Senegal l’eleganza dell’africa

Partiamo da Roma e dopo un volo di 5 ore con scalo a Lisbona, arriviamo di notte a Dakar. Siamo un pò frastornati perchè avendo scelto un viaggio organizzato individuale, pagando un congruo extra per avere una guida tutta per noi, all'aeroporto troviamo ad attenderci un autista da condividere con altri turisti. Però arrivati in hotel troviamo...
Scritto da: fillynara
senegal l'eleganza dell'africa
Partenza il: 29/11/2004
Ritorno il: 06/12/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Partiamo da Roma e dopo un volo di 5 ore con scalo a Lisbona, arriviamo di notte a Dakar. Siamo un pò frastornati perchè avendo scelto un viaggio organizzato individuale, pagando un congruo extra per avere una guida tutta per noi, all’aeroporto troviamo ad attenderci un autista da condividere con altri turisti. Però arrivati in hotel troviamo un biglietto della nostra guida che ci rassicura , ci vedremo domani mattina. Durante il tragitto dall’aeroporto all’albergo, non abbiamo modo di farci un’idea di Dakar preoccupati come siamo della guida del nostro autista.

2) giorno : ci svegliamo presto desiderosi di scoprire questo paese che ci ha sempre affascinato, e finalmente troviamo nella hall del hotel la nostra guida, è un giovane dell’etnia wolof, scopriremo dopo che in questo paese convivono varie etnie e impareremo a riconoscere i vari tratti somatici che li contraddistinguono, mentre l’autista è un mandingo. Si parte. Prima facciamo un giro panoramico della città, con il suo variopinto mercato, dove colori, odori, suoni si mescolano in un coktel che ci stordisce.

Poi visitiamo la stazione dei treni in stile coloniale, vari punti panoramici e finalmente ( la visita della città è un pò deludente) prendiamo il traghetto per l’isola di Gorèe. É stupenda! Con i suoi vicoletti in terra battuta, le case variopinte ricoperte di bougonville. Ma è anche un posto dove aleggiano gli orrori di un passato fatto di tratta degli schiavi e atrocità annesse. Tutto ciò è ben documentato nel museo che ha sede all’interno della fortezza tutta dipinta di rosa.Questa è una visita che ci segna nel profondo, che ci fa provare un senso di vergogna e umiliazione riempendoci di sensi di colpa di fronte alla gentilezza con cui invece loro ci trattano.

3) giorno. Partiamo di buon’ora alla volta del famoso lago rosa. Dopo un giro in fuoristrada sulle dune di sabbia che finiscono su una spiaggia immensa dove i pescatori tirano a riva le loro reti cariche di pesce, giungiamo finalmente al lago. Ma è proprio rosa! Anzi direi fucsia. C’è una policromia accecante, tra il rosa del lago, il bianco abbagliante delle montagnette di sale estratto dal lago e il nero vellutato della pelle degli estrattori di sale. Facciamo il bagno nel lago ma la sensazione non è proprio piacevole, l’acqua è caldina e viscida, e proviamo la famosa doccia africana: secchiate d’acqua addosso. Chi ha detto che in Africa si mangia male? hanno dei piatti locali , come il pollo yassa, fantastici. Basta adeguarsi un pò ed essere disposti a sperimentare nuove cucine.

4) giorno. Partiamo alla volta della Langue de Barbarie. Una striscia di sabbia bianca che divide l’oceano dal fiume Senegal. Dopo un giro in piroga sul fiume , all’interno dell’omonimo parco, durante il quale vediamo ogni sorta di uccello, compresi i pellicani bianchi, ci fermiamo su questa lingua di sabbia per un bagno . L’acqua è fredda, ma in compenso la spiaggia è disseminata di conchiglie che qui si possono raccogliere. Pranziamo accompagnati dalla loro musica che evoca sensazioni ancestrali e poi ci dirigiamo a saint louis capitale coloniale del Senegal. Dormiamo in un hotel ricco di fascino in pieno stile coloniale : La poste.

5) giorno. Al mattino ci rechiamo in una riserva dove abbiamo modo di vedere scimmie, gazzelle, e tartarughe. Ma la visione più bella è l’uscita di scuola, in un villaggio , di una marea di bimbi dagli occhi grandi, che, contrariamente ai loro problemi di sopravvivenza, ridono felici e curiosi.In quel momento in me e mio marito scatta qualcosa. Chiediamo alla guida( questo è il bello di avere una guida tutta per se) cosa di concreto e immediato possiamo fare per la sua gente. Ben contento, ci porta in uno spaccio, ci fa acquistare riso, zucchero, candele e saponi, e ci porta in un piccolo villaggio, molto povero, con le loro capanne in paglia, ma tutto pulitissimo. Ci accolgono con gran gioia, ci offrono il thè, i bimbi ballano per noi, ma non sento finzione, anzi si avverte un’aria di festa. Ma il mio cuore trabocca di commozione quando una giovane mamma vuole che io provi cosa prova lei quando porta il suo bimbo legato in spalla. Me lo attacca ben stretto sulla spalla e io sento il suo cuoricino battere contro le mie costole. Inutile dire i fiumi di lacrime che verso.

Questo è il mio mal d’Africa che mi coglierà al rientro, i sorrisi senza denti, gli occhi di velluto che ti guardano fiduciosi, capanne di paglia, aria finissima, colori accesi e il silenzio chiassoso della natura antica.

Gli ultimi giorni li passiamo a Saly, nota località turistica uguale a tante altre. L’unica cosa da ricordare la simpatia dello staff del hotel, ma questa è una caratteristica dei senegalesi, così come la bellezza regale delle loro donne, la loro generosità, la loro dignità che hanno fatto di questo viaggio un’esperienza indimenticabile. Ora quando vedo per strada dei Senegalesi che vendono le loro cianfrusaglie, capisco che nostalgia abita il loro cuore, per la loro terra, per la loro gente e cerco sempre di fermarmi a parlare un pò con loro, per ricordare insieme.



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