Settimana nello Yunnan
È un viaggio di una settimana, dal 22 al 29 settembre, ovviamente se si arriva dall’Italia si può inserire in un itinerario più ampio perchè non vale la pena davvero di venire in Cina per una settimana soltanto! Lo Yunnan, che significa “a sud delle nuvole”, è una provincia di confine ricca di minoranze etniche perciò visitandola si incontrano tante popolazioni diverse e ognuna ha il suo modo di vestire, di costruire le case nei villaggi, le sue musiche e le sue tradizioni. Decisamente non ci si annoia! La zona che noi abbiamo visitato va da Kunming a Meili, a nord della regione, fino al confine con il Tibet. È una zona di montagna con cime importanti (il monte Meili raggiunge i 6700 m) e altipiani. Nel viaggio abbiamo previsto la visita di alcune città, villaggi, piccole camminate e un trekking abbastanza semplice (vabbé, ho detto a Simone, vada per il trekking purché non sia troppo faticoso…) PARTECIPANTI: 2 persone (io e Simone) TAPPE: Kunming, Lijiang, Shangrila, Meili Mountain MEZZI DI TRASPORTO: aereo e pullman PERIODO CONSIGLIATO: settembre-ottobre è il periodo migliore. L’estate è troppo piovosa, l’inverno è troppo freddo. Le guide dicono che in autunno il clima è ottimo (confermiamo, ha piovuto solo un paio d’ore, per il resto abbiamo trovato quasi sempre bel tempo) e il paesaggio diventa particolarmente bello. Da evitare però la “Golden Week” che per i cinesi è la settimana di vacanza per antonomasia (la settimana che comprende i giorni 1 e 2 ottobre, festa della Repubblica), in questa settimana girare è impossibile e i prezzi lievitano.
AGENZIA DI RIFERIMENTO: Sunflower Travel Service, Av. De D. Joao IV n. 36G, Macau, tel: +385 28713020, e-mail: macau@hksunflower.Com, website: www.Sunflower.Com.Hk. Ci siamo appoggiati all’agenzia solo per l’acquisto di un pacchetto viaggio per Kunming, che comprendeva volo a/r e due notti in hotel 4 stelle al prezzo di 1815 Patacas + tasse aeroportuali (moneta di Macau,11 MOP = 1 €) circa. Non abbiamo sfruttato le notti in hotel ma comprando solo il volo a/r avremmo speso tra le 2800 e le 3500 MOP a testa. Il pacchetto era un’offerta della AirMacau (en.Airmacau.Com.Mo), qui nelle agenzie se ne trovano molte di offerte, anche per paesi esteri.
COSTO TOTALE DEL VIAGGIO: circa 4500 Yuen per persona ATTREZZATURA CON CUI SIAMO PARTITI: ZAINO TIPO INVICTA, come quelli di scuola per intenderci… Era il nostro unico bagaglio SCARPE DA GINNASTICA, che per il trekking che abbiamo fatto noi vanno più che bene BORRACCIA e/o THERMOS FRASARIO DELLA LONELY PLANET, molto utile dal momento che nelle aree rurali della Cina è raro trovare qualcuno che parli inglese MAGLIONE, PILE, GIACCAVENTO SOTTILE, di sera fa freddo! K-WAY/PONCHO CAPPELLINO E OCCHIALI DA SOLE CREMA SOLARE PROTETTIVA E DOPOSOLE CIABATTE DI PLASTICA PER LA DOCCIA E UNA SALVIETTA, a volte le docce sono in comune, una per piano MEDICINE! Non fate come noi che le abbiamo scordate a casa Da non dimenticare infine il VISTO. Dall’Italia ci si deve rivolgere all’ambasciata, noi siamo partiti da Macau e qui funziona diversamente.
Per venire a Macau, così come a Hong Kong non c’è bisogno di alcun visto, dal momento in cui si entra nel paese si può rimanere per tre mesi come turisti. A Macau il visto per la Cina si compra presso alcune agenzie di viaggio abbastanza diffuse nella città. Ci vuole un giorno per ottenerlo, costa 240 MOP per persona e per poterlo avere bisogna lasciare all’agenzia per 1 giorno il passaporto (valido almeno per 6 mesi); si può usare per un’entrata e permette di stare in Cina per tre mesi.
Il viaggio lo abbiamo organizzato con l’aiuto di una GUIDA di cui abbiamo trovato il contatto su internet, che poi ci ha accompagnato durante il viaggio. Si chiama Mr. Guo, e-mail: haifa33@21cn.Com, cell: +8613013477556, costo: 360 Yuen al giorno, più i suoi biglietti del pullman (più persone si è meno si paga a testa; in effetti è un po’ caro ma non è una guida improvvisata). Ora tutti i nostri amici qui a Macau, anche cinesi, vogliono il suo numero…
È un signore di Lijiang in pensione, che parla perfettamente inglese (cosa rara da queste parti!). È molto simpatico e disponibile, conosce davvero bene la zona e ci ha aiutato molto soprattutto nelle faccende pratiche, come prendere il bus e prenotare le camere, che sembrano semplici ma senza sapere una parola di cinese diventano missioni impossibili.
Noi gli abbiamo proposto un itinerario che poi abbiamo leggermente modificato secondo i suoi consigli, ad esempio ci ha sconsigliato il trekking sulla Jade Dragon Mountain vicino a Lijiang perché troppo turistico e perché ormai il ghiacciaio si è molto ritirato e al suo posto abbiamo aggiunto la tappa a Meili.
GIORNO 1: 22 settembre, MACAU – KUNMING Partiamo dall’aeroporto di Macau. AirMacau ha due voli a settimana per Kunming, uno sabato e uno giovedì. Il nostro ha un ritardo di un’ora e ne approfittiamo per comprare biscotti macanesi al Duty Free, da regalare alla guida. Il volo è breve, circa 2 ore e 20 minuti, giusto in tempo di mangiare i noodles che ci servono a bordo e siamo arrivati.
A Kunming troviamo Mariachiara ad aspettarci, una ragazza italiana che studia cinese e che sarà la nostra guida della città. Non abbiamo molto tempo perché tra ritardi vari sono ormai le 5 di pomeriggio. In taxi (35 Yuen) andiamo immediatamente a prenotare il bus notturno per Lijiang (stazione di Beijing Lu, per i viaggi a lunga percorrenza), 140 Yuen a testa, partenza alle 21:00. Ma per esperienza sappiamo che dobbiamo essere lì almeno mezz’ora prima perché non si sa mai… Ci è capitato in un altro viaggio di perdere il bus perché l’autista ha deciso di partire in anticipo.
Compriamo anche una tessera telefonica perché quella che abbiamo noi non va bene, infatti in Cina ogni zona ha la sua compagnia telefonica e mai che la mia tessera funzioni. Costo simcard: 100 Yuen con circa 95 Yuen di traffico disponibile; attenzione che non tutte le tessere permettono di chiamare o ricevere chiamate dall’Italia! Kunming, ci spiega Mariachiara, non è bellissima. È la solita città moderna cinese, con i centri commerciali, la musica assordante e le ragazzine che battono le mani fuori dai negozi per attirare i clienti. Però è sicura e il clima è piacevole tutto l’anno, infatti la chiamano “la città dell’eterna primavera”.Fuori dalla città invece ci sono tanti bei posti da visitare, ma noi non abbiamo tempo perciò andiamo insieme nella zona universitaria che è carina e somiglia a un piccolo paese con i negozietti, tanti ragazzi, la gente in bicicletta. L’università di Kunming è abbastanza conosciuta e ha un bel campus all’americana nel quale passeggiamo fino a sera, quando ci fermiamo a cenare tutti insieme prima della nostra partenza.
Il bus sul quale viaggiamo ha le cuccette e per me è un’esperienza nuova: ci sono tre file di letti a castello larghi circa 60 cm, una su ogni lato e una centrale; tra le file due piccoli corridoi per il passaggio. Tutti gli spazi sono veramente minimi! Ognuno ha un materasso sottile, un cuscino e un piumino che, ovviamente, vengono lavati ogni tanto (se vengono lavati); le scarpe e lo zainetto si possono infilare ai piedi del letto in un piccolo vano, praticamente sotto il poggiatesta del posto davanti al proprio. All’entrata un uomo che si spaccia per il “manager del pullman” (?!?) ci chiede 10 Yuen a testa per il carburante. È ovviamente un furbacchione che vuole spennare un po’ di turisti, ma per non questionare tutti pagano e così facciamo noi. Non appena partiamo comincia il festival dello scaracchio, nei cestini appoggiati nei corridoi, un’abitudine schifosa diffusa in tutta la Cina che ora tentano di eliminare a suon di multe, anche se non ho visto nemmeno una persona riceverne una. Durante il viaggio non si dorme molto perché l’autista corre come un disperato e prende tutte le buche della strada, il tipo di fianco a me canta e l’odore non è dei migliori con 30 persone che si tolgono le scarpe tutte insieme. Per chi volesse ci sono voli frequenti da Kunming a Lijiang con diverse compagnie, il costo si aggira tra 400 e 800 Yuen.
Finalmente alle 6:30 del mattino successivo arriviamo alla stazione di Lijiang, dove troviamo Mr Guo ad aspettarci. La stazione si trova nella parte nuova della città e per raggiungere il centro storico bisogna prendere il taxi (circa 10 Yuen). La guida provvede ai biglietti del bus Lijiang-Tiger Leaping Gorge per circa 20 Yuen a testa e poi ci accompagna in albergo.
GIORNO 2: 23 settembre, LIJIANG A Lijiang (2400 m s.L.M.) alloggiamo in una guesthouse nella città vecchia, molto carina, tutta costruita in legno. Non ricordo il nome, credo fosse scritto in cinese, ma ce ne sono molte come questa e non si fa fatica a trovare posto. La nostra camera è una doppia, spartana ma pulita, con bagno in camera e costa 80 Yuen. Oggi giorno libero, rivedremo la guida domani; ci riposiamo un po’ e usciamo presto per visitare la città.
Lijiang è una bella cittadina, la parte vecchia è grande e ben conservata nonostante sia stata colpita da un terremoto nel 1996; è tutta fatta di casette di legno e mattoni, con le tegole grigie. Da quando è stata proclamata Patrimonio Mondiale dall’UNESCO è diventata un po’ troppo turistica e tutte le abitazioni al piano terreno si sono trasformate in negozi che vendono sempre le stesse cose: argento, campanellini tibetani, sciarpe, scialli, oggetti di corno. Ma secondo noi vale comunque la pena visitarla. La nostra visita della città è stata molto rilassata, un gironzolare tra le viette senza fretta. Da vedere, la piazza principale; si possono comprare dei regali carini presso il centro dell’artigianato dei Naxi, l’etnia di questa zona (dalla piazza si attraversa il ponte e si prosegue dritti nella stradina, il centro si trova sulla sinistra ed è riconoscibile per l’esposizione di carte e lanterne fatte a mano), in cui al piano terreno mostrano come producono la carta e vendono souvenir, mentre al piano superiore ci si può fermare per una tazza di té. Non merita affatto il Lijiang Lion Hill Park: dopo una camminata con cui si risale la collina, in cima si pagano 15 Yuen per entrare più 80 Yuen al Governo per mantenere le bellezze della Cina e nel parco c’è una pagoda costruita l’altroieri in cui vendono i soliti souvenir e da cui si gode la vista sui tetti della città (si vedono benissimo anche prima di entrare).
La sera cena al ristorante e a nanna presto, perché in pullman proprio non abbiamo dormito…
GIORNO 3: 24 settembre, SHANGRILA Alle 9:00 partiamo con il bus dalla solita stazione degli autobus a lunga percorrenza. La strada costeggia il fiume Yangtze e lungo il viaggio è d’obbligo la sosta al famoso “Tiger Leaping Gorge” ossia il punto più stretto della gola formata dal fiume in cui si dice che una tigre sia passata da una riva all’altra con un solo balzo. Infatti una brutta statua di bronzo della tigre sta lì a commemorare l’impresa. Dalla strada si scende con una scalinata (circa 800 scalini) fino al punto panoramico a sbalzo su fiume, che incanalato nel passaggio stretto da calmo diventa impetuoso.
Per raggiungere Shangrila dovremmo aspettare l’autobus pubblico ma per la stessa cifra (circa 100 Yuen in tre, 2 ore di viaggio) un cinese ci porta con il suo pulmino. Capita spesso di venir fermati da persone che si offrono come autisti, ovviamente bisogna contrattare il prezzo e come al solito noi ci siamo affidati a Mr Guo.
Arriviamo a Shangrila (3200 m s.L.M.!!) alle 14:00, troviamo un albergo nella città vecchia (Shangrila Old Town Himalaya Garden Inn, www.Himalayangardeninn.Com, e-mail: jentse13@hotmail.Com, Old Town Bei Men Street n.28, doppia con bagno a 100 Yuen), mangiamo qualcosa e si riparte, questa volta a piedi attraverso la campagna. Camminiamo per circa un’ora fino a raggiungere un villaggio abitato da gente di etnia tibetana. La passeggiata è molto bella, la campagna che d’estate per le piogge abbondanti si trasforma in un acquitrino ora si sta asciugando e si tinge dei colori dell’autunno. Vediamo gli yak al pascolo, l’orzo messo a seccare su essicatoi speciali simili a stendini giganti (4-5 metri!), villaggi tibetani; Simone qui ha fatto delle foto bellissime.
Al villaggio incontriamo un ragazzino a cui la guida chiede se è possibile visitare la casa della sua famiglia, loro sono d’accordo e ci fanno entrare.
Le case tibetane sono più grandi delle case cinesi che vediamo di solito: hanno due piani più un solaio; al piano terra tengono gli animali, al primo vive la famiglia e nel solaio immagazzinano l’orzo e il fieno. Tre muri perimetrali sono realizzati con fango e paglia mescolati e pressati bene, il quarto lato, la facciata principale della casa, è in legno, con un portico ampio. All’interno vediamo che quasi tutta la casa (strutture, solai, finiture decorazioni,…) è costruita in legno, spesso intagliato e riccamente colorato; le pareti sono tutte rivestite da pannelli intagliati a mano con decori di fiori, frutta e animali. La casa che visitiamo è particolarmente grande anche se ci vivono solo in sette, la famiglia ci fa sedere accanto alla cucina economica e ci offre frutta secca mentre la figlia prepara il famoso té con il burro di yak che ha un sapore strano… Somiglia a un brodo. Tento di finire la mia scodellina ma come vedono che sono a metà me la riempiono di nuovo, e sono daccapo! Con il té ci fanno assaggiare anche una specie di formaggio di yak mescolato a burro fuso e farina d’orzo. Bisogna formare una palla con le dita e mangiarselo così, crudo; Simone lo mangia quattro volte e poi gli viene mal di pancia. La famiglia ha un nipotino di due anni che è una peste, gli offriamo una delle nostre caramelle e lui ci sequestra tutto il pacchetto; lo facciamo giocare ma quando per noi giunge il momento di andare lui si mette a piangere perché vuole giocare ancora! Torniamo a Shangrila che ormai è sera, in tempo per mangiare qualcosa (Compass Café, vicino alla piazza, cucina occidentale) e vedere lo spettacolo che si ripete tutte le sere, della gente del paese che danza nella piazza principale. Sono tutti in costume e spesso anche i turisti si uniscono, così la piazza si riempie e sembra una grande festa.
GIORNO 4: 25 settembre, MEILI MOUNTAIN Sempre in pullman ci spostiamo a Deqin (41 Yuen a persona, 6 ore di viaggio), e ancora una volta ci dobbiamo sorbire la gente che sputacchia fuori dal finestrino, che butta la pattumiera in terra e i video musicali locali sulla televisione del pullman. La strada costeggia ancora il fiume Yangtze, giù nella valle, e in certi punti è veramente pericolosa: le frane sono frequenti e non sembra che facciano molto per evitarle, semplicemente se succede spostano un po’ i sassi con una ruspa. Spesso la nostra guida chiede all’autista di fermarsi per farci fare le foto dai punti panoramici.
Deqin non è una cittadina interessante perciò non ci fermiamo e ci spostiamo subito in taxi (40 Yuen) alla prossima meta, presso il villaggio di Feilai. Qui in pochi anni, in uno dei punti più panoramici sulla Meili Mountain, è sorto un gruppo di ostelli con qualche negozietto di alimentari. Vicino ci sono solo alcuni villaggetti tibetani sulla costa della montagna, per il resto foreste e pagode bianche su cui la gente stende le bandierine colorate con le preghiere.
Noi alloggiamo in uno di questi ostelli, doppia con bagno 80 Yuen; in quasi tutti gli alberghi c’è anche la possibilità di dormire in camerate e di usare la doccia comune, spendendo di meno, ma noi preferiamo così. Ovviamente la qualità degli alberghi diminuisce progressivamente man mano che ci si allontana dalla città ma ce lo aspettavamo. Spesso le camere sembrano pulite un po’ sommariamente, i bagni anche e le lenzuola secondo me non erano state cambiate. A Shangrila abbiamo dormito nello stesso ostello il 24 e il 27 settembre e a distanza di tre giorni ho ritrovato in terra gli stessi mozziconi di sigaretta e le stesse incrostazioni di dentifricio sul lavandino, proprio dove li avevo trovati la prima volta! Comunque, per chi volesse, accanto agli ostelli c’è anche un hotel 4 stelle…
Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alla visita di un antico monastero buddista (per raggiungerlo si segue la strada asfaltata che dalla zona degli ostelli porta a Dequin, dopo 5 minuti a piedi si iniziano a costeggiare campi coltivati e l’edificio è visibile in basso, sul pendio a destra. Dopo circa 200 metri si gira a destra nell’unica strada asfaltata in discesa che porta direttamente nel cortile del monastero) e di un’altra casa di una famiglia tibetana, questa volta più piccola e meno lussuosa ma secondo me più bella.
Infine, al tramonto si sono diradate le poche nuvole che coprivano le montagne e abbiamo chiuso la giornata con foto del monte Meili di cui si vedevano benissimo tutte le cime compreso il Kawagebo, il picco principale alto 6740 m.
Poi cena in un altro alberghetto di cui non ricordo il nome ma che è facile riconoscere: è tutto di legno chiaro, affitta dvd e tutte le sere proietta gratis il film “Lost Horizon”; si mangia bene anche se un po’ piccante, affittano anche camere (credo solo un paio…) e le ragazze che lo gestiscono sono simpatiche e disponibili. E siccome era la Festa di Metà Autunno, dopo cena tutti a bere té e mangiare i tradizionali mooncakes al chiaro di luna con un gruppo di ragazzi incontrati qui.
GIORNO 5: 26 settembre, MEILI MOUNTAIN Oggi ci aspetta il trekking! Simone non sta tanto bene, ha tosse e raffreddore ma vuole camminare lo stesso perché ormai siamo arrivati fin qui e non vuole cedere ora. Proprio per questo si prenderà la febbre…
La partenza avviene da un altro villaggio (credo si chiami Xordang) a un’ora di macchina (circa 200 Yuen andata e ritorno). Giù nella valle scorre il fiume Mekong, la strada è come al solito piena di frane e non mi sento molto tranquilla. Simone dorme. Per poter entrare nella zona del trekking ci chiedono 60 Yuen a testa (alla guida non chiedono niente, meglio per noi).
La camminata dura circa due ore all’andata e due al ritorno e non è particolarmente difficile, si fa tranquillamente con le scarpe da ginnastica; il sentiero è piuttosto largo ed è stato sistemato di recente. Siamo praticamente gli unici camminatori perché i turisti cinesi risalgono il sentiero in groppa ai muli guidati dalla gente del posto, vestiti di tutto punto con pantaloni mimetici, camicione a scacchi, cappello da cowboy e attrezzati con una specie di spray di ossigeno per sopportare l’altitudine.
Si procede attraverso il bosco, in mezzo alle bandierine colorate delle preghiere; a circa metà strada facciamo una sosta ad un altro piccolo monastero tibetano che ospita la statua bianca del dio Kawagebo, presso cui la gente del posto viene a pregare almeno una volta al mese. Il Kawagebo infatti per i tibetani è un monte sacro e inviolabile di cui nessuno è mai riuscito a raggiungere la cima. L’ultima spedizione di scalatori cinesi e giapponesi che ha tentato di raggiungere la vetta nel 1991 è finita in modo tragico, sono tutti morti, e dicono che la gente del posto si sia ritrovata a pregare per il fallimento della spedizione perché non volevano che la cima sacra venisse violata; una lapide seminascosta, vicino alle pagode di fronte agli ostelli, commemora i caduti.
La seconda parte di camminata ci conduce al ghiacciaio della cima principale, il Ming Yong, una lingua di ghiaccio profonda 300 m tutta venata di nero e azzurro. Solo i tibetani sanno come attraversarlo per andare a cacciare e raccogliere erbe medicinali.
Il riposo dopo la fatica è una goduria… Ci rilassiamo e prendo un po’ di sole. Purtroppo la cima della montagna è coperta ma lo spettacolo è lo stesso indimenticabile.
Serata in camera, Simone ha 39 di febbre…
GIORNO 6: 27 settembre, DEQUIN – SHANGRILA Inizia il viaggio di ritorno. Ore 9:30, ci aspettano 6 ore di pullman su strade dissestate e Simone sta male. Chiediamo alla guida dove possiamo trovare una farmacia e lui ci porta in ospedale (decisamente non è un ospedale come lo intendiamo noi… Panche di legno con coperte di lana anziché letti, sporco in terra, bracieri per riscaldare…) dove danno a Simone delle medicine cinesi che lo intontiscono parecchio. A Shangrila prendiamo una camera sempre nello stesso ostello e ci fermiamo qui perché il malatino si deve riposare. Oggi è l’ultimo giorno con la guida e avremmo dovuto visitare un monastero che dicono essere molto bello ma preferiamo rimandare al giorno dopo sperando che Simone si riprenda (per il monastero: autobus n.3 dalla piazza all’entrata della città vecchia. Scendere al capolinea); lui dorme, io ogni tanto esco perché altrimenti muoio di noia, con la tv cinese che mi bombarda di spot e sitcom educativi pro-olimpiade.
Salutiamo Mr Guo che il mattino seguente prenderà il pullman per tornare a casa. Senza di lui come avremmo fatto? GIORNO 7: 28 settembre, SHANGRILA Simone è ancora rintronato dalle medicine e dorme continuamente! Rinunciamo al monastero e nel pomeriggio riusciamo ad uscire qualche ora ma solo per un po’ di shopping. Oltre ai soliti negozi di souvenir (occhio alla plastica…) non molto diversi da quelli di Lijiang abbiamo trovato un bel centro dell’artigianato, lo Shangrila Handicraft Center (www.Ymhfshangrila.Com), che non è molto grande ma ha delle cose carine. I prezzi sono leggermente più alti rispetto agli altri negozi ma si rischiano meno fregature.
A Shangrila abbiamo mangiato in uno dei tanti locali carini della città vecchia, dopodiché ci siamo avviati verso la stazione dei pullman per il viaggio di ritorno. Il biglietto l’abbiamo comprato il giorno prima, al nostro arrivo in città, per non rischiare di rimanere senza posto; abbiamo prenotato un bus notturno per Kunming (13 ore, 170 Yuen a testa) che parte alle 19:30 (per arrivare alla stazione, autobus n.1 sempre dalla piazza all’entrata della città vecchia, scendere al capolinea). Ci sono partenze anche alle 12:00, 17:30 e 18:30. GIORNO 8: 29 settembre, KUNMING Ultimo giorno, abbiamo solo qualche ora per stare a Kunming e decidiamo di farci portare in taxi alla zona universitaria. Sfortunatamente devo andare in bagno, così mi tocca anche quest’ultima esperienza, quella dei bagni pubblici cinesi, che sono tutti senza porta e quando sono belli hanno la turca, altrimenti un canaletto di scolo. Ma dico, le porte costano troppo? Passeggiamo nel famoso parco della città, vicino al campus, dove facciamo colazione per riprenderci dal viaggio, tra la gente che fa tai chi. Alle 16:00 salutiamo lo Yunnan dall’aeroplano che decolla per riportarci a Macau! Secondo me è stato un bel viaggio, anche se a tratti un po’ stancante. Non tanto per le camminate, quanto per gli spostamenti che spesso sono lunghi e su mezzi che non sono proprio confortevoli… Forse l’ideale sarebbe arrivare direttamente in aereo a Lijiang e ripartire da Shangrila, ma noi non l’abbiamo potuto fare perché non esiste un volo diretto Macau–Lijiang né tantomeno Shangrila–Macau e avremmo dovuto cambiare aereo spendendo un sacco di soldi in più.
Per quanto riguarda gli alberghi, ce ne sono di tutti i tipi. Noi abbiamo scelto guesthouse e ostelli nel centro delle città, ma si trovano anche veri e propri hotel e di solito non costano molto. Ci è capitato in un altro viaggio in Cina di dormire in un 4 stelle spendendo 450 Yuen per una doppia.
Il viaggio ci è costato circa 4500 Yuen a testa, tutto compreso, anche il viaggio aereo.
Secondo noi il viaggio merita e lo consigliamo, soprattutto per la gente che è davvero gentile e ospitale, si incontrano diverse popolazioni, i Naxi, gli Yi, i Tibetani e ogni villaggio è diverso dall’altro; i paesaggi naturali cambiano continuamente, dall’altopiano ai ghiacciai, dai boschi alle montagne brulle,… Per noi è stata come una boccata d’ossigeno dopo tanti mesi di vita in città! Se volete qualche informazione in più, la mia e-mail è: maryanna82@hotmail.Com Ciao!