Sorrisi dal Siam
Una metropoli asiatica di sei milioni e mezzo di abitanti non può certo risultare nel suo complesso piacevole e bella. Case fatiscenti e grattacieli, tecnologia e stile di vita da Terzo Mondo, vi convivono fianco a fianco. Ma interessante lo è di certo e anche le cose belle da vedere turisticamente non mancano. E noi non l’abbiamo trovata la megalopoli della criminalità, dell’inquinamento e della prostituzione. Certo, il traffico è intenso, caotico e in certe ore e zone del tutto pazzesco : ma vi raccomando la puzza di smog che c’è in centro a Bologna ! E di problemi di sicurezza, scippi, rapine, eccetera non ne abbiamo avuto nè mai avuto l’impressione di poterne avere : il punto è solo quello di adottare fuori tutte quelle stesse precauzioni che adottiamo quando giriamo per le nostre città italiane. Infine, prostitute e circoli del sesso li trova chi li vuol trovare, ma se non li cerchi non è che te li sbattano sotto il naso e la sensazione che ho avuto è che Bangkok sia alla fine una città molto meno “corrotta” di altre sue consorelle asiatiche e sudamericane. Abbiamo alloggiato in una Guesthouse che avevamo contattato direttamente via Internet, nella zona di Banglampu, un quartiere a ridosso del vecchio centro storico pieno zeppo di queste piccole ed economiche pensioni affollate dai cosiddetti “turisti saccopelisti”, ovvero dal budget limitato e spesso solo di passaggio a Bangkok sulla via di altre destinazioni. Una stanzetta senza armadio e mai riassettata in cinque giorni di permanenza, però con aria condizionata (fuori c’erano circa 30° molto umidi)e bagno privato (sporchino e malandatuccio come tutto il resto)al costo di 32.000 lire a notte. Se avete maggiori pretese, potete però sempre trovarne di meglio, dai 100 dollari in sù : fate voi.
Banglampu pullula anche di servizi Internet al pubblico e non c’è quasi Guesthouse che non offra la sua parata di computer, al prezzo di 60 lire al minuto per il collegamento : molto più conveniente tenersi in contatto con casa e amici e lavoro per e-mail anzichè per telefono, che costa venticinque volte di più ! Ci sono anche tanti piccoli locali dove si mangia e beve, ma attenzione : se sono frequentati solo da turisti, lì soprattutto si beve birra e si mangia in genere poco e male e piccantissimo, perchè pare che alla maggior parte dei giovani australiani e occidentali che vengono da queste parti interessi solo bere fiumi di birra e perciò vengono serviti di conseguenza. Il nostro consiglio è di infilarvi in un locale dove vedete quasi esclusivamente thailandesi od orientali in genere. E se avete l’accortezza di chiedere pietanze non troppo piccanti, per il resto non preoccupatevi di nulla, perchè in Thailandia si mangia molto bene ed i prezzi sono davvero irrisori (le nostre cene più care le abbiamo pagate fra le 25 e le 30 mila lire, a coppia). Ancora di meno si può spendere nei più rustici ristorantini con tavolini e cucina sulla strada, dove la qualità non è affatto male, purchè abbiate l’avvertenza di mangiare solo cibo appena cotto sotto i vostri occhi : un po’ di sporco appena cotto non fa male, a differenza di quello pre-cotto che a volte ci si può beccare più nei ristoranti per turisti dei grandi alberghi anzichè nei posti ruspanti come questi.
Se escludiamo i mercati e le vie bazar e i negozi e negozietti che tutti insieme rendono Bangkok un immenso ipermercato a cielo aperto affollatissimo di ogni specie di umanità, dove tutto ciò che il mondo produce è qui messo in vendita, e che comunque valgono di sicuro di perdervicisi nel mezzo sia per ammirarne i colori, che per assaporarne odori e sapori, che per fare acquisti ad ottimo prezzo, se escludiamo tutto questo, dicevo, le cose più importanti che ci sono da vedere in questa città sono i tre grandi “Wat”, ovvero complessi templari buddhisti, situati nella città vecchia. Per l’esattezza, il Wat Arun, il Wat Pho e il Wat Phra Kaew, che si trova nell’area del vecchio Palazzo Reale, anch’essa da vedere. Le descrizioni dettagliate le trovate su qualsiasi guida turistica, io voglio solo dirvi che sono tutti un incredibile sfolgorio di guglie e pinnacoli e pagode dai tetti lucenti e cupole e decorazioni dorate : insomma, un’autentica festa per gli occhi e per lo spirito.
Ancora, abbiamo visto altri tre Wat, il Traimit, dove c’è dentro una statua del Buddha alta tre metri interamente d’oro, il Saket, dall’alto del quale si ha una grande vista panoramica sulla città, e il Mahathat, nei cui pressi c’è tutto un mercatino di amuleti. E a proposito di amuleti, in Thailandia sono presi molto sul serio (al pari della religione e anche della monarchia, per cui non fatevi mai trovare in atteggiamenti irriverenti verso il Buddha e il loro re) e tutti hanno i loro e ci sono anche parecchie riviste che trattano esclusivamente di amuleti, dei loro effetti, per cosa servono, quanto costano, eccetera. Oltre agli amuleti, fondamentali sono anche le piccole casine degli spiriti, che tutte le abitazioni possiedono, in città come in campagna, e che appunto servono ad ospitare gli spiriti perchè non vadano a disturbare dentro la casa dove invece abita la gente. Siamo anche andati a vedere la Vimanmek, un palazzo di proprietà reale interamente in legno di tek, il cui prezzo di ingresso è compreso in quello del Palazzo Reale, anche se ne è piuttosto distante. E poi ce ne siamo andati a zonzo per Bangkok. E oltre che a zonzo a piedi per la città vecchia, come ci si muove in città ? Noi abbiamo spesso usato il vaporetto che solca il fiume Chao Phraya e che ha diverse fermate lungo la città, attraversata appunto da questo fiume dalle acque marroni e all’apparenza molto inquinate, anche se la gente ci pesca e ci becca pure il pesce. E’ un po’ lo stesso concetto del vaporetto sul Canal Grande di Venezia e un biglietto costa appena 350 lire. Poi abbiamo usato i Tuk-Tuk, che sono i taxi più caratteristici di Bangkok : una specie di “ape car” a tre ruote. Per le distanze brevi vanno anche bene, se non sono troppo scassati, se non si ribaltano prendendo una curva troppo forte, se non si fanno mettere sotto in un sorpasso azzardato e se contrattate prima senza pietà il prezzo che vi chiedono.
E poi ci sono i “taximeter”, cioè auto-taxi con tassametro, il cui prezzo alla fine non è molto più alto di quello dei Tuk-Tuk e che sono molto meglio per i viaggi più lunghi. L’importante è non cedere se un tassista vi propone una corsa non a tassametro, ma a prezzo fisso concordato prima, perchè ci rimettereste sempre.
Abbiamo fatto anche una escursione turistica organizzata (sul posto) fino ad Ayuttaya, l’antica capitale del Siam, poi distrutta dagli invasori Birmani tre secoli fa. In parte in minibus, in parte con barca a motore e questa parte vale per il fatto di attraversare via fiume un tratto di campagna thailandese e avere così uno scorcio particolare di questo paese. In realtà, come tutte le escursioni di gruppo, non è che la cosa sia stata apprezzabilissima, però se non si è troppo patiti delle antiche rovine e cose del genere, o se si è già fatto il pieno ad Angkor in Cambogia, come nel nostro caso, allora può andare bene anche così. Altrimenti, meglio andare ad Ayuttaya per restarci un paio di giorni.
Infine, un’altra cosa per cui la Thailandia è rinomata: il massaggio. A Bangkok, nella zona del Wat Mahathat un’ora di vero massaggio tailandese costa meno di 5000 lire, a Banglampu almeno il doppio. In un caso e nell’altro, che ve lo faccia un uomo o una donna, sembra di passare sotto un rullo compressore e chi ride lo fa solo per non piangere. Così, se siete di quelli che come me amano i trattamenti dolci e rilassanti l’unico consiglio che posso darvi è di evitare un massaggio tailandese ! Pukhet.
Per chi non lo sapesse, è una grande isola turistica famosa di spiagge e mare che si trova nel sud della Thailandia e nella quale ci siamo recati con volo interno da Bangkok, anche questo acquistato sul posto, perchè non eravano sicuri nè di andarci nè quando.
La stagione non è stata mai granchè, anche se c’erano i soliti 30° e l’acqua del mare era calda, perchè novembre risente della coda della stagione delle piogge e alla fine del nostro soggiorno c’è anche arrivato addosso il peggiore diluvio degli ultimi quindici anni, con tanto di mezza Thailandia meridionale allagata con l’acqua e il fango ad un metro dentro le case che sembrava l’Italia quando piove. Noi abbiamo alloggiato allo Imperial Hotel, a Pukhet città : un albergo che abbiamo trovato lì per lì e ci sentiamo di consigliare per l’ottimo rapporto qualità-prezzo, semplice e pulito e ammodernato di recente. La stanza l’abbiamo pagata 45.000 lire a notte ed in altissima stagione (dicembre) sarebbe andata a 72.000.
In realtà, il paese di Pukhet non ha spiaggia sul mare e queste sono tutte sul lato occidentale dell’isola e si dividono in tre categorie. Quelle molto turistiche, piene di alberghi e di tutto quanto può renderle il più possibile somiglianti ad una versione asiatica di Rimini. Quelle poco turistiche, che non significa meno belle, ma solo meno attrezzate di strutture e quindi meno affollate.
E quelle dove trovate solo sabbia e alberi alle sue spalle, che sono rimaste solo nell’estremità a nord-ovest.
Da Pukhet paese verso tutte le spiagge turisticizzate ci si può andare e tornare senza problemi con appositi autobus. Noi però abbiamo preferito noleggiare per qualche giorno una piccola auto, anche se in Thailandia si guida a sinistra e le locali abitudini al volante sono un po’ disinvolte, perchè così eravamo sicuri di andare dove volevamo noi e di starci o non starci finchè piaceva solo a noi. Su base locale, il costo di un auto a noleggio è carissimo, però in termini di lire italiane si aggira sulle cinquantamila al giorno e per qualche giorno in piena libertà credo che ci possano stare. Due cose credo valga la pena dire di Pukhet. La prima, è che nonostante sia certamente molto turistica e che alcuni angoli di costa siano stati rovinati dall’edilizia e dal turismo, tuttavia mantiene intatto un suo grande fascino, dovuto anche alla rigogliosa natura del suo interno, con la giungla ancora intatta che si affaccia fin sulle spiagge o perlomeno fino alle spalle dei grandi alberghi. La seconda, è che si tratta del più grande emporio mai visto di tutto ciò che è simile, ma non è autentico. Credo che in Italia si chiami contraffazione e a Pukhet potete trovare occhiali, orologi, abbigliamento e quant’altro di tutte le più grandi “griffe” mondiali. Il dubbio viene quando tutto viene indifferentemente venduto a 10.000 lire il pezzo sui banchetti di ogni mercato. Quanto ai CD di musica, ci sono fior di negozi che li vendono, ma non ne troverete uno solo di originale da nessuna parte.
Per finire, attorno a Pukhet ci sono un sacco di stupende isole ed isolette che si possono raggiungere con escursioni in barca di un giorno o nelle quali trasferirsi di volta in volta alla scoperta di veri piccoli paradisi naturali in mezzo al mare. Ed era quello che avremmo voluto fare, se la stagione non fosse stata così grigia e incerta, fra sprazzi di sole e scrosci di pioggia e mare anche un po’ agitato. Però siamo intenzionati a tornarci proprio per farlo e se nel frattempo qualcuno avesse consigli da darci, li accoglieremo a braccia aperte. Così come siamo più che disponibili a rispondere alle e-mail che dovessero arrivarci per chiedere a noi informazioni su questo viaggio (Cambogia compresa) o altri posti del mondo da noi visitati. Intanto, ciao a tutti quelli che hanno avuto la pazienza (e speriamo anche il piacere) di leggerci e un ciao speciale a Syusy e Patrizio, ovunque possano essere adesso e che un po’ davvero invidiamo.
Giorgio e Antonia