Seychelles coi bimbi

Una vacanza di mare nuova... fra trekking, biciclettate, tartarughe giganti e bambini in spalla
Scritto da: bagagliAmano
seychelles coi bimbi
Partenza il: 28/02/2009
Ritorno il: 14/03/2009
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
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ZENO – 1 anno e 7 mesi, MIA – 3 anni e 3 mesi

Dal rientro in Italia nel giugno 2007 abbiamo viaggiato devo dire poco. In luglio è nato Zeno e l’estate e l’autunno solo volati via così. L’estate del 2008 l’abbiamo passata un po’ in Liguria dai genitori di Riccardo e un po’ in Monferrato a casa dei miei.

E poi ho iniziato a scalpitare. Ad avere la necessità fisica di un viaggio. E mi sono messa al lavoro. Viaggio facile-facile, ho impiegato due settimane scarse a organizzare tutto.

Il primo pensiero è andato a Zeno. Camminava da poco, eravamo ancora nel pieno dei pannolini, anche se come svezzamento eravamo a posto e mangiava già più o meno di tutto senza bisogno dell’integrazione obbligata del latte (non che non gli piacesse il suo bel bicchierone di latte eh… ma non eravamo più nella fase in cui devi andare in giro col latte in polvere in cerca di acqua pulita e qualche anima pia che ti scaldi a una temperature decente il biberon).

Andiamo per ordine. Serviva una meta. Serviva un posto in cui facesse caldo. Caldo = pochi vestiti (e quindi tando spazio per pannolini e cose per i bimbi) e nessun rischio di raffreddore. Quindi un posto di mare (calcolate che io per lavoro non posso andare in ferie da giugno a settembre). Il fuso orario ci preoccupava poco, tanto i bambini hanno degli orari tutti loro con delle routine di sonno e alimentari che vanno di 3 ore in 3 ore o 6 ore in 6 ore. Ma poi vi assicuro che più sono piccoli e meno sentono il jet lag, che è più fasticoso sicuramente per noi. Volevo poi che ci fossero cose da vedere e da fare, ma volevo puntare più sulla natura che non sulla cultura. Né Mia né Zeno avevano un’età in cui si apprezzano le bellezze che può svelare una città. Un posto tranquillo. Ci voleva un’isola. E mentre scorrevo il mappamondo per cercare un’isola che non fosse a 32 ore di volo da noi ecco che mi finisce il dito sulle Seychelles. In realtà stavo guardando Socotra (Yemen), ma il mio mappamondo è piccoletto e le Seychelle erano proprio a 3-4 cm da dove stavo guardando!

Lo propongo a Riccardo, che non va matto per la vita di mare, e mi dice “giusto perché i bambini sono ancora piccoli…”. Beh, quella vita da spiaggia se la sogna ancora. La più bella vacanza di mare che abbiamo mai fatto.

Navigando in Internet e appoggiandomi al sito del turismo delle Seychelles (http://www.seychelles.travel/it/home/index.php) ho scelto quali isole visitare, come visitarle e ho prenotato gli alberghi. Ho puntato su quelli che chiamano self-catering e le guesthouse, ossia siamo andati praticamente in casa dei locali, famiglie che affittano una depandance ai turisti. Ci siamo trovati benissimo, stanze pulite, mangiare sano e casalingo, nessun turista tra i piedi e nessun villaggio turistico nel raggio di chilometri e chilometri (anzi, a dire il vero i villaggi turististici sulle isole principali non ci sono quasi… dato che tutti preferiscono “conquistare” un’isoletta tutta per sé dove rinchiudere il turista). Abbiamo notato che viaggiando, più vai in realtà a gestione famigliare e più tutto è facile coi bambini. Il propietario è lì a tiro per ogni problema e tu praticamente sei il suo unico ospite e quindi hai anche tutta la sua attenzione. In più scopri anche qualcosina in più sul posto dove sei, puoi far quattro chiacchiere con queste persone, chieder loro se ti consigliano di vedere qualcosa, se ti portano da qualche parte e va sempre a finire che trovi delle cose che mai avresti scoperto altrimenti.

L’itinerario: MILANO – MAHE con Air Seychelles. È una di quelle compagnie che non fa pagare il biglietto ai bambini sotto i 2 anni. MAHE – PRASLIN in traghetto 4 giorni a Praslin PRASLIN – LA DIGUE in traghetto 5 giorni a La Digue LA DIGUE – MAHE in traghetto 4 giorni a MAHE MAHE – MILANO, sempre con Air Seychelles.

Il viaggio in aereo di andata è filato via decisamente liscio. L’orario era perfetto! 19.45-10.45. Abbiamo fatto il check-in, poi cenato (un piatto di pasta) in aeroporto, e una volta in aereo i bimbi si sono quasi subito addormentati, anche se non con la disposizione che volevamo noi. Abbiamo fatto l’errore (che mai più abbiamo ripetuto) di non fare il check-in online e quando siamo arrivati non c’erano 3 posti vicini, ma solo col corridoio in mezzo. Avevamo pensato Ric e Mia vicini e io a parte con Zeno in braccio, ma una volta su Mia ha voluto venirmi un attimo in braccio e senza nemmeno lasciarmi il tempo di accorgermene si è addormentata in braccio a me (per altro in una posizione davvero infame)… e così è rimasta fino all’atterraggio. Zeno si è addormentato in braccio a Ric… e un posto è rimasto libero! Vabbé, a parte questo piccolo inconveniente, un viaggio da metterci la firma.

Appena atterrati e eiettati ai 30 gradi mattutini (che poi alle Seychelle la temperatura non cambia mai, non ci sono stagiorni e fa caldo di giorno e di notte allo stesso modo. Non c’è escursione termica), abbiamo cambiato un po’ di soldi (per le cose grosse accettano l’euro, ma per gli autobus e le spesucce quotidiane tipo acqua e frutta è meglio avere la loro) e preso un taxi che ci portasse al porto per prendere il traghetto per Praslin. Avevo prenotato con una compagnia, ma lui ci ha parlato di un’altra meno nota e che costava molto meno. Da bravi italiani abituati più a rifilare inculate ai turisti che non a prenderle, eravamo molto (moooooolto scettici), ma poi abbiamo visto il traghetto, visti i prezzi… ed effettivamente conveniva. Così il buon tassita ci ha fatto risparmiare una cinquantina di euro! Abbiamo usato il Praslin Express Ferry Service.

PRASLIN

In un’ora il traghetto ci porta a Praslin. Al porto prendiamo un taxi che ci porta al nostro primo self-catering: Ville Manoire (http://www.seychelles.travel/it/products/accommodation.php?aid=265). Una sistemazione modesta, ma vivace, pulita e con una camera spaziosissima. E poi molto vicina alle spiagge più belle dell’isola! Non nego che quando siamo arrivati fossimo tutti stanchi. Passare dal freddo milanese di febbraio al caldo equatoriale in 12 ore sfianca, ma mica potevamo starcene a fare la muffa in camera! Bimbi negli zaini (incremati per benino), zaini in spalla e ci siamo messi in cammino per Anse Lazio. Camminata piuttosto stancante, ma quando siamo arrivati in spiaggia… i nostri canoni di quello che è “mare” sono cambiati per sempre! Abbiamo steso gli asciugamani in spiaggia, mezzo sole mezza ombra e siamo rimasti lì a rilassarci tutto il giorno. L’acqua poi è bassissima e limpidissima. Diciamo che non si può nuotare… ma stare a mollo tutto il giorno sì! E anche coi bambini siamo tranquilli: acqua calda, bassissima, limpidissima, non un’onda.

A pranzo andiamo in un ristorantino sulla spiaggia proprio lì vicino. Posto belloccio, mangiamo anche bene, ma via… 50 euro in 4… poi 4… diciamo 2, 2 e mezzo al massimo! È sicuramente l’inculata della vacanza, quella classica che si prende il primo giorno quando il volo e il jet lag ti fanno sragionare!!! Il giorno successivo decidiamo di visitare il parco Vallèe de Mai. Il piano era affittare delle bici, ma abbiamo scoperto che proprio davanti al self-catering c’era la fermata dell’autobus e la pigrizia ha avuto la meglio. E meno male! La strada era lunga, con molte salite e discese. Saremmo schiantati a metà strada! Peccato che non abbiamo tenuto conto della combo autobus-Mia-latte-autista pazzoide creolo e Mia ha vomitato sull’autobus. Per fortuna in un momento in cui c’era pochissima gente, così non abbiamo fatto danni! Ormai io e Ric sembriamo un team di Formula 1 al cambio gomme. In un attimo abbiamo ripulito tutto e cambiato Mia.

Il parco è piccolo, ma molto bello. Ce lo giriamo tutto, coi bimbi sempre in spalla nello zaino.

Poi al pomeriggio siamo scesi dall’autobus ad Anse Volbert. Diversissima da Anse Lazio. Enorme, molto più aperta, meno romantica di certo, ma sempre uno spettacolo. I bambini si sono divertiti come matti, anche se a Mia e Ric è salita un po’ di febbre.

Volevamo cenare fuori, ma l’ultimo autobus era alle 18.00. Arrivati alla stanza, non avendo detto alla mattina alla signora che volevamo cenare, non c’era NULLA. E lei NULLA aveva comprato. Risultato? Dieta. Almeno per me e Ric. Per i bambini abbiamo recuperato acqua, banane e uova. E poi avevamo ancora qualche “scorta” alimentare dal bagaglio a mano. Non si sono lamentati! Il terzo giorno inizia con Ric e Mia che hanno sempre un po’ di febbre. Io e Zeno invece stiamo alla grande. Inizialmente ho pensato che si stessero trascinando qualcosa dall’Italia, ma nel corso della giornata abbiamo capito che erano disidratati. Da quel momento ci siamo caricati come muli di acqua e siamo sempre stati attenti che tutti bevessimo tantissimo tutti i giorni. Non ci eravamo resi conto di quanto stessimo sudando con quel caldo (io e Zeno patiamo meno il caldo e sudiamo meno, forse è per quello che abbiamo risentito meno della cosa). Cmq con la nuova politica di gestione dell’acqua, Mia e Riccardo si sono ripresi subito e la vacanza è decollata! Riprendiamo l’autobus per Anse Volbert, spesina (acqua, pane, biscotti, frutta) e poi ci incamminiamo lungo la spiaggia. Ieri al rientro ci siamo messi a parlare con una ragazza e il suo compagno (o marito, o fratello, boh, però era chiaramente lei che prendeva le decisioni!). Ci ha proposto una gita su un’isola parco naturale dove vivono le tartarughe giganti. Ci eravamo lasciati dicendoci “Massì dai, ci vediamo domani”… e lei era lì ad aspettarci. In 15 minuti di motoscafo il suo compagno di porta a La Curiouse e lì ci lascia. Non vuole nemmeno i soldi. Dice che ci torna a prendere alla sera, verso le 17.00. Mah… speriamo eh… L’isola è un paradiso. Iniziamo a passeggiare e ci sono ovunque tartarughe gigantesche (3-4 volte i bambini), che si spostano libere. Fanno questo sibilo davvero preistorico. I bambini riescono anche a toccarne una. Sono estasiati. Io non riesco nemmeno a immaginare cosa possano aver provato ad accarezzare un animale così grande, così preistorico, libero. Più o meno come se io potessi accarezzare un torosauro! Ho la consapevolezza di quanto li ha toccati quel momento perché se lo ricordano ancora a distanza di anni. Soldi spesi bene!

Pranziamo sulla spiaggia. A pranzo sbarca un gruppo di turisti con viaggio organizzato. Hanno pagato all’hotel 100 euro a testa per venire sull’isola (gliel’ho chiesto spudoratamente!), mangiare sulla spiaggia un trancio di pesce con del riso bianco, vedere le tartarughe e andarsene. Saranno stati in tutto un’ora e mezza. Gli sarà rimasto tutto sullo stomaco. Anche perché il pranzo costava pochissimo (10 euro in 3 perché i bimbi hanno mangiato un piatto in due)! Dell’ottimo pesce alla grigia e insalata. Appena se ne vanno i turisti ci facciamo una passeggiata in spiaggia, poi ci godiamo un po’ il sole. Appena abbiamo steso gli asciugami un po’ all’ombra i bimbi si sono addormentati. Hanno dormito tantissimo e io e Ric ci siamo messi mollo. L’isola era tutta per noi. Il gruppo di turisti se ne era andato da un po’ ed erano rimaste solo le guardie.

Alle 17,00, puntualissimo, abbiamo visto arrivare all’orizzonte il motoscafo. Rientro al self-catering dove questa sera ci aspettava la cena preparata dalla proprietaria! E che cena! S’è ampiamente fatta perdonare il digiuno della sera prima! Poi i bambini hanno giocato un po’ per strada mentre dei locali che si erano ritrovati al bar di Ville Manoire si sono messi a ballare!

Per l’ultimo giorno a Praslin avevamo in programma un bel trekking che doveva portarci dalla spiaggia del primo giorno a una più avanti raggiungibile solo a piedi, ma l’idea è sfumata. La meta era stata chiusa a causa della costruzione di un resort e comunque Ric non era ancora al 100% in forma. Ci siamo fermati a una spiaggetta intermedia, abbiamo pranzato con abbondantissima frutta comprata lungo la strada e ci siamo rilassati. Alla sera siamo andati a letto subito dopo cena perché il traghetto per La Digue parte presto!

LA DIGUE

La Digue è la più piccola delle tre isole che abbiamo deciso di vedere. Arrivati al porto prendiamo un carro trainato da un bue che ci porta alla guesthouse che avevo prenotato (Petra Guesthouse – http://www.seychelles.com/it/products/accommodation.php?aid=181). É molto bella e pulita e nello stesso cortile vive tutta la famiglia che ci ospita. Posiamo i bagagli, affittiamo delle bici e andiamo subito alla scoperta dell’isola. Però non imbrocchiamo la spiaggia, fa caldo e Mia e Zeno sono stanchi. Quindi torniamo subito alla guesthouse dove trascorriamo un rilassante pomeriggio tra portico, giardino, galli, galline, gatti. La padrona è gentilissima, ci porta della frutta e fa una limonata fuori dal mondo! Alla sera, sempre in bici, torniamo alla zona del porto, che poi è anche il “centro” dell’isola e troviamo un posticino dove mangiare. Riso e pollo per tutti. 6 euro in 4. E siamo suciti pienissimi tutti! Rientrati alla guesthouse abbiamo trascorso la serata a raccontarci favole.

La mattina dopo ripartiamo caparbi con l’obiettivo di scovare quella che descrivono come la più bella spiaggia del mondo! Souse d’Argent e dopo un paio di tentativi, troviamo il sentiero giusto e arriviamo alla meta, dove ci spiaggiamo per tutto il giorno. Alla sera ceniamo al posto della sera prima e poi nanna!

Il giorno dopo, sempre in bici andiamo ad Anse Grande e Anse Petit. La strada è ombreggiata e troviamo anche un baracchino che sta in piedi per miracolo che per 1 euro ci riempie di frutta con cui pranziamo. Banane, frutti della passione, star fruit… Apro e chiudo una parentesi sulla frutta. Frutta così buona non l’abbiamo mai più mangiata. Ancora adesso Mia e Zeno mi chiedono come mai qui le banane non sono buone come alle Seychelle.

Ad Anse Grand stiamo giusto il tempo di attraversarla perchè non c’è ombra. Passiamo subito alla successiva. Subito… le due spiagge sono separate da un sentiero discretamente tenuto nel fitto della giungla.

Un po’ di su e giù, sempre coi bimbi nello zaino e dopo una quarantina di minuti (e tre litri d’acqua scolati via) arriviamo alla spiaggia. Argh, ma anche qui niente ombra. Ormai è ora di pranzo e quindi retrocediamo un po’ nella giungla per mangiare all’ombra. Quando torniamo, una delle capannine in paglia tenute insieme da non si quale legge fisica si è liberata e ci possiamo godere il resto del pomeriggio in spiaggia vantando una postazione all’ombra!

Al rientro, cena in “centro”, ma duriamo poco. Anche se i bambini iniziano a camminare un pochino sui sentieri, il grosso ce lo siamo fatti portandoli noi, e il rientro in bici era quasi tutto in salita. Io e Riccardo siamo sfianchiiii!! Facciamo fatica ad addormentarci dopo i bambini! Il giorno dopo alle 9.30 ci troviamo al porto col marito della padrona della guesthouse. Ci porta a fare un giro in barca con tanto di snorkelling. Che giornata! Tra le isolette deserte, le nuotate, i pesci… wow. I bimbi non sono ancora grandi nuotatori e quindi io e ric ci siamo alternati nel nuotare! Siamo rientrati per pranzo e abbiamo trascorso le ore più calde del pomeriggio sotto al portico della guesthouse dove i bimbi hanno schierato tutti i loro giochi e hanno giocato. Poi verso le 16 siamo partiti per una bella biciclettata. È domenica e in giro per l’isola ci sono queste famiglie numerose che si godono la giornata di relax. Al rientro, abbiamo incrociato per strada una tartarugona di terra e ci siamo fermati a guardarla.

L’ultimo giorno a La Digue è dedicato alla scoperta di Anse Cocò, l’ultima spiaggia che ci manca all’appello. La camminata per noi che abbiamo i pupi in spalla è faticosa, ma la spiaggia valeva davvero la fatica. Ci siamo solo noi, bellissima, romantica, un quadro. Quei posti che ti si stampano nel cervello e non te li dimentichi più. Zeno e Mia giocano tutto il giorno con legni, cocchi, granchiolini… ormai sono due piccoli selvaggi e va benissimo così. Si divertono. Ci becchiamo anche un diluvio equatoriale. Sia in spiaggia che poi tornando a casa. Beh, sarebbe stato ben triste andare all’equatore e non poter provare anche l’ebbrezza del temporalone equatoriale!

MAHE

Altro traghetto, altra isola. Mahe è la più grande. Qui c’è anche la capitale delle Seychelles (che è anche la capitale più piccola del mondo!). Decidiamo di affittare una macchina per spostarci più comodamente. A piedi o in bici è impensabile e gli autobus non sono così frequenti e capillari… sarebbe un inutile sbattimento per i bimbi e per noi. Vai di macchina, che troviamo facilmente al porto. Anzi, appena sbarcati abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Puntiamo subito alla guesthouse Anse Soleil Resort (http://www.seychelles.travel/en/products/accommodation.php?aid=148#). Ne abbiamo scelta una nell’entroterra, nella parte di montagna. Appena arriviamo mi viene un colpo. La nostra camera, che in realtà è un vero e proprio appartamento, è bellissima. Ma una roba davvero-davvero-davvero bella, chiccosissima, elegante, eeeeeeenorme. Penso subito di aver fatto casini col cambio o di aver capito male il prezzo. E invece il prezzo è quello. 70 euro al giorno (adesso sono un filo aumentati, ma sempre un prezzaccio per gli spazi che ci sono) e abbiamo un appartamento privato, con giardino, due camere enormi, due bagni, cucina e sala a pranzo e sala all’aperto! Dal giardino si ha una vista stupenda sul mare.

Passiamo il pomeriggio lì e verso le cinque partiamo per Victoria dove facciamo la spesa (c’è la cucina… cuciniamo!), visitiamo la città (-ina) e ce ne torniamo nel nostro paradiso personale.

Il giorno dopo volevamo fare un trekking, ma non siamo riusciti a trovare la partenza del sentiero (diciamo che non sono segnati bene come siamo abituati sulle Alpi…) e quindi ci siamo prodigati in un giro in macchina dell’isola e facendo uno sproposito di foto.

È la prima volta che i bambini vanno in macchina senza seggiolini e dire che la cosa li entusiasma è dir poco! In una delle tappe fotografiche incontriamo una coppia piuttosto strana. Lui locale, lei europea, mascolina. Simpaticissimi. Ci propongono un giro su un’isola lì vicino dove qualche anno fa è stato ritrovato un tesoro dei pirati e c’è anche la tomba dei pirati. Eheheh a Mia e Zeno si illuminano gli occhi. Riccardo si fa lasciare il numero e ce ne andiamo (perché in fondo abbiamo ancora speranza di trovare la partenza del sentiero…). Pranziamo in spiaggia e lì affrontiamo la dura realtà: niente camminata per oggi. Allora chiamiamo Nadia e Paul che ci fanno un prezzo. 25 euro e ci portano a visitare quest’isola misteriosa. Ok, buttiamoci. Torniamo al posto dove li avevamo incontrati. Saliamo sulla loro barchetta e puntiamo sull’isola dei pirati. Wow che pomeriggio… chi l’avrebbe detto alla mattina che avremmo fatto quest’esperienza! Sbarcati sull’isoletta, ci inerpichiamo per la giungla. La camminata non è affatto semplice. La strada tira parecchio, fa caldissimo, i bambini pesano sempre di più a ogni passo. Pesano talmente tanto e io e Ric abbiamo una faccia talmente stravolta che senza troppi convenevoli se li caricano in spalla come nulla fosse Nadia e Paul e così raggiungiamo la cima. Lì c’è la tomba del pirata, ricoperta di offerte bizzarre e poco più avanti gli scavi dei tombaroli. La vista è stupenda e i bambini sono affascinati dall’atmosfera. Paul prende un po’ di cocchi, con quattro colpi di machete ce li prepara e ce li dà da bere. E se li bevono anche i bambini!

Ridiscendiamo e arriviamo alla spiaggia un po’ più in là di dove eravamo sbarcati. La marea si è alzata e devo dire che senza Nadia e Paul io e Ric non avremmo saputo cavarcela così brillantemente. Loro, non chiedetemi con che criterio, contavano le onde e sapevano esattamente quando passare senza pericolo. Meno male… perché le onde avevano una potenza che prima non avevano, spostavano grossi sassi come nulla fosse. Tant’è che mi sono anche presa una sassata sul malleolo che mi ha fatto vedere le stelle per due giorni! Riconquistata la barca siamo ripartiti… ci siamo fatti un tuffo nelle acque limpidissime e poi siamo tornati alla macchina. Che bella giornata. Che simpatici Paul e Nadia! Verso sera andiamo ad Anse Intendance dove aspettiamo il tramonto. Poi torniamo alla guesthouse, ci prepariamo la cena (pastasciutta!!!! Ok, alle Seychelle è un’italianata farsi la pastasciutta, ma dall’arrivo abbiamo sempre mangiato solo riso, frutta e pesce, una dieta fantastica non ne dubito… siamo anche tutti fighissimi… ma che voglia di pastasciutta!), ci spaparanziamo nel nostro salotto all’aperto vista giungla, con le tartarughe che vanno e vengono, i bambini giocano fino a esaurimento energie e poi crollano! E noi anche!

Nuovo giorno e nuovo trekking. Siamo caparbi noi. Il non aver trovato un sentiero non ci ha affato scoraggiati. E infatti troviamo quasi subito la partenza di questo: Mere aux Cochons. Due ore si salita nella giungla. Faticoso, ma appagante. Sul sentiero troviamo anche un animale stranissimo. Una mamma coi piccoli. La forma era quella di un chinghiale, ma le dimensioni erano quelle di un Chihuahua. In cima ci siamo mangiati un po’ di banane, del pane e poi siamo ridiscesi. Il resto del pomeriggio e della serata lo passiamo alla nostra guesthouse dove i bambini giocano nudi nel prato e noi ci sorseggiamo (dopo cena, altra pastasciuttona) un cocco.

Ultimo giorno alle Seychelles

Mai e poi mai avrei pensato che una vacanza di mare potesse essere così emozionante. Davvero. Noi non siamo molto da mare. Non che non ci piaccia andare al mare, stare in spiaggia qualche ora, fare il bagno… ma per noi la vita di mare era sempre stata un po’ quella dello stabilimento balneare ligure piucché adriatico, dove spegni cervello e fisico. Va bene un week end ma poi che palle! E Invece le Seychelles sono un altro campionato. Natura, panorami, colori, cibo semplicissimo, wow. Dopo una bella colazione abbondante puntiamo ad Anse Soleil dove abbiamo trascorso la mattinata. Poi ci siamo rimessi in macchina e per pranzo siamo andati sulle montagne, al Jardin du Roi, un magnifico giardino coloniale di spezie. Abbiamo mangiato divinamente a un prezzo ottimo (e ci ha sorpreso… il posto era talmente bello che temevano già la fregatura e invece no… e in effetti… che turista va in montagna alle Seychelles? Nessuno… proprio solo noi!). Poi ci siamo messi a girare tutti i giardini, ci siamo comprati un po’ di spezie e poi siamo ripartiti puntando verso la costa nord-ovest dove abbiamo percorso, a piedi, un sentiero elevato tra le mangrovie che ha parecchio divertito i bambini (non ho mai capito cosa li avesse divertiti così tanto…). Stava finendo l’ultima giornata e quindi siamo tornati al posto più romantico di Mahe: Anse Soleil. Abbiamo fatto l’ultimo bagno, i bambini hanno giocato fino al tramonto sul bagnasciuga e poi abbiamo cenato in un piccolissimo ristorante proprio sulla spiaggia. Con 10 euro a testa abbiamo mangiato tantissimo e benissimo.

Il rientro in aereo è stato un pochino più complesso. Innanzi tutto abbiamo fatto tutto il viaggio in pieno giorno e quindi coi bambini SVEGLISSIMI. Mia ha disegnato, guardato un po’ di cartoni, chiacchierato, ma Zeno (data l’età) era nel pieno della fase “sono in botta col camminare ma ancora non posso andarmene in giro da solo” e praticamente ci ha fatto camminare avanti e indietro per tutto l’aereo per 12 ore. Devo dire che sia le hostess che gli altri passeggeri hanno avuto pietà di noi (e si sono fatti anche un po’ conquistare dai modi tutti sorrisi di Zeno) e non si sono lamentati, ma anzi, si sono dimostrati collaborativi. Comunque non ha mai pianto, non ha fatto capricci, non ha urlato, ha mangiato e ha fatto anche il suo solito pisolino pomeridiano. A parte una normale stachezza da volo, quindi, è andato tutto bene fino al Malpensa Express. E lì abbiamo imparato una dura lezione di vita. MAI MAI MAI non avere dietro l’acqua. L’avevamo finita in aereo, ci eravamo ripromessi di prenderla in aeroporto, poi siamo usciti, abbiamo preso il biglietto del treno e il treno stava proprio arrivando. Siamo saliti al volo senza aver tempo di comprare l’acqua. Col senno di poi, avremmo dovuto lasciar andare il treno e comprare l’acqua. I bambini avevano sete e non hanno sentito ragioni. Giustamente. L’aereo disidrata… avevamo sete noi… figurati loro. Sono stati i 40 minuti più lunghi della nostra vita. Dal treno abbiamo messaggiatto il nonno, che ci stava aspettando in Cadorna, dicendogli di accoglierci con una bottiglia d’acqua! Quindi la regola numero uno del buon genitore-viaggiatore è avere sempre dell’acqua con sé! Da quel viaggio, anche se i bambini ormai sono più grandi e hanno alzato il loro livello di sopportazione della sete, non vado nemmeno a fare la spesa senza una bottiglietta d’acqua! Tratto da bagagliamano.wordpress.com



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