Sogno di una Gallipoli di mezza estate

Gallipoli vista con gli occhi di tre giovani universitarie
Scritto da: fabys
sogno di una gallipoli di mezza estate
Partenza il: 01/08/2009
Ritorno il: 11/08/2009
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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1°giorno Non era la prima estate che avevo deciso di passare a Gallipoli, in Puglia, ma questo volta non più con parenti, bensì con le mie due migliori amiche: Giulia e Marta. Il caldo, il vento e il sole tiepido ci hanno accolto, facendoci sentire subito a casa. Lungo la strada per Gallipoli, osservavamo il paesaggio composto prevalentemente da ulivi secolari, terra rossastra e trulli sparsi qua e là. Per me era come essere tornata indietro di anni, mentre per Giulia e Marta era una nuova scoperta. Una volta raggiunta la cittadina di Gallipoli, sul mare, abbiamo constatato che il nostro appartamento si trovava poco fuori dal centro città, a metà strada rispetto a Baia verde, famoso villaggio turistico pieno di locali e vita mondana. Nonostante la stanchezza, non poteva mancare un immediato tuffo nell’acqua del Salento: cristallina, pulita, semplicemente stupenda. La sera, dopo aver sistemato la roba e aver dormito fino le nove, abbiamo contattato dei nostri amici di Torino che sapevamo stessero trascorrendo le vacanze lì. Così con Francesco, Giacomo, Luca e Roberto abbiamo scoperto le prime novità notturne di Gallipoli, grazie a loro abbiamo avuto numeri utili e siamo subito entrate in confidenza con la vita notturna del posto. Difatti a Gallipoli è abituale usare il taxi, ci sono molti tassisti che fanno delle tariffe agevolate per giovani che, come noi, non hanno voglia di usare la propria macchina, ma vogliono comunque godersi la notte e il giorno girando per quei paesaggi tipici del Sud-Italia.

2°giorno: Spiaggia, spiaggia, spiaggia e ancora spiaggia. Per tutto il giorno, come lucertole, abbiamo preso il sole in riva al mare. Unico aspetto negativo erano le spiagge troppo piccole per accogliere il flusso di gente che, a metà agosto, cominciava a popolare la zona. Ma ciò non ha influito nell’apprezzare l’odore salmastro, il vento soffice e il calore sulla pelle. In quella giornata io e le mie amiche ci siamo davvero rese conto di quanto il mare ci fosse mancato. E’ stato in quel frangente che abbiamo fatto la conoscenza di due carismatici e particolari ragazzi napoletani: Giuseppe e Rosario. Uno pilota aeronautico e l’altro infermiere, fratelli per di più. Nel frattempo, il nostro gruppo di amici si era stabilmente posizionato a casa nostra per la giornata, considerato che erano senza alloggio perchè avevano una notte scoperta e sarebbero dovuti partire il giorno seguente. Dopo aver passato ore nell’attesa che tutti e 7 ci lavassimo, finalmente alle nove e mezza di sera siamo usciti per andare alla ricerca di un buon ristorante di pesce. Ovviamente, considerati quanti eravamo, non abbiamo trovato posto da nessuna parte e siamo finiti al ristorante Il Capriccio… Ho lasciato un po’ di puntini perché lo schifo di questo posto è indescrivibile: pesce che sapeva di ammoniaca e vino-acquoso!! Nonostante lo stomaco in sobbuglio e notizie poco rassicuranti arrivateci da Torino, io e Marta ci siamo unite ai nostri amici per distrarci un po’ e siamo andate allo Zen, lido di Baia Verde adibito a feste in spiaggia. Il locale è su due piani, una struttura fatta in legno, composto da tendoni bianchi e divanetti soffici, ma la cosa speciale era la possibilità di poter arrivare dal lungo mare e godersi un bellissimo gioco di luci e candele sulla sabbia che indicavano il percorso per addentrarsi nel lido. Un po’ di super alcolici, sabbia sotto i piedi, luna alta in cielo e mare nottuno a pochi passi dalla pista, hanno reso la serata sfavillante.

3°giorno: I nostri amici di Torino ci salutano e noi torniamo in spiaggia a goderci il mare. Così ritroviamo i simpatici e particolari napoletani (c’erano solo napoletani!) e con loro organizziamo la serata, anche se trovarci sembrava impossibile, così ci siamo dati appuntamento allo Zen… Peccato che la serata non era delle migliori: Bar Italia. Tutta musica italiana a partire dagli anni ’70, un po’ va bene, ma troppa è devastante! Comunque una camminata lungo la spiaggia, di notte, ha ravvivato la situazione.

4°giorno: Partiamo alla scoperta di Baia verde, che distava circa 2 km dal nostro appartamento, tra l’altro molto spazioso e comodo per fare la spesa, raggiungere la spiaggia o andare in città senza l’utilizzo di pullman, a scapito di una bella passeggiatina di 20 min. Il problema era fare di notte quelle passeggiate, sia in un senso – verso Gallipoli – sia nell’altro – verso i locali di Baia Verde.

Ma quel giorno volevamo raggiungere le spiagge libere ed enormi di Baia verde, così ci siamo armate di pazienza e, nonostante il caldo, siamo arrivate a destinazione. Lì, il mare era più digradante e privo di scogli. Abbiamo passato tutto il giorno in spiaggia e senza ombrellone, perché quello che avevamo si piegava senza volerne sapere. Alle 17:00 sentiamo per telefono i nostri amici napoletani e si parte per un aperitivo sulla spiaggia: NOI, SAMSARA! Questo era l’inno del locale che si chiama per l’appunto Samsara. Era la prima volta che andavamo ad un happy hour sulla spiaggia, non sapevo cosa aspettarmi da una cosa del genere, ma la folla di gente nello stabilimento e sotto gli ombrelloni, la musica sparata a mille e la voce del Dj, mi hanno subito fatto intendere la situazione. Lo spettacolo che mi si è profilato davanti era di questo splendido lido in legno laccato bianco, lo stabilimento era lievemente rialzato rispetto alla spiaggia, per cui sembrava una sorta di balconata con i tendoni bianchi mossi dal vento, in direzione del mare. Io e Marta siamo rimaste vicino a quei tendoni, con in mano il nostro cocktail, ad osservare il tramonto del sole, i suoi colori e le sue forme, circondate dalla musica del momento. Rosario è venuto a recuperarci e ci ha condotto in riva al mare, di lì, nonostante mi sentissi brilla, è iniziato il delirio e abbiamo cominciato a ballare nell’acqua… il massimo! La sera abbiamo deciso di andare al famoso Rio Bo, la discoteca di Rivabella, così abbiamo chiamato cinque o più tassisti ambulanti, alcuni sembravano mezzi tossici, poi finalmente abbiamo parlato con un uomo che gestiva i trasporti del Salento, di nome Giuseppe. Ci siamo vestite da reginette (troppo chic!) e siamo finite in questa discoteca, più bella di come la ricordavo: la piscinetta al piano superiore, le colonne greche, la Jacuzzi, le balconate panoramiche… un posto da sogno! Se non per la musica house assolutamente noiosa.

5°giorno: Il giorno in spiaggia, come sempre, e la sera in giro per Gallipoli con ritrovo al famigerato e insignificante Bellini, locale di riunione – non si sa il motivo – per tutti i Pr e i ragazzi della zona. Dopo di che, abbiamo fatto una passeggiata lungo mare per amminare la luna che si specchiava sulla superficie del mare notturno. Quale immagine più rilassante e magica?

6°giorno: Appena sveglie, delle nuvolette poco piacevoli ci hanno accolto. Ci siamo guardate tutte e tre sospettose. Per cui non ci era rimasta altra scelta che farci il viaggio alla scoperta della terra pugliese; così abbiamo contattato Giuseppe e tramite un pre-accordo, ci ha fatto fare il giro del Salento a partire da Otranto, per poi scendere a Castro, Santa Cesarea terme (credo si chiami così, non ricordo!) e Santa Maria di Leuca. Un posto più bello dell’altro, tra paesaggi mozzafiato, vedute spettacolari, monumenti caratteristici, piscine sul mare, grotte marine e santuari mistici. Il ricordo più vivo è quello di una balconata a picco sul mare, sospeso nel vuoto e di me, sopra di essa, ad osservare l’orizzonte fino a perdermi con il vento che sembrava spingermi verso un punto indefinito. La sera, finalmente, ci siamo viste con i nostri amici napoletani e siamo andati a ballare tutti insieme allo Zen, fortunatamente siamo riuscite pure a strappare un passaggio, altrimenti altri 4 km! Dopo aver mangiato delle Crepes “cartose” e dopo che Giuseppe (il pilota) aveva quasi fatto a botte con la venditrice del porcaro, siamo rimasti a parlare sulle differenze comunicative fra nord e sud… alla fine non c’è stata una conclusione alla discussione, se non che il Sud è più caloroso e frizzante, il Nord più calcolatore e freddo. Si possono fare discorsi filosofico-culturali alle 4 di notte??

7° giorno: nonostante il sonno quasi anormale che io e Giulia sentivamo, siamo riuscite ad alzarci abbastanza presto per andare in spiaggia, Marta come al solito ci precedeva in questo. Poi siamo tornate al Samsara ed io e Giulia ci siamo messe a ballare come pazze in acqua. La sera, abbiamo raggiunto Gallipoli vecchia e ci siamo gustate un famoso dolce di zona: lo spumone. Un cuore di pan di spagna, racchiuso da un involucro di gelato al cioccolato e crema. Leggermente appesantite, passeggiando siamo entrate in particolari negozi (apparentemente normali) ma molto chic, dove io ho inavvertitamente indicato una sorta di pareo e il commesso del negozio mi ha detto: << Questo costa 170 euro!>> a quel punto giulia ha affermato << Brava Faby, ti sei scelta un pareo poco caro! Ahaha!>> dopo di chè ho guardato nuovamente il ragazzo, dagli occhi a palla vitrei e i capelli lunghi ricci da straccione punk-rock << No! >> ha amesso infastidito, tanto che mi sono bloccata ad ascoltare, sconvolta per il tono di voce che ha usato << Questo non è un pareo. Questo vestito è fatto in pura seta, disegnato solo per noi dai nostri stilisti, anche famosi, come Dolce e Gabbana! >> si era quasi offeso. Senza aggiungere altro, mi sono voltata, ma lui ha continuato a fissarmi sgomento. Luogo caratteristico del centro vecchio è una biblioteca storica, nascosta nelle viuzze, con una entrata piccola delimitata da una cancellata e un albero, non so di che tipo, secolare, che attraversa l’edificio come fosse la sua linfa vitale. Una visione suggestiva e anche un po’ inquietante.

8°giorno: Escursione a Torre Chianca, perché Torre Chianca? L’abbiamo vista in cartolina e ce ne siamo innamorate. Così abbiamo chiamato Giuseppe e l’abbiamo costretto a condurci lì, perché nemmeno lui sapeva dove si trovasse questo posto. Alla fine io stessa sono riuscita a trovarlo e siamo finite su queste tre spiaggie, la prima raggiungibile dalla strada, le altre due a piedi: una più suggestiva dell’altra. L’acqua sembrava ancora più trasparente e la superficie era piattissima, come fossimo su un lago più che al mare. Facendo un altro km (dato che camminavamo poco) abbiamo raggiunto la terza spiaggia, dai colori caraibici, i surfisti che si davano il cambio e in lontananza un piccolo isolotto raggiungibile a nuoto, o a piedi, però sempre passando per il mare, dato che l’acqua non era altissima. Mi sono impuntata per raggiungere quell’isolotto a costo di annegare, così sia io che Giugy siamo partite, con la macchina fotografica protesa verso l’altro per non bagnarla, mentre Marta ha preferito farsi il giro della spiaggia, magari anche per ammirare i surfisti. Giunte su quella piccola lingua di paradiso, la calma, il vento e la distanza da tutto il resto ci hanno invaso facendoci pensare che la fatica per arrivarci fosse stata ripagata. La sabbia ci ha fatto da cuscino per prendere il sole, mentre il mare cristallino, selvaggio e incontaminato, ci bagnava i piedi. Strana la sensazione di essere a due passi dal caos, ma allo stesso tempo estraniate dal mondo. La sera, per rimanere in tema, cena al ristorante di pesce al Waikiki, posto che il signor Giuseppe in persona ci aveva consigliato, praticamente ci trattava come delle figlie, era diventato, per noi, più che un semplice tassista: era la nostra guida. Il pesce era così buono da sciogliersi in bocca dalla morbidezza; ce lo siamo mangiato in pochi minuti, tanto da stare male dopo.

9°giorno: Un altro gruppo di amici è venuto a farci visita portando una ventata di Torino anche in quel posto, prevalmente sommerso da napoletani. Luca e i suoi amici alloggiavano presso la residenza di uno dei ragazzi del gruppo, a Brindisi, dove però non c’era la stessa vivacità di Gallipoli. Con loro abbiamo scherzato, fatto bagni e foto, giocato a racchette e mangiato degli ottimi panini Dì per Dì. Non si può andare in Puglia senza assaggiare i loro salumi, i loro formaggi tra cui in particolare le mozzarelle e l’olio di oliva. Dopo pranzo, però, li abbiamo persi davanti la televisione, dato che quando l’hanno intravista nel nostro salotto era come avessero visto Gesù, gli occhi di tutti si sono illuminati e hanno subito monopolizzato il telecomando.

I soliti uomini!

10°giorno: Fase depressiva. Ultimo giorno completo di vacanza.Ovviamente tutta la giornata è stata dedicata al mare! La sera non avevamo un programma preciso, sapevamo solo di voler fare il bagno di notte, per cui ci siamo messe sotto i vestiti il costume, lo zaino da spiaggia in spalla e le ciabatte basse e comode.

Camminando per l’ennesima volta fino a Baia Verde, delle ragazze ci hanno dato gli omaggi per il Praya, discoteca del posto. A quel punto, perché no? Il nostro terrore era, che vedendoci conciate a quel modo, non ci avrebbero fatto entrare, specialmente per la sacca da spiaggia! Ma tutto è filato liscio e dopo il primo mojito, la serata è filata ancora di più! Abbiamo fatto amicizia e ballato con mille persone diverse. Alle 3 di notte siamo fuggite dalla discoteca per buttarci al lido Zeus, l’ennesimo lido-locale, dove c’era una serata in spiaggia e dove ero andata anni prima, per cui una sorta di ritorno al passato. A quel punto abbiamo incontrato dei ragazzi che ci hanno offerto da bere, l’adrenalina è salita a mille, avremmo potuto spaccare il mondo in due, ma ci siamo limitate ad un semplice bagno di notte! Uscite infreddolite e bagnate, dopo esserci tolte i costumi, ci siamo dirette verso la strada principale e abbiamo deciso di concederci una crepe. Nel mentre, dei ragazzi simpaticissimi e dal modo di fare semplice e genuino (toscani), ci hanno fatto compagnia per poi accompagnarci a casa. Loro erano in sette, noi in tre, quindi siamo saliti in dieci su un furgoncino che sembrava quello della pubblicità della Tim. Alle cinque del mattino, siamo giunte sotto casa, abbiamo intravisto le prime luci dell’alba, ma non si vedeva bene perché la posizione del nostro appartamento non era delle migliori, così riscese in pigiama e ci siamo messe a correre in mezzo alla strada fino al parcheggio del supermercato GS che si trovava a pochi metri, l’unico posto privo di palazzi attorno. Ormai il cielo era quasi schiarito, non c’era nessuno in giro, il silenzio più assoluto mentre man mano la cittadina si stava risvegliando e noi tre, stanche ma contente, osservavamo impazienti il sopraggiungere del sole. Penso che quel momento, quella nottata, sia stata tra le più belle di tutta la vacanza perché io e le mie amiche… ci siamo sentite libere. Libere di fare e di sentirci come volevamo. Sono piccoli attimi come questi che ci restano nel cuore. Abbiamo vissuto la vacanza nella consapevolezza che la vita è breve, è un attimo, questo a causa della scamparsa prematura di un nostro amico, a cui abbiamo pensato molto. Dalla sua scomparsa, credo che tutte e tre abbiamo capito di dover assaporare più a fondo le piccole cose, la vita, e soprattutto noi stesse.

Le cose dette e fatte presto si dimenticano, ma sono le sensazioni che si provano in quegli istanti – il modo in cui qualcuno o qualcosa ci fa sentire – che resteranno sempre nel cuore.

Fabiana



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