai le 23.30. Alla vigilessa, presente al parcheggio, chiediamo se possiamo rimanere a pernottare e ci assicura che non ci sono divieti di sorta e che siamo i benvenuti, come a Portofino. Ovviamente i rumori sono a carico dell’utente.

Lunedi 15 Agosto 2005.

Cudillero, Playa de Aguilar, Playa de Andrin, Palya da Ballota, Llanes: 183 km.

Dire di aver dormito al porto di Cudillero è un eufemismo. Alle 24.00 è partita la disco dance, della discoteca Chico, sparata a tutti decibel, in modo che la potessero sentire anche in Irlanda. Lo spettacolo è durato fino alle 6.00 del mattino, quando si sono accesi i motori dei pescherecci pronti a salpare. Il cielo è coperto e la temperatura è fresca. Partiamo alle 9.50. Risaliamo la ripida strada fatta ieri e torniamo a prendere la N632 in direzione Aviles e Gijon. Percorriamo meno di dieci chilometri che, in comune di Muros de Nalon, la lasciamo nuovamente. Alle 10.25 arriviamo alla Playa de Aguilar seguendo l’uscita di El Pito dalla statale. La spiaggia è molto bella, fra le più scenografiche tra quelle viste fin’ora. E’ molto lunga, con i faraglioni in mare e una stupenda vista fino a Cabo de Penas. Difficile il parcheggio sul lungomare e sul lato ovest. Il tempo persiste ad essere imbronciato e perturbato, ciò non distoglie comunque i surfisti dal godersi le magnifiche onde che si generano. Il lato est della spiaggia, quello più ampio, è anche attrezzato. Vi troviamo un ampio parcheggio a pagamento, con possibilità di pernottamento, tavoli, area di pic nic, docce e servizi. Peccato sia in pendenza. Il tempo resta sull’incerto e la temperatura piuttosto fredda, quindi non scendiamo in spiaggia. Pranziamo nel parcheggio e riusciamo a non restare prigionieri delle vetture, anche grazie alla giornata poco propizia per le scampagnate. Ripartiamo alle 14.20, proprio quando il sole sembra prendere il sopravvento. Risaliamo sulla N632, che poi diviene A8, e viaggiamo per quasi due ore e mezza in direzione est. All’uscita per Llanes, abbandoniamo l’autostrada e dirigiamo verso il mare. Attraverso una strada stretta, tortuosa e per lungo tratto priva di segnaletica, alle 16.50 arriviamo al belvedere che sovrasta le due splendide baie gemele che, al loro interno, custodiscono la Playa da Ballota e la Playa de Andrin. Sono queste due veri gioielli ancor più brillanti se viste, contemporaneamente, dal belvedere. Infatti da questa altura si gode una vista a volo d’uccello delle due spiagge e si nota distintamente il contrasto tra il verde cupo della vegetazione sulla terra ferma, il verde smeraldo delle limpide e spumeggianti acque del mare e il rosso, quasi vivo, della sabbia della battigia. Entrambe le spiagge hanno un accesso difficile, ma non impossibile. Alla Ballota si scende per una strada sterrata, di circa un chilometro, al termine della quale si trova uno slargo dove parcheggiare, un chiosco bar e il blocco della sorveglianza. Noi scegliamo di scendere verso Andrin, che troviamo in festa, superiamo il centro abitato e parcheggiamo a bordo di un grande prato, poco oltre il cimitero. Più avanti ci sarebbe un tratto di strada, tipo single road di scozzese memoria, fino a raggiungere l’accesso alla spiaggia. Andiamo a piedi, percorrendo un sentiero in forte pendenza, accorciando sensibilmente il tragitto. Purtroppo il tempo è ancora inclemente, ma le varie sfumature smeraldo del mare, risplendono ugualmente. Alessandra e Diana passeggiano sul bagnasciuga per più di un’ora, esplorano le due estremità della spiaggia e scattano foto nelle grotte ove si infrangono rumorose le onde, ovviamente sfruttate anche dai surf. Risaliti tutti a monte, riprendiamo il viaggio alle 18.50 raggiungendo di nuovo la N632 e tornando indietro per qualche chilometro per raggiungere Llanes, ove abbiamo la segnalazione di un’area di sosta per camper. La troviamo in festa, come tutti i centri abitati, anche piccoli, che abbiamo incontrato oggi. Cerchiamo inutilmente l’area attrezzata, presumibilmente trasformata in campeggio. Arriviamo così alla Palya de Torò, bella, di sabbia bianca, completamente attrezzata. Peccato che il parcheggio sia destinato alle sole autovetture. Riflettiamo un poco se rischiare o meno la sosta notturna, poi decidiamo di ripartire. Rientriamo nel centro abitato, sempre più intasato, cercando posto presso tutte le segnalazioni di parcheggio che troviamo. Finiamo per imbottigliarci in una strada, per noi senza uscita. Facciamo una faticosa retromarcia e dirigiamo verso la Playa El Sablon, dove troviamo il parcheggio espressamente vietato ai camper. Dirigendo verso Celorio, arriviamo al parcheggio sterrato e squallido, dei bus, ma lo troviamo invaso di tir. Alle 20.45 ci fermiamo in uno spoglio spiazzo erboso, che troviamo prima di entrare per l’ennesima volta in paese, provenendo dalla statale. Siamo tutti molto stressati e stanchi di cercare, decidiamo di fermarci per la notte, confortati anche dalla presenza di altri due equipaggi e dalla vicinanza di un albergo.

Martedi 16 Agosto 2005.

Llanes, Pendueles, Buelna, Playa de la Franca, Unquera, Panes, Potes, Fuente De: 92 km.

Notte trascorsa nella più assoluta tranquillità, il cielo è sereno, ma il tempo è ancora fortemente variabile. Facciamo un ultimo disperato ed infruttuoso tentativo alla Playa de Torò, ma siamo di dimensioni troppo grandi ed ingombranti. Ripresa la statale, la percorriamo per un breve tratto poi usciamo seguendo le indicazioni per Pendueles. Nel centro del villaggio, provvidenzialmente, troviamo una fontana di acqua potabile, dove facciamo rifornimento. Risaliti sulla statale ci mettiamo in cerca della Playa de Buelna, passiamo el pueblo, ma non troviamo alcuna segnalazione. Poco dopo però usciamo repentinamente in quanto, proprio sotto il viadotto, troviamo la Playa de La Franca, con un comodo parcheggio di fronte a ciascuno dei due campeggi. Anche questa spiaggia ha la sua brava Bandiera Blu, punto di soccorso, servizi e docce. La sabbia è fine e bianca, ci sono numerosi faraglioni, e il mare è color smeraldo. Alessandra e Diana si godono un altro lungo bagno, soprattutto di sole, in quanto la temperatura dell’acqua è veramente gelida. La marea montante riduce progressivamente le dimensioni della spiaggia. Alle 14.30 torniamo al camper, pranziamo e progettiamo il da farsi. I parcheggi pubblici di servizio alla spiaggia sono due, piccoli e poco capienti, conviene arrivare presto la mattina o tardi la sera. In alternativa ci sono due parcheggi custoditi, a pagamento, uno sterrato a terrazze con vista sulla spiaggia e i faraglioni, l’altro erboso un piano, di fronte al camping Les Hortensias. I due camping mettono a disposizione degli utenti della spiaggia, ristoranti e supermercati, il pernottamento non è consentito. Partiamo alle 16.45, la statale è, come si dice, a portata di mano, la percorriamo giusto per qualche chilometro poi, a Unquera, dove riprende la A8, deviamo per la N621 in direzione di Panes. Risaliamo la valle del Rio Deva, percorrendo i settanta chilometri che ci separano da Fuente De in quasi due ore, al termine delle quali ci fermiamo nel polveroso, sconnesso, ma capiente, piazzale della funivia. Siamo al centro di un circolo glaciale, tipo Gavernie, con la differenza che qui tutto è completamente arso e asciutto. Abbiamo percorso il Desfiladero de la Hermida, il tratto di strada che da Panes sale fino a Potes, con grande prudenza e assoluta concentrazione a causa delle innumerevoli curve, della strada stretta e delle rocce sporgenti. Gli incroci con i pulman turistici sono veramente ravvicinati e da brivido. Percorso da cardiopalma. In prossimità di Potes, e oltre, la carreggiata torna alle normali e consuete dimensioni, ma le curve non mancano. Quando ci addormentiamo piove e, più in alto, si vedono i bagliori dei lampi e si sentono cupi rumori di tuoni.

Mercoledi 17 Agosto 2005.

Fuente De , Potes, Panes, Unquera, San Vicente de la Barquera, Oyambre: 86 km.

Grande sorpresa al risveglio, nonostante le nefaste previsioni del tempo sentite ieri sera in tv, oggi la giornata si presenta completamente serena. Le cime dei monti sono illuminate dal rosso sole del mattino. Già prima delle 9.00, orario di apertura della funivia, cominciano ad arrivare auto con alpinisti e turisti, mentre qualcuno ha direttamente dormito nel piazzale, accanto a noi. Saliamo con la teleferica delle 10.00, il balzo è davvero rapido, ma meno impressionante di quello che può sembrare quando visto dal basso. Sulla balconata superiore, stupenda vista sulla vallata della Deva e Fuente De. Prendiamo il sentiero per il rifugio, molto largo e comodo, percorso circa un chilometro, optiamo per deviare, a sinistra, sul sentiero marcato Horcados Rojos. Questo dirige verso la Torre Blanca, una delle cime più alte dei Picos, la quale custodisce ancora alcuni ghiacciai, nonostante la siccità imperante. Camminiamo ancora, mentre osserviamo diversi rapaci volteggiare sulle nostre teste. Giunti al primo ghiacciaio, facciamo una breve sosta di riposo e di ristoro e ci accorgiamo che abbiamo marciato per due ore. Alla sommità del ghiaccio c’è una grotta che, a giudicare dai residui che contiene, dovrebbe essere utilizzata dai pastori per ricoverarvi le greggi di capre. Riprendiamo il cammino, lasciando la trafila di marciatori che continuano verso la Torre Horcados Rojos, noi seguiamo il sentiero, sempre a sinsitra, che dirige verso la Torre Blanca. La salita si fa ripida, comunque il sentiero è largo e comodo. Siamo in quota e sulle cime delle nude e spoglie vette avvisitiamo con il binocolo, nientemeno che alcuni esemplari del ‘rebeco cantabrico’ intenti in spericolate e provocatorie evoluzioni quasi a deriderci per il nostro incedere lento e insicuro. Arriviamo alla fine su una sella, che sono le 13.30, qui troviamo, stese sulle rocce, una quindicina di capre intente a ruminare e affatto disturbate dalla nostra presenza. Sull’altopiano di fronte, prima delle cime dell’Horcados Rojos, si nota distintamente la Cabana Veronica, scintillante sotto i raggi del sole. In cielo volteggiano ‘el buitre leonado’, grande e maestoso, e l’aguila real, più piccola e agile nelle evoluzioni. Esauriamo le riserve di acqua e cibo, che ci eravamo prudentemente portati dietro, e prendiamo la via del ritorno. Scendiamo a valle abbastanza agevolmente ed arriviamo alla stazione della teleferica che sono le 15.00, dopo quasi cinque ore di marcia. Mangiamo prima di scendere, ovviamente a prezzi un poco … alti. Tuttavia il menù standard, per 12 euro, prevede due piatti self service a scelta, pane, bibita, dolce o frutta. Siamo cotti come gamberi, abbiamo preso più sole oggi che tutti i giorni precedenti messi assieme. Scendiamo al camper che sono le 16.00, Blonde ci fa un sacco di feste, dopo questa giornata trascorsa chiusa nel camper. Nessuno sembra aver forza o voglia di andare via. Ci rilassiamo un poco, poi decidiamo il da farsi. Partiamo alle 17.00. Scendiamo nuovamente fino a Unquera. La percorrenza del Desfiladero de la Hermida stavolta è meno impegnativa in quanto il traffico in salita è molto scarso. Comunque almeno un paio di bus turistici hanno lasciato qualche finestrino attaccato alle rocce delle gole della Deva. A Unquera riprendiamo la A8, che ora ci sembra essere una pista di aereoporto, e la percorriamo per una decina di chilometri. Usciamo a San Vicente de la Barquera e seguiamo le indicazioni per la Playa de Oyambre. Tutti i campeggi prossimi alla spiaggia sono pieni e, forse, anche di più. Molti proprietari di terreni della zona hanno convertito, almeno temporaneamente, i propri campi in parcheggi a pagamento per due o tre euro al giorno. Noi troviamo posto al campeggio Rotor, distante dalla immensa spiaggia, il cui gestore ci colloca in una posizione poco felice, praticamente di fronte alla reception. Ci fermiamo che sono le 19.30, utilizziamo abbondatemente i servizi, ci dilettiamo a scaricare le foto sul computer, rimpiangedo già la bellissima giornata appena trascorsa sui Picos.

Giovedi 18 Agosto 2005.

Oyambre, Comillas, Cabezon de la Sal, Torrelavega, Santander, Bilbao, Durango, Eibar, Deba, Zumaia: 261 km.

Battiamo tutti i record di sveglia ritardata di questo viaggio. La fatica di ieri è stata ampiamente smaltita. Questo è un campeggio in cui le regole ci sono, ma nessuno spagnolo le rispetta. Schiamazzi e motorini in movimento ci hanno tenuto compagnia ben oltre la mezzanotte. Decidiamo di cambiare aria per cui partiamo alle 10.50. Proseguiamo lungo la costa e raggiungiamo Comillas, animata, bella e caratteristica. Al termine dell’abitato, verso San Vicente de la Barquera, in alto sulle scogliere, troviamo un parcheggio sterrato per quattro o cinque automezzi, ovviamente pieno. Dato il traffico presente, e l’intasamento del centro, seguiamo le indicazioni per Cabezon de la Sal, dove contiamo di riprendere l’autostrada. Risaliti sulla A8, dirigiamo per Torrelavega. A mezzogiorno arriviamo nel parcheggio del Carrefour, nella zona industriale alle spalle della spiaggia del Sardinero di Santander. Spendiamo un poco per la cambusa, magiamo hamburger, compriamo finalmente la sidra, facciamo rifornimento e, alle 16.00, ci rimettiamo in viaggio. Riprendiamo l’autostrada e viaggiamo con regolarità per tre quarti d’ora, poi all’area Jesus del Monte, facciamo rifornimento di acqua, ma non possiamo scaricare in quanto il camper service è fuori uso. Ripreso il nostro cammino, viaggiamo spediti e regolari in un traffico intenso ma scorrevole. Aggiriamo Bilbao con una certa facilità, ormai siamo esperti, e prendiamo una poco curata N634 in direzione di San Sebastian. La statale è piuttosto dissestata e noiosa, attraversa qualche anonimo centro industriale come Durango ed Eibar, solo il tratto da Deba a Zumaia è più panoramico ed interessante. Oggi scopriamo una Spagna che non conoscevamo e non ci aspettavamo. Dopo i divieti al parcheggio dei camper nel comune di Llanes, altri ne abbiamo trovati al parcheggio della spiaggia di Comillas, infine, arrivati a Zumaia, il parcheggio del porto, da noi utilizzato lo scorso anno, è stato organizzato a pagamento dalle 10.00 alle 21.00 e i camper pagano il triplo delle vetture, solo per parcheggiare, in pieno sole e senza servizi di alcun genere. Tra l’altro il posto è lontano sia dal centro che dalla spiaggia a causa del periplo delle darsene che bisogna fare per raggiungerle. Sono le 19.30 e dovremmo pagare sette euro per un’ora e mezza di parcheggio. Seguendo i suggerimenti del giovane esattore, che troviamo a presidiare il parcheggio completamente deserto, ci spostiamo al parcheggio degli impianti sportivi dove ceniamo in utta tranquillità. Torniamo per dormire che sono le 22.00.

Venerdi 19 Agosto 2005.

Zumaia, San Sebastian, St. Jean de Luz, Biarritz, Bayonne, Peyrehorade: 138 km.

Dormita assolutamente tranquilla, stamattina il cielo è plumbeo e, verso le 9.00 comincia anche a piovere. Le 10.00 del mattino, sono un orario ampiamente sufficiente per partire senza dover pagare il parcheggio e noi lo facciamo diligentemente dieci minuti prima della scadenza. Prima di raggiungere San Sebastian, lungo i tornanti della strada, ci fermiamo, come tutti gli altri autoveicoli, ed aiutiamo un lungo tir a bilico ad effattuare il giro di una curva troppo stretta per lui. Ad operazione riuscita è un grande strobettio da parte di tutti per l’impresa effettuata. Entriamo in Francia poco dopo le 11.00 e attraversata una affollata St. Jean de Luz, con la sua area attrezzata di fianco alla stazione strabordante di mezzi, alle 12.15 arriviamo all’area della Plage de Milady di Biarritz che, stranamente, ha numerosi posti liberi. Riusciamo perfino ad attaccarci alle prese di corrente, e giù a ricaricare batterie e scaricare foto sul computer. Il tempo continua ad essere di pessimo umore, facciamo comunque una passeggiata fino alla spiaggia e pranziamo al sacco poi, annoiati, decidiamo di spostarci. Arriviamo a Bayonne alle 17.00, seguendo per quaranta minuti un lungo serpentone di auto. Tutti i park segnalati hanno sbarre a un metro e settanta, anche se in parte vuoti. Noi troviamo posto in una parte non ostruita del Parc de Glain, posto lungo le sponde della Nive. Prendiamo la navetta gratuita che, attraversando la Petit e la Grande Bayone, collega tutti i parcheggi fino al capolinea di quello di Port d’Espagne. Scendiamo di fianco alla cattedrale. Entriamo a turno per la visita, non ci piace molto, è troppo tetra, più bello e scenografico il chiostro dove troviamo una esposizione di oggetti di artigianato locale. Ci abbandoniamo alla visita delle commerciali vie turistiche limitrofe, scendendo e risalendo il colle. Entriamo ed usciamo in librerie, souvenir, pasticcerie, compriamo qualche sciocchezza poi cominciamo a sentire i morsi della fame. Scendiamo sulle sponde della Nive ed esaminiamo attentamente i menù esposti dai numerosi ristoranti presenti, poi scegliamo Le Victor Hugo vicino Place de la Libertè e Pont Mayou. Ceniamo, finalmente, con due porzioni di mules e frites, un filette de orade, una porzione di tarte basque, una di tarte freise, mezzo litro di sangriglia e un’orangina per quaranta euro. Per smaltire le cozze, ed anche perché abbiamo fatto tardi, torniamo al camper a piedi, scattando qualche curiosa foto lungo la Nive e verso le guglie della cattedrale, illuminata dal sole al tramonto. Alle 20.40 riprendiamo il viaggio, favoriti dalla posizione del parcheggio, troviamo facilmente la N117 che percorriamo in tutta rilassatezza per un’ora. Alle 21.40 arriviamo all’area attrezzata, mal segnalata, di Peyrehorade, posta lungo la statale, all’uscita dell’abitato verso Orthez. Vicino il camper service ci sono diversi parcheggi di supermercati e quello alberato del campo di pelota, ove però fanno anche mercato. Il paese è in festa e noi, che abbiamo ancora da smaltire la cena, pensiamo bene di andare a godercela. Appena rientrati al camper, inizia a piovere, ma ormai è tardi, buonanotte.

Sabato 20 Agosto 2005.

Peyrehorade, Orthez, Lacq, Artix, St. Martory, St. Lizier, Montjoie, Foix, Mirepoix: 313 km.

Ha piovuto tutta la notte, quasi senza interruzione. Il cielo permane nuvoloso e coperto. Prima di partire facciamo qualche spesa al vicino Champion ed effettuiamo camper service. Alle 10.00, quando il sole riprende possesso del cielo, ci rimettiamo in marcia diretti verso Orthez. Al solito, vista la scorrevolezza della statale, evitiamo per un pezzo di salire sull’autostrada, superiamo così Orthez, poi Lacq e solo ad Artix, per evitare di entrare in Pau, saliamo sulla A64. Alle 13.00 ci sorbiamo mezz’ora di coda all’uscita del casello di Lestelle per pagare il pedaggio. Dirigiamo subito verso St. Martory e, appena superato il ponte sulla Garonne, troviamo l’area attrezzata, con scarico a pozzetto e posto per una decina di mezzi, di fronte all’Office du Tourisme. Mentre mangiamo ci raggiunge un temporale di quelli memorabili. Prima di ripartire, facciamo rifornimento di acqua dal rubinetto di fianco al blocco servizi. Sempre sotto la pioggia ci rimettiamo in marcia alle 15.10 salendo sulla D117 verso St. Girons. Poco prima di arrivare nella cittadina, seguiamo le indicazioni per St. Lizier e percorriamo un breve tratto di salita da tour de france. Il parcheggio che troviamo è in forte pendenza e lontano dal piccolo centro abitato. Invertiamo la marcia e seguiamo le indicazioni per il villaggio medievale di Montjoie en Couserans. Ed ecco l’impossibile. Il piccolo borgo medievale di Montjoie, due chilometri da St. Lizier, ha la Mairie, la chiesa, una decina di abitazioni e un parcheggino per la sosta con tutti i servizi, contornato di prati e siepi fiorite, campo di bocce e tavoli pic nic. Di qui passa anche il Camino de Santiago e c’e un silenzio da deserto. Riscendiamo a valle alle 17.00, riprendendo la D117 dalla parte opposta a St. Girons. Dirigiamo spediti verso Foix, che troviamo sempre molto attraente e scenografica. Appena superata l’Ariege, deviamo sulla N20 verso Toulouse, ma presto la lasciamo per la D119 con la quale, alle 18,25 arriviamo a Mirepoix. Non abbiamo un buon rapporto con questa cittadina. Nonostante la sua dotazione di arte e cultura locale, la troviamo ogni volta preda di incuria e abbandono. Anche stavolta la sensazione è la stessa, tanta cura nella peripherique industriale, piena dei soliti supermercati, e la Mairie allocata in un caratteristico edificio con portico completamente fatiscente e in decadenza, come quasi tutta la piazza medievale.

Domenica 21 Agosto 2005.

Mirepoix, Fanjeaux, Bram, Narbonne, Montpellier, Mauguio, Lunel, Aimargues, Arles, St. Remy de Provence, Cavaillon, Isle sur la Sorgue, Fontaine de Vaucluse, Apt, St. Michel l’Observatoire: 438 km.

Verso l’1.00 si deve essere rotta una tubatura dalle parti di San Pietro e si scatena un diluvio dalle dimensioni bibliche, che se fosse durato i canonici quaranta giorni, anziché due ore, avrebbe certamente sortito i medesimi effetti, sommergendoci tutti quanti. Al risveglio non piove più, evidente mente è finita l’acqua da rovesciare sulle nostre teste, ma è sempre presente il solito vento gelido che ci ha accompagnato per buona parte di questo viaggio. La temperatura è praticamente autunnale. Partiamo alle 9.45 e riprendiamo la D119 verso Fanjeaux, Carcassonne. Il freno posteriore destro stride fortemente e alle prime frenate blocca la ruota. A Bram saliamo sull’autostrada dove troviamo un traffico sostenuto e ripetuti annunci di prudenza a causa di raffiche violente di vento. A Narbonne confluiamo con la A9 ed abbiamo così una ulteriore intensificazione del traffico, mentre il vento diventa laterale. Qualche rallentamento lo incontriamo in prossimità dell’uscita per Pezenas e Millau. Evidentemente i francesi sono smaniosi di provare l’ebrezza di passare sul nuovo viadotto in presenza di vento. Arriviamo alla barriera di Montpellier e ce la caviamo in un quarto d’ora. Per evitare le code, qui dette bouchon, che sono annunciate sul raccordo intorno a Montpellier, approfittiamo dell’uscita numero 30 e seguiamo la direttrice prima verso Lattes, poi verso Mauguio. Alle 12.45 ci fermiamo negli sterminati e deserti parcheggi del centro commerciale Cerrefour, oggi chiuso, per il pranzo. Consumiamo un paio di hamburger acquistati presso il locale, immancabile Mc Donald. Cerchiamo inutilmente di fare rifornimento, ma le nostre carte di credito non sono accettate dalle pompe automatiche. Ripartiamo alle 14.15 e troviamo comunque un distributore aperto appena usciti da Mauguio. Rimessici in rotta, seguiamo la D24 fino a Lunel da dove raggiungiamo Aimargues per prendere la N572, già percorsa all’andata in senso opposto. Il vento ci sospinge alle spalle e presto siamo alla periferia di Arles, dove attraversiamo la Grand Rhone e prendiamo la N570 verso nord. Immessici sulla D99, raggiungiamo St. Remy de Provence da dove raggiungiamo Cavaillon. Qui giunti seguiamo le indicazioni per Isle sur la Sorgue e da qui, per la D25, alle 17.30 arriviamo a Fontain de Vaucluse. E’ obbligatorio per i camper parcheggiare al primo parcheggio con entrata automatica e pagamento forfettario all’uscita. Impossibile andare avanti. Il parcheggio è sterrato e polveroso, si trova proprio in riva a una Sorgue veramente chiara e limpida, Petrarca non avrebbe potuto essere più preciso. La frequentazione da parte di camper è molto alta e, a volte, le manovre sono difficili. E’ presente il blocco servizi e si può pernottare. Ci avviamo alla visita attraversando il piccolo borgo intasato di turisti. Arriviamo fino alla polla, la troviamo in sensibile secca, praticamente in fondo alla grotta. Sembra impossibile credere che da questo buco, alla base della falesia, escono 630 milioni di metri cubi d’acqua purissima all’anno. Sulla via del ritorno passiamo per il museo, dove possiamo vedere la fabbricazione della carta a partire dagli stracci, con il meccanismo mosso automaticamente dal mulino, ovviamente ad acqua. Ripartiamo alle 19.40, torniamo sui nostri passi fino a Isle sur la Sorgue, poi seguiamo direttamente la N100 diretti verso Apt. Viaggiamo quasi in solitudine, sembrano tutti scomparsi. Superiamo facilmente Apt e, quando ormai siamo disperati, avendo fatto buio, troviamo le indicazioni per St. Michel l’Observatoire. Saliamo al paese per la D5, lo attraversiamo e scendiamo dalla parte opposta verso l’Osservatorio. E’ buio pesto, l’area è fuori paese, lungo la discesa che porta all’Osservatorio. Sono le 21.15 quando ci sistemiamo approssimativamente, date le condizioni di visibilità.

Lunedi 22 Agosto 2005.

St. Michel l’Observatoire, Tallard, Le Lauzet Ubaye, Barcellonette, Larche, Colle della Maddalena, Bersezio: 207 km.

L’area mostra tutta l’aria di essere in assoluto e totale abbandono. La spiegazione si trova nell’avviso, posto dall’amministrazione comunale sul blocco servizi, dove si comunica che la fornitura dell’acqua è sospesa a causa della persistente siccità, pertanto sono chiusi i servizi e interrotti gli scarichi. In alternativa i camperisti possono utilizzare il parcheggio panoramico posto alle spalle del Museo di Astronomia nel centro del villaggio. Non l’avevamo notato a causa dell’ora tarda a cui siamo arrivati. L’assenza dell’illuminazione è dovuta al rispetto della presenza dell’osservatorio astronomico. Partiamo alle 9.10 proseguendo in direzione dell’osservaotrio. Purtroppo le visite sono consentite solo il mercoledì dalle 13.30 alle 16.30, non ci resta che tornare indietro. Riasaliamo dunque al villaggio e torniamo sulla N100. Presto raggiungiamo Forcalquier, affollata per il mercato, proseguiamo verso l’autostrada. Entriamo al casello di Oraison e torniamo a duellare con il vento. Usciti a Tallard, poco dopo ci fermiamo a lato strada per uno spuntino. Ci rimettiamo in marcia alle 11.40 per viaggiare un’ora in modo regolare e fin troppo rilassato. Alle 12.30 ci fermiamo nel piazzale appena sopra il laghetto di Le Lauzet Ubaye, oggi pranzo con vista su le lac. Facciamo due passi in centro ed acquistiamo una crostata di mirtilli, che non arriverà a sera, alla bulangerie vicino la scuola. Sosta assolutamente rilassante. Si riparte a malincuore alle 14.20, solita tappa a Larche per l’acqua e per prendere la ricorsa per superare il colle. Rientriamo in Italia alle 15.36 e, dieci minuti più tardi, siamo al parcheggio di Bersezio. L’area oggi è quasi deserta, troviamo subito un buon posto in riva al ruscello. Ci prendiamo un poco di sole, sempre condito con una buona dose di vento. Dedichiamo il tempo all’osservazione delle marmotte che fischiando escono dalle tane per avventurarsi nei prati per mangiare. Alla sera osservazione celeste con binocolo e macchina fotografica.

Martedi 23 Agosto 2005.

Bersezio: 0 km.

Oggi era in previsione una giornata di trasferimento fin sulle sponde dell’Adriatico. Al risveglio troviamo una giornata limpida e assolata così, all’unanimità, decidiamo che le ferie non sono finite e vanno godute fino in fondo. Inforchiamo le scarpe da trekking, riempiamo gli zainetti con bottiglie di acua, panini, formaggio, affettati, frutta e dolci, prendiamo Blonde e seguendo le indicazioni di un gentile collega, esperto del luogo, ci incamminiamo verso il Col de Pouriac. Scendiamo fino al paese, poi prendiamo la strada asfaltata che porta a Ferrere e passiamo sull’altra sponda dello Stura. Saliamo qualche centinaio di metri, poi prendiamo il sentiero che porta alla statua del Sacro Cuore. E’ quasi un’arrampicata ma, in pochi metri, che spettacolo e che veduta. Sotto la statua scattiamo qualche foto e riprendiamo fiato. Ci rimettiamo in marcia e saliamo ancora, ma stavolta lungo una strada sterrata con una pendenza abbordabile. Per il pranzo raggiungiamo un ampio e ben assolato prato dove la strada di divide per le due direzioni Col de Pouriac e Argentera. Stiamo fermi quasi due ore a mangiare, a riposare, a meditare e, finalmente, a prendere la tintarella. Blonde è esausta e si gode il fresco dell’erba, vista da lontano la si potrebbe facilmente confondere con una delle innumerevoli marmotte che ci circondano. Effettivamente sono anche più grandi di lei, inoltre fischiano in continuazione, attirando la sua attenzione e destando la sua curiosità. Ripreso il cammino, decidiamo di seguire il sentiero per Argentera. Facciamo la scelta giusta senza saperlo. Il Col de Pouriac si trova a oltre 2500 metri di altitudine e ci vogliono ancora svariati chilometri per raggiungerlo. Camminiamo sempre seguendo il sentiero, di indicazioni neanche l’ombra. Ad un certo punto arriviamo sotto l’installazione di un’antenna per telefonia e, poco più avanti, troviamo una magnifica vista del Col de Larche. Siamo soddisfatti, non ci interessa più raggiungere Argentera, seguiamo il percorso di una pista da sci e precipitiamo in pochi minuti sul greto del fiume. Ora è tutto più facile, andiamo in discesa, e, con una breve sgambatura, raggiungiamo presto ill parcheggio. Siamo esausti, ma pienamente soddisfatti. Ci mettiamo di nuovo a prendere il sole, oggi una vera overdose. La sera accendiamo anche il barbeque e cuociamo delle ottime salsicce acquistate la mattina in paese. Un buon bicchiere di vino pone fine alla giornata rimandandoci tutti all’anno prossimo Conclusioni.

Quello appena concluso non è stato certamente un viaggio rilassante. Nonostante ci fossimo diretti verso mete già viste e frequentate di recente, le condizioni meteorologiche avverse e gli inconvenienti occorsici, lo hanno reso, sin dall’inizio, piuttosto impegnativo. Delle mete che ci eravamo prefissi, il Mont Ventoux è ancora una volta sfuggito alla presa, ma non molliamo, prima o poi lo domeremo. Abbiamo finalmente visitato i Picos d’Europa, anche se solo dal versante di Fuente De, ma ne siamo rimasti sinceramente affascinati. Per la fauna, per la flora, per l’ambiente e per il senzo di pace che abbiamo provato in quella giornata al tempo stesso faticosa e indimenticabile. Abbiamo scoperto nuove spiagge, sempre attrezzatissime, che nulla avrebbero da invidiare alle concorrenti mediterranee se solo il tempo fosse un poco più benevolo. Confermiamo l’impressione avuta lo scorso anno ed annoveriamo, senz’altro, la Spagna tra le nazioni non ostili al movimento camperistico. Sono state veramente occasionali le difficoltà di trovare parcheggio o un rifugio per la notte. Il Col du Pourtalet è sta la vera sorpresa che non ci aspettavamo. Stupendo, peccato non aver avuto tempo e occasione per una perlustrazione più approfondita. Altro compito per il futuro. Come ormai consuetudine elenchiamo di seguito la bibliografia, utilizzata per raccogliere informazioni per progettare questo viaggio, e con ciò intendiamo ringraziare autori e siti internet che con il loro contributo ci hanno consentito di godere, per l’ennesima volta, di vacanze che ci hanno pienamente soddisfatti.



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