Settimana di immersioni in Thailandia
Troviamo un’ottima tariffa con Air France, 542€ A/R per Bangkok, a cui aggiungeremo un volo interno Bangkok Airways per Phuket. Da Phuket in 1h30 di taxi raggiungiamo Khao Lak, località costiera ad ovest della Thailandia da cui ci imbarcheremo ogni mattina per fare immersioni nel parco marino delle isole Similan.
Da anni desidero esplorare quelli che vengono definiti i siti di immersione migliori di tutta la Thailandia; il turismo subacqueo in questa zona del paese è soggetto a stagionalità, ovvero le barche per il parco vengono garantite solo da novembre a maggio, dopodiché con l’inizio della stagione umida e l’arrivo dei monsoni le attività di diving vengono sospese e i collegamenti con le isole chiusi.
La scelta del resort per il nostro soggiorno si rivela un’impresa ardua; sembra incredibile dato che lungo quel tratto di costa si susseguono strutture alberghiere per tutte le tasche a perdita d’occhio. Eppure la maggior parte degli hotels sono costituiti da antiestetiche palazzine in cemento che certo non hanno nulla a che vedere con i caratteristici bungalows thailandesi.
Vengo a sapere in un secondo momento che dopo lo tsunami del 2004, per una questione di sicurezza, il governo ha vietato di ricostruire in quella zona i tipici bungalows sulla spiaggia ed è così che sono sorti innumerevoli ecomostri.
Dopo settimane di ricerche su internet riesco a scovare un resort delizioso ad un costo abbordabile sulla spiaggia di Bangsak, 22 km a nord di Khao Lak city.
Il Bangsak Village Hotel è costituito da un piccolo complesso di bungalows in muratura con il tetto di foglie di palma, immersi in un giardino tropicale di banani molto verde e rigoglioso. Le aree comuni, piscina, reception e ristorante sulla spiaggia sono curatissime e l’interno dei bungalows è strepitoso.
L’unica pecca di questa sistemazione potrebbe essere la sua lontananza dal paesino di Khao Lak, fulcro di tutte le attività ricreative, ma per noi questo non rappresenta un problema dato che affittiamo il motorino così da essere completamente autonomi negli spostamenti (20 minuti circa dal resort a Khao Lak). In alternativa si può prendere un taxi o usufruire della navetta messa a disposizione dall’hotel, che però ha orari fissi.
La spiaggia di Bangsak, sulla quale si affaccia il resort, è una lunga e profonda spiaggiona completamente deserta; peccato che i colori del mare non siano eccezionali, trattandosi di una località costiera con un fondale un po’ terroso.
Prima di partire per la Thailandia ci siamo chiesti a lungo quale fosse la spiaggia migliore sulla quale soggiornare in questa zona, ma una volta in loco abbiamo constatato che sono tutte molto simili: Nang Thong Beach, Bang Niang Beach, Khuk Kak Beach e Bangsak Beach. Le prime due più affollate e vicine al centro abitato, le ultime due deserte ma più isolate.
Poco dopo esserci sistemati nel nostro incantevole bungalow, non perdiamo tempo, affittiamo il motorino e ci rechiamo a Khao Lak city per prenotare le nostre immersioni per i giorni seguenti. Siamo nel pieno del Songkran Festival, capodanno buddhista che prevede che la gente si bagni con l’acqua in segno di purificazione. L’atmosfera è molto allegra, lungo le strade i motorini e le auto vengono fermati e completamente innaffiati con secchi e pistole ad acqua. Noi ci siamo attrezzati con k-way e costume e inaspettatamente riusciamo a scamparla.
Khao Lak è un paesino che si snoda lungo la strada statale principale e alcune viette laterali che conducono al mare. I centri diving di certo non mancano e propongono le più svariate attività: crociere subacquee di più giorni alla scoperta non solo del parco marino delle isole Similan, ma anche delle ancora più selvagge Surin, giornate di immersioni in barca, gite di snorkeling e escursioni nell’entroterra. Siamo consapevoli del fatto che la crociera subacquea sarebbe il modo migliore per andare alla scoperta dei bellissimi fondali della zona, ma avendo pochi giorni a disposizione decidiamo di optare per giornate singole di immersioni, day trips, che grazie alle barche veloci permettono di raggiungere in un paio di ore di navigazione tutti i siti più celebri del parco marino delle isole Similan. Dopo aver chiesto qualche preventivo ad alcuni centri diving, decidiamo di appoggiarci al Khao Lak Explorer Dive Center, ma i prezzi delle immersioni sono pressoché identici in ogni diving. Prenotiamo 3 giornate: isole Similan, Koh Tachai e Richelieu Rock. Ci prendiamo il primo giorno di riposo, anche per abituarci al nuovo fuso orario, e gironzoliamo con il motorino senza una meta precisa, facendo diverse soste sulle varie spiagge della zona. La White Sand Beach è senza dubbio la spiaggia più bella di tutto quel tratto di costa; l’acqua del mare è un brodo e le palme offrono riparo dal sole cocente, un ottimo inizio di vacanza! Ci addentriamo nell’entroterra e percorriamo stradine che costeggiano le montagne rivestite da una fitta giungla che rende l’aria un po’ più fresca. Non riesco a resistere alla tentazione di accarezzare gli elefanti e così, pur rendendomi conto che non sia giusto incentivare questo tipo di turismo, per pochi bath mi ritrovo in mano un caschetto di bananine e posso osservarli da vicino. Avessimo avuto un altro giorno libero, ci sarebbe piaciuto visitare il parco nazionale di Khao Sok, a circa 80 km da Khao Lak, ma questa volta le nostre priorità sono altre e fremiamo dalla voglia di immergerci.
Eccoci quindi al porto di Thap Lamu con tutta la nostra attrezzatura subacquea. In programma nella nostra prima giornata di diving ci sarebbero due siti non lontani dalle isole Similan; purtroppo le condizioni del mare e il vento non sono favorevoli, così dobbiamo cambiare destinazione: ci immergeremo in una zona più riparata, accanto alla costa, dove potremo esplorare un enorme relitto, Boonsung Wreck. Queste prime due immersioni sono semplici, non c’è corrente e la temperatura dell’acqua è di 29°, quindi ci godiamo in totale rilassatezza il relitto alla profondità di 20 metri. Ci ritroviamo a pinneggiare in un acquario, circondati da banchi di snappers e carangidi. Abbondantissima la fauna marina: murene nascoste negli anfratti del relitto, pesci pipistrello, farfalla, leone, balestra titano, pesci palla, pesci pietra perfettamente mimetizzati, nemo, razzette e una tartaruga che sta risalendo in superficie per prendere fiato, la seguo per qualche metro ma il computer con il suo bippare mi ricorda che devo tornare giù. La tentazione di penetrare all’interno del relitto è forte, passiamo accanto ad innumerevoli spaccature e finestrelle, ma la penetrazione è vietata. Siamo soddisfatti di questo primo giorno di immersioni che ci ha permesso di riprendere confidenza con l’attrezzatura dopo tanti mesi di pausa e ci sentiamo pronti per i siti più impegnativi dei giorni seguenti, Koh Tachai e Richelieu Rock. Koh Tachai è un pinnacolo sommerso a circa 1h30 di navigazione da Khao Lak, un sito di immersione non adatto ai principianti a causa della forte corrente. Le istruzioni del divemaster sono chiare: appena scesi in acqua dobbiamo attaccarci immediatamente alla cima dell’ancora, per evitare di essere trascinati via. Ad uno ad uno ci tuffiamo con il passo del gigante, io e Enri afferriamo subito la cima, ma un’altra coppia dimentica di farlo e in pochi secondi sono già ben lontani da noi e faranno non poca fatica a nuotare contro corrente per raggiungerci. Iniziamo la discesa attaccati alla cima e vengo sballottata da una parte all’altra senza pietà, per fortuna al di sotto dei 20 metri la corrente diminuisce un po’. Lo scenario è incantevole, non solo per la quantità di pesci, ma anche per la bellezza e varietà della barriera corallina, caratterizzata da enormi gorgonie, suggestivi archi naturali e canyons. Presenti tutti i principali pesci tropicali, numerosi banchi di pesci dalla livrea giallo-blu fluorescente ci sfrecciano accanto e il momento clou dell’immersione è rappresentato dal passaggio di decine di barracuda.
Pienamente appagati da questo sito chiediamo allo staff se sia possibile sbarcare sull’isoletta di Koh Tachai, della quale avevo visto su internet immagini da cartolina; purtroppo le uscite giornaliere per le immersioni non prevedono la sosta sulle isole, a causa del poco tempo a disposizione, peccato! Richelieu Rock è il sito di immersione più lontano da Khao Lak, per questo motivo non tutti i diving center lo includono all’interno del proprio programma di day trips; inoltre vengono organizzate solo una/due uscite a settimana. Noi siamo fortunati e riusciamo ad andarci. Si tratta di un pinnacolo corallino sommerso in mare aperto, ma con la bassa marea la parte superiore sbuca fuori dall’acqua; si raggiunge in 2 ore di navigazione da Khao Lak. Come a Koh Tachai, anche a Richelieu Rock la corrente è solitamente molto forte, ma il giorno in cui ci immergiamo è quasi totalmente assente. Ciò che colpisce fin dai primi istanti è la colorazione viola dei coralli che rivestono questo pinnacolo, che dà il nome al sito proprio perché ricorda il mantello del cardinale Richelieu. Ancora una volta pinneggiamo in un acquario, l’acqua calda e la visibilità ottima rendono perfettamente godibile quest’immersione. Esploriamo il pinnacolo in ogni suo anfratto, numerose murene sbucano all’improvviso dalle loro tane e si lasciano fotografare senza timore. Ognuno di noi volge lo sguardo ripetutamente verso il blu, sperando di scorgere una grossa sagoma, quella per cui questo sito è diventato famoso: lo squalo balena. Purtroppo quel giorno il gigante del mare non si fa vedere e quando risaliamo in superficie un filo di delusione incrina la perfezione di quest’ultima giornata. Se avessimo visto la squalo balena probabilmente quella a Richelieu Rock sarebbe diventata un’immersione memorabile, ogni subacqueo sogna di incontrarlo prima o poi, ma a quanto pare non è ancora arrivato il nostro momento. Stravolti e un po’ malinconici rientriamo al Bangsak Village che ci accoglie nella quiete del suo giardino tropicale, l’ideale per rilassarsi dopo tante emozioni. Le nostre serate le trascorriamo in parte nel resort, a causa della stanchezza post immersioni, in parte a Khao Lak city. Percorrere i 22 km che ci separano dal centro abitato in motorino, la notte, su di una statale senza illuminazione, è una piccola avventura ogni volta.
Il paesino è pieno zeppo di ristoranti e localini, ma per godere di una maggiore atmosfera thai bisogna addentrarsi nelle viette laterali che conducono al mare, senza fermarsi sulla strada principale che è abbastanza anonima e un po’ trasandata. Khao Lak è senza dubbio un luogo molto turistico, ristoranti di ogni genere e pizzerie si susseguono, ma cercando bene si riesce a scovare qualche piccolo locale caratteristico.
Le nostre giornate di immersioni sono purtroppo terminate; peccato non essere riusciti ad andare in escursione alle isole Similan per ammirare le spiagge bianche di questo arcipelago ancora incontaminato, dove è presente una sola struttura ricettiva, un campeggio, gestito dal governo.
L’ultimo giorno di mare siamo in “no fly time” e non potendo immergerci, decidiamo di spostarci a Phuket, per un assaggio di vita mondana.
Avendo un solo pomeriggio a disposizione, torniamo a Patong Beach nello stesso hotel dove eravamo già stati la scorsa volta, il Patong Bay Garden Resort, e lo troviamo completamente in decadenza. Patong Beach è esattamente come ce la ricordavamo: caos puro. Trascorriamo il pomeriggio in spiaggia, ma rilassarsi è impossibile a causa delle moto d’acqua che vanno e vengono e del parasailing che ci passa pochi metri sopra alla testa continuamente.
La sera ci rechiamo in Bangla Road, il fulcro della vita notturna dell’isola e il regno delle discoteche e dei go go bars, con la sua atmosfera scatenata, le ballerine di pole dance, le insegne accecanti dei locali che colorano la via e la musica disco che rimbomba ovunque.
Con un volo Air Asia ci spostiamo a Bangkok e constatiamo quanto sia bello provare quel senso di familiarità per un luogo, benché così lontano da casa, in cui sei già stato diverse volte.
Dormiremo nel lussuoso Lebua At State Tower (l’hotel dove hanno girato il film “Una notte da leoni”), grazie al fratello di Enri, anche lui di passaggio a Bangkok, che gentilmente e generosamente ci ospiterà nella sua suite al 61° piano. La vista della città dal balconcino a mezza luna toglie ovviamente il fiato. Ci tuffiamo nel caldo soffocante di Bangkok, 34°, e ci perdiamo nel labirinto del Chatuchak Market; ci rifugiamo al Siam Paragon o meglio, andiamo alla ricerca di aria condizionata; in tuk tuk raggiungiamo Khao San Road, la via dei backpackers dove stavamo in ostello le scorse volte e notiamo che la zona è in forte espansione, nuove strutture stanno sorgendo e vie laterali e parallele sono state inglobate da Khao San Road, che è ormai quasi un piccolo quartiere. La sera un aperitivo allo Sky Bar del Lebua al 63° piano per le foto di rito con panorama notturno mozzafiato. Concludiamo la nostra serata a Patpong, quartiere a luci rosse con il suo celebre mercato notturno.
La settimana è terminata e noi partiamo pienamente appagati, sapendo di aver sfruttato al meglio ogni singolo istante e di aver vissuto i nostri 7 giorni di vacanza in modo molto intenso. Le immersioni sono state all’altezza delle aspettative e ci hanno regalato le emozioni che cercavamo, seppur senza lo squalo balena!
Il parco marino delle isole Similan è davvero un paradiso per i sub e Khao Lak un’ottima base se non si vuole optare per la crociera subacquea.
Certo dal punto di vista della tipicità e dell’atmosfera sono altri i luoghi della Thailandia in cui entrare a contatto con la cultura del paese, ma noi, che questa volta cercavamo solo fondali da esplorare, possiamo dire di aver fatto centro. Per maggiori informazioni potete visitare il mio sito: www.vogliadiesotismo.it