Sette giorni a cavallo

(in un dude ranch in colorado, usa. Wow!) Volevo fare qualcosa di diverso nel poco tempo a disposizione, e da solo. Organizzato ma non troppo, niente turismo di massa, ma attivo, senza piscine, spacci o tv. Per caso trovo in un fumetto l'indicazione, cerco in internet, trovo, spulcio, seleziono e alla fine decido e parto. Risultato?...
Scritto da: draco9
sette giorni a cavallo
Partenza il: 08/09/2005
Ritorno il: 20/09/2005
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
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(in un dude ranch in colorado, usa. Wow!) Volevo fare qualcosa di diverso nel poco tempo a disposizione, e da solo. Organizzato ma non troppo, niente turismo di massa, ma attivo, senza piscine, spacci o tv. Per caso trovo in un fumetto l’indicazione, cerco in internet, trovo, spulcio, seleziono e alla fine decido e parto. Risultato? Incredibile, fantastico, superiore alle aspettative, una esperienza forte.

—— Io sono stato al Laramie River Dude Ranch, Colorado (www.Lrranch.Com), su un altipiano a 1600 metri di altezza lungo il corso del fiume Laramie, nel cuore del mitico far west. Allevano cavalli e da aprile a settembre ospitano gruppi di non oltre 25 persone; tengono molto all’atmosfera di famiglia e a coinvolgere gli ospiti.

Tra le tante attività ho apprezzato l’equitazione e la compagnia, simpatica e ospitale. La cucina era tradizionale di altissimo livello, fantastica. La professionalità degli operatori molto alta.

Prezzo? Circa 800 euro tutto compreso. Più il viaggio, chiaro, altri 900 euro circa.

—– Il racconto. Parto da Bologna, tappe a Monaco e Washington, atterro a Denver. Poi un piccolo bimotore con due file di posti che pare un autobus, due piloti professionalissimi, ci deposita (8 persone) alle dieci di notte di venerdì al piccolo ed efficientissimo aeroporto di Laramie. E siamo già nell’ambiente: niente traffico, tutto semplice, efficiente e spazioso, strade larghissime. Mentre cerco di telefonare a un taxi – ma ci saranno qui a quest’ora? , uno dei passeggeri si offre di darmi un passaggio col suo pick-up per i 10 km fino al motel . Il Motel 6, ottimo ed economico, ma senza navetta – prenotate per tempo, ma la cosa migliore sarebbe noleggiare un’auto a Denver. Dal ranch verranno a prendermi alle 9 di domenica – nei ranch ci si sta o una settimana intera o mezza. Il sabato visito – a piedi – la città di Laramie. Bellissima, 25.000 abitanti più gli studenti, casette in legno graziose in periferia, in mattoni in centro. Bar, uno western sicuramente non finto, negozi di materiale western dove compero subito i jeans wrangler cowboy cut, consigliati dal ranch per montare a cavallo (ed è vero) e una camicia a maniche lunghe robusta. Sempre su loro consiglio mi ero portato da casa dei pantaloncini da ciclista, rivelatisi poi miracolosi. Prezzi la metà che da noi, cortesia inusitata e professionalità da noi ignota. Girando per la città – macchinoni grandi e pick-up – trovo poche persone, gentilissime e cordiali. Un sacco di librerie di qualità, anche di usato – ma ordinato e ben tenuto. Non sembrano ricchi, ma lavorano tutti e camminano senza fretta.

Arrivo al campus dell’università dello Wyoming, che sta qui, un altro mondo. Tra alberi, prati verdi e scoiattoli sorgono grandi edifici in pietra arancione tutti in stile. Non una scritta o una cartaccia, entro e vado dove voglio, nessuno mi disturba. Arrivo al centro studentesco, gestito da studenti, sembra un immenso salotto, con bar, aree di studio aperte, uno spaccio favoloso e una libreria da sogno. Uso una delle tante postazioni internet gratuite per comunicare con casa. Il giorno dopo arriva puntuale a prelevarmi un ragazzo, in abiti spolverati alla buona con un minivan, simpaticissimo, che in un‘ora mi porta al ranch lungo una strada non asfaltata ma in ottime condizioni. Il ranch confinante (3 km) a sud alleva vitelli, quello a nord (4 km) bufali. Il cielo è blu scuro, l’aria è asciutta e profumata, ovunque la prateria cespugliosa, lontano le cime di montagne coperte di neve e boschi, per la strada passa un pick-up in media ogni due ore. Parliamo di tante cose, mi aiuta a capire bene – non sono abituato all’inglese parlato. E’ l’addetto ai lavoretti di ogni tipo, manutenzione e trasporto letame; si è appena laureato e dal mese prossimo parte per Washington a fare da assistente ad un senatore.

Arriviamo ad un gruppo di edifici in legno ben tenuti, con recinti. Mi porta una delle valigie e mi guida in ufficio dove una ragazza, Becky, mi accoglie, mi porge una cartella con il programma e le proposte della settimana e l’elenco degli altri ospiti, poi mi mostra la mia camera con bagno (perfetti) nell’edificio principale e mi mostra il resto. Posso mangiare quel che voglio quando voglio e andare ovunque tranne, per favore, in cucina e nella stalla principale, devo solo ricordarmi di richiudere i recinti, altrimenti gli animali fanno dei danni. Biscotti favolosi di giornata, frutta e bevande (solo gli alcolici ve li dovete portare) li fanno loro e sono sempre disponibili. Mi indica dove è esposto il foglio delle attività da scegliere per il giorno dopo. Mi segno per il corso base, mai visto un cavallo io, ma proviamo, perché no? Mal che vada mi farò delle gran passeggiate a piedi, i boschi, le montagne rosse e il fiume stanno lì fuori.

Il posto è stupendo, un edificio principale rinnovato da poco, in legno, con porticati esterni con sedie e tavoli, e dentro decorato con quadri e statue di cavalli. Ovunque scaffali con libri, romanzi, storia e foto del Colorado. Un grande camino nel soggiorno comune. La sala da pranzo ha quattro tavoloni e ampie vetrate sui pascoli e il fiume che scorre a venti metri. Arrivano gli altri ospiti, tutti americani o inglesi, tutti affabili e cordiali, educatissimi, nessun rompicoglione o eisibizionista. Niente italiani, mai visti. Ottimo. Alle cinque, in uno dei capanni la padrona imposta le selle a chi intende cavalcare; chi vuole si sceglie gli stivali e il cappello (indispensabili). Alle 6 servono stuzzichini, e alle 7 la campana annuncia la cena, fantastica: piatto unico con tante pietanze (costolette al pomodoro, pannocchie bollite, verdure gratinate, pane appena fatto, eccetera), contorni, e un dolce favoloso. Tutti i giorni tre pasti sempre diversi. Dopo cena quattro chiacchiere, ma io vado a letto, il fuso va superato. Un silenzio incredibile, il paradiso. La luna e il cielo stellato, limpido.

La mattina alle sei sono già sveglio, a pochi metri dalla finestra della camera i cavalli pascolano e mi guardano curiosi, bellissimi col sole nascente che gli incornicia la criniera. Esco a fare una passeggiata lungo il fiume. Il cielo è blu, nel silenzio solo i rumori degli zoccoli e dei corvi, taccole e gazze che svolazzano dappertutto. Alle 8.30 sono a tavola con gli altri per la colazione all’americana, e alle 9 inizia l’orientamento per chi vuole cavalcare, presso il recinto. In 15 minuti il capo wrangler, Shawn, ci spiega l’essenziale del cavallo, il comportamento e i comandi da dare. Poi ci chiama uno per uno per l’immediata prova pratica da fare nel recinto. Mi tiene la briglia del cavallo che ha scelto per me (nel modulo di adesione c’era un questionario sulle mie misure ed esperienze relative). Salgo e in qualche modo andiamo a provare i comandi elementari: avanti, ferma, destra e sinistra. Soccia, ma funziona! L’animale – un bellissimo maschio grigio-rossiccio con una lunga criniera – è collaborativo e docile, mi sopporta con pazienza. Qualche consiglio e aggiustamento e poi partiamo subito per un giretto nei pascoli, camminando tutti in fila dietro al wrangler di turno, una ragazza. I gruppi sono volutamente piccoli, siamo in quattro. Stranamente va tutto bene, il cavallo sa già cosa deve fare, io sto seduto abbastanza comodo e piani piano mi rilasso e mi godo anche il paesaggio. Capisco che per non sentire i sobbalzi devo lasciar muovere il bacino in modo da compensare, e devo pure sincronizzarmi con i vari movimenti dell’animale, in salita, discesa e così via. Lui è anche sensibilissimo ad ogni minimo movimento delle redini, e mi sa che mi sta studiando. Interessante. Dopo un giretto tranquillo di un paio d’ore il wrangler ci riporta al recinto e ci fa scendere, uno alla volta, chiedendoci impressioni, sensazioni e problemi eventuali. Rientriamo a cambiarci scambiandoci le impressioni, pare che tutti gli altri abbiano già qualche esperienza, io sono proprio l’unico principiante. Cammino anche strano, per via degli stivaletti col tacco e delle gambe un po’ indolenzite, per non parlare di strane sensazioni alla schiena e al sedere.

Al pomeriggio stessa cosa, e il giorno dopo andiamo a recuperare alcuni vitelli in uno dei pascoli per fare un gioco a squadre nel recinto! Il gioco consiste nel lavorare in squadra per separare dal gruppo tre vitelli e condurli in un altro recinto. Da dire è semplice, ma da fare proprio no. Come esercizio è ottimo per prendere confidenza col cavallo, i vitelli ci fanno dannare, ma alla fine ce la facciamo. Poi ci insegnano il trotto, e cominciano i problemi, un male boia a schiena e culo. Fortuna che ho i pantaloncini da ciclista, imbottiti dove serve.

Per farla breve, al terzo giorno galoppo già nella prateria, ho capito come muovermi per non sentire i colpi del movimento del cavallo, e pur con qualche livido, mal di schiena e indolenzimenti vari, mi accorgo che la cosa mi piace da matti, godo proprio, non me l’aspettavo. La potenza dell’animale è impressionante e si sente quando ti passa attraverso il corpo, per non parlare della sua felicità nel correre. Indescrivibile, adesso capisco molte cose.

Devo dire che molti degli altri ospiti sono molto esperti, stanno nei corsi intermedio e avanzato, ma tanti la sera lamentano mille dolori; e parecchi vedo che hanno bisogno di un aiuto notevole per salire o scendere dal cavallo, con quelle panze che si ritrovano. Gli animali sono veramente belli, sono proprio quelli dei film di cowboy. Sono sensibilissimi, capiscono al volo e ti studiano, cercano anche di farti fare quello che pare a loro, per cui devi metterti d’accordo su chi comanda, senza esagerare. Mi meraviglia molto la pulizia e la tranquillità di questi animali, probabilmente dovuti al fatto che crescono quasi liberi in queste praterie sconfinate, e non al chiuso come da noi, dove finiscono per essere nervosi e puzzolenti.

Cavalchiamo per luoghi davvero belli e selvaggi, la prateria ondulata profuma di erbe e cespugli aromatici, l’aria è asciutta e fresca, il sole picchia e il cappello serve. Traversiamo ruscelli di acque limpide, saliamo per colline e traversiamo boschi di pini e betulle bianche. Ovunque animali, conigli, gruppi di antilopi, daini, uccelli di ogni tipo, aquile e falchi. Mancano solo gli indiani. Bè, c’è giusto Clyde, il wrangler con la penna nel cappello, che ci racconta del bisnonno Cherokee, ma ormai… I wrangler si alternano nel condurci in giro e darci consigli; sono tutti ragazzi e ragazze giovani e preparati, studenti che fanno un lavoro estivo, ci raccontano della loro vita e ci chiedono della nostra, sempre cordiali e disponibili. I giorni passano in modo meraviglioso tra giri e galoppate sempre diversi nelle praterie infinite attorno al ranch, ore passate in compagnia dei ragazzi, e dei due titolari, Bill e Krista che ogni tanto servono ai tavoli e mangiano sempre con noi, e degli altri ospiti sulle verande e dopocena a giocare o ascoltare musica o le conferenze con diapo del naturalista. Ho chiesto circa la cura dei cavalli, e una delle wrangler mi ha subito portato in una delle stalle e mi ha mostrato come si fa, facendomi provare a spazzolare uno dei cavalli. È una bellissima cavalla bianca, mi spiega che è anziana e ormai in pensione, quindi la curano con amore e le danno una dieta speciale per i pochi anni che le restano da vivere. Volendo è possibile sellarsi da solo il proprio animale, basta chiedere. Ogni giorno è un’avventura e cose nuove da scoprire. Anche i pescatori sono contenti, e così pure altri ospiti che preferiscono camminare o leggere un libro sulle sedie a dondolo, o andare in giro per foto. Ho già detto che non ci sono televisori, né radio né giornali? Venerdì chi vuole può partecipare alla scorta di una mandria di 300 vitelli che un vicino deve trasferire ad un paese, si sta via tutto il giorno e bisogna controllare gli animali. Per me forse è ancora troppo presto, sarà per il prossimo anno.

Di notte il silenzio è rotto solo dai cori dei coyote e dal richiamo di qualche alce solitario.

L’ultimo giorno è in programma un giro, sempre a cavallo, nel parco nazionale per tutto il giorno, con pranzo sul posto. La giornata è stupenda, le vedute da cartolina, rientriamo alle 7 stanchi ma felici. Ormai sono spariti anche i dolori. La sera luna piena, la passiamo fuori attorno al fuoco dove il naturalista ci racconta e interpreta – bene – storie di cowboy e di banditi locali. Ormai scherziamo tranquilli con tutti, ospiti e wranglers. Vi avviso che abbiamo fatto anche molte altre attività, che per brevità ometto, e a diverse altre non ho avuto proprio il tempo di partecipare. Domenica saluto tutti con notevole tristezza, soprattutto il mio cavallo. Uno degli ospiti mi dà un passaggio fino a Denver, dove prenderò l’aereo per tornare a casa, e alla mia scrivania. Bei ricordi, stavolta, davvero.

Il prossimo anno posso pensare sia di tornarci per godermi il livello avanzato, sia di partecipare ad uno dei giri da una settimana a cavallo e tenda nei grandi parchi canadesi per vedere i lupi o gli orsi (costo 800$, compresi guida e naturalista, gruppo di cinque al massimo), chissà? Se vi interessa ci sono pure le settimane al seguito delle grandi mandrie da trasferire da uno stato all’altro. Vedete voi, in Italia non si trovano di certo queste cose. E vi assicuro che quel bestiame non puzza per nulla, scoprite da voi perché.

—— I dude ranch sono aziende agricole che ospitano turisti, coinvolgendoli nelle proprie attività in diversa misura. Attenzione, non sono tutti uguali e non tutti seri, alcuni sono vere e proprie aziende turistiche, ovvero falsi ranch che ospitano fino a 300 persone. Alcuni allevano animali, altri organizzano solamente le attività, ma molto bene, altri sono solo alberghi o bed & breakfast di campagna o montagna, altri sono veri e propri villaggi turistici (da evitare).

Come distinguerli? Informatevi, io ho selezionato il mio in base ai diari di viaggio trovati in rete, alla serietà del suo sito internet e delle risposte datemi dal titolare via mail, dal prezzo (medio), dal numero massimo di ospiti (25) e dalle attività proposte (poche, credibili e corrispondenti alle mie esigenze). Importante l’assenza di porcate tipo piscina, negozi, aggeggi motorizzati, tv, aria condizionata, ecc. In america ne trovate quattro tipi: working ranch, guest ranch, dude ranch e resort ranch. I primi sono vere e proprie aziende operanti nel campo dell’agricoltura e allevamento, gli ultimi si limitano alla sola ospitalità di lusso. Le attività offerte sono in genere l’equitazione (a diverso livello), pesca alla mosca, passeggiate ed escursioni naturalistiche. E molto altro. Del mio ranch posso garantire.

La maggior parte ospitano famiglie e bambini, con specifiche attività anche per loro. Molti cercano di ricreare il mito del vecchio west; se non esagerano la cosa è molto simpatica. Sarebbe anche molto bello partecipare alle fiere agricole locali, il west non è solo un mito qui, ma una cultura reale, e la gente è molto ospitale.



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