Siviglia la bella

Giro con sette donne in una delle città più belle d'Europa... e si può sopravvivere!
Scritto da: Tonyofitaly
siviglia la bella
Partenza il: 10/03/2018
Ritorno il: 13/03/2018
Viaggiatori: 7
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L’idea di rivisitare Siviglia è nata a febbraio del 2017 quando, in un soggiorno a Marrakech, proposi alle mie tre amiche/colleghe di viaggio di visitare in terra europea una delle città che rispecchiava, a mio parere, l’arte moresca nel suo splendore: la proposta, visto anche l’ottimo esito del w-e marocchino, fu accettata con fervore. Nel settembre scorso, durante una delle mie solite incursioni sul sito della Ryanair a caccia di offerte, mi sono imbattuto in un volo da Malpensa per Siviglia venduto a prezzo ottimo: una mail per gli uffici e in due giorni ho raccolto le adesioni, permettendo la rapida formazione del gruppo che avrebbe partecipato alla gita ossia sette donne (le signore) e il sottoscritto. Ovviamente ho prenotato subito su Booking l’albergo e, prima della partenza, mi sono poi impegnato a prenotare sia l’ingresso alla Cattedrale sia quello all’Alcazar. Oltre a ciò, le signore hanno suggerito di comprare anche l’imbarco da stiva per una valigia, in modo da poterci mettere i loro trucchi, le trousse e i regali. Ed è così, pronti, che siamo partiti per la capitale andalusa.

10 marzo

Il giro di raccolta del van noleggiato con l’autista ha iniziato a prendere le mie amiche fin dalle 7.45 del mattino e, in poco più di mezz’ora, il gruppo si è costituito ed è diretto alla Malpensa. Purtroppo una collega ha dovuto rinunciare per problemi familiari ma, a parte il dispiacere della sua mancata partecipazione, lo spirito è comunque abbastanza alto e le signore sono molto cariche. Arriviamo a Malpensa in perfetto orario e facciamo il drop-off della valigia con i successivi controlli in breve tempo, in modo da dedicarsi allo shopping fino all’imbarco: il volo pieno decolla in perfetto orario alle 12.30 diretto a Siviglia.

Il tempo non promette nulla di buono ma, lungo la strada, le nuvole si diradano e l’aereo, dopo poco più di due ore, atterra in perfetto orario. Ritiriamo celermente tutte le valige (con la nuova politica della compagnia, abbiamo lasciato i trolley appena sotto l’aereo prima di salirci) e andiamo a prendere due taxi fuori l’area arrivi: al prezzo di 24,55€ e in una ventina di minuti, siamo lasciati davanti all’Hotel Abril, un due stelle sito immediatamente alle spalle di Plaça de la Encarnaçion. Il tempo di sistemarci nelle camere, una veloce rinfrescata e poi tutti ci riuniamo per partire alla scoperta della città (non da parte mia, essendo la terza volta che la visito). Uscendo dall’albergo, svoltiamo l’angolo e ci accoglie la piazza de la Encarnaçion con il Metropol Parasol, un’imponente struttura di legno creata per riqualificare la zona. All’inizio della Calle Laraña la chiesa de la Anunciaçion è aperta ai fedeli, ospitando al suo interno la Virgen de Valle, una statua molto venerata dai sevillani. La nostra passeggiata, dopo una sosta alla bellissima Confiteria La Campana, si allunga fino a Mesones Serranito, un ristorante andaluso dove prenotiamo la cena, per poi continuare lungo la calle Tetuàn e sbucare in Plaza Nueva, piena di gente non solo per lo “struscio” del sabato, ma anche per la presenza di un festival dedicato ai paesi sudamericani: molti sono vestiti con abiti folkloristici e la piazza esplode di musica, canti e balli. Riprendiamo la passeggiata lungo Avenida de la Constituçion e giriamo per Calle Alemanes fino a Plaza del Triunfo: siamo nel cuore della città, al cospetto della Giralda e della Cattedrale. Conduco il gruppo davanti all’uscita dell’Alcazar e ci inoltriamo per i vicoletti del Barrio Santa Cruz, suscitando le meraviglie delle signore: i piccoli patii, le finestre colorate e adorne di fiori, le fontanelle e le piccole piazze sono una continua scoperta. Come quella dei tanti negozietti di ceramica e souvenir, che attira irrimediabilmente il mio gruppo e ne rallenta la passeggiata. Passando per la caratteristica Calle Agua, per la Plaza de Santa Cruz e per altri angoli e vicoli, sbuchiamo davanti la Cattedrale giusto in tempo per veder calare il sole e concederci un aperitivo da La Moderna, uno dei tanti bar di Calle Mateos Gago: la prima sangrìa è degustata e direi anche la prima “ciucca”. Rientro in albergo e poi cena al Mesones Serranito: spediamo in media sui 20€ per mangiare gamberetti, tortillas, entrecote e pescespada, serviti da acqua e del buon tinto.

La serata finisce con una celere corsa in albergo in quanto, a metà strada, inizia a diluviare.

11 marzo

Dopo la buona colazione partiamo, sotto un cielo piovigginoso, alla volta di Palaçio do Pilatos, un palazzo costruito agli inizi del XVI secolo e ispirato alla casa di Ponzio Pilato a Gerusalemme. Pagato l’ingresso di 8€ (solo per il piano terra), entriamo nell’ampio patio, ammirando la struttura del palazzo: considerato come il miglior edificio nobiliare andaluso, rappresenta un capolavoro dell’arte rinascimentale italiano-mudéjar, con elementi romantici. Seguendo le istruzioni dell’audioguida (gratuita), visitiamo i due cortili, le sale pubbliche e i due giardini di diverse dimensioni e forma che sono presenti. L’acquazzone che si scarica sulla città ci coglie proprio durante la visita ma è un bene in quanto, all’uscita, il cielo si è rasserenato e le nuvole si sono diradate, offrendo un bellissimo cielo azzurro. Dal palazzo affrontiamo una passeggiata di circa una ventina di minuti e raggiungiamo Plaza de Espana ma, misteriosamente, la piazza è chiusa: rimandiamo all’indomani la visita e ci rechiamo verso l’Arenal, passando davanti all’enorme mole barocca dell’Universidad (che trova sede nella vecchia Real Manufactura de Tobaco) e a Palaçio San Telmo, che ospita la sede della Presidenza della Giunta d’Andalusia.

La Torre dell’Oro si staglia bellamente subito dopo il ponte San Telmo e si presta da sfondo alle numerose foto che le signore si scattano tra di loro: si tratta, comunque, un’antica torre di sorveglianza del XIII secolo, eretta dagli arabi Almohadi per controllare la navigazione sul fiume. Il suo nome deriva dal fatto che un tempo era ricoperta di piastrelle dorate e ora, al suo interno, vi è il Museo Marittimo, che ripercorre la storia dell’impero d’oltreoceano. Proseguiamo la passeggiata passando davanti alla mole neoclassica del Teatro de la Maestranza e ci fermiamo davanti alla Plaza de Toros, l’edificio bianco-ocra costruito nel XVIII secolo in cui si tengono le corride: al suo interno ospita un museo che ripercorre la storia taurina di Siviglia. Tra le statue situate sul lungofiume, proprio qui c’è quella di Carmen, la gitana più famosa di Siviglia. Cantando sulle note della celebre opera di Bizet attraversiamo il ponte di Isabel II o di Triana, detto così perché collega l’Arenal con l’omonimo quartiere, e ci dirigiamo verso il Centro di Ceramica Triana, sito alla fine di Calle San Jorge: alla vista delle belle ceramiche, dei piatti, dei souvenir e di tutto ciò che lì dentro è commerciabile, le mie compagne di viaggio si fiondano avidamente e comprano l’inimmaginabile, uscendo soddisfatte e affamate.

Data appunto l’ora di pranzo, ci rechiamo al vicino Mercado de Triana, nel cui interno ci sono ristoranti, tapasseries e bar: ci fermiamo alla Jamonería Jose Luis Romero per degustare uno dei tanti coni da asporto che offre e c’è chi lo prende al queso (formaggio), chi al jamon (crudo iberico) e chi col chorizo picante (salamino).

Dopo la sosta godereccia, ci inoltriamo per il quartiere più tipico della città, percorrendo un tratto di Calle Pureza fino alla Parrocchia di Sant’Anna, e poi lungo la Calle Betis, fermandoci per un caffè e una postres al Garage Moto Cafè (un caffè espresso con una fetta di cheesecake della casa costa € 3,50).

Riprendiamo la passeggiata nel caldo pomeriggio sivigliano e ritorniamo in centro tramite il Puente de San Telmo, fermandoci in Plaza Puerta Jerez ad ammirare la mole lussuosa dell’Hotel Alfonso XIII, la Fuente de Hispalis (le cui sculture rappresentano la città) e una ballerina di flamenco che balla in un angolo e attira una folla di curiosi.

Una sosta al negozio del Sevilla F.C., una capatina alla Plaza del Cabildo (nascosta da un ingresso poco noto e anonimo) per vedere se è aperto il forno delle suore che vendono le yemas (purtroppo è domenica ed è chiuso) e poi passiamo davanti all’edificio dell’Archivio de l’Indias, in stile rinascimentale, e davanti alla bellissima Puerta de l’Asunçion, il chiuso ingresso alla Cattedrale che tra un po’ ci accingiamo a visitare.

Infatti, poco prima di partire, ho acquistato sul sito della Cattedrale l’ingresso per le 16.30 (€ 9 l’intero, € 4 per chi è over 65) al fine di evitare la lunga coda d’accesso che, come avevo previsto, si è formata davanti la Puerta del Principe. Mostro la prenotazione a una solerte guardia, che ci fa segno di percorrere il lato sinistro della fila e di arrivare al tornello dedicato agli ingressi prenotati: in due minuti, grazie ad un A4 stampato, entriamo celermente nella Cattedrale.

Riunito il gruppetto accenno, prima di varcare la soglia, alla storia di questo mastodontico edificio religioso, costruito verso la fine del XIV secolo nel luogo in cui un tempo sorgeva la grande moschea e di cui rimangono a testimonianza solo la Giralda e il Patio degli aranci (Patio de los Naranjos), che corrispondeva all’antico patio delle abluzioni.

Il luogo prima di accedere e dove ora ci troviamo è il museo della Cattedrale, che contiene opere di grandi pittori, libri, ornamenti e una collezione di oreficeria: un breve passaggio ci introduce alle navate e l’ingresso ci mostra la spettacolarità e la vastità dell’edificio. La Cattedrale, infatti, è composta di cinque navate in stile gotico e da due cappelle, la Maggiore e la Reale, dove furono seppelliti Fernando III, sua moglie Beatrice di Svevia e il figlio Alfonso X il Saggio. Iniziamo a visitarla passando davanti alla Cappella della Vergine de la Antigua e fermandoci al Sepolcro di Cristoforo Colombo, sotto un grande orologio ottocentesco: qui si sprecano le tante fotografie volte a ritrarre la particolare tomba sorretta da quattro statue raffiguranti i regni spagnoli all’epoca della scoperta. Anche l’Altare maggiore attira l’attenzione, protetto da una cancellata vecchia di secoli, essendo composto da un gruppo di ritagli scolpiti in legno dorato. Di fronte, il coro del 15° secolo è illuminato dai colori del rosone che sovrasta la porta principale, chiusa.

In ultimo, prima di affrontare la salita alla Giralda, ammiriamo l’Altare d’Argento, composto da una serie di fine vasellame e paramenti del 18° sec.

La salita alla Giralda è semplice e nemmeno tanto faticosa: tramite una salita priva di scalini, si arriva alla terrazza dell’ex minareto ora campanile da cui si può ammirare una spettacolare vista su tutta la città. Dopo poco più di un’ora di visita scendiamo al Patio de los Naranjos, abbellito di alberi pieni di arance, e poi usciamo dalla Puerta del Perdón, la più scenografica delle porte del complesso: le signore sono molto soddisfatte della bella e interessante visita e, nell’entusiasmo, accennano alla volontà di vedere uno spettacolo di flamenco. Proprio di fronte la Puerta si apre calle Alvarez Quintero dove, al n. 48, c’è un famoso tablao e, mentre ci rechiamo per prenotare, un signore si avvicina e ci dice che è un p.r. del tablao e che può farci entrare a un prezzo ridotto. Lo seguiamo fino alla cassa e lì paghiamo 12€ a persona (il prezzo è di 18€ se comprato al momento) per lo spettacolo delle 20.30.

A questo punto, si decide di tornare in albergo per affrontare la serata con un aperitivo prima dello spettacolo e una cena veloce subito dopo. Alle 19.30 partiamo, freschi e lindi, dall’albergo e ci fermiamo al ristorante Las Casa de los Mercaderes agli inizi di calle Quintero per un aperitivo a base di sangria e mojito e raggiungere dopo, a un quarto d’ora prima dello spettacolo, il vicino tablao. Aspettiamo i soliti dieci minuti di attesa e poi lo spettacolo inizia: due ballerini, una cantante (non molto dotata, per la verità) e il chitarrista danno vita a un semplice ma emozionante show che termina quasi un’ora dopo con una splendida sevillana (danza tipica di Siviglia). Nel biglietto è compreso anche un quarto d’ora di lezione di passi del flamenco e le signore si cimentano in questa nobile arte: Tersicore (musa della danza) sarà sicuramente svenuta vedendo sette donne ballare (ed è una parola “grossa”) il flamenco.

Comunque, dato che sono le 22 passate, andiamo a cenare da El Pasaje, in pasaje de Vila, ma nel lato chic: non male il giro di tapas ma l’ambiente troppo freak and glamour stona con la sua posizione nel Barrio di Santa Cruz. Dato il leggero tasso alcolico alto, percorriamo Calle de la Sierpes e ritorniamo in albergo per una goduriosa dormita.

12 marzo

L’abbondante colazione ci prepara per un nuovo giro di visite: partiamo dall’albergo e percorriamo tutta la strada di iersera fino ad arrivare a Plaza de Espana, il cui ingresso avviene tramite la porta che da’ accesso agli uffici statali. Siamo sotto i porticati, sul lato ovest della piazza e la bella giornata rende piacevole la visita al luogo formato da una grande piazza a forma di semicerchio che finisce in due alte torri alle estremità. Al centro vi è un canale navigabile e tutta la piazza è circondata da portici sormontati da balaustre, al di sotto delle quali ci sono panchine decorate con piastrelle di ceramica che raffigurano le provincie spagnole: per ognuna è citato un evento storico che l’ha riguardata oppure stili di vita propri di quel territorio. Tantissimi turisti, venditori di nacchere e ventagli nonché improvvisati ballerini si affollano in ogni dove e le foto di gruppo o individuali si sprecano, giacché ogni inquadratura offre belle panoramiche. Trascorriamo circa un paio d’ore in questo delizioso posto poi ritorniamo verso il centro per un break in un caffè davanti alla mole dell’Università. Dopo la pausa, ci perdiamo nei vari negozi del Barrio di Santa Cruz e terminiamo il giro e lo shopping per ora di pranzo, infilandoci nella Cerveceria Giralda in calle Mateos Gago per un giro di tapas: ottimo trattamento (mai mangiato un polpo grigliato su una fetta di formaggio caprino) per una spesa di neanche 10€ a persona. Una passeggiata per digerire e, alle 16, siamo davanti all’ingresso dei Reales Alcazares, i cui biglietti sono stati prenotati tramite Internet al prezzo di 1€. Infatti, ogni lunedì è possibile l’accesso a tal prezzo solo se acquistato on line: nella visita non sono incluse le Stanze Reali e non c’è l’audioguida ma, tramite un po’ di ricerche, si può visitare questo storico luogo con una certa preparazione.

In orario e seguendo la fila, entriamo nel complesso e ci dedichiamo all’esplorazione dei palazzi, che costituiscono un insieme architettonico che va dal primo Alcázar arabo ai successivi ampliamenti di cortili e palazzi. Durante il XII secolo l’Alcazár fu trasformato in una residenza di rappresentanza da parte degli Almohadi ma, dopo la Riconquista, fu convertito a residenza cristiana da Ferdinando III. La struttura attuale è in gran parte dovuta alla ristrutturazione di Pietro I di Castiglia e, oltre alle sale, stanze e cortili dei palazzi, ci sono anche dei magnifici giardini, che costituiscono un grande esempio di arte andalusa. Avendo studiato un percorso che interessa tutte le sale e i giardini, partiamo dalla Puerta e dal Giardino del Leone, passiamo per la Sala della Giustizia e il Patio di Gesso ed entriamo nel Cortile della Monteria, su cui si affacciano una serie di palazzi. Alla destra c’è la Casa della Contrattazione e, davanti a noi, il Palazzo di Re Don Pedro: noi entriamo nella prima, ammirando la Camera dell’Ammiraglio e la Cappella della Vergine dei Naviganti (nel cui riquadro sono stati dipinti per la prima volta in assoluto dei nativi americani). Dietro un angolo si accede al Cortile dell’Assistente e al Patio di Leviés.

Usciti di nuovo nel paio della Monteria, ammiriamo la facciata del reale palazzo e poi ci addentriamo nelle sue sale, svoltando subito a sinistra e trovandoci nel Patio de las Doncellas o Cortile delle Fanciulle, di sicuro il più bello presente in tutto il complesso: da qui si aprono le tante stanze in cui vivevano i regnanti di una volta, come l’Alcova Reale, la Sala dei Passi perduti, la Sala dei Re Cattolici e il piccolo ma delizioso Patio delle Bambole. In ultimo, prima di accedere ai tanti giardini, ammiriamo il Salone degli Ambasciatori, elegantissimo con la sua cupola semisferica dorata e le sue porte decorate con piume di pavone. Il primo giardino che visitiamo è il Giardino della Danza, cui si accede al Palazzo Gotico, costruito sui resti della vecchia fortezza araba: di quest’ultima rimane la testimonianza dei Bagni Arabi, ora sotterranei. Proseguendo all’aperto, passiamo davanti allo stagno di Mercurio, la Galleria del Grutesco (costruita su un pezzo delle vecchie mura arabe), la Fonte di Nettuno e il Padiglione di Carlo V in stile neomudejar per finire poi nei Giardini del Poeta e accedere quindi verso l’uscita, avendo terminato in pratica la visita.

Tramite il Cortile delle Bandiere siamo di nuovo fuori e le signore commentano soddisfatte della bellissima visita compiuta e durata all’incirca un paio d’ore buone. A questo punto, la smania di acquisti riprende il sopravvento e la combriccola si sparpaglia per Calle de las Sierpes e si perde nei negozi, per riunirsi dopo più di un’ora carica di borse piene di souvenir vari, ventagli, mantillas, ceramiche e perfino un paio di scarpe! Si sosta anche al supermercato di fronte l’albergo al fine di rifornirci del riso per la paella e, soprattutto per il sottoscritto, della fideuà, la pasta tipica da preparare come la paella. Alle 21 ci presentiamo puntuali al ristorante La Tradicional in Calle Mateos Gago n. 7, dove abbiamo prenotato un tavolo con l’intenzione di degustare una paella: mai piatto più squisito ci è stato servito e mai paella più saporita mangiata in tutti i miei soggiorni spagnoli. Tra sangria, paella, tapas e un ottimo amaro della casa, spendiamo 26€, ma ne usciamo veramente satolli e anche un bel po’ “brilli”! Ultimo giro per il centro illuminato dalle luci della sera e poi dritti a nanna, che la partenza è prossima.

13 marzo

Dopo la sveglia e la colazione, prepariamo i bagagli e lasciamo le camere ma abbiamo ancora un paio d’ore a disposizione per le ultime visite. Allora accompagno le signore in una passeggiata che ci porta al cospetto della Basilica de la Macarena, costruita in stile neo-barocco e che custodisce la Vergine della Macarena, una statua del ‘600 che si porta in processione durante la Semana Santa. Da qui riscendiamo nell’omonimo quartiere fino a sbucare nella Alameda de Hercules, una vasta piazza sede della movida sivigliana, per arrivare poi a Plaza del Duque (su cui troneggia il palazzo sede de El Corte Ingles) e da lì alla Confiteria La Campana, dove ci fermiamo per una sosta caffè e un assaggio di tipici dolcetti come le yemas (ostie ripiene di un impasto fatto col rosso d’uovo), le torrijas (dolce pasquale fatto di pane, cannella e miele) o i pestiños, fritti nell’olio. Ora, prima dell’albergo, non ci resta che affrontare l’ultima meraviglia della città: il Metropol Parasol, struttura di legno che copre quasi totalmente la Plaza de la Encarnaçion. Il biglietto d’ingresso costa 3€ e permetter di salire sulla struttura, camminare su un percorso sito sul tetto e ammirare la città dall’alto. Inoltre, con l’aggiunta di 1€, si può bere al bar presente oppure, gratis, appena discesi presso la Cerveceria la Surena. Per fortuna il sole ha fatto capolino tra le nuvole e ora ci godiamo gli ultimi minuti in terra andalusa. Dopo la bevuta gratis, rientriamo in albergo, prendiamo i bagagli e, tramite un taxi (spesa invariata come all’andata), andiamo in aeroporto: qui imbarchiamo i bagagli da stiva (la valigia è pienissima ma nel limite consentito) e poi, dopo i controlli, raggiungiamo il gate per l’imbarco. Il volo è puntuale e ci conduce di nuovo a Milano in poco più di due ore. Ritirati i bagagli, l’autista del van è già in attesa e ci riporta alle nostre case e alle nostre abitudini.

Hasta luego Sevilla, a la proxima vez.

Volo

Acquistato con Ryanair, è costato 53€ in a/r e con la prenotazione del posto (in offerta a 2€). Un bagaglio da 20 kg è stato comprato per 50€ poco prima della partenza che, diviso sette, ha portato la cifra del volo a 60€: direi non male per due voli puntuali e tranquilli.

Albergo

Ho prenotato presso l’Hotel Abril, un 2 stelle situato in Calle Jeronimo Hernanze, a due minuti dal Metropol Parasol: una tripla, due doppie e una singola sono costate in totale 984€ per tre notti con colazione, pari a 140€ a persona.

L’albergo merita: pulito, tranquillo, fornito, buona colazione e a pochi minuti di camminata dal centro.

P.s. Le signore vogliono ripetere l’esperienza: in ballo Granada o Porto. Aiuto!

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La Giralda di sera

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Palazzo di Pilato

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Centro storico

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Alcazar - Patio de las Doncellas

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Metropol Parasol

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La Torre de Oro

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Plaza de Espana



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