Siviglia, che sorpresa
All’interno del parco abbiamo trovato la solita area attrezzata e una fontanella di acqua potabile e qui abbiamo deciso di passare alcune ore per far giocare i bambini e riposarci all’ombra di alberi giganteschi. Passato un po’ di tempo, camminando sotto il sole cocente, ci siamo recati nella vicina Piazza di Spagna, una gigantesca meraviglia con al centro una fontana e ai bordi delle zone maiolicate che rappresentano tutte le province spagnole. Tornando indietro, abbiamo dato uno sguardo anche al Prado di San Sebastian e percorso i giardini dietro l’Alcazar fino a entrare a Santa Cruz, il quartiere ebraico, fatto di strade strette, case bianche e numerose piazze piene di alberi di arancio. Seguendo il percorso di un’altra viaggiatrice abbiamo visto la grata posta su un muro in calle Susona, dal nome della ragazza che alla propria morte chiese che la propria testa vi venisse esposta. Plaza di dona Elvira, plaza de la Cruz, Plaza di Don Juan, Plaza de los Refinadores, tante casette bianche e ordinate, fresche perché il sole non riesce a infilarsi in quel dedalo di stradine. Abbiamo tentato di prenotare lo spettacolo di flamenco nella casa della Memoria in via Ximenez de Enciso 28 ma non erano ammessi i bambini sotto i sei anni e allora ci siamo diretti a cena, verso il Fresc co di calle Cuna, dove con una media di circa 26 euro al giorno, abbiamo cenato a buffet quasi tutte le sere. Il giorno dopo sorpresa per i bambini. Senza dir loro niente e ammirando le varie chiese di passaggio, attraversando il ponte de la Barqueta e ammirando da esso il ponte di Calatrava, ci siamo recati alla Isla Magica, un magnifico parco giochi modello Gardaland dove, con 76 euro (28 euro gli adulti e 20 euro i bambini sopra i tre anni) abbiamo trascorso 12 ore passando da un gioco all’altro, rinfrescandoci di tanto in tanto tramite giochi d’acqua e imboscandoci per mangiare i nostri panini dato che è vietato mangiare e bere nell’area giochi. Non sto a descrivere il parco, posso solo dire che i bambini hanno trascorso una giornata meravigliosa e sono tornati in albergo distrutti, portati sulle spalle da noi poveri genitori. Una faticaccia ma, per vedere tutta la felicità emanata dai loro visi, ne è proprio valsa la pena. La domenica, passando attraverso la visita di ulteriori innumerevoli chiese, tra le quali quella de La Magdalena, molto bella, ci siamo recati sulle sponde del Guadalquivir per vedere la Torre del Oro e la plaza de toros, ma siamo stati attirati da una musica proveniente dal quartiere di Triana dove, incuriositi, ci siamo trovati ad ammirare la processione del Corpus del Chico de Triana. Il quartiere vestito a festa era invaso dalla folla. Arrostiti da un bagno di sole abbiamo assistito a una processione durante la quale varie statue e simulacri vengono portati sopra dei catafalchi portati da 12 persone l’uno. Argento in vista come se piovesse, e partecipazione molto sentita da parte dei Sivigliani. Ci siamo poi recati a visitare il piccolo museo navale de la torre del oro, biglietto due euro bimbi gratis, molto caruccio, e la plaza de toros con museo annesso, biglietto 6 euro. A quel punto era giunta l’ora di pranzo, in un vicino Mc Donald e poi via veloci verso la cattedrale che erroneamente pensavamo fosse gratuita la domenica sera, come da altri racconti di viaggio, invece il biglietto costa 8 euro e comprende anche la visita alla chiesa del Salvador. In compenso poca gente in fila . La Cattedrale è molto bella e molto ricca, al suo interno si trova la tomba di Cristoforo Colombo. Poiché i bimbi si sono addormentati, con Andrea siamo saliti sulla Giralda a turno. La rampa facilita la salita e si è certi di essere arrivati quando sul muro si legge il numero 34. La vista dall’alto e meravigliosa e merita. Fotografati i panorami e, nel chiostro, alcuni draghi che piacevano ai bambini, ci siamo diretti verso la Iglesia del Salvador, molto bella anch’essa, ricca e con statue stupende al suo interno. Il programma della serata è proseguito con una sosta per riprendere le forze in plaza Nueva, e poi via verso la plaza de toros dove si sarebbe svolta una corrida, biglietto 11 euro. Dico la verità, ero piuttosto incuriosita ma pensavo che i bambini non potessero assistere allo spettacolo, invece sono potuti entrare tranquillamente. Non mi vergogno però di dire che non mi aspettavo di essere così coinvolta emotivamente tanto che dopo la morte del primo toro ho pianto moltissimo e, anche se sapevo che così non sarebbe stato, ho sperato che i tori successivi riuscissero a salvarsi. E’ sicuramente uno spettacolo coinvolgente, ma non penso che avrei cuore di andarlo a vedere di nuovo. Fortunatamente i bambini sono usciti indenni da tutto, beata innocenza. La mattina dopo (essendo lunedì i musei erano chiusi), avevamo in programma di visitare Triana, incuriositi da altri racconti di viaggio, ma dopo una passeggiata sotto il sole alla temperatura di 43 gradi alla ricerca di uno spazio verde con alberi e panchine, abbiamo fatto dietrofront e ci siamo recati nuovamente nel Parque Maria Luisa dove abbiamo mangiato e fatto giocare i bambini e visitato il parco. Andrea ha avuto un attimo di defaillance quando ha dovuto recuperare la macchinina con la quale stava giocando Jaime, caduta dentro una fontana molto carina contornata da statue di ranocchie, ma piena di acqua putrida. Ci siamo diretti poi verso i giardini del Mourillo, dove era presente un’altra area attrezzata per fare giocare i bambini. Siamo poi andati in cerca dei bagni arabi in calle Aire 15 giusto per curiosità, dato che i bambini non potevano entrare, poi continuando a girare abbiamo avvistato alcune colonne romane in mezzo ai palazzi e ci siamo diretti verso plaza del alfa alfa dove ci siamo riposati sorseggiando una coca cola ghiacciata mentre i bambini giocavano nell’ennesima area attrezzata. Abbiamo quindi deciso di recarci nel quartiere di Macarena per vedere las Murallas e la statua della vergine di Macarena, la più venerata di tutta Siviglia. Per farlo siamo passati attraverso la Alameida de Hercules, una piazza rettangolare lunghissima che inizia e finisce con due colonne sormontate da statue romane e dove, piacevolmente, ci siamo infilati in acqua che veniva nebulizzata a livello terra per avere refrigerio. Inizialmente mi sono sorbita parte di una messa avendo sbagliato chiesa, ma chi si sarebbe immaginato due chiese una di fianco all’altra? Trovata la chiesa giusta e ammirata la ricchezza della vergine di Macarena, ammirate las Murallas abbiamo cenato, abbiamo portato i bambini a giocare in Piazza del Duque e siamo andati a nanna, dopo avere preparato le valigie mentre i due “nanetti” dormivano beatamente. L’ultimo giorno abbiamo lasciato in custodia le valigie all’albergo e, visitato gratuitamente l’Archivio delle Indie posto di fronte alla cattedrale, sorprendentemente bello e ricco di documenti storici, facendo piccoli acquisti per le viuzze, ci siamo recati a plaza de las Armas, , dove è presente un centro commerciale all’interno di una vecchia ma molto bella stazione all’interno della quale abbiamo passeggiato per riprenderci dal caldo torrido, recandoci poi ad ammirare per l’ultima volta il Guadalquivir da un ponte particolare con delle coperture laterali di tela. Avevamo promesso ai bambini che avremmo mangiato da Burger King in Plaza Campana e abbiamo avuto la sventura che la piccolina, uscendo da uno scivolo stile toboga a testa in giù, abbia sfregato la faccia sul tappeto di linoleum finendo scorticata tra naso e labbro superiore. Rassicurata la bimba ci siamo recati a visitare la casa de Pilatos, gratuita il martedì dopo le 14,00 per i cittadini UE (altrimenti sono 8 euro a cranio) e abbiamo ammirato la magnificenza di questo monumento, sulla falsa riga dell’Alcazar, più piccola ma altrettanto meravigliosa e ben curata. Soddisfatti dell’ultima visita, in attesa che arrivasse l’ora di partire, abbiamo lasciato giocare i bambini in un’area attrezzata. Poi ci siamo recati in albergo a ritirare i bagagli, abbiamo preso il bus fino alla stazione di santa Justa e inizialmente non riuscivamo a trovare la fermata del bus per l’aeroporto. Poi abbiamo scoperto essercene una proprio davanti all’ingresso della stazione, anche se noi a furia di girare lo abbiamo preso da quella precedente. Arrivati in aeroporto abbiamo mangiato i panini che avevamo preparato per la cena e, a piedi come all’andata, abbiamo attraversato la pista per prendere l’aereo che ci ha riportato, stanchi ma felici di questo viaggio, a Cagliari. Hasta luego, Siviglia, magari in un periodo più fresco dell’anno.