Siviglia e Cordova low cost febbraio 2010

Tanto per passare un po’ di tempo mi sono messa a girovagare per la rete con il vago pensiero di ritornare a vedere Siviglia dopo più di trent’anni . L’offerta Ryanair è appetitosa , ad attrarmi è il basso costo del biglietto di andata:solo 14 euro. Poi fra tasse, check in on line ecc il prezzo è lievitato, fra andata e ritorno, a 168...
Scritto da: angela maria
siviglia e cordova low cost febbraio 2010
Partenza il: 03/02/2010
Ritorno il: 07/02/2010
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
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Tanto per passare un po’ di tempo mi sono messa a girovagare per la rete con il vago pensiero di ritornare a vedere Siviglia dopo più di trent’anni . L’offerta Ryanair è appetitosa , ad attrarmi è il basso costo del biglietto di andata:solo 14 euro. Poi fra tasse, check in on line ecc il prezzo è lievitato, fra andata e ritorno, a 168 euro per me e Armando .Quando scopro su sevilla30.com un appartamento in pieno Barrio Santa Cruz,a soli 240 euro, colazione inclusa, decidiamo che è veramente un’ occasione da prendere al volo e prenotiamo immediatamente. Partiremo fa tre settimane, mercoledì 3 febbraio e torneremo domenica 7. Visti i prezzi si unisce a noi anche Virgilio, fratello di Armando, per il quale troviamo una sistemazione in un BB all’Arenal per 120 euro. Vere vacanze low cost! Mercoledì 3.2.2010 Ci incontriamo direttamente all’aeroporto di Bologna. Siamo tutti puntualissimi e ci tocca un po’ di tempo da spendere chiacchierando seduti di fronte ad un’ insalata mista. E’ la prima volta che viaggio Ryanair e sono stata ligia alle loro direttive: solo una della nostre valige con le ruote mi è parsa rientrare nei rigidi canoni previsti per il bagaglio a mano e quindi per me ho optato per una vecchia valigetta in pelle, perfetta quanto a dimensioni, senza però la comodità di poterla trasportare anche con le rotelle. Ma nessuno ci ha controllato quando ci siamo presentati al check in. La partenza è prevista per le 14.15, con arrivo alle 16.45. Quando saliamo sull’aereo ci fanno accomodare dalla nona fila in poi, immagino per questioni di bilanciamento, visto che l’aereo non è pienissimo. Il pezzo forte è costituito da un gruppo, educato, di ragazzi in gita scolastica con i professori . Al momento dell’ atterraggio applaudono. Ryanair non è meno goliardica e festeggia la manovra con un’allegra e anche un po’ ironica strombazzata da stadio. Andiamo a cercarci un taxi e quando comunichiamo all’autista il nome della centralissima Calle Pimienta questo ci guarda con aria interrogativa e poi inizia un lungo conciliabolo con altri tre colleghi. Ci lascerà sulla Plaza Virgen de los Reyes , sotto la Giralda, dopo essere passato avventurosamente per dedali di viuzze microscopiche. Paghiamo una ventina di euro, scendiamo e ci perdiamo. Chiedi di qui, chiedi di lì,gira di qua, gira di là, la via è dietro l’angolo ma non è così facile da trovare, come sarà poi quando diventeremo degli abituè. Finalmente imbrocchiamo il vicoletto Pimienta che è quasi un budello e arriviamo a destinazione. Intanto ci siamo goduti piacevoli viuzze e piazzette con bellissimi alberi carichi di arance. A destinazione ci accoglie una bella ragazza che, con un largo sorriso, si mette a parlarci in un italiano perfetto. Ci dà le chiavi dell’ appartamento n.12 e lascia salire anche Virgilio senza nessun problema. La nostra sistemazione è veramente fantastica:65 mq funzionali e ben arredati. Anticamera, ampio soggiorno, grande camera da letto, due armadi , cucina e bagno nuovissimi e luccicanti . Abbiamo anche uno di quei tipici balconcini orientaleggianti che sporgono di pochi centimetri all’esterno e sono chiusi da inferriate. Ci fermiamo un attimo a sistemarci e a fare il punto della situazione con Virgilio, per decidere la strada da seguire per arrivare al suo albergo. Usciamo e arriviamo disinvoltamente alla piazza della cattedrale per poi imboccare l’ampia Avenida della Constitution fino alla Puerta de Jerez cioè dalla parte opposta a dove dovevamo andare. Ritornando sui nostri passi ci imbattiamo in un punto di informazione turistica dove prendiamo una cartina più comoda di quella a scomparti che c’è nella guida. L’aria è mite e profuma di primavera, nonostante sia ormai un po’ tardino. Abbiamo da poche ore lasciato l’Italia sommersa dalla neve e nella macchina fotografica le prime foto sono quelle della panchina del nostro giardino con un bel 50 cm di neve sopra Raggiungiamo l’albergo di Virgilio dopo aver scarrocciato rumorosamente il suo trolley per mezzo Barrio Santa Cruz e Arenal ed esserci fermati un paio di volte a consultare la cartina, provocando l’arresto generoso e immediato dei passanti per offrirci le spiegazioni del caso. Mentre alla modica cifra del nostro appartamento corrisponde una soluzione grandiosa, alla modica cifra del BB di Virgilio corrisponde un’austera stanzetta mignon con bagno in proporzione. Ma non si lamenta. In effetti il luogo si dimostrerà pulito e silenzioso, quanto sufficiente per le necessità di chi deve solamente dormirci. Usciamo nuovamente per andare a mangiare qualcosa dalle parti del centro. Questa volta facciamo un’altra strada e attraversiamo altre piazze. Ceniamo da Laurel, in pieno barrio santa cruz, con prosciutto costoso ma buono e chuleta de cordero. Ci diamo la buonanotte e appuntamento in piazza per il giorno dopo. Giovedì 4.2.2010 La notte piove e il cielo al mattino è coperto. Per sicurezza ci portiamo dietro l’ombrello. Sono le 9,30 di mattina ma la città ha ancora un’aria sonnolenta come da noi alle 7,30. Andiamo ai Reales Alcazares dove ci viene incontro una brunetta dal fisico asciutto che ci propone di farci da guida in italiano durante la visita, con un modesto sovrapprezzo di 5 euro. Accettiamo subito ma siamo solo in tre, bisogna aspettare qualcun altro per partire , circa un quarto d’ora. Ci suggerisce di farci un giro in cattedrale, che a quell’ora è pure gratis, consigliandoci di sollevare la grande stuoia di cuoio che nasconde il battente della porta, facendola sembrare chiusa mentre è lì solo per evitare che entri il freddo. E così facciamo. L’ambiente è enorme, siamo infatti nella terza cattedrale più grande d’Europa , e praticamente vuoto. Ci incamminiamo verso l’altare maggiore dove cinque o sei preti in pompa magna officiano di fronte a due tre persone. Il retablo è grandioso nella sua magnificenza di oro e nella calca di figure rappresentate. Di fronte una magnifica cantoria tutta in legno scuro dentro cui spicca per contrasto l’esile figurina di un prelato vestito con una tonaca dai colori cardinalizi. La messa è in latino, ma non ci possiamo trattenere perché il quarto d’ora a nostra disposizione è ormai passato e dobbiamo ritornare all’Alcazar. La guida nel frattempo ha racimolato un altro po’ di persone, tutte coppie più o meno della nostra età, e incominciamo il giro dopo aver pagato il biglietto da 8 euro ,tranne Armando, che non paga perché è l’unico a poter dimostrare la sua condizione di pensionato certificata sulla carta d’identità. La prossima volta tutti si ripromettono di venire più attrezzati. La guida è molto preparata e con gran passione ci descrive i vari luoghi e le situazioni storiche . Entriamo dalla porta del Leòn per poi proseguire nel patio della monteria, il salon de ambajadors e poi di sala in sala, di meraviglia in meraviglia, mentre ci racconta di un’età fiabesca in cui cristiani, ebrei e mussulmani vivevano d’amore e d’accordo sotto il regno di Alfonso X il savio , re di Castiglia e León, che rese possibile questa pacifica convivenza , come documenta la commistione dei simboli delle tre religioni che caratterizzano lo stile mudejar. La guida non manca di sottolineare ,con enfasi,come i marmi siano tutti di provenienza italiana perché in Spagna marmo non ne hanno. Saliamo al piano di sopra per visitare i saloni di Carlo V ornati di magnifici azulejos commissionati a… Pisa !Qui la guida ci lascia .Scendiamo di sotto per visitare i suggestivi bagni arabi . Nonostante il tempo sia grigio e scenda qualche timida gocciolina di pioggia i giardini sono veramente belli nel loro insieme di palme e aranceti circondati da un ampio cerchio di mura percorribili all’interno. E’ un festa di colori, fra i gialli e gli arancioni degli intonaci, che ben si sposano all’arancione dei frutti e al verde degli alberi. Un fascino speciale e prettamente locale , che incontreremo altre volte durante il nostro viaggio . E’ intanto arrivata l’ora di pranzo e decidiamo di farlo a casa. Abbiamo visto sulla Avenida della Costitucion una gastronomia, l’Horno San Buenaventuras, dove acquistiamo del formaggio, del carissimo prosciutto da 150 euro al chilo (che non valeva neanche il più qualsiasi dei nostri prosciutti in offerta da supermercato e non parliamo di san daniele o parma) degli spinaci cotti, del pane e del vino. Dati gli orari locali che prevedono una lunga interruzione per la pausa pranzo , Virgilio decide poi di andare a farsi una pennichella a casa e ci diamo appuntamento per più tardi . Intanto lui si premura di trovare un posto per andare a vedere e sentire un po’ di flamenco. Quando ci rivediamo,lui ha un po’ di proposte e intanto che ci siamo, visto che vogliamo visitare la Casa de Pilatos andiamo a cercare anche un posto in zona che su un blog dicevano che proponeva il flamenco gratuitamente. Non lo troviamo, perché a quell’indirizzo non c’è più niente. In compenso ci arrotoliamo in un dedalo di viuzze che ci disorientano .Un sospetto: che le cartine che abbiamo siano un po’ approssimative? Fermo due distinti signori per chiedere le indicazioni e loro si offrono di accompagnarci a destinazione. Si tratta di due anziani prelati in clergyman che, chiacchierando piacevolmente, uno in spagnolo con Virgilio, l’altro in italiano con me ,ci guidano per svolte e giravolte fino a destinazione, che per loro è la mensa dove alle tre di pomeriggio si stanno recando per pranzare, e che si trova proprio nella stessa piazzetta della Casa de Pilatos. Il mio compagno di viaggio ha abitato a lungo a Roma ed è in procinto di ritornarci per una cerimonia con il papa. Ci salutiamo simpaticamente scambiandoci i nomi e stringendoci la mano. Entriamo nella Casa de Pilatos, uno dei più bei palazzi di Siviglia, decorato con splendidi azulejos, in stile mudejar, con un bel patio che splende luminoso ,ora che finalmente il cielo si è aperto ed è arrivato il sole. Mi è piaciuto specialmente il pian terreno , con un bel giardino , resti romani e sale con archi, pareti e porte decorate. Di sopra è, per me, la solita triste tiritera di vecchi mobili , poltrone un po’sdrucite e quadri d’epoca che abbiamo già visto in lungo e in largo mille volte per tutte le ville, le regge e le case nobiliari d’europa e che a me personalmente hanno stufato. Usciamo comunque contenti della visita per recarci all’Archivio delle Indie, dove ci passano al metal detector ma entriamo gratis per starci abbastanza poco, visto che ormai si sono fatte le cinque e i battenti a quell’ora chiudono. Armando e Virgilio, che si aspettavano molto da quella visita, ne rimangono delusi, io che non mi aspettavo niente ritengo che, per quello che c’era da vedere, ci siamo stati abbastanza. Ci separiamo nuovamente: Virgilio nel suo albergo per definire la serata flamenca, noi per ritornarcene previo giretto a casa nostra. Ci sentiamo un po’ di volte e decidiamo di andare all’auditorio Alvarez Quintero che, per la ragionevole cifra di 17 euro, ci offrirà un’ora di spettacolo. L’inizio dello spettacolo doveva essere alle 21, ma all’ultimo viene inaspettatamente anticipato alle 19,30, cosa che noi preferiamo di gran lunga piuttosto che aspettare le nove e cenare chissà quando. Per scusarsi dell’anticipato orario ci fanno pure sedere in prima fila!Dietro di noi una scolaresca francese. L’ambiente è piccolo, una stanza stretta e lunga. Siamo proprio attaccati alla predella che fa da piccolo palco,su cui arrivano un chitarrista ed un cantante, che si cimenta in una lunga canzone dolorosa che ricorda da vicino le nenie arabe. Dopo un paio di canti arriva un giovane gitano, magrissimo e altissimo, che si pone alle loro spalle, e poi la ballerina, una donna giovane e bella le cui forme piene e femminili sono strettamente inguainate in un abito che dalle ginocchia in giù si apre in un ampio ventaglio di gonne , sottogonne e falpalà. La scena è tutta sua mentre, con una maschera di dolore stampata in faccia, ancheggia, muove sinuosa braccia e mani e batte ritmicamente i tacchi roteando con un gesto secco la gonna fino a sfiorarci più volte la faccia. Intanto il ballerino rimane in piedi fermo, accompagnando la musica e il canto degli altri con il battere delle mani e strazianti invocazioni. Poi si scambiano i ruoli e infine, di nuovo, lei si riprende la scena, prima di chiudere la serata con un ballo a due. A cinque minuti dalla fine ci danno il permesso di fotografare e i flash si sprecano. Sono artisti decisamente di valore e ce ne andiamo soddisfatti a cena nel ristorante dove la mattina facciamo colazione , e dove ,a prezzo non modico, ci facciamo una buona frittura di pesce. Venerdì 5.2 Anche stanotte è piovuto e il cielo è cupo. Solito appuntamento sotto la Giralda e via verso Plaza de Espana. Prima di arrivare alla nostra meta passiamo davanti all’hotel più lussuoso di Siviglia, l’Alfonso XIII e all’università,che un tempo ospitava la famosa manifattura tabacchi dove lavorava Carmen, l’eroina del racconto di Merimee e dell’opera di Bizet. Purtroppo, nella sua parte centrale, Plaza de Espana è in ristrutturazione, ma la troviamo veramente bellissima nella sua grandiosità. Un ampio semicerchio , con portici e torri ai lati che ricordano nello stile le altre torri della città, avvolge la piazza che da sul Parque Maria Luisa . Su tutta la parte esterna, tante piccole ‘’cappelle’’ con azulejos che riproducono le città di Spagna , un imponente corpo centrale e ponticelli con originali colonnine in ceramica bianca e blù sopra un piccolo corso d’acqua, al momento piuttosto fangoso a causa dei lavori in corso . Camminiamo sotto i portici sentendoci come la Principessa e Luke Skywalker in Guerre Stellari,ricordando la breve scena della saga girata proprio qui. Finalmente arriva il sole e il cielo da grigio diventa di un glorioso e intenso blu come ti aspetti che debba essere sempre da queste parti. Ci incamminiamo attraverso il parco ,in direzione della stazione degli autobus, perché la nostra prossima meta è Italica , antica città romana . Per arrivarci passiamo davanti a edifici storici quale il Costurero de la Reina, il Pabellon del Uruguay, Palacio de san Telmo, costeggiando il Guadalquivir sul trafficato Paseo de las delicias. Abbiamo scelto questa strada in modo da passare davanti alla Torre del Oro e alla Plaza de Toros la cui visita rimandiamo a più tardi. Arriviamo all’autobus in perfetto orario. Ne passa uno ogni mezz’ora, direzione Santiponce, e il biglietto si fa a bordo , partenza dal n.34 nel sotterraneo. La nostra fermata è al capolinea. Mi colpisce che a differenza di tutte le grandi città Siviglia, almeno da quel lato, non ha la solita sequela di case da triste periferia ma si è subito fuori nel verde, che già dalla stazione si intravede chiaramente. Il paesaggio non è particolarmente interessante e nel paesino intermedio gli scheletri di diversi edifici lasciati a metà parlano della difficile congiuntura che il paese sta attraversando . Anche a Italica come da per tutto, considerato forse il periodo dell’anno, ci sono pochi turisti. I residenti nell’unione europea entrano gratis dopo aver solamente comunicato il luogo di provenienza e il cap della propria città. Il sito è molto ben tenuto, ci sono bei mosaici e i resti di case e templi sono ben dettagliati sulla mappa che ci hanno dato all’inizio e sui cartelli davanti ad ogni sito. Il percorso da seguire è chiaramente indicato . La giornata è bellissima e ci aggiriamo fra i cipressi nel silenzio di quella che fu una grande città che diede i natali agli imperatori romani Traiano e Adriano. I resti delle terme sono chiaramente visibili dall’alto di un soppalco e per il grande anfiteatro, che un tempo accoglieva fino a 25.000 spettatori, si gira liberamente. La visita, oltretutto assolutamente economica ( in tutto solo i 2,50 euro a testa del bus andata e ritorno) vale davvero la pena. Torniamo al punto di partenza con un altro viaggetto di mezz’ora e ,tagliando questa volta per il centro, ce ne torniamo velocemente a casa nostra dove finiamo gli avanzi del giorno prima. Vista la splendida giornata di sole e l’aria cristallina dedichiamo il pomeriggio alla salita sulla Giralda abbinandola ad una più esaustiva visita alla cattedrale. Ci soffermiamo davanti alla tomba di Cristoforo Colombo il cui sarcofago è sostenuto da figure che rappresentano i regni di Castiglia,Leon, Aragona e Navarra, passeggiamo per il patio de los naranjos,in un angolo del quale, in alto, è appeso da chissà quanto un coccodrillo imbalsamato, e per la sacristia mayor, ricca di ori e argenti. Iniziamo la salita sulla Giralda che non è scalini ma a rampe. Virgilio ci supera baldanzosamente, svolta l‘angolo e sparisce dalla nostra vista giusto il tempo per sentire un gran fracasso e ritrovarcelo davanti steso bocconi che si sta rialzando. Ci rassicura che non è niente, ci ridiamo un po’ su e proseguiamo la salita fino alla cima da cui si gode un’ottima vista sulla città, di cui riconosciamo i luoghi dove siamo già stati. Interessanti alcuni tetti delle case che si affacciano sulle stradine del centro, che inaspettatamente esibiscono invitanti piscine. E’ ancora presto e decidiamo di tornare alla plaza de toros per visitarne il museo. La visita è guidata, entriamo nell’arena, ci sediamo sugli scalini mentre ascoltiamo le spiegazioni in spagnolo e in inglese, poi entriamo nella parte museale vera e propria. Niente di che ma almeno una volta, venendo in Spagna, è da fare. La giornata è ancora molto luminosa e primaverile, ci sono 22 gradi e ritorniamo indietro con una bella passeggiata lungo il fiume, che ci porta nuovamente alla Torre del Oro, costruita nel 1220 come posto di vedetta, con una gemella sull’altra sponda del fiume di cui però non è restata traccia. Attraversiamo il ponte de San Telmo e percorriamo il tragitto inverso costeggiando il Guadalquivir dalla parte del quartiere di Triana, altro ponte e torniamo verso casa, decidendo di darci appuntamento direttamente alla stazione per domani, destinazione Cordoba. Abbiamo già visto prima di partre, sul sito della Renfe, l’opzione più adatta a noi : partenza da Siviglia alle 9 e arrivo e Cordoba alle 10.22 e per il ritorno treno alle 18,32 con arrivo alle 19,49. L’abbiamo scelta fra tantissime perché è la più economica: 18 euro a testa fra andata e ritorno. E se avessimo prenotato via internet prima di partire avremmo risparmiato altri 3 euro. Mentre ne parliamo, strada facendo, in calle Zaragoza ci imbattiamo proprio in un negozio della Renfe. Entriamo e, fatta un po’ di fila, ci ritroviamo con i biglietti già pronti, ognuno con il suo posto già assegnato. Due minuti dopo essere entrati hanno chiuso i battenti, chi c’era c’era e gli altri fuori dalla porta. Più fortunati di così…! Andiamo a festeggiare sempre in Barrio Santa Cruz con una paella, probabilmente anzi, sicuramente, dissurgelata, ma vuoi mettere consumarla seduti a un tavolo all’aperto di sera ai primi di febbraio? A testimonianza dell’evento provvediamo ad un adeguata documentazione fotografica. Ci salutiamo e torniamo ognuno a casa propria. Alle quattro di mattina il cellulare di Armando ronza. E’ un sms di Virgilio che ci informa che è stato al pronto soccorso da mezzanotte alle 4, che non ha niente di rotto, ma non sa se si farà vedere alla stazione. Gli mandiamo un messaggino di conforto e torniamo a dormire. Sabato 6.2 Per comodità andiamo alla stazione in taxi con circa 6 euro . Siamo come al solito in largo anticipo e iniziamo a gironzolare quando vediamo arrivare Virgilio con la mano fasciata e appesa al collo. Sembra in forma, ci racconta che gli hanno fatto lastre da per tutto, che niente è rotto e gli hanno prescritto dell’ibuprofene che deve ancora comprare. Scendiamo ai binari, ognuno dei quali ha le sue scale mobili dedicate, in una stazione modernissima di cui troveremo l’esatta copia all’arrivo a Cordoba . Il treno è moderno e pulito. Le poltroncine hanno lo schienale che si può girare a seconda del senso di marcia,in modo da essere sempre nel verso giusto. Ci accomodiamo nei posti assegnatici e subito il controllore viene ad esaminare i nostri biglietti. Del panorama fuori non vediamo niente perché appena usciti da Siviglia tutto viene avvolto da una fitta nebbia. Viaggiamo confortevolmente con una comitiva locale molto folta che per tutto il tempo si scambia cibi e bevande anche alcoliche, nonostante l’ora, chiacchierando allegramente .Arrivati a Cordoba prendiamo un taxi fino all’alcazar, per non dire fino alla farmacia più vicina all’alcazar dove per 2 euro Virgilio acquista 40 pasticche di ibuprofene, di cui si farà fuori il primo esemplare dopo aver riempito la pancia con un churro inzuppato nella cioccolata, acquistato in un chiosco . L’Alcazar de los Reyes Cristianos è meno bello di quello di Siviglia e il biglietto costa la metà, solo 4 euro. E’ un palazzo fortezza costruito nel 1328, successivamente utilizzato dall’inquisizione e poi come carcere, con una struttura molto austera e nuda. Molto belli sono i ricchi giardini, con vasche di pesci, fontane e,nonostante fosse febbraio, margherite, calle e bouganville fiorite. Mi ha molto colpito un vero e proprio colonnato messo a fiancheggiare i viali in fondo al giardino, ottenuto con enormi tuie tagliate e rasate in modo da sembrare della gigantesche colonne verdi . Intanto la giornata si è aperta e un caldo sole ci invita ad alleggerirci dei nostri soprabiti. Usciamo e ci addentriamo per gli stretti vicoli della cittadina, zeppa di negozietti per turisti. Oggi è il primo giorno che vediamo torme di gente in giro: finora abbiamo avuto il piacere di avere Siviglia e i suoi monumenti quasi tutti per noi, ma forse incide il fatto che è anche sabato. Nella folla arriviamo alla sinagoga, indicata come tappa d’obbligo, ma nella grande confusione e nello spazio angusto c’è ben poco da vedere e ci avviamo verso il centro. Dopo un primo sguardo d’insieme alla Mezquita ci dirigiamo verso il puente romano, che di romano ha ormai ben poco di rimasto, se non le fondamenta , costruito in pietra bianca uguale a quella della Torre de la Calahorra sull’altra sponda del torbido Guadalquivir. Ci facciamo una passeggiata avanti e indietro per il ponte e poi entriamo nella Mezquita passando sotto la torre, per la puerta del perdon che si apre sul giardino degli aranci. Anche questa, prima di diventare una chiesa cristiana, era un tempo una moschea. Entrando l’emozione è forte di fronte alla foresta di archi, pilastri e colonne di stile arabo che si intersecano e paiono non finire mai . E’ il luogo che da solo impone una visita a questa città e dal quale ci si stacca a fatica. Ai lati , una dietro l’altra, una sequenza ininterrotta di cappelle e al centro l’altare maggiore, quasi un’altra chiesa dentro la chiesa. Davanti al Mihrab si alternano incessantemente gruppi guidati, provenienti da tutto il mondo, con prevalenza di asiatici. Le stanze del tesoro sono uno splendore di ori e di argenti . Indugiamo ancora a lungo sotto gli archi screziati di questa ex moschea che abbandoniamo infine a malincuore. Pranziamo in un posto chic,che Virgilio conosce già, il Caballo Rojo, che ha l’aria di essere frequentato dalla Cordoba bene oltre che da coppie di turisti come noi. Ce la prendiamo con comodo ma ci manca ancora un bel po’ prima di prendere il treno e lo dedichiamo a girare per la città meno turistica, dopo essere passati per callejon de las flores , una minuscola viuzza sui cui muri spiccano i vivaci colori dei gerani evidentemente in fiore a ciclo continuo. Arriviamo così alle rovine di un tempio romano di cui si sono mantenute ancora svettanti sei, sette colonne,passiamo davanti a san Pablo per poi arrivare nell’affollatissima plaza de la Corredera , copia locale della Plaza Mayor di Madrid, intasata dai tavolini di ristoranti e bar, tutti occupati da avventori di ogni età. La cartina che abbiamo ritirato all’ufficio del turismo davanti all’alcazar ci indica altri punti di interesse che tocchiamo sulla strada che ci dovrebbe portare in stazione. Passiamo davanti a qualche chiesa e qualche edificio d’epoca e iniziamo ad affrontare avenida de los tejares, quando vediamo che ci sono molti bus che portano in stazione e ne prendiamo uno. Tranquillo ritorno a casa . Domenica 7.2 Ahimè, anche questo viaggio sta per finire. Facciamo le valige, l‘ultima colazione e lasciamo i bagagli in deposito alla reception per andare a goderci l’ultima mezza giornata di vacanza: il nostro aereo parte alle 17.15.Percorriamo Calle de las sierpes che ha un suo fascino fatto di negozi datati, azulejos pubblicitari e vecchi palazzi , per recarci alla casa de la Condesa Lebrija, assolutamente da non perdere. In questa casa patrizia, i cui pavimenti sono sorprendentemente lastricati dai più bei mosaici della città di Italica che abbiamo appena visitato,troviamo statue romane, greche ,persiane, ceramiche etrusche .Anche il piano di sopra, a cui si accede da una magnifica scala decorata con splendidi azulejos , lascia a bocca aperta perfino me che, come detto, non sono una fanatica di vecchi arredi nobiliari . Un ben di dio di pezzi d’antiquariato, di varie epoche e provenienze, abbinati con un gusto geniale da cui traspare la prepotente personalità della proprietaria, ricca di mezzi e di passione. Virgilio ne è talmente entusiasta che compra il libro fotografico in vendita all’ingresso. Ultimo giro in zona con l’iglesia del Salvador, la piazzetta alfa alfa, dove dovrebbe esserci un mercatino degli uccelli che non c’è,e che è una delusione. Abbiamo fatto le 13, ora in cui abbiamo deciso di andare a sentire la messa in cattedrale per unire l’utile al dilettevole. Prima della messa, dentro la chiesa, un disperato con parole accorate chiede l’elemosina ai fedeli, piangendo e implorando. L’abbiamo visto portare via dalla sicurezza già un paio di volte, ma il tipo e testardo e rispunta fuori. La messa in spagnolo è accompagnata da un organo che suona solo pezzi moderni , dissonanti e sgradevoli anche se sicuramente molto impegnativi, che non aiutano certo il raccoglimento. Usciamo nel sole e andiamo a mangiare qualche tapas,seduti fuori all’aperto prima di riprendere i nostri bagagli e andarcene all’aeroporto. Questa volta Ryanair è solerte e fa passare tutti i bagagli al controllo : noi ce la caviamo ma è una falcidia di 35 euro extra per qualche millimetro in più. E’stato un bel viaggio, belle immagini, bei ricordi,oltre al piacere di esserci potuti godere tutto questo a prezzi base veramente modici .


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