Seoul e dintorni

Nel mio ultimo tour asiatico, conclusosi pochi giorni fa, Seoul è la stata la prima tappa. Arrivato all'aeroporto di Incheon prendo subito un pullman che conduce al centro cittadino in un'ora (sono 50km). Dopo essere sceso, cerco di inquadrare meglio la zona nella cartina e poi capisco che il mio "albergo economico" è a soli 5 minuti a...
Scritto da: davide
Partenza il: 22/03/2004
Ritorno il: 28/03/2004
Nel mio ultimo tour asiatico, conclusosi pochi giorni fa, Seoul è la stata la prima tappa.

Arrivato all’aeroporto di Incheon prendo subito un pullman che conduce al centro cittadino in un’ora (sono 50km). Dopo essere sceso, cerco di inquadrare meglio la zona nella cartina e poi capisco che il mio “albergo economico” è a soli 5 minuti a piedi.

Il mitico “Traveller’s A Guesthouse” è un po’ imboscato, pero’ è in una posizione abbastanza conveniente, non vi è coprifuoco e soprattutto è poco costoso.

Mi stendo sul letto, finisco di studiare la Lonely Planet, mi faccio una doccia, dormo per un’oretta e poco dopo incontro un’amica coreana (conosciuta tempo addietro) con la quale vado alla scoperta di Seoul.

Viene subito da confrontare Tokyo e Seoul. Posso dire che entrambe hanno una grande estensione, anche se la capitale coreana è molto più interessante dal punto di vista orografico: poggia praticamente su sette colline (un po’ come Roma).

Dal punto di vista della pulizia, Seoul non ha niente a che fare con Tokyo. Capita poi spesso di sentire (se non di vedere) qualcuno che sonoramente si prepara e poi tira un bel “verdone” per terra! Che schifo!! La gente coreana è molto più timida di quella giapponese e stranamente conosce malissimo l’inglese (strano per un paese dove c’è un soldato americano ogni mille abitanti). E’ da considerare poi l’effetto benefico dell’alcol nel dopocena: chiaro che disinibisce, ma ho visto manager o studenti che sono stramazzati al suolo! In quei sei giorni di permanenza a Seoul ho visitato il quartiere Kangnam-ku (grandi magazzini, locali notturni e grandi alberghi), il quartiere Yeouido (un’area verde a ridosso del fiume Han), il centro cittadino (con i bellissimi palazzi Gyeongbokgung e Deoksugung, il santuario Jongmyo, il Museo Nazionale Coreano, vari palazzi governativi, i mercatini di Dongaemun e Insadong), il quartiere Jung-gu (con la sua Seoul Tower che guarda molto lontano, il toccante Museo della guerra di Corea e con i mercatini di Namdaemun e Itaewon).

Avendo visitato la città nel periodo che comprendeva l’ultimo venerdì del mese, non mi sono perso il favoloso Hongik Club Day. Hongik è una zona universitaria, perciò è frequentata da moltissimi giovani ed è piena di locali notturni. Con un biglietto da quasi 20 Euro si ha diritto ad entrare in almeno 30 discoteche dalle musiche più svariate. Naturalmente è impensabile provarle tutte in una sera…Io e la mia amica ne abbiamo provate sette, prima di ritornare in albergo completamente distrutti! A parte tutto questo, la cucina coreana è molto speziata. Il Kimchi è piccante ma molto buono. Da provare sono anche il bulgogi (minestra di carne con noodles, può essere fredda o calda) e il bibimbap (riso, uova, carne e verdura tutto insieme). Non è raro trovare ristoranti “fusion”, come quelli cinocoreani o nippocoreani.

Di escursioni fuori Seoul ne ho fatta soltanto una, anche se piuttosto singolare.

Sono stato nella zona demilitarizzata, più precisamente a Panmunjom. Io ed un gruppo di turisti di varia nazionalità siamo stati ospiti di una base militare dell’ONU (Camp Bonifas). Abbiamo pranzato coi soldati, assistito ad un briefing e poi siamo partiti con un pulmino blu alla volta del…Confine tra la Corea del Nord e la Corea del Sud.

Questo precario confine consiste in quattro case blu. Si ha diritto ad entrare soltanto in una di queste. Un tavolo, all’interno della casa, funge da frontiera. Soltanto all’interno di quella casa si ha diritto ad entrare, per pochi passi, nell’ultimo paese stalinista del mondo, per poi rientrare in Corea del Sud.

E’ bene ricordare che dal punto di vista del diritto i due vicini sono ancora in stato di guerra, non essendovi stato un trattato di pace nel 1953; di fatto però non lo sono, a parte l’ultima scaramuccia del 2003 avvenuta nel Mar Giallo.

Nota bene: prima di arrivare al confine, le Nazioni Unite vi faranno firmare una dichiarazione con la quale toglierete la responsabilità al governo statunitense e a quello sudcoreano nel caso in cui, per azioni militari nordcoreane o cinesi, risultaste feriti o uccisi…

Solitamente, se si chiede ai sudcoreani qual è la loro opinione a proposito della possibile riunificazione, loro rispondono che la Corea è una e vi è soltanto un popolo: quello coreano. Poi, quando pensano al disastro economico che ne deriverebbe, ci ripensano. Eccome se ci ripensano… Un saluto da Davide! ANNYEONGHI GYESEYO ! (Arrivederci !)



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