Sirene, surf e balene del Brasile
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Quest’anno la scelta è caduta sul Brasile, con il Sud Africa rimasto in ballo sino alla fine.
Brasile dunque, per la terza volta in dieci anni, perchè ci affascina e ci attrae con i suoi contrasti e le contraddizioni, i paesaggi mozzafiato e l’allegria della sua gente.
Dopo accurata ricerca acquistiamo tre biglietti con British Airways via Londra, 2900 € compresa la pre-selezione dei posti, necessaria data la lunghezza del viaggio.
L’itinerario sarà Rio, Paratì e Florianopolis, in quindici giorni più il viaggio. Questa volta si va a Sud, dopo aver visitato un po’ di Nord Est e Iguassù.
Subito dopo aver acquistato i biglietti intercontinentali prenotiamo i voli interni con Gol: andata e ritorno Rio -Florianopolis per tre persone totale 560 €. Consiglio di acquistare quanto prima i voli interni perchè il prezzo aumenta man mano che si arriva sotto data; il pagamento sul sito Internet della compagnia è meglio farlo con Amex, con altre carte abbiamo avuto problemi ed un florilegio di e-mail con il customer care della Gol.
Per quanto riguarda i pernottamenti abbiamo scelto di prenotare sul sito Homelidays un appartamentino in zona Copacabana. Gli hotel carioca sono carissimi e così staremo per sei notti in un residence ad un costo decisamente più abbordabile. Per Paratì e Florianopolis abbiamo prenotato due pousadas a prezzi ragionevoli, anzi a Floripa ci attende un vero e proprio chalet con tanto di tetto a baita e caminetto!
Si parte il 20 Agosto
Roma-Rio via Londra; il tratto intercontinentale è un ottimo volo, c’è tanto spazio, il personale di bordo è gentilissimo e il programma di intrattenimento del 777 è di prima qualità, molti film e cartoni in prima visione.
Arriviamo a Rio alle 9 di sera sotto una fitta pioggia, con il solo bagaglio a mano ( BA permette parecchi chili di “hand baggage” in cabina) ci dirigiamo verso l’uscita dove prendiamo un radio taxi di una delle compagnie private che hanno i baracchini nell’aeroporto. Costa 99 reales ma al ritorno scopriremo che si può spendere molto molto meno.
L’appartamento non è male, ben situato, a pochi passi dalla metro Arcoverde e lungo una delle arterie di traffico percorse da numerose linee di bus. Vicino si trovano diversi supermarket fra i quali un “ Pao de azucar” che rimane aperto h24.
La nostra vacanza a Rio inizia con la visita al Pan di zucchero, lo raggiungiamo facilmente in autobus. I bus a Rio passano continuamente, quelli ordinari senza aria codizionata costano 2,50 reales, si paga all’autista o al bigliettaio e ogni viaggio è un’avventura; i motoristas guidano a velocità folle, tanto che abbiamo pensato che li paghino… a cottimo!
Sui bus abbiamo fatto degli incontri interessanti, la maggior parte dei carioca si sono dimostrati gentili, disponibili e curiosi nei nostri confronti. Talvolta anche protettivi e ho in mente la signora che abbiamo incontrato sul bus n.127, la quale, una volta giunti alla Rodoviaria, ci ha voluto accompagnare sino alle biglietterie dei bus per Paraty, raccomandandoci di far ritorno a Copa, onde evitare problemi, con gli autobus “esecutivi” quelli da 6 reales a biglietto.
Il biglietto della funivia per il Pan di zucchero costa ben 53 reales a testa, che è proprio una bella cifra, considerate che il trenino per il Corcovado costa “soltanto“ 36 reales, al cambio di 2,25 fate presto a fare i conti.
E’ la nostra seconda volta a Rio, ripercorriamo gli itinerari turistici a beneficio del figlio più piccolo che questa volta viaggia con noi. Quindi sempre prima il Pan di zucchero e dopo il Corcovado, perchè dopo aver ammirato la città meravigliosa dalla piattaforma ai piedi del Cristo non si riesce più ad apprezzare altri panorami .
Il tempo ci ha graziato: poca pioggia, molte nuvole ma forse meglio così, perchè appena splende il sole la temperatura arriva a 30 gradi in un battibaleno. Niente male per il culmine dell’inverno, eh?
Così siamo andati a visitare il mitico Maracanà, purtroppo chiuso per i lavori di preparazione al mondiale 2014 (ma voi lo sapevate che il Maracanà non si chiama così, bensì stadio Mario Filho?) e l’orto botanico, pieno di alberi maestosi e di zanzare; la confetteria Colombo e il quartiere di Santa Teresa che abbiamo raggiunto con il piccolo tram che si inerpica sugli Archi di Lapa..
Santa Teresa era, agli inizi del secolo scorso, il quartiere della buona borghesia di Rio; in collina il clima era meno afoso e proprio lì sulle colline furono costruite delle splendide ville, una buona parte delle quali oggi giace abbandonata ed in rovina anche se il quartiere in questi anni sta diventando di moda. I grattacieli e la cattedrale metropolitana sono il landmark del centro finanziario della città, brulicante di persone durante la settimana ma desolatamente vuoto il sabato e la domenica. L’aterro del Flamengo con i suoi giardini e la marina di Gloria sono posti piacevoli dove trascorrere una mattinata di sole; dalla marina partono i battelli per fare una mini-crociera fra le isole della Baia di Guanabara. Noi abbiamo preso il traghetto per Niteroi dal terminal di Piazza XV per visitare il museo disegnato da Niemeier: la costruzione ha una linea che definire avveniristica è dir poco e dal piazzale si gode una prospettiva suggestiva e un po’ diversa del Pan di Zucchero e dello skyline di Rio.
Ci siamo concessi momenti di dolce far niente, sorseggiando acqua di cocco o una Antartica nei chioschi disseminati lungo le spiagge di Copa o Ipanema.
E’ stato meraviglioso starsene in spiaggia a Copa, a guardare le persone giocare a volley, correre su e giù lungo il marciapiede più fotografato del mondo o giocare a calcio con grinta e maestria tecnica, come se fosse ogni volta la finale del campionato del mondo!
Mio figlio, che di calcio è malato come e più dei carioca, non faceva altro che scuotere la testa mestamente e ripetere: “… questi qui non li batteremo mai!“ e suo padre, con senso pratico tutto meneghino replicava: “sì, ma possiamo sempre comprarli…” ovviamente dimenticando il fair play finanziario che incombe sul nostro campionato!
Durante il nostro soggiorno l’oceano era abbastanza agitato, con onde alte più di 4 metri. La sera capitava di vedere i ragazzi che giocavano a calcio sulla spiaggia di Copa, recuperare velocemente il pallone perchè la risacca arrivava ben oltre la metà della spiaggia!
Neanche a dirlo durante il giorno, con le onde un po’ più basse, a Copacabana era un pullulare di ragazzini con i body board e ad Arpoador. Un andirivieni di aitanti giovanotti che arrivavano in spiaggia scalzi con muta e tavola, per cavalcavare le onde.
Ipanema è un quartiere molto più facoltoso, pulito e ordinato di Copa. La spiaggia è un susseguirsi di campi da beach volley, frequentati soprattutto da ragazze.
Già, la garota di Ipanema… se devo essere sincera abbiamo girato Rio in lungo e in largo, sulle spiagge e per le strade del centro, negli shopping center e nei parchi pubblici ma a detta di mio figlio pare che le ragazze “modello sambodromo” siano tutte formato… esportazione!
Certamente abbiamo avvistato qualche flessuosa sirena, ma tutto sommato credo che gli uomini di casa avessero ben altre speranze di lustrarsi gli occhi… hi hi hi!
In Brasile si mangia passabilmente bene: a pranzo abbiamo quasi sempre scelto i locali che servono panini e meravigliosi succhi di frutta tropicale fatti al momento; personalmente mi sento di raccomandarne uno su Nossa Senora di Copacabana, non fosse altro che tutte le sere, tornando a casa, assistevo alle scrupolosissime operazioni di pulizia effettuate dal proprietario. Si tratta di Rufo’s, dove sostavamo spesso per rifocillarci. Il mio succo preferito era composto da mamai (papaya), manga e maracuja (frutto della passione), 400 ml a 4,50 reales… semplicemente delizioso!
Per la cena spesso siamo andati al Estaçao sabor, self service buffet a prezzo fisso (19,90 reales) o al chilo, con ampia scelta di piatti brasiliani e di cucina internazionale, è pulitissimo e le portate sono ben “schermate”. Un’altra scelta azzeccata è stata il “Galletto” sempre ubicato su Nossa Senora de Copa, dove una meravigliosa picana, cioè il pezzo del controfiletto cotto alla brace, abbondantissima anche per tre persone e accompagnata da tre o quattro contorni, costa 70 reales. Con le birre e qualcos’altro tipo dessert si spendono 100 reales.
Eviterei invece il ristorantino che si trova all’interno del giardino botanico dove ci hanno spennato ben bene, cosi come i bar in cima al Pan di zucchero.
Per quanto riguarda la vita notturna temo proprio di non poter essere d’aiuto, dopo cena abbiamo sempre fatto lunghe passeggiate sul lungomare, con qualche prudenza, certamente, ma tutto sommato in perfetta sicurezza: pochi soldi in tasca, niente gioielli né orologi vistosi, bermuda e magliette anonime. L’iPhone è meglio lasciarlo a casa, oltretutto chiamare l’Italia con il cellulare costa moltissimo. Noi abbiamo ovviato all’increscioso inconveniente acquistando una carta telefonica internazionale da 10 reales, Africart, che consente di parlare con l’Italia per un’ora e dieci minuti con i fissi e la metà con i cellulari.
Insomma è meglio non sembrare molto italiani, nel senso di evitare le griffe, rinunciare ai bijoux e al look “preciso” che di solito fa riconoscere gli abitanti del Bel Paese dovunque nel mondo.
26 Agosto
A mezzogiorno siamo partiti dalla rodoviaria Novo Rio per Paraty, città coloniale sulla Costa verde. I biglietti A/R sono costati circa 320 reales. L’autobus, nuovissimo e comodo, soltanto 30 posti, è uscito da Rio attraversando una periferia sterminata e misera, altro che le favelas… la Roçina tanto per citare la più famosa, sembra i Parioli in confronto, anzi a breve proprio lì, ai piedi della favela più visitata di Rio, si attesterà il capolinea della nuova linea di metro. Il viaggio alla volta di Paraty è durato tre ore e mezzo, i finestrini del lato sinistro incorniciano un paesaggio spettacolare: la baia di Angra dos Reis con una miriade di isole e di insenature, peccato per le nuvole e gli scrosci di pioggia. L’autobus è passato anche a fianco della famigerata centrale nucleare e non abbiamo potuto fare a meno di osservare i lavori in corso per il suo raddoppio.
Lungo la strada, la statale BR 101 che attraversa tutto il Brasile da Nord a Sud, abbiamo notato un paio di insediamenti nuovissimi: tutte villette ad un piano, linde e pinte con i vialetti d’accesso, le staccionate bianche e le aiuole fiorite. Tipologie abitative inusuali per quello che ho potuto vedere in tre viaggi in Brasile, quasi statunitensi nello stile. Sono i villaggi costruiti per i lavoratori della centrale nucleare… e Homer Simpson dove mai sarà?
Arrivati a Paraty ci siamo diretti subito alla pousada che avevo prenotato con Booking.com: è la Pousada do Principe, situata a 200 m. dalla stazione dei bus. Graziosa nelle parti comuni, ha la struttura che ricorda un po’ le fazendas, con un bel patio che dà sulla piscina e wifi gratuito nella hall. La stanza assegnataci, un po’ piccola per tre persone, è piuttosto spartana ma pulita con la doccia grande ed esterna al locale wc. Il prezzo, 180 reales a notte, comprendeva una ricca e abbondante colazione con il dolce e il salato, volendo si potevano ordinare anche le uova.
Paraty anticamente si trovava alla fine del “ vecchio sentiero dell’oro”, quello che dalle montagne all’interno dell’immenso paese conduceva i cercatori sulla costa, dove il prezioso metallo veniva imbarcato per il vecchio continente. E’ un paesino assai caratteristico con le stradine dall’acciottolato sconnesso, sommerse dall’alta marea, le basse case bianche dalle modanature dipinte a colori vivaci e i tetti ricoperti di tegole, i cortili dove la lussureggiante vegetazione tropicale, folta e verdeggiante che ricopre le colline circostanti, esplode in un tripudio di bouganville di ogni colore, jacarande orchidee e banani. Il villaggio, meta di turismo d’élite sia carioca che paulista, si è conservato praticamente intatto, con atmosfere del XVIII secolo, in alcuni momenti, dopo il tramonto, sembrerebbe possibile vedere spuntare da un angolo De Niro o Jeremy Irons così come li abbiamo visti nelle prime scene di “Mission”.
Dopo aver trascorso la prima giornata ad esplorare i vicoli e le piazzette del centro storico, bighellonando fra bar di tendenza e graziose boutiques, abbiamo passato il secondo giorno in spiaggia; avremmo voluto raggiungere Trindade ma il brutto tempo ci ha fatto desistere e così ci siamo limitati ad una passeggiata sulla spiaggia di Jaquabara, dove ci siamo fermati a bere qualcosa in un bar che abbiamo poi scoperto essere di proprietà di un simpatico italiano, dal marcato accento veneto nonostante viva in Brasile da 15 anni, di nome Sandro.
Il connazionale ci ha raccontato delle sue esperienze imprenditoriali in Brasile e di come, ad un passo dal compiere i 50 anni, sia riuscito a realizzare un suo sogno “adolescenziale”: aprire un bar sulla spiaggia, all’ombra delle palme!
Chissà perchè in quei momenti la memoria mi ha riportato alla seconda spiaggia di Morro de Sao Paulo e al chiosco, piccolo e coloratissimo, incastonato fra due rocce e due palme incurvate dal vento, dove festeggiammo la vittoria del mondiale 2006.
domenica 28 Agosto
Il meteo prevedeva sole e caldo e così abbiamo prenotato una escursione in barca per visitare le isole vicine. L’imbarcazione prescelta si chiamava “Estrella da manha”, che credo voglia dire stella del mattino. I costi erano ragionevoli, 25 reales a persona per cinque ore di escursione. I prezzi di bevande e pasti a bordo altrettanto onesti. Durante la mini crociera ci si ferma quattro volte e un tender garantisce l’approdo in spiaggia anche a chi non si tuffa dalla barca, come invece ho fatto io, divertendomi un mondo a sguazzare nelle acque verdi smeraldo fra una miriade di pesci tropicali.
Le cene a Paraty non sono state indimenticabili: il miglior ristorante della città sembra essere uno italiano con prezzi italiani e quindi cari per il Brasile, perciò abbiamo optato nell’ordine per un ristorante brasiliano, una crèperie francese e una pizzeria proprio di fronte alla pousada. E’ gestita da un ragazzo italiano, che sforna della buona pizza, ben lievitata e ben cotta e bruschette saporite.
Abbiamo fatto quattro chiacchere anche con lui, ci ha detto che a Paraty di connazionali se ne vedono pochi: a parte il flusso turistico interno, la cittadina coloniale è frequentata prevalentemente da francesi, tedeschi, inglesi e americani, gli italiani sembra che non vadano oltre Rio. E’ un peccato perchè questo gioiellino coloniale merita di essere visitato, sia per le atmosfere suggestive che per gli splendidi dintorni, le isole e le insenature del golfo di Angra e le alture circostanti ricoperte dalla lussureggiante mata atlantica.
29 Agosto
E’ stata una giornata dedicata ai trasferimenti: abbandonata l’idea di raggiungere Florianopolis da Paraty ( troppe ore di pullman), abbiamo deciso di tornare a Rio e ripartire in aereo per Floripa via San Paolo. Lasciamo la pousada del Principe alle 7 del mattino e alle 11.30 siamo di nuovo alla rodoviaria di Rio. Prendiamo un tassì che per 30 reales ci porta all’aeroporto Santos Dumont dove lasciamo le valigie al deposito bagagli (tariffe da rapina a mano armata!) e andiamo a pranzo in centro.
Il centro di Rio, con i suoi grattacieli, le sedi delle multinazionali come Petrobras, i marciapiedi brulicanti di folla e le avenidas larghe e trafficatissime, è lì a testimoniare che fino al 1960 la città carioca era la capitale del Brasile.
Nel pomeriggio decolliamo alla volta di Florianopolis, detta Floripa, capitale dello stato di Santa Caterina, città-isola con la migliore qualità di vita del paese, bagnata dalle acque dell’oceano Atlantico e contornata da ben 42 spiagge. Arriviamo sotto un diluvio e attraversiamo il piazzale dell’aeroporto per ritirare l’auto da Movida.
Abbiamo noleggiato tramite Autoeurope una Duna Fiat tre porte senza a/c per cinque giorni al prezzo di 163 euro. La bella sorpresa è che ci consegnano una wv Golf quattro porte con a/c che va ad etanolo. Il carburante costa quasi un euro al litro, molto economico, ma la macchina è proprio un polmone! Raggiungere Canto de Lagoa, dove è ubicato lo chalet che abbiamo prenotato, al buio e sotto il temporale è stata proprio un’avventura, ci siamo riusciti grazie alle indicazioni chieste per strada ai passanti e agli automobilisti fermi con noi ai semafori.
Al residence “Chalets do canto”la gentilissima Ana Maria ci ha illustrato le dotazioni di questo curioso chalet, dall’aria alpina ma immerso in un giardino subtropicale dove le azalee fiorite e le bromeliacee che ricoprono gli alberi fanno la parte del leone (e dovrebbe essere pieno inverno!). Abbiamo a nostra disposizione un salone con due divani letto, tavolo da pranzo, caminetto, angolo cottura e bagno al pian terreno, una scala a chiocciola porta al piano superiore dove c’è la camera da letto e un altro letto singolo in una stanzetta adiacente. Il tutto per 190 reales al giorno. Il camino lo abbiamo acceso immediatamente perchè faceva abbastanza freddo, 13 gradi la sera e per togliere il senso di umidità che permeava tutto l’ambiente. Dalle finestre del primo piano si vedeva la laguna dove i pescatori catturano i gamberi che, insieme alle ostriche coltivate lungo le coste meridionali dell’isola, rappresentano la specialità gastronomica di Florianopolis.
I ristoranti qui servono una portata per due persone, abbondantissima, che si chiama “sequenza de camarao”: è un tripudio di gamberi fritti, saltati in padella, scottati al limone e poi ostriche gratinate, pesce al forno e fritto, riso, fagioli, insalata e granchi ripieni. Il tutto, innaffiato da birra e coca cola per il pupo, nel ristorante Amaranta, situato a pochi metri dal residence, costava non più di 100 reales.
Le giornate a Floripa le abbiamo trascorse andando in giro a visitare le sue splendide spiagge: Mozambique, lunga chilometri e selvaggia, praia da Mole dove tanti ragazzi si dedicano al surf così come a Joaquina e a Campeche. Florianopolis è la capitale brasiliana del surf. Ci sono scuole di surf su tutte le spiagge, per lo meno su quelle oceaniche, perchè Canaisvieras, Jureré, Ingleses e tutte le spiagge verso il continente hanno invece acque limpide e tranquille, adatte a fare il bagno con i bambini. Purtroppo è inverno, le onde sono alte e l’acqua è fredda così mio figlio non ha potuto prendere lezioni sulla tavola come avrebbe desiderato, ma in compenso ha provato il sand board sulle dune di praia Joaquina. E’ stato molto divertente: si affitta la tavola ad ore e poi… giù dalla dune di sabbia finissima! All’inizio i capitomboli si sprecano, la tavola si pianta lì perchè la pendenza non è quella giusta oppure c’è bisogno di una passata di paraffina, ma una volta trovato l’assetto giusto e la duna adatta il divertimento è assicurato! Certo la risalita è un po’ faticosa ma ne vale la pena anche perchè dall’alto si gode di un bellissimo panorama… lo sguardo spazia dall’oceano alla laguna nell’entroterra.
Durante i nostri giretti ci siamo spinti anche verso il sud dell’isola, forse la zona meno turistica.
Visitando la spiaggia di Armaçao abbiamo ammirato una chiesetta del XVIII secolo costruita dai primi immigrati portoghesi, provenienti dalla isole Azzorre. Questa comunità era composta da pescatori di balene e dalle loro famiglie. Vicino al centro per le informazioni turistiche abbiamo visto alcune gigantesche vertebre, appartenenti senza dubbio ai cetacei. Il mare antistante l’isola di Florianopolis è stato dichiarato ormai da parecchi anni zona protetta: è la Nursery, il santuario della balena franca australe. I cetacei risalgono le coste del Sud America sino ad arrivare, nel mese di luglio, nelle acque relativamente calde dello stato di Santa Caterina. Qui partoriscono ed allevano i cuccioli, finalmente protette dallo sterminio che prima veniva perpetrato nei loro confronti. La proprietaria del nostro residence ci ha detto che i cetacei si potevano avvistare anche dalle rive delle spiagge del Sud dell’isola, ma noi non siamo riusciti a scorgerle..
Così abbiamo deciso di raggiungere Garopaba situata a circa 80 km a Sud di Floripa, sul continente. Lì nei pressi di Praia do Rosa una organizzazione ecologista esce tutti i giorni con i gommoni per vedere le balene da vicino. Costo: 90 reales durante la settimana e 140 nei weekend. Ma il traffico caotico sulla BR 101, i numerosi cantieri e le condizioni pessime del fondo stradale ci hanno costretto a viaggiare a non più di 50 km all’ora di media e purtroppo siamo arrivati nei pressi dell’imbarco troppo tardi, che disdetta!
In preda ad una comprensibile delusione abbiamo raggiunto Praia do Rosa, una perfetta mezza luna di sabbia bianca incastonata fra due verdeggianti promontori; seduti ai tavoli di un bar che è sopraelevato rispetto alla riva, abbiamo ordinato da bere e siamo stati ad ammirare le acrobazie di una quindicina di surfisti che cavalcavano le onde. Scrutando il mare, la mia attenzione è stata attirata da uno scoglio piatto che si trovava a circa 300 metri alla nostra sinistra, ben distante dalla riva. Ho chiesto a figlio e marito se, secondo loro, quella potesse essere una balena e sono stata vilmente sbeffeggiata fino a che lo scoglio… ha sbuffato! Anche i ragazzi in mare si sono voltati a guardare da quella parte e all’improvviso vicino allo sbuffo è comparsa un altro “scoglio” un’altra schiena, più piccola. Devo essere sincera: ho iniziato a saltellare gridando “Una balena! C’è una balena con il cucciolo!“ I brasiliani presenti devono avermi preso per matta, evidentemente per loro doveva essere uno spettacolo consueto, ma non per me! Abbiamo scattato tante foto, con risultati assai scadenti a dir la verità, vista la distanza e le continue immersioni dei due animali che, con calma, hanno solcato le acque della baia per poi scomparire dietro il promontorio alla nostra destra. Almeno ci avessero mostrato la coda! Però è stato un momento entusiasmante, forse anche un po’ commovente, pensando a quante miglia questi straordinari animali percorrono per dare alla luce i loro piccoli in tutta sicurezza e a come quella madre e il cucciolo si fossero soffermati fiduciosamente così vicino a noi umani.
I giorni a Florianopolis sono volati e la mattina del 3 Settembre, nostro anniversario di matrimonio, siamo ritornati a Rio atterrando all’aeroporto intitolato a Santos Dumont, pioniere dell’aria brasiliano, per il quale il gioielliere Cartier inventò l’orologio da polso, il Santos, giustappunto.
Abbiamo raggiunto il Copacabana Mar Palace hotel con gli autobus che fanno servizio dagli aeroporti alle spiagge come Copa e Ipanema. Il costo è di 9 reales e se si vuole raggiungere il Copacabana Mar Palace bisogna chiedere all’autista di fermarsi al secondo semaforo dopo l’unico e solo Copacabana Palace, l’albergo più lussuoso di Rio. La strada che inizia alla destra del semaforo dovrebbe essere Siqueira Campos, arrivati all’angolo con Nossa Senora vi troverete l’albergo di fronte sulla destra. E’ un buon albergo il Mar Palace, nuovo, pulitissimo, con camere e bagni molto spaziosi e l’arredamento piacevole e curato.
Il personale alla reception è efficiente e gentile e tramite Booking com, una tripla molto confortevole è costata 302 Reales compresa la colazione a buffet, con dolce e salato, abbondante e varia.
L’ultima giornata brasiliana l’abbiamo trascorsa acquistando gli ultimi regalini e souvenir per gli amici e parenti e alle 16.30 del 4 Settembre abbiamo fermato l’autobus per l’aeroporto all’angolo fra rua Siqueira Campos e l’Avenida Atlantica. Le fermate non sono contraddistinte da particolari cartelli e gli autobus passano ogni mezz’ora, bisogna fare un cenno all’autista e caricare il bagaglio.
Il volo di ritorno è stato molto faticoso a causa di ritardi che si sono sommati sulle tratte Rio-Madrid e Madrid-Roma. Inoltre l’Airbus 340 di Iberia era pieno zeppo e non è stato possibile procedere alla pre-assegnazione dei posti. Una volta giunti a Madrid Barajas, l’Alitalia ha sollevato un mucchio di problemi per imbarcarci nonostante Iberia avesse già provveduto a riproteggerci.
Insomma, tornare già alla routine quotidiana non è un’allegria…
Ad ogni modo non dimenticheremo mai i meravigliosi paesaggi di questo immenso Paese, la natura lussureggiante, la semplicità, la gentilezza e la gioia di vivere della sua gente; la luce nitida, i colori, la musica ed i sorrisi del Brasile ci accompagneranno durante questo inverno metropolitano: al prossimo viaggio!