Selamat datang, Malaysia

Il nostro viaggio alla scoperta dei diversi colori della Malesia
Scritto da: cla&cor
selamat datang, malaysia
Partenza il: 09/08/2013
Ritorno il: 23/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Venerdì 9 agosto

Partiamo da Venezia verso le 22 con volo Emirates, scalo a Dubai. Appena si presenta l’occasione, non aspettiamo altro che stamparci le loro fantastiche salviettine calde sulla faccia. Che goduria! A Dubai aspettiamo 5 ore per imbarcarci nuovamente, cercando disperatamente qualche chaise longue libera per riposare le nostre stanche membra. Atterriamo a Kuala Lumpur il giorno seguente, intorno alle 22 ora locale.

Sabato 10 agosto

E’ tardi quando usciamo dall’aeroporto e quindi, per andare in città, abbiamo a disposizione soltanto taxi con tariffa notturna (alla fine spenderemo 160 MYR). Oltretutto il centro città è molto distante: ci vuole circa un’ora per percorrere questi 70 km e siamo pure fortunati perchè l’orario ci fa evitare il traffico caotico di KL. Corrado, incuriosito, si fa spiegare dal tassista come mai l’aeroporto sia così fuori mano. Ci viene risposto che è dovuto alle rimostranze della popolazione, a cui dava molto fastidio l’inquinamento acustico quando si trovava più vicino.

Ci sentiamo finalmente sempre più vicini ad un pò di meritato riposo quando arriviamo in vista delle svettanti Petronas Towers. Infatti, poco dopo, veniamo recapitati all’Hotel Grand Seasons, la cui posizione è molto comoda per visitare il centro. Sperimentiamo subito che in Malaysia non bisogna mai crearsi aspettative su come sarà un albergo dopo averne visto la hall, perchè questo (come quelli a venire) all’entrata si presenta molto bene, ma poi la stanza lascia molto a desiderare.

Domenica 11 agosto

Sveglia alle 8, con la voglia di iniziare al più presto la nostra scoperta di KL. La città si può visitare usando gli autobus, la monorotaia, i taxi (che abbiamo trovato molto convenienti) oppure anche a piedi, cartina alla mano. In alternativa, avendo poco tempo a disposizione, ci si può dirigere subito al Malaysian Tourist Centre, dove si possono agevolmente prenotare tour della città ed escursioni nelle vicinanze. Qui noi acquistiamo il city tour del pomeriggio (dalle 14 alle 17) al prezzo di 60 MYR a persona. E ne approfittiamo per prenotare subito anche il tour di una giornata a Malacca per quando torneremo a KL la settimana seguente (prezzo 150 MYR a persona per la giornata intera, compresa guida, pranzo e trasporto per/da nostro albergo). Abbiamo ancora un paio d’ore della mattinata a disposizione, così le utilizziamo per prendere un taxi e farci portare alle Batu Caves. Si trovano a 13 km da KL e sono delle grotte situate su di un promontorio, che si raggiungono salendo 272 ripidi scalini. La “fortuna” vuole che appena arrivati inizi a piovere, per cui i 272 già ripidi scalini di per sé, diventino ancora più infidi sotto i nostri piedi. Stiamo attentissimi a non scivolare, mentre osserviamo tutte queste ragazze indiane, avvolte nei loro vivaci sari, che salgono sorridenti e a piedi scalzi. Per fortuna che il gentile tassista che ci ha accompagnati, e che ci aspetta al parcheggio, ci ha anche prestato un ombrello. Quello che colpisce subito, è la gigantesca statua di Muruga, divinità cui è dedicato il tempio hindu che si trova nelle grotte. Qui c’è un forte odore di “piccione”, per usare un eufemismo…e spesso si cammina in compagnia delle scimmie che vi dimorano. Volendo, c’è la possibilità anche di fare un’escursione nella Dark Cave per addentrarsi ad ammirare le formazioni calcaree.

Pranziamo al volo all’hotel e poi via per il giro che ci darà una veloce prima visione globale di KL. La guida è un simpatico malese, un pò frikkettone, che mi fa subito capire quanto sia difficile seguire l’inglese parlato da queste parti, con una pronuncia davvero tutta particolare….Quanta concentrazione e che fatica! Prima tappa sono le Petronas, un vero e proprio simbolo di questa città. Sono davvero imponenti e immancabilmente tutto il gruppo si lancia a fare foto a più non posso. Questa zona è identificata come KLCC (Kuala Lumpur City Centre). Tutti chiedono subito informazioni alla guida sul modo più agevole per salire sulle torri, ma lui smorza subito gli entusiasmi rivelando di abbondonare ogni speranza di salire sullo Skybridge che collega le torri, in quanto sono ammessi soltanto un numero limitato di visitatori al giorno e i biglietti disponibili già di prima mattina sfumano in un lampo. Vabbè pazienza, non ci mettiamo a piangere per questo e ci consoliamo sbizzarrendoci a scattarci ironicamente foto simil-patinate con questi bestioni sullo sfondo. Siamo pronti per un calendario!

Prossima tappa obbligata: un laboratorio di Batik. Ma quanto sono belli! Ed è proprio affascinante vedere gli artigiani all’opera.

La tappa successiva ci porta a scoprire un “prodotto malese” che ignoravamo qui fosse così caratteristico: il cioccolato! Impossibile non farsi cogliere dalla golosità ,mentre gli inservienti offrono assaggi di cioccolato al mango, alla fragola e persino al tiramisù…deliziosi! Peccato non ne possiamo fare scorta da portarci via, il caldo scioglierebbe inesorabilmente tutte queste leccornie.

Altra tappa: Muzium Negara o National Museum, dove ci vengono proposti interessanti percorsi alla scoperta della cultura Malay, della storia della prima conversione del paese all’ Islam, delle lotte degli aspiranti conquistatori che si sono succeduti nel tempo, dei prodotti del posto (come il caucciù e il cocco), della storia e della cultura della Malesia.

Ancora, la tappa successiva ci porta alle residenza del re. Qui la guida ci spiega la forma di governo del Paese: dei 13 stati ,più i 3 territori federali, 9 sono retti da sultani, il cui titolo è ereditario, anche se di fatto ognuno ha un parlamento e un governo con un primo ministro. La carica di re viene svolta a turno, ogni 5 anni, da uno di questi sultani. Quello attuale viene chiamato il re felice, perchè gli era capitato di essere designato la prima volta nel ruolo del sovrano quando ancora era molto giovane, il che gli ha dato la possibilità (per la prima volta nella storia della Malesia) di assumere la carica una seconda volta. Il ruolo, di fatto, è più rappresentativo che altro, mentre la vera figura politica principale è quella del primo ministro.

Quindi veniamo portati al National Monument, dove riconosciamo subito la mano dello stesso autore del famoso monumento a Iwo Jima che si trova a Washington. Subito dopo siamo alla Masjid Negara, la Moschea Nazionale, che però non possiamo visitare in quanto è momento di preghiera e quindi è chiusa ai turisti non islamici.

Alla fine del tour ci facciamo lasciare a Chinatown piuttosto che tornare all’albergo per farci un giro nelle asfissianti vie gremite di gente e bancarelle. Qui si può acquistare di tutto e di più. Unica avvertenza: contrattare sul prezzo come pazzi!

Visto che non potremo salire allo Skybridge, proviamo l’ebrezza di entrare nel grande Mall delle Petronas, dove ci sono ristoranti di tutti i tipi e dove noi scegliamo un locale giapponese.

Lunedì 12 agosto

Oggi voliamo in Borneo! La sveglia trilla alle 5e45 per raggiungere in tempo il nostro volo Air Asia, che parte dall’aeroporto LCCT (Low Cost Carriere Terminal) situato a qualche km di distanza dal KLIA (Kuala Lumpur International Airport), ma ancora per poco, perchè l’autista ci informa che per maggio 2014 verrà spostato. Air Asia ci dà subito un’impressione positiva e l’areo atterra a Kuching in perfetto orario. Raggiungiamo il Gran Continental Hotel giusto il tempo di lasciare i bagagli, per poi uscire subito e dirigerci in centro città per pianificare i prossimi giorni. Kuching è la capitale del Sarawak e in malese il suo nome significa gatto. E non è difficile accorgersene, visto che ne è disseminata, dalle statue nelle strade agli oggetti nei negozi. Arrivati in Main Bazaar, che è la via dove sono concentrati tutti i negozi, ci infiliamo nell’ufficio di Borneo Adventure. Avevamo provato a prenotare dall’Italia una delle loro escursioni organizzate, ma non avevamo ricevuto risposta. Dopo averlo spiegato al primo impiegato trovato entrando, ci viene svelato l’arcano: hanno appena riaperto gli uffici quel giorno dopo il Ramadan e la festività dell’ Hari Raya ,per cui non avevano avuto la possibilità di vedere la nostra richiesta via e.mail. Poco male, basta un colpo di telefono per assicurasi che la guida sia disponibile e la nostra scelta viene confermata in pochi minuti. La media del costo dei tour da queste parti è abbastanza alta, ma, al termine dei due giorni passati nel villaggio Bidayuh, saremo più che felici di aver sborsato questi 680 MYR a testa!

Martedì 13 agosto

Alle 8e15 arrivano a prenderci in albergo l’autista di Borneo Adventure con la nostra guida per i prossimi due giorni: Frida. Veniamo accomodati in un combi bus da 12 persone, dove però siamo da soli! È politica dell’agenzia organizzare tour con poche persone, ma noi siamo davvero fortunatissimi! Lei lavora come free lance e ci spiega che questi due giorni per lei dovevano essere di ferie, ma appena contattata dall’agenzia ha subito accettato di fare questo giro con noi, perchè la portava in un villaggio Bidayuh, che è proprio l’etnia a cui lei appartiene. I Bidayuh sono uno dei gruppi tribali del Borneo. In passato erano animisti, ma ora scopriamo con sorpresa essere cristiani. Le loro case tipiche sono le longhouse e sono stanziati soprattutto nella parte ovest del Sarawak, vicino al confine con il Borneo Indonesiano. Prima di arrivare al villaggio però, facciamo tappa al Semenggoh Wildlife Rehabilitation Centre, per osservare gli oranghi che ci vivono. Prima di inoltrarci nel parco, una delle guardie del centro ci istruisce su quanto sia importante fare silenzio e rimanere a debita distanza da questi primati, per non farli spaventare col rischio di farli diventare aggressivi. Alle 9 gli inservienti portano loro della frutta ed è in questo momento che si spera di poterli avvistare, anche se non è garantito…noi siamo fortunatissimi, ne vediamo addirittura due, mentre mangiano e compiono le loro evoluzioni tra gli alberi! E scopriamo con sorpresa che per dormire si costruiscono i nidi sugli alberi. Ripartiamo sul nostro combi e ci fermiamo al mercato dove portano le loro mercanzie e dove vengono a rifornirsi gli abitanti dei villaggi vicini. Fantastico! Ci muoviamo fra le bancarelle colorate, traboccanti di frutta e verdura che non abbiamo mai visto prima….dopo una sosta di 40 minuti ripartiamo e finalmente arriviamo a Monkos, che conta 300 abitanti e che si trova a sud-est di Kuching e ad appena 2,5 km dal confine indonesiano. Veniamo accompagnati in un edificio che al piano terra ha un piccolo negozio di generi alimentari e bazar di roba varia da cui , salendo delle scale esterne, si entra un’ampia sala dove ci hanno preparato uno spuntino di benvenuto. Veniamo invitati a lasciare le nostre scarpe polverose all’entrata e, per tutta la durata della nostra permanenza qui, cammineremo scalzi. Ci riposiamo un attimo nella nostra stanza, minuscola ed essenziale, ma pulita e confortevole, e poi ci dirigiamo a visitare la longhouse, che ospita ben 25 famiglie. La presenza della guida si rivela preziosa visto che parla la lingua Bidayuh e quindi ci traduce tutte le informazioni possibili che le fornisce la gente del posto, compreso il capo-villaggio ultraottantenne ma sorridente e in forma smagliante. La longhouse è appunto una lunga casa, sollevata da terra tramite dei pali di legno, con una lunga veranda all’ombra e tante porte sul lato abitato che corrispondono ad altrettante abitazioni delle varie famiglie che vi abitano. È bello vedere come ancora sia forte lo spirito d’aggregazione nel villaggio, perchè passeggiando sul bambù che fa da pavimento alla longhouse, salutiamo bimbi che giocano, persone che sonnecchiano o che conversano godendosi l’ombra. Frida ci racconta che furono dei missionari tedeschi che portano il cristianesimo da questi parti e ci mostra i fori lasciati dalle pallottole dei comunisti sulle pareti dell’edificio. La nostra attenzione viene catturata dai fogli appesi fuori alle pareti, che attestano vari controlli sanitari effettuati dal governo per scongiurare il pericolo della malaria. Appuriamo che qui non ci sono stati casi di malattia. Continuando la nostra passeggiata, visitiamo l’intero villaggio, sotto il torrido sole del primo pomeriggio, mentre sempre più bimbi si aggregano alla nostra combriccola sorridenti e incuriositi. La guida intanto ci elenca tutte le specie diverse di piante, fiori e frutta che incontriamo per via. Finiamo per inoltrarci nella giungla, che sta tutt’intorno al paesello, un pò preoccupati per le zanzare che ci vengono incontro a nugoli e osservando divertiti questi bimbi che si lanciano come piccoli tarzan aggrappandosi alle liane degli alberi. Ogni roccia che incontriamo ha un nome, e le loro originarie credenze animiste sopravvivono ancora in certi gesti, come quando poggiano la mano con solennità su di una che considerano come sacra o come quando non vogliono passare vicino ad un’altra, per non disturbarne lo spirito del coccodrillo, che secondo tradizione la ospita. E poi raccolgono steli per via, che sapientemente intrecciano fino ad ottenere delle verdi corone che gentilemente ci regalano con ampi sorrisi. Assieme ai bimbi c’è anche un ragazzone che ha l’aspetto di un polinesiano, che è il loro insegnante di danza … La sera, dopo cena, avremo una dimostrazione della loro abilità!

La visita si conclude nella fattoria di una signora del villaggio, che ci offre generosamente assaggi di canna da zucchero da succhiare, cocco, guava, papaya e mandarini a volontà, tagliati al momento, davanti ai nostri occhi, col machete, mentre il marito pesca in un laghetto vicino.

Rientrando al villaggio facciamo in tempo ad assistere ad una spettacolare partita di takraw nella quale si stanno sfidando i ragazzi del posto. Diffuso nel sud-est asiatico, è un incrocio tra il calcio e la pallavolo che si gioca con una palla di rattan. I salti e le evoluzioni con la palla di questi giovani ci lasciano letteralmente a bocca aperta!

Prima dello spettacolo però è tempo di una doccia e di una buona cenetta coi prodotti locali , accompagnata da gustosissimi succhi di frutta. Segnaliamo che, da queste parti, per doccia si intende entrare in piccolo bagno dove c’è un wc e un grande secchio pieno d’acqua fornito di una ciotola, da utilizzare per versarsi l’acqua addosso. La cena è squisita, immancabili riso e pollo, ma ci viene offerta anche una zuppa, e tanta frutta e verdura fresche. E finalmente lo spettacolo dei bimbi, bellissimi nei loro abiti tradizionali, dai visi così freschi e sorridenti! Infilano anche un”ballo del qua qua” (che loro chiamano chicken dance) in nostro onore, ma la parte più emozionante è naturalmente quella in cui ci fanno ascoltare la loro musica e ci mostrano i loro balli tradizionali e per l’occasione un gruppetto di adulti si mette a suonare uno strumento dalla forma simile ad un gong, dal suono ipnotico e suggestivo! Non manca il divertimento e la voglia di coinvolgerci, per cui ,quando si mettono in cerchio alcuni di loro, reggendo delle lunghe canne a formare una griglia, ci invitano a saltarci dentro con loro a ritrmo di musica, cercando di evitare di rimanere incastrati col piede mentre si balla. L’ilarità massima si raggiunge quando ci fanno giocare al gioco della sedia, in cui bisogna non rimanere in piedi senza posto, dopo che si è girato in tondo ballando e ci si ferma appena la musica smette. Io esco ai primi giri, lasciando ovviamente vincere i bimbi, mentre Corrado implacabile lotterà per una sedia fino a raggiungere la vittoria finale. A fine serata tutti ci salutano cordialmente stringendoci la mano e augurandoci la buona notte. Questo spirito d’aggregazione e di semplicità ci rimarrà nel cuore!

Mercoledì 14 agosto

Oggi è il gran giorno del nostro trekking nella giungla! Partiamo con Frida e due ragazze che portano sulla schiena il necessario per il pic-nic in un cestello intrecciato. Via via che procediamo, si aggregano spontaneamente alla nostra comitiva i bimbi che hanno ballato per noi la sera prima. Attraversiamo campi bruciati, che ci viene spiegato vengono trattati così per cambiare coltura dopo averli sfruttati con la soia. Poi facciamo una sosta, mentre le ragazze si adoperano solerti per tagliare canne di bambù da portarsi dietro, mentre i bimbi raccolgono erbe nella foresta, sapientemente riconoscendo quelle buone. Lungo il sentiero ci sono alberi con dei tagli e con delle ciotole posizionate per raccogliere il caucciù. Una bimba sorridente mi porge in regalo una piantina appena raccolta, dalla strana forma a spirale che Frida mi spiega essere un’erba medicinale. Corrado osserva che per loro la foresta è come un grande supermercato, dove sanno riconoscere i frutti che servono. Certo, però qui tutto è senza dubbio genuino!

In tarda mattinata arriviamo ad una piccola cascata dove pranzeremo. La guida accende il fuoco, i bimbi iniziano a preparare il pollo e il riso e mi coinvolgono nella cernita delle erbe, mentre Corrado si lancia in un servizio fotografico. Il cibo viene cucinato dentro alle canne di bambù, tappate con delle erbe, mentre i bimbi completano il menu fermando una vecchina che vedono passare sul sentiero, per farsi cedere una tapioca da cucinare. Tutto fantastico! E per digerire: tuffi e bagni nella cascata…un angolo di paradiso! non vorremmo dovercene andare, ma purtroppo la nostra visita finisce qui e quindi torniamo indietro, salutiamo gli abitanti di questo villaggio così ospitale e torniamo a Kuching verso le 17. Ceniamo al Little Lebanon e poi a nanna.

Giovedì 15 agosto

Oggi giornata di trasferimento, o per meglio dire maratona! Il primo volo interno, sempre con Air Asia, ci riporta a Kuala Lumpur. Il secondo volo ci fa arrivare a Kota Barhu. Appena scesi, acquistiamo il trasferimento al banchetto Simphony, che si trova subito sulla destra, e quindi, con un taxi, raggiungiamo Kuala Besut e da lì saliamo in barca. Dopo mezz’oretta in mare, verso le 15, raggiungiamo finalmente il Perhentian Island Resort per il nostro meritato relax! Siamo sulla più grande delle isole Perhentian, circondata da acqua cristallina. Questo resort è da scegliere unicamente per la posizione, disponendo di una splendida spiaggia: una mezzaluna di sabbia bianca. A noi interessava soprattutto questo, perchè il nostro intento, per i giorni da trascorrere qui, è sempre stato soltanto goderci la spiaggia in completo riposo. Infatti l’albergo, come organizzazione e pulizia, lascia un pò a desiderare…ma, per chi è più interessato ad avere una struttura migliore, forse è meglio indirizzarsi verso il Tuna Bay o il Coral View. Venendo qui bisogna anche a prepararsi a trovare davvero tanti turisti italiani…. Si fa ovviamente vita di mare, con la possibilità di prendere le tante barchette disponibili e lanciarsi in innumerevoli escursioni e cenare ogni sera in un ristorantino diverso.

Venerdì 16 agosto

Relax: lettura, bagni, sole, Corrado viene coinvolto in una partita di beach volley dagli inservienti del resort.

Sabato 17 agosto

Relax: lettura, bagni, sole, sorseggiando noci di cocco che tirano giù, direttamente dagli alberi in spiaggia, gli inservienti del resort.

Domenica 18 agosto

Relax: lettura, bagni, sole, breve passeggiata nelle giungla all’interno dell’isola.

Lunedì 19 agosto

Ultima colazione in riva al mare (sigh!) e poi prendiamo la barchetta (ne arriva una molto più piccola rispetto all’andata – sigh! sigh!) per ritornare a Kuala Besut. Tralascio i particolari, perchè non è piacevole per me ricordare (e nemmeno tanto facile, visto che affronto la mezz’ora di traversata con gli occhi incollati sui miei piedi, per non farmi impressionare dalle onde che spumeggiano rasenti alle nostre teste); comunque ci stipano all’inverosimile e come passerella per scendere usano un’altra barca in cui saltare… In città dobbiamo cercare un passaggio per le Cameron Highlands. Consigliamo di fare un giretto tra le numerose agenzie in città, perchè le tariffe applicate allo stesso servizio possono essere anche molto differenti. Alla fine noi saliamo in un combi bus, con altri 4 passeggeri, pagando 45 MYR. Tutto bene, le ore sono tante, perchè partiamo alle 10e15 e arriviamo alle 15, ma ci sono concesse un paio di pause per usare il bagno e per pranzare. Unici nei: l’autista matto, che si lancia a tutta birra sulle strade che portano in montagna, e la ragazza svizzera che ci siede dietro, che per tutto il tempo terrà i suoi piedi sul poggiatesta di Corrado…a Tanah Rata ci accoglie un cielo piovoso e una temperatura molto più bassa. È il posto ideale dove fare base per le varie escursioni in zona. Soggiorniamo all’ 8 Mentigi, sostanzialmente un ostello, dove il “simpatico” padrone di casa ci relega in una camera vicino alla zona comune, per cui particolarmente rumorosa, ma soprattutto con l’acqua calda che va e viene…ma visto quello che abbiamo pagato (180 MYR in totale per due notti) non c’è lamentarsi. In ogni caso è il posto ideale per chi viaggia zaino in spalla. Giriamo qualche agenzia prima di decidere cosa fare il giorno dopo: i tour di una giornata intera costano tra i 75 e i 90 MYR. Ci sarebbe piaciuto andare a vedere le rafflesie, che ci incuriosiscono con la loro forma gigantesca, ma sfortunatamente non è periodo. Optiamo quindi per l’Agro Farmland tour, che ci rende disponibile soltanto l’efficiente ed economica agenzia Kang che si trova al nr. 38 di Jalan Besar. La visita del centro della città si esaurisce in una camminata di un kilometro, dove ci fermiamo più volte a chiacchierare con una simpatica impiegata di un’agenzia che lavora in un baracchino distaccato all’esterno, e infine ci fermiamo a mangiare all’indiano SRI BIRCHANG a soli 20 MYR in tutto, gustandoci uno squisito succo di mango freschissimo!

Martedì 20 agosto

La giornata inizia con un colpo di fortuna: siamo appena partiti in auto con l’autista, che dovrebbe caricare un’altra coppia per il tour, ma questi informano che pagheranno lo stesso anche se non hanno intenzione di fare il giro. Benissimo: avremo lo spazio tutto per noi! L’autista che ci accompagna ci fa anche da guida, nel suo surreale inglese infarcito della parola “somenthing” pronunciata il più delle volte a sproposito. La visita è molto interessante, e comprende tutto quanto si coltiva e si produce nelle Highlands: serra di orchidee, coltivazione di pomodori, serra di crisantemi, campi di verdure varie, centro delle rose, piantagioni di tè, fattoria di farfalle e rettili, coltivazioni di fragole, le arnie delle api (italiane!) per la produzione del miele e infine una cascatella, che qui inseriscono nei tour, ma che è tutta da dimenticare… Tutto molto interessante, anche se alla fine, quello che ci impressionerà di più, saranno le distese verdi delle piantagioni di té Boh. In questa parte della Malesia, oltre alla solita nutrita popolazione cinese che gestisce alberghi, ristoranti ed agenzie, troviamo anche moltissimi indiani che lavorano nelle serre e nelle piantagioni.

Mercoledì 20 Agosto

Alle 8e35 parte il nostro autobus, con arrivo previsto per le 15 a Kuala Lumpur, alla modica cifra di 35 MYR. Stavolta l’autista è più anziano e più prudente, anche se passa tutto il tempo al cellulare…all’ennesima interminabile telefonata ci chiediamo che razza di tariffa telefonica abbia!

Raggiungiamo infine l’Ambassador Row per le nostre ultime giornate malesiane. Di solito stringiamo i denti per tutti gli altri giorni del viaggio, ma le ultime due notti facciamo uno strappo alla regola e ci concediamo di dormire in un posto meno economico, e l’Amabassador, fortunatamente, si presenta davvero bene! In effetti l’abbiamo pagato in anticipo, per ottenere uno sconto, sborsando 245 MYR a notte. Si trova a 1 km e mezzo a nord-est delle Petronas, nella zona delle ambasciate. La posizione è stata scelta per essere comodi il giorno dopo per andare a Malacca, prendendo la tangenziale.

Dopo esserci sistemati, prendiamo un taxi per raggiungere e visitare il Museo d’Arte Musulmana, che ospita una delle migliori collezioni di arte islamica del mondo, e poi facciamo un salto al cinese Thean Hou Temple, di grande impatto visivo, dove ahimé dobbiamo assistere al teatrino di una turista italiana che si mette a scimmiottare il modo di pregare dei fedeli locali, probabilmente senza nememno sapere che si sta rivolgendo alla Madre Celeste Thean Hou … Con il taxi ci spostiamo agevolmente, anche se raccomandiamo di fare molta attenzione ai tassisti che vogliono fare i furbi e non far scattare il tassametro! La serata la trascorriamo nell’affollatissima Chinatown, in un tripudio di colori, mercanzie e ristorantini.

Giovedì 21 Agosto

Alle 9:00 partiamo in pulmino con altri due turisti giapponesi, alla volta dell’affascinante Malacca. Ci accompagna una competente e simpatica guida: un indiano cattolico che si dilungherà più volte molto volentieri in discussioni socio-storico-politiche con Corrado, sollecitato dalle sue domande. Passeggiando per le strade di Malacca, non si può non avvertire la grande storia di questi posti. Visitiamo l’antica chiesa di S. Pietro, la cappella di S. Paolo, la statua di S. Francesco Saverio, il quartiere olandese, Jonker Street con i suoi numerosi negozi (tra cui quello in cui si possono ancora trovare le atroci scarpette cinesi – ora fortunatamente fuorilegge – che venivano usate per mantenere minuscoli i piedi delle donne), il più antichi templi cinesi e indiani dellacittà, il quartiere portoghese che conserva ancora tradizioni europee ed una scuola cattolica. Dovendoci tornare, sicuramente ci assicureremmo di poter trascorre anche una notte qui, spingendoci poi magari fino a Singapore il giorno dopo.. Purtroppo non abbiamo abbastanza tempo, e, a metà del torrido pomeriggio di Malacca, riprendiamo la strada per tornare a Kuala Lumpur. Il viaggio di ritorno è estenuante, perchè stavolta non c’è via di scampo al congestionato traffico della metropoli. Ci facciamo mollare al centro commerciale, perchè abbiamo finito i contanti e dobbiamo essere sicuri di poter pagare con carta di credito per la cena. Opteremo infine per un’ottimo ristorante indonesiano. Non c’è che dire, in Malesia abbiamo mangiato davvero bene!

Venerdì 23 Agosto

Abbiamo già prenotato per tempo il taxi per arrivare in aeroporto. Partiamo con volo Emirates alle 10e30 e arriviamo a Venezia alle 20. Arrivederci Malesia!

Conclusioni: Per un eventuale ritorno, cambiando periodo (inverno) sarebbe interessante visitare la costa ovest (Penang e Langkawi per esempio) e magari fare un salto nel Sabah in Borneo, questa volta spendendo meno tempo a KL (avendo cura però di trascorrerci un sabato pomeriggio per visitare le bancarelle di Little India) e raggiungendo anche Singapore.

Ci è capitata spesso l’occasione di conversare con la gente , per capirne lo stile di vita. E anche per farci spiegare le tensioni interne avvertite in questo paese, che comunque ambisce ad essere un esempio di convivenza armonica tra le etnie che lo compongono; come testimonia la sagoma di un numero uno, rivestito della bandiera malese, che fa mostra di sé ovunque.

Arrivederci Malaysia!



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