Seychelles, regalatevi questo splendore!

Stati Uniti o Messico, Antigua o Barbados... Seychelles! Questa la genesi del nostro viaggio: mentre cercavo informazioni su tutt'altra meta, per caso ho preso in considerazione anche le Seychelles, ed in breve ho capito che era fattibile, non troppo costoso e molto, molto attraente! Così, nel giro di 15 giorni ho prenotato tutto, aereo e...
Scritto da: edo75
seychelles, regalatevi questo splendore!
Partenza il: 16/05/2009
Ritorno il: 31/05/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Stati Uniti o Messico, Antigua o Barbados… Seychelles! Questa la genesi del nostro viaggio: mentre cercavo informazioni su tutt’altra meta, per caso ho preso in considerazione anche le Seychelles, ed in breve ho capito che era fattibile, non troppo costoso e molto, molto attraente! Così, nel giro di 15 giorni ho prenotato tutto, aereo e pernottamenti, questi ultimi semplicemente mandando mail alle varie guest house per conoscere la disponibilità e prenotando “sulla fiducia”, ovvero sempre tramite conferma via internet.

La partenza è sabato, da Malpensa. Voleremo Emirates via Dubai, buon prezzo (605 euro), ottima compagnia e orari perfetti: infatti arriveremo a Mahè la domenica mattina alle 7, godendo così di tutta la giornata, e ripartiremo l’ultimo giorno a tarda sera, dopo aver vissuto in pieno l’ultimo giorno. Assolutamente consigliabile, le alternative erano più care e meno comode. Scalo a Dubai, e partenza nella notte per Mahè. Atterriamo in una mattina di sole, l’aeroporto sembra più l’edificio di un supermercato, soliti moduli per l’immigrazione, timbri e via. Cambiamo 50 euro in rupie allo sportello della banca, perché ho letto che ormai non esiste più il cambio parallelo: il cambio è a 18. All’uscita dell’aeroporto ci aspetta James, taxista mandato da Cecile, la titolare della prima guest house dove soggiorneremo. Saliamo in taxi mentre si scatena un temporale che rende il verde di quest’isola ancora più verde: rimaniamo estasiati alla vista di questa vegetazione, che rimarrà uno dei ricordi più forti di questo viaggio. In un quarto d’ora siamo a Beau Vallon, alla Beach House: calorosa accoglienza, l’edificio è chiaramente di nuova costruzione, ancora da rifinire in alcune parti (giardino, veranda), ma la stanza è grande e pulita, con la doccia a due posti, l’aria condizionata, il frigo e ottimi materassi. Il tutto per 65 euro a notte con la prima colazione. Ottimo. Siamo stanchi, sono le 8 del mattimo ma ci concediamo un riposino. Un paio d’ore dopo usciamo alla scoperta dei dintorni. Arriviamo alla spiaggia di Beau Vallon, una delle più grandi dell’isola; è domenica, e dunque è popolata di gente del luogo che trascorre la giornata di festa al mare mentre bancarelle vendono cibo e frutta. Troviamo comunque posto all’ombra di una pianta, e poco distante troviamo anche un take away per comprare da bere. A metà pomeriggio uno scroscio di pioggia ci spinge verso la gh, dove ci fermeremo anche per cena, come consigliato da più parti sui forum. Per 10 euro mangiamo insalata di smoked fish, pesce spada ed altre prelibatezze: consigliatissimo! Sveglia presto (ci adattiamo agli usi del luogo, dove la giornata sembra “anticipata” rispetto alle nostre abitudini), colazione con tè, pane, marmellata, frutta e uova. Oggi prenderemo il bus per andare a Victoria a visitare il famoso mercato: la fermata è vicina, 7 rupie il costo del viaggio, divertente l’esperienza (come fu a Mauritius), mi ricorda quando da bambino prendevo il pullman al mare. Scendiamo al capolinea: tutte le linee, a Mahè, portano alla stazione dei bus di Victoria. Il mercato è lì vicino – d’altronde Victoria è la capitale più piccola del mondo! -, e entriamo mentre si mette a piovere. E’ già tardi, per cui il banco del pesce è mezzo vuoto: in ogni caso, non ho mai visto tanta abbondanza di pesce fresco dalle nostre parti, con tonni, red snapper ed altre razze in bella mostra sui banchi. Si capisce che il pesce è alla base della loro alimentazione, soprattutto per il basso costo: sono molti i locali che comprano interi tranci, parecchi chili di merce che viene messa in sacchetti di plastica o addirittura direttamente negli zaini! Si vendono anche spezie, verdura e frutta. Facciamo poi un giro per Mahè, visitiamo il museo della natura (gratis, oggi è il giorno della cultura) in cui è esposto anche un enorme Coco de Mer, il caratteristico frutto di queste parti; foto di rito davanti al mini Big Ben che “campeggia” nel centro città, ricordo della colonizzazione inglese, e riprendiamo il bus che ci porta a Beau Vallon. Pomeriggio in spiaggia, per cena abbiamo pianificato di provare il famoso buffet del Boat House. Arrivati davanti all’insegna, che recita “open 7 days a week”, però, l’amara sorpresa: è chiuso! Un po’ delusi, ripieghiamo al vicino Baobab, che serve senza dubbio una buona pizza all’italiana (ma meno costosa, 235 rupie in 2 per pizza e birra). Torce alla mano contro il buio, torniamo in gh per la notte, accompagnata dai versi curiosi dei gechi.

Il giorno seguente riprendiamo il bus, per raggiungere le spiagge della costa ovest. Al “terminal” di Victoria rimaniamo un po’ indecisi tra i vari orari che non riusciamo a far combaciare, perdiamo una coincidenza e scegliamo infine di puntare verso Port Launay, con un percorso che si inerpica in mezzo alla rigogliosa foresta che decora le vette dell’isola. La spiaggia di Port Launay è una baia piuttosto riparata, con acque calme ma meno cristalline rispetto ad altre viste in zona. Nel pomeriggio, dopo aver inutilmente cercato un bar (che ho scoperto poi essere 5 metri dopo il punto in cui ho smesso di cercarlo…), riprendiamo il pullman, puntando a sud verso Anse a la Mouche. Prima di andare in spiaggia decidiamo di provare il pluricitato nei forum “Anchor Cafè”, dove mangiamo un ottimo fish & chips + bevanda per 145 rupie, seduti nel bel dehor. La spiaggia è molto scenografica, orlata di palme le cui foglie cadono a lambire il mare. Il fondale è piuttosto basso, per cui anche in questo caso il colore dell’acqua è condizionato dalla sabbia in sospensione. In più ci assalgono i mosquitos, quindi dopo un po’ battiamo in ritirata strategica verso la guest house. Ci cambiamo e puntiamo di nuovo al Boat House, che questa sera è aperto; il buffet è in effetti degno di nota, con i piatti tipici della tradizione creola, tra cui insalata di mango, smoked fish, carry di polipo e pesce alla griglia, per 20 euro + bevande.

E’ mercoledì, l’ultimo giorno a Mahè. Oggi la nostra tappa punta a sud, verso Anse Soleil. Alla fermata del pullman Cecile ci vede e ci offre un passaggio fino a Victoria. Qui sperimentiamo i rischi del scegliere di viaggiare in bus: dopo 20 minuti che aspettiamo il nostro, infatti, scopriamo che il mezzo si è rotto e la corsa è stata annullata. Dobbiamo ripianificare il nostro viaggio, la corsa che ci può portare vicino alla spiaggia è anch’essa in ritardo di 20 minuti, alla fine riusciamo a metterci in viaggio e l’autista ci indica la fermata per la spiaggia, che però dista circa 15 minuti a piedi lungo una discesa che ci lascia già stanchi pensando al ritorno!! Raggiungiamo la meta, la spiaggia è una piccola ansa scavata nella roccia, qui il mare è profondo e arrabbiato, ma dai colori finalmente stupendi. Si gioca con i cavalloni circondati dai pesci curiosi che vengono a vederci. Dopo qualche ora, dopo aver rinunciato a visitare anche Anse Gaulette che ci sembra troppo lontana per essere raggiunta a piedi, ci rimettiamo in viaggio verso Beau Vallon, purtroppo oggi la giornata è durata poco a causa dei disguidi (ma a posteriori rimarremo soddisfatti di aver scelto il bus, senza lo stress della guida anche durante le vacanze!). Ceniamo di nuovo in gh, in compagnia di altri 2 ospiti, e prepariamo le valigie, perché domani ci aspetta il trasferimento a La Digue.

Siamo eccitati e curiosi all’idea di raggiungere La Digue, da tutti descritta come una sorta di viaggio all’indietro nel tempo. James ci accompagna al jetty (10 euro), mi reco all’ufficio del Cat Cocos (il ferry che collega Mahè a Praslin) per cambiare il voucher di prenotazione via mail con i relativi biglietti. Mentre sono in coda leggo che i residenti pagano, per la traversata verso Praslin, 140 rupie; ai turisti vengono invece chiesti 42 euro, però! Con l’intento di approfondire la questione – ovvero cercare di pagare meno per il ritorno! -, chiedo all’impiegata di poter pagare solo i biglietti di andata (sebbene avessi già prenotato anche il ritorno), vinco le sue insistenze e ottengo i miei ticket; senza saperlo, ho fatto la scelta giusta, come leggerete in seguito. I marinai caricano le valigie, saliamo sul maxi traghetto e raggiungiamo ponte superiore aperto, ormai affollato da turisti ma anche da gente locale. La partenza, alle 7.30, è puntualissima. La navigazione scorre piacevole e divertente, sebbene alcune persone sofferenti mi facciano capire quanto il mal di mare è cosa soggettiva (io non ho sentito assolutamente nulla!), gli inservienti passano il viaggio a dare assistenza a chi è in difficoltà di salute. Arriviamo al jetty di Praslin, mi accodo in fretta alla piccola folla che acquista il passaggio per La Digue sul Cat Roses: anche in questo caso, costo alto rispetto al tempo di traversata (10 euro per 10 minuti!); bisogna indicare la data e l’ora del ritorno, che però è solo indicativa (infatti al ritorno l’abbiamo cambiata). Cambio anche 100 euro allo sportello presente al porto, oggi il tasso è 18.60. Imbarco e partenza puntuale, delfini e pesci volanti ci scortano verso La Digue. La vista dell’isola è impressionante, le acque del porto sono limpide come la nostra acqua potabile! Sono felice di non trovare tante auto come invece ho letto che è capitato ad altri, nel nostro caso era presente solo un furgone di un resort. Tanti locali ci propongono subito il noleggio di bici, con varie “formule offerta”: chi si offre di portarci i bagagli in hotel, chi propone la prima giornata gratuita. Temporeggiamo, e raggiungiamo a piedi la Pension Michel (15 minuti circa). L’atmosfera è davvero curiosa, bici che ti superano da ogni dove e qualche carro trainato da buoi a fungere da taxi. Vediamo il supermercato Gregoire’s e tutte le guest house di cui avevo letto su forum e guide. Alla guest house Fadila ci informa che la camera sarà pronta tra mezz’ora: lasciamo le valigie ed andiamo in “centro” a La Passe per cercare le bici. Mentre vediamo un tandem e pensiamo che potremmo provare quella soluzione, ci supera Dereck, che evidentemente ci ha riconosciuti come italiani e, nella nostra lingua, ci propone anche lui l’offerta del primo giorno gratuito. Le bici che ci mostra sono in buone condizioni, dunque accettiamo: 30 euro per 2 bici per 4 giorni, ottimo! Torniamo alla Pension Michel, Fadila ci mostra la stanza, molto grande (addirittura con una seconda stanza con altri 2 letti per eventuali ospiti), con una bella veranda, il bagno, il condizionatore ed il Vape per eventuali insetti. Pagheremo 95 euro a notte in b&b, senza possibilità di sconti. Prendiamo le bici e ci dirigiamo verso nord, obiettivo Anse Patate. Il mare, però, su quella costa è molto mosso, per cui decidiamo di tornare indietro, ad Anse Severe, dove le onde sono meno arrabbiate. Ci sistemiamo nella parte più a nord della spiaggia, sotto un takamaka, e trascorriamo il pomeriggio oziando in spaggia, purtroppo in compagnia dei fastidiosi mosquitos. Io faccio una corsa in bici fino in zona porto, dove al take away Bon Lanmer compro fish & chips e dei noodles (75 rupie) e da bere (alle Seychelles in questo periodo c’è un’offerta sulle bevande a marchio Coca Cola, per cui salvo rare eccezioni la bottiglia da mezzo litro è venduta a 13 rupie; l’acqua, in genere, si trova tra 7 e 15 rupie in bottiglia da 1,5 litri; ovunque si trovano negozi dove comprare da bere). Nel tardo pomeriggio ci spostiamo all’altra estremità della spiaggia, che si rivela più piacevole, con una bella insenatura naturale, il mare più profondo e un sacco di pesci che attendono chi come me va a fare snorkelling in prossimità della barriera. Per cena abbiamo prenotato da Zerof (ma la proprietaria ci aveva detto che non era necessario): in effetti, quando arriviamo ci sono soltanto altre 5 persone ai tavoli. Ci servono un menù a prezzo fisso, con antipasti, pesce e pollo al curry, macedonia, il tutto di buona qualità ed offerto per 250 rupie a testa (più 90 visto che ci siamo fatti tentare da mezzo litro di vino rosè in caraffa, pur sapendo che qui il vino è molto costoso). Torniamo in gh pedalando alla luce delle torce portatili, contemplando con stupore la coperta di stelle che si stende sulle nostre teste: uno spettacolo decisamente indimenticabile.

La mattina dopo, saziati dalla colazione a base di frutta, uova, pane e marmellata, inforchiamo le bici in direzione Grand Anse. La strada si snoda nei boschi, dunque il caldo è sopportabile; vi sono un paio di salite che possono risultare impegnative per qualcuno, noi siamo riuscite a percorrerle senza troppo affanno. Al termine di una ripida discesa si giunge in un tratto sterrato che prelude al “parcheggio” dove si posano le bici, di fronte al ristorante Le Loutier Coco. La spiaggia è molto grande, i cavalloni hanno creato un dislivello che separa il bagnasciuga dal resto della spiaggia. Facciamo divertiti il bagno tra le onde. A metà giornata, decidiamo di andare ad esplorare Anse Cocos, che si trova a nord di due piccoli promontori, da superare con un sentiero di 30 minuti che si inoltra nella boscaglia e tra le rocce e la foresta: attenzione a non sbagliare strada, c’è un bivio segnalato – male – con una freccia bianca disegnata su una pietra. Si transita prima per Anse Petite, che ci sorprende, intanto perché non c’è nessuno, e poi perché non è proprio piccola, in realtà è piuttosto lunga, ed al fondo troveremo anche alcune piccole capanne costruite da chissà chi per proteggersi dal sole. In generale, un ambiente davvero selvaggio, accattivante. Visto il caldo e l’inospitale sentiero decidiamo che per oggi ci fermeremo qui. Tornati alle bici dopo qualche ora, ripercorriamo la salita e ci fermiamo da Simon, che ha un paio di banchetti di frutta lungo la strada. Quasi senza parlarci e senza chiederci nulla, ma con grandi sorrisi, Simon inizia a tagliare frutti vari che mette nel frullatore per preparare un buon frullato: in fondo, dispone di un solo prodotto, per cui chi si ferma lì non potrebbe volere altro! Mentre prepara le bevande, altri 4 francesi, credo convinti dalla nostra presenza, si fermano allo “shop”, e Simon aumenta senza esitazione la produzione di frullato. Poi allestisce anche un piatto di frutta fresca molto buona. Ci alziamo soddisfatti, mentre lui ci confeziona la frutta avanzata per darcela da portare via, evidentemente soddisfatto della mancia di 5 rupie che gli abbiamo lasciato oltre ai 70 per i 2 frullati. Ora puntiamo verso nord sull’altra costa, in direzione di Grosse Roche, dove ci fermiamo poco a causa dei mosquitos che ci assalgono. Continuiamo quindi ancora, ormai abbiamo superato la punta nord dell’isola e siamo di nuovo ad est in direzione sud (è davvero piccola quest’isola!!), la strada diventa meno battuta, ci troviamo prima in mezzo ad alcune piccole “fattorie” (con anche 3 mucche nel prato!), e poi su una strada che costeggia la costa dall’alto, offrendo panorami mozzafiato. Mentre siamo fermi per fare delle foto, due tartarughe marine fanno capolino dalle onde, che divertenti! Torniamo in gh e ci prepariamo per cena: questa sera ci aspetta il ristorante Le Pecheur, all’interno del La Digue Island Lodge, dove abbiamo prenotato ieri (semplicemente chiedendo al guardiano se fosse possibile cenare lì); il guardiano, infatti, mi accoglie dicendomi “tu sei quello che ieri sera voleva prenotare”, e si mette a chiacchierare con molta simpatia. Ci aspettiamo il buffet di cui avevamo letto, invece ci fanno accomodare in una location stupenda sulla spiaggia, a lume di candela con tanto di tovaglie Frette (e italiana è anche la maggior parte degli ospiti, residenti del resort), e ci annunciano che questa sera è previsto un menù degustazione. Curry di granchio, pesce alla griglia, insalata di papaya, lumache di mare ed altre bontà si susseguono: e mentre ci interroghiamo su quanto potrà costare questa cena, ci portano il conto di soli 15 euro a testa. Fenomenale. Sappiamo già dove mangeremo il giorno successivo… Il solito entusiasmante cielo stellato ci accompagna nella pedalata verso la Pension Michel.

E’ sabato, siamo alle Seychelles da una settimana e già pensiamo che non avremmo nessuna voglia di andarcene da lì; per fortuna, abbiamo ancora una settimana da goderci. Oggi contiamo di andare alla famosa spiaggia Anse Source d’Argent, da molti definita la più bella di tutte le isole dell’arcipelago e tra le più affascinanti del mondo. La spiaggia è all’interno dell’Union Estate, un parco privato che un tempo era una coltivazione di palme; oggi si possono ammirare, al suo interno, un vecchio mulino da cui si estraeva l’olio di cocco dalle noci seccate, un antico cimitero militare, le coltivazioni di vaniglia, ed alcuni esemplari di tartarughe giganti, a cui si può anche dar da mangiare. L’ingresso al parco costa 5 euro, la custode nella sua casetta non sembra troppo attiva nel controllo accessi e volendo si può passare senza essere fermati, noi abbiamo preferito accedere in modo regolare (con il biglietto si può comunque entrare ed uscire per tutta la giornata dal complesso). C’è anche un ristorante bar, che però oggi fa solo servizio take away e quando andiamo noi, verso le 14, ha già finito molte cose. Posiamo le bici dov’è indicato, e ci inoltriamo per un sentiero che conduce a una serie di insenature molto belle, tutte contornate da rocce di granito e con una folta vegetazione a fare da contorno. La gente è poca, anche perché siamo in fase di bassa marea e quindi la spiaggia è molto profonda. Continuiamo la camminata fino a raggiungere la spiaggia più famosa, quella che si vede in tutte le foto: in effetti è molto scenografica, e la cosa è confermata anche da diversi appassionati fotografi che girano in zona con le loro attrezzature in cerca degli angoli migliori. Lasciamo gli asciugamani e, camminando in mare che è poco più di una pozzanghera,raggiungiamo ancora una insenatura più avanti, che nel pomeriggio con l’acqua alta non avremmo più potuto vedere se non raggiungendola a nuoto. Tornati indietro, trascorriamo alcune ore di relax, prima di spostarci in ricerca di un luogo più riparato in previsione dell’innalzarsi dell’acqua: la scelta si rivela corretta, visto che in breve molti tratti di bagnasciuga spariscono e molta gente è costretta ad andarsene. Rimaniamo per goderci il romantico tramonto, mentre un pipistrello gigante, razza tipica del luogo, sorvola le nostre teste. Per cena, come detto, si torna al La Digue Island Dodge: la guardia ci accoglie di nuovo con molta cordialità, ci dice che questa sera è previsto il buffet, e ci consiglia di non trattenerci, “in vacanza non esistono regole” ci dice soddisfatto! Il locale è pieno, c’è anche una tavolata di locali che, scopriremo di lì a poco, festeggiano un compleanno. Il buffet è preparato ai bordi della piscina, l’atmosfera è elegante, un gruppo musicale suona musica dal vivo. Le portate sono numerosissime, i gusti locali si accompagnano ai piatti internazionali, e c’è anche molta Italia nel menù, con pasta, pizza e affettati. Eccezionale anche il buffet dei dolci, credo di non aver mai visto una tale varietà di proposte abbinate ad un’ottima qualità! Come il giorno prima, sorprendente il prezzo, soltanto 20 euro. Satolli e soddisfatti, ci ritiriamo in camera per una meritata digestione! 🙂 La mattina successiva a colazione troviamo la novità dei croissant per colazione, in verità non ben lievitati e quindi un po’ duri. Abbiamo deciso di riprovare a raggiungere Anse Cocos, per cui raggiungiamo in bici Grand Anse. Percorriamo il sentiero verso Anse Petite, e poi proseguiamo in mezzo alla vegetazione che quasi nasconde il percorso. Superiamo due ponticelli pericolanti, riprendiamo a salire tra le rocce, ci sentiamo un po’ sconfortati avvertendo il rumore del mare che, invece di avvicinarsi, sembra allontanarsi sempre più. Non incontriamo nessuno lungo il percorso, crediamo quasi di esserci persi, ma alla fine intravediamo uno scorcio d’azzurro tra le fronde: ci siamo! La spiaggia è realmente affascinante, una lunga lingua di sabbia contornata per un tratto dalle palme, che termina in un gruppo di rocce granitiche molto pittoresche. Rimaniamo fino a quando la marea inizia a salire, poi riprendiamo la strada del ritorno, e ci fermiamo al Loutier Coco per bere qualcosa (volendo si può approfittare di un invitante buffet per pranzo). Per il pomeriggio decidiamo di tornare ad Anse Severe per fare un po’ di snorkelling. Scopriamo a nostre spese che la marea cambia gli orari ogni giorno, infatti credendo che l’alta marea fosse già al suo massimo abbiamo lasciato gli asciugamani troppo vicini all’acqua e… Inzuppati, in buona compagnia di altri turisti! Prima di cena prepariamo le valigie per il giorno dopo, e puntiamo al Tarosa per mangiare: il locale è vuoto, l’accoglienza ci lascia perplessi, in più ci dicono che mancano parecchie cose del menù che presenta anche prezzi piuttosto alti. A quel punto desistiamo, e torniamo a visitare Tarof, dove il menù a prezzo fisso ci soddisfa di nuovo.

Lunedì è giorno di trasferimento, raggiungiamo il jetty a piedi e scriviamo un po’ di cartoline. In coda per il Cat Roses ci sono tantissimi turisti di viaggi organizzati, leggendo i programmi che hanno in mano considero che a volte il tour operator applica dei ricarichi ai servizi veramente elevati, viva il faidate! A Praslin cambio altri 50 euro (oggi a 18,90). Prendiamo un taxi, proviamo a trattare il prezzo ma non scende sotto i 10 euro (caro, per un tragitto di 6 km). Abbiamo prenotato a Villa Bananier, nella zona di Anse Volbert. Ci accoglie Anne, la proprietaria, simpatica ma all’apparenza un po’ confusionaria: non si ricorda se abbiamo richiesto l’aria condizionata, e addirittura chiede a noi qual è la tariffa che ci ha accordato! La costruzione è nuova e quindi molto pulita, la nostra camera è al piano terra ed affaccia su un piccolo cantiere navale, però è in ordine, confortevole, con un bagno piuttosto grande. Andiamo in spiaggia, che è a poche centinaia di metri dalla gh. L’impatto visivo è piacevole, sembra un luogo ” da cartolina”, con palme piegate dal vento, mare turchese ed isolotti che colorano il panorama. La marea sta erodendo lo spazio vivibile in spiaggia, per cui cerchiamo un posto riparato e ci stendiamo. Ci sono parecchi locali che ci avvicinano per proporci le escursioni alle isole vicine, ma al momento non siamo interessati, e i venditori non sono insistenti. Un gruppo di inglesi sta effettuando delle riprese, ed il cameraman ci chiede di poterci filmare mentre passeggiamo romanticamente in spiaggia… Saremo in uno spot pubblicitario per un tour operator locale! 🙂 Si fa tardi, per cena abbiamo scelto il rinomato Le Loutier, in paese. Bello il locale, gentile il personale, e molto buono il cibo offerto a buffet, con piatti che non avevamo ancora gustato in questa vacanza, tra cui lo squalo. Il tutto per 64 euro.

Ci svegliamo presto, vogliamo prendere il bus per Anse Lazio che passa poco dopo le 9. La colazione è un po’ dimessa rispetto alle precedenti guest houses, in ogni caso non mancano frutta, marmellate, bevande: forse la delusione è più per le modalità di presentazione che per la qualità del cibo in sé. Il bus, puntuale, ci lascia al capolinea, che però è lontano dalla spiaggia: bisogna percorrere a piedi una strada che presenta una salita ed una successiva discesa ripidissima, per di più tutta al sole! La spiaggia, però, vale la fatica, è grandissima ma non troppo affollata, e vi sono diverse zone in cui si può trovare un po’ di ombra offerta dalle piante di takamaka che ci circondano. Il mare è molto mosso, non c’è protezione della barriera corallina per cui si può giocare con i cavalloni, e non me lo faccio dire due volte! In giro si possono trovare alcuni cocchi caduti dalle palme, ne prendiamo uno e ce lo gustiamo. Evitiamo invece il ristorante Le Chevalier, con prezzi davvero esagerati anche per un luogo esclusivo come quello: 4,5 euro per una bottiglia d’acqua, 8 euro un gelato da asporto, ed i proprietari sono anche molto antipatici: se potete fatene a meno anche voi! Nel pomeriggio raggiungiamo il capolinea del bus, e il percorso di ritorno aggiunge la scena folkloristica di un incontro con uno scuolabus in un punto in cui la strada è molto stretta: i conducenti si scambiano le corsie, per poter meglio osservare dal finestrino il limite della carreggiata, tra gli strilli di gioia dei bimbi divertiti. Per cena ci fermiamo in guest house, avevamo confermato ieri ad Anne la nostra presenza: ci ricompensa con un Red Snapper gigante cucinato al forno di straordinaria qualità, accompagnato con frittelle di patate e cipolle, il tutto per 15 euro a testa.

La giornata di mercoledì inizia con la prenotazione al Lemuria della nostra visita, che programmiamo per il giorno successivo; il rinomato resort, infatti, ha inglobato une delle migliori spiagge dell’isola, ma poiché non può impedirne l’accesso deve accettare l’ingresso dei visitatori, appunto previa comunicazione della visita. Oggi, intanto, vogliamo fare l’escursione alle isole vicine, Curieuse e St. Pierre. Ci mettiamo alla ricerca del miglior prezzo, il Sagittarius, installazione all’estremità della spiaggia di Anse Volbert, ci propone 30 euro come prezzo standard; con questa proposta in mano, convinciamo un rasta a offrirci il servizio per 25 euro a testa (incluse le tasse di visita al parco marino). Vi consiglio assolutamente di trattare, perché il percorso da fare è realmente di pochi minuti, per cui il costo richiesto inizialmente appare del tutto spropositato. L’isola di Curieuse è famosa soprattutto per il centro di riproduzione e tutela delle tartarughe giganti. Il taxi boat ci lascia sulla spiaggia da cui parte un lungo sentiero che, attraverso boschi e mangrovie (dove si possono osservare anche curiosi granchi monochela), conduce alla zona delle tartarughe; è bello vedere questi simpatici animali vagare con la loro flemma in un enorme spiazzo erboso, si possono avvicinare e nutrire. In un recinto, vediamo invece i cuccioli di diverse età, comprese due piccole tartarughe con meno di un anno di vita. Sotto una tettoia, alcuni locali stanno allestendo un barbecue a base di pesce per i visitatori che hanno scelto il pacchetto “taxi + pranzo”. Tornati alla spiaggia dove siamo sbarcati, rimaniamo a prendere il sole nell’attesa del nostro “taxi”, che arriva puntuale per traserirci all’Ilot St. Pierre. Si tratta, in questo caso, di uno scoglio di poche decine di metri quadrati, circondato da una straordinaria fauna marina, motivo per cui è così ambito dagli snorkellers professionisti ed anche da chi, come noi, vuole semplicemente fare una nuotata come se si fosse in un acquario. Degno di nota, tra le altre cose, l’incontro ravvicinato con un barracuda che mi scorre vicino senza degnarmi più di tanto: sicuramente, in queste acque non ha problemi a procurarsi cibo in maniera meno faticosa! A metà pomeriggio torniamo alla spiaggia di Anse Volbert, navigando vicino all’Ilot Chauve Souris, dove vi sono le camere di un esclusivo villaggio IGV. Vorremmo un gelato, ma purtroppo la rinomata gelateria italiana “da Luca”è chiusa: una negoziante del vicinato ci informa che è chiuso da qualche giorno senza sapere il perché. Ripieghiamo su qualche snack acquistato nelle tradzionali, per le Seychelles, botteghe gestite dagli indiani, sempre molto pittoresche. Finiamo la serata mangiando al La Goulue, locale situato all’estremità sud di Anse Volbert: i proprietari ci ispirano molta simpatia, e il fish & chips che ci servono è ottimo ed abbondante, voto positivo per loro! Paghiamo 30 euro, si può pagare anche in rupie ma il cambio che applicano è assolutamente sfavorevole.

La sveglia è di nuovo presto il giovedì, perché ci aspetta il viaggio in pullman verso Anse Georgette. Percorriamo praticamente l’intero perimetro dell’isola, una bella escursione per avere un’idea di com’è fatta Praslin. L’autista ci fa scendere a poche centinaia di metri dal cancello del Lemuria, dove una guardia in impeccabile completo bianco, dopo averci chiesto il nome, ci apre le porte. Passeggiamo in mezzo al campo da golf del resort, al momento vuoto. Ci perdiamo un paio di volte tra le stradine del resort, perché la spiaggia non è segnalata. Alla fine, dopo aver costeggiato i campi da tennis, la reception ed anche l’eliporto, troviamo la via giusta. La spiaggia è forse la più bella che abbiamo visto: un mare di un colore che pare finto, sabbia bianchissima, palme ed altre piante tutto intorno, ed addirittura un gazebo costruito di foglie di palma che sembra essere lì apposta per noi, ne approfittiamo e ci mettiamo all’ombra. Facciamo il bagno circondati da pesci curiosi, e ci stendiamo al sole a godere del silenzio assoluto: infatti, sulla spiaggia siamo solo in dieci persone. Rimaniamo lì fino al tardo pomeriggio, quando riprendiamo il bus per tornare in gh. E’ ora di punta, ed il bus si riempie di locali che tornano dal lavoro: constatiamo una volta di più l’educazione, la pulizia e la dignità di un popolo che non è ricco, ma sa vivere al meglio con i mezzi a disposizione. Rimaniamo affascinati anche dal sorriso di tutti i bimbi che stanno tornando a casa da scuola, avvolti nei loro grembiulini colorati mentre si gustano una bevanda o un gelato. Giunti da Anne, le chiediamo come possiamo avere un taxi per la sera, perché vorremmo andare a cenare al Coco Rouge a Saint Anne; suo figlio Christof ci dice che penserà lui a noi per 5 euro, ottimo. Il locale è “alla buona” per quanto riguarda il servizio, ma il cibo si fa apprezzare, è un menu a prezzo fisso ricco di portate creole; soltanto il mio dessert mi lascia perplesso, un gelato alla fragola di dubbia qualità; paghiamo 360 rupie, e chiediamo al proprietario di chiamare Christof per farci venire a prendere; arriva, invece, suo papà, che ci racconta che oggi è il compleanno di Christof, per cui a casa ci sono i parenti per festeggiare. Arrivati in gh, infatti, troviamo tanta gente, e veniamo coinvolti nella festa per gustare la torta di compleanno e bere alla loro salute.

Siamo arrivati all’ultimo giorno della vacanza. Abbiamo preparato le valigie, ma Anne ci ha consentito di tenere la camera fino al tardo pomeriggio senza alcun supplemento, davvero gentile da parte sua, così potremo usare ancora la doccia prima di partire. Andiamo in spiaggia ad Anse Volbert ed oziamo, sono gli ultimi bagni e ce li godiamo fino in fondo. Nel pomeriggio, è ancora Christof, con cui ci eravamo messi d’accordo, ad accompagnarci al jetty, sempre per 5 euro. Qui ci aspetta una brutta sorpresa. All’ufficio del Cat Cocos, quando mi presento per ritirare i biglietti della mia prenotazione, ci informano che il traghetto si è rotto: stanno utilizzando il Cat Roses (quello che fa servizio con la Digue), che però è più piccolo, e quindi è già partito, con mezz’ora di anticipo, perché era pieno. Effettueranno una nuova corsa alle 21, l’addetto mi dice di attendere una mezz’ora che poi mi darà tutte le informazioni, in ogni caso mi dice che il posto è garantito… Penso al nostro volo, che ci attende a Mahè all’una di notte, ed inizio a preoccuparmi. Il jetty è ovviamente molto movimentato, tante altre persone, turisti e locali, sono nella nostra stessa situazione, vedono i loro impegni compromessi o a rischio. Scopro, nell’ufficio accanto, che esiste un’altra compagnia che effettua servizio traghetto tra le isole, la Island Ferry, di cui non avevo mai sentito nulla. Dispone di un traghetto molto più piccolo, e fa servizio solo per una o due volte al giorno: oggi, però, evidentemente per approfittare della situazione, hanno aggiunto una corsa, che partirà di lì a mezz’ora. Ringrazio il destino che mi ha fatto decidere, 10 giorni fa, di pagare solo l’andata al Cat Cocos, e prontamente acquistiamo 2 biglietti per la Island Ferry, risparmiando oltretutto 12 euro a biglietto! La barca arriva, ci accomodiamo nel salone al chiuso perché la parte all’aperto è molto piccola e già piena, perché il traghetto arriva già pieno da La Digue. Le dimensioni della barca e il fatto di essere al chiuso rendono la traversata più “movimentata”, per fortuna non soffriamo ma molti altri passeggeri devono ricorrere al sacchetto prontamente messo a disposizione dall’efficiente equipaggio. Fuori è ormai buio, non ci resta che attendere di arrivare, soddisfatti in ogni caso per aver trovato questo rimedio al disguido che si stava materializzando. Sbarchiamo in mezzo ad una folla in coda per tornare a Praslin con l’ultima corsa disponibile (alcuni sono stati appiedati dal mancato viaggio del Cat Cocos delle 16), recuperiamo le valigie e siamo determinati a trattare il taxi per l’aeroporto. Ci chiedono 15 euro, offriamo 8, ci propongono 10. Dico che per 8 chilometri sono troppi, e proviamo a spostarci un po’. Succede ciò in cui forse confidavamo: si ferma un ragazzo che, dopo un’esitazione, ci chiede se abbiamo bisogno di taxi: è simpatico, sembra un po’ un brasiliano, e sull’auto ha l’adesivo con il 46 di Valentino Rossi. Ci chiede 150 rupie, accettiamo al volo ma gli diciamo che possiamo dargli 8 euro perché abbiamo soltanto 80 rupie; sembra dispiaciuto, rilancia con 5 euro + 50 rupie. Ovviamente ci va bene, anche perché lui ci fa sempre più sorridere. Mentre ci porta in aeroporto, ci racconta che le rupie gli servono per cambiare la batteria dell’auto che costa ben 1300 rupie, ha l’appuntamento dall’elettrauto l’indomani ma non ha ancora tutti i soldi, e ci spiega che l’auto è un lusso per lui, a cui però non sa rinunciare perché ha la passione. Così, continua, mentre stasera i suoi coetanei andranno in discoteca a divertirsi, lui proverà ancora a fare qualche corsa per racimolare un po’ di soldi. Arriviamo in un aeroporto deserto, il primo volo è il nostro ed è previsto 4 ore dopo. Beviamo qualcosa al bar, che è aperto mentre tutto il resto è ancora chiuso; davanti ad ogni negozio od ufficio, però, c’è un cartello che dice che il locale è aperto “per ogni volo previsto”. Infatti, dopo un po’ l’aeroporto si anima di personale di servizio e dipendenti, che vengono al lavoro in corrispondenza, evidentemente, degli orari dei voli: un modo per ottimizzare costi e guadagni! Facciamo il check-in, visitiamo il duty free, piuttosto fornito rispetto alle dimensioni dell’aeroporto, giriamo tra gli altri negozi dell’aerostazione ed attendiamo l’imbarco. Ancora un A330 Emirates, ancora un ottimo volo con un servizio di qualità, e scalo a Dubai in perfetto orario. Giriamo tra duty free e negozi di ben altre dimensioni rispetto a Mahè, e dopo un cappuccino di Starbucks che ci riporta a prezzi a noi più abituali ci imbarchiamo alla volta di Milano.



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