Senegal: la porta d’Africa

Giovedì 21 Dicembre: Ricordo di aver letto di recente un diario di viaggio sul Senegal nel quale il protagonista, prima della partenza, diceva di sentirsi spesso chiedere: "Perché il Senegal ?" … Anche a noi è capitata la stessa cosa e abbiamo cercato di dare una risposta … Perché il Senegal è una meta intrigante, della quale abbiamo...
Scritto da: LucaGiramondo
senegal: la porta d’africa
Partenza il: 21/12/2006
Ritorno il: 30/12/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Giovedì 21 Dicembre: Ricordo di aver letto di recente un diario di viaggio sul Senegal nel quale il protagonista, prima della partenza, diceva di sentirsi spesso chiedere: “Perché il Senegal ?” … Anche a noi è capitata la stessa cosa e abbiamo cercato di dare una risposta … Perché il Senegal è una meta intrigante, della quale abbiamo sentito parlar bene, ma soprattutto perché riteniamo possa darci un assaggio di Africa … quella vera! Dopo alterne e travagliate vicende circa le eventuali vaccinazioni da fare (alla fine, grazie alla disinformazione dell’agenzia, abbiamo fatto solo la profilassi antimalarica) siamo pronti a partire per questo inedito viaggio natalizio … infatti è la prima volta che ce ne andiamo al caldo in occasione delle festività e la cosa stuzzica particolarmente la nostra fantasia.

Dopo cena arrivano a prenderci i nonni, col camper, per accompagnarci a Verona ed ammorbidire così la levataccia necessaria a presentarci entro le 5:00 del mattino seguente, in aeroporto, al banco Alpitour, per ritirare i documenti d’imbarco.

Prendiamo il via alla 21:09, in un clima festoso, rallegrato dalle luminarie natalizie che brillano in ogni casa, e un quarto d’ora più tardi imbocchiamo l’autostrada A14 a Faenza. Non c’è molto traffico e alle 22:05, oltrepassata Bologna, entriamo sull’A1 per lasciarla di lì a venti minuti quando prendiamo a seguire, subito dopo Modena, l’Autostrada del Brennero. Attraversiamo il Po, nei pressi di Mantova, cinque minuti prima delle 23:00 e, chiacchierando, in breve giungiamo a Verona … Lasciamo l’autostrada e, seguendo le indicazioni, alle 23:35 ci andiamo a fermare nel parcheggio prospiciente l’aeroporto Valerio Catullo, così da dormire qualche ora prima di spiccare il volo verso l’Africa.

Venerdì 22 Dicembre: Alle 4:10 suona la sveglia e ancora assonnati ci prepariamo ad entrare in aeroporto.

Salutiamo i nonni, che rivedremo qui fra una settimana, e ci presentiamo puntuali al banco del nostro tour operator: il volo è in orario, ma è previsto uno scalo aggiuntivo a Cap Skirring, nel sud del Senegal, e arriveremo a Dakar quasi due ore dopo l’orario previsto … un disagio tutto sommato sopportabile.

Imbarchiamo le valigie e, dopo aver oltrepassato senza problemi il metal detector, ci mettiamo in attesa alla porta numero 1, varcata la quale saliamo sul Boeing 737 della compagnia di charter Neos, mentre nei cieli di Verona sta cominciando ad albeggiare.

Alle 7:26, in leggero ritardo, il volo NO5822 prende quota virando subito verso sud-ovest … Ci lasciamo alle spalle il Lago di Garda ed il Po, sorvoliamo l’Appennino e arriviamo sul Mar Tirreno nei pressi di La Spezia … poi un mare di nuvole sul Mediterraneo e rivediamo terra ormai nel sud della Spagna.

Oltrepassiamo lo Stretto di Gibilterra in un batter d’occhio e arriviamo sul Marocco … Ci inoltriamo così nel grande continente africano per sorvolare le immense e sconcertanti distese del Deserto del Sahara … deserto che osserviamo anche sulle rive dell’Oceano Atlantico, quando passiamo sopra alle coste della Mauritania.

Siamo ormai in vista del traguardo e individuiamo il Senegal: ci lasciamo sotto di noi l’enorme agglomerato urbano di Dakar, con ben visibile il vicino Lac Retba, e proseguiamo verso sud. Doppiamo la foce del fiume Gambia, sulle cui rive si dipana il minuscolo ed omonimo stato, e cominciamo a scendere verso Cap Skirring e la Casamance, la regione più meridionale del Senegal, omai ai confini con la Guinea Bissau.

Sistemo le lancette dell’orologio indietro di un’ora rispetto all’Italia e alle 12:26 locali tocchiamo terra nel piccolo aeroporto africano: scendono oltre la metà dei passeggeri e quaranta minuti più tardi riprendiamo quota diretti a Dakar, dove atterriamo, senza problemi, alle 13:38 … Oltre i finestrini del nostro aereo, al di fuori dell’aeroporto internazionale Leopold Sedar Senghor (primo storico presidente della Repubblica) si estende la capitale del Senegal, con oltre due milioni di abitanti: quasi il 20% della popolazione dell’intera nazione, che, estesa per 196.000 chilometri quadrati, è la più occidentale del continente africano ed è stata, fino al 1960, una colonia francese a tutti gli effetti.

Ritiriamo sani e salvi i nostri bagagli, oltrepassiamo la dogana e usciamo all’aria aperta, dove troviamo una temperatura gradevole … infatti fa caldo ma non troppo.

Veniamo indirizzati sul pullman del tour operator e intorno alle 15:00 ci avviamo verso l’hotel, che dista circa ottanta chilometri e, dicono, impiegheremo quasi tre ore! … In effetti il traffico di Dakar, metropoli africana, è infernale e ci muoviamo a fatica, costantemente incolonnati lungo la via … Subito ci fanno impressione i fatiscenti mezzi che circolano e tutto quanto ci circonda: ovunque c’è mercato (soprattutto di montoni, vista l’imminente ricorrenza del Tabaski, festa musulmana che ne prevede il tradizionale consumo), ovunque c’è caos … tutti vanno piano, nessuno ha fretta e la strada che ci separa dal nostro hotel è assai più lunga dell’effettiva distanza geografica.

Con sacrosanta pazienza ci lasciamo alle spalle la capitale senegalese e seguendo verso sud il nastro d’asfalto, che corre costantemente lontano dalla linea di costa, incontriamo i primi caratteristici baobab e poco dopo le 17:00 (in anticipo rispetto al previsto!) giungiamo nella località di Saly, al centro della cosiddetta Petit Cote (una delle più importanti zone turistiche del paese), all’hotel Royal Saly, che ci ospiterà per l’intera durata del nostro soggiorno.

Dopo un cocktail di benvenuto ci assegnano la stanza numero 707, che raggiungiamo immediatamente, e sistemate le nostre cose indossiamo la tenuta balneare per correre subito in spiaggia: il mare non è granché, ma questo già lo sapevamo, la temperatura invece è un sogno, considerato che siamo a Natale, e gli addobbi sparsi qua e là nel villaggio (bello e ben curato) fanno uno strano effetto … molto più strano dei numerosi venditori senegalesi che ci assalgono lungo la battigia, infatti ci siamo abituati e sembra di essere in pieno agosto sulla riviera romagnola.

Attendiamo che il sole tramonti sull’oceano e poi andiamo in camera per uscirne quasi subito, così da recarci al briefing della 19:00 a prendere informazioni circa le escursioni da fare durante la settimana … Non siamo tipi da villaggio ed ho già in testa un bel programma … A cena facciamo amicizia con una famiglia di Treviso (Marco e Paola, con due bimbi: Francesca e Nicola, che ha un paio d’anni in più di Federico): chiacchieriamo a lungo e poi, intorno alle 22:00, stanchi dopo l’interminabile giornata, ci ritiriamo nei “nostri appartamenti” … e da domani … a noi Senegal! Sabato 23 Dicembre: Sveglia con calma: non c’è nessuna gita in programma per la mattinata. Andiamo a far colazione che sono le 9:00 e poi occupiamo un ombrellone, sulla spiaggia del villaggio, in compagnia di Marco e Paola. Subito dopo mi reco al banco Alpitour a prenotare tutte le escursioni per la settimana, compreso un giro in Quad (le classiche moto a quattro ruote) per il pomeriggio.

Questa mattina soffia un fastidioso vento e quando torno non riesco a stendermi sul lettino neppure per un secondo, anche perché fremo dalla voglia di vedere ciò che mi sta intorno … Mi avvio così lungo la spiaggia a sud del Royal Saly, e subito vengo adescato da una infinità di venditori (volgarmente parlando i classici vu-cumprà) … non c’è che dire: quella del commercio è un’inclinazione scritta nel DNA di questa gente! In compagnia di un senegalese particolarmente socievole passeggio, parlando del più e del meno, fino alla centralissima spiaggia di Saly, dove si trovano, trascinate in secco, tutte le coloratissime barche dei pescatori (le Pirogue) e lì vengo trascinato, senza volerlo, dentro ad un negozietto di sculture in legno … così mi ritrovo coinvolto in una trattativa per l’acquisto di una statuetta! … Niente di male: sembra tutto originale e stando al gioco della contrattazione arrivo anche all’acquisto … solo non ho soldi con me, allora tornato al Royal Saly, in compagnia dell’amico adescatore, pago il prezzo concordato, per poi andare, in compagnia di Marco, a scattare qualche bella foto del luogo, che risulta essere anche caratteristico.

Rientrati di nuovo all’hotel, al termine di estenuanti assalti dei più svariati venditori, ci concediamo un breve bagno (da brividi!) nell’oceano … per rinfrescarci, visto che il vento si è fermato e adesso il caldo non scherza! Andiamo a pranzo e poi in camera a prepararci per il giro in Quad … Federico è eccitatissimo per la nuova esperienza che lo aspetta e non sta nella pelle dalla gioia … Accompagniamo Sabrina in spiaggia, perché non verrà con noi “uomini duri”, e poi ci avviamo in pulmino verso il luogo di partenza dell’escursione in moto.

Dopo un breve briefing e indossato il casco prendiamo il via: Federico davanti ed io dietro a guidare … percorriamo poche centinaia di metri e chiedo al piccolo se vuole provare a tenere il manubrio … non si fa pregare e, praticamente, non lo mollerà più! Vaghiamo nella piana senegalese attraversando villaggi di misere capanne, con tanti bimbi a scorazzare per strada, e percorriamo lande desolate disseminate di enormi e monumentali baobab. Ci fermiamo a vedere un grande termitaio, che si erge come un grattacielo nel piatto paesaggio circostante, e poi al cospetto dei grandi alberi: sono un po’ il simbolo del paese e caratterizzano, con la loro imponenza e maestosità, l’intero magnifico paesaggio … solo ci dispiace che Sabrina non sia con noi a godersi lo spettacolo.

Federico si diverte da matti a correre lungo le piste polverose e anche io, non lo nascondo, provo un immenso piacere a farlo, così, dopo oltre tre ore, rientriamo soddisfatissimi prima alla base e poi in hotel.

Sporchissimi e quasi dello stesso colore della terra torniamo da Sabrina mentre il sole sta tramontando sull’oceano: passiamo ancora qualche istante in spiaggia e poi andiamo a fare un’indispensabile doccia, prima di andare a cena in compagnia degli amici di Treviso … La serata trascorre piacevolmente, prima chiacchierando e poi a vedere il simpatico spettacolo messo in piedi dallo staff dell’animazione, terminato il quale ci ritiriamo subito in camera a riposare, vista la sveglia di buon ora che ci aspetta domani mattina per prendere parte alla prima vera e propria escursione del viaggio.

Domenica 24 Dicembre: La sveglia suona poco prima delle 6:30, mentre oltre la finestra della nostra stanza è ancora buio, e un po’ assonnati ci prepariamo per la prima escursione alla scoperta del Senegal.

Usciamo in pantaloncini corti e maglietta all’aria aperta in quella che si può definire, per ora, la più incredibile vigilia di Natale della nostra vita … Facciamo colazione e alle 7:30 in punto saliamo sul pullman che ci porterà nel luogo più conosciuto del paese: la sua capitale Dakar. Lungo il tragitto, accompagnati da Omar, la nostra guida, incontriamo anche il corteo presidenziale, che procede spedito verso sud per un comizio in vista delle imminenti elezioni politiche, e dopo quasi due ore di estenuante strada africana giungiamo alla periferia della capitale, che, fondata nel 1857, è la più antica città “europea” dell’africa occidentale.

La prima sosta è ad un atelier che produce interessanti quadri fatti con le sabbie colorate: una piccola trappola per turisti nella quale veniamo inevitabilmente irretiti … Acquistiamo così un modesto ricordo (a prezzo incredibilmente fisso) e poi ripartiamo verso il centro di Dakar.

Passiamo a vedere tutti i più importanti palazzi istituzionali e ci fermiamo di fronte a quello presidenziale, la “Casa Bianca”, come amano definirla anche qua, con tanto di guardia in alta uniforme davanti al massiccio cancello d’ingresso … Raggiungiamo quindi la vecchia stazione: colorato e caratteristico edificio di chiara impronta coloniale, di fianco al quale si trova un piccolo e sudicio mercato, che visitiamo rapidamente prima di dirigerci verso il porto e quindi verso l’imbarco per l’Isola di Goré.

Poco dopo mezzogiorno salpiamo dal molo di Dakar e ci avviamo a percorrere lo stretto braccio di mare che ci divide da una piccola scheggia d’Africa tristemente famosa per la storia dell’umanità, da qui infatti partivano buona parte degli schiavi neri alla volta delle Americhe.

Venti minuti dopo la partenza sbarchiamo a Goré: un fazzoletto di terra sul quale oggi vivono non più di mille persone, appena un sesto di quelle che la popolavano nel XVIII secolo, quando il luogo era ferocemente conteso fra inglesi e francesi.

Appena messo piede sull’isola notiamo le caratteristiche costruzioni che si affacciano sul porticciolo e ricordano ancora l’epoca coloniale, poi, vista l’ora ormai tarda, andiamo a pranzo in un ristorante del centro.

Alle 14:30, tornati in strada, andiamo a visitare la Maison des Esclaves, la casa degli schiavi: l’unico edificio, risalente al 1786, sopravvissuto fra quelli destinati a suo tempo all’orrendo commercio di esseri umani … Qui i “pezzi d’ebano”, come si usava chiamarli, venivano ammassati in piccole celle e una volta esaminati gli si attribuiva un prezzo, come per gli animali, prima di imbarcarli per il Nuovo Mondo.

Nel silenzio più assoluto ascoltiamo l’agghiacciante discorso del custode, che ci illustra tutte le deprecabili fasi della tratta degli schiavi, e poi vaghiamo un po’ per quelle stanze buie e osserviamo l’inquietante porta attraverso la quale uomini e donne salivano sulle navi che li avrebbero portati via per sempre dalla loro terra … La Maison des Esclaves, però, è troppo piccola per essere stata da sola il fulcro di tale deportazione, e su questo gli studiosi concordano, ma è comunque un simbolo e un monito a ché tali cose non succedano mai più! Visitiamo tutta la caratteristica isola, annoverata dall’Unesco fra i siti patrimonio mondiale dell’umanità, sempre assillati da snervanti quanto folcloristici venditori, fino al suo punto più alto, dove si trovano le fortificazioni militari e da dove si godrebbe di un bel panorama sulla città di Dakar, se non fosse per l’odierna, densa foschia.

Alle 16:30 siamo così di nuovo sul molo e quindi sulla piazza principale dell’abitato al cui centro si trova, nonostante la maggioranza musulmana, uno scarno ma significativo albero di Natale, e lì ci mettiamo in attesa del traghetto per tornare sul continente.

Sbarcati nuovamente a Dakar saliamo subito sul pullman ed intraprendiamo la lunga strada del rientro, così, passate da poco le 19:00, riconquistiamo compiaciuti il Royal Saly … Quella che si è appena conclusa è stata, infatti, una bella ed interessante escursione.

Corriamo in camera e mezzora più tardi siamo sui bordi della piscina a vedere la festa preparata per i bimbi in occasione del Natale, caratterizzata dall’improbabile quanto originale arrivo del tradizionale Babbo (di pelle nera e con folta barba bianca) dal mare, in piroga … A seguire lo stupendo cenone, consumato in un ambiente straordinario.

Dopo una bellissima serata ce ne andiamo così a dormire entusiasti … per ora è una meravigliosa vacanza e speriamo resti tale fino al termine … Lunedì 25 Dicembre: Buon Natale dal Senegal … nonostante il muezzin locale intoni alle prime luci dell’alba la sua cantilenante preghiera ad Allah … non ci sembra vero: mentre le festività ci evocano slitte e pupazzi di neve usciamo in pantaloncini corti e t-shirt per andare a far colazione, in vista dell’imminente escursione quotidiana.

Partiamo puntuali, in pullman, ancora verso Dakar, ma diversi chilometri prima della capitale svoltiamo a destra, verso l’interno del paese, per fermarci quasi subito, ai bordi della strada, ad osservare un piccolo gruppo di scimmie probabilmente uscite da una vicina riserva. Lungo il tragitto osserviamo anche un villaggio dell’etnia nomade dei Pevel, che vive ancora nelle capanne, con i muri ed il tetto in paglia, quindi, a metà mattinata, giungiamo a Thies, la seconda città del Senegal, per visitarne il grande mercato.

Scendiamo dal pullman ed in compagnia della guida ci avventuriamo nei meandri di un vero mercato senegalese … affascinante, nonostante il degrado ed il fetore, che in alcune zone è per noi quasi insopportabile, ma i colori e le crude situazioni la fanno da padroni e concludiamo la breve esplorazione con la scia dei bimbi a caccia di “bon-bon” e monetine.

Tornati sul nostro automezzo riprendiamo l’itinerario e quasi a mezzogiorno arriviamo, poco più a nord di Dakar, sulle sponde del Lac Retba, o Lago Rosa: un curioso specchio d’acqua formatosi nel secolo scorso, dopo un lungo periodo di siccità, laddove un tempo arrivava il mare, infatti la sua caratteristica è quella di essere salato e di contenere dei microrganismi che, secernendo ossido di ferro, gli conferiscono una colorazione, appunto, rosata … ed è veramente colorato! … specialmente in questo periodo dell’anno, che coincide con la stagione secca.

Ci fanno salire su di un camion a quattro ruote motrici e con quello ci avviamo a seguire il periplo del lago in senso antiorario … Prima di tutto vediamo uomini e donne al lavoro, con metodi arcaici, per estrarre dal fondo del bacino lacustre il sale che viene poi commercializzato in tutto il paese, quindi giungiamo, sulle sponde settentrionali, ad un villaggio Pevel e lì scendiamo dal nostro mezzo per visitarlo.

Ci attende “casualmente” sul posto il figlio del capo villaggio che, con grande affabilità, ci mostra le modestissime capanne nelle quali vivono e le donne impegnate nei più svariati lavori quotidiani, mentre tutt’intorno ci corazzano numerosi e bellissimi bimbi, alla ricerca di una semplice caramella … Tutto, in parte, è inutile nasconderlo, è palesemente preparato, ma oggi, ormai nel 2007, parecchie situazioni sono ancora molto reali! Tornati sul camion affrontiamo la bianca distesa di dune, universalmente nota come l’ultimo tratto della famosa gara rallistica Parigi-Dakar … Fra poco più di tre settimane (il 19 di gennaio) qui sfrecceranno, infatti, i fuoristrada ed i motori protagonisti dell’evento. Oltre che essere famoso il posto è anche molto bello e i candidi cumuli di sabbia creano intriganti scenari dal sapore sahariano … Particolarmente emozionante è, infine, la corsa in riva all’oceano, sulla battigia carrabile, con le grandi onde del mare su di un lato e le immancabili dune sull’altro.

Riguadagnate le sponde del Lac Retba ci rechiamo a pranzo in ristorante a breve distanza dai luoghi di raccolta del sale e poi, nel primo pomeriggio, raggiungiamo le rive dello specchio d’acqua, laddove si trova una sorta di spiaggia attrezzata e lì consumiamo il più incredibile bagno chi io ricordi, causa i circa trecento grammi di cloruro di sodio sciolti in ogni litro di fluido, che rendono il Lac Retba il secondo lago più salato al mondo dopo il Mar Morto e vi si galleggia senza muovere un dito, anzi, tenendo mani e piedi completamente al di fuori del pelo dell’acqua! … E’ una sensazione straordinaria, anche se di breve durata, e alla fine un senegalese, dietro una piccola ricompensa, ci lava da capo a piedi tirandoci secchiate di acqua dolce e gelida … Con quest’ultima esperienza l’escursione volge ormai al termine e dopo aver fatto alcune compere in un vicino mercatino torniamo a salire sul pullman e ci avviamo in direzione del Royal Saly, dove arriviamo intorno alle 18:00.

Rimesso piede a terra prima di tutto corriamo in spiaggia a vedere il tramonto e poi in camera a prepararci per cena … La conseguente serata trascorre piacevolmente in compagnia degli amici e in questo modo concludiamo un’altra bella giornata dal sapore tutto africano.

Martedì 26 Dicembre: La sveglia è come al solito di buon ora, infatti anche questa mattina è in programma un’escursione, seppur breve, di sola mezza giornata, alla Riserva Naturale di Bandia, situata quindici chilometri a nord di Saly e creata nel 1990 allo scopo di ospitare in condizioni di semilibertà, vista la grande estensione del parco, animali selvatici altrimenti assenti in questa zona del paese.

Dopo colazione l’appuntamento è all’uscita dell’hotel, dove ci attende il camion fuoristrada 6×6 che ci accompagnerà nella visita … Ci sono purtroppo però, fra i partecipanti alla gita, già alcune defezioni dovute al più classico dei disturbi tropicali e per ora bisogna solo ringraziare di non essere fra gli “eletti”… Poco dopo le 9:00 prendiamo strada e in breve giungiamo all’ingresso della riserva … Il tempo di fare i biglietti e subito dopo ci avventuriamo lungo i 24 chilometri di piste che l’attraversano.

Anche se il luogo è stato creato appositamente per i turisti non assomiglia affatto ad uno zoo safari, infatti gli animali sono praticamente liberi, seppur introdotti per la maggior parte dal lontano Sudafrica, e sopravvivono quasi esclusivamente con i loro mezzi … L’ambiente quello sì è originale e vaghiamo fra giganteschi baobab alla ricerca degli abitanti del parco, che non si ha l’assoluta certezza di incontrare.

Prima di tutto c’imbattiamo in una coppia di facoceri, poi vediamo alcuni impala e subito dopo la longilinea giraffa, per fotografare la quale ci fanno anche scendere dal nostro mezzo … Non mancano poi gli struzzi e qualche scimmia, oltre ai massicci bufali e ai colossali rinoceronti.

Ad un certo punto ci fermiamo, lungo il tragitto, in prossimità di un enorme baobab nel cui tronco cavo si trovano alcuni resti di ossa umane: secondo l’antica tradizione animista i “griots” (i cantastorie), oltre che conservare la memoria della storia degli avi, possiedono anche grandi poteri esoterici e non possono essere sepolti poiché la loro forza potrebbe causare la siccità del terreno, per questo motivo vengono posti all’interno di alcuni dei grandi alberi cavi, che assumono di conseguenza uno statuto di sacralità molto forte per le comunità locali. Solo molto di recente lo stato senegalese ha posto il divieto, per motivi sanitari, a quest’antica pratica, ma la popolazione, forte delle sue credenze, tende per lo più a spostare le spoglie in alberi maggiormente riparati.

Dopo la sosta ci avviamo in direzione dell’uscita e quindi verso il centro visitatori dove, per finire, osserviamo le grosse tartarughe di terra e, in un vicino stagno, alcuni coccodrilli … E’ stata in fin dei conti una bella esperienza, soprattutto per Federico, e vogliamo considerarla un po’ come un assaggio, in attesa di fare, prima o poi, un vero e proprio safari … in Kenya, in Tanzania o in Sudafrica … chissà … Intanto, sulla via del ritorno a Saly, lungo la strada statale, ci prendiamo un bello spavento quando, durante un sorpasso, scoppia una gomma al vecchio camion che stavamo affiancando … solo un gran botto, ma l’adrenalina per un attimo è schizzata alle stelle! Arriviamo in hotel giusto in tempo per il pranzo e subito dopo andiamo in spiaggia: quattro chiacchiere con gli amici, una passeggiata lungo la battigia alla ricerca di conchiglie, un po’ di sano relax e si fa sera … Rientrati con calma in camera più tardi andiamo a cena, quindi passiamo la serata con un inedito tombolone natalizio in spiaggia, sotto alle stelle, terminato il quale, ormai stanchi, ci trasciniamo a dormire, mettendo la parola fine anche a questa piacevole giornata.

Mercoledì 27 Dicembre: La sveglia suona quando fuori è ancora buio perché in programma c’è la solita escursione e sotto alcuni punti di vista tutto questo può apparire come una lavoro, ma noi siamo fatti così: ci piace vedere a fondo il posto in cui siamo … Certo, non è facile alzarsi da letto ma questa mattina Federico fatica stranamente più del solito, in più ha le guance arrossate e già ieri sera diceva di avere mal di gola … Nasce subito in noi un cattivo presagio: gli misuriamo la febbre e, infatti, ha quasi 38!!! Acc …!!! Oltre al dispiacere per le sue condizioni l’escursione è irrimediabilmente annullata … ma Sabrina insiste perché vada almeno io.

Facciamo colazione in silenzio e poi mi avvio, zaino in spalla, con l’entusiasmo pari a zero, verso il punto di ritrovo per la partenza … Salgo a capo chino sul camion 6×6, che poco dopo si avvia, e percorsi cento metri già mi manca il marmocchio e ho il morale sotto ai tacchi.

Corriamo verso sud, oltrepassiamo la caotica città di Mbour e dopo una manciata di chilometri svoltiamo in direzione dell’interno seguendo una pista fra i baobab … Giungiamo così in uno sperduto paese nel quale ci fermiamo a comprare provviste che poi doneremo ad una sorta di “villaggio adottivo”, che si trova in mezzo alla savana, e durante la breve sosta veniamo assaliti da bimbi che spuntano da ogni dove.

Ripreso l’itinerario arriviamo, nel bel mezzo del nulla, alla località di Nguenienie, dove si tiene un affollatissimo mercato … Il contesto è straordinario, con le più svariate merci ammassate ovunque e poi con le urla e gli intensi odori, ma soprattutto con le donne senegalesi che indossano coloratissimi vestiti tradizionali e tante di loro con i bimbi legati miracolosamente in bilico sul dorso … Vaghiamo per un po’ a piedi, in lungo e in largo per il mercato, in una strabiliante esplosione di colori … e tanto più è bello ciò che mi circonda, tanto più mi mancano Sabrina e Federico, anzi, un pensiero mi martella la mente: come starà il piccolo?… Con qualche assillante patema concludo alcuni “affari” e poi torno a salire sul camion con il quale, poco dopo, ci avventuriamo in mezzo alla savana per raggiungere il nostro “villaggio adottivo”.

Seguite sconquassate piste giungiamo in prossimità di alcuni grandi alberi, intorno ai quali si sviluppa un recinto disseminato al suo interno di qualche povera capanna … Subito ci vengono incontro i bambini e poi, dai miseri campi circostanti, le donne, che tengono in bilico sulla testa cesti ed anfore con grande disinvoltura.

In breve il nostro arrivo si trasforma in una festa e al ritmo dei tamburi restiamo per un po’ a vagare nel minuscolo villaggio cercando di capire come possa un gruppo di esseri umani sopravvivere con così poco, facendosi bastare per un giorno ciò che a noi non basterebbe per un’ora.

E’ una sensazione straordinaria restare per qualche istante con questa gente e quando ce li lasciamo alle spalle, mentre salutano sbracciandosi, ci viene quasi il magone perché, nonostante tutto, sono buoni e pieni di dignità … virtù che riscontriamo anche poco più tardi quando, lungo il percorso, incontriamo alcune donne che raccolgono arachidi e, festanti, ce ne offrono a piene mani: un gesto generoso oltre misura.

Continuando a vagare per la savana, con la prua sempre rivolta a sud, arriviamo sulle sponde del fiume Saloum, il terzo corso d’acqua del Senegal, in prossimità dell’abitato di Ndangane, ormai poco più a nord del Gambia, e lì ci fermiamo parcheggiando il mezzo all’interno di un villaggio turistico.

Saliti a bordo di una piroga ci avventuriamo nella foce del fiume, fra vasti mangrovieti, alla ricerca di fauna ittica, ma è una piccola delusione perché in un’ora abbondante vediamo solo qualche sparuto pellicano e neppure troppo da vicino … forse non sarà la stagione giusta … e tornati alla base ci trasferiamo mestamente a pranzare in un locale sulle rive del Saloum.

Nel pomeriggio, dopo una rapida sortita ad un mercatino traboccante di assillanti venditori senegalesi, torniamo a macinar chilometri nella savana … Giungiamo in questo modo al cospetto di “sua maestà”, il più grande baobab della nazione, con una circonferenza di 23 metri ed un diametro di 7 ! … E’ davvero imponente e uno alla volta, scivolando attraverso una stretta apertura del tronco, andiamo anche al suo interno, che può contenere una ventina di persone.

Scattate le foto d’obbligo riprendiamo la marcia e, riguadagnata la strada asfaltata costiera, poco più tardi, arriviamo nell’abitato di Joal, dove ci fermiamo al mercato ittico e nel pezzo di litorale dove spiaggiano tutte le piroghe di ritorno dalla battuta di pesca quotidiana … Non c’è tantissima gente ed il clou della giornata deve essere già passato, ma in un odore intenso facciamo ugualmente visita al luogo, non bello, ma ricco di colori e interessante sotto molti punti di vista.

Ormai è sera e ci avviamo in direzione del Royal Saly, così dopo un incontro lungo la strada con un famelico gruppo di scimmie, che ha particolarmente gradito le nostre arachidi, avute in dono durante la mattinata, giungiamo finalmente all’hotel … e dico finalmente perché, angosciato, mi precipito subito in camera a vedere come sta il piccolo: poco fa aveva quasi quaranta di febbre! … Gli somministriamo un antipiretico e la temperatura si abbassa … andiamo a cena, passano le ore e non si rialza … Così, speranzosi, ce ne andiamo a dormire confidando nel “miracolo” durante la notte … Che peccato: quella odierna sarebbe stata davvero una bella esperienza se vissuta tutti tre assieme … Giovedì 28 Dicembre: Dopo una notte un po’ travagliata, non a causa di Federico che sembra stare meglio, ma per via di un piccolo allagamento in bagno e lo scoppio del nostro boiler, posto all’esterno della stanza, con l’assistenza tecnica senegalese prestata ai ritmi forsennati di un bradipo, ci alziamo intorno alle 9:00 un po’ stanchini (e dire che, secondo programmi, questa doveva essere la nostra notte di riposo, dopo le ripetute escursioni) e andiamo a fare colazione, con Federico che sembra realmente miracolato … non che saltelli a destra e a manca, ma la febbre non si è più ripresentata.

Osservati gli orari dei voli di rientro in Italia esposti al banco Alpitour, che sono tutti confermati come da programma, ci sistemiamo in riva all’oceano in compagnia degli amici di Treviso e trascorriamo in maniera piacevole la mattinata, passando in rassegna il colorito mercatino locale e facendoci coinvolgere in qualche inevitabile trattativa … Sopraintendiamo quindi all’enorme mole di lavoro svolta da alcuni inservienti dell’hotel che, in sei, sono riusciti a piantare, nell’arco di circa un’ora, un ombrellone dal tetto in paglia, confermando i forsennati ritmi, sopramenzionati, tipici del bradipo … Passato mezzogiorno ci rechiamo a pranzo e successivamente, ricomposta la squadra grazie alle sorprendenti condizioni di Federico, non ci facciamo mancare l’escursione quotidiana.

In pullman raggiungiamo, oltrepassata Mbour, la cittadina di Joal e da lì, percorrendo un lungo ponte pedonale in legno, il villaggio di Fadiout, sull’omonima isola, una delle principali attrazioni turistiche della Petit Cote … Il luogo è noto anche come Isola delle Conchiglie, infatti tutte le strade sono ricoperte dai residui di secoli di consumo dei molluschi.

Accompagnati da una guida locale visitiamo il caratteristico abitato, che a differenza del resto del Senegal è a maggioranza cattolica, e su di un attiguo isolotto l’originalissimo cimitero (l’unico del paese nel quale vengono sepolti, quasi uno accanto all’altro, cristiani e musulmani), immerso in un ambiente mistico, disseminato di baobab e tutto di conchiglie, ammassate a creare le semplici tombe che riempiono, con le loro croci, quasi per intero la quieta collina in riva al mare.

Dopo una breve sosta contemplativa torniamo sull’isola dei vivi, mentre ci scorazzano attorno bimbi stupendi, ai quali basta dare una caramella o una semplice penna a sfera per riempirli di gioia, e ripercorso il lungo ponte di legno riguadagniamo la terra ferma … E’ stata una visita estremamente interessante, non c’è che dire, peccato solo per il sole, latitante questo pomeriggio.

Ormai a sera, risaliti sul pullman, ripartiamo in direzione di Saly, dove arriviamo intorno alle 19:00 … Corriamo subito in camera a fare una veloce doccia (fredda, perché il boiler non è stato ancora riparato … ma con i ritmi che hanno chissà quando lo faranno … ) e poi incominciamo a ricomporre le valigie, in vista della partenza di domani.

Più tardi andiamo a consumare l’ultima cena di questa bella vacanza in terra senegalese e poi, dopo una lunga chiacchierata di fronte ad un caffè, ce ne andiamo a riposare, visto che non potremo fare altrettanto domani sera, con l’arrivo in Italia previsto a notte fonda.

Venerdì 29 Dicembre: E’ il giorno della partenza e ci alziamo con calma: indossiamo calzoni lunghi e scarpe da ginnastica e andiamo a far colazione … Ci rechiamo quindi a salutare l’oceano, prima di tornare in camera a chiudere le valigie.

Alle 10:00 in punto siamo fuori della stanza e ci mettiamo in attesa, con tutti gli altri, dell’orario previsto per la partenza. Sabrina incamera gli ultimi caldi raggi di sole africano e poi, dopo un veloce spuntino, alle 11:30, ci presentiamo all’uscita dell’hotel per salire sul pullman che ci porterà all’aeroporto.

Leggermente in ritardo su quanto previsto ci lasciamo alle spalle, con qualche rimpianto, il Royal Saly, che ci ha permesso di trascorrere un indimenticabile Natale. Passiamo a recuperare altri turisti da diversi hotel nella zona e, ormai sulla strada al di fuori della località turistica, veniamo raggiunti da un’auto che ci fa tornare indietro perché pare ci sia rimasta una persona al Royal Saly … Invertiamo la rotta per giungere nuovamente all’hotel ed accorgerci che è stato tutto un grosso disguido … intanto, però, abbiamo perso quasi un’ora.

L’aria condizionata del pullman non funziona a dovere e patiamo un gran caldo sulla strada per Dakar, in più il traffico è intenso e impieghiamo oltre due ore e mezzo, ci consoliamo così guardando oltre il vetro i più svariati scorci di vita del popolo senegalese, che è in fermento per l’imminente festa del Tabaski.

Giunti all’aeroporto in grande ritardo imbarchiamo tutto in fretta e furia e in breve ci troviamo a sedere dentro al Boeing 737 della compagnia Neos che, identificato come volo NO5823, alle 16:05 (con quasi mezzora di anticipo!) stacca da terra diretto a Verona: “au revoir Senegal”… Saliamo di quota mentre sotto di noi scorrono le case della grande metropoli africana, ci inoltriamo quindi nel Deserto del Sahara passando prima sulla Mauritania e poi sul Marocco meridionale, con il sole che scende inesorabilmente verso l’ovest, infiammando il cielo oltre il finestrino.

Ormai nell’oscurità sorvoliamo l’Algeria ed entriamo nel Mediterraneo … passiamo fra le Baleari e la Sardegna e rivediamo le coste italiane della Riviera di Ponente ligure, poi cominciamo la discesa verso Verona, dove, ci annuncia il comandante, ci aspetta una temperatura di meno un grado! … e già ci vengono i brividi.

Atterriamo senza problemi alle 22:22 all’aeroporto Valerio Catullo. Ritiriamo sani e salvi i bagagli, salutiamo gli amici di questo viaggio e usciti all’aria aperta troviamo ad attenderci i nonni, che con l’immancabile camper sono venuti a prenderci.

Imbocchiamo subito l’autostrada A22 verso sud e, chiacchierando su quanto di bello abbiamo visto in Senegal, alle 23:20 siamo a Mantova, così poco più tardi, mentre stiamo entrando sull’A1 a Modena, scocca la mezzanotte ed è … … Sabato 30 Dicembre: Continuando a parlare del più e del meno, e di quanto è successo in Italia durante la nostra assenza, giungiamo anche a Bologna e prendiamo a seguire la A14. Fila via tutto liscio, visto l’orario ed il giorno prefestivo, così poco prima dell’1:00 usciamo dall’autostrada a Faenza e una manciata di minuti più tardi, all’1:12, concludiamo felicemente il viaggio di fronte al cancello di casa nostra … Un viaggio speciale, sotto diversi aspetti: è stato per noi il primo Natale passato al di fuori dell’Italia e dell’Europa, per di più al caldo, è stato per noi anche il primo viaggio nell’Africa nera, ma certamente non un viaggio estremo … Il Senegal, però, ci ha saputo offrire già situazioni crude e ambienti tipici di questo grande continente e nel nostro ego ci piace considerare questo paese un po’ come la “Porta d’Africa” … quell’Africa che prima o poi vorremmo avere il piacere di visitare.

 Dal 21 al 30 Dicembre 2006



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