Semplicemente america

SEMPLICEMENTE AMERICA! Il diario che leggerete, è un racconto del tour di tre settimane nelle lontane terre sconfinate della California, del Nevada, dell’Arizona con una puntatina nell’Utah, fatto e organizzato da me e mio marito in perfetta autonomia e soprattutto in interessante economia! Cercherò di essere più essenziale possibile...
Scritto da: mocla_04
semplicemente america
Partenza il: 22/05/2008
Ritorno il: 13/06/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
SEMPLICEMENTE AMERICA! Il diario che leggerete, è un racconto del tour di tre settimane nelle lontane terre sconfinate della California, del Nevada, dell’Arizona con una puntatina nell’Utah, fatto e organizzato da me e mio marito in perfetta autonomia e soprattutto in interessante economia! Cercherò di essere più essenziale possibile lasciando spazio ai soli commenti e consigli utili.

1 giorno – 22 Maggio 2008 Si parte! ore 5.15 suona la sveglia e in men che non si dica siamo pronti valige in mano, destinazione Fiumicino. Partiamo da Terni, perciò alle 7.15 grazie ad un traffico clemente, siamo a Fiumicino con Check in già fatto! Grazie al Check in on line, effettuato la mattina precedente alla partenza, abbiamo potuto saltare la prima delle code. L’imbarco del volo è quasi immediato, del resto la precisione tutta inglese della British è impeccabile. Alle 8,10 decolliamo destinazione Londra, per la prima tratta del volo verso Los Angeles. Alle 10, ora Italiana, atterriamo al famigerato Terminal 5 di Heatrow, ci fanno molti controlli, ma non interminabili, o mal organizzati come dicevano in diversi forum o articoli di giornale, del resto è la destinazione che abbiamo scelto che porta ad averne. Alle 12,15 ci imbarchiamo nel gigantesco Boeing 747-400 della British, i posti non sono spaziosissimi, però ogni sedile è dotato di monitor personale, dove è possibile scegliere tra numerosi film, cartoni, sit com, naturalmente solo in lingua madre, ma per passare le interminabili 12 ore va bene tutto! Arriviamo a Los Angeles alle 14.50 ora locale (il fuso con l’Italia è di 9 ore). Ci dirigiamo immediatamente al ritiro bagaglio, ma prima dobbiamo effettuare i severi controlli per poter accedere nella terra a stelle e strisce. All’immigrazione ci aspetta un poliziotto dall’aria burbera che ci fa una scansione delle impronte digitali del dito indice, uno scanner della retina oculare e per finire una foto anch’essa digitale, ci fa qualche domanda di rito, del tipo che scopo ha il nostro viaggio e se facciamo parte di un tour organizzato, noi rispondiamo che siamo qui per vacanza, ma in perfetta autonomia, allora in italiano ci augura buon viaggio e ci raccomanda di fare attenzione a non perderci!… (spirito del tutto americano!). Appena fuori l’immigrazione, ritiriamo le nostre due valigie, che fortunatamente sono arrivate sane e salve, facciamo per uscire e spunta fuori un nuovo controllo questa volta per il bagaglio a mano. Impareremo che i californiani sono fissati con la frutta e la verdura, non vogliono in alcun modo che se ne importi neanche dagli stati limitrofi. Sfortunatamente per noi avevamo 3 banane nello zaino, così un simpatico poliziotto che parlava perfettamente italiano ce l’ha sfilate gettandole in un cestone! Finalmente riusciamo a superare tutti i controlli e ci avviamo a ritirare la nostra auto. L’abbiamo noleggiata, sempre dall’Italia, con la Dollar per $390. All’arrivo al botteghino ti chiedono comunque delle assicurazioni aggiuntive che coprono molte più cose, tra cui la sostituzione immediata dell’auto in caso di incidente, o di rottura. Accettiamo di spendere altri $300 per stare tranquilli. Per trovare il botteghino Dollar dovrete uscire dall’aeroporto, andare nella zona riservata agli shuttle, (uscendo a sinistra) e attendere il bus viola, non vi sbaglierete di sicuro c’è il logo riportato davanti, tenete a portata di mano il vostro contratto, l’autista vorrà vederlo! Sbrigate le pratiche burocratiche andiamo a prendere l’auto, noi avevamo prenotato una compatta, ma nel garage potevamo scegliere tra Dodge Caliber e PT cruiser (vale a dire una categoria superiore) noi abbiamo optato per la prima, ci sembrava più affidabile dato che avremmo dovuto farci un sacco di miglia! Sistemiamo i bagagli nel capiente baule, saliamo a bordo e accendiamo il nostro navigatore, gli impostiamo la destinazione del Days inn di Manchester Blvd anch’esso prenotato dall’Italia (la prima notte che trascorrerete negli States, deve essere per forza di cose prenotata dall’Italia altrimenti non rilasciano la carta verde, vale a dire quello che sarà il vostro permesso di soggiorno). Il navigatore, un Garmin 250 di nostra proprietà, portato direttamente dall’Italia, (a noleggio vi chiederanno altri $ 50) si rivelerà un vero amico in questa vacanza, qui in America è una vera e propria scheggia, altro che nel vecchio Continente, è preciso al millimetro! Arriviamo al motel velocemente, il solo problema erano le marce automatiche, presto però ci prenderemo mano! Il motel Days Inn che abbiamo prenotato, fa parte di una delle catene più economiche d’America, nel caso specifico di questo di Los Angeles, la pulizia della stanza lascia un po’ a desiderare, ma in quanto all’igiene delle lenzuola abbiamo visto di molto peggio in giro per il mondo! Il tempo a L A non è dei migliori, nuvoloso con un po’ di pioggia, quindi, dopo aver fatto le telefonate di rito tramite skipe che, per chi come noi che viaggia con un notebook wireless al seguito, risuleterà molto comodo dato che la copertura di rete wi fi in America, è ottima in tutti gli alberghi e spesso anche in mezzo alla strada! Il tempo sembra che ci dia una tregua, andiamo a farci un giro per Santa Monica per cercare di recuperare il fuso! Santa Monica di sera è molto carina, piena di locali e anche lungo il mare offre molte attrazioni di divertimento. Noi però siamo molto stanchi, così guardiamo solo da lontano. Riprendiamo la nostra auto e torniamo al Motel, ci aspetta un po’ di riposo dopo circa 24 ore di no-stop… 2 giorno – 23 Maggio 2008 Ci svegliamo con un tempo che anche per oggi non regala il tanto famigerato sole californiano, perciò cerchiamo di sconvolgere il nostro programma che prevedeva il Big Sur. Decidiamo di rimanere a Los Angeles e visitare quello che la città offre, attendendo un po’ di clemenza temporale per l’indomani. Cominciamo il nostro tour da quella che nel telefilm “Streghe” è stata la casa delle sorelle Halliwell (Carroll Avenue 1329). Impostiamo il nostro navigatore e in una quindicina di minuti siamo lì, facciamo le foto di rito senza sostare troppo, dato che si tratta di una zona residenziale e gli scatti non sono molto graditi. Ripartiamo, poi, per raggiungere un amico di nostro cognato che vive qui, portargli i saluti e carpire qualche suggerimento, naturalmente, in caso di necessità può essere un valido aiuto! Il tempo continua ad essere instabile e l’ora di pranzo si avvicina, così, raggiungiamo un centro commerciale Target e ci spariamo una pizza che non risulta neanche tanto male! Quando usciamo, invece del sole troviamo la bufera. Piove a dirotto! Attendiamo un po’ in auto cercando di prendere una decisione alternativa. Optiamo per Holliwood & Highland il mega centro commerciale di Holliwood, il parcheggio, costa $2 per 4 ore, se acquisti qualcosa. Facciamo un giretto, prima all’interno del centro, poi visto che ha smesso di piovere ci spostiamo all’esterno per fare due passi nella famosa Walk of fame. Facciamo le dovute foto di rito davanti l’ingresso del Kodak Theatre e ancora più avanti al Teatro Cinese, dove il piazzale antistante è piastrellato con le famose impronte dei più celebri artisti. Facciamo qualche scatto anche lì con i nostri attori preferiti, poi, dopo aver consumato un succo di frutta al bar del centro commerciale per avere lo sconto sul ticket del parcheggio, andiamo a riprendere l’auto per dirigerci verso Beverly Hills e Rodeo Drive. Posteggiamo in un parcheggio a pagamento con il mitico quartino per 30 minuti (scopriremo poi, che esistono un paio di comodi parcheggi pubblici gratuiti per due ore, cosa che impareremo, è molto diffusa in America). Facciamo una passeggiata in mezzo ai negozi da super ricconi di Rodeo Drive, meglio andarsene tanto come si dice… Guardare e non toccare…! Ci addentriamo nella zona residenziale di Beverly Hills alla ricerca di qualche villa dei famosi, purtroppo però, non è facile trovarne e noi non avevamo voglia di spendere soldi per qualche tour illustrativo delle gigantesche cancellate di protezione delle ville, perciò vista l’ora, sono quasi le 6 di pomeriggio, e il fuso che si fa di nuovo sentire, partiamo alla ricerca di un motel. Arriviamo nel Days inn di Camerillo, camere e strutture questa volta sono notevolmente più confortevoli, ma anche il prezzo…$109! Una volta preso possesso della camera e collegati ad internet, scopriamo di aver preso una “sola”, se si prenotava in rete si spendeva circa $30 in meno! (ne prenderemo nota per le notti a seguire) Andiamo a fare la spesa per la cena in un Wall mart vicino l’albergo e visto che la camera è dotata di forno compriamo dei tortellini, un’american pie e della frutta.

Mangiamo e iniziamo la ricerca dell’albergo per l’indomani, la cosa si rivela assai complicata visto che c’è il Memorial Day. Riusciamo a trovarne uno disponibile a Salinas un paesino vicino Monterey, l’unico nel giro di molti chilometri, prenotiamo al volo anche se il prezzo non è dei più economici, $ 120 a camera! 3 giorno – 24 Maggio 2008 Ci svegliamo di nuovo con una giornata che non promette nulla di buono… Ma dov’è il mitico sole californiano?…Decidiamo però ugualmente di fare il giro che avevamo previsto. Dopo la colazione tutta American style, donnuts e orange juice, partiamo per Santa Barbara. Arriviamo dopo un’oretta, il lungo mare è davvero bello, quello che più di californiano ci si può aspettare. Viale con palme altissime e tantissime bancarelle che vendono di tutto, facciamo un giro sul molo dove incontriamo un grosso pellicano che si lascia fotografare e avvicinare senza paura.

Riprendendo l’auto, ci addentriamo nel centro di Santa Barbara. Non preoccupatevi del parcheggio, ci sono una decina di public parking, disseminati per il paesino, che offrono il posteggio gratuito per 75 minuti. Ne approfittiamo, per farci un giro tra i numerosi negozi e poi ci dirigiamo alla Corty House, l’equivalente del nostro palazzo di giustizia. Questa struttura è stata ricavata su una vecchia missione spagnola, è veramente deliziosa, tutta in architettura moresca completamente rivestita di maioliche come da tradizione e con dipinti seicenteschi che illustrano l’invasione spagnola, volendo, si può anche assistere ai processi, ma noi preferiamo riprendere la strada verso il Big Sur.

Ci fermiamo solo per il pranzo in un Mc Donald’s e facciamo il primo rifornimento di benzina (un consiglio, portate con voi sempre la vostra carta di credito che deve essere Visa o American Experess) gli americani pagano tutto con la carta, vi risulterà molto utile, primo, perché non porterete in giro un sacco di soldi e secondo, vi risolverà problemi con il resto. Un esempio su tutti, per farvi capire quanto sia fuori moda andare in giro con i contanti, è pensiero comune nel nuovo continente, che chi va in giro con le monete sonanti di solito sia uno spacciatore!. Il primo pieno di carburante è stata una tappa storica del nostro viaggio, per prima cosa bisogna inserire la visa nell’apposita fessura della pompa, poi però non capivamo come andare avanti, così dopo numerosi tentativi capitoliamo. Vi riporto i passi principali in modo da rendervi più semplice quello che per noi è stato abbastanza complicato: – Inserire la carta e attendere il segnale – Inserire la pompa e fare il pieno lasciando la pistola appoggiata al serbatoio senza sostenerla (questa è l’operazione più importante se non lasciate la pompa il distributore non erogherà il carburante) – Se si vuole la ricevuta, entrare nel negozio onnipresente in ogni distributore, altrimenti si può andare via, sfilando semplicemente la vostra visa dalla pompa Il cielo si è aperto e ci regala scenari molto belli, ci avviciniamo alla costa e iniziamo a percorrere le 150 miglia che ci separano da Monterey vale a dire il Big Sur, deviamo soltanto per andare a visitare Heart Castle, ma all’ingresso scopriamo che il biglietto costa $24 e di interessante da vedere c’è molto poco, del resto è solo una casa di un miliardario magnate della carta stampata, appassionato di storia greca e romana, morto in solitudine per problemi di paranoia. Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso la costa, ci fermiamo dopo circa 4 miglia a Point Pedras Blanca dove colonie di Elefanti marini, sostano tutto l’anno per riprodursi. E’ entusiasmante avere così vicini e in libertà questi animali che fino ad ora avevamo visto solo in Tv e negli zoo. Qui troviamo anche altri abitanti, gli scoiattoli, che si abbassano a qualsiasi cosa per avere un po’ di cibo, si lasciano avvicinare, accarezzare e addirittura ti salgono sulle ginocchia come dei gattini pur di raggiungere lo scopo! A malincuore lasciamo questo delizioso posto e iniziamo la nostra visita al Big Sur, è una strada panoramica, dove gli scenari sono veramente fantastici, difficile anche da descrivere, facciamo molte foto. Sulle guide troverete scritto che la strada non offre servizi di nessun tipo e perciò di avere sempre il pieno di carburante e del cibo in auto, non fatevi impressionare, noi per scrupolo abbiamo messo la benzina nell’ultimo distributore prima della strada costiera, ma siamo arrivati al distributore successivo con più di mezzo serbatoio, mentre per quanto riguarda il cibo, a meno che non vogliate fermarvi per i pasti principali, non vedo quale persona non resista senza mangiare per 2 o 3 orette! Il tempo ci scorre senza che noi ce ne accorgiamo, siamo in ritardo per l’albergo, il navigatore segna che mancano ancora 160 km e su quella strada tortuosa i tempi si allungano di molto. Dopo svariati tornanti e curve, arriviamo al Motel Ramada è carino anche se fuori dai giri turistici. Ceniamo in camera e poi ci connettiamo per la ricerca dell’albergo di San Francisco e la quotidiana chiamata casalinga.

4 giorno – 25 Maggio 2008 Questa mattina partiamo da Salinas e ci dirigiamo verso la famosa 17 miglia drive. E’ un percorso a pagamento ($ 9 ad auto), che corre attraverso boschi e campi da golf, il tutto contornato da una bellissima costa piena di bei scorci per splendide foto. Alla Spanish bay, ci si può fermare per vedere colonie di foche, pellicani e cormorani. Usciti da questa meraviglia, ci dirigiamo verso Monterey, famoso per essere la città natia di John Steinbech ex paesino di pescatori di sardine che oggi è stato rieducato al turismo, qui c’è un acquario tra i più belli del paese anche se noi per questioni di tempo non abbiamo visitato, accontentandoci di vedere delle lontre che popolano la baia! Partiamo di nuovo direzione Santa Cruz, questo è un paese pieno di vita e soprattutto di giovani, visto che c’è l’università della California, qui si possono ammirare ed provare, alcune giostre d’epoca e quelle più avvincenti dei tempi moderni. Ripartiamo per San Francisco, dove ci aspetta l’hotel Mithala, che abbiamo faticosamente prenotato per due giorni. L’albergo è comodissimo, in pieno centro ed ha il garage, cosa importantissima per chi come noi viaggia in auto! Infatti la nostra Dodge rimarrà lì buona buona per 48 ore.

Ci sistemiamo per la cena, come al solito in camera, approfittando anche di un super market proprio sotto il Mithala, facciamo i soliti collegamenti internet (questa cosa del wi-fi è fantastica, una vera scoperta per noi italiani) per decidere i percorsi dell’indomani. Visto che ci siamo e che abbiamo tempo, approfittiamo anche per dare uno sguardo generale all’intero percorso che ancora ci rimare da fare… quanti chilometri…! 5 giorno – 26 Maggio 2008 Come deciso il giorno prima, ci svegliamo, facciamo una veloce colazione in hotel e poi di corsa al molo a noleggiare due bici per tutto il giorno per 28 $ l’una, in maniera di poter visitare San Francisco più velocemente.

Indossati i caschetti d’ordinanza, iniziamo il tour, di certo la giornata non è delle migliori, non piove, ma è nuvolo e fa un freddo cane, per di più la bici accresce il vento che taglia il viso. Noi però non demordiamo e zaino in spalla iniziamo a percorrere la spiaggia che porta al Golden Gate, soffermandoci ogni tanto per scattare qualche foto al mitico ponte che tanti film ha inspirato e che regala scorci mozzafiato. Lo troviamo come di consueto avvolto nella nebbiolina che ci spiegano scaturisce dall’incontro della corrente fredda della baia con l’aria calda sovrastante.

La strada finisce sotto il primo pilone del ponte con una griglia che segnala lo stop, qui abbiamo visto una cosa veramente curiosa, una targa con disegnate due mani ad altezza uomo, mentre in basso un’altra targa riportava due orme di zampe di cane. Ci fermiamo un po’ per capirne il significato, ma ben presto scopriamo l’arcano, da lontano arriva di corsa un simpatico americano con il suo cane al seguito, arrivati di fronte alla griglia batte le mani sulla targa e fa fare lo stesso alle zampette del cane, poi si rigira e riprende a fare jogging. Questi americani… a volte sono davvero strani! Imbocchiamo il Golden Gate, qui l’aria è ancora più gelida, lo attraversiamo tutto nella zona riservata alle bici, stando bene attenti a non farci tamponare dagli abitanti di San Francisco che in sella sono davvero spericolati. Arrivati dall’altra parte, scendiamo una discesa che si trova subito a destra e ci ritroviamo su un molo sotto il Golden Gate da dove è possibile ammirare il ponte con lo sfondo della città da una prospettiva del tutto diversa. Ci rifocilliamo un po’, mangiando qualcosa e poi riprendiamo il cammino decisi a fare il percorso ciclabile della baia che include anche alcuni monumenti, tra cui un parco bellissimo, non avevamo fatto i conti, però, con i sali e scendi di San Francisco… Non desistiamo e sfiniti, ma contenti arriviamo alla fine del percorso con tante foto nella macchinetta.

Riconsegnate le bici, ci dirigiamo vero il Fisherman Warf l’ex molo dei pescatori oggi tutto riconvertito al turismo. Claudio si prende un bel piattino di gamberetti (qui è un cult!), poi andiamo verso il mitico Pier 39 dove possiamo scattare qualche foto ai leoni marini che incuranti delle persone che vengono ad ammirarli stazionano sulle chiatte di fronte. Intanto il cielo si è aperto regalandoci un’inaspettata bellissima giornata. Decidiamo di tornare all’albergo a piedi, non sazi della sfacchinata fatta in bicicletta, arriviamo stanchissimi, ci cuciniamo qualcosa in camera come di consueto e poi a nanna! 6 giorno – 27 Maggio 2008 Solita colazione in hotel, poi ci incamminiamo verso le parti di San Francisco che non avevamo visitato ieri: Union Square è la piazza principale della città ed è vicinissima alla city, qui ci si può riposare sorseggiando qualcosa nel localino della piazza, o si possono ammirare i negozi e i più antichi super alberghi.

Ghirardelli Square, prende il nome dalla famosa fabbrica di cioccolato che vi risiedeva, tutt’ora c’è una cioccolateria dove, all’ingresso, c’è sempre qualcuno che ti da un’assaggino, a noi è toccato un cioccolatino ripieno di burro d’arachidi, gusto tutto americano, ma niente male anche per il nostro palato! Chinatown, è la più grande residenza di cinesi dopo la madre patria, quando si entra, già dalla porta d’accesso al quartiere, si ha proprio l’impressione di essere in Cina, poi ovunque si guardi è tutto in stile mandarino comprese l’indicazioni stradali, i palazzi e le decorazioni dei negozi. Questo è il posto giusto per acquistare souvenir, tanta scelta e prezzi molto più bassi rispetto alla zona vicino alla baia. North Beach, è il quartiere italiano, poco prima di arrivare ci sono persino le indicazioni stradali che raffigurano l’Italia, all’interno, è tutto un susseguirsi di ristoranti e pizzerie. Oltre ad un paio di chiese sono i palazzi a fare da padroni, sempre in stile vittoriano, ma spesso rivestiti di murales ispirati alla Patria. Infine, la famosissima Lombard Street, la strada a zig zag più ripresa di San Francisco, set di tantissimi inseguimenti d’auto in numerosi films. Per tornare all’albergo, questa volta, prendiamo il famoso Cable Car, il biglietto, che si fa sul mezzo, è di $ 5 a persona valido per una sola corsa e per una sola linea. Alla stazione del Cable sulla baia la cosa curiosa, è vedere come girano i trenini che arrivano a fine corsa. Li posizionano su un’enorme ruota di legno posizionata a livello stradale e una volta sganciati dai cavi d’acciaio, un enorme uomo di colore inizia a spingere fino a che il trenino si trova nella posizione opposta, da lì riagganciano il mezzo e si inizia la nuova corsa. Noi dalla stazione, abbiamo fatto tutta la corsa fino a Powell e da lì, a piedi, fino al garage per riprendere la nostra auto. Da qui ripartiamo destinazione Berkley, ma senza rinunciare ad una discesa in auto su Lombard Street, così impostato il navigatore ci facciamo lo zig zag più famoso al mondo.

In una mezzoretta arriviamo a Berkley, per noi è veramente una sorpresa poter vedere dal vivo un campus americano e soprattutto renderci conto di come stanno bene questi studenti in confronto dei nostri ragazzi italiani. Più che un’università, sembra un zona residenziale! Erba curata, giardini e parchi si estendono tra gli alloggi degli studenti ed i vari edifici scolastici.

Ci spostiamo di nuovo, questa volta per Sacramento, è un po’ fuori dai giri turistici tradizionali, ma è pur sempre la capitale della California e devo dire è stata una piacevole scoperta. All’arrivo sembrava la solita città americana tutta grattaceli, poi, però andando all’Old downtown si è rivelata tutt’altro, qui infatti, il tempo sembra essersi fermato al vecchio West. C’è il paesino e persino la stazione ferroviaria con i treni a vapore perfettamente funzionanti. Accanto scorre il fiume dove si può ammirare un tradizionale traghetto americano, tanto per intenderci quello con la grossa ruota laterale. Volendo, di giorno è possibile fare un giro, mentre di notte, attracca al molo e si trasforma in un ristorante. Peccato non aver avuto più tempo da dedicargli… Arriviamo al Travelodge di Sacramento, preventivamente prenotato per $52, è molto pulito e di piacevole aspetto. Ci colleghiamo subito per poter prenotare la prossima notte e decidiamo per South Lake Tahoe.

7 giorno – 28 Maggio 2008 Partiamo per le 10 da Sacramento direzione Reno (Nevada), ci dicono che sia una piccola Las Vegas. Arriviamo dopo due orette e iniziamo a girare per casinò, parcheggiamo all’El dorado che offre il posteggio gratuito convalidando il ticket con un acquisto. Noi ne approfittiamo per il pranzo a buffet, che all’interno del casinò costa veramente poco, circa $10 a testa e offre la possibilità di mangiare quanto e quello che vuoi! Girovaghiamo ancora un po’, poi ci dirigiamo verso il Tempio del Bowling, è davvero esagerato con i suoi 132 metri di piste! Qui giungono da tutta l’America per fare tornei.

Riprendiamo l’auto direzione Lake Tahoe. Iniziamo a costeggiare il lago da Truckee, al Nord e scendiamo lungo la costa Ovest, è davvero molto bello, peccato il tempo piovoso, a tratti anche nevoso, andando verso sud, però, il cielo si schiarisce e il lago assume dei colori fantastici. Ci fermiamo lungo il percorso diverse volte per fare delle foto, tutto ricorda molto i film della Walt Disney, non a caso qui il creatore dei famosi fumetti, ha dei boschi di pini di proprietà che ha chiamato sugar three.

Infine arriviamo al motel prenotato: l’Haward Johnsons a South lake Tahoe, il tempo è decisamente migliorato, ma fa un freddo da paura e non funzionano neanche i termosifoni, desistiamo e dopo varie prove e un cambio di stanza riusciamo anche a collegarci ad internet in maniera di poter fare le solite chiamate e soprattutto di prenotare per domani allo Yosemite, cosa, per la prima e ultima volta, non riusciremo a fare. Per cena, ci accontentiamo di una pizza dalla famosissima catena Domino. Quando andiamo ad ordinare le pizze, ci chiedono di quale misura la vogliamo, small medium o big, mio marito chiede una big, ma il cameriere ci guarda un po’ sbalordito e ci domanda se eravamo stranieri, alla nostra risposta di essere italiani, lui dice che per noi può andar bene al massimo una medium. In effetti aveva ragione, io ho finito con difficoltà una small! In quanto a sapore, diciamo che le nostre pizze sono su un altro pianeta, ma quelle della Domino non sono malvagie! 8 giorno – 29 Maggio 2008 Questa mattina, per la prima volta, partiamo con il sole e iniziamo il lungo percorso che ci porterà alla visita dello Yosemite. La strada che stiamo percorrendo ci permetterà di entrare all’ingresso est del parco e superando il Tioga Pass (3000 mt) di attraversare da parte a parte tutta la riserva sull’unica strada percorribile. Se volete fare il nostro stesso percorso, che vi consiglio vivamente, accertatevi prima di partire che il Tioga sia aperto, spesso infatti, rimane chiuso fino a inizio giugno per neve. Nel caso trovaste il passo chiuso, dovreste ripercorrere tutta la strada fatta per un bel pezzo e poi allungare di molti chilometri prima di poter riprendere il bivio che porta all’altro ingresso. Perciò telefonate, o semplicemente guardate sul sito del parco, che è sempre aggiornato e da le condizioni atmosferiche giorno per giorno.

Dall’incrocio di Lee Vening in poi, è tutto un salire e piano piano, inizia anche ad apparire la neve che sarà una costante fino quasi all’uscita ovest. Ci fermiamo come di consueto per molti scatti, la natura vista da qui è veramente maestosa. Laghi, montagne innevate, ghiacciai , rocce, il tutto contornato da pini secolari e sequoie.

L’ingresso del parco è di $20 e dura per una settimana, all’entrata, oltre il pass, i rangers vi consegneranno anche il giornale e la brochure del parco con piantine stradali, consigli su percorsi da fare, curiosità. Ci sono molti cartelli, disseminati per ogni dove, che ricordano di fare attenzione agli orsi, ma noi del Grizly neanche l’ombra, sarà che qui è ancora freddo e gli orsetti sono a nanna. Di contro, però, vediamo molti scoiattoli che non sono così socievoli come al Big Sur. Arriviamo alle famose cascate, che in questo periodo sono rigogliose grazie allo scioglimento dei ghiacciai, è uno spettacolo impari, anche dopo aver fatto una bella doccia naturale! Per oggi ci diamo uno stop e andiamo a constatare se la strana prenotazione dell’albergo fatta ieri sera via internet è valida, infatti, tutti gli alberghi o motel nei pressi del parco sono regolamentati dal parco stesso, vale a dire, che anche se noi abbiamo prenotato un Days inn, non è la catena che da l’ok, ma la gestione del parco. Tanto che troviamo la sorpresa, la prenotazione non era avvenuta, ma per fortuna nell’albergo c’era ancora una sola stanza libera per $120 ma è un 5 stelle! La prendiamo subito. Raccomando tutti di prenotare per tempo la notte che pensate di trascorrere allo Yosemite, noi abbiamo avuto difficoltà a trovare posto ad Ohkland (10 miglia fuori dal perimetro del parco)! Per cena abbiamo scoperto un supermercato, appena fuori il paese, con dei banchi self-service veramente ben assortiti, può essere interessante anche per fare provviste per il pranzo al sacco da portare nel parco.

9 giorno – 30 Maggio 2008 Partiamo da Ohkland e ci dirigiamo di nuovo nel parco, vorremmo subito fare le sequoie, ma purtroppo il percorso in auto è bloccato e bisogna camminare per circa 3 miglia, così decidiamo, anche se a malincuore, di soprassedere e andare verso le Cascate che come dicevo con lo scioglimento dei ghiacciai in questa stagione hanno un getto d’acqua enorme con tre balzi altissimi, tanto da guadagnare il secondo posto per altezza di tutta l’America. Il cielo è sereno e la giornata molto calda, pranziamo al volo e di nuovo in auto verso il Tioga pass, sulla strada tutto ad un tratto ecco che si lancia a tutta velocità dalla montagna e ci taglia la strada un cucciolo di orso, è fantastico! Inchiodiamo l’auto e via di telecamera, anche se ci guardiamo bene le spalle, dovesse arrivare mamma orsa… Ripartendo e curiosando poi su internet capiamo quanto siamo stati fortunati è difficilissimo incontrarne! Più avanti sulla strada, ci fermiamo a riposare ai bordi di un laghetto e qui facciamo la conoscenza di una simpatica marmotta, per niente impaurita dalla nostra presenza, tanto che continua a mangiare beatamente, mentre noi siamo affaccendati a scattarle foto su foto. Ripartiamo sempre più eccitati da questi incontri, ci fermiamo ancora più avanti a prendere un po’ di sole vicino a lake dog, il tempo stringe, s’è fatto veramente tardi, il nostro Super 8 prenotato a Bishop ci attende! Arriviamo in un’oretta e mezza, il motel è carino e munito di collegamento free high speed noi ne approfittiamo per prenotare le 2 notti successive nella città del gioco Las Vegas! 10 giorno – 31 Maggio 2008 Partiamo da Bishop verso le 8.30, il sole già picchia forte, ma noi intrepidi, andiamo dritti verso la fatidica Death Valley. Dopo aver letto numerosi diari di viaggio sull’argomento, sono terrorizzata dal fatto che sia un posto sperduto e una vera e propria fornace di calore. Partendo dall’ultima cittadina che si inoltra prima del deserto, arriviamo all’ingresso del parco, qui c’è il solito visitor center, il gabbiottino dei rangers, però, questa volta non è sulla strada, ma all’interno della struttura, perciò il pedaggio volendo si può non pagare… la strada è libera!… Arrivati al cartello che riporta la scritta del parco, mio marito vuol scendere per fare la foto di rito, ma io faccio resistenza per paura del caldo, alla fine riesco a mettere fuori un piede dalla macchina, capisco all’istante che non è poi così terribile come si dice… la temperatura è si calda, ma sopportabile, addirittura anche un po’ ventilato, comunque, molto meglio di certe giornate estive nella nostra città! Rincuorata da ciò, riprendiamo l’auto e procediamo, da qui iniziano i vari sali e scendi che caratterizzano questo deserto. Ci fermiamo al primo Vista point, che dire… è fantastico! I colori, il lago salato, la sabbia finissima…Qui il paesaggio ricorda un po’ quello lunare il tutto avvolto in una nebbiolina di calore e di sabbia portata dal vento. Più avanti, troveremo le immancabili dune e il paesaggio cambia di nuovo. Dopo diversi chilometri e dopo aver attraversato la zona più bassa della terra, 400 metri sotto il livello del mare, la fame si fa sentire e ci fermiamo per pranzo a Furnace creek, il caldo lo si intuisce anche solo dal nome! Questo posto è quello che si dice una vera e propria cattedrale nel deserto, campi da golf e giardini rigogliosi spiccano verdeggianti in mezzo al nulla. Ripartiamo verso la città del peccato, consultando velocemente il navigatore per scegliere la via più breve, finiamo per prendere la Hispanica Road, un sentiero semi asfaltato nel deserto, anzichè le tradizionali strade che da qui portano alla Highway per Las Vegas. Noi siamo stati due pazzi a non rigirare l’auto e ritornare sui nostri passi, ma più pazzi di noi sono gli abitanti di sperduti agglomerati di case-roulotte che vivono in questi posti dimenticati da Dio.

Con mio grande sollievo arriviamo alla Highway, da lì è tutto un andare velocemente verso la città del piacere. Arriviamo per le 16.30 l’albergo prenotato è l’Emerald Suites a 9km dalla Strip, ma comunque comodissimo. E’ un complesso di tutte suites, composte da camera, cucina dotatissima di ogni confort (scolapasta incluso) e bagno. Una piscina fantastica, dotata di idromassaggio, completano l’offerta dell’Emerald. Lasciate le valigie in camera, ci tuffiamo nella strip. E’ una vera emozione lascia senza parole, e pensare che io neanche volevo andare, condizionata dai tanti stereotipi del tipo: “tanto è tutto finto!”. Per noi è stato come entrare in un enorme parco giochi. Forse chi, dopo aver visitato Vegas, dice di essere rimasto deluso, è perché non lo prende con lo spirito giusto, in questa città bisogna tornare un po’ bambini! Dall’Emerald in un battibaleno siamo in piena strip con la nostra auto, all’inizio c’è il famosissimo cartello di benvenuto, penso sia una delle cose più fotografate in America, subito dopo, a destra, ci appare la prima cappella dov’è possibile sposarsi. Noi proseguiamo ancora, grazie ai numerosi diari di viaggio, che ci hanno aiutato molto nella realizzazione di questo tour, abbiamo scoperto che il Paris ha un parcheggio gratuito. Ci infiliamo anche noi e solo vedendo il garage, si ha immediatamente idea di quanto possa essere grande l’intero complesso. Il Paris, è posizionato benissimo, al centro della Strip e quindi si ha tutto a portata di mano.

Iniziamo andando a mangiare al Riviera (noi siamo andati a piedi perché buoni camminatori, ma volendo si può fare un ticket per $5 valido per 24 ore per la navetta che transita costantemente sulla Strip). La scelta del Riviera, è stata dettata da consigli di amici e soprattutto perché abbiamo voluto visitare uno dei primi casinò della vecchia Las Vegas, qui hanno cantato molte volte Sinatra, Lisa Minelli, Cher e molti altri grandi dello star system americano.

Spendiamo $33 per due buffet niente male, poi ci incamminiamo per iniziare a visitare altri casinò. Intanto è scesa la sera ed è inutile dire che di notte Vegas è meravigliosa, tutte quelle luci ti danno alla testa, ma a guardarla è uno spettacolo mozzafiato.

Entriamo al Cesar ,è talmente grande che non si riesce neanche ad immaginare, tanto che riusciamo anche a perderci! Per noi italiani non è una sorpresa trovarsi a camminare tra statue romane e colonne di marmo, ma gli americani adorano l’Italia perciò cercano di averne un pezzetto anche per loro.

Quando ritroviamo la giusta via, ripercorriamo la Strip verso il Treasure Island per vedere lo spettacolo dei pirati, che ogni giorno ripropongono gratuitamente, (alle 22 e alle 23.30, sono orari indicativi cambiano spesso, meglio che quando arrivate, vi accaparriate la guida della città “Vegas”, è un libriccino gratuito che informa sui vari spettacoli e attrazioni dei casinò) questa sera, però, viene rimandato per il vento (per fortuna tira una leggera brezzolina altrimenti saremo squagliati). Procediamo per il Bellagio, non entriamo per non rovinarci la sorpresa l’indomani (siamo due cultori di Ocean 11). Stremati, decidiamo di andare a nanna sono quasi le 1.30 di mattino! Qui a Las Vegas non ti accorgi neanche delle ore che passano tanto si è presi a visitare le milioni di cose che la città offre.

11 giorno – 01 Giugno 2008 Ci svegliamo che sono già le 10, solito collegamento internet per i contatti con l’Italia (a proposito all’Emerald per connettersi c’è bisogno del cavetto non hanno la wi-fi). Per riprenderci un po’, andiamo a fare un salto in piscina, un po’ di idromassaggio e poi via di nuovo sulla strip. Sono le 16 e il caldo è insopportabile, entrare ed uscire dai casinò è l’unico modo per sopravvivere. Facciamo in tempo a prendere anche dei souvenir . Per chi ha dei bimbi, o per chi come noi è bimbo dentro, andate a fare un salto all’M&M Store non ve ne pentirete, quattro piani pieni zeppi dei famosi cioccolatini associati a mille gadget, all’uscita potrete visitare anche quello della Coca cola. Questa sera cena al Flamingo, noi la consigliamo a tutti, da fuori il casinò non ispira molta fiducia, ma dentro è fantastico, ha sei acri di giardino tropicale con diversi animali, ma dove i fenicotteri la fanno da padroni, dato il nome del casinò! La sala del buffet, è posizionata al centro di questo paradiso, con pareti vetrate in maniera di godere il fresco dell’aria condizionata e al tempo stesso, ammirare la rigogliosa flora e fauna che il parco offre. Si mangia bene, in quanto alla spesa, noi di domenica, quando i prezzi lievitano, abbiamo pagato 42$ in due. Sazi dalla sostanziosa cena, abbiamo proseguito la visita dei casinò. Il Bellagio con le sue fontane danzanti per noi è stata un’emozione. L’MGM con i suoi leoni (poverini!!..), il New York New York con le sue giostre spericolate, il Circus Circus con la sua ambientazione un po’ chic da enorme tendone da circo appunto, e tanti altri, ad avere tempo, non basterebbe una settimana per poter vedere con calma tutto quello che Vegas offre! Alcuni consigli: a meno che non abbiate intenzione di fermarvi a qualche tavolo da gioco, andate vestiti casual e soprattutto indossate scarpe comodissime! Se volete raggiungere la strip in auto, qualunque self parking è buono per posteggiare gratuitamente, noi consigliamo quello del Paris perchè centrale! 12 giorno – 02 Giugno 2008 Partiamo da Las Vegas con forte ritardo sulla tabella di marcia, viste lo ore piccole fatte la sera prima, in più il fatto di dover ripassare all’M&M store per completare alcuni acquisti. Arriviamo allo Zyon Park per le 13.30, mangiamo e iniziamo la visita, l’ingresso costa come al solito $25 ad auto, questa volta però, con la macchina si può arrivare al visitor center e da li ci si sposta solo con navette gratuite , comode ed efficienti, ce ne sono ogni 10 minuti. Dando un’occhiata alla cartina che ti consegnano all’ingresso, decidiamo di arrivare fino al punto più alto da dove partono alcuni sentieri che noi per motivi di tempo abbiamo fatto solo in parte, quel tanto che basta per poter scattare qualche foto. Poi abbiamo ripreso la navetta e da lì, abbiamo fatto tutte le fermate per poter riuscire a vedere quanto più possibile, nel tempo massimo a nostra disposizione. Il cielo è limpidissimo e esalta ancor più la bellezza di questo posto. Le rocce rosse ci regalano scorci che difficilmente potremmo rivedere.

Ripartiamo per Kanab, dove ci aspetta l’albergo che avevamo prenotato la sera prima, questa volta, abbiamo fatto male i nostri calcoli, pensavamo infatti, di poter visitare lo Zyon e il Bryce nello stesso giorno, e quindi prenotato un albergo sulla strada per la Monument che sarà la nostra tappa successiva. Niente di irreparabile, faremo qualche chilometro in più! L’albergo è carino, anche se il paesino inesistente, Kanab è la patria dei mormoni, la sera si va a letto presto e si mangia di conseguenza. Noi arriviamo tardi visto anche il fuso che cambia ancora una volta, un’ora avanti, siamo nell’Utah! Troviamo un Hot Pizza con un ragazzo gentilissimo che ci lascia mangiare anche se sono le 20.50. Ricordatevi anche di non chiedere alcolici, noi senza pensarci abbiamo ordinato due birre, ma qui non è possibile la vendita, perciò abbiamo ripiegato sulla Pepsi! 13 giorno – 03 Giugno 2008 La mattina ci alziamo di buon ora, dobbiamo rifare parte della strada già fatta ieri per raggiungere il Bryce Canyon, mio marito era quasi tentato di rinunciare, ma io avendo letto vari diari di viaggio e anche visto qualche foto, voglio andare a tutti i costi. Questa è una scelta che non rimpiangeremo, ma anzi, che porteremo nel cuore per tutta la vita. A tutti coloro che per motivi di tempo, o magari, perché indecisi su quale dei due parchi visitare (Bryce o Zion), non abbiate dubbi, andate il Bryce, ci ringrazierete! L’ingresso è sempre di 25$ ad auto o 12$ a persona. Non risparmiate, anche in questo caso pur essendoci le navette, conviene entrare in auto e visitare in autonomia. Gli shuttle, infatti, in alcuni punti d’osservazione non arrivano, quindi per poter visitare tutti i punti panoramici, sarete costretti a fare i sentieri pedonali perdendo molte ore.

All’ingresso ti forniscono come di consueto la mappa del parco e un giornale con qualche spiegazione. Subito dopo fermativi al Visito Center, qui avrete modo di vedere ogni 30 minuti, un filmato con la storia e le visuali più belle del parco. Partite poi alla scoperta. Visto che i punti di vista sono tutti posizionati sul lato destro della strada, abbiamo deciso di fare tutti i 30 chilometri, (senza via d’uscita) che tagliano il parco e arrivati all’ultimo punto panoramico… la meraviglia… non anticipo nulla perché vale sicuramente il piacere della scoperta, dico soltanto che ogni vista point offre qualcosa in più, una visuale sempre diversa sull’enorme anfiteatro di Canyon che si apre sul fondo della valle. Noi, avendo del tempo a disposizione, siamo riusciti a fare il percorso che scende tra le colonne del canyon al sunset point. Lo consiglio veramente, dal fondo valle si apprezzano ancora meglio i variegati colori quasi irreali delle composizioni rocciose, che vanno dal bianco, al rosa, al viola, al giallo, è qualcosa di indescrivibile, solo da vivere! Ovviamente, il parco è abitato da molti animali, noi abbiamo avuto la fortuna di vedere anche un capriolo attraversarci la strada oltre ai numerosi scoiattoli e cornacchie “elemosinatori” ( c’è un trafiletto sulla guida che forniscono all’ingresso, dove scrivono a caratteri cubitali di non dar da mangiare agli animali pena $100 altrimenti potrebbero morire per intossicazioni dovute ai batteri presenti nei noi nostri cibi, io ho resistito alla tentazione, ma a malincuore, vederli elemosinare e non potergli dare nulla è davvero crudele) Lasciando il cuore al Bryce, tanto ci ha fatto sognare, ci dirigiamo a Page per pernottare. La cittadina è davvero introvabile, se non fosse per i numerosi alberghi che vi sono sull lake Powel che si staglia lì accanto. Il lago è bello anche se artificiale ed è adornato dalle bellissime formazioni rocciose del Gral Canyon. Gli americani lo adorano e vengono a passare le vacanze qui anche in houseboat per dei prezzi allucinanti, più di $1000 per 3 giorni. A parte ciò, ci aspetta il nostro Travel Lodge qui più caro del solito, $90 tasse incluse. L’albergo è bruttino e la wi-fi funziona a fatica, riusciamo a prenotare l’albergo per l’indomani, poi andiamo a cena al Burger King. Domani ci aspetta al Monument Valley 14 giorno – 04 giugno 2008 Anche questa mattina la sveglia suona presto, visto che perderemo ancora una volta un’ora per il fuso che adottano in tutta la riserva indiana della Monument Valley.

Appena passato Page tornati sulla statale fermatevi alla prima piazzola di sosta che trovate vedrete parcheggiati di solito molti camper, da qui dovrete camminare una decina di minuti su un sentiero che alla fine si tramuterà in soli grandi massi, ad un tratto le rocce terminano a strapiombo e all’improvviso appare una ansa del fiume che si ripiega in una U lo spettacolo vale sicuramente la camminata.

Arriviamo intorno alle 11 di mattino alla Monument, il cielo non promette nulla di buono, le previsioni meteo mettono forte vento con probabilità di pioggia, ma purtroppo per noi il tempo è tiranno e non ci permette di attendere altri giorni per poter visitare questo satellite di Holliwood distante un migliaio di chilometri.

All’ingresso del parco, ci accoglie un simpatico indiano ormai molto naturalizzato americano! Grassoccio, capelli con taglio marines e occhiali da vista. Il biglietto qui è di $10 per auto e si è subito a contatto con la terra rossa dei nativi americani (infatti dato che la Monument è una riserva, il costo del biglietto non è legato a quello dei parchi nazionali, ma sono gli stessi indiani che decidono il prezzo). Nel parcheggio del visitor center, si trova il centro accoglienza, dove oltre ai souvenir (costosissimi), si può ammirare la valle dall’alto e acquistare gite a cavallo o in jeep, che vengono proposte per circa 30$ a testa, la durata del giro è di circa 2 ore. Noi, come al solito, decidiamo di fare tutto da soli e di farci un po’ di fuori strada. A differenza dei tuor organizzati, il giro con il proprio mezzo è ridotto, sono 17 miglia in tutto, una trentina di chilometri in totale, ma credetemi sono sufficienti per poter ammirare tutto! La strada che dovrete affrontare, a differenza degli altri parchi d’America, è davvero ridotta malissimo per di più scoscesa, sabbiosa e con sassi sporgenti, questo non è per scoraggiarvi, ma è per dirvi di fare molta attenzione, noi ci siamo riusciti con una Dodge Caliber automatica! Durante il giro, incontrerete diverse bancarelle improvvisate di souvenir, comprate pure lì i vostri ricordini, costano molto meno! Troverete anche ranch indiani con allevamenti dei loro tradizionali cavalli pezzati il tutto è come dire… “molto pittoresco!”… All’entrata, vi consegneranno una mappa con indicato il percorso da seguire, sono molto fiscali in questo e non transigono su fuori programma. Per chi è appassionato di cinema, di bello, c’è che ti forniscono anche una lista con tutti i films che sono stati girati nella valle dagli inizi del ‘900 ai giorni nostri.

La nostra visita, però, è finita velocemente, anche se con un bel bottino di fotografie, il cielo infatti, come da previsioni, è nuvoloso e non c’ha permesso di apprezzare appieno i magnifici colori della valle, in più tanto per completare la già difficoltosa strada, è iniziata una tempesta di sabbia che c’ha accompagnato poi per molti chilometri sulla strada che portava a Flagstaf nostra prossima base di partenza per il Gran Canyon.

Non sò quanti di voi si siano trovati in mezzo ad una tempesta di sabbia, vi assicuro non è piacevole, né da pedone, visto che non riesci a tenere occhi o bocca aperta, né tanto meno in auto, visto che si ha la stessa sensazione della nebbia, ma in più un vento che spazza via anche l’auto! Quando andrete a visitare la Monument, portatevi un fazzolettone da cow-boy sarà un po’ ridicolo, ma vi risulterà particolarmente comodo, dato che qui il vento è spesso di casa! Gli indiani sono abituati e vanno spediti come niente fosse, quindi, se in auto vi capitasse di incontrare una tempesta di sabbia, andate dietro a qualche auto locale vi troverete bene! Arriviamo sani e salvi al Daysinn di Flagstaff, questa città posizionata sulla mitica Route 66, è molto popolosa grazie anche all’università e alla notorietà della sua stazione sciistica. Andiamo a cena in un pub irlandese poco distante, prezzi e cibo sono molto buoni e qui troviamo il primo gruppo di italiani dopo tanti giorni. Sentir parlare la madre lingua è un piacere! 15 giorno – 05 Giugno 2008 Arriviamo al Grand Canyon per le 12, da Flagstaff sono quasi due ore e mezza di auto. Il centro visitatori è posizionato fuori l’ingresso ed è possibile vedere un filmato della durata di circa 30 minuti sul parco in I-MAX 360° per la modica cifra di 12$ noi soprassediamo e prendiamo la strada del parco. Qui incontriamo due simpatici americani che uscendo, dopo tre giorni di visita, ci regalano il loro pass ancora valido, non ce lo facciamo ripetere due volte, 25$ in meno non sono pochi, e durante la visita li ringrazieremo ancora di più.

Leggendo qua e là troverete molti commenti che consigliano di lasciare la visita del Grand Canyon per ultimo, come a lasciare un ricordo unico del proprio viaggio. A noi, sinceramente, avendo già visto gli altri parchi, non è piaciuto particolarmente. Indubbiamente, è maestoso, ma niente a che vedere con il Bryce che abbiamo eletto a miglior parco d’America.

Non avendo molto tempo anche qui, abbiamo fatto il giro dei point view con l’auto, quelli più belli sono posizionati sulla strada che va da Desert view verso Cameron, qui potrete ammirare il Colorado river che ha dato i natali al Canyon in anni di dura erosione. Anche qui sono di casa gli scoiattoli e se avete dimenticato qualche souvenir indiano, potrete acquistarli pure in questo parco.

Da domani ci aspettano di nuovo due giorni di relax a Las Vegas “ce li siamo meritati”…! 16 giorno – 06 Giugno 2008 Ci svegliamo nella ridente cittadina di Kingman dove avevamo prenotato in nostro Daysinn quotidiano. La città era una vecchia stazione di sosta della mitica Route 66. Sappiamo di avere qualche ora a disposizione prima di ripartire per i due giorni di relax, quindi ne approfittiamo per dare un’occhiata alla Mother of Road. La Looney ci menzionava questa cittadina come decadente, con vecchi alberghi e luci al neon anni ’50, anni quando la Route 66 era nell’età dell’oro. A noi non è sembrato nulla di tutto ciò, anzi, le strutture che abbiamo incontrato sono tutte moderne e dotate di ogni comfort, naturalmente, Kingmann si muove tutta intorno al turismo che porta qui da tutto il mondo gli appassionati del COST to COST stile vecchia America. Noi abbiamo visitato il museo dedicato alla 66 (con ricostruzioni, alcuni pezzi originali e un filmato esplicativo proiettato in un mini teatrino veramente degno di nota) e con lo stesso biglietto il museo del Mojave, dove potrete trovare pezzi della storia americana. Entrambi sono interessanti, in più il ticket è di soli $ 4. Di fronte al museo della Route 66 potrete trovare il Locomotive Park con un vecchio treno della linea Santa Fè – Kingmann, e potrete scattare anche qualche foto ai Cactus giganti che crescono li vicino.

Riprendiamo la strada per Vegas e in poco più di un’oretta ci siamo, poco prima di arrivare, però, ci fermiamo ad ammirare la Hoover Dam, l’enorme diga costruita sul Colorado River per portare energia elettrica a Las Vegas ed alle città limitrofe. Questa infrastruttura fu fatta costruire negli anni ’30 dal presidente Roosvelt per cercare di risanare l’economia del paese. È molto bella, e la apprezziamo ancora di più sapendo che da qui a pochi anni chi vorrà vederla dovrà sborsare qualche dollaro, visto che stanno costruendo una strada alternativa che eviterà l’attraversamento obbligato della diga.

Prima di arrivare all’Emerald Suite a Vegas, lo stesso in cui abbiamo soggiornato lo scorso week-end, facciamo tappa in un Wall-Mart per fare provviste, dato che le suites sono dotate di cucina, da buoni italiani approfitteremo per farci un bel piatto di pasta come si deve! Sbrigato il check-in ci infiliamo i costumi e ce ne stiamo in piscina fino a tarda sera. Ceniamo come Dio comanda, e poi di corsa sulla strip.

E’ venerdì sera, la serata degli americani, i quali si riversano in massa nella città dove tutto è possibile. Qui ne vedrete delle belle, gli uomini per lo più sono ubriachi e le ragazze oltre a non disdegnare l’alcool, favorite dal caldo, spesso vanno in giro praticamente in bikini.

Facciamo i soliti giri per i casinò e riusciamo anche a vedere lo spettacolo dei Pirati di Treasure Island, la settimana scorsa rinviato per il vento, è molto bello ma per poterlo ammirare appieno dovrete essere lì molto presto in modo di poter prendere i posti rialzati che sono i migliori.

Tra un giro e l’altro guardiamo l’orologio e sono già le 1.00, siamo molto lontani dal Paris dove abbiamo posteggiato l’auto, così arriviamo fino al Sahara da dove con $5 prendiamo la Monorotaia che collega alcuni casinò fino al Planet Holliwood. E’ molto comoda, ma non del tutto turistica, visto che gira dietro la strip così si vede ben poco! 17 giorno – 07 Giugno 2008 Ci svegliamo tardi ma la piscina ci attende ugualmente, ce ne restiamo lì fino alle 13 poi una pausa pranzo e di nuovo a mollo fino alle 19 giusto il tempo di una cenetta veloce e poi di nuovo sulla Strip. Questa sera ci aspettano il Luxor, il Mandala Bay e il Rio. Il Luxor è fantastico un’enorme piramide di vetri neri, la sua hall interna è la più grande di Vegas e può accogliere se non sbaglio 7 boeing, ma la cosa più bella, è l’ascensore inclinato che corre in diagonale sulle pareti della piramide che ospitano le camere. Purtroppo l’uso è riservato ai soli clienti e noi lo abbiamo potuto osservare solo da fuori (per scoraggiare l’uso ai visitatori l’ascensore funziona solo con la chiave).

Al Mandala c’è un acquario a pagamento $13.50, noi non siamo riusciti a vederlo perché chiudeva alle 22 ma chi è stato ci ha detto essere molto bello.

Il Rio, è molto bello anche se un po’ fuori mano, lo si raggiunge o con l’auto, o con uno shuttle gratuito che parte dal Paris ogni 10-15 minuti. Noi come al solito facciamo da soli e arriviamo con l’auto nel mega parcheggio. Il Casinò, è uno tra i più vecchi di Las Vegas, pieno di ballerini ovunque anche in aria! Noi siamo qui per vedere i campionati mondiali di Poker, mio marito è un appassionato e non poteva perdere l’occasione. Con gli occhi che mi fanno “micio micio”… siamo a letto alle 2.15! 18 giorno – 08 Giugno 2008 La sveglia questa mattina ce l’hanno data le signore delle pulizie erano le 10 e noi dovevamo lasciare la suite per le 11, così ci ritroviamo a fare tutto di corsa, tipo “4 matrimoni e 1 funerale”! Oggi ci aspetta la tappa più lunga del nostro viaggio senza soste intermedie, da Vegas a Newport Beach (ebbene si, come avete capito siamo degli appassionati anche della serie O.C.! Devo dire è stata anche una delle nostre fonti d’ispirazione per questo viaggio). Sono quasi 5 ore d’auto interminabili e sotto un sole cuocente! L’aria condizionata, non riusciva a raffreddare l’abitacolo del veicolo tanto il sole picchiava! Arriviamo nell’Orange County e subito abbiamo una sorpresa, lasciando la 15 e prendendo la 5 ad ogni breve tratto, si trovano delle stazioni di pagamento da 2.50$ a tratta e si devono pagare solo in contanti con pezzi di massimo 20$. Noi al momento, nel portafoglio abbiamo 150$ ma tutti in carte da 50$. La prima casellante, mossa a compassione, ci lascia passare accontentandosi di $1.50 che siamo riusciti a racimolare in auto. Alla seconda stazione, un’altra sorpresa, questa volta invece di avere una persona con cui interagire e spiegare la situazione, c’è una cassa automatica e nessun personale di servizio, visto che è domenica. Attendiamo qualche auto di passaggio per poterci far cambiare una carta da $50, ma nessuno li aveva, però si sono fatti in quattro per poterci aiutare, così due automobilisti hanno fatto una colletta e ci hanno offerto il pedaggio (noi rimaniamo sempre più esterefatti dalla gentilezza del popolo americano).

La terza tappa, è la più dura chiedono 5$ questa volta almeno c’è un casellante, riusciamo a spiegargli il problema e ci lascia passare dandoci un biglietto con un numero telefonico da contattare il giorno successivo a cui dettare il numero della nostra carta di credito per poter farci accreditare il pedaggio.

Vi consiglio, quindi, di portare con voi del contante spicciolo in modo da non avere problemi.

A Newport facciamo qualche foto, ma ci rendiamo conto che non è niente di particolare solo spiaggia e ville di ricconi inaccessibili. Dove sono le ambientazioni di O.C.? Apro il mio portatile e googolo un po’ per poter vedere dove sono esattamente le location (questa cosa è una ficata, navigare in auto in mezzo alla strada!) scopro che il telefilm è stato girato in altri luoghi, così un po’ delusi ci avviamo verso San Diego dove abbiamo prenotato il Daysinn, domani ci aspettano gli animali dello Zoo, uno tra i più grandi del mondo! 18 giorno – 09.06.2008 Ci svegliamo di buon mattino, purtroppo la colazione nei Daysinn è fino alle 9.00 e se vogliamo mangiare non riusciamo mai a riposare quanto vorremmo. Arriviamo allo zoo in pochi chilometri, l’ingresso è di $24.50 ci forniscono una mappa e volendo con 10$ in più, la possibilità di fare il tour in autobus e di avere una visione panoramica grazie ad una funivia che corre sopra il giardino zoologico. Preferiamo andare a piedi in modo da non perderci nulla. Lo zoo a vederlo non sembra grandissimo, ma vi assicuro che arrivati a fine giornata si è veramente cotti! Da non perdere sono gli spettacoli: uno con i leoni marini, i pappagalli e i falconi e l’altro con diversi animali tra cui una lupa bianca splendida. Gli orari però, sono da vedere in loco dato che sono variabili di giorno in giorno. Oltre agli intrattenimenti, potrete ammirare i Panda una vera rarità, infatti quello di San Diego è uno dei pochi parchi al mondo a vantare questa specie e soprattutto il fatto che nel 1999 è nato un piccolo in cattività che tutt’ora è possibile vedere insieme alla mamma. La cosa che più c’ha colpito, è il fatto che a 8 anni compiuti, questo animale abbia ancora le sembianze di un cucciolo proporzionalmente alla mamma e al papà, che incuranti della stazza e dei molti visitatori continuavano beati a mangiare il preziosissimo bambù! Oltre i panda, potrete vedere gli orsi polari e tantissime altre specie. Per chi come noi è un amante degli animali, ma non vorrebbe mai vederli in gabbia, possiamo dire che qui anche se in cattività, hanno i loro spazi e soprattutto sono trattati con i guanti bianchi! Lo Zoo chiude alle 17! Noi usciamo alle 16.30 e ci mettiamo in marcia per raggiungere Redondo Beach. Questa è una delle location di OC in particolare qui c’è il mitico Bait Shop che oggi si presenta come un vecchio locale abbandonato, riesco ugualmente a farmi qualche scatto davanti il mitico locale e sulle panchine dove Rayn e Marissa hanno passato ore a chiacchierare.

Non rimaniamo molto il cielo infatti si è ingrigito e non promette nulla di buono. Ripartiamo per il Daysinn prenotato in posizione strategica a metà tra Los Angeles e Disneyland.

19 giorno – 10 Giugno 2008 Come ormai di consueto, levataccia anche questa mattina. La nostra intenzione è quella di andare a Disneyland e per evitare code, arrivare il prima possibile. Ci affacciamo alla finestra e il cielo è completamente coperto tanto da farci titubare, alla fine però ci diciamo: andiamo ugualmente, altrimenti quando ci ricapita! La scelta di andare nella Città della Fantasia, piuttosto che visitare i più comuni Universal Studios, è data dai consigli letti e avuti da conoscenti che hanno provato entrambe le attrazioni. Il consiglio si rivelerà esatto! L’ingresso non è tra i più economici, ma vale tutti i dollari spesi $66 ( è vero un po’ caro, ma pensate che all’Eurodisneyland di Parigi chiedono €60… c’è una bella differenza!). Il parcheggio per tutta la giornata è di $12, da qui con un trenino ti portano fino alla biglietteria dove oltre il ticket, si ricevono le solite imperdibili mappe! (un consiglio se andate in auto, come noi, tenete a mente il colore, il settore del parcheggio ed anche il personaggio del trenino con cui siete andati vi servirà poi la sera per poter trovare più facilmente la vostra auto in mezzo un milione di altre) La sensazione all’ingresso, è la stessa avuta allo zoo, sembra abbastanza piccolo, ma credetemi di nuovo, noi siamo entrati alle 10 e usciti alle 23 con i piedi fritti e sappiate che siamo dei buonissimi camminatori! Oltre il costo dell’ingresso non dovrete sborsare altri dollari per attrazioni interne, le ambientazioni sono davvero spettacolari, niente a che vedere con i parchi nostrani! Alcuni spettacoli e giochi cambiano in base al personaggio che va di moda al momento, nel periodo in cui siamo stati noi, dato il lancio del quarto Indiana Jones, c’era sia un’attrazione che un gioco dedicato. Non ci poteva capitare niente di meglio, è uno dei nostri film preferiti! Lo spettacolo era dedicato principalmente ai bambini, ma lo abbiamo apprezzato anche noi con un attore tale e quale al vero Dottor Jones.

Sulla mappa sono indicate le diverse attrazioni divise per mondi (cartoons, pirata dei caraibi, fantasy…), purtroppo, però, non sono riportate le descrizioni delle stesse, quindi chi come me è un po’ fifone, deve chiedere ai ragazzi di servizio all’ingresso, che nonostante un lavoro massacrante, sono tutti cortesissimi e vi rispondono con il sorriso sulle labbra! Posso dire, che non ho trovato nessuna attrazione paurosissima tranne le montagne russe che però sarete in grado di giudicare da soli dato che sono ben visibili anche da lontano. Degne di nota sono sicuramente: il sottomarino di Nemo (sconsigliato però, a chi soffre di claustrofobia, si viaggia per circa 15 minuti in un vero sottomarino con pochissimo spazio a disposizione), i Pirati dei Caraibi, è un giro in barca sotterraneo tra le ambientazioni del film con annesse sparatorie, l’Acqua splash, o i tronchi, (noi l’abbiamo fatto alle 20.30 e anche se la giornata poi si era rivelata assolatissima, bagnarsi a quell’ora non è stato piacevole), il treno della miniera, la casa di roger rabbit e molti altri che non vi sto ad elencare.

Per i giochi più gettonati, c’è la possibilità di fare il fast-pass, vale a dire una prenotazione con la quale viene assegnato un orario d’ingresso e presentandosi all’ora prestabilita si scavallano file spesso interminabili. Una volta effettuato il primo fast – pass, si deve attendere 2 ore prima di poterne fare un altro.

Alle 11 abbiamo fatto il primo fastpass per Indiana il gioco più richiesto in questo momento e nonostante fosse giugno e un giorno infrasettimanale, c’hanno dato l’appuntamento per le 22.30! Attendere tanto, ne è valso la pena, è un percorso con delle jeep che incontrano mille difficoltà tra le ambientazioni dei vari films di Indiana. Questo parco è il primo Disneyland realizzato al mondo e l’unico creato veramente dal mitico Walt. Da non perdere è la parata e i fuochi d’artificio serali (gli orari anche qui sono variabili giorno per giorno ma li troverete facilmente su cartelli disseminati nel parco). In conclusione Dineyland è bellissimo e non basterebbe un solo giorno per poterlo visitare tutto, anche se con un po’ d’impegno, in un solo giorno si possono fare le attrazioni principali.

Dall’altra parte del piazzale d’ingresso c’è il California adventure, un altro parco con altri giochi e volendo si può fare un ticket cumulativo, a noi è bastato Disneyland e l’illusione di eterni bambini che da.

20 giorno – 11 Giugno 2008 Ci svegliamo, andiamo a fare colazione e purtroppo oggi è il giorno della partenza, così, dopo una rapida doccia, si va a preparare i bagagli che decisamente non vogliono rientrare in valigia! Avremo comprato troppi souvenir?… Con decisione salgo di peso sopra le valigie e mio marito chiude, riusciamo nell’impresa ora c’è solo da incrociare le dita e sperare che non cedano! Il volo è alle 17.45, abbiamo ancora mezza giornata, su consiglio del nostro amico Franco, decidiamo di andare a visitare la Crystal Catthedral di Los Angeles. Una struttura davvero avveniristica se si pensa che è stata progettate nel lontano 1977. E’ realizzata totalmente in cristallo e acciaio. Inutile descrivere è sicuramente da vedere. La consiglio anche se non sono una grande estimatrice di architettura moderna.

Da qui partiamo per Venice Beach, il lungomare è davvero delizioso, la spiaggia chiara finissima, il mare azzurro e gente a passeggio a qualunque ora. La popolazione di questa località è davvero bizzarra trovi ambulanti che si improvvisano venditori di qualsiasi genere di mercanzia, o si spacciano per artisti in erba pur di alzare qualche dollaro. Noi approfittiamo per farci una bella camminata rilassante lungo mare in compagnia dei Bay watch, dato che ci aspettano molte ore di volo di rientro.

Arriviamo alla Dollar di Los Angeles per la riconsegna dell’auto, le pratiche sono davvero veloci, così prendiamo il primo shuttle per l’aeroporto. Appena arrivati al check in capisco di aver fatto bene ad insistere per arrivare 2 ore prima dell’imbarco anche se con il check in on line fatto potevamo presentarci anche 30 minuti prima della partenza.

Se fino ad ora avevamo visto gli americani ben organizzati e puntuali, qui ci rendiamo conto del contrario. Anche se hai il Fast bag drop, ti fanno fare la fila consueta, al botteghino pesano solamente i bagagli che poi dovrete riprendere e andare a fare una nuova fila per imbarcarli, una volta che li avranno visionati, (vi ricordo, come raccomandato anche dalle compagnie aeree, di non chiudere le valigie con lucchetti o quant’altro, altrimenti vi faranno fermare e aprirle in vostra presenza, rischiando anche di perdere l’aereo e farlo perdere a chi è dietro di voi) finalmente li imbarcano, ma voi non avrete finito con le code, ora dovrete fare quella per il controllo passaporti e bagagli a mano naturalmente togliendovi scarpe e cinture come di prassi. Il tutto è durato un ora e quarantacinque minuti, rimaneva giusto il tempo per arrivare al gate di corsa, quando siamo arrivati, già avevano aperto l’imbarco. Riusciamo finalmente a salire sul Boeing British che ci riporterà nella vecchia Europa precisamente a Londra. Durante questo volo abbiamo incontrato molte turbolenze che di certo non hanno agevolato il riposo, ad aggravare la situazione ci siamo trovati nei posti strettissimi di mezzo con davanti un inglese ciccione che è stato sdraiato dal decollo all’atterraggio.

Arriviamo comunque a Londra, già un po’ stanchi dalle 11 ore di volo, in più ora dovremo attendere altre 6 ore la coincidenza per Fiumicino. Ben presto ci accorgiamo però, che diventano sei ore e trenta e poi 7, dato il grandissimo traffico su Hetrow.

Arriviamo a Fiumicino alle 22.45 stremati ma in compenso abbiamo le valigie immediatamente cosa assai rara per l’aeroporto Romano. Tirando le somme e facendo qualche numero, abbiamo fatto 5.800 chilometri in 21 giorni, spendendo però, solo €2.000 a persona.

Auguro un buon viaggio a tutti anche se solo con la fantasia e spero che il nostro diario vi abbia aiutato a realizzare un sogno! Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci!



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