Se hai solo 3 giorni di ferie, c’è una città in Europa che puoi visitare con meno di 150 euro

Tre giorni a Valencia con meno di 150 euro
Scritto da: randagia
se hai solo 3 giorni di ferie, c'è una città in europa che puoi visitare con meno di 150 euro

Quando hai solo tre giorni liberi per una vacanza, la meta perfetta non può essere un’isola e neanche una regione. Devi scegliere una città ma soprattutto devi saperla scegliere: una che sappia ogni giorno darti qualcosa di diverso e curioso, che magari ti consenta ancora un tuffo in mare anche se è già autunno da un po’. Valencia ti offre tutto questo e il tuo portafoglio neanche se ne accorge. 

Tre giorni a Valencia con meno di 150 euro

Prima di raccontarti il nostro viaggio in terra spagnola, vogliamo spiegarti due trucchi per organizzarlo a basso costo, casomai tu non li conoscessi già.

Le compagnie low-cost tendono a conquistarti con un volo di andata a pochi euro per poi farti pagare il ritorno come fosse un lancio della SpaceX. Rimanendo però con i piedi per terra, una ricerca più attenta e flessibile ti consente di confezionare un pacchetto fai da te che si possa realmente definire low-cost:  magari partendo da un aeroporto e tornando su un altro. Certo, se sei fortunato abbastanza da poter viaggiare in settimana riesci a strappare le tariffe migliori. 

E così partiamo un martedì sera alle 23:05 da Torino in bus, arriviamo all’una di notte a Milano Malpensa, troviamo facilmente un angolo silenzioso e poco luminoso all’interno dell’aeroporto, dove possiamo stendere il nostro telo mare e iniziare ufficialmente la vacanza, dormendo. La sveglia coincide con la chiamata per l’imbarco del nostro volo per Valencia, il primo della giornata alle 05:45. 

Al ritorno sarà la comoda metropolitana a portarci dal centro città all’aeroporto, ma la comodità finirà qui. L’aeroporto spagnolo è molto meno confortevole di quello italiano, l’aria condizionata è troppo alta e l’ambiente troppo rumoroso e luminoso. Anche al ritorno, il nostro sarà il primo volo della giornata alle 05:45. 

Abbiamo soggiornato a Valencia due notti, in un appartamento nella centrale zona del Carmen, con frigo e microonde per essere autonomi per la colazione e le eventuali cene dell’ultimo minuto, che non sono mai state necessarie.

  • Costo volo A/R: 40 euro
  • Costo Bus Torino/Malpensa: 20 euro
  • Costo metropolitana Valencia : 22,50 euro per 72 ore, con la Valencia Tourist Card acquistabile online e ritirabile al totem all’aeroporto, disponibile 24 ore su 24.
  • Costo appartamento: 116 euro per due notti, due persone.

Come muoversi a Valencia

A chi è abituato a lunghe attese per mezzi pubblici mai puntuali e inspiegabilmente carissimi, sembrerà di essere in un sogno: con la Valencia Tourist Card per poco più di 20 euro si possono utilizzare tutti i trasporti per i tre giorni di permanenza, su bus e metropolitane, aeroporto incluso. La frequenza di passaggio è buona, ogni 10 minuti circa sulle linee di interesse turistico e probabilmente anche sulle altre, e ad ogni fermata un display indica i passaggi in tempo reale, sempre rispettati. 

Molti sono anche i noleggi di biciclette e non è raro incontrare tour guidati in bicicletta. Non abbiamo voluto provare l’esperienza: per questa volta solo mezzi pubblici.

Diario di viaggio 

Giorno 1 – Il centro storico

Quando il tuo volo atterra a destinazione alle 8 del mattino non pensi che hai alle spalle poche ore di sonno, piuttosto sai di avere davanti tutta la giornata! E da cosa inizi? Dal centro storico. 

Peccato sia talmente presto che i principali monumenti rischiano di non essere ancora aperti. La Cattedrale ha fortunatamente le porte spalancate e allora ecco un inizio con il botto: andiamo subito a vedere il Sacro Graal, perché leggenda vuole che quel calice esposto nella cattedrale sia proprio quello da cui Gesù bevve durante l’ultima cena. Una bella sorpresa per noi, che non avevamo letto nessuna guida.

Il tribunale delle acque

Appena fuori dalla cattedrale, alla Porta degli Apostoli, tutti i giovedì a mezzogiorno si tiene la seduta del Tribunale delle acque. È l’unico nel suo genere in Europa, tanto da rientrare nel Patrimonio dell’Umanità.

Giovedì 4 Maggio 965. 

Il sole è appena sorto quando Felipe Larroca lascia la sua cascina nella huerta valenciana e si dirige verso il centro città. Al dodicesimo rintocco delle campane dell’alto campanile Miguelito, i giudici del Tribunal de las Aguas de la Vega si siederanno per trattare un problema che lo tocca da vicino e lui vuole esserci. I suoi campi sono irrigati da un canale del fiume Turia che Felipe stesso ha provveduto a realizzare e a mantenere, giorno dopo giorno. Da qualche tempo non è più lui il solo ad attingere a quelle acque, o meglio è ancora l’unico a farlo legalmente. Abusivamente invece qualcuno si è aggiunto senza presentarsi, senza partecipare ai lavori. I giudici del tribunale, contadini della huerta anch’essi, non portano carte e faldoni: discutono la questione e concordano la sentenza, l’appello non è ammesso. Dal momento che l’acqua è stata fatta deviare verso i campi della famiglia Amorós, è facile smascherare il non troppo scaltro utente abusivo. Il tribunale stabilisce una multa per il pregresso, che sarà interamente devoluta a Felipe come rimborso dei lavori fatti, mentre per il futuro, i truffaldini Amorós, ormai scoperti, sono tenuti a partecipare ai lavori di manutenzione. Nessuno della famiglia è venuto in città, ma qualcuno li informerà e non ci saranno problemi: nessuno si oppone alle decisioni del tribunale. Quindi problema risolto per Felipe, che con un bel sorriso fa ritorno a casa per condividere con la famiglia il lieto fine. 

Solo che oggi è mercoledì e non sono neanche le nove: perdiamo la possibilità di conoscere il Felipe di turno al Tribunale delle acque! Certo, saremmo potuti tornare il giorno dopo, se solo ce ne fossimo ricordati!

Churros o Farton?

È ancora prima mattina eppure siamo così stanchi: se puntassimo a riprendere un po’ di energia con churros y chocolate? Io, golosa dalla nascita, conosco già questa combinazione esplosiva ma il mio compagno non ne ha ancora avuto il piacere. Cerchiamo lo storico Cafè Santa Catalina e troviamo l’umile entrata di servizio che ci proietta nell’immensa sala di maioliche dove la calorosa efficienza delle cameriere ci accoglie. Cosa vogliamo? Sederci qui come fece l’Infanta Isabella ai suoi tempi e scofanarci i churros fritti con la cioccolata calda e una Horcata con farton, quest’ultimo ancora sconosciuto alle mie papille, forse perché proprio tipico di questa regione dove non ero mai stata prima. Piacevoli conferme e gradite scoperte. 

Con l’energia guadagnata saliamo sulle vicine torri delle mura, Torri De Serranos. Guardare la città dall’alto ci piace precchio, inoltre l’’ingresso, di fatto di pochi euro, è gratuito per noi, incluso nella già menzionata carta del turista che apprezziamo ogni momento di più. 

La Lonja della Seda

Con una breve passeggiata raggiungiamo la Lonja della Seda, anche qui la carta del turista ci omaggia l’ingresso. C’è chi la chiama “loggia” della seta, per altri è la “borsa” della seta, basti sapere che era qui che i mercanti facevano affari contrattando il prezzo della seta. Entriamo in quella che avremmo potuto banalmente definire “la sala delle colonne” e scopriamo che si tratta della Sala della Contrattazione.

Mercoledì 14 Settembre 1549. 

Come ogni mattina Jorge Martì si reca alla Lonja della Seda, supera il fresco patio e raggiunge la sala della contrattazione. Appoggia la schiena alla fredda pietra di Massarrojos di una colonna e lascia che gli occhi seguano le lunghe linee verso il cielo della volta. E aspetta, o meglio, fa finta di aspettare: le sue attese raramente superano i cinque minuti. Qualcuno interessato si avvicina e in breve inizia a tessere grandi contrattazioni con i mercanti che si radunano attorno a lui, tutti uomini, di donne non se ne parla. Jorge discute sul prezzo, sulle date e sulle quantità del prezioso tessuto e ne esce sempre con un contratto firmato e un sorriso beffardo. Uno sguardo verso il cielo della stanza al momento del commiato, quasi a dire “Grazie per il mio affare quotidiano”.

Forse qualcosa di divino in questa sala c’è davvero, rappresenta un’allegoria del paradiso: le colonne che come palme portano verso le volte celesti. 

Il mercado central

Arriva l’ora di pranzo e capitiamo al Mercato Central. Un’affascinante miscela di profumi, colori e sapori. I crostacei e le aragoste sono così freschi che saltano giù dai banchi da soli, le casse di frutta fresca e i sacchi di quella secca ti invitano a farsi assaggiare, mentre i cartellini con il prezzo oppongono solo una lieve resistenza. Pranziamo qui, gestendo come meglio riusciamo l’imbarazzo della scelta tra i ristoranti e i banchi del fresco.

Quando la stanchezza della notte in aeroporto si fa sentire, andiamo a rilassarci qualche ora in spiaggia: ci spostiamo con il bus verso la Playa di Malvarosa per sdraiarci all’ultimo sole. L’acqua e la temperatura sono ancora belle calde, potrebbe essere ferrOttobre!

Ceniamo a basso costo, ma anche a basse pretese, in un ristorante del centro: da buoni piemontesi abituati a cenare a “set ure” (alle sette), e noi che temevamo di non riuscire a trovare chi ci servisse cena prima delle nove! Questo mito che gli spagnoli mangiano solo tardi forse è leggermente decaduto, con l’aumentare di turisti dal Nord Europa, non solo dal Piemonte.

Giorno 2 – E deviamolo, questo fiume!

Circa sessantacinque anni fa, nel 1957, a seguito di forti piogge il Turia tracimò in quel disastro che tutti ricordano come la Gran Riada de Valencia. Alcune strade della città furono sommerse da cinque metri d’acqua, molti ponti e case crollarono, soprattutto nella zona nord della città. Che disastro, meglio deviarlo questo fiume: quattro anni dopo, fu approvato un piano per deviare il fiume Turia tre chilometri a sud di Valencia.  E cosa mettiamo al posto del fiume ? Detto fatto, hanno deviato il Turia fuori città. Qualcuno ha proposto di costruire un’autostrada nello spazio ricavato sul letto del fiume, ma le proteste dei cittadini sono state forti e all’urlo di “Non vogliamo grigio, vogliamo verde!” hanno avuto la meglio. Ora la città può vantare la presenza dei Giardini del Turia, un “lungo” parco verde lungo l’alveo del fiume.

I Giardini del Turia: quanto corre Valencia! 

Il percorso del Turia oltre ad essere lungo è anche largo quanto basta da dare spazio non solo ai percorsi a piedi, ma anche ai percorsi dedicati ai corridori, i tantissimi corridori. Ci siamo capitati in una giornata festiva e ci siamo chiesti: ma a Valencia corrono tutti? Chi in un senso chi nell’altro, chi velocissimo chi più lento, da solo o in gruppo, con calma o in affanno. Sono tantissimi. Esiste proprio un percorso riservato ai corridori da cui noi banali pedoni dobbiamo stare lontani, come le bici dall’autostrada: si vede anche dalla segnaletica dedicata.

Correre non è sicuramente l’unico sport nei Giardini del Turia: ci sono campi da pallacanestro, da baseball, da tennis, da calcio. Purtroppo però la Spagna si rivela molto simile all’Italia: di tutti questi splendidi campi sportivi, solo su uno vediamo gente giocare. Hanno campi meravigliosi per tutti gli sport e loro giocano sempre e solo a calcio? Che gran peccato, però almeno ci hanno provato.

Ben attenti a non camminare sulla pista dedicata ai corridori, proseguiamo per tutto il parco, per i cinque chilometri che ci separano dalla Città delle Arti e delle Scienze, ma strada facendo non possiamo non fermarci al Parco Gulliver.

Festeggiare i 50 anni al Parco Gulliver

Ad accesso gratuito ma controllato, nei giardini della Turia, il Parco Gulliver custodisce un enorme Gulliver steso a terra e dove piccoli, o grandi, Lillipuziani lo solleticano con scale, corde e scivoli. 

Mercoledì 11 Ottobre 2023

Casualmente siamo a Valencia per il mezzo secolo di quello della coppia che non sono io. Si può festeggiare con una cena a base di paella, con un romantico giro in barca nella riserva di Albufera, oppure? Oppure si può semplicemente fare quello che il festeggiato vuole fare: “Andiamo al Parco Gulliver?”. Il parco custodisce un enorme Gulliver steso a terra e noi piccoli, o grandi, Lillipuziani lo andiamo a trovare con scale, corde e scivoli. È aperto ad adulti e piccini, perché gli adulti devono poter accompagnare i piccini. Io accompagnavo: buon compleanno Davide! L’alpinista in vacanza non può resistere quando vede una corda, sia essa semplice o a quadro svedese: in fondo sono i percorsi dove ci sono meno bambini e si saltano meglio le code. Sembra essere l’unica occasione in cui noi, non esattamente amanti dei bambini, abbiamo tollerato senza neanche accorgercene tutti gli schiamazzi. Anzi forse sono stati i bambini a dover tollerare i nostri schiamazzi sugli scivoli più divertenti.

Buon compleanno Davide, ti auguro che almeno per il prossimo mezzo secolo tu possa continuare a rispondere con le stesse parole al venditore di biglietti della lotteria di Navidad, quando ti invita a comprare il biglietto che ti cambia la vita: “Ma no, a me piace questa!”

La Città delle Arti e delle Scienze

E dopo lento e piacevole camminare su quello che un secolo fa era il fondo del fiume Turia, ecco che raggiungiamo la Città delle Arti e delle Scienze. Certo si poteva anche arrivare qui prendendo un comodo bus, ma i giardini e le loro varie attrazioni meritano la nostra attenzione e la nostra presenza. 

Il popolare architetto Santiago Calatrava si è preso cura della decorazione del vecchio fiume. Con le sue architetture originali, tra maioliche, acque e forme singolari ha realizzato, in “soli” 21 anni,  un nuovo mondo nell’ultimo tratto del fiume.

Negli ultimi anni questa è la parte della città che più è immortalata nelle cartoline, reali o virtuali che siano. Le architetture del geniale Calatrava, sono da ammirare da fuori e da esplorare da dentro. È come una piccola città super moderna, con i suoi elementi unici. Abbiamo accarezzato l’Hemisferic, abbiamo curiosato nel Museo delle Scienze, abbiamo goduto il fresco dell’Umbracle, una struttura metallica che ben si intreccia con il giardino che contiene: sotto le sue grate la temperatura scende di almeno dieci gradi rispetto all’esterno. Il resto della giornata l’abbiamo dedicato all’Oceanografic, alle tante specie animali e ai 26 milioni di litri di acqua che contiene. Gli ampi spazi dedicati a delfini, coccodrilli e foche hanno richiesto ore per essere visitati, ci siamo lasciati affascinare dagli acquari con le meduse ma quello che ci ha tolto veramente il fiato è stato il tunnel con gli squali, un’esperienza da provare, sembra di toccarli con mano o peggio: sembra che ti tocchino loro, con i denti! 

A fine giornata proviamo ad andare in spiaggia, ma sbagliamo i tempi: dall’Oceanografic a Malvarosa impieghiamo più di mezz’ora. Ormai sono quasi le sette, non siamo più a Luglio: il sole tramonta e abbiamo freddino. 

Ci avevano consigliato di provare la paella nei locali sulla spiaggia e così facciamo, ma anche qui sbagliamo clamorosamente:  dopo oltre 40 minuti di attesa, ci viene servita fredda. Non devo neanche sfoderare il mio miglior spagnolo per lamentarmi: per riparare ci mandano la cameriera italiana a dirci di non fare storie, che se vogliamo la scaldano al microonde ma assolutamente non la rifanno. Qui sono loro a sbagliare, perchè a questo punto a lamentarmi non sono io in stentato spagnolo ma la mia non troppo dolce metà in deciso italiano. Con la benedizione del personale di sala, usciamo senza pagare e andiamo a cenare in centro. 

Giorno 3 – Albufera e finalmente una buona cena 

Quando hai visto tutti i “must” della città allora puoi spingerti nei dintorni e così facciamo. Dopo aver dormito un po’ più del solito, facciamo ancora un giro in centro e pranziamo in una terrazza nell’affascinante Mercato di Colon, che di mercato non ha più niente, ma come architettura e localini si fa rispettare.

Ci spostiamo verso Albufera, una riserva naturale subito fuori Valencia. Ottima per un’escursione in bici, ma noi siamo a piedi. Una passeggiata sulle dune in questa parentesi verde cittadina sarebbe perfetta: meglio controllare bene l’orario di apertura perchè dal primo pomeriggio chiude, almeno in bassa stagione.  Sono le nostre ultime ore qui e sappiamo come spenderle: un telo, il sole, il mare, la brezzolina per poi ammirare il tramonto al molo, decisamente non in solitudine.

Oggi per cena la smettiamo di ostinarci con la paella, ma vogliamo comunque colmare la nostra voglia di pesce. È venerdì e finalmente tutti i locali sono aperti anche alla sera, mentre fino a ieri tanti risultavano aperti solo a pranzo. Dopo accurata lettura delle recensioni, scegliamo un locale senza la classica terrazza sul mare, un po’ più defilato. Lo straniero medio che non conosce bene lo spagnolo può avere qualche difficoltà qui e infatti noi le abbiamo avute: il menu è una lunga lista di voci senza traduzioni né immagini, ma con il senno di poi possiamo dire che anche ordinando a caso non saremmo rimasti delusi. Abbiamo mangiato i pimientos del padron, i friarielli fritti, ottime puntillas fritte e il pulpo a la feira, con le patate. Tutto freschissimo, servito in cinque minuti su tavoli senza fronzoli. Felici e satolli, prendiamo la metro che ci riporterà verso casa. Randagia, che tre giorni fanno una vacanza.

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