Siria e Libano fai da te

Come ormai buona abitudine, sperando di essere utile ai prossimi viaggiatori, eccovi un breve resoconto del viaggio appena concluso (ahimè). Cominciamo con un breve riassunto organizzativo ed economico. Viaggio autoorganizzato. Visto: fatto direttamente all’ambasciata siriana a Roma. Abbiamo fatto il visto per più ingressi volendo passare...
Scritto da: chebellavita
siria e libano fai da te
Partenza il: 04/06/2006
Ritorno il: 18/06/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Come ormai buona abitudine, sperando di essere utile ai prossimi viaggiatori, eccovi un breve resoconto del viaggio appena concluso (ahimè).

Cominciamo con un breve riassunto organizzativo ed economico.

Viaggio autoorganizzato.

Visto: fatto direttamente all’ambasciata siriana a Roma. Abbiamo fatto il visto per più ingressi volendo passare dal Libano per poi rientrare in Siria. IMPORTANTE: tenetevi 200 lire siriane a testa per la tassa di uscita da pagare in aeroporto. Accettano solo quelle e se non le avete siete costretti a cambiare (se avete un pezzo da 50 euro vi tocca cambiarlo tutto).

Durata due settimane, dal 4 al 18 giugno.

Costo in due, 2.000 € circa (viaggio, trasporti, cibi, alberghi, ecc. Tutto compreso).

Volo diretto da Milano prenotato in agenzia con Syrian arab airlines. 400 € circa a testa.

Alberghi prenotati via internet, seguendo le indicazioni della guida Lonely Planet (stavolta ci ha un po’ deluso). Costo medio 35/40 € salvo a Damasco.

Itinerario: Aleppo (+escursione a Ebla)-Dar Es Zur (+ escursione a Mari)-Palmyra-Hama (Krak dei cavalieri)-Jounieh-Damasco. Con pullman locali, minibus e taxi. Per muovervi in taxi in città procuratevi un bigliettino in arabo dell’albergo, così il taxista ha un’idea di dove portarvi.

Clima: caldo, ma rientrati a Milano si può dire che fosse un caldo sopportabile, anche se a metà giornata stare fuori diventa faticoso.

Cambio: con un euro si cambiano 64 lire siriane, con un dollaro 50. In banca non c’è commissione. Cambiate in banca (in alcuni casi aperta anche nei festivi, ma non ci contate ovunque). Ad Aleppo non c’è più l’ufficio centrale di cambio. In alberghi, ristoranti e negozi i dollari sono ben accetti ovunque, gli euro li prendono ma di solito ci si perde qualcosa sul cambio. Scordatevi le carte di credito perché dove ci sono c’è una sensibile commissione.

Vaccinazioni: fatta antitetanica e antitifica, epatite A non fatta (facoltativa).

Senza annoiarvi col racconto dettagliato delle mie vacanze, vi dò alcuni accenni ed impressioni generali, se poi qualcuno vorrà approfondire mi contatti pure.

In tutta la Siria, ma soprattutto ad Aleppo, troverete un gran contrasto tra il centro -con donne in nero velatissime e perfino con guanti e uomini con abito beduino tradizionale- e la città nuova; tacchi, gonne corte, magliettine e chiome al vento, giacche, cravatte e jeans un po’ tamarri. Il contrasto più forte sarà vedere gruppetti di amiche di cui una completamente imbacuccata, una con un discreto foulard, una in jeans e maniche corte e che magari fuma. Se non fosse che chiaramente c’è una forte pressione sociale e familiare, per certi aspetti viene da pensare che sia quasi un fatto di moda. A proposito di contrasti, sarà questione di gusti, ma l’offerta hard core dei negozi di intimo femminile fa pensare che sotto veli e pastrani la tradizione lascia il posto alle fantasie più sfrenate.

Tutti coloro che temono mancanza di igiene e pulizia possono stare tranquilli: ovunque è un continuo pulire e lavare; il suq che a sera è ridotto maluccio, la mattina dopo è pulitissimo, nei ristoranti, anche modesti, c’è sempre un lavandino e i bagni sono più che dignitosi.

La Lonely ha preso alcune cantonate non attribuibili ai due anni passati dall’ultima edizione disponibile del 2004: i musei costano la metà del prezzo riportato (meglio), a mio giudizio alcuni locali non meritano la considerazione riservata e altri meritevoli mancano, la sezione alberghi medi a Damasco è completamente sbagliata: trattasi di topaie a prezzo di alberghi medi, per qualche euro vale la pena di cambiare categoria, e io non sono uno schizzinoso.

Occhio che qualcuno, soprattutto a Damasco, cercherà di fregarvi sui resti o magari sul cambio; ci provano, ma se glielo fate notare di solito fanno finta di essersi sbagliati. In compenso altri siriani che osservano la scena sono solidali col turista e commentano scandalizzati.

L’itinerario Appena arrivati ad Aleppo eccoci alla prova col problema taxi: spiegare dove si vuole andare al taxista che sa solo l’arabo; io provo a leggere quello che vedo scritto, ma la mia pronuncia di nome e indirizzo dell’albergo non gli dice niente. Un po’ a gesti e un po’ con l’aiuto di qualcuno che sa l’inglese ci si accorda sulla tariffa e si parte. Come sarà poi abitudine, il taxista parte ma NON SA LA STRADA e quindi si ferma ad ogni angolo e semaforo a chiedere ai colleghi se hanno mai sentito parlare del tale albergo. Poi di solito il taxista protesta perché sì, si era contrattata una certa cifra, ma lui poi ha dovuto girare un sacco. Vagli a spegare che il taxista è lui ed è il suo mestiere sapere le strade, ma tant’è, di solito si ricontratta un supplemento. Comunque dall’aeroporto abbiamo pagato 300 lire siriane, equivalenti a meno di cinque euro.

Piccola nota tecnica; noi chiamiamo i nostri “numeri arabi”, ma non si scrivono allo stesso modo. Quindi, visto che in mancanza di una lingua comune la contrattazione avviene spesso scrivendo le cifre, imparate i numeri arabi e portatevi sempre dietro carta e penna.

Sconsiglio vivamente anche solo di pensare a noleggiare un’auto; guidano come pazzi, da non credere! Per chi fuma, assolutamente un must il Narghileh; ce ne sono ovunque.

Ad Aleppo l’albergo Dar Halabia (halabiatour@tarassul.Sy) è molto bello, proprio nel suq, quindi il taxi vi lascia fuori dalla porta e ci sono da fare un 200 m a piedi. E’ semplice ma accogliente e caratteristico e pulito, con stanze ricavate da un vecchio edificio. Bella terrazza per colazione e dopocena. 35 € colazione e tasse comprese.

Subito il giorno dopo andiamo al sito archeologico di Ebla (III millennio A.C.) a circa 70 Km da Aleppo. Non essendoci collegamenti comodi optiamo pe un taxi. Essendo appena arrivati e poco esperti chiediamo all’albergo che ci organizza un taxi a disposizione per mezza giornata (andata-attesa-ritorno) a 30 €. Proviamo a contrattare ma non si smuovono. Non ci pare strano né esagerato, ma poi capiremo che le tariffe senza intermendiari sono decisamete inferiori.

Ebla vale la pena di una visita. Sul posto c’è ancora al lavoro la missione italiana dalla quale devo dire ci aspettavamo un po’ meno sussiego e distacco. Per carità, non mi aspettavo dalle due archeologhe in questione un’accoglienza tipo: “aho, italiani, se famo du’ spaghi”, però visto che fin’ora tutti confondono Ebla con Petra magari potevano essere interessate a far conoscere un po’ meglio il loro lavoro (che peraltro è finanziato dall’università La Sapienza e in ultima istanza finanziamo noi). Invece si sono limitate ad un laconico ”l’area di scavo non è accessibile!” senza nemmeno interessarsi a chi eravamo e perché ci interessava tanto approfondire. Per la cronaca mia moglie è archeologa e sarebbe stata interessata a vedere un po’ da vicino lo scavo, deserto, quindi manco a dire che dopo entravano tutti.

Qualche nota su Aleppo. Città affascinate, passando spesso dal suq per questioni di albergo non ci si può risparmiare dal continuo abbordaggio dei vari negozianti. Non è comunque mai insistente, basta rispondere di no. A proposito di suq, la contrattazione è d’obbligo, ma non fermatevi dal primo che vedete. Fate diversi confronti prima di lanciarvi sapendo che il “vero” prezzo sarà ben al di sotto di quello proposto e che se offrite troppo poco nessuno vi vende in perdita. Paradossalmente vi troverete a tirare sul prezzo per pochi centesimi, ma a volte vuol dire raddoppiare il prezzo.

Prima nota critica ai consigli della Lonely Planet, anche se l’ultima edizione è del 2004 e quindi in due anni le cose cambiano: il curatore sui ristoranti non è affidabilissimo. In particolare per quel che riguarda prezzi e posti migliori. I prezzi della guida sono mediamente doppi di quelli indicati ed in più non considerano mai il vino (dove c’è). Quindi una cena completa x due costa mediamente sulle 1.000 lire siriane, più circa 700/800 per il vino. Totale con le mance circa 2.000 (comunque meno di 30 € in due). Il Sissi ed il Beit Wakil consigliati dalla guida sono molto belli ma la varietà è un po’ sempre la stessa. In giro chiaramente si spende meno: per un kebab in un locale meno di 500 lire siriane, un chilo di ciliegie 100, una spemuta/frullato 20/30 lire siriane: consigliati i baracchini a lato della moschea. Si sarà capito che Montezuma non ci ha spaventato.

Aggiungo che comunque i siriani sono molto amichevoli e cercano sempre di scambiare quattro chiacchiere, c’è pareacchia polizia ma … disarmata.

L’Hammam Yalbougha an-Nasry, proprio sotto la cittadella, è ristrutturato di recente e da provare. Trattamento completo (bagno turco, strofinamento e massaggio per 400 lire siriane). Occhio al massaggio; dura 5 minuti ma fa male, poi si sta bene, però non è propriamente rilassante.

Da Aleppo a Dar Es Zur ci siamo spostati con un comodissimo pullman della Qadmus che ci ha messo 4 ore. Ce n’è uno ogni mezz’ora. A Dar Es Zur abbiamo alloggiato allo Ziad Hotel (www.Ziadhotel.0catch.Com), 30 €. Non è granché ma è dignitoso e soprattutto è l’unico in città. A Dar Es Zur i turisti sono cosa rara e destano curiosità; tutti vogliono salutare e scambiare qualche parola, salvo poi fermarsi a “where are you from?”. Per mangiare, il ristorante per eccellenza non è altro che un fast food con pizza e pasta, allora abbiamo ripiegato sul sempre valido kebab.

Essendo un po’ più sgamati, la gita a Mari (III millennio A.C. E a Dura Europos III sec. A.C.) l’abbiamo autoorganizzata contrattando col taxista che ci ha portato dalla stazione dei pullman (sempre fuori città) all’albergo. Per 1.500 lire siriane (circa 24 €) ci ha portato, aspettato e riportato per più di mezza giornata. Per la cronaca, Mari è a 5 Km dall’Iraq e dista più di 100 Km da Dar Es Zur. A Dar Es Zur particolarmente bello il museo, contrariamente a quelli di Aleppo e Damasco con pezzi importanti ma con allestimenti mal curati.

Da Dar Es Zur a Palmyra in due ore sempre col comodissimo, frequente ed economicissimo Qadmus (1.5 €). Arriviamo in tarda mattinata ed abbiamo il tempo di vistare le rovine e le tombe (II sec. D.C.). Ma a Palmyra c’è anche l’oasi, altrettanto interessante. Se ci si addentra dalla strada che parte a lato del tempio di Baal, si fiancheggiano i vari orti coltivati a Palme da dattero, melograni e ulivi. Puntualmente quancuno ci invita a visitare il suo orto e siamo fortunati. Perché Kahtan, oltre a essere simpatico e disponibile parla un po’ di inglese e ci spiega la vita nell’oasi. Inoltre, collaborando con l’istituto di agronomia, nel suo giardino c’è una torre di rilevazione meteo alta una ventina di metri su cui saliamo e da cui si domina tutta l’oasi. Se lo andate a trovare, si trova un 500 m a destra dopo l’ingresso, sul cancello spicca dipinta la bandiera europea.

Tra le altre cose Kahtan ci dice che lo stipendio di un insegnante a inizio carriera è di circa 8.000 (125 €) al mese e quello di uno con anzianità 12.000 lire (meno di 200 €), quindi quella che per noi è una cena economica per loro è un bel pezzo di stipendio. Dopo tanto parlare e dopo che Kahtan ci ha ripetuto quanto costa l’acqua (che nell’oasi non è gratis) pensiamo sia il caso di lasciare un’offerta di 100 lire che non capiamo se e quanto sia gradita (magari era poco, boh).

Dal lato albergo, a Palmyra siamo stati all’Orient (orienthotel@hotmail.Com), prezzo e commento come per lo Ziad. Però qui c’era quanlche alternativa. Potete provare con L’Histhar Hotel (ishtarhotel@hotmail.Com) e con l’Heliopolis (helyopolis@mail.Sy), che da fuori sembravano più carini. Niente da segnalare sotto l’aspetto gastronomico.

Da Palmyra ad Hama il viaggio è stato un po’ più avventuroso. La beneamata Qadmus c’è solo alle 14.00, e se si vuole partire prima bisogna prendere un minibus (dimensione scuolabus ma molto più malmesso, ma dopotutto sono un paio d’ore) fino ad Homs e da qui con un pullman o con un microbus ad Hama. Sul minibus ci scuciono il doppio della cifra, quando me ne accorgo si inventa che è per via dei bagagli. Non sto a far questioni su una differenza di un euro, ma il nostro vicino di posto disappprova e ci fa capire che non si fa così. Il viaggio però è stato interessate e divertente. Con tentativi reciproci di comunicare vocabolarietto alla mano. Uno dei nostri vicini poi va ad Hama anche lui e ci fa da Virgilio contrattando per noi il taxi che ad Homs ci porta dalla stazione dei minibus per il sud a quella dei microbus per il nord, e nel vasto parchegggio pieno di furgoncini tutti uguali trova e prende anche per noi i biglietti per Hama. Inoltre ci “difende” quando delle donne, non abbiamo capito perché, volevano sedersi al nostro posto altrimenti non partivano. Ad Hama poi, solita scena col taxista che non sa dov’è l’albergo ed alla fine ci mancava poco che mi mettessi alla guida io. Il Noria Hotel (bader@mail.Sy), 30 €, è al secondo piano, e a giudicare dall’ascensore non promette niente di buono. Invece dentro è stato rinnovato e soprattutto al desk ti danno tutte le informazioni che vuoi. Noi siamo andati con una escursione da loro organizzata al Krak del cavalieri e al castello della setta degli “assassini” Ismailiti. Inoltre ci hanno trovato il taxi collettivo per il Libano. Lo stesso proprietario gestisce dall’altra parte della strada il Cairo Hotel, più economico ma da fuori non sembrava niente male. Hama è una città molto accogliente, con un bel parco e tanto verde lungo il fiume e con una vasta ristrutturazione ancora in corso del centro storico. E’ il luogo dove il turista è più a suo agio; cioè non ti assediano per vendere, non fanno prezzi diversi e sono amichevoli e disponibili come sempre.

Dal lato cibo, buono il ristorante Al-Atlal sulle rive del fiume (pane fatto al momento) e menzione speciale per il ristorante Orient House. Oltre che mangiare bene, è in una bellissima vecchia casa ottomana restaurata. Per entrambi conto sulle 1.000 lire (15 €). E’ anche albergo e da quel che ci hanno detto i prezzi sono eccezionali (orienthouse@mail.Sy). E’ un po’ fuori dal centro ma merita. Buono anche al Family house, che essendo un club della chiesa ortodossa serve anche vino, peccato che siano un po’ freddini. Conto 1.300 per via del vino.

Da Hama col taxi collettivo prenotato dall’albergo (l’equivalente di 8 € a testa per 150 Km) ci rechiamo a Jounieh, Libano, per concederci un paio di giorni di mare e visitare un paio di cantine.

A chi interessa questa parte, la inserisco sotto il Libano.

Dopo due giorni di semirelax, con un altro taxi collettivo rientriamo in Siria, a Damasco.

Qui prendiamo l’unica sòla per quanto riguarda l’albergo. Il suggerimento della Lonely mi aveva fatto scegliere l’Hotel al Diwan che però per i 40 dolari chiesti era decisamente una topaia. Pur non essendo schizzinoso per cifre minori eravamo stati in posti di gran lunga migliori.

Dal momento che l’email di conferma mi era arrivata da un’agenzia, il receptionist, davanti alla nostra reticenza sulla stanza, dopo avercene mostrate un paio (semplicemente più grandi) ha chiamato l’agenzia, ce la vedessimo con loro. Da parte dell’agenzia, avendo io confermato, da un lato premevano perché prendessi la stanza, dall’altra non potevano obbligarmi. Così mi hanno proposto altri alberghi con loro convenzionati, chiaramente a prezzi diversi. Alla fine, dopo una serie di fraintendimenti su dove andare e quanto costa (addesh?), siamo finiti dall’altra parte della strada in un quattro stelle a 70 dollari a notte. Unico strappo al budget. Abbiamo poi visto alberghi interessanti nella zona di piazza Al-Merieh, ma non abbiamo chiesto.

Damasco è decisamente più incasinata delle altre città, la moschea è spettacolare e ci sono parecchie cose da vedere. I damasceni sono molto più dritti, non contrattano, fanno un 10% di sconto e poi prendere o lasciare, inoltre in alcuni posti, caso unico, ti guardano in gaccia e raddoppiamo il prezzo su frullati, spemute o kebab, occhio soprattutto al baracchino sullo slargo che si apre all’inizio di Sharia Mu’awyya. Già che c’ero sono tornato all’hammam, sono andato al Al Nureddin. Non male e il massaggio questa volta è stato meno distruttivo.

Consigliati il tranquillo caffe An-Nafura dietro la moschea e menzione speciale al ristorante Al Kiwali (1.000 lire, niente alcol): pane caldo in diretta, edificio storico e terrazza sui tetti della città. Costo medio della corsa in taxi in città da 25 a 100 lire massimo (se non ci si perde in giro).

Viaggio consigliato soprattutto a chi ama l’archeologia. Se però l’archeologia non vi interessa, due settimane possono essere troppe.

Buon viaggio a tutti.



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