Sei giorni sulle Dolomiti con base in Val Badia

Dribblando il meteo fra le rocce e l'unico verde che ci piace: quello della natura.
Scritto da: FraRu
sei giorni sulle dolomiti con base in val badia
Partenza il: 11/07/2021
Ritorno il: 17/07/2021
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Dopo tanti anni all’estero e nell’intenzione di non cedere all’odioso ricatto del pass verde per i viaggi oltreconfine la nostra scelta per le vacanze 2021 è stata forzatamente autarchica.

Non avendo alcuna intenzione di considerare e soprattutto ricordare la nostra meta come un ripiego siamo andati alla ricerca di una soluzione che potesse, in fatto di attrattività, essere equiparabile ad un viaggio esotico. E con Sardegna e Sicilia già perimetrate negli anni precedenti l’occasione ci ha spinto a scegliere finalmente un luogo montano in grado di emozionare l’avventore anche al di fuori della stagione invernale. L’Alto Adige era da tempo nella nostra lista dei desideri, ma non essendo grandi amanti della neve finivamo puntualmente per scartarlo, vuoi per una meta che comprendesse possibilità balneari, vuoi per quelle soluzioni estere che ci siamo (oggi dico “fortunatamente”) fino a ieri affrettati a sposare approfittando degli anni giovanili e della temporanea assenza di pargoli. Ed è in fondo un peccato constatare che ci volesse una congiuntura sociale liberticida per suggerirci che questo era l’anno giusto per vivere finalmente i piaceri estivi della montagna. Piaceri che a volte possono però divenire dispiaceri. Inizio con un cappello non propriamente edificante, ma abbiamo scoperto sulla nostra pelle che molto più frequentemente del mare la montagna può anche mettersi di traverso e complicarti un soggiorno a forza di pioggia, grandine e nuvole. Su sette giorni abbiamo goduto di due soli giorni di sole pieno districandoci poi nei restanti cinque fra previsioni meteo più o meno azzeccate per riuscire a limitare al minimo le “perdite” di tempo prezioso.

Al netto di ciò non rinneghiamo comunque neanche lontanamente la scelta fatta, già solo per la grandissima emozione provata al momento dell’arrivo. Per un non avvezzo ai piaceri della montagna la lenta scoperta dei paesaggi altoatesini partendo dalla deviazione per Castelrotto fino al Passo Gardena per poi ridiscendere in Val Badia è una rossiniana immersione nella meraviglia. Un velo di commozione ci ha accompagnato nel nostro avvicinamento ad una meta ricettiva, gli Appartamenti Confolia, accucciata ai piedi del monte Sassongher che veglia solennemente su Corvara di fronte ad altre presenze dolomitiche assolutamente incantevoli. Può sembrare puerile, ma tutto ciò è qualcosa a cui non eravamo neanche lontanamente abituati pur avendo viaggiato molto ed anche al di fuori del continente.

La scelta logistica è caduta su Corvara in Badia per la sua posizione non troppo distante da quelli che erano i luoghi annoverati dalla nostra lista dei desideri. A posteriori credo che Corvara sia il paesino più grazioso della Valle, impreziosito oltre che dal già citato Sassongher dalla Cima Pisciadù, le cui minicascatine che alimentano le più grandi cascate omonime si vedono anche dalla finestra di casa.

Lago di Braies – Dal paesino di Monguelfo, raggiungibile in un’oretta d’auto, partono dei bus non propriamente a buon mercato che conducono direttamente sul lago. In fase di organizzazione del viaggio avevamo infatti appreso che nel periodo di massima pressione turistica la strada di accesso al lago viene chiusa al traffico delle automobili dalle 9 alle 16. Volendo è comunque possibile raggiungere in auto la cittadina di Ferrara completando poi a piedi la restante parte del tragitto (circa 10km a/r a cui va aggiunto il periplo del lago che è di circa 2km)

Cime di Lavaredo – Se, come noi, non volete pagare il balzello di 30 euro ad auto per accedere alla strada che conduce al rifugio Auronzo, porta d’accesso per il giro ad anello delle tre cime, è possibile dalla Val Badia raggiungere il passo Falzarego in una mezzoretta ed usufruire del bus che porta direttamente al rifugio. In alternativa si può arrivare in auto fino a Misurina, dove la frequenza degli autobus diretti al rifugio è decisamente maggiore. Dal Falzarego sarà inoltre possibile ammirare la cima del Lagazuoi, magari approfittando delle cabinovie che permettono di salirvi. Grazie ad alcuni avventori abbiamo appreso che fra i tanti percorsi raggiungibili vi sono anche delle gallerie scavate nella roccia risalenti alla prima guerra mondiale.

Purtroppo il 13 luglio si è rivelata la data meno indicata per arrampicarci ai piedi delle Cime, per l’occasione completamente avvolte dalle nuvole. Pioggia e grandine hanno quindi iniziato ad alternarsi impedendoci di andare oltre il primo km del giro ad anello che permette di goderne la visuale da diverse prospettive. Abbiamo trascorso la maggior parte delle quattro ore di permanenza al rifugio…nel rifugio stesso aggrappandoci all’umanissimo “mal comune mezzo gaudio” visto il numero dei nostri compagni di sventura ed accontentandoci di fotografare le pudiche bellezze nei rari momenti in cui decidevano di mostrare qualche angolo di roccia. Ricorderemo la discesa per la delusione amarissima che ci siamo portati dietro, combattuta con un auspicio dolce-amaro mutuato dall’esperienza calcistica: quando nel 2000 abbiamo perso l’Europeo a trenta secondi dalla fine contro la Francia chi lo avrebbe detto che un giorno lo avremmo rivinto? Ritorneremo dunque, magari non aspettando vent’anni…

Passo Pordoi – Da Corvara vi si arriva via Arabba con una mezzora abbondante di curve in salita da percorrere pregando che la frizione non decida di alzare bandiera bianca. Il parcheggio del passo è libero ed ampio, ma si satura molto facilmente. Solo per un colpo di fortuna siamo riusciti ad intrufolarci in uno stallo appena lasciato libero da una famigliola reduce dalla vicina cabinovia. Se siete appassionati di ciclismo non resisterete alla tentazione di farvi fotografare dinanzi al cartello di segnalazione del passo (quasi interamente coperto di adesivi). Provate a stazionare nei suoi dintorni per dieci minuti e constaterete quanto è difficile restare indenni alla richiesta di scatto di qualche ciclista reduce dalla scalata. In fondo il Pordoi è una sorta di Maracanà dei pedalatori. Come dargli torto?

Dal Passo è possibile prendere diversi sentieri che offrono una visuale da urlo sulle cime circostanti. Noi abbiamo scelto il celebre Viel del Pan, facile tragitto di circa 6km a/r (con giro di boa al rifugio omonimo, ma il sentiero volendo continua oltre) che offre una visuale da urlo sulla Marmolada e sul Lago di Fedaia. Mi sono tolto lo sfizio di percorrerlo all’indomani della vittoria italiana nella finale dell’Europeo con tanto di tuta Diadora versione Italia ’90 della Nazionale moltiplicando per cinque la sensazione di essere sul tetto d’Europa.

Le avverse condizioni meteo ci hanno impedito di tentare il difficile percorso che dal Passo delle Tre Croci conduce al meraviglioso lago di Sorapis. Sfruttando le svariate opportunità che offre la sentieristica altoatesina abbiamo però tappato i tempi vuoti con dei trekking che si sono rivelati decisamente sorprendenti: quello dei prati di Armentara e quello dei laghi Lech da Sompunt e Lech Da Luch (partenza in entrambi i casi nei pressi di Badia). Il primo permette inoltre di raggiungere attraverso paesaggi da cartolina (baite, prati, alpeggi ed ovviamente le Dolomiti di Fanes) la chiesina di Santa Croce, il cui fascino è a nostro avviso dipendente unicamente dal contesto in cui è abbarbicata.

Dalla stessa Corvara abbiamo intrapreso altri due percorsi facili quanto ricchi di fascino. Lo stesso giorno d’arrivo ci siamo sgranchiti le gambe raggiungendo la cascata del Pisciadù attraverso un comodo sentiero a piè di montagna costellato di fontanelle che ci hanno dato la possibilità per noi inedita di dissetarci con acqua sorgiva. Dopo qualche giorno ci siamo invece diretti con venti minuti di cabinovia più dieci minuti di sentiero in salita al laghetto di Boé, un vero gioiello che ci ha offerto anche la possibilità di scovare nelle immediate vicinanze un gruppetto di stelle alpine. Prima volta nella vita per entrambi, ed è bello che sia accaduto lassù. Non ci eravamo infatti ancora accorti che la proprietaria del nostro appartamento ne aveva piantate alcune in un’aiuoletta proprio dinanzi l’ingresso dello stabile!

Un’ultima chiosa sulle località più prettamente turistiche in cui abbiamo avuto modo di transitare. Cortina d’Ampezzo: sopravvalutata. Nulla di nulla che, almeno per il nostro occhio, giustificasse siffatta fama. Mi tengo Corvara tutta la vita…

Anche Santa Cristina in Val Gardena ed Ortisei non ci hanno folgorato. La prima ha, come tutte le località della zona, una bellissima cornice a nostro avviso rovinata dalla folta presenza di gru e relativi cantieri (per carità, necessari, ma forse troppo appariscenti). La seconda ha un centro storico comunque carino mentre il celebre percorso cittadino Santa Cristina-Ortisei sulle tracce dell’antica ferrovia è meritevole solo nei primi 2km, fino alla fine della vecchia galleria.

Costi – Tanto alti. Noi abbiamo speso per sei notti 490 euro in due per un appartamentino con cucina sforando di gran lunga il budget a notte (60 euro in due) a cui siamo da sempre fedeli. Non abbiamo trovato traccia di trattorie o ristoranti in cui mangiare porzioni decenti ad una ventina di euro a testa. Quelle che, almeno per le recensioni, stavano dentro questa soglia non ci hanno ispirato al punto dallo spingerci a tentare l’esperienza. Se avete i nostri stessi orientamenti economici sarà quindi consigliabile optare per un appartamento con cucina.

I supermercati più economici sono quelli dei centri medio-grandi (Despar di Ortisei e Badia per la zona in cui abbiamo soggiornato). Molto positive le esperienze nei forni/panetterie (ottimi dolci e pani di segale e prezzi modici). Una citazione la meritano anche i formaggi, di malga, ma non solo. Il camembert locale è a nostro avviso migliore di quello francese ed a scriverlo è una coppia dove la lei e francese “de souche” ed il lui un fanatico consumatore dei prodotti caseari d’oltralpe.

La nostra prima vacanza in Alto Adige è terminata il 16 luglio. Da questa frase potete evincere che siamo andati via con l’intenzione di ritornare, e non solo per riscattare le amarezze per la beffa di Auronzo e per la mancata escursione verso il Sorapis. Tutta la zona, incluso quel bellunese in cui abbiamo a più riprese sconfinato, pullula di attrazioni al punto che non basterebbero mesi e mesi di soggiorno per saturare il calendario delle occasioni escursionistiche che si offrono all’avventore.

Ricorderò questo viaggio per le emozioni che mi ha dato: quelle positive e negative relative al soggiorno in sé, quelle calcistiche vissute col corollario di due minuti di salti su un balconcino in legno, ma anche per i turbamenti di un animo aggredito dalle notizie arrivate dal di fuori della bolla che avevamo tentato di costruirci attorno. Il “modello francese” del green pass, poi pecorescamente scopiazzato in fretta e furia dal nostro paese, è stato annunciato proprio in concomitanza col nostro secondo giorno di permanenza, trasmettendoci l’idea che per chi come noi difenderà fino allo stremo la propria libertà, questa potrebbe rivelarsi come l’ultima occasione di viaggio. La maggior parte dei lettori ci giudicherà per questo sentimento prima che per il nostro resoconto? Pazienza. Almeno a questo siamo sicuri di sopravvivere.

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