Southwest America: tasting freedom

Un viaggio in America, con i suoi panorami mozzafiato, set di tantissime riprese cinematografiche, la sua natura prorompente, le sue strade infinite, è un qualcosa che molti di noi sognano. Personalmente, dai tempi delle medie, quando ho avuto la fortuna di studiare dei racconti che parlavano del Grand Canyon, della Death Valley e delle Sequoia...
Scritto da: catto
southwest america: tasting freedom
Partenza il: 30/08/2008
Ritorno il: 19/09/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Un viaggio in America, con i suoi panorami mozzafiato, set di tantissime riprese cinematografiche, la sua natura prorompente, le sue strade infinite, è un qualcosa che molti di noi sognano. Personalmente, dai tempi delle medie, quando ho avuto la fortuna di studiare dei racconti che parlavano del Grand Canyon, della Death Valley e delle Sequoia giganti, mi sono innamorata di questi luoghi e ho sempre desiderato visitarli. La voglia si è fatta più forte grazie ai racconti entusiastici di alcuni nostri cari amici, che ci hanno convinto ancor di più a scegliere come meta di quest’anno il sud – ovest degli Stati Uniti. Io e Roby decidiamo, così, di realizzare un piccolo sogno, che diventerà un grande viaggio, totalmente fai da te, on the road, studiato e preparato nei minimi dettagli, grazie alle tantissime informazioni reperite su internet, soprattutto sul mitico www.Americaontheroad.It, fonte inesauribile di consigli e suggerimenti, la cui consultazione è risultata basilare per tutta la preparazione del viaggio.

Per prima cosa, ad aprile, abbiamo prenotato sul sito della British Airways i voli: Milano – San Francisco per l’andata e Los Angeles – Milano per il ritorno (entrambi con scalo a Londra Heathrow) a 801€ a testa, poi siamo passati alla prenotazione della macchina a noleggio e dei motel, ma di questo vi parleremo dettagliatamente durante il racconto.

Il nostro itinerario: 30 agosto: Milano – Londra- San Francisco 31 agosto: San Francisco 1 settembre: San Francisco 2 settembre: San Francisco – Yosemite – Oakhurst 3 settembre: Oakhurst- Kings Canyon – Sequoia – Delano 4 settembre: Delano – Death Valley 5 settembre: Death Valley – Las Vegas 6 settembre: Las Vegas – Zion – Tropic (Bryce Canyon) 7 settembre: Bryce Canyon 8 settembre: Bryce Canyon – Escalante – Capitol Reef – Moab 9 settembre: Moab (Arches) 10 settembre: Moab (Canyonlands – Dead Horse Point) 11 settembre: Moab – Valley of the Gods – Muley Point – Gooseneck – Monument Valley 12 settembre: Mexican Hat – Antelope Canyon – Page 13 settembre: Page – Horse shoe Bend – Tusayan (Grand canyon) 14 settembre: Grand Canyon 15 settembre: Grand Canyon – Route 66 – Barstow 16 settembre: Barstow – Los Angeles 17 settembre: Los Angeles 18 settembre: Los Angeles e volo per Milano I nostri consigli (sicuramente comuni e già sentiti, ma rivisti sulla base della nostra esperienza): Prima di partire: 1)Organizzate il viaggio in maniera autonoma, senza rivolgervi ad alcuna agenzia; su internet potrete trovare tutte le informazioni di cui avete bisogno.

2)Accertatevi che il vostro passaporto sia valido per gli Stati Uniti, chiedendolo in questura, o leggendo quanto scritto sul sito della polizia di stato e dell’ambasciata USA. Tenete presente che da gennaio 2009 dovrebbero entrare in vigore delle nuove norme per l’ingresso negli Stati Uniti, riguardanti soprattutto il modulo I –94W, quindi, state sempre all’erta.

3)Stipulate un’assicurazione sanitaria. Noi abbiamo scelto e – Mondial con la sua MondialCare, che ci ha proposto per 129€ a testa massimali illimitati per quanto riguardava le spese mediche sostenute all’estero.

4)Noleggiate una macchina e viaggiate in libertà. Noi, tra tutte le compagnie di noleggio, abbiamo scelto il broker enoleggioauto, che ci ha proposto un contratto con la Thrifty Car Rental per 17 giorni con ritiro della macchina a San Francisco e rilascio a Los Angeles per 339€. Purtroppo, abbiamo avuto qualche piccolo inconveniente (non dovuto ad enoleggio, ma alla Thrifty), che vi racconteremo in seguito; al momento le pratiche di risarcimento sono ancora in corso.. Il prezzo è stato sicuramente allettante, valuteremo nei prossimi giorni la serietà della società.

La patente internazionale, che noi avevamo, non serve, quindi, potete fare a meno di spendere gli 80€ necessari. 5)Se volete essere più tranquilli e rilassati, prenotate anticipatamente i motel e gli alberghi. Certo, questo toglie molto all’improvvisazione e alla libertà di decidere il viaggio giorno per giorno, ma consente, al tempo stesso, di non avere alcuna difficoltà e di non trovare la simpatica scritta ‘No vacancy’, assai comune nei periodi di alta stagione. Quindi, molto dipende dal periodo in cui vi recherete negli USA e dalla vostra idea di viaggio. Noi, per come siamo fatti, abbiamo preferito prenotare e lasciare solo 2 notti libere durante il percorso e siamo rimasti contenti e soddisfatti. Le prenotazioni le abbiamo sempre fatte direttamente dai siti degli alberghi e non tramite motori quali expedia, hotels.Com ecc.., questo perché c’è sempre la possibilità, entro una certa data, di poter annullare la prenotazione e ricevere i soldi indietro. Abbiamo utilizzato la nostra Visa e non abbiamo mai avuto problemi.

6)Portatevi almeno una carta di credito: è comodissima e gradita ovunque, anche per le spese più piccole, comunque, i contanti sono accettati ovunque.

7)Comprate una guida. Noi avevamo la Lonely Planet, che non abbiamo trovato fantastica dal punto di vista delle informazioni fornite, perché un po’ troppo superficiali. E’ stata, però, basilare per quanto riguarda le cartine geografiche e le mappe dei centri delle città.

8)Se non avete intenzione, come noi, di affittare un navigatore satellitare, ma di viaggiare “all’antica” con le cartine stradali, compratene una di buona qualità e scaricate preventivamente gli itinerari del vostro percorso da Google Map, soprattutto per raggiungere gli hotel delle grandi città, come, ad esempio, Los Angeles.

9)Per quanto riguarda le telefonate a casa, bisogna dire che i cellulari quadri-band prendono, ma logicamente lo fanno quando c’è campo.. Vi capiterà, in molti luoghi che attraverserete e anche in alcuni parchi, che non ci sia il segnale. Noi, quindi, per rassicurare il parentado, abbiamo utilizzato la Columbus Card di Telecom Italia, acquistata in Italia prima di partire: con 12€, abbiamo fatto moltissime telefonate dai vari telefoni pubblici, che sono ancora molto diffusi sia nelle città che nei parchi. Altro modo conveniente di telefonare, spendendo pochissimo, se portate con voi un computer portatile, è Skype.

10)Cercate di dedicare almeno 1 giornata intera a ciascun parco e, soprattutto, non fermatevi solo ai principali view point, dai quali comunque si gode di viste splendide, ma cercate di mettere da parte la pigrizia e di fare qualche sentiero. L’esperienza sarà fantastica e vi permetterà di addentravi maggiormente nell’ambiente e di godere di sensazioni uniche! Quindi, meglio un parco in meno, ma visto meglio, che tanti visti solo ai principali look out.

E ora passiamo al nostro viaggio: 30 agosto – sabato Arriviamo a Milano Malpensa verso le 6 del mattino, gentilmente accompagnati dai miei genitori, evitando così di dover lasciare la macchina all’aeroporto. Dopo aver passato il controllo del passaporto e scelti i posti a sedere (su entrambi gli aerei siamo riusciti ad ottenere posti finestrino, ma se non volete rischiare di non trovarne più, usate la comodissima pratica del check -in on line), facciamo l’ultima colazione all’italiana con cappuccino e brioches e prendiamo subito il nostro volo per Londra Heathrow. Dopo i severi controlli del Terminal 5 (dobbiamo persino toglierci le scarpe!), abbiamo circa 3 ore di attesa prima del volo successivo, che fortunatamente, in questo bel terminal dell’aeroporto londinese, passano abbastanza velocemente.

Alle 13.30, ora di London, parte il secondo volo…Quello lungo…Il servizio della British è ottimo e tra una dormitina, un po’ di musica, pranzi e spuntini vari, le 11 h vanno via senza farsi sentire troppo! Arrivati a San Francisco, dove sono le 5 p.M., dobbiamo fare le varie pratiche dell’immigrazione, con tanto di impronte digitali, foto “ricordo” e domande sul perché si è negli States; ritiriamo i bagagli, che, sono con nostra grande gioia arrivati e, usciti dall’aeroporto, veniamo accolti dalla brezza di Frisco e da un sole accecante! Wow! Dobbiamo subito usufruire di uno dei tanti servizi prenotati via internet prima del viaggio, quello del Supershuttle. Sul sito www.Supershuttle.Com è, infatti, possibile, indicando aeroporto e ora di arrivo, prenotare, per 17 dollari a testa, un minivan che fa da taxi e porta all’albergo scelto. Ottimo! Il nostro hotel è il Comfort Inn by the Bay, in Van Ness Avenue, zona Fisherman’s Wharf, anche questo prenotato precedentemente direttamente sul sito dell’albergo.

La camera assegnataci è spaziosa e confortevole e, posati i bagagli, vista la meravigliosa giornata, ci dirigiamo subito a piedi verso il porto e il Fisherman’s Wharf. Fa un freddo…!!! Passeggiamo tra i tanti negozietti e le bancarelle che vendono pesce fresco; vediamo l’isolotto di Alcatraz da lontano e pure i famosi leoni marini che dormono e giocano sulle zattere appositamente create per loro al Pier 39; le prime cable car, i conosciutissimi tram che scorazzano su e giù per le colline di San Francisco; Ghirardelli Square con la sua famosa pasticceria, fino a che, dopo esserci mangiati un misto di calamari fritti, decidiamo di tornarcene in albergo, dove facciamo una bella dormita ristoratrice ..In fondo, sono solo più di 24 ore che siamo in piedi!! 31 agosto – domenica Sveglia biologica alle 5.30 del mattino, ma tardiamo un po’ ad alzarci, colazione in hotel, compresa nel prezzo, alle 8.30 siamo sul tram n.30 direzione Downtown per cercare il 330 di Ellis Street ed assistere ad una messa gospel.

Troviamo senza difficoltà la Glide Memorial Church (i canti si sentono dalla strada!!) e veniamo subito catturati dal ritmo e dalla funzione: un’esperienza fantastica, assolutamente da fare, se se ne ha il tempo! Rimaniamo veramente contentissimi! Da Ellis Street, a piedi, ci dirigiamo verso Union Square, con tutti i suoi edifici “storici” e i grattacieli. Facciamo un giro in qualche centro commerciale, ma abbiamo voglia di camminare e conoscere la città, quindi, scegliamo l’itinerario a piedi, proposto dalla Lonely Planet e ci dirigiamo verso China Town. Una bella porta con draghi ci indica che siamo arrivati in questo quartiere, che racchiude una delle più grandi comunità cinesi degli Stati Uniti e che ci piace tantissimo! Oltre ai moltissimi negozi, che vendono qualsiasi cosa ai prezzi più bassi di tutta San Francisco, visitiamo 2 templi, siti all’ultimo piano di 2 edifici, dove troviamo diverse persone intente a pregare e a lasciare le loro offerte. Andiamo anche alla fabbrica dei biscotti della fortuna, dove non possiamo fare a meno di comprarne un sacchetto e gustarceli leggendo i bigliettini racchiusi al loro interno, conservati gelosamente tra i ricordi di viaggio. Il nostro giro ci conduce così a North Beach, il quartiere italiano, come è possibile notare dalle bandiere tricolore dipinte sui pali della luce. Qui mangiamo da “Pinocchio” 2 sandwich con mozzarella e pomodoro ottimi e un fantastico caffè espresso.. Peccato solo per il prezzo: 40$ comprensivi di mancia! Un salasso! Da lì ci dirigiamo verso la collina del telegrafo, o almeno pensavamo fosse la collina del telegrafo.. Arrivati in cima ad una ripidissima salita (come ben sapete, San Francisco è famosa per avere le strade che si arrampicano sulle colline!!), ci accorgiamo che la Coit Tower e il telegrafo sono dalla parte opposta… siamo così costretti a scendere e risalire dall’altra parte. Arrivati in cima, la vista è comunque fantastica e ricompensa la fatica fatta! Sempre a piedi, attraverso una scalinata, raggiungiamo l’Embarcadero, visitiamo per bene il Pier 39 con tutti i suoi negozi e osserviamo nuovamente i leoni marini, fino a che non andiamo in Hyde Street per prendere la cable car. Facciamo una lunghissima coda, ma non potevamo non stare appesi su questi tram così caratteristici! Veramente divertente! Scendiamo nuovamente a China Town per fare un po’ di acquisti e poi, distrutti, prendiamo un taxi che ci lascia al Pier 39 perché avremmo intenzione di mangiare al Bubba Gump, il ristorante nato dal film di Forrest Gump. Sono però le 21 e ci dicono che dobbiamo aspettare fino alle 23…Non ce la sentiamo proprio, sarà per un’altra volta! Andiamo così al Cafè 8, il caffè economico di Aliotto’s, dove io prendo un’insalata di gamberi, mentre Roby sceglie un’ottima zuppa di pesce con patate fritte. Il tutto per 25$! Molto stanchi dalla giornata, ma felicissimi, rientriamo in albergo sempre e rigorosamente a piedi! 1 settembre – lunedì Oggi la giornata comincia con la visita di Lombard Street, la strada più tortuosa del mondo, che raggiungiamo a piedi dal nostro albergo e che percorriamo in discesa. E’ veramente carina, con aiuole ad ogni curva e bei giardini. C’è da dire che questa zona di San Francisco è molto signorile e la splendida giornata la rende ancora più bella.

Ci dirigiamo, così, sempre a piedi (strano, vero?) verso il Pier 33, dove possiamo imbarcarci sul traghetto che raggiunge Alcatraz, grazie al biglietto prenotato precedentemente on – line sul sito www.Alcatrazcruises.Com. Se siete intenzionati a visitare il famoso penitenziario, dovete assolutamente prenotare il biglietto con anticipo, infatti, è praticamente impossibile pensare di arrivare alle biglietterie e trovare posto per la giornata e se, come noi, non avete tanti giorni da dedicare a San Francisco quanti quelli per il primo biglietto disponibile, vi conviene utilizzare il sito internet! I 20 minuti che ci portano a The Rock sono accompagnati da splendide vedute sulla Bay Area e sullo sky line della city: la nostra Nikon dà il meglio di sé! Arrivati sull’isolotto, ci dirigiamo subito verso le celle, dove, tramite un’audio – guida in italiano, possiamo percorrere ed attraversare le zone più importanti della prigione: le voci e le storie dei detenuti e delle guardie, i rumori ricreati, che rimbombano nelle nostre orecchie, rendono la visita veramente suggestiva ed emozionante! Un’esperienza assolutamente da provare! E poi, la vista su Frisco, in mezzo al Golden Gate e al Bay Bridge, con le sue ripide strade è qualcosa di meraviglioso! Tornati in città, ci dirigiamo verso le bancarelle che vendono pesce a Fisherman’s Wharf. Scegliamo Aliotto’s e assaggiamo la famosa clam chowder, zuppa di granchio in una pagnotta scavata: buonissima!! Così con la pancia piena, siamo pronti per un’altra “impresa”: raggiungiamo il Golden Gate a piedi! Solo chi c’è stato può capire quanto questo ponte sia distante dalla città! Consiglio: affittatevi la bici! Nella nostra traversata, passeggiamo, comunque, in bellissime zone di San Francisco, come Presidio e la Marina, dove camminiamo pure sulla spiaggia, accompagnati da una forte brezza. Più ci si avvicina, più il Golden diventa maestoso e imponente! Vale davvero la pena arrivare fino a qui e salire pure al livello del ponte, dove le foto vengono ancora meglio! Con nostra grande gioia, scopriamo che per tornare in centro possiamo prendere l’autobus n° 28, che ci lascia vicino all’albergo, dove andiamo a rifocillarci. Per cena, torniamo al Fisherman’s Wharf a mangiare un’altra clam chowder! Alle 10 siamo a nanna, distrutti! 2 settembre – martedì Sveglia alle 6: stamattina dobbiamo andare a ritirare l’auto affittata! Ci facciamo portare da un taxi al concessionario della Thrifty, che apre alle 7 e facciamo le varie pratiche. Scopriamo a questo punto che, secondo il “simpatico” impiegato, il nostro vaucher, ricevuto per e-mail, non copre tutti i giorni di noleggio, ma uno in meno e che dobbiamo pagare il drop off, cioè il rilascio in una località diversa da quella di ritiro, che noi avevamo capito essere invece incluso nel nostro preventivo. Se vi capitasse una cosa del genere, perdete un po’ di tempo e contattate subito enoleggio. Noi abbiamo lasciato perdere, abbiamo fatto un po’ di storie e, alla fine, il nostro “amico” ha concordato che i giorni erano tutti pagati, ma che avremmo comunque dovuto pagare il drop off. Avendo paura di aver capito male qualche clausola del nostro contratto, abbiamo accettato, ma una volta tornati, abbiamo subito contattato enoleggio, che ci ha confermato che il drop off era compreso e che quindi verremo rimborsati.. Sto usando il futuro, perché al momento non abbiamo ancora visto un euro…Vedremo… Torniamo alla macchina.. Ci capita una Dodge Avenger, grigia metallizzata, enorme! Roby è felice come un bimbo, con questo nuovo giocattolino tra le mani!! Senza navigatore, ma solo con le indicazioni stampate da Google Map, usciamo da San Francisco, imboccando la I-80 e ci dirigiamo verso Yosemite. La strada scorre, ma dovendo rispettare i limiti di velocità impieghiamo parecchio tempo ad arrivare al parco, anche se, più ci avviciniamo, più il paesaggio è bello.

Arrivati all’ingresso, compriamo per 80$ il nostro “Annual Pass”, con il quale potremo entrare per un anno in tutti i national parks degli USA: utilissimo e convenientissimo! Trovandole sulle strada, ci dirigiamo subito a visitare le Bride Veil Falls, le cascate del velo della sposa, che, purtroppo, essendo estate, non sono particolarmente ricche d’acqua, ma comunque da vedere. Proseguiamo poi fino al Tunnel View Point, dove si ha una bellissima veduta sulla Yosemite Valley, racchiusa tra l’Half Dome ed El Capitain, i suoi 2 più famosi monoliti di granito. Proseguiamo ancora un po’ verso Glacier Point, quando ci accorgiamo, guardando un po’ più attentamente la cartina, che questo view point si trova su una deviazione lungo la strada che dovremo fare per uscire dal parco alla sera, quindi, torniamo indietro e ci dirigiamo verso il Visitor Center. Qui, decidiamo di servirci dello free-shuttle, ma, solo dopo, capiamo che avremmo potuto raggiungere i vari punti di partenza delle escursioni anche con la nostra macchina. Quindi, come potete immaginare, il nostro primo impatto con Yosemite, non è stato positivissimo.. Non sapevamo bene dove andare, cosa fare e vedere.. Roby sta per desistere e dirigersi verso Glacier Point e quindi verso l’uscita, ma io insisto ( e meno male che l’ho fatto!!!) e, chiedendo informazioni, riusciamo a capire che, tra i vari trail, alcuni partono dalla fermata n.16 dello shuttle. Così scendiamo e ci incamminiamo verso le Vernal Falls: il sentiero è bellissimo, incassato tra blocchi di granito bianco e grosse querce verdi, colori che spiccano ancor di più, se messi in contrapposizione con il blu intenso del cielo. Ci torna il sorriso!! Arrivati al Vernal Falls Bridge, dal quale si intravedono in lontananza le cascate, decidiamo di proseguire fino alla cima: il sentiero si fa più ripido, ma più ci avviciniamo, più siamo contenti: c’è persino l’arcobaleno! E poi, da lassù, che emozione vedere l’acqua scendere a picco dallo strapiombo: veramente meraviglioso! Ne valeva la pena! Da lì, partono molti altri sentieri, ma, purtroppo, il tempo è tiranno e dobbiamo tornare indietro. Arrivati al parcheggio, andiamo verso Glacier Point. Peccato che stiano facendo dei lavori sulla strada e ci sia una lunga coda.. Abbiamo paura che il sole scenda e di non riuscire a vederlo… così, terminato il tratto di coda, non rispettiamo molto i limiti di velocità, ma riusciamo ad arrivare al look out in un momento fantastico: il sole sta tramontando e illumina di rosa – rosso la punta dell’Half Dome.. Le foto si sprecano! Fantastico! Oh, Yosemite! Alla fine, ci sei piaciuto tanto, peccato aver avuto così poco tempo ed essere stati un po’ disorganizzati.. Torneremo sicuramente in futuro e ti dedicheremo almeno 3 giorni, per poter sfruttare i tanti sentieri e le camminate che hai da offrire! Stanchi e contenti, ci dirigiamo così al Days’ Inn di Oakhurst, precedentemente prenotato on line, dove arriviamo verso le 21, mangiamo un triste panino al Mac’ Donald e crolliamo! 3 settembre – mercoledì Sveglia con più calma, colazione al Days’ Inn compresa, spesa al supermercato 7/11, dove acquistiamo per 3.99$ il contenitore di polistirolo per tenere fresche le bevande e un sacchetto di ghiaccio (mai acquisto più utile!), facciamo benzina e via verso il Kings Canyon National Park. Entrati nel parco, siamo contornati da querce e sequoia giganti: fenomenali!! Ci dirigiamo verso il Generale Grant e facciamo il piccolo trail che permette di avere il primo grande approccio con questi alberi: sono veramente enormi! La giornata è splendida e guardare verso l’alto per cercare la fine di queste immense piante è un’impresa! Dopo aver pranzato, in una delle tante aree picnic attrezzate, in compagnie di api che vogliono il nostro prosciutto e di giapponesi che ridono del nostro cercare di evitarle, attraversiamo il confine tra Kings Canyon National Park e Sequoia National Park e andiamo verso il famosissimo Generale Sherman’s. Dal parcheggio, questo gigante si raggiunge con un piccolo trail in discesa. E’ veramente maestoso! Siamo proprio minuscoli al suo confronto! Nelle vicinanze, parte anche un bellissimo trail circolare, il Congress Trail, che permette di addentrarsi nella foresta e di stare in un ambiente veramente da favola, circondati da questi alberi giganteschi e praticamente soli; infatti, in tutto il percorso, avremo incontrato circa 4 persone… Assolutamente da fare! Comincia così la nostra uscita dal parco verso sud, seguendo la 198, la famosa e bellissima General Highway, che ci regala paesaggi stupendi e anche l’incontro con un piccolo orso! Questa sera, dobbiamo cercare da dormire; il nostro intento sarebbe quello di arrivare a Bakersfield, ma siamo troppo stanchi, così decidiamo di fermarci a Delano, dove troviamo posto in un Best Western, subito all’uscita della freeway. Mangiamo un’ottima bistecca dal vicino Denny’s e andiamo a nanna alle 9.30! 4 settembre – giovedì Sveglia presto, colazione anche questa volta compresa nel prezzo della camera, caricamento del ghiaccio da mettere nel nostro frighetto di polistirolo, grazie “all’ice machine” dell’albergo e siamo pronti per metterci in macchina e raggiungere la Death Valley.. I km da fare sono molti! Il paesaggio diventa sempre più brullo e desertico, fino a che non si trasforma in quello che ci siamo sempre immaginati per questi luoghi: strade infinite, dritte, senza anima viva e solo deserto ai lati e all’orizzonte. Entriamo nel Death Valley National Park e ci fermiamo a Stovepipe Wells a mangiare i nostri panini.. Che caldo!!! Siamo sui 48°!! Affrontiamo il breve sterrato che porta al Mosaic Canyon; lasciamo la macchina e percorriamo parte del trail: quello che si vede è davvero una meraviglia geologica! Un canyon stretto, scavato ed eroso dall’acqua e quindi striato, ma, al tempo stesso, punteggiato di tante pietre e pietrine che fanno effetto mosaico.. Da qui il suo nome! Tornati in macchina, proseguiamo verso Furnace Creek e ci fermiamo di fronte alle bellissime Sand Dunes.. Sono le 2 del pomeriggio, il caldo è veramente opprimente, scendiamo dalla macchina solo per fare la foto di rito, non ce la sentiamo di andare a scalare le dune, anche se deve essere molto divertente.. Eccoci, così, al Furnace Creek Ranch, dove posiamo i bagagli nella nostra stanza, anche questa prenotata precedentemente su internet e ci dirigiamo verso Bad Water, ma ci fermiamo prima a fare l’Artist Drive, con la sua Artist Palette, una strada a senso unico, dove le rocce, a causa dell’ossidazione dei minerali in esse contenuti, prendono colori spettacolari, che le fanno assomigliare alla tavolozza di un pittore. Ci fermiamo poi a Devil’s Golf Course, il campo da golf del diavolo.. Una enorme distesa di cristalli di sale. Proseguiamo fino a Bad Water, 212 piedi sotto il livello del mare, un bacino salato, dove nei mesi più piovosi si raccoglie una discreta quantità d’acqua che, in quelli più asciutti, evapora e lascia solo depositi salini; infine, sulla via del ritorno, facciamo anche lo sterrato e relativa escursione per Natural Bridge. Il sole sta tramontando e decidiamo di goderci lo spettacolo al mitico Zabrisky Point: stupendo! Un posto magico, assolutamente da vedere! Dopo esserci rifocillati in albergo, mangiamo alla Steak House del Furnace Creek Ranch, in compagnia di 2 coppie di italiani di Roma e Grosseto in viaggio di nozze, la più buona bistecca di tutto il viaggio! Stanchi, ma come sempre felici, andiamo a nanna! Domani ancora Death e poi Vegas… 5 settembre – venerdì Sveglia alle 7.30 e colazione in camera con caffè americano (preparato nel bollitore in dotazione), latte e Oreo, cambio ghiaccio nel nostro contenitore di polistirolo e partenza di nuovo per Zabrisky Point: questa volta lo vogliamo vedere con la luce del sole! Stupendo! Proseguiamo, così, verso Dante’s View, l’unico punto, dove contemporaneamente si possono vedere il punto più basso e il più alto degli States. Qui, finalmente, siamo sopra il livello del mare e si respira! C’è decisamente una netta differenza: riusciamo persino a fare qualche passo, senza quella brutta sensazione di soffocamento! La vista è unica e permette di rendersi conto della vastità della Death.

Ripreso il nostro viaggio, passiamo il confine tra Utah e Nevada e ci dirigiamo a Las Vegas, la cui Strip, di giorno, sembra tutta di plastica.. Arriviamo all’Excalibur, il nostro hotel – castello prenotato on line ed entriamo nella nostra bella stanza in stile cavalleresco –medioevale al 27° piano! Curiosi di vedere questo pazzo mondo, cominciamo subito il nostro giro tra gli hotel più famosi della Strip: il New York – New York, l’MGM, il Planet Hollywood, dove Roby mi costringe (con mio sommo dispiacere!!) a fare un massaggio rigenerante al collo e alla schiena (un pochino doloroso, però!), poi il Bellagio, dove giochiamo alle slot ed io vinco ben 30 dollari e il Cesar’s Palace. Usciti da quest’ultimo, incontriamo una delle coppie di italiani con cui abbiamo mangiato la sera prima a Furnace Creek e così continuiamo il nostro giro, scambiandoci opinioni su “Sin city’’. Arrivati al Flamingo, lo scegliamo per assaggiare uno dei tanti buffet che ogni albergo propone.. Purtroppo non siamo troppo fortunati e non mangiamo benissimo, ma non saremmo riusciti ad arrivare al Luxor (che dicono essere il migliore per il cibo), dato che sono ormai le 21.40 e i buffet chiudono alle 22. Dopo cena, andiamo al Venetian: bellissimo, con tanto di Ponte di Rialto e gondolieri e poi al Mirage. La caratteristica di tutti questi hotel – casinò è che, una volta entrati, si perde totalmente la cognizione del tempo: non si vede la luce esterna, il soffitto è finto e dà l’ “effetto cielo”, che cambia (probabilmente) a seconda dell’ora della città tema dell’hotel. Ad esempio, entrati a mezzanotte al Venetian, nell’albergo era giorno pieno, essendo a Venezia le 9 del mattino! A tutte le ore, c’è gente che gioca, beve alcolici, perdendo ogni ritmo biologico! Veramente assurdo!! Comunque, giunti al Mirage, salutiamo i nostri amici romani.. Non sia mai che non ci incontriamo ancora in qualche altro parco.. E proseguiamo a piedi verso il nostro Excalibur, facendo prima ancora una capatina al Luxor, per vedere la piramide! Alle 2, allucinati e stanchi, crolliamo! Se dovessimo dire qualcosa su Las Vegas, forse potremmo definirla “troppa”.. È decisamente esagerata, sembra di stare in un parco divertimenti, ma, al tempo stesso, un po’ squallido e triste.. Quindi, non sappiamo ancora dire se ci sia piaciuta o meno.. Forse solo il tempo ce lo dirà, anche se è comunque un “must” degli States! 6 settembre – sabato Sveglia alle 8.30, nonostante le ore piccole di ieri sera, check out dall’hotel e abbandoniamo Vegas alla volta di Zion National Park. Finalmente si ritorna nella natura! Dopo aver attraversato un piccolo pezzo di Arizona, entriamo in Utah, dove, così come niente, perdiamo 1 ora (c’è infatti differenza di 1 ora tra questi Stati) e sono già le 13! Entriamo nello Zion: il paesaggio è super stupendo! E’ caratterizzato da montagne coniche che hanno diverse sfumature: il colore predominante è il rosso, accompagnato dal rosa e dal bianco. Tutto ciò, incorniciato da un cielo azzurrissimo, ci fa pensare che questo tipo di paesaggio è quello che abbiamo sempre immaginato, riguardo ai Parchi americani! Lasciamo la macchina al Visitor Center e usiamo il servizio shuttle per addentraci nello Zion Canyon e fare qualche breve trail: cominciamo fermandoci all’ultima stop della navetta per la Riverside Walk: una piacevolissima passeggiata di mezz’ora, che ci porta all’inizio dei famosi ‘Narrows’, 26 km di sentieri da percorrere a tratti letteralmente con i piedi (e non solo!) a bagno nel fiume. Anche per farne un breve tratto, ci vuole il giusto equipaggiamento, di cui noi non siamo dotati, visto il poco tempo a disposizione. Come è logico, rinunciamo, ma, quando torneremo (perché prima o poi ci torneremo!), Zion, con i suoi Narrows, sarà obiettivo primario, insieme a Yosemite! Ripreso lo shuttle, ci fermiamo a Weeping Rocks, dove un brevissimo sentiero in salita ci porta a stare sotto una specie di onda di roccia da cui stilla l’acqua! Molto bello! Prendiamo ancora una volta la navetta e ci fermiamo in corrispondenza dello Zion Lodge per affrontare il trail per le Emerald Pools. Questo è sicuramente il più bello di quelli fatti in giornata e ci porta a vedere delle pozze d’acqua, dove si riflettono le montagne coniche di questo splendido parco. Arriviamo alle Intermediate e alle Lower Pools; lasciamo perdere le Upper, perchè purtroppo non abbiamo abbastanza tempo.. Terminato il trail, torniamo con lo shuttle alla macchina e salutiamo Zion. La strada per lasciare il parco è qualcosa di magnifico: ogni angolo è buono per fermarsi a scattare una foto e poi al tramonto, ha ancora maggiore fascino! Provare per credere!! Ora ci aspettano ancora 90 miglia per arrivare a Tropic, dove abbiamo prenotato on line una stanza al Bryce Canyon Inn. Ci fermiamo a mangiare sulla strada al Buffalo Bistro dell’ottima carne di bufalo e cinghiale, cosa da me scoperta solo il giorno dopo, quando ho cercato sul vocabolario la parola ‘Boar’. Meno male che non lo avevo dietro, se no, sapendolo, non l’avrei presa e mi sarei persa una delle cene migliori del viaggio! La strada è molto buia e c’è il pericolo di incontrare cervi saltanti.. Peccato non averla fatta con la luce, doveva essere splendida.. Ma non si può avere tutto!! Arrivati al Bryce Canyon Inn, troviamo tutto chiuso e ci prende un attimo di panico, anche perché sono solo le 21.30.. Poi vediamo che sulla porta della reception, c’è una busta con il nostro cognome, il numero della stanza e un biglietto che ci dice che la porta è aperta e la chiave è dentro!! Ah, l’America!!! Preso possesso della camera, crolliamo, stanchissimi, come sempre!! 7 settembre – domenica Sveglia con un po’ più di calma, in quanto oggi dovrebbe essere una giornata un po’ più tranquilla. Colazione al Bryce Canyon Inn, compresa nel prezzo della stanza, ottima, con molta più scelta degli altri posti dove abbiamo pernottato e via alla volta del Bryce! Entrati nel parco, ricevuta, come sempre, la cartina con le indicazioni dei vari trail, loro durata e difficoltà, cominciamo fermandoci al Sunrise Pont: uno spettacolo! L’anfiteatro del Bryce, pieno di guglie, pinnacoli e ‘hodoos’ rossi, bianchi e rosa è qualcosa di meraviglioso! Nessun aggettivo o parola può esprimere a fondo cosa si prova davanti ad uno spettacolo simile.. Va visto!! Cominciamo così il nostro trail di oggi: scendiamo da Queen’s Garden, addentrandoci sempre di più nell’anfiteatro e vedendo da vicino queste bizzarre formazioni, fino a che non incrociamo Navajo Loop che ci permette di risalire. L’ultima parte, tutta incassata in uno stretto canyon, è veramente magnifica! Siamo così arrivati al Sunset Point e, seguendo il Rim Trail, ritorniamo alla macchina, che è parcheggiata al Sunrise. Mangiamo crackers e formaggio comprati in un piccolo store all’interno del parco e ci spostiamo con la macchina fino al View Point più lontano per fermarci a ritroso presso tutti. Bellissimi soprattutto Bryce Point e Inspiration Point. Il tempo è leggermente peggiorato, così decidiamo di andarci a riposare un attimo in albergo, per tornare poi nel parco al tramonto.. Ma, al nostro arrivo, le guglie, purtroppo, non sono già più illuminate, comunque, lo spettacolo è sempre stupendo! Proviamo a mangiare al Ruby’s Inn, ma c’è una coda.. Torniamo nella nostra piccola Tropic e usufruiamo del fast food del Bryce Canyon Inn; prendiamo prima il solito hamburger, del quale mangiamo solo la carne (di quel pane dolciastro non ne possiamo più!) e poi rischiamo la nostra vita, scegliendo una pizza, che non si rivela poi terribile.. Sarà stata la fame?? Alle 21.30 siamo a nanna, ma, intanto, sappiate che, qui in Utah, tutti i locali chiudono alle 20.30, quindi.. Buona notte!! 8 settembre – lunedì Sveglia presto, oggi ci attendono molti km: dobbiamo arrivare a Moab e, per farlo, abbiamo scelto di percorrere 2 delle più belle, a detta di molti, scenic byways degli USA: la UT-12 e UT-24.

Dopo colazione, ci mettiamo subito in macchina. La Ut-12 verso Grand Stairs – Escalante è qualcosa di unico! Come capita spesso, qui, nel south – west, ogni punto sarebbe adatto per fermarsi a scattare innumerevoli foto, ma, purtroppo, il tempo è tiranno! Ci fermiamo al Petrified Forest State Park, dove, essendo un parco statale e non nazionale, non vale il nostro pass e bisogna pagare una tassa di entrata. La cosa particolare è che bisogna fare tutto da sé, nel senso che non c’è proprio nessuno a controllare, ma bisogna fermarsi alla ‘fee station’, compilare, con le informazioni richieste, 2 parti di una busta, una delle quali va apposta sul cruscotto dell’auto, mentre l’altra, con l’aggiunta di 6 dollari, va imbucata!!! Pazzesco!! Facciamo così un bel trail, che ci porta a conoscere e a vedere questi alberi pietrificati: veramente interessante e bello! Proseguiamo fino a Torrey, imboccando la Ut-24, sempre contornati da paesaggi splendidi, fino a che, dalle rocce rosse, si passa alla foresta verde per tornare poi alle prime, in corrispondenza di Capitol Reef. Prima di addentrarci nel parco, che percorriamo tutto in macchina, ci fermiamo da Subway (la nostra catena di fast food preferita insieme a Denny’s!) a mangiare un’insalata. Siamo così rifocillati e pronti per il Capitol Reef con i suoi blocchi di roccia rossa e rosa, spaccata e fagliata, paradiso per i geologi! Stupendo! Unico inconveniente: ci cade la macchina fotografica, piazzata sul mini cavalletto, per una folata di vento, ma fortunatamente non subisce danni e continua a funzionare benissimo! Meno male! Ci eravamo decisi a fare questo nuovo acquisto proprio in previsione del viaggio!! Dopo svariate miglia, arriviamo nella simpatica Moab, dove ci fermeremo per ben 3 notti all’economico, ma ottimo Motel 6, anche questo, prenotato dal sito della catena alberghiera prima di partire. Facciamo un giro per la cittadina, ci sono un sacco di negozi, che restano aperti anche dopo cena, domani ci sbizzarriremo negli acquisti! Mangiamo dal solito Denny’s pollo alla griglia con patate, insalata e un fantastico dolce al cioccolato, il tutto per 32$, logicamente in 2! Andiamo a nanna, domani Arches! 9 settembre – martedì Appena svegli, cerchiamo di fare la lavatrice, che, fortunatamente, è libera! Il tempo dell’asciugatrice lo dedichiamo alla colazione: andiamo alla Pancakehaus a provare questi famosi pancake. Io li prendo ai mirtilli, Roby alla banana, ma non ci dicono proprio niente.. Li troviamo decisamente pesanti e difficili da digerire! Con la pancia indubbiamente piena, ci rechiamo ad Arches: possiamo subito dire che un paesaggio così unico e particolare non lo abbiamo mai visto!!! E’ immenso e stupendo! Non ce lo saremmo mai immaginato così, per ora è assolutamente la cosa più bella vista! Nonostante il tempo non sia dei migliori, decidiamo di fare il trail di Devil’s Garden, di 11.6 km, che ci porterà a vedere molti archi e panorami incredibili! Cominciamo con il Tunnel Arch, per proseguire con il Lone Pine Arch, fino al famosissimo Landscape arch, il più lungo a ampio arco naturale al mondo. A questo punto, iniziamo la parte più impegnativa, il cosiddetto ‘primitive trail’, dobbiamo infatti camminare sulle creste rocciose e arrampicarci qua e là! Passiamo letteralmente sotto a Wall Arch, l’arco collassato un mese prima che partissimo e proseguiamo fino a Navajo Arch e Partition Arch, uno più bello dell’altro! Il trail continua e diventa sempre più incredibile, facendoci camminare in cresta, con forti folate di vento, immersi in un paesaggio infinito! Raggiungiamo Double Arch, ma comincia a piovere, così rinunciamo a vedere Dark Arch e continuiamo il nostro loop, che risulta faticoso, perché in molte parti si cammina sulla sabbia e quindi i piedi affondano e la stanchezza cresce. In tutto camminiamo 3h e 40 minuti, solo fermandoci a fare foto e a bere: veramente bello! Per capire cosa sia Arches, va assolutamente fatto! Dopo esserci un attimo ripresi, andiamo verso l’Upper View Point per il Delicate Arch, ma sul più bello veniamo colti da un fortissimo acquazzone, che ci costringe, dopo la foto di rito, a correre in macchina. E qui viene il bello… la macchina.. E’ già da ieri che in partenza, il cambio automatico tende ad incastrarsi e a non partire bene, pensiamo sia colpa del motore freddo, ma ora si accende una spia, che, leggendo il libretto delle istruzioni, è una generica spia di malfunzionamento che può voler dire tutto e niente.. Decidiamo di scendere a Moab e cercare un meccanico; lo troviamo e scopriamo che manca totalmente l’olio del cambio.. Certo che quelli della Thrifty potrebbero controllare i livelli prima di dare le macchine in affitto! Spendiamo 61$, che speriamo ci rimborsi la Thrifty a Los Angeles.. Contenti di aver risolto il problema in poco tempo, torniamo ad Arches.. Il sole ha fatto capolino tra le nubi e rende questo posto ancora più magico. Ci fermiamo a vedere e a fare le foto ai view point non visitati in precedenza, facciamo il breve trail della Balanced Rocks e quello di The Windows, fino a Turret Arch: bellissimo!! Veramente soddisfatti di tutte le cose viste, rientriamo al Motel 6 per una doccia e poi, affamati, proviamo il cibo mexicano: io enchilada, Roby burrito; ottimo!! Usciamo sazi e felici di aver assaggiato cibi con gusti diversi! Ci dedichiamo così agli acquisti, tra i quali merita di essere ricordato un sole di artigianato navajo da appendere in casa, che speriamo non si rompa in valigia e poi tanta nanna! 10 settembre – mercoledì Sveglia, tempo abbastanza buono, colazione dal benzinaio con caffè e muffin, telefonate a casa con la Columbus Card e siamo pronti per raggiungere Canyonlands.

Abbiamo molte attese da questo parco, perché ce ne hanno parlato in maniera entusiastica.. Non ne rimarremo per niente delusi, anzi!!! Saprà rispettare ampiamente le nostre aspettative! Ci vuole poco per accorgersene: basta affacciarsi al panorama che si gode di fronte al Visitor Center: un’enorme distesa di terra, piena di insenature, canyon, spaccature, che toglie letteralmente il respiro e ti fa sentire piccolissimo di fronte a così tanta immensità! Raggiungiamo i vari view point della parte del parco, più facilmente visitabile, detta Island in the Sky, nome veramente appropriato, dato che sembra di stare sospesi su un’isola in mezzo al cielo, contornati da terra rotta, fagliata, spezzettata, in totale disfacimento, che fa pensare alle origini della terra. La Lonely Planet parla, infatti, a buon diritto, di paesaggio ‘decadente’.

Giungiamo al Mesa Arch, dove dobbiamo fare un piccolo trail per arrivare ad un fantastico arco naturale dal quale si vede lo scenario di cui parlavamo prima! Super! Andiamo anche al Grand View Point e facciamo il trail lungo il Rim, che ci porta a sederci sulla roccia più isolata e più alta a contemplare l’infinito e a sentirci piccoli piccoli.. Davvero una bella sensazione, una di quelle che rimarranno sempre in mente, quando si ripenserà a questi luoghi.

Ci rechiamo anche ad Upheavel Dome, dove un bel trail ci porta a vedere, sia dal primo, che dal secondo lookout, un enorme cratere, le cui origini sono ancora incerte: la più probabile sembra la caduta di un meteorite! Il trail è molto bello, specie la seconda parte e la vista è fantastica.

Dopo esserci fermati ancora al Green River Overlook, lasciamo Canyonlands carichi di emozioni, che, comunque, per la giornata di oggi, non sono ancora finite! Andiamo a Dead Horse Point State Park, dove, per entrare, dobbiamo lasciare i soldi in una busta, come alla Petrified Forest. Quello che vediamo in questo parco è altrettanto incredibile, quanto quello visto a Canyonlands. In mezzo a questa distesa infinita di canyon, si vede lui, parte integrante e causa di questo paesaggio: il Colorado in tutto il suo splendore! Il punto più bello è un enorme meandro incassato, intorno al quale, il fiume scorre! Che meraviglia!! Ah, lo Utah! Che Stato fantastico!! Anche oggi ci ha regalato emozioni e panorami mozzafiato! Rientriamo a Moab, dove andiamo a mangiare dal solito Denny’s: Roby t-bone steak, io una specie di filetto di platessa, come sempre buono, economico e salutare.. Quest’ultimo aggettivo forse non vale tanto per il favoloso dolce che ci è stato servito a fine pasto pieno di cioccolato.. Contenti e soddisfattissimi della giornata, andiamo a nanna, domani Monument Valley! 11 settembre – giovedì Sveglia presto, lasciamo il Motel 6, dopo esserci presi una tazza del caffè offerto dalla reception e mangiato 3 biscotti e andiamo verso Mexican Hat.

Visto che il tempo sembra promettere bene, scegliamo di fare lo sterrato delle Valley of the Gods, che ci era stato sconsigliato, in caso di pioggia, con una macchina berlina, come la nostra. La strada è tenuta benissimo e attraversarla è emozionante: 27 km di sterrato, immersi nel silenzio e nella pace più totale, contornati da monumenti di rocce rosse, che si stagliano in un cielo azzurrissimo, accompagnati solo dal sibilo del vento. Terminato lo sterrato, usciamo sulla UT-261 e facciamo in salita il famoso tratto denominato ‘Moky Dugway’, una strada sterrata a tornanti, che salendo permette di godere di tutta l’immensità delle Valley of the Gods. Terminato questo pezzo, la strada è di nuovo asfaltata e procediamo in direzione nord.. Forse un po’ troppo, così torniamo indietro e vediamo quello che cercavamo: la deviazione per Muley Point: un altro tratto di strada sterrata, che porta ad avere una visione splendida sui meandri del San Juan River, fino alla Monument Valley, veramente bello! Ripercorriamo la Moky Dugway in discesa e riprendiamo la 261 in direzione sud, fino alla deviazione per Gooseneck State Park, dove vediamo uno dei migliori esempi di meandri incassati al mondo! Stupendo! Ci fermiamo con questa vista davanti a consumare i nostri crackers e banane e procediamo fino a Mexican Hat, dove abbiamo prenotato on line al Mexican Hat Lodge, un ex – saloon, trasformato in motel, veramente carino! Posate le valigie, ci dirigiamo verso la Monument Valley: una volta entrati, non rimaniamo così colpiti, come immaginavamo, anche se il paesaggio è tipicamente da film western! Facciamo il giro della valle con la nostra macchina.. Questo sì che è uno sterrato, non quelli fatti oggi nelle altre ore della giornata… è pieno di buche e fosse.. Ahi!! Ahi!! Facciamo molte foto e aspettiamo il tramonto, il cielo è pieno di nuvoloni neri, che in contrapposizione alla terra rossa e ai raggi di sole, che filtrano attraverso alcuni di questi, rendono veramente tutto molto suggestivo! Torniamo al nostro Mexican Hat Lodge, dove consumiamo un’ottima cena ‘western’, con bistecca, cotta su una griglia dondolante sul fuoco con fagioli e insalata, cucinata da un tipo anch’esso tipicamente ‘western’, con cappello da cowboy e baffoni! 12 settembre – venerdì Partenza da Mexican Hat, ultime foto all’esterno della Monument e poi direzione Page. Prima di arrivare in questa cittadina, prendiamo una piccola deviazione sulla sinistra, che porta all’interno della Riserva Navajo, dove si organizzano le escursioni per visitare l’Antelope Canyon. Noi abbiamo deciso di non prenotare on line anticipatamente l’escursione, in quanto, in caso di mal tempo, sarebbe stata rimandata, così abbiamo confidato nella sorte e sperato di trovare posto in una delle escursioni delle ore centrali della giornata, per godere a pieno dei giochi di luce che si vengono a creare in questo piccolo slot canyon. Fortunatamente, troviamo posto nel gruppo delle 11.30 per 25$ a testa. Con una jeep veniamo portati, insieme ad altre persone, all’ingresso di questo strettissimo canyon, tutto scavato dall’acqua. Il posto è stupendo, peccato che ci sia veramente troppa gente e che quindi non riusciamo a goderci a pieno la visita. Proseguiamo verso Page, mangiamo un panino al Subway e andiamo a vedere la diga sul Lake Powell e la zona della Marina. Vorremmo affittare una barca, o una moto ad acqua, ma, a parte i prezzi esorbitanti, ci dicono che per oggi è troppo tardi.. Sono le 15, gli uffici chiudono alle 17 e i mezzi affittati vanno riconsegnati alle 16.. Decidiamo così di andare nel nostro albergo, il Best Western at Lake Powell, anche questo prenotato on line dall’Italia e passiamo il pomeriggio in piscina! Ogni tanto, un po’ di relax ci vuole! Alla sera, andiamo a mangiare alla steak house dietro il BW, ma, purtroppo, non rimaniamo molto soddisfatti; dopo esserci collegati un po’ ad internet, andiamo a dormire.

13 settembre – sabato Sveglia non troppo presto, colazione affollatissima in hotel e lasciamo Page. Sulla highway 89, ci fermiamo per vedere il bellissimo Horseshoe Bend, un altro meandro formato dal Colorado, che, in questo tratto, è di un azzurro –verde favoloso! Assolutamente da non perdere! Proseguiamo verso il Grand Canyon ed entriamo nel parco dalla parte est, quindi, lungo la Desert View Raod, l’unica strada con view point al momento aperta, in quanto Hermit Road è chiusa per lavori fino a marzo 2009. Ci fermiamo ai vari punti panoramici e lo spettacolo è veramente bello: il canyon è decisamente enorme, o meglio ‘grand’.. La vista spazia in tutte le direzioni! Però, c’è un però.. Dopo tutte le meraviglie viste nei giorni precedenti, non ci colpisce più di tanto, soprattutto perché è poco godibile, nel senso che, o si sceglie di fare parti del Rim Trail, o si scende nel canyon, cosa, quest’ultima, che va fatta nei momenti giusti della giornata e con il giusto equipaggiamento, quindi, ci si riduce a fermarsi ai view point, che sono affollatissimi. Però, c’è da dire che, prendendo lo shuttle per vedere Yaki Point, ci tiriamo un po’ su: la vista è magnifica! Ripresa la macchina, facciamo un giro del Grand Canyon Village per capire da dove parta il Bright Angel Trail, che effettueremo domani mattina e poi ci spostiamo a Tusayan, dove avevamo preventivamente prenotato una stanza al Red Feather Lodge per 2 notti. Mangiamo da Pizza Hut, una specie di pizza – focaccia che ci sembra buonissima (ah, la fame!!!) e andiamo a nanna presto, perché domani la sveglia sarà alle 6! 14 settembre – domenica Oggi è il compleanno di Roby!31!Auguri, maritino mio! Sveglia alle 6, colazione al motel e partiamo il prima possibile per il Bright Angel Trail. I vari cartelli che si trovano sul percorso hanno veramente lo scopo di spaventare e spingere le persone a non camminare e tentare imprese, se non equipaggiati. Noi siamo abbastanza preparati e allenati, dopo tutti i vari trail dei parchi, ma ciò nonostante, decidiamo di non osare troppo e di non spingerci fino ad Indian Garden, dovendo poi effettuare 900mt di dislivello, ma di fermarci alla seconda stazione con 9,6 km totali e 644mt d dislivello. Scendendo, si ha la possibilità di addentrarsi nel canyon e di avere una visione diversa, ma, purtroppo, del Colorado nemmeno l’ombra! Per vederlo, bisognerebbe affrontare in totale 20 km e arrivare al cosiddetto ‘Plateau Point’. Forse, facendo il Kaibab Trail, con gli stessi km da noi oggi affrontati, avremmo potuto vedere il fiume, ma lo abbiamo scoperto solo dopo.. Comunque, siamo soddisfatti e contenti di quanto fatto anche perché il Grand Canyon, senza un po’ di Bright Angel Trail, che è?? Torniamo a Tusayan e passiamo il pomeriggio a riposare in piscina. Alla sera, mangiamo un buon omelette al Tusayan Caffè e poi una fetta di torta per festeggiare Roby! 15 settembre – lunedì Anche oggi, sveglia alle 6.. Tantissimi km da affrontare.. Così, siamo subito in partenza, dopo colazione. Una volta imboccata la I-40, decidiamo di uscire a Seligman per fare un pezzo di Route 66! Wow!! Appena presa l’uscita, stores e negozi di ogni tipo ci riportano negli anni 50 – 60. Ci sono un sacco di gadget e non resistiamo: compriamo un cappellino e una maglietta con il logo della ’66. Continuiamo a seguire l’historic route fino a Kingman, dove riprendiamo, invece, la I-40 fino a Barstow. Ci fermiamo, dato che abbiamo deciso che dormiremo qui questa notte e, raggiunta la solita Main Street, tra tutte le varie di opzioni per passare la notte, scegliamo il mitico Motel 6: 38$ in 2 per 1 notte!! A questo punto, cerchiamo di capire dove siano i famosi outlet della cittadina e, dopo un po’, grazie ad un volantino, capiamo che sono sulla I-15 south in direzione L.A. Prendiamo, così, l’uscita Outlet District e ci dedichiamo agli acquisti, soprattutto dalla Calvin Klein, dove i prezzi sono veramente interessanti! Ci aspettavamo, comunque, una zona commerciale più ampia e con un più scelta.. In confronto, l’outlet di Serravalle è una megalopoli! Tornando dal viaggio, abbiamo scoperto che ormai la zona più in e conveniente per fare acquisti risulta essere Las Vegas, quindi, sappiatelo, meglio Sin City che Barstow! Rimaniamo lo stesso contenti di aver dedicato un pomeriggio allo shopping! Sulla via del ritorno, ci fermiamo a mangiare in un ristorante mexicano: ottimo! Nanna, domani L.A.!! 16 settembre – martedì Sveglia, come sempre presto e partenza per Los Angeles. Agitazione, perché, siamo, come già detto, senza navigatore ed entrare in città non è per niente facile, almeno di primo acchito.. Poi, in fondo, non è così difficile, dato che è composta da strade perpendicolari, che si incrociano sempre, ma trovarsi su una freeway a 5 corsie, piena di traffico, con macchine che ti sorpassano a destra e a sinistra, fa un certo effetto!! Seguiamo alla lettera le indicazioni stradali scaricate da Google Map e arriviamo alla prima, senza sbagliare, al nostro hotel, il Ramada di Wilshire Blvd, preventivamente prenotato dal sito dell’hotel. Logicamente è troppo presto e non possiamo ancora fare il check in, ma vorremmo che la receptionist ci desse una mappa della città per orientarci meglio. Al momento, non può darci nulla, ma, fortunatamente, Roby recupera nella hall una rivista con una mappa che, integrata con quelle più dettagliate di ogni zona della Lonely Planet, ci porterà sempre a destinazione in questi 3 giorni nella City of Angels.

Cominciamo la visita logicamente da Hollywood. Lasciamo la macchina dietro al Kodak Theatre, in un parcheggio a pagamento che, per 10 $, ci permette di tenerla al coperto fino alle 11 di sera (consideriamo anche che è ancora piena di valigie!) e andiamo subito a passeggiare sulla famosissima Walk of Fame. E’ lunghissima e le stelle con i nomi dei personaggi famosi nella varie discipline artistiche sono su entrambi i lati! Facciamo naturalmente le foto alle impronte di mani e piedi degli attori davanti al Chinese Theatre, contornati da una folla immane di turisti! Percorriamo praticamente quasi tutta la Walk of Fame, ma più ci si allontana dalla zona dei teatri, più questa perde charme e diventa sempre meno frequentata. Alla fine, torniamo indietro, mangiamo un’ottima crepes nel centro commerciale vicino al Kodak Theatre, non prima di aver fatto la foto alla famosa scritta “Hollywood” sulle colline. Decidiamo a questo punto di spostarci con la metro. Prendiamo la linea rossa fino a Union Station e poi la gialla fino a Chinatown. Purtroppo, il quartiere cinese di L.A. Non ha niente a che vedere con quello di San Francisco.. È molto, ma molto meno interessante e caratteristico.. Andiamo così al Pueblo de los angeles, il centro storico della città, anche se di centro vero e proprio è praticamente impossibile parlare. Si tratta di una piazza, con una piccola stradina pedonale con bancarelle messicane. Raggiungiamo Little Tokyo, un bel quartiere, con molti centri commerciali all’aperto. In uno di questi, ci prendiamo uno smoothie alla frutta e facciamo un giro in un negozio di fumetti, dove Roby impazzisce di gioia, vista la sua passione! Dopo aver girato anche per la Japanese Center Plaza, ci spostiamo verso il Civic Center, proprio all’ora di uscita dagli uffici! Qui si cammina a testa in su per vedere gli altissimi grattacieli, che si specchiano l’uno nell’altro! Le foto si sprecano! Riprendiamo la metro e torniamo a Hollywood, dove ci rimpossessiamo della nostra macchina, alla volta di Beverly Hills. Percorriamo tutta Beverly Bld e ci infiliamo anche in qualche stradina per vedere le bellissime ville dei ricchi; parcheggiamo vicino a Rodeo Drive e, per la prima volta, usiamo le famose colonnine dei parcheggi, viste in tanti film! Così tranquilli, passeggiamo per l’elegantissima Rodeo Drive con tutte le luci dei negozi delle firme più prestigiose e, alla fine, stanchi, rientriamo in albergo, dove posiamo finalmente le valigie! Una piccola camminata in Wilshire Bld ci porta a mangiare dal solito Denny’s: cesar’s salad per me e fish and chips per Roby. Ora ci attende proprio una bella dormita!

17 settembre – mercoledì Oggi ci svegliamo contenti ed eccitati come 2 bambini: ci aspettano gli Universal Studios!! Riusciamo ad arrivarci senza problemi e rimaniamo già bene impressionati dalla zona piena di negozi che si trova prima dell’ingresso agli Studios! Una volta entrati (scegliamo di non fare il front line pass, siamo a settembre e in settimana! Scelta azzeccata! Sempre poca coda per le varie attrazioni!), ci dirigiamo subito a vedere Shrek 4D! Bellissimo!! Poi scegliamo I Simpson! Ci sono talmente piaciuti che, a fine giornata, li abbiamo rifatti!!! Scendiamo nel lower lot e facciamo la Mummia e Jurassic Park: uno più bello dell’altro! Sono le 13 ed è l’ora dello spettacolo di Waterworld: assolutamente da non perdere! Mangiamo un buon hamburger e ci mettiamo in coda per il tour degli Studios; davvero molto carino! Finalmente ho visto i set della Signora in Giallo e di Desperate Housewives! Dopo facciamo la casa del terrore.. Wow!! e vediamo lo show di Terminator 3D e infine gli Stage Effect.. Raccontiamo poco volutamente per non svelare trucchi e sorprese di cui è bello godere al momento, senza essere preparati! Ormai si è fatto tardi e le attrazioni stanno chiudendo. La giornata è stata veramente piacevole e divertente. Se venite a Los Angeles, non perdetevi gli Studios! Rientriamo così in hotel prendendoci un bel po’ di traffico.. Ma stasera niente cena, siamo ancora pieni del gelato preso a metà pomeriggio, che era tipicamente “americano” nelle dimensioni..

18 settembre – giovedì Oggi ultimo giorno.. Dispiaciuti che sia finito il nostro viaggio, ma anche contenti di ritornare nella nostra adorata casetta con la prospettiva di mangiarci un bel piatto di trenette al pesto!! Facciamo le valigie con calma e alle 10 lasciamo l’albergo. Andiamo a Santa Monica e vediamo il famoso molo con la ruota panoramica protagonista di scene in tanti film! Che spiaggia!! Immensa!! E ci sono le torrette dei baywatchers, i surfisti e un sacco di ragazzi che corrono e vanno in bici! Siamo in un telefilm!! Lasciamo la macchina in uno dei parcheggi sulla spiaggia e a piedi facciamo la passeggiata costiera fino a Venice Beach, con tutta la sua gente strana e bizzarra.. Senza tetto, hyppies, artisti di strada, rappers, gente sui rollerblade, in bici, che corre coi cani, il tutto contornato da negozi e bancarelle che vendono cianfrusaglie di ogni genere.. Assurdo!! Purtroppo non riesco a vedere la casa sulla spiaggia di Kelly e Donna di Beverly Hills, che qualcuno ha fotografato, ma ciò che abbiamo visto, ci basta! Torniamo indietro, riprendiamo la macchina e andiamo sulla 4a strada, dove, come indicato sulla Lonely, ci sono parcheggi, dove si può parcheggiare gratuitamente per le prime 2 h. Ci spostiamo a piedi verso la Third Promenade, una strada pedonale, molto carina, piena di negozi e locali. Mangiamo un panino al Subway e cominciamo a spostarci con calma verso l’aeroporto: dobbiamo riconsegnare la macchina, trovare il terminal B, ecc.. Insomma, ormai, il viaggio è finito e ci toccano ore di attesa, un bel volo intercontinentale e la coincidenza per Milano.. Siamo proprio alla fine..

Questo, quindi, è stato il nostro viaggio, che ci ha fatto assaporare un forte senso di “libertà” e ci ha fatto conoscere un paese di interminati spazi, dove la natura è sovrana, fatto di strade infinite, di terra e rocce rosse; un paese anche di forti contrasti, dove nelle grandi città, i senza tetto sono milioni, mentre, nei piccoli paesini, sono molti quelli che vivono in roulottes; un paese di indiani segregati nelle riserve e di tanta ingiustizia. Un paese, però, dove tutto sembra possibile e dove ora speriamo possa avvenire il tanto agognato “cambiamento”. (“Change we need”, dice Obama e noi ci crediamo!).In ogni caso, è un paese che, contrariamente a quanto ci aspettavamo, ci è entrato nel cuore. Il desiderio di un futuro ritorno, sia per esplorarne nuovi angoli, sia per approfondire la conoscenza di quelli già visitati, è già presente e vivido.

GoodBye America, see you soon.



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