Shanghai, Shanxi, Pechino: luci e ombre cinesi

La Cina: un paese vastissimo dalla cultura millenaria, del quale oggi si fa un gran parlare per l’impetuoso sviluppo economico (oltre che della famigerata influenza aviaria…) offre al visitatore innumerevoli attrazioni. Sicuramente è un paese dai grandi contrasti, dove le condizioni di vita disagiate dei più (e parliamo di un miliardo e...
Scritto da: Giuseppe Brenna
shanghai, shanxi, pechino: luci e ombre cinesi
Partenza il: 20/10/2005
Ritorno il: 07/11/2005
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
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La Cina: un paese vastissimo dalla cultura millenaria, del quale oggi si fa un gran parlare per l’impetuoso sviluppo economico (oltre che della famigerata influenza aviaria…) offre al visitatore innumerevoli attrazioni. Sicuramente è un paese dai grandi contrasti, dove le condizioni di vita disagiate dei più (e parliamo di un miliardo e mezzo di persone) hanno come contro altare la sfavillante città di Shanghai, dove ormai il mondo si incontra per fare affari. Il mio itinerario di viaggio mi ha permesso di conoscere i due volti della Cina, luci ed ombre, dove gli immensi grattaceli di Pudong, che offuscano persino l’anglosassone Hong Kong, non possono cancellare l’esistenza di stenti dei pazienti cinesi, diretti dall’onnipresente Partito che decide il ruolo che ciascuno deve ricoprire in una società “socialista” dove domina il valore dell’arricchimento a tutti i costi. Il processo di demolizione del passato continua, soprattutto nelle grandi città: se il vecchio non se ne va, il nuovo non arriva… e così i vecchi e caratteristici quartieri di case basse hanno le ore contate e sono destinati a scomparire a Shanghai e a ridursi considerevolmente a Pechino, in vista delle prossime Olimpiadi del 2008. Colpisce come i monumenti, soprattutto di natura religiosa, siano ormai ridotti ad una mera attrazione turistica e sottoposti ad una commercializzazione estrema, rivolta principalmente al turismo interno.

Eppure, nonostante tutto, la Cina continua ad esercitare un fascino ineguagliabile con le sue attrattive senza tempo.

Una mia cara amica, recatasi a Shanghai per motivi di lavoro, mi ha dato il pretesto per partire e per visitare, oltre che la vecchia “Parigi d’oriente” e dintorni, la regione dello Shanxi e Pechino. Shanghai. Una città dinamica e vibrante, che sembra aver recuperato lo smalto di un tempo, con un piano regolatore che nei prossimi 5 anni ne modificherà ulteriormente il già avveniristico aspetto. La città deve soprattutto agli europei il suo sviluppo ed il suo cuore è il Bund, con i suoi palazzi anni ’30 che conservano ancora le vecchie atmosfere. Di fronte al Bund, sulla sponda opposta del fiume, è sorto il quartiere di Pudong in soli 10 anni con i suoi enormi grattacieli, tra cui la Jin Mao tower che, prima delle Petronas towers di Kuala Lumpur deteneva il primato del mondo per l’altezza. La zona è particolarmente spettacolare la sera, con l’illuminazione degli edifici ed i mega schermi di Pudong, che possono ammirarsi sulle splendide terrazze dei ristoranti di lusso e dei locali alla moda che si affacciano sul Bund. Shanghai, che molti turisti trascurano, è soprattutto una città da vivere e da girare anche per gli acquisti convenientissimi, che per noi europei possono costituire veri e propri affari – non c’è che l’imbarazzo della scelta. Da non perdere il mercato dei tessuti, dove per pochissimi euro i sarti sono in grado di copiare qualsiasi abito o di realizzarlo su misura. Non lontano, sorgono vecchi e pittoreschi quartieri di case basse su cui incombono all’orizzonte enormi palazzoni. L’opera di demolizione continua incessante, giorno e notte, e presto questo spaccato di vita popolare sarà un ricordo. Non so quanto siano contenti gli abitanti di trasferirsi in anonimi e grigi grattaceli, ma il piano regolatore non da tregua… Affascinante è anche la zona dell’ex concessione francese, con i viali alberati di platani e le numerose case di stile transalpino, anche lì in via di progressiva diminuzione. Non mancano siti storici, come Yu Yuan (il giardino del mandarino) con il suo pacchiano ma divertente bazar ed il tempio del Buddha di Giada nel quale sopravvive un residuo di spiritualità religiosa.

Ad un’ora di macchina da Shanghai non mancano ulteriori attrazioni come Souzhou e le antiche città sull’acqua. Quest’ultime, spesso trascurate dai turisti frettolosi, permettono – nonostante le invadenti bancarelle di souvenir – di fare un salto nella Cina tradizionale. Attraversate da canali, le cittadine pullulano di tempietti, casette con i tetti spioventi e ponticelli di pietra. Io ne ho visitate due (Zhujiajiao e la più famosa Zhouzhuang), entrambe in una giornata. Più conosciuta Souzhou per i suoi giardini tradizionali, anche se non mancano templi e pagode – suggestivo soprattutto il complesso sulla collina della tigre.

Shanxi. Una regione forse trascurata dai circuiti classici, ed a torto. Culla dell’etnia Han, un tempo era la terra più ricca della Cina per il numero di monumenti ed opere d’arte che custodiva…Ma tale invidiabile primato è ormai venuto meno dopo la rivoluzione culturale. Disastrato sotto il profilo ecologico e paesaggistico, il territorio è tormentato da una profonda erosione dovuta al disboscamento selvaggio. Dopo la grande vetrina di Shanghai, lo Shanxi rappresenta un realistico spaccato della Cina vera, quella abitata da una popolazione prevalentemente rurale (900.000.000 di contadini !!) dalle condizioni di vita decisamente non invidiabili. Gli agglomerati urbani sono privi di qualsiasi fascino e la costruzione di orribili edifici continua incessante qui così come un tutto il resto del paese sempre più avviato ad assumere un aspetto uniforme di inquietante e squallido grigiore. Nonostante tutto, il retaggio del passato merita di essere visitato. I monumenti superstiti sono numerosi e, rispetto a luoghi più conosciuti, si visitano con tranquillità, spesso lontani dalle grandi folle dei turisti locali. Si inizia da Pingyao, una splendida cittadina che conserva l’unica cinta muraria di epoca Ming rimasta intatta in tutta la Cina. La città si visita tranquillamente a piedi ed il biglietto permette la visita dei tantissimi palazzi, templi e musei che la caratterizzano. I vecchi edifici vengono continuamente trasformati in musei o locande e questo contribuisce al loro salvataggio. Pingyao, soprattutto nelle prime ore del mattino, è un vero e proprio nostalgico salto nel passato che permette di avere un’idea dell’aspetto comune che avevano le città cinesi prima della rivoluzione e del grande “balzo in avanti”… indimenticabile il giro sulle mura della città con le biciclette e il pernottamento nell’albergo di stile tradizionale con i cortili illuminati dalle lanterne. Anche i dintorni di Pingyao meritano delle escursioni: tra di esse l’antica casa-palazzo della famiglia Qiao e resa famosa dal film “Lanterne rosse”. Davvero da non perdere, il complesso abitativo della famiglia Wang, nemmeno citato dalle guide più famose. Si tratta di un triplice complesso di palazzi e cortili, circondati da mura. I numerosi cortili, tetti spioventi e porte di luna creano scorci e vedute incantevoli. Ci si può perdere per ore nei vari vicoli del complesso e continuare a rimanerne affascinati. La guida locale ci ha riferito che tutti i cinesi che portano il nome Wang sono originari di questo luogo.

Da Pingyao ci si sposta verso il nord della regione e si raggiunge l’orribile città di Datong presso la quale si conservano le fantastiche grotte di Yungang. Nonostante fossimo arrivati di sabato pomeriggio, c’erano pochissimi turisti. Si ammirano enormi statue di Buddha, la più alta misura 17 metri – alcune grotte sono policrome e decorate da meravigliosi bassorilievi. Vicino Datong sorge la Pagoda di legno (Mu Ta), l’unica di questo genere rimasta in Cina e costruita da almeno 60 tipi di legno diversi disposti ad incastro senza l’ausilio di chiodi. Ormai circondata da negozi e bancarelle di souvenir, l’edificio è splendido e meraviglia il fatto che sia sopravvissuto al tempo (essendo stata costruita circa 900 anni fa) e alle Guardie Rosse. Altra perla nascosta dello Shanxi, il tempio Sospeso. Quasi mimetizzato in un canion, questo edificio sembra quasi senza peso, dal momento che si sostiene sul dirupo grazie a lunghi e sottilissimi pali di legno. Durante l’alta stagione, il monastero si trasforma in una specie di incubo claustrofobico, ma noi abbiamo avuto il privilegio di visitarlo quasi in solitudine. Si seguono gli stretti passaggi e corridoi, con bassi parapetti che si affacciano sul vuoto. Segue il Wutai Shan, una delle cinque montagne sacre della Cina. Era uno dei luoghi più difficilmente raggiungibili del paese, ma oggi l’amena località è a circa 4 ore e 30 di macchina da Datong. Al centro del Wuthai Shan (monte dalle cinque vette) c’è il pittoresco villaggio di Taihuai al quale forse è preferibile limitare le visite, se non si vuole rischiare una vera e propria overdose di templi. Il relativo isolamento di questa zona spiega il perché si sia salvato qui piuttosto che altrove il patrimonio artistico e culturale, infatti ci sono molti più monaci ed i templi non sembrano semplicemente delle attrazioni turistiche. Da non perdere, al di fuori di Taihuai, i due templi isolati di Nanchan Sì e Foguang Sì che custodiscono statue di argilla policroma meravigliose all’interno di edifici lignei di epoca Tang (in tutta la Cina se ne conservano solo quattro e due sono appunto in questi due templi). Si conclude con la città capoluogo della regione di Taiyuan. Un tempo splendida (le figurine di porcellana sui tetti sono state create qui) oggi è un’anonima città di palazzoni, sporca ed inquinata come tante altre. Rimangono, nel vecchio centro storico, delle oasi del passato tra cui il tempio delle pagode gemelle. Abbiamo inoltre visitato una fabbrica dell’aceto (pare che sia un prodotto locale molto apprezzato ed esportato in tutto il paese) e, a 15 km dalla città, il tempio Jinci Sì, con edifici molto ben conservati dell’epoca Song.

Pechino. Forse non è stato il momento migliore per visitare la capitale cinese, ma non certo per motivi climatici: a causa delle Olimpiadi del 2008 tutti i monumenti principali della città sono ai “restauri”. Sembra che per quella occasione il governo intenda dare l’impressione al mondo di una città efficiente e moderna, ma attenta al tempo stesso alla salvaguardia del proprio patrimonio artistico. Le conseguenze saranno la distruzione di molti degli Hutong (cioè degli antichi quartieri con i vicoli) per l’allargamento delle strade e un maquillage agli edifici storici che farà perdere loro il fascino dell’antico. L’immagine delle strade attraversate da miriadi di biciclette è ormai un lontano ricordo – il traffico e l’inquinamento regnano sovrani.

Il Tempio del Cielo è parzialmente chiuso ai visitatori: l’edificio principale a pianta rotonda con i tre tetti sovrapposti (diventato simbolo della città), capolavoro dell’arte Ming, è completamente circondato dalle impalcature ed i lavori saranno terminati ad aprile 2006. Anche il Tempio di Confucio, con i suoi meravigliosi padiglioni con le enormi tartarughe di pietra, è praticamente inagibile. E’ invece aperto al pubblico il vicino Tempio dei Lama…Qui i “restauri” devono essere terminati di recente ed i risultati non mi sembrano entusiasmanti… La Città Proibita, nella sua ala destra, è ai restauri mentre l’ala sinistra invece è già terminata. I risultati credo che qui siano ancora peggiori, i colori smaglianti elimineranno gran parte del fascino degli edifici – per fortuna che i Padiglioni centrali ancora non erano stati toccati.

Anche il palazzo d’Estate è quasi del tutto inagibile.

Ricordo volentieri la visita alle torri della campana e del tamburo, ed i vicoli dei quartieri vecchi che le circondano, ma soprattutto il pernottamento presso l’albergo Lusongyuan, ricavato nella vecchia residenza di un principe e situato in un hutong. Memorabile la passeggiata sulla Grande Muraglia, il monumento senz’altro più spettacolare di questo viaggio. Ho scelto il tratto di Jinshanling a tre ore di distanza da Pechino. Nonostante fosse sabato, non c’era assolutamente la consueta folla che solitamente si incontra nella visita dei monumenti della capitale. In circa 3-4 ore a piedi si raggiunge il tratto Simatai. Il percorso è piuttosto faticoso in quanto ci sono anche lunghi tratti non restaurati da attraversare, ma proprio per questo vale la pena di affrontarlo. Panorami stupendi ed il serpeggiare silenzioso della muraglia sui crinali delle montagne sono immagini che non si dimenticano facilmente.

Notizie pratiche: ho trovato il popolo cinese piuttosto accogliente verso gli stranieri. Soprattutto non si viene quasi mai infastiditi. Il paese è assolutamente sicuro in ogni ora della giornata.

I problemi linguistici si pongono spesso, ma una buona guida con le traduzioni aiuta ad arrivare a destinazione senza troppe difficoltà. Nello Shanxi invece, nonostante avessimo una macchina privata, i problemi di comprensione ci sono stati anche se, teoricamente, la nostra guida parlava l’inglese…Talvolta poi anche gli alberghi (come nel Wuthai Shan) sono piuttosto costosi rispetto agli standard di pulizia a cui siamo abituati, ma soprattutto il cibo lascia molto a desiderare quanto più ci si allontana dai grandi centri. Comunque, non ho mai avuto problemi di digestione.

Per gli spostamenti, nelle città di Shanghai e Pechino ho utilizzato i taxi che costano pochissimo. Nello Shanxi, che ho visitato assieme alla mia amica, il tour è stato fatto in sei giorni in macchina privata con alberghi 4 stelle. Il fatto di disporre dell’ausilio di persone locali permette di raggiungere i vari luoghi da visitare in molto meno tempo, anche quelli più isolati e meno conosciuti, ma i costi non possono dirsi contenuti. Sembra che i servizi turistici costino molto di più che in altri paesi asiatici. Laddove sia possibile, consiglio vivamente di pernottare in alberghi di stile tradizionale (che sono poi anche quelli meglio organizzati perché frequentati soprattutto da occidentali).

Per il clima, credo che non ci sia un periodo migliore a quello che ho scelto. Non ha piovuto quasi mai e le temperature sono state ottime, mai troppo rigide anche dove non mi sarei aspettato (Wuthai Shan e Grande Muraglia). Nel complesso, il viaggio è stato molto interessante e spero di tornare per dedicarmi alla visita del sud. La Cina sta cambiando molto rapidamente, ha dei ritmi di crescita vertiginosi e per noi impensabili, ma le schegge del passato glorioso esistono ancora per chi ha la pazienza di andarle a cercare. Finché esisteranno ancora.

Buon viaggio in Cina Giuseppe P.S. Grazie Silvia !!!



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