Sorprendente Sol Levante

Piccola prefazione: Inizio col dirvi che scrivo questo mio diario perché mi sono resa conto di quanto mi abbiate aiutato nel creare il mio viaggio; data la meta non facile e ben poco turistica per noi italiani, i vostri consigli e le vostre esperienze mi sono state utilissime per arrivare in Giappone completamente fai-da-te. Chi vi racconterà...
Scritto da: nike77
sorprendente sol levante
Partenza il: 06/07/2008
Ritorno il: 16/07/2008
Viaggiatori: in coppia
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Piccola prefazione: Inizio col dirvi che scrivo questo mio diario perché mi sono resa conto di quanto mi abbiate aiutato nel creare il mio viaggio; data la meta non facile e ben poco turistica per noi italiani, i vostri consigli e le vostre esperienze mi sono state utilissime per arrivare in Giappone completamente fai-da-te.

Chi vi racconterà questo viaggio è Sonia, trentenne sposata che ama girare il mondo e il mio meraviglioso compagno di viaggio nonchè marito, Davide che condivide con me l’amore per l’avventura.

Siamo partiti dall’Italia con il volo prenotato dall’Agenzia (900 euro a/r Swiss per pers.) mentre gli alberghi li abbiamo prenotati su internet risparmiando una notevole cifra.

Il nostro soggiorno è durato in tutto 10 notti e 9 giorni, la sistemazione alberghiera per tutta la durata del viaggio è stata riservata a Shinjuku (una delle frazioni che formano Tokyo) mentre ci eravamo riservati la possibilità di visitare anche Kyoto e Hiroshima prenotando quindi una sola notte in queste due zone.

Partenza Domenica 06 luglio 2008 ore 10:30 Partenza da Milano Malpensa con Swiss, compagnia di volo meravigliosa dove per far passare ben 14 ore di volo e un transfer ci hanno coccolato con film, cioccolato svizzero, budini al cioccolato svizzero, gelatino con macadamia e cocco, fazzolettino bagnato e caldo da mettere sul viso stanco, colazione, pranzo e panino con salame poco prima di atterrare…Tanto che eravamo stravolti non per le ore di volo consecutive ma per tutto quello che avevamo ingerito davanti alla tv.

Giorno 1° Lunedì 07 luglio 2008 ore 07:30 Finalmente siamo arrivati in Giappone, fatti di melatonina per combattere il fuso e di valeriana per aver provato ad addormentarci tra un pasto e l’altro.

Narita è un’aeroporto immenso, tecnologico e pulitissimo. Al nostro arrivo ci fanno passare lungo un corridoio dove con un raggio infrarosso controllano se abbiamo una qualche malattia infettiva, senza alcuna sosta ci avviciniamo alle cabine per l’immigrazione, impronte digitali e fotografia istantanea con tanto di display lcd dove rivolgere un qualche sorriso o incertezza e click…Fiorellini e animaletti a cartone animato ti sorridono a foto scattata! Eccoci pronti ma soprattutto abilitati per entrare in Giappone.

A questo punto dobbiamo trovare l’ufficio della JR per attivare i nostri JR Pass (che tra virgolette sono bellissimi) per il periodo di permanenza nella quale li useremo di più e facendo i conti visto che il jr è settimanale o valido per 14 giorni, decidiamo di attivarlo dal giorno 10 luglio fino a sfruttarlo per il ritorno in aeroporto il giorno 16.

Il personale della JR si è mostrato gentilissimo e ci ha riempiti di cataloghi informativi su orari e sulla tecnologica supersonica dei suoi Shinkansen, peraltro si sono rilevati utilissimi in seguito.

Finalmente ci avviamo verso il treno Narita Express della JR line per arrivare direttamente a Shinjuku e in un’ora circa arriviamo alla stazione dei treni/metro della nostra destinazione alberghiera.

Con tanto di trolley usciamo dall’uscita centrale e invasi da una luce bianchissima e un caldo umido da far sudare al pensiero ecco i nostri visi illuminarsi alla vista delle numerosissime insegne colorate di Shinjuku. Con la testa alta ad ammirare tutto ciò che veniva reclamizzato dai mega monitor capiamo che la musica che ascoltano loro è la stessa di quella che è in hit da noi e questo ci fa sentire subito più a nostro agio.

Abbiamo qualche indicazione sul punto preciso dove è ubicato il nostro albergo e visto che i giapponesi non sono poi così alti, dal mio metro e 70 grazie ai tacchi naturalmente e al metro e 81 di Davide, riusciamo a vedere ogni piccolo particolare anche se immersi tra di loro ai semafori o semplicemente in cammino.

Notiamo subito e veniamo attratti dal fatto che non è inusuale vedere donne anziane o ragazze più giovani di noi vestite in abiti tradizionali giapponesi al fianco di uomini tutti infighettati con capelli lunghi super ingellati ma soprattutto tinti e dei colori più impensabili.

Queste differenze ci catturano immediatamente e ci piace da subito.

Il nostro Albergo non è un gran chè ma abbiamo una bella vista su un tempio, internet gratuito (come tutti gli alberghi) , la zona rimane in posizione tranquilla e relativamente lontana dai rumori incessanti della città ma invenzione delle invenzioni… Il Toto water.

Si sa i Giapponesi sono maniaci della pulizia personale e l’invenzione del Toto Water li ha fatti conoscere nel mondo per questo incredibile sostituto del bidet che effettua comunque un lavaggio completo direzionabile e soprattutto a temperatura decisionale delle nostre parti intime.

Se siete fortunati troverete vicino ai comandi sistemati comodamente davanti a voi anche un piccolo aggeggio con un altoparlante, bene schiacciate start nel momento in cui state per fare rumori molesti così con molta discrezione verrà amplificato in tutto il bagno un rumore di sciacquone che non insospettirà il vostro compagno di stanza.

Fotografo tutto, addirittura mi ingegno per riuscire a fare la foto all’acqua che zampilla dalla cannuccia che esce automaticamente da sotto la tavoletta.

Ok ora basta, abbiamo una fame da autodigerirci quindi di corsa a cercare un posto tipico Giapponese.

Mangiamo intorno alle 14:00 in un tipico ristorante Giapponese del tipo cartone animato con le tendine altezza uomo che superi con la faccia per entrare e trovare solo scritte giapponesi sul menù. Nessun problema, a gesti il cuoco decide di prepararci a suo piacimento un piatto tipico…Meraviglia delle meraviglie la più buona zuppa di carne e pasta che capirò in seguito di aver mangiato in Giappone.

Giriamo tutto il giorno per la città per ambientarci e per non allontanarci troppo dal letto perché prima o poi saremmo crollati dal sonno.

Di sera Shinjuku è un mare di luci, colori e chiasso…Tantissimo chiasso! Giorno 2° Martedì 8 luglio 2008 Sveglia presto, oggi si camminerà sul serio.

Decidiamo di prendere la Metro per passeggiare lungo i mega viali di Ginza inconfondibile, carissima e lussureggiante Mecca dello Shopping.

Qui le grandi marche del consumismo mondiale fanno a gara per accaparrarsi non solo la posizione migliore ma anche lo stesso palazzo che deve essere particolarissimo e facilmente riconoscibile; ed ecco quindi palazzo Armani con le sue meravigliose canne di bambù che percorrono molteplici piani con tutte le foglie illuminate, poi Dior completamente traforato e bianco oppure Chanel, Gucci, Louis Vuitton, Apple building o il meraviglioso Sony Building dove ammirare tutte le ultime novità e giocare ore con la play, vedere un film in una sala circolare completamente nera con un effetto sonoro da venirne invasi. Se si vuole verificare la potenza del marchio di una grande azienda mondiale è qui che bisogna fare ingresso. Ma Ginza ospita anche i piccoli negozi, di kimono, ventagli e altre chincaglierie, che resistono e ne vanno fieri, più difficile è trovare un ristorante a prezzi contenuti, qui anche l’acqua nei distributori, di cui il Giappone è fornitissimo, è più cara. Dopo tutto questo shopping di cui hanno beneficiato solamente i nostri occhi riprendiamo la metro per dirigerci ad Akihabara detta anche Electric Town meta di appassionati di ogni genere e per ogni genere di articolo che abbia a che fare con l’elettronica.

Usciti dalla metro ripiombiamo nel caldo umido della città e pensiamo anche che il loro spropositato consumismo potrebbe derivare dal fatto che è praticamente impossibile non aver voglia di beneficiare dell’aria condizionata dei negozi.

Siamo nuovamente immersi nelle luci delle mega insegne colorate che sponsorizzano di tutto e di più. Qui compriamo sicuramente! E infatti…

Non abbiamo acquistato computer o macchine fotografiche perché non si risparmia poi un gran chè e dopo il viaggio in Cina dell’anno scorso avevamo fatto un ottimo rifornimento, ma non ci siamo fatti scappare mouse e mouse pad in tinta della Vaio, chiavette USB a forma di sushi, caricabatterie per cellulare…Manuale, tastiera super accessoriata, Ipod ,custodie per Ipod veramente bellissime, auricolari gioiello e tanto altro ancora. Qui vi divertirete sul serio anche perché è davvero alla portata di tutte le tasche.

In effetti dopo aver girattato per tutto il pomeriggio al rientro in metro eravamo carichi di sacchetti pieni di ogni cosa e nel disperato tentativo di trovare un posto a sedere ci rendiamo conto che alcuni vagoni sono riservati alle donne, bambini e anziani durante un certo periodo della settimana e a quel determinato orario, strano… Ma la decisione è così accomodante da aver preventivato che tali vagoni sarebbero poi stati quelli più vicini alle scale mobili per uscire o entrare dalla carrozza.

Questi Giapponesi mi piacciono sempre di più! Mentre siamo lì che ipotizziamo sui vari motivi della decisione di tali giorni e tali orari decidiamo di andare a cenare a Shibuya che è la frazione di Tokyo prima di Shinjuku e la direzione in metro è la stessa.

Ammettiamolo siamo un po’ stanchi ma Shibuya e soprattutto il suo incrocio famosissimo è davvero incredibile tanto da farci passare la voglia di tornare in albergo.

Ci fermiamo all’estremità del marciapiede e cerco il punto più bello per immortalare l’incredibile quantità di gente che sconvolge il ritmo logico del senso di marcia delle automobili per invadere come tantissime formiche ogni singolo cm quadrato di asfalto ad ogni scattare del semaforo. Impressionante.

Faccio una marea di fotografie in notturna, in auto o con il flash più o meno potente e ad ogni scatto mi rendo conto di essere un piccolissimo punto in mezzo a tutto quello che purtroppo la mia macchina fotografica non sarà in grado di replicare perfettamente.

Passiamo il tempo girando questa parte di Tokyo che sembra contenerne tutti gli abitanti e finiamo qui la nostra serata di un martedì che a casa, in Italia, sarebbe stata una come tante.

Giorno 3° Mercoledì 9 Luglio 2008 Questa mattina saltiamo la colazione in albergo per rilassarci in uno dei tantissimi Starbucks che affollano Tokyo e qui decidiamo di fare un salto nel negozio Muji, che più o meno è la loro Ikea, anche i cataloghi la ricordano molto ma giriamo ore a vuoto, eppure dalla mappa trovata su intenet in albergo doveva essere vicino a noi e abbiamo visto questo nome sponsorizzato in vari punti della città.

Sono le 10:30 del mattino e qui l’attività frenetica del commercio inizia alle 11:00, chiediamo al commesso di un negozio che si stava preparando all’apertura e davvero cortesemente ci accompagna pochi passi più avanti e ci mostra il palazzo del Muji…Certo che non lo trovavamo il nome riportato sulle enormi insegne è in Giapponese, praticamente abbiamo girato intorno per buona parte della mattinata.

Abbiamo aspettato l’apertura ma non è stato poi così sensazionale anche se non ci siamo fatti scappare l’occasione di comprare qualche souvenirs.

Di nuovo in metropolitana per andare a Roppongi, famosa meta dei nottambuli e sede della Tokyo Tower da dove si gode una meravigliosa vista di tutta Tokyo.

E’ un po’ come la Tour Eiffel ma rossa e bianca.

L’ascensore trasparente che ci ha portato fino al punto più alto e l’intera visita è stata molto carina, anche le foto ricordo scattate nella cabina alla fine del percorso sono state un espediente per fare casino e assumere le posizioni più impensabili. Fate in fretta a scegliere quelle che più vi piacciono e a impreziosirle con tutti i loro fumetti, stelline, fiorellini e quant’altro di stravagante, perché la gente che aspetta è tanta e l’addetto che vi aiuterà è molto utile e paziente.

Roppongi è un’altra Ginza in fatto di shopping ma a quanto ho potuto intuire meno frequentata poiché famosa più che altro per il divertimento notturno.

Riprendiamo la metro che ci porta alla stazione centrale di Tokyo destinazione Palazzo Imperiale.

Praticamente sembrava di esserci fermati ad Amsterdam, stesse mattonelle rosse e stessa architettura! Attraversiamo l’Hibiya koen un giardino bellissimo che al suo interno racchiude ruscelli e fontane. Fotografiamo il Ponte Nijubashi che attraversa il fossato Imperiale, qui gli spazi sono immensi, tra giardini e mura di cinta, spostarsi a piedi non soddisfa la nostra idea di movimento.

Giriamo per Harajuku attirati dal fatto che qui si può trovare e vedere ogni tipo di stranezza.

Il viale che si snoda in più vicoli esterni è un pullulare di negozi di ogni tipo, da quelli che vendono prodotti di Prada e Pokèmon ai pasticcini francesi, pane italiano e articoli per la casa. Ovviamente non è questa l’attrattiva principale quanto il viavai di gente che popola queste stradine che grazie ai giovanissimi vestiti dark, punk, gotici o chi preferisce abbigliarsi come il proprio cartone animato preferito, fanno di questo posto la zona più stravagante di Tokyo. Direi che è proprio questo il posto dove terminare la nostra serata magari davanti ad un bel the verde incuriositi da quello che ancora potremmo vedere.

Giorno 4° Giovedì 10 luglio 2008 Credo che in fondo i viaggiatori siano coloro che vivono esperienze di vera scoperta, pieni di incognite e dubbi ecco perchè abbiamo voluto provare una simile esperienza… Per sentirci veri viaggiatori, così abbiamo preparato uno zaino a testa con tutto il necessario per affrontare tre giorni verso nuovi luoghi del Giappone da soli, muniti solamente delle conoscenze studiate su libri e guide ma soprattutto con tanta voglia di avventura.

Questa giornata e le prossime le abbiamo dedicate alla scoperta di Kyoto – Hiroshima e Miyashima l’incantevole isola a poco più di mezz’ora da Hiroshima.

Dall’Italia avevamo prenotato due notti in queste due località ma l’albergo a Tokyo era prenotato per tutto il tempo, questo per lasciarci la possibilità che in caso di qualsiasi problema saremmo potuti tornare indietro e vivere qui il resto della nostra vacanza, che tanto male non sarebbe stato comunque. Non vi nascondo che non ho dormito serenamente, ero in ansia, avevo paura di non riuscire, di non farcela ad arrivare, di avere difficoltà nel farci capire e capire, così mi sono svegliata più volte durante quella notte. Il mattino è arrivato in fretta e alle 6:00 eravamo in piedi davanti ai nostri zaini colmi con un solo pensiero… Se fossimo tornati in questa stanza veramente fra 3 giorni allora la nostra esperienza sarebbe stata indimenticabile. Pronti e pieni di entusiasmo eravamo in attesa che arrivasse il treno pallottola “Hicari” dalla stazione centrale di Tokyo e alle 9:03 questo treno confortevolissimo e super aerodinamico ci ha cullato fino a destinazione. Scopriamo che questi mezzi tecnologici somigliano più ad un aereo che ad un treno, le poltrone sono reclinabili e girevoli per il cambio di direzione, hanno distributori di bevande e cibi, 3 tipi diversi di bagno e camerini per truccarsi o semplicemente lavarsi il viso, hanno vagoni per soli fumatori, vagoni dove c’è la connessione a internet e vagoni dove può accomodarsi chi vuole pace o ha bisogno di uno spazio nursery. Ci sorprendiamo anche del fatto che ci sia una specie di vigile che controlla i vagoni per tutto il viaggio e una hostess che come sugli aerei passa con il carrello delle vivande, tutti e due i personaggi salutano con l’inchino sia quando entrano nel vagone, sia quando escono e noi rispondiamo ogni volta perchè ci sembra brutto non calcolarli come fanno i lori connazionali.

Alle 11:49 precise arriviamo a Kyoto, l’idea che ci viene in mente è quella di affittare due biciclette così potremo essere più liberi e potremo vivere a pieno la città. All’uscita della stazione vediamo un furgoncino che le affitta, aspettiamo il nostro turno ed eccoci motorizzati, sarà un problema capire in seguito il diverso senso di marcia e la diversa posizione sulla strada che devono tenere biciclette e moto…Ma ci mettiamo subito in riga.

Visitiamo il tempio Sanjusangendo-ji con le sue 1001 state della dea Kannon, si dice che bisogna trovare quella che ci somiglia di più e rivolgere a lei tutte le nostre preghiere, a noi sembrano più o meno tutte uguali ma seguiamo la tradizione. Meravigliosi anche i giardini con laghetti da fiaba, i templi color arancio e l’atmosfera in generale che respiriamo in questi luoghi sacri. Abituati al caos vissuto fino ad oggi, questo è sicuramente il posto più tranquillo che abbiamo visto. La nostra seconda tappa è il tempio Kumizu-dera da dove si gode una vista particolare di Kyoto, peccato che bisogna farsi un mazzo esagerato per arrivare e con le nostre biciclette, il caldo infernale, il sole che qui splende a ciel sereno è davvero una faticaccia.

Il Kumizu-dera è un tempio costruito su palafitte, è spartano ma incredibilmente affascinante, la vista poi è davvero unica. Qui per la prima volta dal nostro arrivo in Giappone abbiamo incontrato degli Italiani con i quali ci si è scambiati il classico sguardo da: “ehi…Anche voi qui!” come se ci si conoscesse da sempre. Eppure questo sentimento di spaesatezza accompagnata dalla certezza che qualcuno del tuo stesso paese è lì con te…È incredibilmente rassicurante! Abbiamo bevuto l’acqua che purifica il corpo e l’anima che scorreva e scendeva da quattro cascatelle sopra la nostra testa grazie ad un bicchiere al fondo di un lungo bastone; esperienza che sulle guide vedevo come una delle cose più affascinanti di questo tempio, ma posso garantirvi che era tutto l’insieme, il tempo, l’aria e la compagnia delle persone che venivano da ogni parte del mondo, a rendere il posto in cui ci trovavamo davvero speciale. Verso l’uscita c’è un bellissimo negozio di souvenirs, che tra parentesi non ne troverete moltissimi in tutto il Giappone, e qui mi sono innamorata di una statuetta di Geisha alta circa 50 cm, lo so che era impossibile per come eravamo messi portarcela dietro ma già la vedevo, con quel ventaglio coloratissimo e quell’abito fiorellato…In casa nostra sarebbe stata benissimo. Con parecchio disagio l’abbiamo portata con noi per tutto il nostro viaggio lasciandola qua e là dentro gli armadietti delle metropolitane nei nostri continui passaggi. Stravolti per la giornata pesante cerchiamo l’albergo in centro a Kyoto e dopo una rigenerante doccia siamo usciti per cenare. Sempre accompagnati dalle ormai inseparabili biciclette andiamo alla scoperta di Gion il posto nel quale le pochissime Geishe ancora esistenti passano le loro serate alla ricerca di qualche buon partito che le manterrà tutta la vita, ma come indicato dalle guide non è poi così semplice vederle. E’ un luogo particolare dove sesso, insegne luminose e love hotel sono tangibilmente presenti, facile vedere belle ragazze alte con tacchi da capogiro accompagnate da uomini piccoli e anziani…Insomma tutto il mondo è paese! Girando tra un vicolo e l’altro troviamo un piccolo negozio che vendeva kimono bellissimi, di una seta colorata e preziosissima, mentre entro per chiederne il prezzo mi rendo conto che la padrona li stava confezionando a mano, vicino a lei una vecchia macchina da cucire e bellissimi scampoli di seta di varie fantasie, insomma il nostro kimono lo abbiamo pagato una miseria 1000 yen contro i 30.000 dei negozi più importanti del Giappone. Non ce li siamo fatti di certo scappare anche se i nostri avevano ancora i punti di imbastitura lasciati a penzolare. Finiamo in questo posto la nostra serata ammirando ciò che veniva proposto ai nostri occhi e ormai davvero a pezzi facciamo ritorno verso il nostro letto d’albergo.

Giorno 5° Venerdì 11 Luglio 2008 Questa mattinata la dedichiamo un po’ di più al sonno perchè il proseguo sarà faticoso visto che le nostre biciclette e più che altro le nostre gambe ci porteranno dall’altra parte di Kyoto per visitare il tempio Ginkaku-ji e Ryoain-ji . Dopo un bel percorso in bicicletta come questo possiamo mangiare per due giorni di seguito senza paura di riprendere il peso che avevamo prima di arrivare in Giappone! Il tempio Ginkaku-ji è paradiso di laghi, verde e percorsi tra di essi, ha un fascino particolare e la vista del tempio dorato in mezzo a tutto quel verde dà un tono di colore alla visione d’insieme davvero soprendente, saremmo stati ore a beneficiare di quella sensazione di assoluta serenità che l’ambiente ci trasmetteva. Poco distante da questo tempio si trova il Ryoain-ji famoso per le sue 15 pietre sistemate sapientemente su un candito letto di pietroline bianche rastrellate. In effetti sembra più un luogo di meditazione piuttosto che di sacralità ma è altrettanto affascinante. Abbiamo provato a contare le pietre e con stupore abbiamo notato che era vero, in qualsiasi punto ci si metta ad ammirare questo giardino si conteranno sempre e solo 14 pietre. Siamo ormai arrivati verso la fine di questa giornata e alle 17:59 abbiamo il treno per Hiroshima, che arriva puntuale come al solito a destinazione.

Hiroshima ci dà il benvenuto quando è quasi il tramonto e notiamo subito che è un posto diverso, diverso anche da ciò che ci aspettavamo, abbiamo la sensazione che qui scorra tutto con calma anche la gente è meno affaccendata o di corsa. E’ ormai ora di cercare l’albergo che scopriamo essere situato davvero a pochi passi dal museo della Pace e dalle altre attrattive che purtroppo offre questa parte di Giappone, doccia veloce e nuovamente in strada per le vie di Hiroshima per cenare e curiosare alla scoperta di ricordi che ci porteremo da questa altra parte di Sol Levante. Passiamo la notte nel nostro bellissimo albergo dal quale si può vedere il lungo Viale della Pace e con sentimenti contrastanti su ciò che vedremo domani mattina ci addormentiamo nel nostro bellissimo letto stile Giapponese.

Giorno 6° Sabato 12 Luglio 2008 Al risveglio che come al solito è alle 7:00 ci scopriamo curiosi di visitare questo famosissimo museo della Pace tanto da arrivare mezz’ora prima dell’apertura. Destino vuole che mentre eravamo in attesa si avvicina un ometto piccolo con la faccia simpaticissima e una targhetta appesa al collo con scritto: FREE GUIDE. Non voleva offrirsi come guida ma solamente colloquiare un po’ con noi in attesa dell’apertura e che arrivasse il suo gruppo di turisti, che quella mattina era di americani. Ci ha spiegato tantissimi aneddoti interessanti e soprattutto ci ha fatto vedere il certificato che lo rende sopravvisuto alla bomba atomica e cittadino onorario di Hiroshima in quanto nato dopo solo due giorni dallo scoppio e orfano di padre che al momento del bombardamento lavorava a 1 km di distanza dal punto di deflagrazione. Facciamo le foto con lui e ci rende orgogliosi aver parlato per più di mezz’ora con questo gentilissimo personaggio che ci regala un origami fatto di carta riciclata e ci spiega essere il simbolo di questa città risorta dalla cenere , in seguito diventata una città giovane con una moltitudine di palazzi nuovi e moderni che nascondono nelle loro fondamenta un dolore profondo. Visitiamo il museo e per una cifra stupidissima prendiamo anche le cuffie in italiano. La visita in questo parallelepipedo di vetro passa lentamente, ci si ferma a pensare e riflettere su ciò che l’uomo riesce a fare e a distruggere. L’umore peggiora e mentre saliamo all’ultimo piano ci rendiamo conto che da qui in poi sarà ancora più difficile. Questa parte del museo è dedicata ai reperti che sono in qualche modo scampati allo scoppio e al fuoco, ciò che vedrete è scioccante e commovente. Personalmente ho pianto e mi ha rincuorato vedere che non ero l’unica a farlo. Usciamo dal museo un po’ affranti e pensare che io l’ultima parte non me la sono sentita di vederla così ho aspettato Davide alla fine del percorso ammirando il panorama offerto dalle immense vetrate di questa bellissima e, ai tempi, spaziale costruzione. Mentre aspetto che mio marito finisca la visita sento in lontananza l’Inno nazionale Italiano…Che strano, impossibile…Cosa c’entra qui il nostro Inno, mi convinco allora di aver udito una qualche simile melodia. Quando siamo scesi e ritornati sul viale della pace ci siamo soffermati a fotografare il Cenotafio (monumento ai caduti) e poco più avanti la fiamma perenne contro la bomba atomica che rimarrà accesa fin quando al mondo ci saranno armi di questa portata. Dopo quello che avevamo visto sembrava impossibile che stesse ancora ardendo. A breve distanza c’è il Bomb Dome unica costruzione che è rimasta rovinosamente in piedi dopo l’esplosione. Il nostro giro qui è ormai al termine se vogliamo andare a Miyajima.

Passiamo dietro al monumento e veniamo accolti da una marea di bambini vestiti come i nostri scout che hanno in mano tutte le bandiere del mondo e a turno camminano verso il centro della piazza con il sottofondo dell’inno nazionale della bandiera che stanno rappresentando…Ecco allora non ero matta in quell’istante un bimbo giapponese mi aveva rappresentato in questa città della Pace. Ci hanno regalato origami e augurato un caloroso benvenuto a Hiroshima in tutte le lingue conosciute, prima di lasciarci andare ci hanno chiesto una firma per l’abolizione delle bombe atomiche nel mondo… E’ ormai ora di pranzo così pensiamo sia meglio mangiare in stazione per riprendere il treno e andare finalmente a Miyajima. Questo posto meraviglioso, di cui mi ero innamorata leggendo libri e facendo ricerche su internet, era finalmente vicino. Per arrivare su quest’isola bisogna prendere il treno JR in direzione Hiroden- Miyajima (track 1) impiega solamente 25 minuti per arrivare in una piccolissima cittadina dalla quale prendere il traghetto che in una manciata di minuti ci porterà a destinazione. Anche il traghetto è della JR quindi niente code e passaggio con tanto di inchino da parte dell’incaricato nel momento stesso in cui tiriamo fuori il nostro fighissimo pass che ci ha fatto saltare code, scegliere i posti migliori e viaggiare senza la minima preoccupazione. Il viaggio in traghetto passa velocissimo e in un attimo siamo nuovamente sulla terraferma. Lasciamo gli zaini e la scatola della Geisha che ha praticamente girato una bella parte di Giappone, dentro gli armadietti e andiamo a noleggiare altre due biciclette per girare sull’isola. Compro anche una scatola di patatine speziate perché qui, liberi e in cattività passeggiano i daini. Appena scendiamo dalla rampa della stazione di attracco mi precipito a dare da mangiare ad un esemplare adulto di daino, si avvicinano tutti gli altri e mi circondano fino a convircemi di mollare la presa sul pacchetto di patatine se non volevo essere travolta. L’isola è caratterizzata da un lungo viale che ha sui due lati meravigliosi negozi di souvenirs presi d’assalto dalla gente mentre i daini guardinghi, cercano qualcuno da rincorrere per rubare loro il gelato o il panino. La fine del viale è caratterizzata da un grosso tori in pietra e da uno scenario da cartolina; il Torii gigante e color arancio/rosso che sembra galleggiare sull’acqua, lanterne di pietra lungo il percorso, daini e sabbia sotto i piedi ci svelano il cammino per arrivare al Santuario Itsukushima-jinjia…E tutto sembra magico.

Arriviamo fino alla Pagoda Tahoto e da qui scopriamo un panorama mozzafiato dell’isola, alcuni passi più in su è visitiamo il Tempio Daigan-ji con i suoi bellissimi quadri e l’atmosfera di serenità che lo circonda e ci regala. Quest’isola è il posto più bello che io abbia mai visto. Miyajima ha molto da offrire, bisognerebbe dormire qui una notte nonostante i prezzi salatissimi per poter ammirare il tramonto o l’alba, prendere la funivia e godere del panorama stupendo diviso dal mare e dai monti, arrivare alla Riserva delle scimmie e dare un’occhiata al Santuario di Hokoku…Ma la giornata è quasi finita e noi dobbiamo percorrere tutti i km fatti per arrivare fin qui a ritroso per ritornare all’amata megalopoli di Tokyo.

Con il cuore già pieno di nostalgia per i meravigliosi paesaggi che ci lasceremo alle spalle ci avviamo alla stazione per il ritorno che come previsto, tra cambi di shinkansen e soste per i transfer arriviamo a Tokyo precisamente all’ora che ci avevano segnalato il giorno della partenza da Tokyo. Sono davvero precisi ci avevano calcolato anche i respiri! Al nostro arrivo in camera quando ormai la nostra avventura era arrivata al termine, esausti per l’ora tarda e le fatiche subite, abbiamo buttato a terra gli zaini che per tutto quel tempo ci avevano appesantito e disturbato, ci siamo fermati un secondo a guardarli e senza parlarci il nostro pensiero era il medesimo…Ce l’avevamo fatta, tutto era andato bene, pochissimi problemi risolvibili e un’esperienza di viaggio e di cammino che ci accompagnerà indimenticabile per tutta la vita.

Giorno 7° Domenica 13 luglio 2008 Sarà perché il settimo giorno bisogna riposare, sarà perché ci sentivamo a casa e a nostro agio o perché semplicemente ne avevo bisogno ma questa giornata l’abbiamo vissuta a partire da mezzogiorno perchè l’inizio della mattinata è stato sonno continuato e pesante. Il fatto è che al nostro risveglio eravamo entusiasti e vogliosi di continuare a fare, scoprire e parlare, parlare e discutere di quello che in questi giorni ci era successo, di tutto ciò che avevamo avuto il privilegio di vedere e toccare. Ecco perché decidiamo che avevamo le forze necessarie per tornare a Shibuya, e dopo pranzo prendere nuovamente lo shinkansen per raggiungere la storica Nikko. La domenica è un giorno particolare in tutto il mondo, e qui a Shibuya si spreme il consumismo e lo shooping. La città viene letteralmente innondata di persone che vagano per negozi, ristoranti e supermercati come il mitico… Tokyu Hands…Spettacolare. Avete presente uno di quei supermercati dei film americani dove chiudono sempre qualcuno all’interno e il personaggio invece di pensare chè è un fottuto giorno sfortunato, comincia a girare per i vari reparti, prova di tutto, gioca, mangia, dorme, insomma è il più bel giorno della sua vita? Bene, io avrei voluto rimanere chiusa lì dentro. I piani erano addirittura sfalsati nel mezzo c’era il piano 1 e gli annessi piani 1A + 1B…Così per 8 piani. Era impressionante la molteplicità di cose che si potevano acquistare.

Usciti dal megastore più famoso del Giappone piombiamo nuovamente nel caldo torrido e umido dal quale in questi giorni ci eravamo felicemente allontanati decidiamo di passeggiare ancora un po’ per Shibuya perché ci piace questo suo caos completamente fuori controllo e ci divertiamo a notare le marcate differenze tra uomini e donne giapponesi e soprattutto di quanto i giovani uomini giapponesi tengano in particolar modo alla propria capigliatura. Capelli biondo tinto ingellati fino ad essere alti sulla testa più o meno 40 cm e restavano drammaticamente immobili! Anche le borse degli uomini ci hanno colpito, non hanno bisogno di un design particolarmente sobrio e lineare come succede da noi perché a loro piacciono e usano borse da donna, grandi e colorate borse femminili. Sono le tre del pomeriggio quando con vera incoscienza decidiamo di prendere un treno per Nikko ma arriveremo a destinazione dopo molto più tempo di quello che avevamo preventivato. Durante il tragitto il tempo cambia e anche la temperatura esterna diventa più rigida. Il treno sempre della JR è un piccolo mezzo locale ancora con i vagoni e solo ideogrammi a farci capire le fermate o le pubblicità reclamizzate all’interno, comincia a piovere grosso. Io e Davide ci guardiamo in faccia più volte, ed è innegabile il pensiero che ci vaga in testa…Ma chi c’è l’ha fatto fare? Quando finalmente arriviamo a Nikko piove a dirotto, con il nostro abbigliamento da caldo/ umido di Tokyo e le nostre infradito comincia davvero a fare freddo. Usciamo dalla stazione deserta e ormai fradici raggiungiamo il pullman che ci porta al noto ponte rosso. L’autista ci fa cenno di scendere perché siamo arrivati e come in un film dell’orrore quando mettiamo i piedi bagnati fradici a terra ci troviamo immersi in un angolo di mondo buio data l’incessante pioggia, deserto nonostante fossero state le 19:00 di sera e completamente al freddo. Ci ripariamo sotto una tettoia di un ristorante chiuso e davanti al distributore di bevande che ci illumina il viso ci guardiamo perplessi. Dopo un caffè al latte freddo, anzi ghiacciato, del distributore e una sigaretta (perché mai come in quel momento avevo avuto voglia di fumare) ci guardiamo intorno alla ricerca di una qualche indicazione per il ponte rosso…Poi basta saremmo tornati indietro, questa l’avevamo proprio sbagliata. Peccato solo che nonostante i nostri onorevoli sforzi fosse impossibile vedere qualcosa che ci conducesse al ponte sacro Shin-kyo e oltre a non esserci nessuno per strada sembrava che quel giorno anche le macchine avessero smesso di circolare eravamo soli nel buio, sotto la pioggia, sotto una tettoia. Demoralizzati decidiamo per un ultimo tentativo visto che eravamo arrivati fino a qui ci sembrava un peccato aver fatto tutto per niente. Ridiamo della situazione e come per magia spunta da un angolo il nostro ultimo tentativo…Un taxi! L’autista ride del fatto che a noi basti scendere dal taxi, lasciarlo lì ad aspettarci mentre godiamo di un momento simile davanti al Ponte rosso Shin-kyo , mentre cerco di scattare una foto che non verrà mai perfetta ma servirà solamente a mantenere vivo il ricordo di ciò che componeva questa strana giornata. Di corsa e grondanti d’acqua schizziamo dentro l’auto e chiediamo al tassista di portarci fino al Santuario Tosho-gu, ci spiega che avremmo trovato già chiuso ma a noi non importa ormai ci siamo, almeno da fuori vogliamo vederlo. Dopo qualche minuto arriviamo sotto una lunga salita, il conducente ci fa segno che dovremmo salirla tutta per arrivare davanti all’ingresso, lui ci aspetterà qui. Continuiamo a ridere, non ce la facciamo a smettere, siamo fradici ma il freddo è ormai passato. Alla fine della salita siamo davanti al Santuario Tosho-gu sulla sinistra c’è la bellissima Pagoda a 5 piani, ci avviciniamo quasi a toccarla. Di questo giorno mi ricorderò per sempre la sensazione che ho provato in quel preciso istante. Intorno a noi c’era silenzio, pace e alberi, eravamo lì da soli, in mezzo a templi che vedevamo scuri per il buio, pioveva e nulla ci importava del resto. Un bacio era il minimo per suggellare quel meraviglioso momento. Eravamo arrivati fino a qui, in uno scenario che probabilmente non si sarebbe ripetuto mai più e questo lo ha reso un altro dei meravigliosi momenti vissuti in Giappone. Il ritorno da Nikko è passato in fretta e in un attimo eravamo nuovamente nella Tokyo moderna e tecnologica che avevamo lasciato da qualche ora. Per finire la giornata in bellezza andiamo a mangiare a Hibiya sotto i binari dei treni pallottola. Scopriamo con piacere che in questo locale ascoltano un mix di jazz e musica internazionale quindi gustiamo il nostro pollo fritto (specialità di questa parte di Tokyo) e alla griglia con gradevole sottofondo musicale che misto alle nostre risate e al chiasso di tutti gli altri tavoli ci ha fatto sentire travolti nuovamente nel caos. In fondo è questo che mi ha dato il Giappone, angoli di caos incontrollabile al fianco di templi dove l’unica cosa che si sente è il tuo proprio respiro, scorci di mare e vegetazione confinanti con i grattacieli più moderni, spazi bui e freddi contro luci al neon coloratissime e caldo costante. Giorno 8° Lunedì 14 Luglio 2008 Questo giorno lo abbiamo riservato al Monte Fuji, sempre da casa avevamo prenotato un’escursione guidata che ci portava alla quinta stazione del vulcano più conosciuto e fotografato del mondo…Da qui con i nostri fedelissimi zaini pieni di spuntini, fazzoletti e torcia avremmo dovuto scalare il monte Fuji per godere il mattino dopo di una fantastica alba seduti sul cratere…E invece… Il punto d’incontro con la nostra guida era in un bellissimo albergo di Shinjiku parecchio lontano dal nostro. Arriviamo come al solito con parecchio anticipo e ne approfittiamo per fare colazione in un Segafredo point…Il primo vero caffè italiano dopo tutti questi giorni, unico posto dove ogni cosa all’interno del locale era scritta in Italiano e qui ci rendiamo conto che la nostra vacanza giungeva al termine. All’ora stabilita incontriamo la guida che dopo circa due ore di pulmino per raggruppare gli altri turisti si presenta a noi tutti con il nome di Kyoco, una donnina minuta con grande senso dell’umorismo che raccontava tutte le stravaganze dei giapponesi lungo il percorso che ci ha portato fino alle pendici del vulcano. A questo punto dell’escursione abbiamo parlato con Kyoco della nostra idea di scalare il monte e con suo grande stupore, benché non sia insolito che i Giapponesi si avventurino in questo tipo di pellegrinaggio, ci ha sconsigliato vivamente di farlo, per via del tempo e soprattutto per il fatto che il pullman non ci avrebbe portato nuovamente alla quinta stazione alla fine del tour ma era da qui che saremmo partiti per la nostra giornata organizzata. Mentre continuiamo a parlare della possibilità o meno di farlo comunque si avverano le previsioni della nostra guida, comincia a piovere a secchiate e il pullman ci porta con grande fatica in salita fino a 2500 mt di altezza. Siamo scesi per scattare qualche foto ma era praticamente impossibile, abbiamo visto la punta del cratere in uno scorcio velocissimo di nubi che si aprivano e si spostavano a velocità incredibili mentre continuava a piovere. Sono salita lungo il sentiero per una cinquantina di metri, per via della roccia lavica e dei sentieri impervi sono scivolata almeno tre volte. Ok lasciamo perdere! Il panorama era plumbeo e il freddo costante, decidiamo tutti quanti per la risalita sul pullman che ci avrebbe portato alla valle del Gran Bollore di Hakone. Dopo una breve sosta per il pranzo prendiamo la funivia che ci conduce alla valle Owakudani, l’odore di zolfo è insopportabile ma quando scendiamo sono comunque tentata di assaggiare le uova nere cotte nel fango bollente che dicono essere salutari. Il problema è superare l’odore. Il panorama è bellissimo e per qualche minuto la pioggia ha cessato di cadere. La nostra escursione guidata si è poi conclusa con una piccola crociera sul lago Ashino-ko, un buon espediente per rimanere seduti ad ammirare i torii che emergevano dalle acque limpide di questo lago tra monti e crateri tutt’oggi attivi. Intorno alle 20:00 siamo arrivati a Shinjuku e ne abbiamo approfittato per qualche ora di shopping visto che i negozi avrebbero chiuso alle 23:00.

Giorno 9° Martedì 15 luglio 2008 ultimo giorno Prima o poi ci saremmo arrivati, e pensare che quando avevamo deciso che la nostra meta per le vacanze sarebbe stata il Giappone era stato più di un anno fa. Facciamo colazione al Tully’s Coffee che somiglia come tante altre catene allo Starbucks qui pensiamo a come impegnare al meglio questa nostra ultima giornata e per scongiurare eventuali musi lunghi e apatie generali decidiamo di andare a La Qua, parco di divertimenti dove c’è il famoso Thunder Dolphin, montagna russa mozzafiato che freccia dentro un palazzo. E’ talmente divertente che lo facciamo più volte. Con il braccialetto che ci hanno dato potevamo fare tutti i giochi e naturalmente più volte ciascuno, così lo abbiamo fatto fruttare finendo rovinosamente affamati alle quattro del pomeriggio. Non avevamo ancora visto una delle parti più alla moda di Tokyo ma soprattutto più a buon prezzo…Ikebukuro. Che problema c’è basta riprendere la metro e in attimo eccoci nel centro dello shopping giovanile più fashion che io abbia mai visto, grandi aziende conosciute di abbigliamento, un enorme Bic Camera a più piani e viali gremiti di giovanissimi all’ultima moda, e via con la carta di credito. Giriamo Ikebukuro con la voglia non fare ritorno a casa e con la testa così piena di ricordi di questa meravigliosa vacanza che ogni giorno ho dovuto appuntarli su un blocchetto per poterli ricordare e raccontarvi. In serata ritorniamo al parco divertimenti di La Qua per mangiare in un ristorante che ci era piaciuto tantissimo e sul finire della nostra buonissima e ultima cena giapponese sentiamo provenire da fuori musica di violini e pianoforte, usciamo fuori alla ricerca della provenienza di un qualche concerto. Scendiamo dal piano elevato del ristorante e ci ritroviamo in una piazza dove la gente assiste allo spettacolo musicale che faceva danzare l’acqua delle fontane a terra. Uno spettacolo magico e insieme romantico, i getti d’acqua cambiavano colore, si alzavano, si abbassavano, giravano e zampillavano al ritmo di Chopin, Mozart e composizioni più attuali. Mi piace pensare che il Giappone ci abbia voluto salutare in maniera particolare regalandoci questa serata inaspettata che insieme a tutto il resto ha contribuito a rendere questo posto il luogo più fantastico che abbiamo mai visto.



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