Sofia per caso
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Non avevo mai pensato di andare a Sofia, ma vedendo un’offerta Wizzair da Bergamo, andata e ritorno tot. 19 euro a testa, avendo già visitato quasi tutte le capitali europee, non sono riuscita a trattenermi. Così il nostro collaudato terzetto familiare (mamma, papà e figlia ventenne) parte per l’ennesima avventura a budget ridotto.
Prenotato il volo, con un extra per una piccola valigia in cabina, e il parcheggio Best Fly a solo 11 euro, mi dedico alla pianificazione del mio week end lungo in Bulgaria (arrivo a Sofia sabato pomeriggio, partenza martedì tarda mattinata). Prenoto Appartamenti Vitisha, con booking.com, senza sapere esattamente dove sarebbe stato l’appartamento ci avrebbero dato, anche se veniva garantito in prossimità del viale pedonale più importante della città.
Sulla compagnia aerea niente da dire. In perfetto orario, personale efficiente e cortese, non stanno a farti le pulci sulle misure dei bagagli, anche se noi eravamo stati attenti. Ovvio che il posto per le gambe è quello che è, ma il viaggio è corto e si può resistere.
Arriviamo a Sofia al terminal 1, quello che non è servito dalla metropolitana. Essendo sabato è aperto uno sportello cambio, al ritiro bagagli, ovviamente poco conveniente. Il cambio oltre l’uscita, pur essendo in aeroporto ha gli orari tipici della banca (sabato e domenica chiuso).
Iniziamo subito a confrontarci con i trasporti bulgari.
Avevo letto che un taxi per il centro costa 6 euro, ma interpello più taxisti e tutti chiedono dai 20 in su. Decidiamo di utilizzare i mezzi pubblici. Qualche altro italiano ci consiglia di prendere una navetta fino al terminal 2, gratuita ogni 30 minuti, e poi la metropolitana (che dal terminal 1 al 2 non si va a piedi, la strada è lunga e trafficata).
Noi scegliamo invece di prendere il bus n. 84 pur sapendo che il capolinea in città non è proprio centralissimo, si trova vicino all’Università (zona Eagle’s Bridge). Ritiriamo un po’ di valuta locale allo sportello automatico e compriamo all’equivalente 0,80 euro a persona il biglietto alla macchinetta. In mezz’ora circa l’autobus copre il tragitto centro/aeroporto o viceversa.
I traporti pubblici a Sofia sono in ottime condizioni e puntualissimi. Purtroppo i cartelli con i nomi delle fermate sono solo in cirillico, ma lingua in bocca vai ovunque, moltissimi bulgari parlano inglese.
La metropolitana è moderna, con stazioni ben illuminate e linde. Il biglietto per una corsa costa 1,60 lev e si compra nelle varie stazioni alla cassa. Ci sono anche biglietti validi un giorno intero a 4 lev o più giorni che valgono su autobus e metro. Sui bus e sui tram se si compra il biglietto all’autista (bisogna avere i soldi giusti perchè rognano col resto) va vidimato, nelle piccole obliteratrici gialle, generalmente poste vicino ai finestrini (bisogna azionare una leva per far dei buchi al biglietto). Ci sono molti controlli, quindi è bene ricordarsene.
Purtroppo la metro funziona solo dalle 5 del mattino alle 24, se si esce la sera bisogna usare il taxi.
Sui taxi in Bulgaria abbiamo sentito un sacco di brutte avventure. Ci sono varie compagnie e vari prezzi, il sistema è complicato, gli avvisi sono in cirillico e gli autisti spesso dicono di non parlare inglese e nemmeno le traduzioni in bulgaro fatte con l’applicazione. In sintesi il turista per loro è facilmente manipolabile quindi molti provano a sfruttare queste debolezze a loro vantaggio. Noi stessi abbiamo avuto un’esperienza pazzesca, abbiamo dovuto battagliare per far fermare un tassista che ci portava a zonzo facendo finta di non capire le nostre proteste: dovevamo fare nemmeno 2 km – da una via del centro a un’altra – e ce ne ha fatti fare forse una ventina per tangenziali sperdute in piena notte (controllavamo con google navigatore il tragitto). Arrabbiatissimi ci siamo rifiutati di pagare, ma non è stato piacevole. Con un altro tassista invece è andata benissimo. Comunque, per precauzione, meglio avere a portata di mano il numero della polizia e dell’ambasciata italiana, non si sa mai!
Per andare fuori Sofia i mezzi pubblici sono sempre difficili da prendere, per la mancanza di indicazioni e informazioni turistiche adeguate. Per questo la maggior parte delle persone acquista i tour organizzati, con pulmini o macchine private, ci sono molte agenzie che li propongono, anche se il prezzo è piuttosto salato. Alcune agenzie propongono quote anche fino a 130 euro a persona con minibus e guida in inglese per Plovidiv o Rila (ingressi esclusi) per una gita di una giornata, la più economica agenzia che avevo trovato, Traventuria, ne chiedeva 35 a persona senza guida (ingressi esclusi) ma con 5 euro ti davano l’audioguida in italiano.
Andare al famoso monastero di Rila coi mezzi pubblici è quasi improponibile: parti con un bus alle 10,20 (c’è tutti i giorni) da Sofia Central Station terminal 1, poi arrivi a Dupnitsa e devi cambiare per fare gli ultimi 30 km di montagna, arrivi dopo le 13 e l’autobus per tornare indietro è poco dopo le 15.
Abbiamo scelto, a malincuore, di tagliar fuori Rila e anche la chiesa di Boyana, perché pur essendo molto più vicina del monastero è un po’ fuori Sofia e devi andarci in macchina privata o taxi (sarà per il prossimo viaggio in Bulgaria!) o fare diversi cambi di mezzi pubblici. Più semplice organizzare un’escursione fai da te a Plovdiv con l’autobus di linea. Ce n’è uno ogni ora circa dalla Central Station terminal 2, i biglietti si prendono al chiosco della linea VITOSHA. Il pullman è comodo e il viaggio dura 2 ore giuste con pochissime fermate, prezzo andata e ritorno 14 euro circa. Alla stazione dei bus di Sofia si può arrivare in metro. Dalla stazione bus di Plovdiv al centro città c’è una passeggiata di 20 minuti oppure un bus (n. 7) che prendi davanti alla stazione, attraversando la strada e in 4 fermate ti porta al centro.
In riferimento a gite e visite guidate il mio consiglio è il seguente. Se sapete bene l’inglese partecipate ai freee tours (sarebbero gratis ma è gradita offerta), sono giornalieri sia a Sofia (www.freesofiatour.com) che a Plovdiv (www.freeplovdivtour.com/). Se non sapete l’inglese e volete una guida molto preparata ed onesta che parla benissimo l’italiano rivolgetevi a veselanikolova@abv.bg che propone sia il tour di Sofia a piedi sia escursioni varie, più o meno classiche, a prezzi estremamente competitivi ( circa 150/160 per 3 persone quindi 50/55 a testa intera giornata).
Giorno 1 – sabato
Arrivati in centro, con una bella scarpinata giungiamo al famoso Vitosha boulevard (si legge “Vìtoscia” con l’accento sulla prima i), ma il nostro appartamento ci comunicano che è in via Bistritsa, una viuzza a circa 400/500 m di distanza. La casa è ristrutturata di recente, ben tenuta, con ascensore. Siamo al terzo piano, appartamento Alice (ci sono diversi appartamento da affittare e hanno tutti nomi di donne). L’appartamento, 56 euro a notte, è enorme, potremmo starci in 6, estremamente pulito. Cucina abitabile con perfino la lavastoviglie, salotto con mega divano, tv, due stanze matrimoniali, due bagni, asciugacapelli, lavanderia con lavatrice, terrazzino. Ci sono ombrelli, ciabattine, detersivi, una bottiglia d’acqua e caramelle. Il wi fi è gratis. A parte la mancanza di veneziane in una stanza, sopperita dall’utilizzo di una mascherina che porto sempre con me, tutto a posto.
La fermata metro più vicina è Serdica, crocevia fra le uniche due linee esistenti, la rossa e la blu, ma si trova a circa 900 m. Più vicine le fermate del tram, circa 150m. Dopo le formalità e un po’ di riposo, andiamo a passeggiare per il Vitosha boulevard fino al parco con il Palazzo della Cultura. E’ un classico corso principale, riservato ai pedoni, con i negozi, i bar e ristoranti. Tutto nella norma, come in qualunque città; essendo sabato i localini sono affollati di giovani. I negozi non sono grandi marche, ma se sai scegliere puoi trovare qualcosa di carino. Essendo appassionati di ballo, dopo cena, decidiamo di fare un salto in un locale di musica latina, scovato grazie al sito www.salsapass.com. Si chiama Event Hall Bar. Ci arriviamo con la metro, fermata James Bourchier, ma il locale è nascosto, sul retro dell’ hotel Hill, fatichiamo a trovarlo (devi scendere una piccola scaletta per arrivarci). Ingresso 2,50€ consumazione analcolica 1€. Bella musica, un sacco di gente, locale niente di che, però ci divertiamo.
Giorno 2 – domenica
Al mattino ci incontriamo davanti al palazzo di giustizia con la guida parlante italiano, prenotata via mail da casa, in esclusiva per noi 3 per un tour a piedi nel centro. Poiché mio marito non sa l’inglese ho fatto questa scelta invece del free tour. Il nostro cicerone ha un italiano perfetto e conosce vita, morte e miracoli di Sofia e della storia Bulgara. Ci conduce a vedere i vari siti di maggior interesse fornendoci moltissime informazioni e raccontandoci per ciascuno aneddoti interessanti. Cominciamo dalla chiesa di Santa Domenica, che visitiamo anche all’interno, tristemente famosa per un attentato esplosivo, nel 1925, o che causò l’uccisione di 134 persone e danneggiò gravemente la chiesa, che fu poi restaurata, acquisendo l’aspetto attuale. Ci dirigiamo quindi verso i palazzi governativi, passando vicino ai magazzini TZUM, un tempo a conduzione statale. Scendiamo nel sottopassaggio per dare un’occhiata alle, vestigia romane venute alla luce grazie a degli scavi per la costruzione di un albergo. La cosa pazzesca è che puoi tranquillamente camminare in mezzo a queste rovine, toccando tutto. Il sito è molto grande, si tratta di un anfiteatro, ma i resti sono piuttosto frammentari a mio parere.
La Rotonda di S. George è invece una chiesetta in mattoni rossi che ci coglie inaspettatamente in una corte dietro il palazzo presidenziale, in mezzo a maestosi edifici moderni. E’ considerato l’edificio più antico di Sofia e risale ai tempi degli imperatori romani Galerio e Costantino. Dietro l’abside c’è un piccolo complesso archeologico proprio al centro del quale, in posizione rialzata, è posta curiosamente una panchina sulla quale puoi sederti a riposare e guardarti intorno. All’interno ci sono tre livelli di affreschi, di periodi diversi, riconoscibili dai colori e dalla diversa conformazione delle figure umane; c’è anche un piccolo frammento di arabeschi del periodo in cui la chiesa era stata trasformata in una moschea.
Camminiamo fino al teatro nazionale Ivan Vazov, con la sua facciata imponente a 6 colonne e con due torri laterali. Sostiamo a lungo nella piazza, per ascoltare la storia di Vazov e del teatro. E’ una piazza grande, con ancora un bel palazzo antico che ospita una banca, mentre tutti gli altri palazzi sono andati distrutti.
Passiamo davanti al palazzo reale e al museo di storia naturale e arriviamo alla chiesa russa di San Nicola, davvero un gioiellino, con le sue cupolette lucenti, gli spioventi verde brillante e l’interno scuro e austero. E’ abbastanza recente come costruzione, dei primi del 1900, ma nella sua architettura richiama quella moscovita del 1600. Particolare curioso è che le candele vengono accese in un’apposita serra a vetri con un tubo che porta i fumi all’esterno, probabilmente per non danneggiare con tali fumi gli interni della chiesa.
Mentre usciamo dalla chiesa nella luce del giorno ci imbattiamo, faccia a faccia, con un patriarca di alto grado, lunga barba e velo bianco, con tutto il suo seguito di sacerdoti, guardie del corpo, macchinone nere, fotoreporter e telecamere della tv.
Sostiamo davanti ad una statua inquietante del re Samuele di Bulgaria, che fissa costernato, al di là della strada, il monumento ai suoi soldati accecati dall’imperatore bizantino dopo la sconfitta dei Bulgari nel 1014. Si narra che quando Samuele vide il suo intero esercito reso cieco svene, per poi morire due giorni dopo. La guida ci fa notare una serie di particolari che rendono incongruente quella statua con l’immagine del vero re Samuele (a partire dalla corona femminile) e ci racconta che inizialmente un meccanismo faceva illuminare di rosso quegli occhi già spaventosi!
Entriamo nella spoglia basilica di Santa Sofia, da cui prende il nome la città, che prima si chiamava Serdica. Sofia in realtà significa Sapienza, si riferisce alla sapienza di Cristo, quindi non è dedicata ad una santa di nome Sofia, come si potrebbe credere. La basilica ha subito sorti avverse nei secoli, distrutta, trasformata in moschea, in magazzino… Non è che ne sia rimasto un gran che. Non ci sono affreschi ma solo quadri religiosi, di pittori bulgari e russi. E’ grande, ma sinceramente dice poco. Volendo si può visitare la cripta ma non lo facciamo.
Ultima tappa del tour guidato la cattedrale di Alexander Nevsky, forse l’edificio più emblematico e rappresentativo per i turisti. Molto grande, edificata per ospitare 5000 persone, è impreziosita da marmi e mosaici italiani, onici, alabastri, dorature. Interamente affrescata al suo interno, con un’iconografia diversa dalle solite chiese ortodosse. Particolare è che in cima alla cupola invece di esserci l’effigie di Cristo c’è l’immagine di Dio in persona. Belli i baldacchini del trono del re e del patriarca. Complessivamente fa il suo effetto, soprattutto dall’esterno, guardandola lateralmente, al tramonto, quando il sole fa brillare di una luce calda le sue cupole dorate. Entrata libera (orario alle 7.00 alle 18.00), chi vuole far foto o riprese deve pagare una quota, così come si paga per entrare al museo delle icone al suo interno.
Lasciamo la guida, pagandogli il compenso dovuto (85 euro), non senza aver chiesto informazioni su tutto: trasporti, ristoranti, cibi da non perdere, cose da fare.
Bighelloniamo un po’ per il mercato delle pulci che sta nella piazza della cattedrale, attorno al palazzo patriarcale, poi giriamo dietro la chiesa russa, attirati dalla canzoni tipiche a dai colori di una festa. Ci sono persone in costume tradizionale che ballano, matrioske di stoffa formato gigante, bancarelle e qualche specialità che viene kiberamente distribuita a chi si avicina. Il liquore è fortissimo!
Attraversiamo un giardino, dietro al palazzo reale. con strane sculture.
Arriviamo fino al mercato coperto, un antico edificio, dove ci fermiamo ad assaggiare specialità locali e a concederci delle crepes gigantesche servite da una simpatica signora bulgara vissuta tanti anni in Italia che ci intrattiene per tutto il pasto. Ci dedichiamo allo shopping di souvenir, prodotti cosmetici alle rose e martenitse, i simboli rituali in fili di lana o cotone bianchi e rossi, considerati degli amuleti per la buona salute e la buona sorte, da tenere addosso nel mese di marzo fino a quando si vede la prima cicogna. Sofia è letteralmente invasa di bancarelle che vendono martenitse in mille diverse fogge.
Un veloce giro, ovviamente a piedi scalzi, nella moschea Banya Bashi con interni ridipinti di fresco, molto semplice ma suggestiva. Poi ci rechiamo alla Sinagoga, ingresso 2 lev a persona. Architettonicamente si tratta di un edificio abbastanza notevole, dentro non direbbe molto, anche se è tenuta benissimo, ma un signore anziano si offre come guida, in inglese. Ci spiega molti dettagli e tutta la simbologia legata al numero 8 su cui è stata costruita la sinagoga. Gli diamo una piccola offerta, ma la sua soddisfazione maggiore è sentirci spiegare tutto per filo e per segno a due ragazze italiane sopraggiunte quando lui con noi aveva appena terminato, ma che non capivano bene la lingua inglese: sapevamo proprio tutto! Gironzoliamo sulla via pedonale Pirotska, ma i negozi non ci ispirano particolarmente. Passiamo davanti alla cattedrale cattolica di San Giuseppe, moderna, consacrata nel 2006.
Torniamo alla piazza principale di Sofia, Nezavisimost Square, detta anche semplicemente “Largo”, sulla quale si affaccia il palazzo ove aveva sede il comitato del Partito Comunista bulgaro ( ma la stella rossa è stata rimossa dopo il crollo del regime comunista, così come la statua di Lenin che si trovava al centro). In mezzo alla piazza è stato posto, recentemente, un monumento in metallo bicolore, rame e bronzo, dedicato a Santa Sofia: una figura di donna con una corona in mano, posta su una colonna alta 24 metri).
Poco distante ci imbattiamo in due curiosi signori in bronzo seduti su una panchina, rivolti ad osservare una piazza piena di bancarelle soprattutto di libri. Sono i due scrittori Petko e Pencho Slaveykov, padre e figlio, a grandezza naturale. Bisogna far la fila per farsi la foto.
Per cena scegliamo il ristorante MOMA a due passi da casa, consigliatoci dalla guida come tipico bulgaro. In posizione defilata su una laterale di viale Vitosha, occupa una casa a più piani ed internamente è abbellito con gigantografie di fanciulle, perchè Moma vuol dire proprio ragazza. La prenotazione nel fine settimana è consigliata, noi non l’avevamo e abbiamo atteso circa un quarto d’ora che si liberasse un tavolo. L’ambiente è caratteristico, pulito e ben tenuto, con tovaglie e tovaglioli di stoffa. La scelta BBQ è varia poi ci sono tanti altri piatti, buoni quelli in crosta di pane. Anche il vino della casa ci è piaciuto, fruttato e particolare. Servizio cortese, ottimo rapporto qualità-prezzo (da noi avremmo speso almeno il doppio se non di più!!). L’unica cosa che ci è dispiaciuta è che non c’era la musaka bulgara, quella con le patate, strano per un locale tipico.
Giorno 3 – lunedì
Decidiamo di recarci a Plovdiv, circa 130 km di distanza da Sofia, col bus pubblico. Il viaggio è lunghetto ma senza tante curve, si resta in pianura. Siamo alla stazione di Plovdiv a mezzogiorno e decidiamo di ripartire alle 18. Non abbiamo tempo per una visita approfondita, solo per qualche assaggio. Mentre a Sofia il tempo era freddo e uggioso, da sciarpa e berretto di lana, a Plovdiv incredibilmente splende il sole e fa caldo come in primavera, così togliamo subito i giacconi, qualcuno gira addirittura in maniche corte. Dicono che qui ol tempo è sempre migliore che a Sofia e soprattutto ci sono diversi gradi in più, il che è positivo d’inverno ma meno d’estate.
Città dell’antica Tracia, antica Filippopolis, questa è, per grandezza, la seconda città della Bulgaria ed ha molto da offrire al turista.
Noi iniziamo visitando la Art Gallery Philippopolis. Si tratta di un’esposizione di dipinti di artisti bulgari del periodo soprattutto a cavallo fra fine 1800 e fine 1900. Ma la mostra non è l’attrazione principale. Il bello è la grande casa bianca, con gli ambienti interni rimasti al 1800, i soffitti in legno intagliato, il pavimento lucido, i vecchi mobili. L’interno è composto di due piani, l’ingresso costa 5 lev 3 per gli studenti. Il giro richiede poco tempo ma ci è piaciuto. Volendo la casa ha anche un bel ristorante stile old times con giardino ma per noi è presto per mangiare. Ci fermeremo in alto, al ristorante Rahat Tepe, stile birreria rustica, vicino ai ruderi della fortezza e con vista panoramica. Mangiamo all’aperto sulla terrazza panoramica, ma volendo internamente ha una sala che ha grandi vetrate per guardare anche da dentro il panorama. Il prezzo è irrisorio e il cibo buono e abbondante. Noi scegliamo insalata shopska, pane all’aglio (in realtà è piadina) e un piatto caldo di terracotta con verdure varie e carne mista (notare che un piatto basta per due). Purtroppo ci vuole quasi un’ora di attesa per averlo!
Il tempo trascorre veloce passeggiando su e giù per le colline sulle quali è edificata la città. Ci inerpichiamo su stradine acciottolate, fra casupole colorate impreziosite da legno intagliato e negozietti di artigianato, antichità e cianfrusaglie, immersi nell’atmosfera d’altri tempi della Old Town. Sostiamo in una bella chiesetta circondata da un alto muro, con affreschi esterni notevoli e dentro tante icone dorate. E’ la chiesa di S Costantino e S. Elena, antichissima, ma distrutta più volte e ricostruita completamente. Assaggiamo la grappa bulgara (rakia) nell’antica casa del distillatore. Facciamo qualche foto dai ruderi della fortezza. Visitiamo l’antico teatro romano e le rovine dello stadio romano, proprio al centro della città. Ci soffermiamo un po’ davanti alla moschea Djumayam dove un ragazzo sta suonando con il clarinetto una melodia orientale. Curiosiamo in un bel negozio di costumi tradizionali bulgari, ma i prezzi sono proibitivi. Concludiamo con un giro nelle vie pedonali attorno alla moschea, con qualche acquisto di abbigliamento per la primavera. Poi proseguiamo lungo il corso principale, sul quale si affacciano palazzi colorati con un’architettura mitteleuropea, simili a quelli delle città austriache o tedesche. Arriviamo a Casa, a Sofia, poco prima delle 9, stanchissimi. Ci mangiamo qualcosa di veloce nel nostro appartamento e poi… a nanna!
Giorno 4 – martedì
Non ci resta che fare i bagagli, colazione in pasticceria sulla Vitosha e poi pian pianino recarci in aeroporto. Pochi giorni ma intensi! La Bulgaria è una meta sottovalutata, In realtà è bello proprio perché non ti aspetteresti che non lo fosse così tanto. Certo un po’ di trascuratezza c’è: marciapiedi disconnessi, case scrostate, giardini maltenuti, soprattutto fuori dal centro. Ci sono anche ostacoli per i viaggiatori fai dai te, come il cirillico, poche informazioni, persone non sempre disponibili e anche qualcuno che vorrebbe rifilarti una fregatura, ma anche da noi non è che sia tutto perfetto. Poi il cibo è buono, il che per noi italiani vuol dir molto e, fattore da non trascurare, è estremamente conveniente!
Spesa totale a testa per 3 giorni circa 150 euro: viaggio, alloggio, trasporti, cibo e bevande, serata danzante, guida parlante italiano privata e ingressi. Ideale per tutte le tasche.