Solo donne… per una West Coast da ricordare
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Scendiamo dall’aereo a Las Vegas tutte sfatte perché dopo 9 ore per arrivare a New York, fare uno scalo di 4 ore e poi altre 6 ore per Las Vegas neanche il migliore dei truccatori riuscirebbe a rimettervi in sesto. Era più o meno l’una di notte andiamo all’auto noleggio con una navetta dell’aeroporto, ci accompagnano poi a scegliere la macchina noleggiata con Alamo (ci siamo trovate benissimo e speso poco circa 100 € a testa per 10 giorni) e noi come delle bimbe di fronte a dei nuovi giocattoli ci mettiamo ad aprire tutte le macchine per scegliere la più grande e la più comoda, una volta scelta ( Jeep Patrol) le ragazze preferiscono che guidi io sino all’hotel che si trovava a circa 4 km dall’autonoleggio, io tremante per l’emozione inizio a guidare in terra straniera con segnali stradali e semafori incasinatissimi sbagliando pure strada riusciamo a raggiungere l’hotel ( ringrazio chi ha inventato il cambio automatico), nel frattempo l’hotel aveva dato via la nostra stanza perché dovete sapere che a Las Vegas se non arrivi all’ orario concordato, anche se già pagato, ti danno via la stanza, per fortuna che Martina sapendo bene l’inglese riesce a farci dare l’ultima stanza rimasta con un’unico letto King Size dove ci stai comodamente in tre, e dove non dormirai praticamente nulla perché non potrai muoverti se vorrai evitare di svegliare gli altri.
Sabato 7 giugno
Detto questo la mattina dopo verso le ore 6:30 fresche come delle rose ( si fa per dire) prendiamo la nostra macchinina e ci dirigiamo verso Williams fantastica cittadina nei pressi della Route 66 che solo a dire il nome mi emoziono ancora, il paesaggio che incontriamo lungo la strada è di tipo desertico nei dintorni di Las Vegas poi via via che si scende s’inizia a scorgere più vegetazione. Nel frattempo avevamo messo su il nostro lettore mp3 caricato con tutte canzoni scelte con cura per il tragitto tra cui una fantastica ” take me home Country Roads” cantata ovviamente a squarciagola. Lungo la strada facciamo benzina e ci accorgiamo che al confronto dell’Italia costa davvero poco, con 3,5 dollari ti fai circa 5 litri, quindi per fare mezzo pieno (consiglio sempre di tenere il serbatoio pieno per evitare di trovarsi in mezzo al deserto senza benzina) spendevamo circa 15 dollari, ci sembrava un sogno.
Williams è una cittadina molto colorata piena zeppa di motociclisti e di locali dove mangiare una inconfondibile carne alla brace, qui ci siamo fermate a mangiare. Mi raccomando le mance, dovete dare il 15/20% in più rispetto al conto, altrimenti vi guardano malissimo se gli date di meno. Dopo mangiato ci dirigiamo verso l’hotel, che dista circa mezz’ora di strada dal Grand Canyon, per appoggiare le valigie. Lo troviamo lungo la strada, è un pò datato ma a noi non importa perché siamo delle avventuriere e quindi ci adattiamo… lanciamo praticamente le valigie e riprendiamo la strada oramai nostra meravigliosa compagna di viaggio. Arriviamo al Grand Canyon verso le 15:00. All’entrata del parco acquistiamo subito dai Ranger davvero gentilissimi, la “National Park Pass” del costo di 80 dollari a macchina che ci servirà poi per entrare in tutti i parchi, tranne quelli di proprietà dei Navajo. Una sola cosa dirò del Gran Canyon. Se riuscite, almeno una volta nella vita, andate a vederlo, è un qualcosa che non si può descrivere a parole e nemmeno immaginare. Lo devi solo vedere e assaporare con gli occhi e la mente, sarà un qualcosa che davvero vi toglierà il fiato. Trovatevi un angolino tutto per voi per poterlo vedere da soli, diverrà un’immagine che ogni volta che chiuderete gli occhi vi farà stare bene.
Domenica 8 giugno
Passiamo l’intera giornata al Grand Canyon girandolo in lungo e in largo con la navetta e poi un bel pezzo a piedi, fa caldo, ma è un caldo che a noi donne piace, secco e ventilato. Verso sera ci dirigiamo verso Tuba City, una cittadina per lo più gestita dai Navajo che abbiamo scoperto essere delle persone davvero simpatiche e gentili. Questa piccola città si trova più o meno a metà strada tra il Grand Canyon e la Monument Valley la nostra prossima meta, quindi tappa obbligata per dormire anche perché poi nei dintorni non c’è praticamente nient’altro. Noi tra l’altro scegliamo sempre di guidare di giorno e mai di sera soprattutto perché di sera ci sono parecchie zone che non sono illuminate e poi perché il paesaggio si gusta meglio di giorno;-) Ci fermiamo a mangiare in una catena di ristoranti che si trova un po’ ovunque qui, da Denny’s dove ho mangiato una fantastica carne alla brace con del purè ricoperto da una salsa marroncina, della quale ne avrei mangiato una tonnellata, era così buono. Poi di corsa a letto.
Lunedì 9 giugno
Sveglia come al solito all’alba, tanto con il fuso orario è come svegliarsi alle 14 del pomeriggio quindi ci dirigiamo dirette verso la Monument Valley dove le vallate e la strada che ti accompagnano ti lasciano a bocca aperta. Qui è tutto così grande che non riesci veramente a dare una fine all’orizzonte. La terra in questa zona poi è di un rosso acceso che ti riscalda solo a guardarla. Arrivati alla Monument e dopo aver pagato 5 dollari a testa per l’ingresso, arriva il divertimento quello che solo chi è in macchina con te può capire. Per vedere questi famosi pinnacoli di forme per lo più strane devi accingerti a fare un percorso completamente sterrato che ti porta proprio nel cuore della valle, ecco perchè all’inizio suggerivo di prendere una bella Jeep, e più alta è meglio è, perché se ti vuoi fare bello e noleggiare una Mustang come avremmo voluto noi, rischierai d’impantanarti nel bel mezzo del percorso probabilmente facendo sorridere gli altri turisti che con i loro super Jipponi ti sfrecceranno davanti facendosi beffa di te:-)))) Comunque, dopo aver consumato la macchina fotografica con pose degne di Vanity Fair, a pomeriggio inoltrato riprendiamo la nostra Jeep, oramai diventata di colore rosso, e ci dirigiamo verso Page e la sua enorme diga sul lago Powell. Come di consueto portiamo le valigie al Rodeway Inn, motel piccolo ma comodo. Entusiaste dal fatto di poterci avvicinare al lago per tentare di fare un bagno rilassante, andiamo subito all’entrata del lago utilizzando il pass fatto al Grand Canyon. Non spendiamo nulla, entrando ci accorgiamo che per arrivare sulle sponde del lago c’è tutto un tratto di stradine fatte di sabbia, che se non sai quale prendere puoi finire dritto in mezzo alla sabbia più fonda ovviamente non riuscendo più ad uscire…. e indovinate un po’ dove siamo andate noi? Mi sembra piuttosto chiaro, siamo andate a finire dirette nella sabbia più fonda. Dopo svariati tentativi e imprecazioni varie troviamo un signore molto gentile, che abbiamo pregato quasi in ginocchio, che con la sua Dune Buggy riesce a estrarre la nostra macchina dalla sabbia e ci dice anche quale stradina prendere per uscire indenni da lì. Una volta uscite, non contente torniamo a piedi verso il lago convinte almeno di riuscire a fare il bagno dopo tutta quella confusione…. invece che ti troviamo? Troviamo un’acqua sporchissima che sembrava una discarica, quindi deluse e stanche andiamo a mangiare e poi via a letto.
Martedì 10 giugno
Ecco quello che ci accingiamo a fare in questa mattinata. È un’altra meraviglia. Alle 11 abbiamo appuntamento con i Navajo dell’Antelope Canyon tour (appuntamento preso mesi prima per le ore 11 perché dicono che quello è l’orario migliore per la luce) per visitare, appunto, l’Upper Antelope Canyon (che qualcuno riconoscerà tra gli sfondi del proprio computer). Siccome sono le 9 di mattina che fare nel frattempo? Beh, prendiamo la palla al balzo e avendo sentito parlare di quest’ansa del fiume a forma di ferro di cavallo detta Horseshoe Bend, andiamo a vederla. È a pochi km dall’Antelope, perciò via… si va. Chi soffre di vertigini non si avvicini ai bordi perché è davvero altissima, ma i colori e le sfumature che si possono ammirare sono una cosa spettacolare. Si passa dal verde intenso dell’acqua al giallo-marrone-rosso della roccia.
Alle 11 la nostra guida Navajo ci carica assieme ad un sacco di altri turisti su un camioncino aperto dalle ruote molto grandi e, percorrendo qualche km di super sterrato facendoci saltare e divertire ad ogni buca, arriviamo all’ingresso di questo Canyon creato dall’acqua e dalla sabbia. Anche qui le foto non rendono abbastanza giustizia ai colori e alle forme che ci si prospettano davanti, una meraviglia che solo la natura può creare. Terminata la visita ci dirigiamo verso la cittadina di Panguitch dove il tempo sembra si sia fermato alla fine dell’800. Portiamo come di consueto le valigie in hotel all’Adobe Sands Motel, molto comodo e tranquillo, per dormire speso davvero poco circa 14 € a testa, cerchiamo un posto dove mangiare e vendendo delle persone vestite praticamente da Cowboy entrare in questo ristorante “Cowboys Smoke House”. Ci siamo dette assolutamente sì, è il posto giusto e, infatti, credo di non aver mai mangiato una bistecca buona come l’ho mangiata in questo posto, lo ricordo come se fosse adesso. Speso sui 20 dollari e mangiato veramente benissimo. Tutte a letto presto, come al solito
Mercoledì 11 giugno
Sveglia alle 8… capatina alla Little L’s Bakery dove facciamo incetta di dolci e caffè e poi via verso il Bryce Canyon (o come l’ha chiamato Monika il Bruce Canyon). Anche qui il paesaggio cambia ancora. Troviamo un sacco di verde e di alberi, anche al Bryce utilizziamo il Pass che ci permette di entrare sempre senza pagare ulteriori ingressi. Qui non serve prendere la navetta, puoi dirigerti verso le varie zone e punti dove ammirare il panorama con la propria macchina. Posso dire che il Bryce Canyon è un’altra di quelle meraviglie create dalla natura che nonostante uno dica vedendolo in foto che sia molto bello non potrà mai dire di esserci stato e di essere rimasto in silenzio di fronte a cotanta bellezza. Delle guglie di un arancione vivacissimo spuntano altissime da un ventre di alberi verdi scuro creando un contrasto che neanche la macchina fotografica riesce ad accogliere a pieno. Avendo dei tempi un po’ ristretti lasciamo a malincuore il Bryce e ci dirigiamo verso il Zion National Park, anche qui entriamo con il pass, le montagne in questa zona cambiano ancora di colore e diventano quasi di colore giallo pallido oltre che altissime, in questo parco ci veniamo per provare a fare la camminata nel fiume Virgin che negli anni ha scavato una gola spettacolare dove camminando nell’acque si è circondati da pareti di roccia dritte e altissime, qui ci divertiamo come delle matte a fotografarci e schizzarci d’acqua circondati da un sacco di turisti che provano a non cadere scivolando sopra ai sassolini che si trovano in acqua. Una volta uscite andiamo verso l’hotel situato nella cittadina di Hurricane, una tranquilla cittadina di passaggio alla sera decidiamo che il giorno dopo fare tutta una giornata alla Death Valley sarebbe stato troppo perciò decidiamo di tagliare un’attimino e di andare verso… la famigerata AREA 51.
Giovedì 12 giugno
Levataccia alle ore 6, partenza praticamente mangiando un Waffle al volo e via verso tre ore e mezza di paesaggio lunare dove passava una macchina ogni mezz’ora. Avevamo il terrore che ci si bucasse una ruota in mezzo al nulla e che prese un po’ dal posto dove stavamo andando gli alieni venissero a prenderci:-))))) Comunque una volta arrivati al villaggio di Rachel proprio di fianco al Groom Lake ci fermiamo nell’unico bar che troviamo per mangiarci un fantastico Alien Burger e farci mille foto sotto al cartello “extraterrestrial highway”. Sarà l’aria che si respira qui, saranno tutte le parole che sono state usate per questo strano luogo, ma quando ci sei ti sembra davvero di essere in un altro mondo. Da qui, dopo mezzogiorno partiamo alla volta della Death Valley dove in fretta e furia la facciamo senza quasi scendere dalla macchina perché purtroppo la Death Valley offre le sue meraviglie se si viene in inverno, in estate le sue meraviglie si nascondo dietro quasi 50 gradi di caldo secco, praticamente un forno dove sembra di essere in una sauna e si respira a fatica, quindi una volta uscite da quell”inferno andiamo dirette al nostro hotel il Desert Inn dove s’inizia già a respirare l’aria del gioco d’azzardo, la hall era piena di macchinette mangiasoldi.
Venerdì 13 e sabato 14
Uscendo da X-files ritorniamo alla realtà dirigendoci verso un mondo fatto di luci, lustrini, paillettes, soldi, musica, shopping e chi più ne ha più ne metta, ovviamente stò parlando della città del peccato: Las Vegas. Ci portiamo, percorrendo un’autostrada fatta di cinque corsie a prova di pilota, verso il nostro hotel (chiamarlo hotel è riduttivo sembra più una città) il New York New York, dove per trovare la nostra stanza ci abbiamo messo mezz’ora. L’hotel è proprio sulla strada principale, la Strip, dove ci sono altrettanti hotel spettacolari. Non mi dilungherò molto su Las Vegas perché a me personalmente non mi ha fatto impazzire. C’è un po’ troppa confusione per i miei gusti e la definizione di “parco divertimenti” per adulti è azzeccatissima. L’unica cosa è che ti svuota davvero le tasche se non per le macchinette, sicuramente per lo shopping.
Il rientro poi è stato lungo e stancante ma ripartirei anche domani se sapessi di ripercorrere di nuovo tutte le emozioni vissute.
Ringrazio tantissimo Martina e Monika che mi hanno tenuto una folle compagnia in questo viaggio, cantando in macchina, mangiando cracker sui sedili posteriori dell’auto sommerse dalle borse e dai souvenir, scavando nella sabbia con le mani e la fronte sudata, ridendo come delle matte per tutti gli episodi comici che si sono creati compresi i “pumini affettuosi” che solo loro possono capire.
A tutte le ragazze che leggeranno questo diario di viaggio dico di armarsi di valigie, di curiosità, di spirito di adattamento e di tanti sorrisi perché con tanti bei ricordi si vive davvero più felici.