Sorry, this is Nepal

Viaggio nella valle di Kathmandu
Scritto da: trafik
sorry, this is nepal
Partenza il: 14/02/2013
Ritorno il: 23/02/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Se ne sono letti e riletti diari di viaggio sul Nepal, ma il mio non vuole aggiungere nient’altro, vuole solamente invitare la gente a mettere da parte le solite idee. Ok, c’è stato il terremoto, ma presto tutto tornerà a funzionare, poi toccherà a noi turisti tornare a visitare questa splendida terra, il turismo è una fonte di reddito troppo importante in Nepal. Se vogliamo aiutare queste persone non ci resta che andare a visitare la loro terra.

Accendo il mio televisore poco tempo fa e vedo immagini sconcertanti. Terremoto in Nepal! Quei luoghi fantastici distrutti e quelle persone in ginocchio… Così mi affido a voi, Patrizio e Syusy (che come visto nei dvd della raccolta avete visitato questa fantastica terra insieme al grande Franco Battiato) e ai turisti per caso che leggono questa fantastica rivista. Decido quindi di inviarvi il mio diario di viaggio anche per far sì che la gente non dimentichi e che torni presto a visitare questi luoghi, che per questi abitanti è la cosa migliore anche perché il turismo ha un ruolo fondamentale in Nepal.

PARTIAMO

Descrivere le emozioni che ho provato in quel freddo mattino di febbraio prima di affrontare un viaggio in un luogo così particolare e diverso da quello che siamo abituati a vedere tutti i giorni non è facile. L’unica cosa di cui si è veramente consapevoli e che sarà una grande avventura. Così, io e il mio amico fedele compagno di viaggi partiamo da Malpensa, direzione Kathmandu. Durante il volo la mia testa è zeppa di pensieri. Da anni volevo visitare Nepal e India, due stati così simili per certe sfaccettature, diversi per altre. Di certo due culture completamente opposte rispetto alla nostra di occidentali, ma è anche questo il bello di un viaggio. Tutto questo ti apre la mente. Comunque, dopo un breve scalo di poche ore ad Abu Dhabi, dove regna sovrano lo sfarzo e il lusso, il contrasto con Kathmandu dove arriviamo in serata è decisamente evidente. Veniamo accolti dal sorriso di due ragazzi nepalesi, lasciamo subito la capitale e ci dirigiamo a Bhaktapur, una deliziosa cittadina nella valle di Kathmandu. Naturalmente come potrete immaginare, le strade in Nepal non sono certo autostrade a tre corsie, così anche per fare pochi Km i tempi si allungano, questo grazie anche al traffico presente quasi ovunque in valle.

Passiamo alcuni giorni ad esplorare Bhaktapur (bellissima, credo che fra le tre città principali della valle penso sia sicuramente quella che mi è piaciuta di più). All’interno di questa cittadina mi sembra di essere in un set cinematografico, tutto sembra finto, le persone sembrano delle comparse. Davvero pare di essere proiettati in un altro mondo e in tempi lontani. Fanno eccezione solo gli innumerevoli motorini che sfrecciano con il loro assordante rumore di clacson. Un momento che non dimenticherò mai a Bhaktapur è stato in un giorno di pioggia, lo ricordo benissimo. Cerchiamo riparo dall’acqua in uno dei numerosi portici presenti nella piazza principale di Durbar Square quando i miei occhi da fotografo vengono attirati da uno sguardo di una bambina. Uno sguardo magnetico dal quale non riesco a togliere gli occhi. La chiamo verso di me e lei intimidita inizia a parlarmi, scambiamo due parole e vengo rapito dai suoi occhi grossi e dai quei denti bianchissimi che tanto contrastano con la sua pelle scura. Le chiedo se posso farle una fotografia, lei accetta e mi regala una foto indimenticabile, sicuramente tra le migliori che abbia mai scattato. Ecco, questi sono quei momenti che non scorderai mai alla fine di un viaggio. Lo ammetto, in questo frangente mi sono sentito un po’ come il grande fotografo Steve Mc Curry nel suo incontro con la ragazza afgana. Indimenticabile!

Nei giorni seguenti visitiamo numerosi templi e monasteri nella valle, tra tutti ricordo il bellissimo tempio di Changu Narayan (uno dei più sacri e antichi di tutto il Nepal) e il monastero buddista di Kopan, nel suo interno vive una folta comunità di monaci, la maggior parte di loro sono bambini, bellissimo vedere le immagini che mi scorrono davanti gli occhi, attimi di commozione quando usciamo e dalle finestre del monastero appaiono decine di bambini a salutarci. L’ingresso non è sempre consentito ai turisti da quel che mi hanno raccontato, noi abbiamo avuto la fortuna di poterci entrare ed è stato davvero interessante.

Dopo l’esperienza a Bakthapur ci dirigiamo a Kathmandu. Oggi la giornata è decisamente calda, tento invano di accendere il condizionatore della nostra camera ma… nulla, sembra non esserci corrente. Chiedo spiegazioni al ragazzo della reception e mi spiega che a Kathmandu la corrente può mancare per diverse ore al giorno e non essendo l’hotel di fascia alta con un proprio generatore elettrico la situazione è questa. La risposta è stata “Sorry, this is Nepal”.

Questa frase ci accompagnerà spesso nei prossimi giorni. Passiamo alcuni giorni in città ad esplorare diversi luoghi di culto, la residenza della Kumari la dea bambina, i bellissimi due stupa principali: Swayambhunat su una collina (detto anche il tempio delle scimmie e questo lo capiamo ancor più quando ignari ci sediamo su un muretto a mangiare e in un attimo siamo completamente circondati da scimmie minacciose e affamate) e Boudhanath dove tutte le sere avviene la puja serale, tutti i pellegrini girano intorno allo stupa in senso antiorario recitando le loro preghiere. Immaginate l’aria di misticismo del luogo. Bellissimo!

Ma l’esperienza più toccante che un occidentale possa vivere a Kathmandu è sicuramente la visita al tempio induista di Pashupatinath. E’ il luogo più sacro degli induisti, dove avvengono le cremazioni umane sul fiume sacro Bagmati, dove le ceneri dei corpi verranno buttate dopo la cremazione in modo che possano raggiungere il fiume sacro per eccellenza con il quale confluisce, il Gange. In questo luogo di morte, decisamente di forte impatto, assistiamo a una scena da pelle d’oca. Mai i miei occhi durante i miei numerosi viaggi hanno assistito a una scena simile. Durante una cremazione due bambini hanno “innocentemente” rubato una bara di legno e l’hanno utilizzata come barca per i loro giochi. Lascio a voi i commenti dopo aver visto l’immagine nella gallery fotografica.

Finita l’esperienza a Kathmandu visitiamo Patan la terza città più importante della valle, famosa soprattutto per le sue botteghe di finissimo artigianato locale. Poi il piccolo villaggio di Bungamati dove il tempo sembra essersi fermato al medioevo e dove ancora oggi vengono sacrificate le capre per omaggiare gli dei con il loro sangue versato.

Dedichiamo un paio di ore allo zoo di Kathamandu. Non amo certo vedere le povere bestie in gabbia, ma non avendo avuto tempo per visitare il parco di Chitwan eravamo curiosi di vedere il rinoceronte asiatico e la tigre. Così abbiamo avuto occasione di vedere velocemente questi fantastici animali da pochi metri.

La nostra breve, seppur intensa esperienza in Nepal purtroppo volge così al termine. Lascio con un nodo alla gola l’aeroporto internazionale e con un volo brevissimo raggiungiamo l’India. Ci aspetta la città santa di Varanasi. Fuori dal finestrino del nostro aereo, con un lacrima che percorre il mio viso, vedo le casette diroccate di Kathmandu sempre più piccole, si apre ora davanti a noi lo scenario della catena Himalayana. Fra tutte le montagne sacre svetta l’Everest, il tetto del mondo!

Ora aspetto curioso di vedere cosa ci riserveranno queste altre due settimane in India. Ma questa è un’altra storia. Non dimenticherò mai le emozioni che mi hanno regalato questi luoghi e le persone che abitano questa terra.

Namaste Nepal!

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