Seichelles, La Digue, una vacanza da incubo!

Voilà, appena tornati da quella che sarebbe dovuta essere una vacanza da sogno ed è stata invece una vacanza da film dell’orrore. Ladri, attacchi di cani selvaggi, piogge torrenziali…e chi più ne ha più ne metta. Siamo stati sfortunatissimi. Per chi non avesse voglia di leggere tutto, alcuni consigli utili: -Non dormite a la Digue con...
Scritto da: Rabarbaro
seichelles, la digue, una vacanza da incubo!
Partenza il: 21/01/2009
Ritorno il: 01/02/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Voilà, appena tornati da quella che sarebbe dovuta essere una vacanza da sogno ed è stata invece una vacanza da film dell’orrore. Ladri, attacchi di cani selvaggi, piogge torrenziali…E chi più ne ha più ne metta. Siamo stati sfortunatissimi. Per chi non avesse voglia di leggere tutto, alcuni consigli utili: -Non dormite a la Digue con porte o finestre aperte.

-Non girate per spiagge deserte (a gennaio i turisti sono pochi e quasi tutte le spiagge sono deserte) senza due buoni bastoni per difendervi da eventuali attacchi di cani selvaggi. State attenti cento volte di più se avete bambini. Ora scriviamo anche al consolato francese per denunciare quello che ci è successo coi cani.

Avevamo organizzato la vacanza da soli, ed era stato facile e divertente. Si può fare affidamento totale alla guida delle Seychelles della Lonley Placet, precisa e davvero affidabile su tutti gli indirizzi (abbiamo verificato di persona). Dopo un volo Vueling per Parigi (noi viviamo a Barcellona) eccoci ad aspettare di salire a bordo dell’Air Seychelles che da Parigi ci avrebbe portato a Mahé, dove poi avremmo trovato il cambio per Praslin (sempre con Air Seychelles, che là gestisce tutti i voli interni) e infine il traghetto per La Digue, meta di tutti i nostri giorni di vacanza (13 in tutto).

Dopo un’ora di ritardo saliamo a bordo e lì ci fanno aspettare altre due ore e mezza per problemi della torre di controllo che non dava il permesso. Ma cosa vuoi che siano tre ore in più quando davanti a te hai una vacanza che hai sognato da mesi! Arrivati infine a Mahé verso le 11 di mattina, invece che alle 8, scopriamo che Air Seychelles non aveva pensato di spostare in automatico i passeggeri sul volo interno successivo e abbiamo dovuto aspettare il primo volo con posti disponibili, che era alle due del pomeriggio. Ci siamo lamentati con la compagnia e abbiamo chiesto almeno un buono-pasto o caffé, ma niente.

A parte disguidi di tempo i voli sono stati piacevoli, con tante cose buone da mangiare e un buon servizio a bordo, regalano anche una cartina delle tre isole che è molto pratica.

A la Digue avevamo prenotato un bungalow self-cattering al Fleur de Lys. Il giardino è incantevole e anche la casetta: la cucina ben attrezzata di bollitore, tosta pane, etc… ma sfornita di buone pentole e coltelli per cucinare. Solo pentolini in alluminio vecchissimi e piccoli e coltelli da tavola che non tagliano. Se scegliete i Self Cattering ricordatevi di portarvi qualche strumento da casa come un buon coltello per il pesce o una grande padella. I sanitari del bungalow del Fleur de Lys lasciano un po’a desiderare, sono vecchi, il wc perde facendo un suono fastidioso, la doccia è un filo d’acqua e non c’è modo di averne di più. C’è qualche insetto: molte formiche e qualche scarafaggio, ma in generale la casetta è pulita e poi, che importa? Siamo a La Digue, a poche pedalate dalle più belle spiagge del mondo e c’è il sole. Ci dicono che il tipo alla reception c’è fino alle 5 e poi va via e in caso d’urgenza bussare alla casetta vicina. Ci danno loro le biciclette. Cinque euro al giorno l’una.

I primi tre giorni grande sole e meravigliose spiagge. Ma l’isola mi mette una leggera ansia, c’è un tipo di natura ostile, non dolce, un po’ come in un film di Jurassic Park. Giungla fitta e umida. Pipistrelli. Non riesco a rilassarmi. Forse il presentimento di quello che ci stava per succedere? Spiagge: Per fare il bagno sono stupende Grand Anse e Petit Anse, che in questa stagione non hanno correnti pericolose ma onde di giada in cui è possibile tuffarsi e poi Anse Severe: fuori dalla barriera di corallo, se il mare è tranquillo, con la maschera si vedono meraviglie. Non siamo riusciti a bagnarci invece nella spiaggetta davanti al Patatran, per via delle onde, ma è deliziosa. Invece Anse Source d’Argent è bellissima per leggere e riposarsi all’ombra di una palma, ma il bagno è uno schifo, l’acqua è bassa e di pomeriggio diventa una broda bollente. Tutto l’altro lato dell’isola (dove non ci sono strutture turistiche… da Anse Patate in poi) non è balenabile, ma bellissimo per lunghe passeggiate a caccia di conchiglie.

Ristoranti: Li abbiamo provati tutti. Mediamente bassi come qualità. Il migliore è Zarof per la cena, economico e buono. O il Patatran (che è lo stesso dell’Ocean Hotel), ma più caro. A pranzo (impossibile trovare di che farsi dei panini) la soluzione migliore che abbiamo trovato era comprare del pane al supermercato e comprare frutta fresca da Marc Bibì, un tipo che ha un banchetto sulla strada per Grand Anse (il primo banchetto sulla strada venendo dal centro): tre o quattro manghi, sbucciati da lui al momento, frutti della passione a go go, grappoli di bananine, un cocco, tutto a non più di 4 o 5 euro. Per chi ama la frutta, un sogno! Vi consiglio anche i suoi frullati. Alla terza notte un ladro ci è entrato in camera (avevamo chiesto se potevamo lasciare aperto e ci avevano detto di sì, senza problema). Mio marito per fortuna era ancora mezzo sveglio, gli ha urlato qualcosa, ed è scappato. Spaventati siamo andati a bussare alla casa vicina e dopo 10 minuti è comparsa una donna che ha telefonato ai proprietari. Hanno chiamato la polizia, che non è venuta.

Dopo un’ora il proprietario, uno scozzese, è arrivato (a piedi da chissà dove), ci ha detto che non era mai successo, che gli dispiaceva molto e se n’è andato. Ci siamo chiusi dentro e tutta la notte siamo stati tesissimi e angosciati. La sera dopo abbiamo chiuso tutto, tranne, mentre leggevamo a letto, la finestra dietro di noi aperta di qualche dita, solo per sentire un po’ l’aria fresca della notte. A un certo punto ho come una sensazione di paura, decido di chiudere anche quella finestra. Apro la tenda e dietro c’era di nuovo il ladro! Ho dato un grido e lui è scappato. Mi ha preso un infarto. Da quanto era lì? Poteva spiarci attraverso la tenda? Degli italiani nei Bungalow vicini hanno sentito il mio grido. Abbiamo fatto una ronda ma non c’era più nessuno. Non ho praticamente chiuso occhio. Dovete immaginare la Digue di notte per capire la paura. E’ buia dalle sei e trenta in poi e alle 11 è tutto deserto. Buia non per modo di dire, se non hai la pila non vedi dove metti i piedi. Non c’è anima viva se non pipistrelli giganti e suoni di giungla. Avevamo veramente paura.

Il giorno dopo abbiamo fatto armi e bagagli e abbiamo chiesto al proprietario di aiutarci a cercare un stanza d’albergo. Non volevamo più saperne di bungalows. Siamo andati all’Ocean Hotel, e abbiamo speso quasi il doppio del nostro budget previsto. Sigh. Ma almeno c’era un guardiano tutta la notte. L’Ocean è carino, più del Patatran che ha a fianco. E il ristorante è buono. Il servizio invece lascia a desiderare e state attenti che cercano sempre di addebitarvi qualche gelato che non avete preso.

I giorni a seguire sono stati piovosi, con rare schiarite (ha piovuto praticamente sempre, me a gennaio era prevedibile). Una mattina siamo andati a fare una passeggiata su Anse Severe e sono arrivati da lontano dei cani. Ci sembravano carini, tanto che ho detto a mio marito, fai una foto! Uno camminava al largo, dove l’acqua è bassa, gli altri a riva. Ci hanno accerchiati e hanno cominciato ad abbaiare con i denti scoperti, in modo aggressivo. Abbiamo cercato di andarcene ma ogni movimento che facevamo si avvicinavano di più e abbaiavano con più aggressività, cercando di morderci le gambe. A un tratto ne avevo quattro a dieci centimetri, non smettevano di abbaiare e ringhiare, uno mi ha morso la caviglia (senza bucare la pelle) e ho fatto un balzo indietro. Era una scena da film dell’orrore, non credo di aver provato mai tanta paura in tutta la mia vita. Erano pazzi, feroci, incomprensibili. Io sono cresciuta in mezzo ai cani, ma quelli erano bestie folli, non cani, non capivo cosa volessero. Capivo però chiaramente che sarebbe bastato un movimento sbagliato e mi sarebbero saltati addosso per sbranarmi. Non sapevo cosa fare, stavo immobile, se mi muovevano si avventavano verso le gambe. Ero paralizzata, mio marito anche.

Per fortuna la spiaggia non era del tutto deserta, al fondo c’erano degli italiani, e uno di loro è accorso con un bastone (grazie grazie grazie!). I cani sono scappati e ho iniziato a singhiozzare sotto shock. Siamo andati alla polizia e ci hanno incoraggiato a sporgere denuncia. Pare che questi cani selvaggi siano un problema sull’isola. Di solito stanno volentieri coi turisti, ma sono selvaggi e possono cambiare umore senza ragione. Non ci siamo più mossi senza due bei bastoni.

Gli ultimi due giorni della vacanza li abbiamo passati a Mahé. L’isola mi ha dato una sensazione più dolce di la Digue. Abbiamo dormito alla Desirade, che sconsiglio. Pulita ma veramente squallida. Anche lì c’era un guardiano tutta la notte, grate di ferro alle finestre e una telecamera a circuito chiuso, cosa che mi fa supporre che i furti non siano rari. Abbiamo affittato una macchina a metà giornata (25 euro) e abbiamo visitato le Jardin du Roi, un giardino di spezie meraviglioso, che dà a pranzo un’insalata di frutta da delirio talmente è buona.

Il 31, ultimo giorno, è tornato il sole e ci ha permesso di fare la giornata di gita in barca alla baia di Sant’Anne. L’abbiamo fatta con il Marine Charter Association, come consigliato dalla guida, e non ci siamo pentiti. Per soli 30 euro a testa abbiamo fatto snorkeling, pranzo buonissimo e abbondante sull’isola di Cerf, poi pomeriggio sulla spiaggia. Le altre agenzie chiedono prezzi da pazzi per farti fare lo stesso giro. I fondali sono stati un po’ deludenti. Senza colori. Ma abbiamo visto le razze, e anche due squaletti piccoli, ed è stata una bella giornata che ci ha rinfrancato un po’ dalla settimana passata a La Digue. Due turisti tedeschi ci hanno raccontato che 10 anni fa a Mahé tutta la gente sorrideva, ora l’atteggiamento dei locali verso i turisti è più chiuso.

A La Digue sorridono ancora, la popolazione è fine e molto dignitosa, il fenomeno dei ladri e della droga, ci hanno spiegato, è recente. Sta succedendo la stessa cosa che è successa Capo Verde, dove mia sorella ha vissuto qualche anno. Il turismo porta una trasformazione lenta e inesorabile degli usi locali e dello stile di vita delle popolazioni indigene. L’idea che mi sono fatta è: se amate le Seychelles, scegliete di non andarci.

Unica nota positiva del viaggio: sono stata felice fino alle lacrime quando l’aereo ha toccato il suolo di Parigi. Mai una città mi era sembrata così meravigliosa.



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