Southern England coast to coast
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Come sempre, il nostro viaggio estivo è stato pianificato nei dettagli, nei mesi precedenti. A partire da gennaio, abbiamo prenotato i voli, l’auto a noleggio, i vari hotel.
Inizialmente, ci siamo divisi i compiti: io-Francesca ho studiato le guide per scoprire i paesini più interessanti e scegliere i luoghi principali da visitare, organizzando così le varie tappe; io-Marco ho selezionato piccoli pub storici dove assaggiare birre artigianali e ho tracciato i principali spostamenti in auto sul Road Atlas. Insieme, abbiamo letto i diari di viaggio relativi al Sud e alla Cornovaglia in particolare; abbiamo prenotato hotel e B&B, principalmente su booking.com (che per noi è una garanzia); abbiamo scoperto l’utilità del National Trust Touring Pass; abbiamo riletto il libro di Ian Marchant, “Isole, incontri, pub, soprattutto pub”, per qualche consiglio fuori dall’ordinario.
Ecco il diario delle nostre due settimane alla scoperta dell’Inghilterra del Sud.
Domenica 2 agosto: Heathrow – Leeds Castle – Canterbury (Km 169)
Dopo una sveglia tremendamente mattutina ed il volo British Airways da Bologna delle ore 8.15, atterriamo a Heathrow alle 9.30 e recuperiamo l’auto (noleggiata con Avis, partner di BA): ci viene assegnata una Ford Focus, blu elettrica, con cambio automatico.
Ci mettiamo subito in marcia, per uscire dal terribile Ring Road (M25) di Londra.
La prima tappa è nel paesino di Maidstone, dove ci fermiamo per la prima pinta in suolo britannico al pub The Olde Thirsty Pig, che si trova in un edificio a graticcio del XV secolo. Marco, studiando il sito del CAMRA, ha scovato piccoli pub vecchi e particolari, che offrono birre artigianali e locali. Iniziamo la vacanza con una pinta di Flintlock ed una di Cattle Shed, entrambe rigorosamente “made in Kent”.
Ci dirigiamo poi al Leeds Castle, il castello più visitato d’Inghilterra. Abbiamo prenotato e pagato l’ingresso online (£ 21,60 a testa, con sconto 10%). Il castello è circondato da un immenso parco di 500 acri che, vista la splendida giornata di sole, è pieno di gente che passeggia e fa picnic. Ci addentriamo nei giardini, fino all’imponente costruzione di pietra, risalente al 1119, che sorge su un’isoletta in mezzo al lago e che, dal 1268, è stato residenza reale (qui, hanno abitato anche Enrico VIII e la prima moglie Caterina d’Aragona). Il castello è privato ed aperto al pubblico dal 1926. Giriamo per le stanze, riccamente arredate in stile Tudor.
Dopo una breve pausa caffè nel parco, riprendiamo l’auto per dirigerci a Canterbury, dove abbiamo prenotato l’hotel Falstaff (£ 79,00, per camera doppia e prima colazione). L’hotel si trova appena fuori le Westgate Towers, una delle porte d’ingresso al centro pedonale della città, ed ha un parcheggio privato gratuito. Ci assegnano la stanza n.30, nella dependance (Tap Rooms), a piano terra; pulita, comoda e poco rumorosa nonostante la posizione.
Abbandonati i bagagli, andiamo subito in centro per una passeggiata prima di cena. Essendo domenica, negozi e attrazioni sono già tutti chiusi. Anche i pub, tra l’altro, chiudono presto la cucina. Ci fermiamo al Foundry Brew Pub, sede del microbirrificio di Canterbury, dove assaggiamo la Foundry Man’s Gold e la Kobold black lager, gustandoci le pinte nel giardino esterno.
Decidiamo di cenare al The Old Weavers, un ristorante abbastanza turistico con terrazza esterna sul canale. Entrambi cediamo alla tentazione del primo fish&chips della vacanza (cena per due, £ 40,00).
Dopo cena, siamo esausti ma facciamo due passi prima di tornare in hotel. Ed è un colpo di fortuna quello che ci fa trovare aperto l’Hospital of St. Thomas, che dal 1176 accoglie i pellegrini che visitano la Cattedrale e il sito del Martirio di Thomas Beckett. All’interno dell’Ospizio, un frate ci racconta la storia del luogo e ci offre anche una tazza di thè.
Dopo una breve passeggiata lungo il Riverside Walk e la Dunstan’s Street (dove si trovano gli edifici più antichi di Canterbury), decidiamo che è finalmente ora di riposarci in albergo.
Lunedì 3 agosto: Canterbury – Dover – Bodiam Castle – Eastbourne (km 185)
Dopo una colazione a buffet decisamente abbondante, lasciamo l’auto nel parcheggio dell’hotel e dedichiamo la mattinata alla visita della Cattedrale di Canterbury (ingresso £ 10,50 a testa).
La chiesa è sede dell’Arcivescovado dal 597 d.C. ed è luogo di pellegrinaggio per l’omicidio di Thomas Becket, avvenuto al suo interno il 29.12.1170, nel luogo oggi chiamato “il Martirio”. La navata è spettacolare con i grandi pilastri che si innalzano verso il cielo. Particolarmente suggestiva è anche la cripta, una delle più grandi ancora visitabili.
La facciata esterna ci colpisce per la presenza delle statue della Regina Elisabetta e del Principe Filippo, aggiunte nel marzo 2015 in occasione della visita dei sovrani per i festeggiamenti del Diamond Jubilee.
Trascorriamo poi la mattinata tra le piccole viuzze del centro, per ripartire verso mezzogiorno in direzione Dover. Qui, ci rechiamo subito alle Whyte Cliffs, dal cui parcheggio si può vedere la frenetica attività del porto.
Le Bianche Scogliere sono oggi un sito tutelato dal National Trust.
Al Visitor Centre, recuperiamo il National Trust Touring Pass (£ 54,00 per due persone per 14 giorni), che avevamo ordinato e pagato sul sito e che ci permetterà l’ingresso e il parcheggio gratuiti presso tutti i monumenti e le attrazioni gestite da questo Ente.
Percorriamo poi il sentiero a picco sulle scogliere fino al view point intermedio: il panorama è mozzafiato.
Riprendiamo l’auto e il nostro viaggio.
Percorrendo la strada costiera A259, ci fermiamo per una foto alla Martello Tower n.23 a Dymchurch: è l’unica torre del sistema difensivo costiero ad essere stata ristrutturata da un privato e trasformata in abitazione (abbiamo scoperto l’esistenza di questa chicca guardando uno speciale della BBC).
Dopo una sosta per rifocillarci all’Old Grain Store a Rye, un paesino medievale, arriviamo al Bodiam Castle (ingresso £ 8,20 a testa, parcheggio £ 3,00, gratuiti con NT Touring Pass).
E’ l’esempio più classico del maniero del XIV secolo, a pianta quadrata con torri rotonde sui quattro angoli e circondato da un fossato. Il castello si visita velocemente, perché l’interno è diroccato, ma è ancora possibile salire su due torri e percorrere parte delle mura esterne. In ogni caso, l’atmosfera del posto è innegabile.
Ci attende, poi, una sosta ad Hastings, per visitare il First In Last Out, pub con microbirrificio nel centro storico di questa animata cittadina. Brindiamo con una pinta di Old Town Tom e una di Crafter.
Infine, ci dirigiamo verso Eastbourne, la nostra tappa serale. Abbiamo prenotato il West Rocks Hotel (£ 59,00 per camera e prima colazione), un piccolo hotel sul lungomare. Lo staff ci fornisce, al costo di £ 1,00, il pass per sostare nel parcheggio pubblico a pagamento fino alla mattina seguente.
La nostra camera, piuttosto piccola e a piano terra, si raggiunge attraversando il ristorante interno: decidiamo, quindi, di fermarci qui anche a cena (£ 37,00 per due menu a base di pesce).
Eastbourne è una località turistica di mare e, a febbraio, abbiamo faticato per trovare un hotel libero. Tuttavia, quando usciamo per una passeggiata serale (alle 21 circa!), scopriamo di essere gli unici in giro. Il lungomare è deserto; visitiamo il pittoresco Pier e la via pedonale senza incontrare nessuno e senza trovare un pub aperto! Saranno tutti rifugiati negli hotel?
Martedì 4 agosto: Beachy Head – Lewes – Brighton – Fishbourne (km 195)
La colazione a buffet del West Rocks è ottima e abbondante.
Lasciamo Eastbourne per recarci alla vicina Beachy Head (“where the Downs meet the sea”), un promontorio con scogliere a picco sul mare. Lasciamo l’auto in una delle tante aree di sosta (tutte rigorosamente a pagamento) per procedere a piedi lungo i sentieri e raggiungere il view point alla sommità della scogliera, sferzata da un vento micidiale, per vedere il faro sottostante e il mare che si infrange sugli scogli.
Percorrendo le stradine della campagna del Sussex, ci rechiamo a Wilmington per una foto al “LongMan”, una delle figure misteriose incise nelle colline calcaree del Sud. Come ci dice Wikipedia, “l’Uomo Lungo è una delle due figure umane, in Inghilterra. L’altra figura si trova a nord di Dorchester e si chiama il Gigante di Cerne Abbas”… cercheremo anche questo!
Proseguiamo sulla A27 fino a Lewes, un paesino medievale molto pittoresco e vivo. Troviamo un parcheggio (ovviamente a pagamento) lungo la strada principale, vicino alla chiesetta di St. Michael, che visitiamo, attirati dalla particolare torre rotonda che ci ricorda un po’ l’Irlanda. A piedi, ci dirigiamo poi verso il centro, fermandoci allo shop del castello (una fortezza normanna costruita sulla collina, che però non visitiamo), dove forniscono mappe gratuite della cittadina.
Attraversiamo la zona pedonale per arrivare alla Harveys Brewery (in attività dal 1790). Lo shop è molto caratteristico, ricrea l’ambientazione di una vecchia cantina ed è il paradiso per gli amanti delle birre. Facciamo scorta e troviamo alcune chicche come la birra di Natale, che porteremo a casa per brindare al momento giusto!
Prima di lasciare questo paesino, andiamo a vedere lo stadio del Lewes F.C., chiamato “The Dripping Pan”: lo stadio è aperto e ne approfittiamo per qualche foto al campo e alle gradinate.
Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo a Brighton, passando anche per il moderno AmEx Stadium, l’impianto che ospita le partite del Brighton & Hove Albion F.C.
Arrivati in città, lasciamo la macchina presso il parcheggio coperto NCP Theatre, molto vicino al Royal Pavillion (alla modica cifra di £ 4,50 all’ora!) e ci immergiamo nell’atmosfera molto turistica de The Lines, i vicoli pedonali che portano al mare. Una breve sosta per una pinta e uno spuntino al Bath Arms Pub e una foto alle vetrine coloratissime dell’originale negozio di dolci Choccywhoccydooda, poi arriviamo sul lungomare e al Pier, il pontile vittoriano più iconico della Gran Bretagna. Anche se oggi sembra un po’ anacronistico, è comunque molto visitato e pieno di negozi e attrazioni turistiche. Lo percorriamo tutto, anche per vedere, sulla destra, il relitto del West Pier, il pontile ‘concorrente’ ora chiuso, dopo un incendio, e sulla sinistra la grande ruota panoramica.
Ripercorriamo le vie del centro per tornare verso il parcheggio. Passiamo attraverso i giardini del Royal Pavillion che, nonostante venga decantato dalle guide come simbolo della città, a noi è sembrato piuttosto dismesso e poco curato.
Lungo la strada che ci porterà a Chichester, la A27, vediamo dall’esterno l’imponente profilo del Castello di Arundel. Purtroppo, visto l’orario, non è possibile visitarlo.
Prima di arrivare a destinazione, Marco si concede un drive-through nel parco di Goodwood, la villa dove ogni anno si svolge il famoso Festival of Speed.
La nostra tappa serale è il Woolpack Inn (£ 65,00 per camera doppia, pernottamento e prima colazione), situato a Fishbourne nella periferia di Chichester. Si tratta di un pub con stanze; in particolare, la nostra è la Verica Room, situata nella struttura esterna al pub, a piano terra, con accesso diretto dal parcheggio gratuito; le camere sono semplici, ma pulite e molto curate; questa sistemazione ci piace proprio!
Decidiamo, inoltre, di cenare al pub: scopriamo, infatti, che qui vengono servite le carni macellate dalla O’Hagan’s Farm Shop, praticamente una cucina a km zero! I due piatti di sausages&mash sono enormi e buonissimi, accompagnati dall’ottima birra Otter.
Dopo cena, cerchiamo un po’ di vita sul mare: andiamo a Bognor Regis, rinomata cittadina turistica. Come la sera prima, ci rendiamo conto di essere gli unici in giro sul lungomare… Quindi, rientriamo e tutti a nanna.
Mercoledì 5 agosto: Chichester – Porthsmouth – Winchester – Poole (km 202)
La colazione – full English breakfast – viene servita nel pub chiuso… Come iniziare bene la giornata! Prima tappa, Chichester e la sua Cattedrale. Lasciamo l’auto in un parcheggio a pagamento coperto (che avevamo individuato la sera prima!) e ci incamminiamo per le vie deserte. La Cattedrale (ingresso libero) risale al 1108. Tra le particolarità, abbiamo visto la Chagall Window, la vetrata coloratissima disegnata nel 1978 da Marc Chagall, e la tomba di Arundel, ove sono sepolti Richard Fitzalan, conte di Arundel (la statua lo rappresenta con l’armatura), e la moglie Eleonor. Anche qui, come a Canterbury, l’esterno della cattedrale è adornato dalle effigi della Regina Elisabetta e del Principe Filippo: in questo caso, sono raffigurati solo i volti dei sovrani.
Dopo una passeggiata tra le vie pedonali, dove i negozi stanno cominciando ad aprire, e un caffè, riprendiamo la A27 verso Porthsmouth. Prima della visita al centro storico, ci fermiamo allo stadio Fratton Park, per le foto di rito e per qualche acquisto al Pompey Store.
Riusciamo a raggiungere il lungomare, parcheggiando a pochi passi dagli Historical Docks, museo a cielo aperto della Marina militare britannica. La visita richiederebbe un’intera giornata, quindi sbirciamo i grandi vascelli dal pontile e ci avviciniamo alla zona più turistica: sul molo è stata costruita una grande “vela” (sembra di essere a Dubai..) e i vecchi magazzini sono stati recuperati e trasformati in un outlet, chiamato Gunwharf Quays. Facciamo due passi, immersi tra la gente, poi decidiamo di rimetterci in strada.
Riprendiamo la A27, che poi diventa autostrada (M27) e seguiamo lo svincolo verso Winchester (lungo la M3). Arrivati nel paesino, fatichiamo non poco a trovare un parcheggio; alla fine, lasciamo l’auto nell’aerea di sosta a pagamento presso il Discovery Centre. Passeggiamo per le viuzze del centro pedonale, piene di negozi e di bancarelle da cui si sprigionano profumi di cibarie.. Vaghiamo un po’ ma non riusciamo a scorgere la sagoma della Cattedrale: quando finalmente la troviamo (anche se poco segnalata), ci accorgiamo che, a differenze delle altre, questa non ha il campanile che svetta tra i tetti.
La visita (ingresso £ 7,50 a testa) richiede un paio d’ore: la chiesa, consacrata nel 1093, ci accoglie con la sua impressionante navata millenaria; vicino all’ingresso, si trova la tomba di Jane Austen. Ci colpisce la cappella dedicata a William Walker, il famoso palombaro che, tra il 1906 e il 1911, salvò con le proprie mani la Cattedrale, rinforzandone le fondamenta. Un altro dettaglio particolare è la Vetrata Occidentale: distrutta dalle truppe parlamentari durante la Guerra Civile inglese, fu ricostruita nel 1660 utilizzando i frammenti delle altre finestre istoriate danneggiate.
Ci concediamo un pranzo veloce al Refectory della Cattedrale, trasformato in un accogliente Visitor Centre, poi attraversiamo la cittadina per visitare la Great Hall (ingresso libero): nell’unica sala rimasta della fortezza normanna è custodita la Tavola Rotonda di re Artù, un grande pannello dipinto, diviso in 25 spicchi bianchi e verdi, che, nella leggenda, rappresentano i cavalieri fedeli al Re.
Riprendiamo l’auto ma, prima di lasciare Winchester, facciamo una breve deviazione per visitare l’Hospital of St. Cross. Su consiglio di amici (grazie Roberto e Simone!), ci rechiamo al convento dove ancora oggi viene offerto il Wayfarer’s Dole, il sussidio del pellegrino, che consiste in un pezzo di pane e una piccola coppa di birra. L’ingresso e la visita al complesso monastico costano £ 4,50 a testa.
La nostra tappa serale è Poole ma, lungo il tragitto, ci fermiamo per vedere gli stadi di Southampton (St. Mary’s Stadium) e Bournemouth (Vitality Stadium).
Abbiamo prenotato il pernottamento allo Shah of Persia, pub con camere della catena Marston’s (camera doppia con prima colazione £ 70,00). Ci viene assegnata la camera n.15, nella struttura esterna al pub, con la possibilità di parcheggiare direttamente davanti alla stessa. Su consiglio di una delle ragazze della reception, prenotiamo un tavolo per la cena al pub (£ 30,00 per una cena completa all’inglese!).
Satolli, decidiamo di verificare se anche a Poole le serate sono poco animate. Sul lungomare, in effetti, c’è poca gente. Possiamo però ammirare il porto da cui, il 5 giugno del 1944, partirono oltre 300 navi alleate per lo sbarco in Normandia.
Le vie interne del paesino sono già più vive e troviamo un piccolo pub storico, The Brew House, dove finire la serata con due birre locali: una Dark Star Summer Solstice e una Prohibition Ale, mentre gli avventori giocano a bigliardo e seguono le corse dei cavalli in tv.
Giovedì 6 agosto: Corfe Castle – Jurassic Coast – Portland – Grimstone (km 189)
Iniziamo la mattinata con una full English breakfast servita nel pub.
Prima di iniziare il nostro itinerario giornaliero, ci concediamo un’oretta di shopping presso il Dolphin Shopping Centre di Poole (per me, Francesca, l’insegna di Primark è un richiamo troppo potente..).
Percorriamo, poi, la A351 fino a Corfe: avendo intenzione di visitare il castello, oltre al paesino omonimo, lasciamo l’auto al parcheggio del National Trust Visitor Centre (il parcheggio è uno dei soliti pay&display, ma con il Touring Pass è gratuito). Da qui, con una passeggiata di dieci minuti lungo il sentiero alberato, si sale fino al paese. Il villaggio è molto pittoresco e vale una visita.
Entriamo nella chiesa parrocchiale di St. Edward, King and Martyr, nel cui cortile è in corso un mercatino delle pulci. Prima di affrontare la “scalata” ai ruderi medievali, cerchiamo un po’ di forza nella locale bakery: dopo due o tre paste freshly baked, ci sentiamo pronti!
L’ingresso del castello è nella piazzetta principale (£ 8,50 a testa, gratuito con NT Touring Pass). Superato il grande cancello in pietra, il sentiero che sale alle rovine è popolato da figuranti e postazioni che ricreano la vita di un villaggio nel Medioevo. Il castello, risalente al 978 d.C., è oggi diroccato, ma i ruderi sono molto suggestivi e la visuale sulla campagna circostante lascia senza fiato.
Dall’alto, vediamo passare anche il trenino a vapore che collega Corfe a Swanage, la nostra prossima meta.
Swanage è il tipico paesino di villeggiatura sulla costa, con la spiaggia piena di sdraio, la fila di cabine colorate, il pontile dove i ragazzi pescano i granchi e tanti locali per i turisti.
Il sole splende, mentre noi percorriamo le strette stradine del Dorset.
Raggiungiamo Worth Matravers, un paese di quattro case famoso per il pub Square & Compass: un pub fermo a tanti anni fa, dove la birra viene ancora spillata direttamente dai fusti. All’esterno, c’è un ampio piazzale, con panche e tavolate (l’atmosfera è quella di un rifugio alpino!), con una visuale spettacolare sul mare.
Ci gustiamo, seduti al sole, una Pride prodotta dalla Wessex Brewery e una Amber della Otter Brewery.
A malincuore, ripartiamo. Ci aspettano due piccole baie lungo la Jurassic Coast.
La prima è Lulworth Cove, un’insenatura incastonata tra le scogliere a picco sul mare cristallino. Fortunatamente, una coppia di turisti giapponesi ci lascia il posto auto e il ticket già pagato. La stradina che porta alla spiaggia è un formicaio e lungo i lati si trovano baracchine e negozietti che vendono specialità di mare. Dalla spiaggia partono tanti sentieri lungo la scogliera, da cui è possibile fare splendide foto e godere di panorami incredibili.
La seconda tappa, vivamente consigliata dalla Lonely Planet, è il Durdle Door, un arco naturale di pietra che si getta nel mare. Il sentiero per raggiungerlo è gremito, a fatica oltrepassiamo il primo cancello. Decidiamo, quindi, di fare qualche fotografia dall’alto e ripartire.
Sempre percorrendo le strade costiere, giungiamo all’isola di Portland, collegata alla terraferma da una strada sopraelevata. La baia è stata sede olimpica nel 2012.
Una volta superata la strada rialzata, si sale subito, con una serie di tornanti ripidissimi. Quando però ci fermiamo al view point presso l’hotel The Heights, la visuale abbraccia tutta la baia: il panorama più bello visto fino ad ora.
Attraversiamo tutta l’isola fino al faro di Portland Bill: nonostante non ci sia anima viva alle cinque del pomeriggio, c’è un parcheggio a pagamento 24/7! Il vento è sferzante, ma noi passeggiamo sulle scogliere ammirando l’oceano agitato.
Sulla via del ritorno verso la terraferma, è d’obbligo una foto al Weymouth F.C. Stadium.
Sono solo le 18,00 ma decidiamo di uniformarci allo standard inglese e, una volta raggiunta Dorchester, ci fermiamo per cenare alla Brew House (£ 31,20 per due fish&chips e due birre prodotte in loco).
Il microbirrificio si trova a due passi dallo stadio Greene King, sede del Dorchester F.C.
Prima di cercare il nostro B&B, approfittando delle lunghe ore di luce, vaghiamo per le campagne della zona fino a raggiungere Cerne Abbas: qui, si trova The Giant, l’immensa incisione (alta 55 metri e larga 51) sulla collina calcarea che rappresenta un uomo nudo.
Ultima tappa della giornata è il B&B The Royal Yeoman (£ 76,00 per pernottamento in camera doppia e prima colazione), a Grimstone. La nostra camera è spaziosa, pulita e tutta sui colori del bianco e del viola, dotata di tutti i comfort (TV satellitare, Wifi gratuito, bagno ultramoderno): non possiamo che confermare i giudizi entusiastici trovati su booking.com.
Venerdì 7 agosto: Lyme Regis – Exeter (km 95)
Dopo una lauta colazione inglese, preparata dal proprietario del B&B, partiamo alla volta di Abbotsbury, dove vorremmo visitare le rovine della cattedrale che, però, scopriamo essere stata trasformata in una fattoria didattica!
Viaggiamo sulla B3157, la stradina costiera lungo l’immensa Chesil Beach (29 km di spiaggia), fino a Lyme Regis, cittadina di villeggiatura molto carina e vivace.
Con un colpo di fortuna, nonostante le strade trafficate, troviamo un parcheggio presso il Cobb Gate Car Park.
Proseguiamo a piedi sulla Marine Parade, che costeggia la grande spiaggia di ciottoli semi deserta; l’unico punto sovraffollato è, infatti, quello dove la spiaggia diventa sabbiosa.
Raggiungiamo il Cobb, pittoresco molo rialzato in pietra, che custodisce il porto e protegge il paesino dall’impeto del mare. Lo percorriamo tutto per vedere i pescatori improvvisati.
Nella piazzetta del vecchio mulino (Old Mill), ci aspetta il microbirrificio Lyme Regis Brewery, dove si possono acquistare le birre in bottiglia (prodotte nella stanza accanto!) nonché consumare le pinte spillate direttamente dal mastro birraio. Visto il sole caldo, ci gustiamo una Dorset Pearl e una Lyme Gold.
Rinfrescati, partiamo in direzione Exeter. Vogliamo arrivare presto, per goderci la giornata in città. Marco era stato qui in vacanza studio ai tempi delle superiori, nel 1997: per lui, è un tuffo nel passato. Primo tra tutti, vuole visitare nuovamente lo stadio St. James Park. Qui, incontriamo il custode che, gentilissimo, ci apre lo stadio e ci lascia girare liberamente.
Raggiungiamo, quindi, l’hotel, il Georgian Lodge (£ 60,00 per camera doppia solo pernottamento), la cui posizione all’inizio di Queen Street lo rende molto comodo al centro storico. La camera è piccola, ma funzionale. Alla reception, ci viene fornito un permesso per residenti, che ci permette di parcheggiare gratuitamente nelle vie limitrofe.
Lasciamo i bagagli e ci immergiamo nelle vie di Exeter.
Nella piazza centrale, troneggia l’immensa Cattedrale (che io, Francesca, associo ad uno dei miei libri preferiti, “I pilastri della terra”), la cui costruzione durò oltre duecento anni, dal 1114 al 1350. Appena entrati (ingresso £ 6,00 a testa), ammiriamo stupiti la navata infinita; dal Grande Portone Ovest alla Grande Vetrata Est è lunga 96 metri: è la volta medievale ininterrotta più lunga del mondo, tenuta insieme da oltre 400 “bugne”, pietre rotonde riccamente adornate, che funzionano come chiave di volta. L’interno è ricco di particolari e curiosità (ci ha colpito, il foro nella porta sottostante l’orologio astronomico: fu praticato nel 1598 per permettere l’accesso al gatto del Vescovo!). Tra i banchi del Coro risalenti al XIX secolo assistiamo alle prove dei coristi della cattedrale.
Terminata la visita, ci dedichiamo allo shopping. In particolare, entriamo nella grande libreria Waterstone’s per acquistare una guida dettagliata di Devon&Cornwall, che ci servirà nei prossimi giorni (e per i prossimi viaggi!).
Ci concediamo un aperitivo al gastropub, con microbirrificio, The Fat Pig: il locale è molto trendy e proviamo una pinta di birra Pigasus e un boccale di sidro Rusty Pig.
Torniamo in hotel e ci cambiamo per la serata. Abbiamo prenotato un tavolo per la cena al pub Ship Inn, famoso per essere tra i preferiti di sir Francis Drake. Ceniamo con un menu tradizionale: garlic bread, steak & ale pie e due birre Abbott Ales (£ 31,00). Dopo cena, passeggiamo per le vie di Exeter, tra cui scopriamo Parliament Street (che, con i suoi 25 pollici di larghezza, è una delle vie più strette al mondo).
Non avendo prenotato la colazione in hotel per domattina, sfruttiamo il supermercato Tesco aperto fino a tardi per acquistare una confezione di croissants appena sfornati e succo d’arancia: domani, colazione low cost in camera!
Dopo qualche coccola alla micia del quartiere, andiamo a nanna.
Sabato 8 agosto: Dartmoor National Park – Buckland Abbey – Plymouth – Newlyn (km 275)
Dopo aver mangiato i nostri croissant in camera, accompagnati da un the caldo, lasciamo Exeter e ci inoltriamo nelle stradine del Dartmoor National Park, che si estende per più di 950 km quadrati nella contea del Devon.
Ci rechiamo subito nel paesino di Moretonhampsted, perché nelle guide veniva consigliato come punto informativo sul Parco. In realtà, nel piccolo Ufficio del Turismo non troviamo molte informazioni utili (non avevano neanche la piantina del parco!): il nostro consiglio è di recarsi in uno dei National Park Visitor Centre.
Noi abbiamo visitato quello di Postbridge (gli altri due si trovano a Princetown e Haytor): il volontario ci ha dato materiale e piantine sul parco e abbiamo acquistato una calamita ricordo. Un bonus aggiuntivo: nei Visitor Centre ci sono toilettes gratuite e pulite!
Ci concediamo un paio d’ore in giro per il Dartmoor, fermandoci ogni tanto, nei vari parcheggi a disposizione degli escursionisti, per fare due passi su questo altipiano spettacolare. Le visuali sono incredibili: piccole strade tortuose in mezzo a campagne infinite, pecore e pony che attraversano la strada o si riposano all’ombra, piccoli fiumiciattoli dove è possibile sostare e fare picnic.
La prossima tappa è Buckland Abbey (ingresso £ 11,00 a testa, gratuito con Touring Pass), un antico complesso cistercense riconvertito in palazzo; oggi ospita mostre, tra cui quella permanente su Sir Francis Drake, nato a Cromwell, a poche miglia da qui (l’ultimo piano dell’abbazia è stato trasformato nella ricostruzione dell’interno di una nave) e l’esibizione nuovissima sull’Autoritratto di Rembrandt, unica opera dell’autore appartenente al National Trust ed esposto a Buckland dopo un lungo periodo di restauro.
Dopo aver visitato anche il granaio, il giardino delle erbe e quello vittoriano, pranziamo alla cafeteria: per la prima volta in questa vacanza, gustiamo i cornish pasties.
Recuperiamo l’auto e, percorrendo la A386, arriviamo a Plymouth.
Prima di entrare in città, breve stop per qualche foto allo stadio del Plymouth Argyle F.C.
Cerchiamo, poi, un parcheggio per visitare la cittadina. Seguendo le indicazioni per Barbican, si arriva fino alla Royal Citadel e all’infinito lungomare, dove è possibile parcheggiare. Noi troviamo posto vicino al porto e visitiamo subito i Mayflower Steps, il punto da cui, nel 1620, i Padri Pellegrini partirono alla volta dell’America.
Percorriamo le stradine del porto e del quartiere vecchio (Barbican, appunto), dove si trova anche la storica Plymouth Gin Distillery. Proseguendo sul lungomare, apprezziamo la giornata di sole caldo e ammiriamo il mare calmo, la Royal Citadel che troneggia sulla collina e il faro dell’Hoe Park.
Ci aspetta, ora, il lungo trasferimento in auto, lungo la A38 e la A390, che ci porterà alla nostra tappa serale: la Cornavaglia e, precisamente, la cittadina di Newlyn.
Lungo la strada, attraversiamo il paesino di St. Austell (che alle 18 di sabato sera si rivela deserto..) e ci fermiamo per una cena a base di fish&chips a Truro (£ 14,50 in due, al Walker’s Fish Restaurant and Take Away: uno dei più buoni fish&chips mai mangiati). La cittadina è dominata da una cattedrale imponente, che vista l’ora è chiusa ma che ci appare incredibile nella luce bassa del tramonto.
Arriviamo verso le 21,00 a Newlyn, al B&B The Smuglers Restaurant with Rooms (£ 180,00 per camera doppia per due notti con colazione). Barbara, la proprietaria, ci accoglie gentilissima nonostante l’orario (avevamo avvisato del nostro orario d’arrivo, via e-mail, e la signora ci aveva confermato la sua disponibilità). Ci vengono date le chiavi della suite Langley, una camera deluxe, con letto king size e bagno enorme. Al momento della prenotazione era possibile scegliere una delle tre camere della struttura, tutte diverse e arredate con gusto; noi ci siamo concessi la suite al primo piano, con accesso tramite una scaletta e patio davanti alla grande portafinestra. Meravigliosa.
Prima di crollare, facciamo due passi per Newlyn, sul lungomare parzialmente ricostruito dopo la grande tempesta del febbraio 2014. Il paesino è tranquillo e costruito intorno al grande porto, il nostro B&B è accogliente e pieno di comfort e dettagli squisiti… ci sentiamo subito a casa.
Domenica 9 agosto: Cornovaglia (km 120)
Dopo un’ottima colazione servita nel ristorante del B&B, partiamo di buon’ora per la nostra giornata interamente dedicata alla Cornovaglia e, in particolare, al Penwith, il punto più estremo della regione.
La giornata è fredda e nebbiosa, ma c’è un’atmosfera suggestiva nel porto ancora addormentato e sulle scogliere.
Prendiamo la stradina che da Penzance porta a Morvath e, tra i campi immersi nella pioggerellina, troviamo una piccola tomba preistorica a dolmen, chiamata Lanyon Quoit, proprio sul ciglio della via.
La prima visita della mattina è a Levant Mine (ingresso £ 7,20 a testa, gratuito con N.T. Touring Pass), uno dei grandi impianti minerari che formano il Cornish Mining World Heritage Site. Questa miniera, costruita sulle scogliere a picco sul mare, è conosciuta come “the mine under the sea”, perché le vecchie gallerie terminavano direttamente sugli scogli o, alcune, sotto il livello del mare.
L’atmosfera è spettrale, le ciminiere sono avvolte dalla nebbia e le onde s’infrangono decine di metri sotto di noi. Il cuore del sito è una particolare pompa a vapore (beam engine) risalente al 1840, l’unico motore ancora funzionante nelle miniere della Cornovaglia.
Riprendiamo l’auto per recarci a Cape Cornwall, vicino al paesino di St. Just. Passeggiamo lungo le scogliere, ascoltando il mare arrabbiato. La nebbia, in questo momento, è talmente fitta che non riusciamo a scorgere il faro, a poche decine di metri sul promontorio.
Un po’ intirizziti, decidiamo di fermarci per bere un caffè a Sennen Cove. Il cielo si apre un po’ e l’immensa baia si rivela il paradiso dei surfisti. Facciamo un giro per il paesino, alla ricerca di un bar. Vicino al porto e al vecchio molo di pietra da cui i bambini si tuffano in mezzo ad onde altissime, scopriamo che oggi è il Lifeboat Day: possiamo entrare nella sede locale del R.N.L.I., Royal National Lifeboat Institute, e vedere da vicino una delle barche da salvataggio. Facciamo un’offerta, beviamo un caffè bollente in una piccola cafeteria sul lungomare poi torniamo all’auto per riprendere il nostro giro.
Ci aspetta Land’s End, il punto più a sud dell’Inghilterra (o, almeno, così viene pubblicizzato!). Il parcheggio è enorme e costa £ 6,00, indipendentemente dal tempo di sosta. Avevamo già letto sulle guide che il luogo è stato di recente trasformato in una sorta di lunapark ed, infatti, sembra di entrare in un parco divertimenti: giochi e attrazioni per bambini e famiglie, shop, ristoranti ed anche un hotel (e a me, improvvisamente, viene in mente il film “Maledetto il giorno in cui ti ho incontrato”, di Verdone, girato qui!). Saltiamo le giostre per arrivare sulla scogliera e fare una foto all’immancabile cartello, che segna la distanza tra qui e John o’Groats, il punto più a nord (dove eravamo stati quattro anni fa, durante la nostra luna di miele di Scozia).
Fuggiamo dalla confusione di Land’s End per andare a visitare uno dei posti più affascinanti di tutta la vacanza: il Minack Theatre a Porthcurno (ingresso £ 4,50 a testa).
Il teatro, costruito negli anni 30, su una scogliera a picco sul mare, riprende la forma degli antichi teatri greci. Quando entriamo, è in corso una rappresentazione teatrale, che guardiamo seduti sui gradini di pietra.
Decidiamo, poi, di concederci una piccola sosta alla cafeteria del teatro: assaggiamo, per la prima volta, un cream tea e un cheese tea, seduti nella veranda con una vista eccezionale sulla Porthcurno Beach. Oltre che per il mare smeraldino (anche in una giornata grigia come oggi!), la baia è conosciuta perché da qui, alla fine del 1880, partivano le linee telegrafiche sottomarine che collegavano l’Inghilterra al continente.
Riprendiamo, poi, la B3315 per tornare verso Penzance. Lungo la strada, ben segnalate ma lasciate in stato di quasi abbandono, troviamo le Merry Maidens, un circolo di pietre preistoriche che, secondo la leggenda, sarebbero 19 fanciulle trasformate in pietra per aver ballato la domenica.
Il tempo sta peggiorando, comincia a scendere una pioggia forte e fredda. Ci spostiamo, quindi, fino al paesino di Porthlevel, sulla costa della Mount’s Bay. Troviamo un parcheggio vicino al porto (e scopriamo che, alla domenica dopo le 16,00, la sosta è gratuita). Nel paese si sta svolgendo il Lifeboat Day Festival, con stand e bancarelle lungo il molo. Ci fermiamo al pub The Harbour Inn, per una pinta di Tribute (una delle nostre birre preferite, prodotta dal birrificio di St. Austell), che consumiamo nel giardino esterno.
Ha smesso di piovere, quindi percorriamo tutto il molo di pietra, che protegge il porticciolo e il paese dalle onde impetuose, fino a raggiungere la chiesetta in riva al mare.
Sono le 18,00 ed è ora di spostarci fino a St. Michael’s Mount; il castello, che le guide descrivono come il corrispondente inglese dell’omonimo Mont St. Michel in Bretagna perché costruito su un’isoletta a poche miglia dalla costa, è già chiuso, ma noi avevamo controllato gli orari delle maree: a quest’ora, la strada rialzata che collega il Monte alla terraferma è percorribile a piedi. Il sentiero, in alcuni punti, è in fase di ricostruzione: la tempesta del 2014 aveva infatti divelto la maggior parte delle pietre che formavano il selciato.
Arriviamo all’isolotto; il castello è avvolto dalle nubi, ma noi visitiamo il porticciolo in pietra e il piccolo villaggio, per poi ritornare a Marazion, dove avevamo lasciato l’auto.
E’ ora di cena e ci fermiamo al pub The Dolphin Inn, a Penzance, dove ordiniamo fish&chips, una pie della casa e due pinte di birra Tribute (£ 40,00): tutto ottimo.
Tornati nel nostro B&B, decidiamo di concludere la serata preparandoci un the caldo nella nostra camera.
Lunedì 10 agosto: St. Ives – Tintagel – Boscastle – Horn Cross (km 257)
Facciamo nuovamente una colazione luculliana nel ristorante; dalle ampie finestre della sala, stamattina si vede tutta la baia fino a St. Michael’s Mount. Salutiamo Barbara e la ringraziamo, con la promessa di tornare. Lasciamo Newlyn e, attraversando il minuscolo e pittoresco porticciolo di Mousehole, ci dirigiamo verso St. Ives. Qui, dopo diversi tentativi, troviamo fortunosamente un parcheggio vicino alla Tate St. Ives.
La spiaggia è immensa e ancora poco affollata; noi camminiamo per le stradine del paese, che si stanno riempiendo di gente, fino al porto con le barche in secca. Ci perdiamo un po’ tra i vicoli, pieni di negozi.
Tornando al parcheggio, notiamo che la spiaggia si è decisamente popolata: merito della splendida giornata di sole e del mare azzurro e calmissimo!
Risalendo la costa, vorremmo fermarci per un caffè nella cittadina di Padstow ma dobbiamo rinunciare: il traffico è terribile e, arrivati con qualche difficoltà al grande parcheggio del molo, ci accorgiamo che è pieno!
Proseguiamo, quindi, verso la nostra prossima tappa: Tintagel. Qui la situazione pare più tranquilla; troviamo parcheggio in un pay&display vicino al Visitor Centre e facciamo subito una sosta golosa, per un cornish cream tea, in una piccola cafeteria.
La strada principale di Tintagel è piena di negozi che vendono libri e souvenir legati alla leggenda di Artù: si dice, infatti, che il castello in rovina sulla scogliera vicina sia stato abitato dal mitico sovrano. Noi ci siamo informati e abbiamo deciso di non visitare i ruderi del castello. Ci rechiamo, invece, all’Old Post Office (ingresso £ 4,00 a persona, gratuito con N.T. Touring Pass), un edificio risalente al 1350, con un tetto particolare ed irregolare, composto da lastre di ardesia, che nel 1870 divenne il piccolo ufficio postale del paese. Giriamo per le stanze minuscole e stracolme di arredi e oggetti d’epoca, facendo attenzione alla testa perché porte, soffitti e scale sono davvero bassi!
Dopo qualche acquisto “arturiano”, torniamo al parcheggio e ripartiamo.
Percorriamo la B3263 e ci fermiamo a Boscastle, un porto naturale con una piacevole passeggiata lungo il fiume fino all’harbour, protetto da imponenti scogliere di ardesia, sotto la tutela del National Trust. Questa sosta, che non era in programma, si è rivelata molto piacevole: l’atmosfera di questo villaggio è unica.
Abbandoniamo la strada costiera e prendiamo la A39, per raggiungere la tappa serale, Horn Cross, a pochi km da Bideford. Qui, ci aspetta il Sea Breeze B&B (£ 65,00 in camera doppia, pernottamento e prima colazione). Veniamo accolti da due dolcissimi cagnoloni che ci danno il benvenuto in questo splendido B&B: in realtà, si tratta della abitazione dei proprietari, che hanno destinato due camere per gli ospiti. La nostra è enorme, in mansarda, con bagno privato e terrazzo che domina la campagna circostante.
La figlia dei proprietari, inoltre, ci consiglia dove cenare: The Thatched Inn ad Abbotsham, un ristorante ricavato in un vecchio cottage ristrutturato. La cena è ottima (£ 32,50), la birra anche!
Dopo cena, facciamo un giro sul mare, nel paesino ultra turistico di Westward Ho!, che alle nove di sera è deserto.. ma la spiaggia al tramonto merita decisamente una passeggiata.
Martedì 11 agosto: Exmoor National Park – Watersmeet – Dunster Castle – Shepton Mallet (km 207)
A colazione, scopriamo che l’altra camera del B&B è affittata ad una famiglia di italiani, con i quali scambiamo chiacchiere e consigli di viaggio, mangiando una full English breakfast preparata al momento.
Salutata la proprietaria e i due cagnoloni, partiamo alla volta dell’Exmoor National Park, il grande parco naturale che si estende lungo la costa del Bristol Channel, tra Devon e Somerset, per 665 km quadrati.
La prima sosta è nel paesino di Combe Martin, dove, all’ente del turismo, raccogliamo informazioni e cartine sul parco.
Ci immergiamo, poi, tra le colline dove, percorrendo stradine piccole e tutte curve, raggiungiamo Parracombe per visitare la Christ Church, dove viene celebrata una funzione una volta l’anno. Sulla collina di fronte, si possono vedere i resti dell’Holwell Castle, una piccola roccaforte dell’epoca normanna.
Ritorniamo verso la costa e ci fermiamo nel paesino di Lynton (dove svaligiamo l’ente del turismo, che si trova in uno splendido palazzo vittoriano). Passeggiamo per le strade del villaggio, fino alla famosa Cliff Railway, la funicolare che porta al sottostante paese di Lynmouth. La coda per i piccoli vagoni è lunghissima, quindi raggiungiamo Lynmouth in auto, per qualche foto alla spiaggia.
Da qui, prendiamo la B3223 per andare a Watersmeet, il punto in cui, in una profonda gola, si incontrano l’East Lynn River e l’Hoar Oak Water. Percorrendo un ripido sentiero che dalla strada porta al fiume, troviamo Watersmeet House, una casa del XIX secolo con un meraviglioso tea garden, dove pranziamo.
Ritorniamo, quindi, sulla costa e viaggiamo lungo la A39, a picco sulla Lynmouth Bay (la strada, in alcuni punti, ha una pendenza del 25%!). Ci fermiamo nei view point, per scattare qualche foto al panorama.
Proseguendo, ci perdiamo tra le campagne, dove vagano liberi i pony dell’Exmoor, ed i campi pieni di erica, che degradano verso il mare. Dall’altra parte del Bristol Channel, si vedono le coste gallesi.
Prima di abbandonare il parco, visitiamo il Dunster Castle (ingresso £ 11,00 a testa, gratuito con N.T. Touring Pass). La visita è libera, all’ingresso ci forniscono una guida dettagliata in italiano. Nato come roccaforte sassone nell’XI secolo, è diventato un palazzo vittoriano ed è stato più volte restaurato. Ci colpiscono, in particolare, la Blue Kitchen, con arredi Anni 50 e un lavello con vista sui giardini (“Imagine doing the washing up with that view!”), e la King Charles Bedroom, dove, nel muro dietro al letto a baldacchino, è nascosto un piccolo passaggio segreto che conduce fuori dal palazzo, fino alle stalle.
Conclusa la visita, ci dirigiamo verso Shepton Mallet, la nostra tappa serale, passando da Glastonbury (che visiteremo il giorno seguente) per una foto allo stadio. Abbiamo prenotato per due notti al B&B Maplestone (£ 170,00 per camera doppia, due pernottamenti e colazioni); la struttura è nella frazione di Quarr, a pochi passi dal centro storico, ma è abbastanza difficile da trovare senza navigatore. Ci accoglie Donald, il proprietario, che ci mostra il cottage e la nostra camera, molto spaziosa, al primo piano.
Ceniamo a base di ottime pie tradizionali al vicino pub The Kings Arms (£ 36,55).
Prima di tornare in camera, facciamo due passi per le vie deserte del paese.
Mercoledì 12 agosto: Glastonbury – Wells – Bath – Shepton Mallet (km 152)
Di buon’ora, facciamo colazione nella sala comune del cottage: Gillian, la moglie di Donald, ci prepara un’ottima full English breakfast (e ci sgrida perché non finiamo i funghi!) mentre Donald ci intrattiene, chiedendoci il nostro programma di oggi.
La prima tappa è a pochi km: Glastonbury. Dirigendoci verso il centro, passiamo vicino al grande campo dove si svolge il Glastonbury Festival e, alla nostra destra, svetta il Tor (secondo alcuni, questa collina è la mitica Avalon). Parcheggiamo in un pay&display del city centre e visitiamo la Abbey (ingresso £ 7,60 a testa), ovvero le rovine dell’immensa abbazia che viene considerata la culla del cristianesimo inglese.
La prima pietra fu posata nel VII secolo; qui, secondo la leggenda, è passato il giovane Gesù con suo zio, Giuseppe di Arimatea, il quale, dopo la morte del nipote, avrebbe sepolto in questo luogo il Santo Graal. Nel 1191, sette anni dopo l’incendio che ha distrutto la Vetusta Ecclesia, i monaci scoprirono una tomba con due effigi: ancora oggi, si crede sia quella di re Artù e Ginevra (un piccolo ceppo la indica ai visitatori).
Camminiamo tra le imponenti rovine a cielo aperto dell’abbazia distrutta da Enrico VIII. L’unico edificio sopravvissuto è la piccola Abbots Kitchen.
Usciti dalla Abbey, percorriamo le vie del centro pedonale a caccia dei famosi murales psichedelici.
Poi, ci rechiamo in un altro sito dalla grande carica spirituale: il Chalice Well (ingresso £ 4,55 a persona), un pozzo antico di 800 anni, circondato da un grande giardino con vasche e fontane. L’acqua rossastra che esce dalla fonte a testa di leone si può bere e pare abbia proprietà benefiche: Marco ne ha assaggiato un bicchiere! Intorno al pozzo, vediamo persone in meditazione; questo luogo è il simbolo dell’anima new age di Glastonbury.
“Purificati”, ci dirigiamo a Wells. Lasciamo l’auto nel parcheggio del supermercato Waitrose, al coperto. Visitiamo, subito, la cattedrale, imponente ma diversa dalle altre che abbiamo visto (ingresso: offerta libera, noi abbiamo lasciato £ 10,00; per fare le fotografie all’interno, £ 4,00). L’interno della chiesa del XII secolo è enorme: la navata misura 126 metri di lunghezza, 20,5 metri di larghezza e, nel punto più alto delle torri, 55 metri di altezza. Ci colpiscono, in particolare, gli archi a forbice che sostengono la volta e la torre centrale (sembrano una struttura moderna, ma risalgono al Medioevo, 1328-1348 circa); l’orologio che, ogni quarto d’ora, si apre per mostrare la giostra dei cavalieri al torneo; la Sala Capitolare e, soprattutto, la sua scalinata: i gradini, molto consumati, non salgono dritti ma disegnano una curva verso l’alto.
Nello shop della cattedrale, accoccolato nei cestini per gli acquisti, incontriamo anche Louis, il gatto padrone di casa.
Dopo una breve passeggiata per le vie del paesino, coloratissime anche grazie al mercato, decidiamo di pranzare con due cornish pasties e una bevanda (£ 8,00).
Riprendiamo l’auto e imbocchiamo la A371 fino a Cheddar; poi, deviamo sulla B3135, una stradina panoramica di circa 2 km che attraversa la famosa Cheddar Gorge, un canyon naturale trasformato, purtroppo, in un’attrazione turistica. Non resistiamo e, all’Old Cheese Shop, acquistiamo un pezzo di cheddar e una bottiglia di birra Gorge Best del birrificio Cheddar Ales, da gustare prima di ripartire.
Percorriamo tutta la gola, avvistando anche uno stambecco, poi ci dirigiamo verso la cittadina di Bath.
Inizialmente, il traffico e la viabilità particolarmente confusa ci spaventano un po’, ma riusciamo ad arrivare in zona stadio del rugby, dove parcheggiamo nei grandi viali (un consiglio: se si arriva nel tardo pomeriggio, è comodo parcheggiare in questa zona perché, anche se il tempo massimo di sosta è di due ore, dopo le 19,00, la sosta è libera; quindi, noi, con 5,00 £ lasciamo l’auto fino a sera). Attraversiamo a piedi il Pulteney Bridge, che ricorda il Ponte Vecchio di Firenze e ammiriamo, da fuori, la grande cattedrale (che purtroppo chiude alle 17,15). Bath è una città molto viva, famosa anche per le terme romane, che si possono visitare, e piena di negozi e locali. Per la cena, scegliamo la Bath Brew House, un pub moderno con microbirrificio, dove si cena fino alle 22.00 (Marco consiglia l’half chicken! Antipasto, main course e due pinte di Ostiarius e Gladiator, £ 31,80). Dopo cena, ripercorriamo le vie del centro fino al fiume Avon e attraversiamo il terreno di gioco del Recreation Ground, il campo del Bath Rugby.
Stanchi, recuperiamo l’auto e torniamo a Shepton Mallet.
Giovedì 13 agosto: Bristol – Tyntern Abbey – Caerphilly Castle – Cardiff (km 172)
Dopo un’altra ottima colazione espressa, salutiamo Donald e Gillian, facciamo due coccole al micio di casa e partiamo per il nostro itinerario di oggi che ci porterà in Galles.
La prima tappa è Bristol. Nella prima periferia, ci fermiamo al birrificio Moor (www.moorbeer.co.uk): conosciamo già il proprietario, Justin, perché collabora con un pub di Reggio Emilia.
In centro, parcheggiamo per strada vicino all’Harbour, nella Old Town. Scopriamo subito che Bristol è costellata di statue colorate di Shaun the Sheep, che verranno vendute nel giro di qualche mese per beneficienza: nelle due ore che trascorriamo qui, riusciamo a scovarne sette (davanti alla cattedrale, ci fa morire dal ridere “King Arthur di Lambelot con la spada Excalibaaar”!).
Visitiamo la Cattedrale (ingresso a offerta libera), che risale al XII secolo, ma fu più volte distrutta e ricostruita; della vecchia chiesa rimangono la Elder Lady Chapel del 1220 e la Berkeley Chapel del 1298.
Ritorniamo sul lungocanale e passeggiamo tra i docks recuperati e i negozietti; all’Ufficio del Turismo, scopriamo che Bristol è stata nominata Capitale Verde Europea 2015.
Uscendo dalla città, facciamo un rapido passaggio allo stadio Ashton Gate (dove troviamo la statua di Champion’s Sheep!).
Prendiamo, poi, l’autostrada M48 e attraversiamo l’estuario del fiume Severn sull’immenso Severn Bridge (pedaggio £ 6,50), arrivando così in Galles.
Ci addentriamo tra le valli verso nord per raggiungere Tyntern Abbey (ingresso £ 5,50 a testa), le maestose rovine della prima abbazia cistercense costruita in Galles. Il sito è enorme e molto suggestivo, sotto al cielo cupo e nero. Si può passeggiare per quelli che, una volta, erano i locali del convento; merita sicuramente una visita e noi rimaniamo incantati dalla grande chiesa a cielo aperto.
Facciamo rotta verso Cardiff, ma prima è d’obbligo una piccola sosta a Newport: per due “ground’s hoppers” come noi, questa è un’ottima occasione, perché nello stesso impianto giocano sia la squadra di rugby, i Newport Dragons, che quella di calcio, Newport F.C.
Una deviazione ci porta al Caerphilly Castle (ingresso £ 5,50 a persona), il castello più grande del Galles. Dall’esterno, la sagoma del maniero è imponente e circondata da un grande fossato; l’interno, però, è una delusione: si trova in stato di quasi abbandono e non ci sono pannelli esplicativi né guide; i locali sono completamente vuoti.
Facciamo, quindi, rotta verso Cardiff, una città che conosciamo bene e ci piace molto. Abbiamo trascorso qui un paio di weekend lunghi, precisamente per il Sei Nazioni di rugby (Galles – Italia) nel 2010 e nel 2012.
Per le ultime due notti della nostra vacanza, abbiamo deciso di trattarci bene e abbiamo prenotato l’hotel Holiday Inn Cardiff City (£ 185,00 per due notti in camera doppia), che si trova in pieno centro, tra il castello e il Millenium Stadium, con parcheggio privato (£ 10,00 al giorno). Alla reception ci comunicano che non ci sono camere doppie libere e che, avendo noi prenotato prima, ci verrà assegnata una family room al sesto piano, la camera 626, con letto king size, salotto e visuale strepitosa sulla città!
Ceniamo al pub The Old Market Tavern, della catena Nicholson’s (£ 34,35).
Giusto il tempo di fare due passi per la High Street, poi crolliamo.
Venerdì 14 agosto: Cardiff (km 0)
Ci svegliamo e fuori piove… ma il tempo non ci tocca, perché oggi la giornata è dedicata a Cardiff: shopping e relax, senza toccare l’auto!
Percorriamo Castle Street, la via dove si trova il nostro hotel e il castello medievale (che noi abbiamo già visitato più volte). Facciamo colazione da Costa: dopo dieci giorni di English breakfast, abbiamo voglia di caffè e cornetto; il bar si trova proprio di fronte alla piccola cattedrale di St. John The Baptist.
Per non bagnarci, sfruttiamo le gallerie dei grandi centri commerciali: Queen’s Arcade Shopping Centre, St. David’s Shopping Centre e il Capital, dove ci perdiamo tra boutique di marche famose, superstore e piccoli negozi di associazioni benefiche (noi decidiamo di fare qualche acquisto allo shop di Help for Heroes, un’associazione a favore dei soldati britannici).
Pranziamo nel Central Market, un mercato coperto vittoriano dove mangiamo un sandwich preparato al momento e le welsh cakes, dolcetti tipici di frolla cotta in padella.
Carichi di acquisti, torniamo in hotel per prepararci per la serata a Cardiff Bay, il quartiere portuale recuperato negli anni 90, che si trova a circa 4 km dal centro città. La baia è facilmente raggiungibile con bus e taxi; noi, stasera, ci trattiamo bene e ci facciamo portare dal taxista sul waterfront.
La zona è moderna e piena di locali; noi ceniamo al Top Gun Fish&Chips (£ 13,90 per due porzioni enormi di fish & chips e due bibite). Poi, facciamo una passeggiata lungo il lungomare fino alla Norwegian Church.
Nella piazza antistante l’imponente Wales Millenium Centre (che, ormai, è divenuto il simbolo della capitale gallese) hanno allestito un luna park.
Ritorniamo in centro in autobus. Visto che è l’ultima sera della nostra vacanza, ci concediamo un paio di birre al The Cambrian Tap, un locale nuovo che ci ha consigliato Justin di Bristol e che serve solo birre artigianali gallesi. Un ultimo giro per le vie di Cardiff (che, di venerdì sera, sono affollatissime), poi torniamo in hotel per preparare i bagagli.
Sabato 15 agosto: Cardiff – Salisbury – London Heathrow (km 297)
Dopo una colazione veloce, dedichiamo la mattinata agli ultimi acquisti. Oggi c’è un sole strepitoso e Cardiff è piena di colori e di gente perché nel pomeriggio ospita il Gay Pride (ci colpisce, in particolare, la bandiera arcobaleno su cui svetta il dragone gallese esposta alla Banca Santander).
Prima di salutare la città, facciamo qualche foto agli stadi del rugby, vicini al nostro hotel: l’enorme Millenium Stadium (dove gioca la nazionale) e il Cardiff Blues Arm’s Park.
Ripartiamo. Percorriamo la M4, che ci riporta in territorio inglese attraversando il Second Severn Bridge (a differenza dell’andata, questa tratta è gratuita).
Nel primo pomeriggio, decidiamo di fare una deviazione per visitare la splendida cattedrale di Salisbury (ingresso ad offerta “libera”, ma viene consigliato vivamente un obolo di £ 7,50 a testa).
La Cattedrale fu costruita tra il 1220 e il 1258; la sagoma imponente svetta sul churchyard erboso. L’interno, come sempre, è mozzafiato: la navata misura 70 metri di lunghezza e la guglia più alta raggiunge i 123 metri.
Tra le chicche di questa chiesa, scopriamo l’orologio medievale (risalente al 1386), ancora funzionante, più antico d’Inghilterra. Nella Sala Capitolare, poi, è imperdibile l’esemplare meglio conservato dei quattro originali ancora esistenti della Magna Charta, il documento emanato nel 1215 da re Giovanni Sentaterra che costituisce il primo riconoscimento dei diritti fondamentali dei cittadini.
Passeggiamo, poi, per le vie del paesino medievale e mangiamo un panino veloce da Subway, per poi ripartire. Percorriamo le campagne inglesi lungo la A30, fino alla M3 che ci conduce all’aeroporto di Heathrow, dove, alle 20.25, ci attende il volo di rientro per Bologna.
A malincuore, riconsegniamo la nostra Ford Focus, non prima di aver fatto la foto di rito alla distanza percorsa in questi 14 giorni: un totale di 1.563 miglia (2.515 km) alla scoperta del Sud.