South India Tour Remastered
Diario di Viaggio South India, Tour 27 gennaio – 21 febbraio 2004 PROLOGO A tre anni di distanza, ripubblico questo diario di viaggio, finalmente dopo avere avuto il tempo di correggerne l’ortografia ed ampliarlo di quei pensieri e quelle sensazioni provati in India che ho sempre portato nella testa e che per me sono sempre stati comunque parte integrante del racconto…
Buona lettura.
Prologo: “Ognuno ha motivi propri per la scelta della meta di un viaggio. Taluni sognano per anni luoghi lontani, prima di trovare coraggio, tempo e denaro per recarvicisi. Altri si raccomandano ai consigli di amici, conoscenti ed agenzie. Io, Fabrizio, 35 anni, questa volta ho letto l’annuncio di Elena, 32 anni, siciliana che vive a Bologna, la quale cercava qualcuno per realizzare il suo sogno. Le ho risposto, ha accettato la mia compagnia. Considerate quindi, come base di partenza, due compagni di viaggio sconosciuti fra loro che iniziano una avventura straordinaria, piena di incognite, che partono affidandosi solo alla propria esperienza, alla buona sorte, a Dio.” Fabrizio Mumbay, 29.01.2004 Le cose che avrei dovuto scrivere sino ad ora sono parecchie, mi limiterò ad un resoconto molto sintetico, per non dimenticare, quindi inizio il racconto da ieri 28 gennaio.
Parto con Elena da Bologna, dopo avere incontrato e salutato un paio di sue amiche che lavorano all’aeroporto, con un ottimo volo Lufthansa sino a Francoforte; da li, un buon volo Air India decolla per New Dheli, scalo, arriviamo al Mumbay Airport in ottimo orario, le 14,00 ora locale (+ 4,5 h rispetto l’Italia).
Sbrighiamo molto velocemente le pratiche doganali, prendiamo gli zaini (che ci sono!) e pre-paghiamo un taxi fino a Colaba, uno dei migliori quartieri della città.
In Garden Road, l’hotel che la Lonely Planet indicava a 6/700 rupie, completamente rinnovato, oggi ne chiede 2500 a notte, ergo ripieghiamo presso l’Apollo Guest House, dove paghiamo 650 Rp. Una stanza abbastanza squallida al piano strada di un palazzo decadente sempre in Garden Road, 50 m avanti il costoso hotel Godwin. Letto a due piazze, comodo. Elena vuole riposare un’oretta, io per rendermi conto di essere in India, esco, arrivo sino alla Gateway of India (circa 1 km), entro in una agenzia di viaggi per chiedere circa gli orari dei treni.
Dopo il riposo di Ele, ripercorriamo insieme il lungomare sino la Gateway, camminiamo per le vie piene di bancarelle della Colaba Couseway, ci fermiamo al Leopold Bar (dal 1871) per uno spuntino, torniamo molto stanchi in camera.
Una atmosfera densa di imbarazzo non dichiarato ci accompagna, occupiamo posto sul letto comune, ognuno dal proprio lato, io indosso il pigiama, Elena, temendo chissà quali miei sconfinamenti notturni, si corica completamente vestita di pantaloni, maglione, sacco a pelo e cintura di borchie inclusa.
Al risveglio, (oggi 29.01) dopo una sommaria igiene personale (il bagno non invoglia proprio a spendervi tempo), usciamo, torniamo da Leopold per la colazione, decidiamo di imbarcarci per l’escursione ai templi nelle cave dell’isola Elephanta.
Ore 22,00. La giornata è stata ricca di avvenimenti, vediamo di ricordarli con ordine.
Prendiamo un natante di circa 16 m a motore, con biglietto lusso da 100Rp. A testa. Il lusso riguardava solo il biglietto, stampato a colori e con molte utili indicazioni. Sulla barca facciamo la conoscenza di un ragazzo inglese ed un italiano di Livorno, entrambi singoli. Parliamo dei nostri viaggi, nel senso di come stiamo vivendo ognuno di noi quello stesso istante, momenti in cui i viaggiatori capaci scambiano emozioni e reciproci muti messaggi, che danno senso a tutti i viaggi fatti e fiducia per quelli ancora da fare. Per me ed Elena il viaggio sarà lungo, ed è appena iniziato, perciò lo metterei tra quelli da fare.
Decidiamo di visitare le cave e le grotte di Elephanta con loro. Visitiamo i templi, belli, soprattutto pensando a come dovessero essere stati prima che i portoghesi prendessero a martellate le statue scolpite nella roccia. Pranziamo insieme conversando piacevolmente; verso le 14,00 prediamo il barchino per il tragitto di ritorno al molo di partenza, quando su questo troviamo Alberto, milanese quarantenne, con la passione dei viaggi ed una ragazza di Roma che, accompagnata una amica al Social Forum della settimana scorsa, ha proseguito il viaggio per un totale di due settimane e che rientra in Italia stanotte.
Alberto è molto esuberante ma moderato nei modi, pertanto ci riesce simpatico e salutata la ragazza di Roma, ci accompagna alle linee aeree poiché Elena ed io intendiamo comprare due biglietti per un passaggio aereo per Chennai, sull’Oceano Indiano. Vista la fila, Alberto torna al proprio Hotel dandoci appuntamento per una cena insieme alle 19,00.
Alla India Airlines ho trovato poca burocrazia, tempi ragionevoli, buona organizzazione. Tutto terminato bene in meno di quaranta minuti.
Soddisfatti, io ed Elena ci dirigiamo con sicurezza verso l’appuntamento con Alberto. Inizio ad essere contento del rapporto che stiamo instaurando, basato sulla correttezza e sull’amicizia. Di come è Elena, forse, mi esprimerò più avanti. Prima della cena troviamo il tempo di inviare delle mail a casa.
Alle 19,00 siamo puntuali all’appuntamento, in tre ci indirizziamo verso un ristorantino caro ad Alberto. Ceniamo tranquilli, conversando piacevolmente. Dopo cena, prendiamo un ottimo caffè espresso in un locale di una catena occidentale, molto caro per gli indiani. Alberto ci offre il caffè, ci mostra le foto digitali di Calcutta ed Agra; povertà, fame, affarismo e sudiciume. Per lui, una esperienza forte. Ci scambiamo i numeri di telefono e le mail, ci abbracciamo dicendoci, come si fa sempre, che un giorno in Italia ci si rincontrerà. Torniamo all’Apollo Guest House, che appare ora meno nefasta. Facciamo una doccia, prima Ele e poi io; ci sentiamo ristorati e soddisfatti della giornata. Entrambi iniziamo a scrivere. Io le righe appena scritte, Elena non so… Sono le 10,50 p.M., la sveglia sarà alle 6,30 a.M. Domani voleremo con bagagli pesanti, domani inizia il nostro Tour. Dirò una preghiera al Dio dei viaggiatori. Click.
30.01.2004 In realtà, ieri sera mi sono addormentato subito, senza preghiera; adesso, le 10,45 della mattina siamo comodamente seduti su un Airbus 320 dell’India Airlines, diretti a Chennai, un po’ si balla.
31.01.2004 Effettivamente ieri l’aereo ha ballato parecchio, anche in fase di atterraggio, a Chennai. Comunque sia, presi i bagagli celermente, pre-paghiamo un taxi al Tourist Office per la stazione delle corriere, dove prenderemo la nostra con destinazione Pondicherry. Quattro ore di strada, trascorse un po’ guardando il paesaggio, un po’ sonnecchiando.
Pondy ci accoglie con tutto il suo casino. Effettivamente è una vivacissima cittadina ove mi sembra non mancare niente. Troviamo alloggio, ma solo per una notte (quella di ieri) nella migliore Guest House dell’Aurobindo della città, camera fronte oceano, prato all’inglese in cortile, vista mozzafiato. La cena, semplice e per me a base di pesce, la consumiamo a “La Terasse”, localino caratteristico a pochi passi dalla Guest House.
La notte è un dramma, decine e decine di zanzare assassine mi divorano vivo. Alle 5,20 della mattina sono tutto un bozzo, viso e labbra comprese. Anche Elena si sveglia con lo stesso problema, come se non bastasse, ha 38 e oltre di febbre, male alla gola e qualche altro disturbo; per una reazione allergica (suppongo) compaiono anche dei puntini rossi sul suo viso e sulle mani.
La situazione mi illumina, apro l’armadio e trovo le zanzariere per i due letti singoli. Le monto. Chi tachipirina chi aspirina ognuno prende un medicinale. Finalmente riusciamo a dormire qualche ora. Sveglia stamani (31.01) alle 10,30, colazione e ricerca di una nuova sistemazione. Dopo un tentativo a vuoto (un posto lercissimo) approdiamo alla International Guest House, pulita ed economica (250 Rp.) in zona centrale.
Elena continua a non stare bene. Si stende a letto mentre vado a recuperare i bagagli presso l’alloggio appena lasciato. Torno, porto gli zaini in camera e per lasciarla tranquilla, esco per altre due ore. Faccio un giro in centro, torno al mercato coperto entrando dal settore del pesce (che abbondanza!), mi dirigo alla bottega dei tessuti per acquistare un telo tipo sari da uomo, il dothi, 100 Rp. Dovrò tornare per prendere anche il calzone leggero che si indossa sotto come regola ma che non porta nessuno. Esco dal mercato coperto e navigo quindi 15 min. In internet, leggo la posta, scrivo ad Enrico ed a mia sorella Barbara. Torno alla Guest House, Elena ha ancora la febbre, vado in cerca di un dottore. All’ambasciata di Francia è giorno festivo, non c’è nessuno. Capito all’ospedale pubblico femminile dove provo un piccolo sussulto per le condizioni che vedo. “Chi sta male, sua moglie? –no, non siamo sposati- Allora deve prendere il dottore privato”. Cerco quindi il New Medical Centre. Lo trovo, chiedo di parlare con un medico, attesa mezz’ora ed essendo riuscito a vedere solo un assistente imberbe, torno alla camera. Sono ormai le 15,00 passate, abbiamo entrambi fame, usciamo alla ricerca di un posticino; entrati in uno non troppo malvagio, pranziamo vegetariano.
Dopo pranzo, alla prima farmacia prendiamo uno sciroppo per la tosse, poi facciamo un giro. Dopo ormai tre giorni di viaggio devo annotare che Elena continua con un comportamento “freddo come il marmo” senza calore umano, condivisione o illuminazioni di entusiasmo. Boh? Io da mia parte continuerò ad essere gioviale, provo a farla sentire a suo agio e farla stare bene. Speriamo che me la cavo.
Passate le 18,00 torniamo in camera. Lei prende sonno, io scrivo queste righe. La Guest House chiude alle 22,30 e considerata la convalescenza, andiamo a cena al “Peep In”, ristorantino pulitissimo e di qualità (costoso per un indiano) proprio di fronte il nostro alloggio. Ceniamo con pollo e verdure. A nanna. Click.
1.02.2004 La sveglia suona alle 8,00 anche se entrambi siamo svegli da un po’. Alle 9,00 circa siamo a fare colazione presso un bakery tipo francese, che è un forno: brioches, pane, pizze ed ogni altro ben di Dio, prezzi alti (per noi comunque insignificanti), qualità simil-europea, troppo burro.
Dopo colazione andiamo in centro, giro al mercato, foto, ricerca di orecchini per Ele. Navighiamo in rete circa un’ora. Torniamo al Peep In per il pranzo; terminiamo verso le 14,00 e ci separiamo, lei va a fare un sonnellino, io riprendo il mio girovagare. Mentre scrivo queste righe sono al “Lakshmi Liquors Bar”, una stanza di quindici mq. Senza vetrata, aperta sulla stradina sulla quale si affaccia, posto dove i locali vanno a massacrarsi di super alcool, mentre gli occidentali si gustano ottime birre fresche. Indipendentemente dal bar, questa India mi piace proprio: mi piace il cibo, la gente, i profumi, i colori e quanto intorno a me; non ho trovato nulla di sconvolgente, non so se essere deluso o contento di me stesso per come ho imparato a viaggiare. Mi sento benissimo. Fra 30 min. Andrò a prendere Elena (che mooolto lentamente si apre un po’) in camera per proseguire la giornata, ancora girovagando, con lei. Alle 15,50 sono in camera, lei è pronta, i puntini non peggiorano e non migliorano e, comunque stando un po’ meglio, ci rechiamo da un dottore che scopriamo essere ayurvedico. Le misura molto compito la pressione, battito; dice bene, tutto regolare. Poi, quasi a rinforzo dei medicinali che andrà a proporci, fa entrare anche la moglie che ci presenta anch’essa come medico: anche lei la visita “a vista” ed alla fine ci fanno comprare una confezione di compresse “all natural”, detto a voce, senza etichetta, per 250 Rp. Usciamo rassicurati comunque per la pressione ed il battito, dando comunque per buono il fatto che il dottore sapesse quello che stava facendo! Elena cerca e non trova il vestitino colorato che ha in mente, io non vedo nulla che m’allieti all’acquisto. Fortunatamente, ormai con il buio, troviamo ed entriamo in un negozio di un certo stile e design, nelle vetrine illuminate dai neon Elena trova un braccialetto di suo gradimento, in argento e giada, che compra per 1400 Rp. (1 € = 55/56 Rp.) circa 25 Euro, dai 34 di richiesta iniziale. Poi incontriamo, usciti dal negozio, il conduttore di un ciclo-riksow che ci offre un giro gratis, volendoci vendere dell’erba da fumare.
Le donne decidono loro, si sa, ed Ele innamorata dell’ottimo ristorantino di fronte la Guest House, “decidiamo” di andarvi a cena. Trascorriamo dopo cena un’ora circa a conversare sulle nostre esperienze di vita, decidiamo per domani l’escursione ad Auroville.
2.02.2004 Giornata intensa. Belli diretti al bus per Auroville, una turista occidentale ci mette in guardia “Ad Auroville c’è stato un morto, è tutto chiuso per tre giorni…” Che fare? “Ele, partiamo subito per Thanjavur? Ok!” Rifletto ora su questo evento, questa mattina ho dato troppo spazio alla logistica rispetto che le riflessioni. Ad Auroville io avrei avuto un contatto, il figlio più che quarantenne di una amica di mia madre che oggi si fa chiamare Nazir, vive presso la comunità “New Creation” … Con lui avevo addirittura scambiato alcune mail dall’Italia; … Sono sempre stato molto scettico su certi riti per pregare Dio. Io credo esista e vi sia spazio per un unico Dio in tutto il creato, Quanti strani nomi riti e religioni sono stati inventati per pregare lo stesso Dio. Io ho pregato nelle chiese, sinagoghe, moschee ed oggi tempi Indù, sempre a modo mio, il Dio di ognuno che di tutti è uno… Trovo subdolo avere messo e mettere i popoli della Terra gli uni contro gli altri in guerre e morte in nome di Dio solo perché lo si nomina o lo si prega in modo differente…
Credo non sia stati un caso ma un disegno del destino se ho mancato l’appuntamento con i riti di Auroville. Io non dovevo andarci, almeno per ora. Come chiudeva le mail Nazir… Peace and Love. A tutti ed al destino mio, che spero sia Rosa, la donna che amo e che è il mio futuro di famiglia e gioia, che ora sta in Italia.
Rendiamo un moto-riskshow sino la Gare Routiere, copriamo tutto il percorso in autobus, ne cambiamo due. Viaggiare in bus i porta in qei luoghi che non vedresti altrimenti mai. In queste terre di pianura con strade eredità Inglese ancora percorribili, il bus talvolta è l’unico mezzo collettivo. Il mio cervello digitalizza tutto ciò che gli occhi in questo viaggio stanno vedendo. Ciò che sento, vedo annuso e tocco, accresce la mia esperienza che in questo momento coincide con il senso stesso della vita. Ho una adrenalina in corpo che che riesco ad essere quanto di meglio riesca ad esprimere. Mi sento non solo vivo, ma vivente. Attraversiamo una terra lussureggiante, palme dalle foglie lucidissime, risaie, fiumi, ed ancora villaggi e paesi contadini, mietitori, la più diversa vita ed umanità. Tutto mi appare naturale, mi sento come un ecologo che considera l’ecosistema con esso stesso dentro, anche io sono ora parte di questa terra, la sento mia comunque, per quanto “di passaggio”. Se Rosa fosse con me ora…
Arrivati, prendiamo una camera presso l’hotel “KMSS Tower Lion Hotel”, mediocre, 520 Rp. Tasse incluse.
Elena fa una doccia, io la rimando a dopo cena. Usciamo, cerchiamo internet ma rinunciamo vista la lentezza della connessione. Proseguiamo per le strade piene di gente, è sera in India. Passeggiamo per vie semi centrali, una sorta di angiporto del centro città. La strada è in terra battuta, miseri negozi, misere genti che ci vedono passeggiare, siamo sorridenti con tutti, ognuno spera in qualche elargizione; tacitamente, io ed Ele dall’inizio del viaggio abbiamo deciso di non fare elemosine, soprattutto ai bambini, non vogliamo renderli mendicanti e poi servirebbero risorse illimitate… Come potete capire è una scelta di rispetto, non frequentiamo nemmeno i locali per occidentali ma viviamo, mangiamo e dormiamo con chiunque ci sorrida disinteressatamente sul nostro cammino.
Andiamo a cena, anche se non abbiamo pranzato per il trasferimento, non abbiamo nemmeno troppa fame. Torniamo in camera, discorriamo per un’ora circa. Ognuno scrive il proprio diario. Domani sveglia alle 8,00.
3.02.2004 Dopo la sveglia e l’igiene andiamo a fare colazione in un localino dove prendiamo, come sempre, black coffe senza zucchero e latte bianco, io assaggio anche un dolcino tipo marzapane al pistacchio con l’argento sopra. Siamo pronti per iniziare le visite, in centro entriamo al Museo, al Palazzo Reale e la Biblioteca, poi, preso un moto-riskshow (da me così ribattezzati, lo spettacolo del rischio, provate ad immaginare il perché!) ci facciamo portare al Tempio di Brihadeshwara, poi ancora al Tempio Thirukantijur, a circa /10 km dal centro. Torniamo in hotel avendo deciso di trasferirci a Tiruchirapalli (Trichi). Pranziamo vegetariano nel ristorantino (che qui chiamano talvolta hotel) di fronte il nostro alloggio. Dobbiamo attendere le 16,00 visto che a quell’ora ci riconsegneranno la biancheria dal Loudry service.
Troviamo un accesso ad internet abbastanza veloce, riesco ad aprire hotmail ed a leggere la posta, tutti gli amici hanno trovato un momento per rispondermi, Elena si annoia perché deve ancora attendere le sue risposte. Torniamo in camera, la lascio sola per un pisolino, vado in un pulcioso bar adocchiato iersera, prendo una birra che costa il doppio che a Pondy, mi siedo al tavolo con un altro avventore (che in questo momento mi osserva scrivere) e scopro di avere il cervello talmente pieno di imput che fatico a dividere le emozioni e le sensazioni tra di loro. Sono in molti a chiedermi con gran sorrisi come mi chiamo, da dove vengo, in che lingua stia scrivendo; mi chiedono una sigaretta italiana, ho solo le loro, che trovo ottime. Mi chiedono anche di offrire una birra.
Torno in hotel, prepariamo i bagagli e consegnataci la biancheria pulita partiamo per Trichi. Prendiamo due autobus (come sempre senza vetri ai finestrini) per raggiungere la meta. Trascorriamo il viaggio seduti. Troviamo subito posto presso il “Ashby Hotel” che proprio ci piace, un chiostro con giardino, le camere attorno, per 500 Rp. A notte. Il caso vuole che la nostra sia la migliore, scherzando la chiamiamo suite, al primo piano, è ampia, pulita, un bel bagno ed un magnifico terrazzo con tavolo e poltroncine in ghisa. Incontriamo una coppia di ragazzi francesi, ci diamo appuntamento per la cena.
Preso possesso della camera, beviamo una birra fresca al pub dell’hotel; parlando, dico ad Elena che la sento “fredda come il marmo” lei sorride divertita, “non me lo aveva detto nessuno!” Dopo la cena con i ragazzi francesi, andiamo a bere un caffè che ci offrono loro volentieri, con calma, torniamo in hotel. Io ed Elena ci sediamo fuori, sul terrazzo, il cielo è luminoso, poche rade nuvole in cielo, una luna molto bella. Anche Ele è bella, ha fatto una treccia e parlando alla luce della luna è serena e sorridente. Ci corichiamo, non trovo la sveglia, ci alzeremo comunque. Click.
4.02.2004 Mi tiro su dal letto con ottima energia, con il rasoio elettrico mi taglio i capelli e mi rado la barba, faccio una doccia corroborante. Poi, aspetto che Elena faccia la sua. Dopo la colazione in hotel, con l’autobus n° 1 raggiungiamo il Rock Fort Temple, posto su una collina di roccia alta 437 gradini a piedi scalzi. Panorama ottimo, tempio così così.
Con un altro autobus ci dirigiamo a vedere lo Sri-Rangan Temple, una serie di edifici che formano un fantasmagorico complesso di colori e forme incredibili, saliamo sul wiew-point, dal quale ci si rende conto di quanto sia vasto nella sua totalità, facciamo delle foto e soddisfatti, prendiamo un bus per fare ritorno in hotel.
Visto che il capolinea è presso la stazione dei treni, entriamo per chiedere circa gli orari delle partenze per Madurai, prossima tappa.
Mi sembra di capire che Elena prediliga ripetere pranzi e cene nei luoghi che ha provato trovandosi bene, quindi pranziamo nuovamente sotto il tetto trecciato di foglie di palma nel chiostro dell’hotel. Il servizio lentissimo passa in secondo piano per la buona qualità della cucina. Parliamo di Sicilia e di ricette a base di ricci di mare e pane caldo. Finalmente il parlare della propria terra riesce ad illuminare gli occhi ad Elena. Stiamo benissimo, beati dal clima e dal viaggio, partiremo domani per Madurai alle 12,30 con arrivo previsto dopo solo tre ore. Dopo pranzo passeggiamo sino una bella chiesa cattolica non lontana il nostro ottimo hotel. Lasciamo che il tempo scorra. Beviamo una birra al pub dell’hotel, non abbiamo molta fame, cena leggera sempre sotto il pergolato. A nanna presto. Buonanotte. Click.
5.02.2004 Ci svegliamo come sempre intorno le 8,00, colazione sotto il pergolato. Ci rechiamo a cambiare dei soldi alla Bank of India, oggi il cambio è 1:55,60. Con la coppia di ragazzi francesi, Olivier e Delphine, ci diamo un molto vacuo appuntamento in stazione; noi ci andiamo a piedi (1 km circa) e prendiamo subito due biglietti per Madurai, seconda classe non AC per 102 Rp. In totale e ci mettiamo in attesa al primo binario. Incontriamo una signora di Londra (per Ele 40, per me 46) con la quale parliamo del viaggio (ognuno il proprio), quando sorridenti e con una chitarra al seguito vediamo spuntare Olivier e Delphine, decisi ad arrivare a Madurai anche loro. Sono simpatici e piacevoli, lei ha 23 anni e lui 32, sono molto relaxed, ci intendiamo bene e decidiamo di trovare un alloggio insieme giunti a destinazione. Il viaggio in treno scorre bene, io resti in piedi, Elena trova posto. Duranteil viaggio una signora anziana mi mette in braccio una bimba bellissima, vestita in viola come una principessina… “Portatela via, avrà sicuramente in futuro migliore di quello a cui con noi sarebbe destinata…” (!) Arrivati verso le 16,00 a Madurai, ci dirigiamo a piedi (500 m circa) alla “New College Guest House”, dove troviamo due camere accettabili per 265 Rp. L’una, sullo stesso piano a pochi passi di distanza, ne prendiamo possesso e ci diamo appuntamento per cena, visto che anche oggi abbiamo allegramente saltato il pranzo.
Io ed Elena usciamo, giungiamo sino al Main Temple, a piedi entriamo in questa nuova città, ne captiamo le vibrazioni, ci piace. Torniamo alla Guest House, bussiamo alla porta dei nostri amici, ci accolgono con ospitalità e mi mettono in mano la chitarra. Suoniamo e cantiamo. Proprio dei bei momenti. Brillanti, decidiamo di affittare un moto risk-show per tre quarti d’ora, in modo da avere una idea generale di questa nuova città.. Un bel giro, vediamo un tempio illuminato (ormai è buio) posto al centro di un bacino, l’esterno del museo archeologico ed un altro tempio di minori dimensioni. Compriamo una canna da zucchero (7 Rp.) e la sgranocchiamo risaliti sul nostro mezzo. Troviamo anche un ottimo Veg-Restaurant, di gran qualità e gusto le pietanze. Ceniamo allegri e soddisfatti. Torniamo alla Guest House, in camera di Delphine e Olivier riprendiamo la musica ed i canti, liberi da pensieri e preoccupazioni creiamo una atmosfera sublime. Facciamo tardi, per gli orari ai quali ci siamo abituati. Alle 12,30 p.M. Passate, Elena ed io torniamo nella nostra stanza. Io faccio una doccia. Ele già dorme. Il letto purtroppo è corto e stretto. Mi stringerò. Buonanotte.
6.02.2004 Devo ammettere che dopo la seratina di ieri, poche zanzare a parte, ho dormito bene senza sentire eccessivi rumori. Mi sveglio sentendo Elena fare la doccia, sono un po’ rintronato, la sveglia segna le 8,30. Poco dopo le 9,00 andiamo a fare colazione in uno dei ristoranti della Guest House (che è grande, con oltre 200 camere) dopo la quale andiamo decisi verso il Big Temple. Scalzi, entriamo. Visitiamo i chiostri, ammiriamo i soffitti ornati e dipinti. Bello.
Terminata la visita, torniamo in un negozio conosciuto ieri sera nel corso del nostro giro esplorativo. Vogliamo finire di trattare un bellissimo braccialetto d’argento, che alla fine viene via per 1650 Rp. Elena è contenta, mi piace vederla provarsi i gioielli. Per non perdere pratica, mi porta subito dentro un altro negozio, dove compra due paia di orecchini antichi d’argento, portati via per 1100 Rp. Sembra in vena di shopping, entriamo in un paio di negozi per cercare dei sari da uomo, che alla fine troviamo in un negozio statale a prezzi fissi, cotone di ottima qualità. Sentiamo un languorino, ci accomodiamo in un ristorante con tavoli ampi in marmo rosa. Elena ordina la salsa di pomodoro e formaggio presa da Delphine ieri sera, alla fine ne mangiamo due ciotole con molti chapati, (dischi di pane morbido cotto al momento tipo piadina liscia).
Sazi, rientriamo alla Guest House, ci colleghiamo in internet per mezz’ora, ricevo e scrivo posta, passo in camera per aggiornare il diario di viaggio. In questo istante Ele dorme, io scrivendo sbircio un film su Star Mouvis. Bussa Olivier, prendiamo appuntamento per cena. Sono le 16,15. Alle 17,00 Olivier torna con informazioni relative il treno che prenderemo insieme per Trivandrum, stato del Kerala. Per 100 Rp. A testa avremo la cuccetta prenotata sull’espresso Chennai-Trivandrum sul quale saliremo alle 22,30 circa, per un viaggio di circa sette ore, arrivo previsto alle 5,30 a.M. Dell’otto febbraio. Fatti i biglietti, io ed Ele andiamo al Museo Gandhi, Olivier e Delphine al Big Temple. Noi siamo bravi, siamo affiatati nel visitare più luoghi possibili. Troviamo il museo in chiusura, man mano che avanziamo chiudono le sale dietro di noi. Facciamo un giro velocissimo, riusciamo a vedere la tonaca indossata dal Mahatma in punto di morte.
Il risk-show ci riporta alla Guest House, noi proseguiamo a piedi; ci addentriamo in stretti vicoli, riusciamo a vedere scene di vita quotidiana, vita povera ma televisionizzata. Siamo contenti di questo passagio fra i vicoli, una sorta di “Spaccanapoli” di Madurai.
Questa sera la luna è piena, mi piacerebbe portare Elena al Ristorante Surya, che secondo la Lonely Planet è al roof dell’Hotel Supreme. Lo troviamo, saliamo a vedere come è. Vista mozzafiato sui templi illuminati, la luna piana nel cielo è meglio di un sole. Ora è presto, verremo per cena. Propongo ai nostri amici francesi di venire anche loro a gustarsi il panorama e la cena, accettano di buon grado. Decido di offrire una birra a tutti al bar dell’Hotel Supreme, l’Apollo 96, trovo 95 Rp. Per bottiglia di Kingfischer decisamente troppo. Tant’è. Elena ha truccato gli occhi. Bella lei, bella la luce che emette. Dopo cena proseguiamo la serata a base di musica ed erba in stanza di Olivier e Delphine. Poco dopo la mezzanotte torniamo in camera nostra per dormire. Mi complimento con Ele per la luce nei suoi occhi. “Mi sono truccata” mi sembra ci sia di più… “Può essere”. Buonanotte.
7.02.2004 La sveglia suona alle otto, Elena si fa la doccia, si veste con calma, prepara il suo zaino. Mi lavo anche io, poi andiamo a fare colazione. Preparo la mia borsa, operazione complessa, vista la quantità esagerata di cose al mio seguito. Vado a cambiare 50 Euro, Ele è rilassata e legge tranquilla la guida seduta sul letto (troppo corto e stretto). Alle 12,00 dovremo lasciare la stanza.
In realtà, la stanza l’abbiamo lasciata alle 22,00 passate. Abbiamo trascorso una giornata rilassante ma un po’ piatta, sonnecchiando, fumando, mangiando, sempre con Olivier e Delphine. Non potendo mancare il regalo di compleanno per Barbara, nel dubbio di non trovare nulla in Kerala, vado nella gioielleria che conosco bene e le prendo un bel bracciale d’argento massiccio. Prendo anche un bel pendente di lapislazzuli e argento, che penso regalerò a Rosa, che inizia a mancarmi un casino, quando torno dovrò farle un discorso serio sul nostro futuro a due. Faremo quel bambino che lei ha sempre voluto, sarà lei la madre dei miei figli e credo verranno bellissimi yeah!!! Torno in camera, Elena sonnecchia, mi stendo anche io. Passa quindi Olivier, bussa, ci tiriamo su. Sono le 15,00. Fra un’ora loro si trasferiranno nella nostra stanza, pagheremo in quattro, per attendere l’ora del treno, una stanza a tariffa piena per starci solo sei ore. Che affaristi siamo! Bagagli in spalla ci avviamo a piedi (200 m) in stazione, troviamo il nostro treno al terzo binario, troviamo i nostri letti, ci sistemiamo. Partiamo puntuali alle 22,35. Elena si è assopita (ragazza fortunata, dove la metti dorme), la giornata oramai è finita, domani, se Dio vorrà, saremo sulla spiaggia di Varkala! . Buonanotte. Click 8.02.2004 Scrivo e sono le 22,00, la giornata è stata alquanto piacevole. Stamani come previsto, eravamo alla stazione di Trivandrum, mi sveglia Olivier, buon segno, ho dormito e mi sento riposato. Scendiamo, facciamo i biglietti seconda classe non AC per 11 Rp. A testa, quarantacinque minuti ti treno ci separano dal mare. (Siamo scesi a fare i biglietti in stazione, sul treno avremmo speso 80 Rp. A testa…). Fatti i biglietti saliamo sul treno (che poi è quello dal quale siamo appena scesi). Troviamo posto a sedere, arriviamo a Varkala per le otto circa. Carichi, con due auto risk-show cerchiamo una sistemazione. Dopo avere visionato alcune possibilità, Olivier e Delphine, che intendono fermarsi almeno due settimane, trovano una camera pulita a 250 Rp., forse un po’ troppo lontano dal mare. Io ed Ele ci concediamo il “lusso” di pagare 400 Rp. Per un bungalow di bamboo a pianta circolare, in posizione dominante sulla costa, dentro un bosco di palme, il mare arabico di fronte. Tipo le cartoline degli atolli dei mari del sud, forse un po’ più alla talebana. Preso possesso dell’alloggio, non faccio a tempo a compilare i registri che Ele esce in pareo e costume “io sono pronta per il mare”, sorridendo. Mi cambio in un baleno e, intrapreso il sentiero giusto, passeggiando fra le palme e la sabbia di lava, troviamo il nostro spazio. Io, posate le cose, entro direttamente nel mare. Caldo, robusto ma leggero. Ele, tolto il pareo, entra in acqua anche lei.
Faccio un bagno di poco meno di un’ora.
Alle 11,30 cominciamo a sentire il sole, ci incamminiamo fra le bancarelle ed i ristorantini. Elena ordina al sarto un abitino su misura, 400 Rp.
Andiamo a pranzo al “Beatles”, ristorantino sul mare. Elena prende frutta, io scopro il “Palak Paneer” una salsa di spinaci calda con pezzetti di formaggio dentro.
Dopo pranzo ci corichiamo per un pisolino, alla fine dormiamo fino alle 18,00. Elena ha fame, torniamo al Beatles. Prendiamo un gran mix di pesce e una birra fresca. Ha una bella treccia. Devo dire che giorno dopo giorno Elena è sempre più felice, ha un sorriso sempre più dolce, sembra più bella. Inizia uno scrosciante temporale, ci ripariamo cambiando tavolo. Salta la corrente, tutti i tavoli sono illuminati solo dalle candele. Sotto la pioggia, stretti fianco a fianco, torniamo alla nostra casetta, ci asciughiamo, ci mettiamo in pigiama, scriviamo i diari di viaggio.
Ora Elena dorme al mio fianco, il nostro vicino si esercita con il suo flato nuovo di bamboo. Domani tanto sole e mare. Buonanotte. Click.
9.02.2004 Scrivo, ed è sera. Anche oggi abbiamo trascorso una magnifica giornata! Elena dorme. Oggi. Sento muovere nella stanza, mi sveglio e sono le 8,40 a.M. Elena mi da il buongiorno sorridendo, io so di essere un po’ incolto, dopo di lei vado in bagno, mi rado, faccio una doccia, indosso costume e maglietta; prima di ciò però andiamo a fare colazione. Ci sediamo all’osteria prospiciente il bungalow, ordiniamo io un caffè nero ed un cornetto vuoto (gigante), Elena un porridge, un latte, toast e marmellata.
Sbucano Olivier e Delphine, si siedono con noi ed ordinano anche loro la colazione. Siamo tutti contenti di rivederci, dopo un giorno intero di silenzio. Loro hanno cambiato Guest House, sono a tre minuti di cammino da noi adesso. Ci diamo appuntamento per le 12,00 da noi. Arrivano con 30 min. Di ritardo. Passeggiamo tranquilli sul sentiero che costeggia la costa, verso le 13,00 ci sediamo sul balconcino sopraelevato sul mare… Paradisiaca sensazione di benessere e felicità. Questo Kerala, in questa stagione ha condizioni climatiche eccellenti, non ricordo di essermi mai sentito meglio. Ordiniamo tutti frutta, attorno al tavolo passiamo momenti bellissimi, palme, mare, sole, brezza, pace. Anche Olivier e Delphine sono a modo loro bravi viaggiatori. Sono proprio una bella coppia. Riprendiamo la passeggiata, arriviamo in riva al mare. Rimaniamo subito in costume, posate le cose, entriamo in acqua. Elena farà un bagno breve ma intenso, visto che le onde ci sono e lei ha un po’ di timore. Olivier, Delphine ed io ci divertiamo come pazzi per circa un’ora, facendo evoluzioni e surfate a corpo libero fra le onde, ridendo come bambini, “sentendoci” bambini. Più che per Elena sola sulla spiaggia, esco dall’acqua per il sole. Possente, nonostante la brezza costante, incendiario. Passata mezz’ora dopo il bagno, ci copriamo ed andiamo a cercare un po’ d’ombra. Olivier e Delphine hanno fame. Li portiamo al Beatles, io ed Ele prendiamo palak paneer, loro cikenburger. Sono oramai le 16,30 e mostratoci il loro nuovo alloggio, prendiamo appuntamento per andare a prenderli verso le 20,00. Con Elena decidiamo di andare a vedere il tempio di questo posto paradisiaco di nome Varkala. Piccolo, intimo, bello. Dopo la visita al tempio, a piedi andiamo verso la baia, ma ci imbattiamo in un negozio di gioielli. Bravo il commerciante, buona la merce acquistata, spesa di circa 30 Euro. Arriviamo sulla baia, è il tramonto, scattiamo una foto. Beviamo seduti una coca in due. Sono le 19,00 passate, torniamo, non prima di avere fatto una sosta in un altro negozio di argenti, io prendo la collana adatta al pendente preso a Madurai, Elena compra un bracciale per Sandro, suo fratello. Totale 500 Rp.
Con altre 25 Rp. Torniamo al bungalow, posati gli acquisti, andiamo a prendere Olivier e Delphine per la cena. Andiamo in un ottimo ristorante di pesce sulla spiaggia, scegliamo fra i pesci freschi in visione sul banco, io ed Ele ne prendiamo uno di forse due kili (!) e ce lo facciamo cucinare metà al tandoori e metà alla griglia. Attendiamo un’ora la cottura. Sublime. Tutta la serata, sublime. Torniamo al Bamboo Village, ci accompagnano. Ci scambiamo le e-mail e stiamo insieme per l’ultima volta. Ci abbracciamo, ci salutiamo.
Rimasti soli, prepariamo i bagagli. La sveglia sarà alle 5,30 a.M., partiremo per Allapphuza (Allepey), visiteremo le backwaters. Buonanotte.
10.02.2004 Sveglia, bagagli, risk-show, treno… Allapphuza! Troviamo subito posto presso il discreto “Arcadia Hotel” 300 Rp. A notte, ci danno anche gli asciugamani e… il sapone! Seduti per la colazione al “Cafè Venice”, proprio sul jetty, Elena esclama “Amsterdam dell’India”, è serena, io pure. Ora cercheremo una imbarcazione per il nostro giro alle backwaters e, come sempre sino ad ora, ci affido a Dio ed alla nostra sorte. Un moto risk-show, incluso nel prezzo, (750 Rp. Per sei ore di navigazione a remi) ci porta, qualche chilometro dall’hotel, all’imbarco. Una canoa con due rematori, uno a poppa e l’altro a prua; noi in mezzo, comodi su un materasso sottile, coperti da una capottina. Quando inizia una avventura, si è sempre guardinghi, così noi alla partenza.
Le backwaters sono canali, lagune, laghi, palme di tutti i tipi, banani, cocco, alberi rari, buganvillee, aironi, corvi, uccelli di palude, il bellissimo piccolo Kingfischer, uccellino arancio bianco e nero, riprodotto anche sull’etichetta della birra sua omonima.
Le backwaters sono altre barche che si incrociano, sono donne, che lavano gli abiti, che mondano il pesce, che si lavano, che pescano, che ci sorridono; sono le house boat delle coppie innamorate, venti metri di alcova galleggiante all inclusive (3500 Rp.) cucina e luna piena quando c’è; è estate, è febbraio del 2004 in Kerala. Incredibile. Devo ancora dire che per me, limitatamente ai sentimenti che decidono di darsi i viaggiatori, le backwaters sono state le espressioni di piacimento di Elena, abbronzata, bella, sentendosi libera. Sono molto contento del rapporto ormai instaurato con lei, sempre rigorosamente a distanza, abbiamo trovato il giusto equilibrio in questa intensissima casuale istantanea casuale convivenza. Provo per lei l’affetto che si prova per una amica, a maggior stupore se penso che ci conosciamo da meno di un mese.
Le backwaters sono sei ore di coccole che ognuno ha fatto a se stesso, in una crociera celestiale e silenziosa fra l’acqua scura, il cielo azzurro ed ovunque verde tutto intorno. Risaie. Un cocco bevuto e mangiato seduti scalzi sulla riva del canale. Si sentono pecore, galline, vacche, corvi.
Ci fermiamo a bere un caffè, prendo una banana impanata ed un plum kake, Ele un dolcino di cocco. Una stanza, tre tavoli, dietro la cucina. Colori caldi. Poi ancora in canoa, il caldo, il fresco. Sei ore scorrono filate. Torniamo all’hotel Arcadia ma proseguiamo per fare due passi nel casino. Compriamo una birra, la beviamo seduti su una panchina, parlando di fronte ad un canale (che in questo punto, in città, è una fogna). Proviamo a telefonare, trovo solo Leonardo, Napo è irreperibile. Lascio Elena libera di farsi una doccia in tranquillità, faccio un altro giro, anche di London Strong. Al mio ritorno è vestita, mi doccio veloce ed usciamo per cena. Scegliamo un ristorante anche questa volta a sensazione. Sono simpatici, la cucina per la prima volta è piccante. Cibo forte e genuino, rigorosamente veg. Nel locale sono simpatici, facciamo insieme un po’ di teatrino, Elena ride serena tutta la cena. Siamo sazi. Conto. Due piatti abbondanti e completi di riso creme e brodini, una “bottle of mineral water, cold if possible”, due caffè neri, totale 49 (quarantanove) rupie, pari a meno di un Euro, pari a meno di 1900 vecchie lire! Tornando, navighiamo in internet per 15 min. 20 Rp. Per due. Saliamo in camera; non esiste più tensione, ognuno scrive il proprio diario.
Elena ora dorme, io punterò la sveglia alle 7,00 a.M. Che domani si parte per Kochi. Un grazie a Dio se anche oggi la giornata è stata perfetta. Buonanotte. Click 11.02.2004 Sono le 19,10 e siamo sul treno per Gokarna. Anche oggi abbiamo vissuto una giornata magnifica.
Lasciamo l’Hotel arcadia prima delle 8,00 , beviamo un caffè (Ele fa colazione anche con il toast e marmellata) al bar appena fuori l’hotel. Prendiamo un moto risk-show lentissimo, tanto che rischiamo di perdere il treno delle 8,20 per Kochi. Tutto a posto, biglietti, treno, Kochi! Appena arrivati ci alleggeriamo lasciando i bagagli al deposito e facciamo subito i nuovi biglietti per il mare, un lungo viaggio, circa 16 ore, destinazione Karwar. Siamo contenti. Kochi è un porto molto importante, ma anche una città ricca di storia. Altro risk-show per i traghetti, si, perché questa città vive su tre isole ed una penisola. Bella, vivace e pulita; 9 Rp. In due, sbarchiamo a Fort Kochi. Visitiamo la chiesa di San Francesco costruita dai portoghesi nel XVI sec., la cattedrale ed il Museo Indo Portoghese, il Cimitero Olandese. Camminiamo in una zona di ville bellissime… Andiamo a pranzo in un posto per turisti, prendiamo frutta (Ele anche una specie di pizza coperta di peperoni, a me indigesti). Fa caldo, sudiamo camminando sotto il sole ma siamo felici.
Torniamo all’imbarco, prima però entriamo in un Hotel spettacolare, stile coloniale, chiostro, piscina fronte mare… Come cagnolini scodinzolanti, usiamo la toilette ed andiamo via.
Traghetto. Prima a piedi e poi ancora in risk-show siamo nuovamente in stazione. All’ufficio prenotazioni ci assegnano i posti sullo sleeper wagon. Andiamo, nell’attesa, a bere una birra fresca. Stiamo bene. Ci raccontiamo a vicenda. Siamo felici di questo viaggio e scherziamo sul fatto che potremmo presto ripartire, che so, per il Messico hehe! Di nuovo fame, alle 17,00 ci ispira un ristorantino popolare. Mangiamo abbondantemente. Conto 42 Rp. (0,85 € !). Riscattiamo i bagagli al deposito con 20 Rp. Binario 1. Il nostro espresso arriva con anticipo, troviamo i nostri posti e ci sistemiamo.
Un ragazzo di Londra ha una chitarra Givson, pagata 40 Euro, niente male. Elena si è coricata, prova a dormire. Io, ormai alle 20,00 passate, fumo una sigaretta, tanto i treni viaggiano con le porte aperte. Mi raggiunge il ragazzo inglese, parliamo. All’improvviso si crea una riunione spontanea, una famiglia di sette persone non sa che fare, i posti letto vicino sono solo sei… tutto si risolve separandosi! Sono stanco ma non ho sonno, 5/6 ore di dormita sarebbero perfette. Oramai mi sento in perfetta armonia con l’India, non sarà un problema prendere il pullman per i 37 km che ci separeranno dalla stazione alla spiaggia! Alle 4,30 della notte, in una stazione che dir non saprei, salgono in massa una decina di persone che svegliano naturalmente mezza carrozza. Tirano due funi fra i letti e vi sospendono una culla di stoffa, completa di staffe metalliche e zanzariera. Dentro vi accomodano un bambinone di tre mesi che prende subito sonno. Il ragazzo inglese, contento, si ricorda di quanto fosse stato bello suonare lui, un ragazzo indiano ed io il nostro piccolo concerto prima di coricarci, contento di avere dormito quasi cinque ore, propone di suonare ancora. Concorda per qualche altra ora di sonno. Ci svegliamo tutti alle 7,30 circa, non fa caldo, anzi, bevo un chai, Elena svegliandosi mi sorride e mi saluta con un cenno della mano.
12.02.2004 La temperatura della mattina direi sia stata fresca, mi sveglio infreddolito. Saltiamo (pensavo fosse troppo presto) la fermata del luogo dove volevamo andare al mare (anche perché ci avevano detto che il treno non fermava li) ed arriviamo quindi alla destinazione segnata sui biglietti, cioè la successiva. Alle 9,00 un po’ sbattuti per la nottata, ma lucidi, prendiamo un auto risk-show fino alla spiaggia. Nulla a che vedere con Varkala. Tra fermarsi, tornare indietro o andare subito a Goa, optiamo per la terza. Elena vuole andare a Palolem Beach. Treno e via. Arriviamo in un altro piccolo paradiso. Per 250 Rp. Prendiamo un bungalow a palafitta davanti al mare. Una baia di sabbia incastonata fra le palme, lunga ad occhio 4/5 km, un susseguirsi di bar, palafitte, negozietti e palme. Tempo che firmo il registro (una cosa del tutto pro forma, una vecchia agenda del 2003, senza numeri di passaporto e visto) Elena è in costume e pareo pronta per il mare. Siamo quasi increduli per la bellezza di questo posto, Ele è al settimo cielo. Facciamo il bagno e prendiamo il sole. Ci accomodiamo in un bar di fronte al mare, tipo a 30 metri, mangiamo un palak paneer e due chapati, lei alle patate ed io al formaggio, una birra piccola ed un bottiglia di acqua. Stiamo molto in silenzio, ci godiamo gli istanti, uno dopo l’altro. Tutti fumano ganja. Mentre anche io mi sintonizzo sulle usanze, Ele va alla scoperta di questo nuovo luogo. Scrivendo queste righe, si fanno quasi le 16,00 , sono curioso per la serata.
Elena torna tatuata ai piedi, ma non sembra pienamente soddisfatta “troppo grossolano! Beh, tanto durano solo due mesi ed a Bologna non li vedrà nessuno” Usciamo, andiamo a chiedere notizie sul servizio di lavanderia, la presa elettrica per il mio rasoio, poi, informazioni per trasferirci ad Hampi, prossima tappa. Navighiamo quindi in rete, finendo prima, vado a farmi un accurato servizio di barba e capelli che sento di averne proprio bisogno.
La cena ha una cornice spettacolare: tavolo sulla spiaggia, lume di candela, ceniamo con calamari in salsa, un tonnetto intero cotto al tandoori, verdure e patate fritte. Prendiamo anche un sublime aperitivo alla frutta. Il cielo è tempestato di stelle, il mare a pochi metri da il ritmo ai nostri respiri ed alla nostra cena. Elena è bella. Lontanissima, a pochi centimetri da me. Stride per il mio essere una situazione tanto romantica con la divisione fisica che dalla partenza ci accompagna.
Ora siamo un po’ stanchi, camminando sul bagnasciuga torniamo alla nostra casetta. Fumiamo seduti sulla verandina della nostra palafitta. Serata magnifica. Buonanotte.
13.02.2004 Ci svegliamo dopo le 9,00. Riposati, abbronzati, prima facciamo colazione, poi cambiamo dei soldi, quindi acquistiamo due biglietti sola andata (450 Rp. A testa in bus sleeper class) per le 21,30 di domani sera; si partirà per Hampi. Ben quattordici ore di pullman, un tour de force di quasi quaranta ore, incluse due notti filate che prevedo faticose, per visitare uno dei siti storico-archeologici più importanti di tutta l’India.
Dopo i biglietti, vado a prendere una birra (sono ormai le 11,30 a.M.) e mi siedo ad un tavolo fronte mare. Torno alla palafitta, leggo, scrivo. Elena va a fare una passeggiata. Al suo ritorno – con due parei nuovi – dopo un po’ andiamo a pranzo. Bel ristorantino sulla spiaggia, caruccio, buona qualità, porzioni scarse. Siamo comunque contenti del paradiso nel quale ci troviamo immersi. Torniamo, Ele va a prendere il sole, io decido che dedicherò questa giornata ai vizi, al cibo ed alla birra. Sono le 15,15 ed ho scritto queste righe con il mare negli occhi. Trascorro il pomeriggio cazzeggiando con grande soddisfazione. Appena il sole si fa meno violento, faccio un bel bagno e prendo qualche scampolo di sole. Si fa sera. Sarà ancora pesce per cena. Nella stessa cornice di iersera, dopo avere contrattato il prezzo di un kingfish (300 Rp.) ed otto gamberoni black tiger (400Rp.) tutto cotto al tandoori, ci accomodiamo su due poltrone di vimini, tavolo basso, fronte mare. Gli ittici, che sono veramente freschissimi, ci risultano prelibati. Una breve passeggiata, ci porta al nostro alloggio. Discorriamo rilassati. Stiamo bene. Nel mentre che Elena va a dormire, io pronto a seguirla, il nostro vicino di palafitta, mi chiede una sigaretta e mi invita a fumare con lui sulla sua verandina. Vado. Algerino, ha alzato notevolmente il gomito, ha litigato con la compagna ed ora toccherà il fondo con la ganja. Palolem Beach è anche questo. Anche questa giornata, ottima, è conclusa. Vado a nanna. Buonanotte.
14.02.2004 Mi sveglio alle 8,00. Faccio un giro sulla spiaggia, compro un pacchetto da dieci di Gold Flake (12,5 Rp. A pacchetto). Bevo un caffè nero. Alle 9,00 sveglio Elena. Dopo colazione, considerato che partiremo alle 21,30 per Hampi, paghiamo altre 150 Rp. Per occupare la stanza fino a sera. Ad Elena ho fatto gli auguri di non S.Valentino, a casa invierò quelli veri a Rosa, le manderò una bella cartolina elettronica, le manderei il cuore per espresso. Oggi mi manca in particolar modo. Sono innamorato e credo che in futuro non riuscirò a provare un sentimento così per un’altra donna. Credo di no…
Vado in internet, leggo la posta di Stefania e scrivo un po’ a tutti. Anche oggi, in attesa della partenza di questa sera, penso di dedicherò al relax più assoluto, tipo passeggiare fra le palme, fare bagni e prender sole. Nel tardo pomeriggio farò ordine e la borsa per la partenza, come detto, prevedo due giorni intensi e pesanti. Vorrà dire che ci consoleremo con un altro ottimo pesce al tandoori, questa sera per cena he he.
Una chiosa. Devo annotare la quantità e la varietà di ragazze belle da tutto il mondo che si aggirano su queste sabbie. Veramente considerevole. Qui Lorenzo detto BLUER, il mio amico pittore, anziché il pittore del blu, impazzirebbe e diverrebbe il pittore della gnocca! Vista questa serie di pensieri in completa libertà, devo dire circa la decisione di acquistare una chitarra Givson made in Calcutta, costano pochissimo e suonano gran bene. Sarà il mio regalo dall’India a me stesso.
15.02.2004 Alle 9,20 di mattina, dopo molti avvenimenti siamo ad Hampi. Inizio dal racconto della cena di ieri sera. Come previsto, ottimo pesce al tandoori, ottimi calamari in salsina di cipolla dolce.
Fatti e chiusi i bagagli riconsegniamo la catena ed il lucchetto della nostra stanza e ci incamminiamo sino di fronte l’agenzia (300 m), anch’essa immersa nel palmeto, per prendere il moto risk-show alla volta della fermata del nostro torpedone per Hampi, a circa tre km.
Ad essere in attesa, siamo circa una quarantina di ragazzi occidentali. Dopo 40 min. Di ritardo, arriva un autobus; non è il nostro, noi abbiamo i biglietti di “Paulo Travels”, un’altra organizzazione. Alla fine, dopo quasi un’ora di ritardo, arriva il nostro mezzo.
Nel momento di salire, alzandomi dalla base dell’albero sotto il quale mi ero seduto, urto la testa contro un tempietto votivo legato al tronco, oggetto composto da una scatola li lamiera aperta sul fronte, tipo i ricoveri delle tortore che si usano in Italia nelle campagne. Il colpo deve avere rotto un capillare, tanto che inizia copioso a scendere il sangue. Bel casino: fazzoletto premuto sulla fronte con la mano, lo zaino grande sostenuto solo su una spalla, quello piccolo sull’altra ed il bus che attende ormai solo me. Poco slancio e troppo peso, salendo rimedio un’altra gran botta, molto dolorosa, sulla tibia. Oltre un pacchetto di fazzoletti e diversi fresh and clean disinfettanti, tamponano la mia ferita sulla testa. Per fortuna. Solo ora mi rendo conto di trovarmi su un mezzo sul quale non ero mai salito prima. Un autobus con sleeper class. Immaginiamo un albergo giapponese economico composto da quelle ministanze che tanto assomigliano a dei loculi. Bene, su questo bus, tranne alcuni sedili reclinabili al livello inferiore, sono stati creati una quindicina di cuccette-loculo, alla fin fine un mega camper si sole cuccette, ma senza la toilette. Per capire le misure, immaginiamo che due persone adulte dovrebbero dormire in uno spazio di un metro e ottanta di lunghezza ed uno di larghezza, con ottanta centimetri di aria prima di toccare con la testa il soffitto. Trovandoci al livello superiore, il lato verso l’esterno è vetro-panoramico. Ci sono tante stelle nel cielo, poi tanto buio, sono notti di quasi luna nuova. Riusciamo ad assopirci. Elena dorme sempre. Io sono sofferente per le botte, ho spazio troppo angusto se non voglio dormire sopra Elena (e non voglio) e quindi ad ogni sosta (3/4 in dodici ore) mi alzo ed esco a respirare. Arriviamo a destinazione alle 9,30 precise. I nostri compagni di pullman, tutti ragazzi occidentali, spariscono in un battibaleno dalla folla di locali che avvolge tutto e tutti all’arrivo dei mezzi. Non essendo propriamente in perfetta forma, attorniato da un nugolo di individui (siamo rimasti solo io ed Ele) che mi chiede di comprare o fare tutto, impiego cinque minuti più del solito a decidere il da farsi. Alla fine, prendiamo una camera per mezza giornata, i biglietti per Panaji con un mezzo come quello dal quale siamo appena scesi (400 Rp. A testa) ed un risk-show che per 500 Rp. Ci farà fare il tour completo dei templi ed a sera ci porterà a prendere il bus fino ad Hospet (11 km). Visitiamo ben dodici siti di massimo interesse, sono i seguenti 1) Ganesh Temple 2) Ganesh Temple piccolo 3) Krisha Temple e l’antico mercato antistante a lui annesso 4) Narashima, tempio che venera una figura mezzo uomo e mezzo leone 5) le Sisters stones 6) l’underground Shiva Temple 7) Lotus Mahal – Elephant’s Stable – Ranga Temple 8) Hazararama Temple 9) Malyavanta Raghunatha Temple 10) the Queen’s Bath 11) Mahanavami Dibba 12) Veerabhadras Wami Temple. Ammirando tanta bellezza, ci rendiamo conto di quale metropoli della essere stata questa città un tempo, oggi villaggio un po’ misero. Dulcis in fundo, visitiamo anche il Bazar, dove acquistiamo qualche altro monile e dei teli di cotone. Pranziamo, anche se ormai è un po’ tardi, in un ristorantino dentro il bazar a base di riso e verdure.
Ormai fatte le 15,00 rientriamo in camera e prendiamo un caffè. Ora, alle 15,40 abbiamo ricomposto i bagagli, fra mezz’ora verrà il risk-show per portarci alla fermata di Paulo Travels. Ci sentiamo molto appagati dalla visita di Hampi, ora però, stanchi, vogliamo tornare al mare.
Saliamo sul risk-show, che è rimasto il medesimo ma con diverso conduttore, arriviamo alla fermata del torpedone sleeper class con due ore di anticipo. Ne approfittiamo per conoscere Hospet. Elena trova e compra delle spezie, io acquisto libri e guide in inglese. Saliamo sul bus alle 18,30. Inizia una nuova notte di viaggio.
17.02.2004 Devo raccontare circa la giornata di ieri, il 16 febbraio, densa di avvenimenti e cose portate a termine. Molto cortesemente lo staff del bus, anziché a Panaji, ci porta ad oltre mezz’ora di strada avanti sino a Mapusa, visto che è più pratico, avendo deciso di andare ad Arambol Beach.
Elena ha dormito disturbata, si sveglia, mi sembra, con la luna storta. Lei pensa altrettanto di me.
Le cose da fare sono 1) Riconfermare i biglietti del volo di ritorno 2) Acquistare dei ticket da Mapusa a Mumbay. Non essendoci tra noi piena armonia, essendo presto (8,30 a.M.) per l’apertura delle agenzie, opto (forse un po’ bruscamente) per trasferirsi subito ad Arambol, dicendo che sarei tornato io indietro dopo per sbrigare le incombenze. In effetti, fra le cose volevo tornare per cercare la famosa chitarra indiana.
In pullman (!) dopo un’ora ed un quarto di viaggio arriviamo ad Arambol. Subito appare un villaggio di campagna, un po’ sperduto; per raggiungere la spiaggia dovremo affrontare sotto il sole un paio di chilometri zaini in spalla. Ci incamminiamo. Il caldo si fa sentire, siamo stanchi e provati. Elena si ferma un po’ imbronciata a fare colazione, io vado in cerca di una sistemazione decente per i due giorni di mare. Ancora una volta la fortuna ci assiste.
Presso il “Residensea”, affittiamo per 250 Rp. A notte una casetta di bamboo fronte mare. La gestione di questo residence mi appare subito molto buona, quasi “di classe”. Sono le 11,00, dovremo attendere un’ora per entrare in camera.
A questo punto, con non poco sforzo ed anche per motivi di opportunità (chitarra, tensione con Ele da allentare) decido di ripartire immediatamente alla volta di Mapusa. Appena arrivato, anziché fiondarmi nei negozi di strumenti, un sussulto di responsabilità mi fa entrare subito in una agenzia, la “Pink Panter”.
Non posso riconfermare tutti e due i biglietti perché non ho con me il passaporto di Elena. Per il treno sino a Mumbay mi sento chiedere 880 Rp.
Sono indispettito, cambio strategia. Entro in un negozio di Sport e Musica (qui spesso vanno insieme) e mi fanno vedere uno strumento. Chitarra un po’ sbattuta per essere nuova. No. Cambio negozio. Entro da “Demelo’s Music & Sport”. Io cerco una Givson originale indiana, ne ha un paio. Una classica ed una acustica bellissima, amplificata passiva marchiata export quality. A me andrebbe bene anche un modello meno elaborato. Il titolare telefona al fratello che ne porti un altro paio. Nel mentre, mi reco in banca per cambiare 100 Euro, dove questa volta sono un po’ lenti. Oggi il cambio è ottimo a 1 : 56 rupie e 45 cent. Torno quindi alla Pink Panter, non c’è posto in treno volendo viaggiare di notte. Ancora Paulo Travels quindi, per 750 Rp. In due con (forse) la cena inclusa nel prezzo. Partenza alle 18,30 del 18 p.V. Torno quindi da Demelo’s. Sono arrivate due Givson, modelli 125 e 150. Sono di fattura tanto grossolana che mi sembrano quasi false. Sono passate le 14,00. Vado a pranzo per pensare. Entro in un ristorante non-veg che espone una collezione completa di whisky sul bancone. Mangio un riso con ottimo condimento di kingfish spicy e bevo una Kingfisker strong. Sento la birra ed il piccante.
Si fanno le 15,20 , torno al negozio ed alla fine compro la chitarra più bella, quella amplificata, la MOD Jumbo Rose Elect Exp. Qt. Solo successivamente mi renderò pienamente conto della bontà dello strumento. Alle 16,00 prendo il bus (faccio oltre metà tragitto in piedi), alle 17,00 sono ad Arambol, trovo un austriaco che mi offre un passaggio. Elena è sulla spiaggia. Sono proprio stanco; vado in camera, poso la chitarra mi metto il costume e vado a fare il bagno. Il mare subito mi appare non eccelso, sicuramente il peggiore fra quelli nuotati. Oramai al tramonto, torniamo in camera. Faccio vedere la chitarra ad Elena, le piace, piace molto anche ai gestori del Residensea. Ha un suono eccezionale. Doccia. Attendiamo le 20,20 per spostarci dalla verandina al tavolo per la cena, qualche metro avanti di fronte a noi… Cucinano bene. Il bar della spiaggia, a cento metri da noi, ci offre un gustoso spettacolo di fuochi d’artificio. Sono le 22,30. La giornata è stata pesante, rasserenati, andiamo a dormire.
Bene, questo, alle 10,30 della mattina, è il racconto della giornata di ieri (16.02).
Questa mattina mi sono tirato su alle 8,00 circa, un paio d’ore fa. Ho preso subito un caffè nero come sempre rinforzato da un paio di cucchiai di Nescafè portato da casa, ed ho iniziato a scrivere. Svegliata Elena, con lei prendo un altro caffè; mi sento di ottimo umore. Farò una lettura delle mail, oggi, rilassamento.
Sono le 18,30 adesso, infatti oggi ho assaporato il dolce far niente (beh, al mare che si deve fare ?!?), la birra King’s ed una papaia straordinaria di due kili, mangiata senza sforzo. In questo tramonto, il sole sembra dissolversi ancora prima di calare nel Mare Arabico. Oggi, ho anche riassaporato il suono della mia chitarra nuova, mi sento felice. Sulla spiaggia volano dei freesbye colorati e la musica nell’aria è un misto di ambient-etno-tecno ipnotizzante. Peccato per il mare, non mi invoglia ad entrarvici, lo trovo mediocre. In internet ho letto le risposte di tutti alle mie mail ma non ho scritto a nessuno. A Stefania ho risposto brevemente.
Domani sera dovremo trasferirci, ho anche la chitarra adesso a cui pensare. Dovrò trovarle un posto sul pullman camper per Mumbay, devo comprare una custodia rigida, non ho idea quanto costi. Mentre scrivo, ripenso all’altro giorno che con Elena parlavamo della fauna incontrata in viaggio. Si, perché sento che siamo alla fine. Abbiamo elencato: corvi, pappagalli, aquile, Kingfischer, un falco addomesticato, delfini, scimmie, elefanti, scoiattoli, vacche e buoi, capre, pecore, asini, maiali, gechi, topi, aironi, cani, gatti, pipistrelli, pettirossi, pesci rossi, lucertolone… la natura, ridondante e vivace si è manifestata ovunque. Il verde delle piante, il rosso mattone della terra del Kerala, le acque azzurre dei mari! Ancora, il colore della pelle delle persone, la loro fisiognomica, il fiero popolo indiano.
A sera, quando accendono le luci, il Residensea prende contorni fiabeschi. Dieci casette di bamboo e dieci tavoli, due amache fra le palme del giardino. Molto bravi quelli dello staff, un posto, se piace Arambol, da consigliare.
Domani mi accorderò con il personale del pullman dove scendere a Mumbay. Ormai, passate le 19,00 il sole è definitivamente calato, domani sarà luna nuova. Di un dolce tenuissimo viola, il cielo.
La serata non ha fatto certamente rimpiangere le altre. Ad Elena è venuta voglia di “carne” (subito corretta in pollo!), così, senza troppa fatica, appena fuori il Residensea, sulla spiaggia ci accomodiamo allo “Om Shankar Bar & Restaurant” dove ci accordiamo, con 190 Rp., per un pollo intero cotto al tandoori, guarnito di patate e verdure. Siamo alla fine del viaggio, il tempo sembra essere volato. Saremmo entrambi pronti per partire nuovamente senza nemmeno passare dal via. Consumata la cena, alle 23,00 circa andiamo a dormire.
18.02.2004 Questa mattina, ora sono le 9,00 , ci svegliamo entrambi alle otto. Prendiamo insieme la colazione sfogliando la Lonely Planet, iniziamo a fare il programma della giornata di domani, l’ultima nella sua interezza a nostra disposizione. L’unico impegno di oggi sino al pomeriggio sarà fare i bagagli. Devo comprare la custodia rigida per la chitarra a Mapusa, prima di partire in pullman.
Oramai, alle 13,00 passate, abbiamo liberato la nostra casetta di bamboo, ho fatto l’ultimo bagno in mare, una buona doccia, una birra, una navigata in rete; rilassati abbiamo appena ordinato il pranzo. Fra le altre, ho consigliato a Delphine ed Olivier via mail questo posto, effettivamente la gestione più attenta ed accurata sino ad ora incontrata. Ricorderò con affetto questo “Residensea”, l’unico neo purtroppo, il mare non all’altezza. A Varkala farebbero faville.
Abbiamo prenotato un taxi per le 16,00 poiché alle 16,30 dovremmo prendere il bus di linea, pieni di bagagli, per Mapusa. Elena sta prendendo il sole su una poltroncina di plastica al nero leggermente sbiadito. Mapusa. Paulo Travel arriva in ritardo, alle 19,45 , stanchi dell’attesa di oltre tre ore in strada, prendiamo possesso del nostro “loculo” per la notte e ci stendiamo. Non ho trovato la custodia rigida per la chitarra, con quella morbida in dotazione la lego sospesa sui nostri pedi, non essendoci altro posto.
Verso le 22,00 sostiamo in un ristorante nel mezzo della notte e della campagna di non saprei dove, consumiamo una ottima cena vegetariana (inclusa nel prezzo). La nottata è movimentata, tornanti, salite e discese, freddo, rumori. Ci “svegliamo” stanchi. Alle 9,00 della mattina siamo presso i sobborghi di Mumbay. Fuori, nebbia e fumo.
19.02.2004 Questa mattina siamo giunti nei pressi di Victoria Station alle 10,30 circa. Prendiamo un taxi che ci conduce al Taj Hotel, quello di fronte la Gateway of India, sperando di potere lasciare i bagagli per la giornata. Purtroppo, ma con sollievo, possiamo usare solo le toilette, principesche.
Visto che siamo vicinissimi, decidiamo di fare colazione da Leopold, locale a noi caro sulla Couseway di Colaba. Mentre Ele finisce il toast, trovo una camera molto pulita presso il “Volga Hotel”, al terzo piano senza ascensore di un palazzo a venti passi dal nostro caffè. Posati i bagagli Elena decide di fare un giretto, io prendo un taxi e vado nei pressi del “Metro Cinema”, dove so esserci diversi negozi di strumenti musicali. Trovo e compro la custodia rigida per la chitarra a 550 Rp. , ne provo poi una semiacustica da jazz a cassa sottile, Givson, molto bella, per 2250 Rp. , circa quaranta Euro… Torno in hotel, poso la custodia e scendo da Leopold per l’appuntamento con Elena. Sono le 13,00. Le parlo della chitarra che ho visto, si offre di accompagnarmi al negozio. Se dovessi comprarla, la imbarcherebbe in aereo lei. Dopo due ore (!) riesco a cambiare da Thomas Cook 50 Euro e la compro. Sono proprio contento. Oramai alle 15,00 pranziamo, poi per la digestione, passiamo un’oretta in camera. Passate le 16,30 riprendiamo lo shopping. Elena cerca gioielli. Sono io a rompere il ghiaccio, in un emporio statale a prezzi fissi prendo una parure in argento e lapislazzuli per 750 Rp.
Elena, alle 19,00 decide per un paio di orecchini antichi d’oro a 22 kt. Per 170 Euro. Mi sembra felice. Facciamo una capatina in internet di circa mezz’ora, poi ancora quattro passi fino alle 20,30 circa. Elena sale in camera per una doccia, io sono ancora da Leopold per l’ultima fresca birra indiana, scrivo queste righe. Presto sarà il mio turno per la doccia, abbiamo prenotato il taxi per l’aeroporto alle 23,30 . Il viaggio di rientro è iniziato, e come sempre, Inshallah.
20.02.2004 Alle 3,30 della notte, saliamo sul Boeing che, dopo uno scalo a New Dheli, ci porterà alle 10,30 ora di Roma, a Francoforte. Siamo stanchi. Tanto per non smentire la tradizione, ancora prima del decollo, ci offrono un succo fresco al mango, molto dolce. Le mie due chitarre nuove, senza la benché minima protesta da parte di chicchessia, sono con noi sull’aereo. Poche ore e saranno con le loro simili in quel di Padova, dove vivo.
Devo purtroppo annotare che il decollo, anziché alle 3,40 della notte è avvenuto alle 9,00 della mattina; fumo e nebbia anno impedito di raggiungere New Dheli per il previsto scalo. Sono esausto dell’attesa, ho sonno e quasi rimpiango la sleeper class di Paulo Travels.
Bene bene, all’alba delle 13,45 decolliamo da New Dheli per Francoforte. In Italia sono le 9,15 della mattina. Sempre più stanco inizio anche a sentire fame.
“God is too big to fit into one religion”, così recita la scritta sulla maglietta di una ragazza simpatica, seduta sul sedile di fronte al mio.
Il volo scorre, con ottimo atterraggio planiamo a Francoforte. Sono bravi i germanici, alle 21,30, fra circa tre ore, ci imbarcheremo sull’Air bus Lufthansa per Bologna, nonostante il ritardo accumulato di quasi un giorno. Il volo fino a Bologna è una passeggiata. Una teutonica grattacelica hostess, chiude le chitarre in una toilette, privandone la disponibilità agli altri, ma il viaggio è brevissimo.
Arriviamo a Bologna, c’è neve. Ci sono anche le nostre valigie. C’è anche Sandro, il venticinquenne fratello “punk ‘a bestia” di Elena.
Ho perso tutti i treni, alle 24,00 sono in stazione, il primo treno utile per Padova sarà alle 3,20 della notte. Mi armo di santa pazienza; io, le chitarre ed i 22 kg di zaino attendiamo al freddo per oltre tre ore.
L’Intercity notte arriva puntuale alle 4,55 a.M., con 10 Euro un taxi mi porta a casa (sino a ieri con dieci euro ci vivevo un giorno intero…). Son stanco e frastornato. Il south India tour è terminato. Anche questa volta non mi sento contento nell’essere tornato, anzi, penso a che tipo di valori e bisogni ci sublimano e ci costringono ad inseguire. Che mondo abbiamo ridotto; di questo passo lo faremo fuori prestissimo…
Ventiquattro giorni comunque straordinari dal primo all’ultimo minuto, questo viaggio si è svolto senza imprevisti oltre ogni più rosea previsione.
…
L’India? La definirei come “Un concerto fantasmagorico di suoni, profumi e colori, suonato da un miliardo di individui e animali, ognuno solista, ognuno parte di un immenso gruppo che insieme sviluppa una perfetta, grandiosa armonia”.
Fabrizio, mercoledì 25 febbraio 2004 Contact e live messenger: muxicante@hotmail.It