Seychelles a febbraio
Anse Source d’argent è un luogo magico che si raggiunge percorrendo un parco ricco di curiosità naturali. C’è poi una stradina bianca, ai piedi di immensi graniti, che tra ombre e sole ci accompagna su spiagge da sogno. Alle spalle le palme da cocco sventolano lievemente i rami al vento, conferendo al paesaggio un rilassante sapore tropicale. Qua e là incontriamo tipici artigianali banchetti che vendono cocco e frutta freschi, ornati da fiori di hibiscus rossi come il fuoco. La sabbia, anche sotto il sole, è sempre gradevole al tatto tant’è che siamo invogliati a toglierci le calzature per assaporare il suo piacevole contatto con la pianta del piede. E’ quasi un “delitto” calpestare le madrepore lungo la battigia e i frammenti di corallo rosso lasciati dal mare lungo la spiaggia di Anse Banana. Non appena la luce violenta del sole si attenua, per far posto al tramonto ormai prossimo, tanti piccoli granchi bianchi, esili e veloci, escono dalla sabbia in cerca di cibo. Li conosciamo già, sappiamo che sono discreti e timidi con noi umani… Grand Anse e Petite Anse con i loro colori e il mare azzurro turchese, ti conquistano e non le potrai dimenticare. Ti siedi lì a guardare il ricciolo dell’onda che si ripete e non serve parlare per confrontare le nostre sensazioni. Il profumo dell’oceano mi inebria e forse da lì mi rendo conto, anche solo per un istante, quanto spazio ci separa da casa… Ma il mare separa ed unisce e dovunque lo guardi non smette di affascinarti. Pensi che a casa tornerai presto, ma lì in quel preciso istante non ci sarai mai più… Anse Coco è ancora più lontana; fa caldo ed è una sfacchinata raggiungere questi luoghi. Questo contribuisce a renderli più apprezzabili. Sicuramente i vip che bazzicano l’arcipelago non sono vocati a questi disagi e sono certa che frequentino solo le spiagge riservate ai propri Resorts. Al ritorno, raggiunte le bici, occorre percorrere a ritroso la strada già fatta. A metà ci gusta una sosta “da Simon”, per un frullato di frutta mista, due chiacchiere succinte, una foto assieme ed una dedica sul quaderno dei ricordi. In poco tempo la fresca veranda spartana si è riempita di persone che sono state attratte dal nostro stesso desiderio. Probabilmente come spesso ci accade attiriamo coloro che leggono le nostre sensazioni sui nostri volti trasparenti…. Cediamo loro il posto, ignari che proprio il giorno seguente avremmo incrociato Simon in bici verso il porto, e ci avrebbe riconosciuto subito salutandoci affettuosamente con un sorriso a trentadue denti!! Del resto il mondo è piccolo….lì a La Digue! E’ stato bello l’incontro con la tartaruga gigante, tanto grande che per poco passa inosservata! E poi l’aver conosciuto il cane che mangia persino il cocco, e sguazza in acqua per inseguire i pesci lì a riva, dove già in due dita d’acqua nuotano ignari della nostra vicinanza. E’ stato curioso osservare la vita del porto, seduti sulla panchina sotto la veranda. C’è chi parte e chi arriva, chi scarica il proprio bottino generoso fatto di pesci pregiati come dentici, pezzogne, tanute, branzini, e tante altre specie a noi prima sconosciute come ad esempio lo wahoo. I sacchetti di plastica davvero non servono, basta un filo di lenza infilato tra le branchie per trasportarli dalle barche agli scogli di granito, dove il bottino viene diviso prima di compiere l’ultimo, breve trasporto appeso al manubrio della bici, sino a casa. Sotto alla grande pianta, che di giorno regala una bella porzione di ombra, i più attempati ragionano delle loro questioni, rimuginano sul passato e brontolano sul presente. Poco più in là i giovani pensano al futuro, cercano di vendere gite in barca verso le isole o trekking guidati per esplorare a piedi La Digue. Ma ad un tratto un vento insolito porta nubi minacciose. Per aria vola di tutto, ed il catamarano con a bordo i nostri amici di viaggio deve ancora raggiungere l’ormeggio. Inizia una pioggia decisa, ma i seychellesi sembrano tutt’altro che preoccupati: sanno che tra poco finirà tutto e sanno anche che i tetti in lamiera possono parare con successo anche le noci di cocco e i rami degli alberi che potrebbero finirvi sopra!… La più preoccupata ero io, pedalavo come non mai, scartando tutte le buche e scansando le pozzanghere, sotto gli occhi increduli di Sauro che mi seguiva. Dovevamo raggiungere la base prima di essere avvolti dal buio pesto….non esistendo illuminazione pubblica e approfittando della pausa di pioggia che non si sapeva quanto potesse durare…. Arrivati appena umidi, Sauro ha mostrato la sua meraviglia, consapevole che, così inesperta, la forza di volontà aveva valicato ogni mia difficoltà. Una cena di pesce dopo una doccia rigeneratrice ci ha rimesso subito in sesto. E’ stato bello ogni sera tornare in camera con la torcia in mano, nessun inquinamento luminoso disturbava lo spettacolo di quel cielo stellato. Solo l’ultima sera la luna si era fatta piena e ci ha pensato lei ad illuminarci il cammino… Il giorno seguente di buon ora siamo partiti per Mahè, l’isola più grande con capitale Victoria, a bordo del catamarano. Abbiamo salutato la disponibile e accomodante Jacqueline, tutto lo staff di cuochi, camerieri, la piccola gestione familiare della Guest-house sapientemente scelta da Sauro all’atto della prenotazione del viaggio, che è stata davvero un successo. Abbiamo lasciato i silenzi ed i piccoli rumori come quello dei rametti spezzati dal rotolare cauto delle bici, delle foglie cadute a terra, dei canti degli uccelli, dei saluti calorosi della gente, del verso singolare delle tartarughe in accoppiamento, della sabbia spostata dal piede al nostro passaggio, del timido sciacquio dell’acqua sulla riva, frenata al largo dalla barriera corallina… L’isola che ci accoglie è più chiassosa e “fa meno Seychelles”. Con un’auto a noleggio con tanto di guida all’inglese, l’abbiamo girata tutta. Anche qui abbiamo esplorato spiagge spiaggette ed angoli più nascosti. Non dimenticherò la passeggiata lungo la spiaggia ad Anse Louise, ai piedi del Maia Resort SPA, dove ci siamo concessi il lusso di “rubare” una doccia ayurvedica che scende a pioggia sottile dalla bocca spalancata di un grande pesce di rame sopra alle nostre teste, tra il profumo dei fiori veri e quello degli oli essenziali della beauty-farm. Ci siamo immersi nella vita semplice della città con negozi e supermercati che non sono davvero come i nostri. A Victoria c’è un mercato del quotidiano dove si trova davvero di tutto, dai generi alimentari ai souvenir. Finalmente si capisce perché i supermercati sono così sguarniti e di che cosa si cibano gli abitanti: pesce in quantità, anche i più poveri se lo possono permettere, ed anche frutta e verdura! Gli scatolami e i preconfezionati, o le pietanze pronte non sono di moda, meglio orientarsi sul fresco! Ci godiamo fino a toccarle con mano schegge di vita quotidiana, che ogni mercato in ogni angolo del mondo sa regalare. Fa bene agli occhi e al cuore, e ci fa sentire vicini a loro anche se veniamo da lontano. All’Hotel abbiamo trovato il fratello di Jacqueline, Dani, proprietario delle strutture. Possiede quindici pescherecci e, ci dicono, gestisce quasi tutto il commercio del pesce delle Seychelles, persona squisita, molto semplice, che adora mangiare e bere in compagnia. Ogni sera dunque il buffet offre sino a undici tipi diversi di pesce cucinati in vari modi, alla creola, alla provenzale, o, più semplicemente ma sapientemente, grigliato al momento. Non mancano carni e verdure ed talvolta pasta, per accontentare tutti i palati. Dani siede al solito tavolo in angolo con alcuni amici italiani che ogni anno soggiornano sull’isola, e lì cenano assieme. L’ultima sera ci siamo avvicinati per stringergli la mano e ringraziare per l’ospitalità. Il proprietario ha contraccambiato la sua gratitudine ordinando lo Champagne per brindare tutti insieme finendo in bellezza. Erano già pronte le sedie per farci accomodare al loro tavolo, ma la mattina seguente alle 4.30 ora locale ci aspettava la partenza, e le valige non erano ancora completamente a posto…Ci siamo salutati con la promessa di fare una buona pubblicità anche se ad onor del vero l’hotel non si trova proprio in una posizione magnifica, ma si fa perdonare con altri requisiti come i servizi offerti, il buon cibo, la gentilezza del personale. Un viaggio di rientro regolare e confortevole ci ha riportati in Italia. Giunti alla Malpensa, restavano ancora residui della grossa nevicata di alcuni giorni prima, che con un solo grado di temperatura non si potevano davvero sciogliere! Ci siamo avviati verso casa con il riscaldamento dell’auto “a paletta”, sicuri che presto verrà la primavera…
Ci sentiamo privilegiati di essere stati accolti in una natura così generosa, nella quale noi umani siamo ospiti e intrusi, e come tali viene il senso di sfiorarla con garbo e con rispetto, quasi a lasciarla intatta per i prossimi che verranno… Poi il pensiero cade in un preciso istante… al decollo dell’aereo quando le ruote hanno staccato dalla pista… Non nascondo una grande emozione, perché ogni sensazione vissuta è unica e vorresti gridarlo al mondo. Lì non serve che accendere i nostri cinque sensi, anche se altri ti si sviluppano da soli e non sai quali siano. Non servono la malizia, l’arrivismo, l’egoismo, l’invidia, l’aggressività… A volte basta solo un silenzio per riempire di parole i nostri pensieri. Daniela, marzo 2013