Sevilla que maravilla
L’equipaggio perde un membro… Carmen appunto, perché con una pancia che le arriva alle tonsille, le è impossibile salire su qualsiasi oggetto volante.
Proviamo a compensare l’assenza di mamma palla, coinvolgendo Banzi Banzai e Paola… Ma ci sfanculano entrambe, la prima con lo stile da donna manager, mentre la seconda, la donna che vive sui treni, ci illude con un attimo di titubanza ma poi seguendo la scia della prima ci sfancula con la scusa dei tanti impegni… Lo zoccolo duro ovviamente non molla Francesca e il suo agognato momento: l’equipaggio, decide di partire lo stesso anche se mozzo.
Destinazione: Sevilla. Tre donne alla ricerca di mete calde, sole, vacanza… Siamo stanche dei posti nordici Londra, Amsterdam… basta acqua, basta vento… vogliamo il calore del sud… Si gli spagnoli non saranno fighi come gli olandesi… Ma che importa, nella vita bisogna pur scendere a compromessi… Nuovo viaggio, nuova compagnia aerea. Dopo aver provato le scazzottate per accaparrarsi un posto con la Ryanair, le sbadataggini del personale aereo della KLM, affidiamo questo nuovo viaggio alla Vueling, compagnia aerea giovane, su cui riponiamo grande fiducia. Considerando che in un tempo in cui i radar perdono di vista gli aerei io ora sono qui, che digito il nostro diario di viaggio a quindici giorni di distanza, posso tranquillamente asserire che la nostra fiducia è stata ben riposta. A mio avviso il viaggio è stato tranquillo. All’andata io ho un sonno tremendo, Valeria anche, mentre Francesca eccitata per la partenza emette, come da abitudine, mille vocalizzi al secondo, riuscendo a intavolare discussioni anche con me che completamente adagiata sul sedile mantengo gli occhi chiusi. Esasperata dalla mia poca reattività Francesca è in grado di direzionare i suoi mille vocalizzi al secondo con traiettoria convessa, tale da scavalcarmi e raggiungere Valeria, di tempra più attiva. Mantengo uno stato di dormiveglia per tutto il viaggio, accompagnata da un cicaleccio di fondo.
Riapro un occhio, poco prima dell’atterraggio, giusto in tempo per vedere Francesca con gli occhi schizzati dalle orbite, vicina ad esalare il suo ultimo respiro a causa di un’alpenliebe andatale di traverso. Poco dopo essersi ripresa, inizia ad aprire e chiudere la bottiglia dell’acqua con fare concitato. Io la guardo in silenzio attonita, ancora mezza rincoglionita dal sonno.
– Potrebbe esplodere per via dello sbalzo di pressione – mi dice per giustificarsi.
Dubito fortemente che il soffocamento da alpelibe le avesse provocato danni irreversibili al cervello.
Ma prontamente mi tranquillizzo, quando dalla filodiffusione dell’aereo Vueling in fase di atterraggio escono le prime note della canzone di Madonna “Are you ready to jump?” e Francesca prontamente risponde “No! Col cavolo!!!!”. Ringraziando il cielo, almeno la sua area encefalica, deputata alle conoscenze linguistiche era rimasta illesa, e questo in un viaggio per noi amiche risultava molto importante! In realtà… pensandoci bene, eravamo in Spagna e io e Valeria con la lingua eravamo autonome… Quindi quella parte encefalica di Francesca risultava abbastanza superflua… Ad ogni modo le siamo molto affezionate, e quindi siamo state contente per lei che l’avesse mantenuta… La parte frontale, quella del ragionamento, purtroppo risultava completamente andata! Toccato piede su suolo straniero, Francesca è come una bambina a Gardaland, eccitata, contenta, felice… le sembra tutto così meraviglioso… sprizza gioia da tutto i pori… E cerca di trasmetterla a qualsiasi essere vivente che le si avvicina… parla in inglese con tutti… ma la gente non le risponde…
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, estrapola il seguente concetto: – Questi non mi capiscono – dice sconsolata a Valeria.
Ne ha conferma anche durante tutte le ore successive… Quando la gente continua ad ignorarla quando prova a chiedere informazioni in inglese.
Lo spagnolo medio, è un po’ come l’italiano e il francese… Intollerante all’inglese… e mastica a mala pena la propria lingua.
Valeria, al contrario è completamente a suo agio, con il suo fluente spagnolo di “Barcelona”… parla, ride, scherza in maniera disinvolta con gli avventori dei diversi locali ricettivi. Francesca è biliosa. Al momento di pagare i conti dice a Valeria – Diglielo te, che questi a me non me capiscono!!!! – Soccombe in silenzio, la prima ora, la seconda, ma non di più… Già alla terza ora è spazientita di starsene in silenzio… e si lancia in un suo personalissimo italo-spagnolo… consistente in un italiano con le s finali… Deve ancora nascere la lingua in grado di far star in silenzio Francesca… pur di parlare si lancerebbe anche in discussioni in italo-giapponese.
Tra i neologismi italo-spagnolo di Francesca si annoverano: la cuenta con lo scuento (il conto con lo sconto), por la noche lecio (per la notte letto). Quando Francesca si sta per lanciare nella creazione di un ulteriore neologismo per l’acquisto di gomme da masticare in un supermercato, Valeria prontamente le sottolinea che gomme in spagnole significa preservativi.
La conoscenza delle lingue delle mie colleghe è smisurata e lo dimostra il loro non esitare nel lanciarsi in traduzioni dal latino all’italiano e viceversa. Capto loco, come i latini dicevano, lo presero in quel posto! Davanti ad un albero immenso di ficus Francesca si emoziona e dice con gli occhi che le brillano “Uhaoooo che ficusata!!!!” . Valeria rincara la dose… “Non lo conoscevi? Questo è l’albero di ficus dove si sedeva Buddha a gambe incrociate a pregare ”. Francesca la guarda in silenzio, poi arriccia il naso, si volta da me e dice “Questa invece mi sembra una buddanada!” Davanti all’acquisto di un solero che costa 3 euro Francesca partorisce un “che sola-ero”!!! La spagna decisamente ha arricchito il dizionario personale della mia collega, come mai altre nazioni avevano fatto. Se Francesca è intenta a inventare nuovi termini, Valeria con la Spagna si riavvicina a Dio. Entra ed esce da chiese, ne ammira lo stile, cerca reliquie e tombe dei santi. Non c’è caldo che tenga: se c’è una chiesa nei paraggi noi la dobbiamo visitare. All’uscita della moschea-cattedrale di Cordoba è convinta che ci sia la luce del paradiso e San Pietro con le chiavi in mano che ci attende fuori. E’ la sua metafora cattolica per descriverne il caldo.
Francesca all’ennesima richiesta di visita della chiesa, si arrende e voltandosi verso di me sospirando dice – E niente, le è preso una fase mistica!!!! – Io buonina, buonina, mentre seguo le mie due colleghe matte, ammiro la città così diversa dalle altre che abbiamo visitato insieme.
Mi sembra di essere all’interno di un film di Woody Allen… c’è la stessa luce, gli stessi colori… Un film del tipo Vicky-Cristina Barcelona… dove ci sono queste giovani donne, che arrivano nella città, ne rimangono abbagliate e si fondono con essa… Scoprono le bellezze del luogo, ne assaggiano il cibo, ne studiano l’arte e l’architettura… Con l’unica eccezione che a differenza delle protagoniste noi non scopiamo come criceti e non siamo strafighe… Ma che importa è il nostro film… E a me pare figo uguale! Nelle altre città in cui siamo state, noi eravamo in vacanza mentre tutto il resto della città era al lavoro e svolgeva le normali attività della giornata. Nella Spagna del sud, la cosa spettacolare è che tu sei in vacanza e il resto della città è in vacanza con te… La gente fa colazione alle 10.30 nei bar, e non un caffè al volo come solitamente fa un italiano, ma latte, caffè, pane, burro, marmellate, toast con prosciutto, churros (budellini di pasta fritti)… La colazione è fatta in maniera serena, ci sono famiglie con bambini, giovani coppie, professionisti… tutti chiacchierano, si divertono, fanno battute tra di loro, in un’ora in cui a Roma come nel resto del mondo gli adulti sono al lavoro davanti ad un computer o a rispondere ad un telefono, e i bambini sui banchi di scuola a sbadigliare di fronte alla solita lezione. La sera se un turista gira per le strade della città a mezzanotte, non è solo, ma c’è tutta la gente del luogo che ammira spettacoli di artisti di strada, con la stessa serenità che farebbe un italiano in una sera di pieno agosto per le strade di Otranto.
La città è bellissima, con il suo stile arabeggiante e i suoi colori, che ti verrebbe voglia di prendertene un pezzo e portartelo a casa… ed in un certo senso è quello che facciamo… dal momento che giriamo i negozi e ci compriamo il mondo, attratte anche dai prezzi abbordabili… Io sono attratta dalle maioliche e ne faccio incetta, un piatto per mia madre uno specchietto per me. Francesca le pensa per casa e si compra dei tasselli con cui ci scrive jazz. Entrambe rimaniamo attratte dalle mantillas e ne compriamo un paio da usare come copricostume. Non resisto nemmeno alla tentazione di comprare dei ventagli dipinti a mano. Valeria, no. Lei è alla ricerca di una maglietta per il gallo, ma che non sia una maglietta qualunque, del tipo dozzinale, deve essere una maglietta come ce l’ha in mente lei. Non la trova mai e per qualche bizzarro motivo ne esce dal negozio sempre con una manciata di collanine per lei. Sulle collanine Valeria non trova mai difficoltà per l’acquisto.
Sull’abbigliamento il mercato spagnolo, fortunatamente sparisce se confrontato con quello italiano. E così, ringraziando il cielo compriamo solo tre magliette viola di Snoopy tutte uguali con cui usciamo il secondo giorno per la città, come appunto tre dementi dal poco cervello. Per strada incontriamo tre gemellini dell’età di due anni anche loro vestiti uguali, che passeggiano mano per la mano; sarebbe stato amore a prima vista se solo non fosse sbucata la madre a rompere l’incantesimo. Sull’onda della scia del successo delle magliettae di Snoopy, entrando in un negozio il secondo giorno stiamo quasi per comprarne altre 3 di Titty, quando abbiamo la lucidità di girare le magliette e leggerne la scritta “todos quieren un bonito pajarito” ,“tutti vogliono un bell’uccello”. Ringraziando il cielo, eravamo dementi ma non fino al punto di girare con una maglietta del genere! Ci siamo arrese quindi agli eventi e il resto dei giorni abbiamo camminato per la città vestite banalmente come esseri normali. Che raccontare altro… Ci sarebbe tanto altro da raccontare… Le buone paellas di cui ci siamo ingozzate… La sangria che scendeva giù come fosse succo di frutta… il mercato medioevale con personaggi con i costumi dell’epoca… l’imbarazzo del cameriere quando Valeria per chiedere una coscia di pollo ha aiutato il suo spagnolo sporgendosi sulla sedia, indicando e accarezzando la sua coscia… il gruppo di universitari che faceva lo spettacolo a mezzanotte in piazza, uno spettacolo tutto volto sul doppio senso che ha tanto divertito Francesca pur non avendone colto il senso… la processione in costume… le comunioni o presunte tale con le suore che da dietro le grate seguivano la messa… l’esplosione di fiori all’interno dei pathios decorati per il festival… le foto, le tante foto strambe in cui Francesca rivedendosi a fine scatto preoccupata paventava l’ipotesi di un trapianto di faccia per il giorno del suo matrimonio… La moschea-cattedrale con la bellezza imponente… Il matrimonio di una coppia aristocratica spagnola, in cui mi sono girata un attimo ed ho trovato Francesca affogata in una pozza di lacrime… ci sarebbe tanto da raccontare… però il racconto farebbe perdere la bellezza del luogo, che può essere apprezzata solo se la si vede dal vivo… Noi di momenti da ricordare ne abbiamo vissuti tanti… piccoli e bei momenti che ti fanno ritrovare con un certo nodo alla gola quando ti ritrovi all’aereoporto a fare il check-in per l’aereo che ti riporterà a casa…