Scozia: whisky, cornamuse e fantasmi

Viaggio carico di emozioni tra realtà e magia,colori, profumi, suoni e leggende
Scritto da: Monica29
scozia: whisky, cornamuse e fantasmi
Partenza il: 31/05/2016
Ritorno il: 07/06/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

Scozia: whisky, cornamuse e fantasmi

è stato durante una serata in compagnia, mentre stavamo sorseggiando dell’ottimo Talisker, che l’immagine di quella piccola forma alata sulla scatola blu dell’whisky ha incominciato ad incuriosirci. L’isola di Skye: perchè non visitarla? L’idea si è concretizzata in un viaggio di otto giorni, dal 31 maggio al 7 giugno, in Scozia e Ebridi centrali per me e mio marito.

31 maggio 2016 martedì

Abbiamo raggiunto Pisa, che per noi è l’aereoporto più vicino, e dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio Sosta Lunga Est P4 (costo € 48 per 8 giorni) servito da 3 navette ogni ora, ci siamo imbarcati sul volo Pisa > Edimburgo delle 6:50 con arrivo previsto alle 8:45 ora locale (la differenza di orario con la Scozia è di 1 ora a nostro favore per tutto l’anno).

Atterrati in orario nell’organizzatissimo aereoporto di Edimburgo abbiamo ritirato senza difficoltà l’auto prenotata dall’Italia: una Fiat 500 blu e subito ci siamo sentiti a casa. La prima tappa del nostro viaggio prevedeva di raggiungere Oban, passando per Glasgow e Luss, una bella tirata di km 230 (tempo di percorrenza 3h 51’) con guida a sinistra! Vorrei subito tranquillizzare chi mi legge: la guida a sinistra non è una difficoltà insormontabile e dopo poco tempo ci si abitua, inoltre il traffico è molto ordinato e questo aiuta.

Partiti da Edimburgo abbiamo percorso l’autostrada M8 fino a Glasgow e poi la strada A82 fino a Luss, sulle rive del Loch Lomond, nostra prima tappa.

Il Loch Lomond, con i suoi 38 Km di lunghezza, 8 di larghezza e 37 isole da visitare, è il lago più grande della Gran Bretagna ed è il cuore della zona dei Trossachs, la parte bassa delle Highlands, ricoperta di boschi e caratterizzata da una natura rigogliosa e bellissima.

Luss, patrimonio dell’Unesco, è un villaggio veramente unico. Fatto di piccole case circondate da bizzarri giardini fioriti dà l’impressione di cammiare dentro una favola animata da fatine e folletti burloni. Siccome siamo arrivati piuttosto presto abbiamo avuto la fortuna di visitarlo e fotografarlo prima dell’arrivo dei tanti pullman turistici che vi fanno sosta e questo l’ha reso ancora più gradevole. I bar e i ristoranti certo non mancano in una località così turistica, ma noi, incuriositi da un fabbricato dove si affumica il salmone, ci siamo fermati nel locale attiguo per un rapido e gustoso pranzo…a base di salmone appunto.

Consiglio comunque di ripartire prima dei pullman perchè la strada che costeggia il lago, molto suggestiva e ombrosa, è anche parecchio stretta e trafficata.

Ad Oban si arriva scavallando un colle per cui si vede la sua famosa baia, fatta a ferro di cavallo, dall’alto: veramente un bello spettacolo.

Detta anche “Gateway to the Isles”, accesso alle isole, perchè da qui partono i collegamenti per le isole di Mull, Colonsay, Kerrera, Lismore, Islay, Coll, Tiree e le Ebridi, Oban è anche considerata la capitale della gastronomia di mare in Scozia.

La cittadina, 8500 anime in tutto, comprende una piccola Cattedrale, le rovine del castello di Dunollie, un acquario, lo Scottish Sea Life Sanctuary e la Oban Distillery (orari di apertura 9:30/17:00, ultimo accesso 1h 15’ prima della chiusura, biglietto £8.) Noi avremmo voluto visitare la distilleria, ma non ci è stato possibile perchè i tour erano tutti al completo. Dato che la giornata era calda e soleggiata abbiamo optato per una passeggiata sul lungomare dove abbiamo mangiato ostriche squisite e crostacei freschissimi in un chiosco verde con la scritta “Local Shellfish”, proprio davanti alla partenza dei traghetti. Vi consiglio di arrivarci provvisti di acqua o birra ( facilmente reperibili nei tanti supermercati) se non volete pasteggiare con succo di lamponi dolce!

Sazi e un po’ stanchi abbiamo raggiunto la nostra sisistemazione presso l’hotel MacKays sul lungomare nella zona est della baia. Questo hotel è ricavato da una costruzione d’epoca ristrutturata: è molto carino, pulito e la mattina dopo ci hanno servito un’ottima colazione.

Poco prima di arrivare ad Oban, sulla destra, c’è un distributore di benzina, consiglio di fermarsi a fare rifornimento di carburante: le stazioni di servizio non sono così frequenti e questa è l’unica della zona.

1 giugno 2016 mercoledì

Oggi la nostra giornata prevede l’imbarco sul traghetto Calmac per l’isola di Mull: partenza da Oban ore 10:05 e arrivo a Craignure ore 10:55. Nonostante avessimo prenotato il biglietto dall’Italia, memori di qualche partenza estiva per le nostre isole, ci siamo presentati in banchina per tempo, ma qui le operazioni di imbarco si sono svolte con ordine.

La traversata è stata molto piacevole, il vento teso increspava appena il mare e permetteva di vedere lontano, nel cielo splendeva un bel sole: i passeggeri locali stavano sul ponte in bermuda e canottiera, noi intabarrati nelle nostre giacche a vento!

L’isola di Mull è un’isola di origine vulcanica, la seconda più grande delle Ebridi scozzesi. La sua dimensione è poco più di 875 kmq, mentre i suoi abitanti non raggiungono le 2670 unità. Arrivando a Craignure dal mare si noterà sulla sinistra una massiccia costruzione, è il castello di Duart, risalente al XII secolo, dotato di mura alte 30 metri per 10 metri di spessore. Una volta sbarcati arrivarci sono poche miglia e la strada, seppur stretta, è agevole, ma non consiglio di fare questa visita: la visione più bella è dal mare, avvicinandosi si vede che la fortezza è stata in gran parte ricostruita e ancora oggi ci sono molte impalcature.

Sempre guardando dal mare, ma per la verità poco visibile, sulla parte orientale della costa c’è un’altra bella dimora signorile con giardini terrazzati all’italiana: è Torosay Castle dove soggiornò frequentemente Winston Churchill.

Il percorso da Craignure a Tobermory, capoluogo dell’isola, sono solo 34 km percorribili in poco più di mezz’ora visto che la strada è abbastanza larga e scarsamente trafficata.

Tobermory non è solo uno degli ancoraggi più sicuri delle Ebridi, ma è anche un incantevole villaggio di pescatori con una pittoresca fila di case georgiane dipinte a vivaci colori lungo il molo. Complice un sole caldo e ustionante (raccomando di portare sempre una protezione solare) abbiamo fatto una passeggiata in riva al mare in maniche di camicia e mangiato un fish & chips ottimo e abbondante allo streetfood “Fisherman’s Pier” comodamente seduti… sul molo.

Nel pomeriggio abbiamo lasciato Tobermory e, sempre col battello Calmac, di fatto l’unica compagnia che copre queste tratte, abbiamo raggiunto Kilchoan in 30 minuti. La scelta di questo itinerario ci ha permesso di risparmiare molti chilometri e una volta tornati sulla terra ferma abbiamo potuto proseguire il nostro viaggio verso nord, ma bisogna fare attenzione perchè le corse dei traghetti sono poche (14:30/16:00), il biglietto non è prenotabile e vengono caricate solo una decina di auto e qualche moto.

Anche questa breve traversata è stata caratterizzata dal vento tagliente e dal cielo terso e quando siamo sbarcati ci siamo ritrovati nel nulla assoluto a parte un cartello che ci informava di essere nel “The most westerly point on the U.K. mailland”. Intorno la costa selvaggia col sole basso sull’orizzonte è emozionante e la strada che porta a Mallaig (km 91, tempo di percorrenza 1h 38’), la nostra prima vera single track road: da brivido.

percorrendo le single track raods è abitudine salutare l’auto che si incontra con un gesto della mano… come si può immaginare il traffico è scarso!

Arrivati a Mallaig, la nostra porta sull’isola di Skye, alloggiamo al West Highland Hotel, pulito ma non particolarmente attrattivo se non per la posizione, infatti la struttura si trova su di una collinetta da cui si gode un panorama del mare a 180 gradi. Proprio per questo decidiamo di cenare al ristorante dell’hotel: The Terrace Restaurant. Il cameriere che parla italiano ed ha lavorato a lungo a Santa Margherita Ligure, premurosamente ci propone un tavolo vicino alla vetrata e la cena di pesce è forse un po’ cara, ma ottima.

2 giugno 2016 giovedì

La mattina prima di partire per l’isola di Skye, detta anche isola alata, per la sua forma, o isola nebbiosa, per il suo clima, ci ritroviamo tutti in coda all’unico distributore di carburante della cittadina: le guide turistiche raccomandano di affrontare le percorrenze sempre col serbatoio pieno perchè le stazioni dei servizio non sono frequenti ed è vero.

Alle 11:00 in punto una grossa nave della Calmac lascia Mallaig per Armadale dove arriviamo alle 11:35. Il tempo è sempre bellissimo, vediamo in lontananza le isole di Eigg e di Rhum e incrociamo alcune barche a vela che corrono veloci portate dal vento. Sbarcati sull’isola ci dirigiamo verso Dunvegan (km 90 tempo di percorrenza 1h 40’) attraverso paesaggi sempre diversi. Circa a metà del nostro percorso facciamo tappa a Sligachan nel bel mezzo delle Black Cuillins: queste sono montagne di forma conica, brulle e dai colori scuri che le rendono inquietanti nonostante il cielo azzurro. Sligachan non è un paese, ma un vero e proprio rifugio di montagna da cui partono gli escursionisti che visitano a piedi questa zona: noi abbiamo pensato di pranzare qui e ci siamo concessi un grosso hamburger con patatine fritte. Ma la cosa più straordinaria di questo locale è il bar: ci sono esposti più di 100 varietà di whisky!

Rifocillati e assolutamente sobrii riprendiamo il nostro viaggio verso Carbost dove abbiamo prenotato una visita alla distilleria Talisker, il whisky che definirei la musa ispiratrice di questo viaggio.

La Distilleria, posta in fondo ad un fiordo, è aperta dalle 9:30 alle 17:00 e propone visite guidate con degustazione, della durata di 45’, dalle 10:00 alle 16:00, il biglietto costa £8 e, se si vuole trovare posto, è d’obbligo la prenotazione. Vedere come nasce questo distillato è davvero interessante e gli aromi che si sprigionano dalle grandi botti vi faranno uscire un po’ brilli anche se non bevete.

Finita la visita alla distilleria dopo le foto di rito e qualche acquisto nel negozio attiguo via di corsa verso il Castello di Dunvegan. Arriviamo alle 17:00 in punto, ma scopriamo che, nonostante quanto riportato sul sito, è già chiuso: peccato, niente castello, niente giro in barca, niente foche!

Abbiamo prenotato per la notte nelle vicinanze e ci dirigiamo, non senza un po’ di apprensione, verso The Tide B&B di cui sul sito non era pubblicata alcuna foto perchè di recentissima apertura. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi: la costruzione sorge in riva ad un fiordo oltre il quale ci sono solo montagne e cielo, in lontananza un dolmen ci indica la tomba di un guerriero vichingo e nei prati tutt’intorno pecore, pecore e ancora pecore. La camera è spaziosa, nuovissima e molto pulita: è il B&B più costoso di tutto il nostro viaggio, ma niente da recriminare.

Per la cena torniamo in paese e optiamo per The old school restaurant: dobbiamo aspettare che si liberi un tavolo, ma le pietanze, questa volta a base di carne, sono proprio buone e ci portano anche un cestino con diversi tipi di pane: una rarità per queste latitudini.

3 giugno 2016 venerdì

Stamattina dopo la colazione, che ci viene servita in una loggia tutta vetrate con al centro un piccolo camino, decidiamo di fare una deroga al nostro programma. Invece di tornare la castello di Dunvegan, tanto qui i castelli non mancano, prendiamo la strada che ci porterà a Neist. Vorrei dedicare qualche riga a questa escursione, ma non per raccontare il paesaggio: in-de-scri-vi-bi-le, ma per trasferire le emozioni. Qui il silenzio è totale, solo l’azzurro del cielo che si fonde e confonde con quello del mare, i prati sono di un verde abbagliante interrotto bruscamente dal nero delle rocce schiaffeggiate dalle onde, il tempo si dilata nel battito d’ali degli uccelli.

Una raccomandazione: questo percorso va affrontato col tempo buono. Se finora ho creduto di aver percorso delle single track road non ero ancora stata su questa strada, in certi punti c’è lo spazio appena per le ruote e da un lato della carragiata si apre lo strapiombo. Ma se incontriamo un altro veicolo me la devo fare anche in retromarcia?! Panico.

Ci dirigiamo poi verso Portree (km. 34 tempo di percorrenza 36’), capitale dell’isola, e senza fare soste iniziamo il periplo della Penisola di Trotternish in senso antiorario per avere la luce a favore. Questi panorami valgono il viaggio: Old Man of Storr, Kilt Rock e le cascate di Waterfall ed è qui che incontriamo il nostro primo suonatore di cornamusa. Poi giù fino a Staffin, passiamo in una zona di piccole collinette erbose, Fary Glen, che la leggenda vuole abitate dalle fate, di cui però non vi è traccia, e ci dirigiamo verso il Castello di Duntulm. Secondo le credenze locali questa costruzione che si trova all’estremo nord della penisola fu abbandonata perchè infestata dai fantasmi: si è arrivati a contarne almeno 6. Non vi dico la delusione quando siamo arrivati: solo pochi muri hanno resistito alla forza del vento, la zona è recintata per cui non ci si può avvicinare e di fantasmi neanche l’ombra!

Il giro della penisola sono km 78 e il tempo impiegato potrebbe essere di 1h 26’ se non ci fossero le frequenti soste. Ormai è pomeriggio quando ritorniamo a Portree dove ci fermiamo per una tazza di te in uno dei bar della piazza, passeggiamo fino al porticciolo e compriamo sciarpe di cachemire in un bel negozio lungo la via principale.

E’ sera quando raggiungiamo il Sea Cottage B&B a Broadford. La costruzione, a pochi passi dall’acqua, è circondata da un bel prato verde e la mattina ci viene servita la colazione in un’ampio soggiorno provvisto di cannocchiale e molti libri sugli uccelli: osservarli deve essere uno dei passatempi preferiti dai proprietari, una coppia di anziani efficienti e riservati.

Dimenticavo la sera abbiamo cenato in un ristorante a pochi metri dal nostro B&B: non ci mettono la tovaglia sul tavolo, ma ci servono ottimo salmone e aragoste.

4 giugno 2016 sabato

Oggi lasciamo l’isola di Skye, percorriamo un lungo ponte che la collega alla terra ferma (A87), e ci dirigiamo verso Crail, 343 km con tempo di percorrenza previsto di 5h 35’: una bella tirata.

Dopo pochi chilometri ci fermiamo a visitare Eilean Donan Castle e questo non ci delude. Il castello si trova su di un piccolo lembo di terra alla confluenza di tre laghi, Loch Duich, Loch Long e Loch Alsh. Il nome gli viene da un monaco irlandese, Donan, che nel 580 venne in Scozia per evangelizzare le popolazioni delle Highlanders. La storia del castello nei secoli è densa di avvenimenti, venne più volte distrutto e ricostruito. Nel 1911 iniziarono i lavori di restauro per riportarlo agli antichi splendori e fu riaperto al pubblico nel 1955.

Orari di apertura: dal 28 marzo al 25 ottobre: tutti i giorni dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17) Nei mesi di giugno e settembre l’apertura è anticipata alle 9.30. Biglietto adulti 7£.

Al suono delle cornamuse abbiamo iniziato la visita al castello: l’interno non solo è completamente arredato, ma sono anche state riprodotte scene di vita dell’epoca; dai bastioni si può ammirare il paesaggio circostante tenebroso anche col sole.

Lasciato il castello abbiamo ripreso il viaggio facendo tappa a Pitlochry nella contea di Perthshire sul fiume Tummel. Non so se sono stata influenzata dal fatto che la Regina Vittoria definì questa una delle più eleganti località di villeggiatura d’Europa, ma la cittadina mi è piaciuta davvero. Il luogo era piuttosto affollato, ma abbiamo passeggiato nella via principale su cui si affacciano bar e negozi di ogni genere e abbiamo gustato ottimi dolci in una sala da te molto carina dove ho potuto comprare anche delle miscele alquanto originali.

Lasciato Pitlochry verso le 17:00 siamo arrivati nella contea del Fife una zona verdeggiante con nere scogliere sferzate dai venti e dalle onde del Mare del Nord. Ci siamo fermati a Saint Andrews, 80 km da Edimburgo, che ospita una prestigiosa e antica università (1431), rinomati campi da golf e i resti del castello e della cattedrale (1158).

Intorno alla Saint Andrews Cathedral si svolsero sanguinose battaglie e lotte di potere, il resto lo fecero la violenza delle tempeste: oggi non restano che imponenti e suggestive rovine, si pensi che la parete occidentale, ancora in piedi, ha un’altezza di 30 m. Complice il sole al tramonto che spargeva pennellate d’oro sulle pietre grigie, questo è uno degli spettacoli più suggestivi che ho mai visto. L’ingresso alle rovine è gratuito mentre per accedere al museo della cattedrale e salire sulla St.Rules Tower, dalla quale si gode di un bellissimo panorama sulla città e sulla costa, è necessario acquistare un ticket. Orario d’apertura: dal 1 aprile al 30 settembre, tutti i giorni dalle 9.30 alle 17.30 (ultima ammissione alle 17.30) Prezzo (per il solo ingresso alla cattedrale): adulti: 4.50£; bambini: 2.70£; Prezzo (per cattedrale+castello): adulti: 8£; bambini: 4.80£

Poco distante e raggiungibile con una breve passeggiata in riva al mare c’è Saint Andrews Castle. Costruito nella stessa epoca della cattedrale, subì la stassa sorte travagliata ed oggi restano solo rovine. Noi abbiamo dedicato tempo alla cattedrale e abbiamo fatto la scelta, meritata, di salire sulla torre per cui siamo arrivati al castello che era già chiuso, ma quello che si vede dalla cancellata già rende l’idea. Orario d’apertura: dal 1 aprile al 30 settembre, tutti i giorni dalle 9.30 alle 17.30 (ultima ammissione alle 17.30) Prezzo (per il solo ingresso al castello): Adulti: 5.50£ Bambini: 3.30£

Ormai a sera, piuttosto stanchi e affamati, ci dirigiamo a Crail, un borgo di pescatori veramente di charme, nelle vicinanze del quale si trovava il nostro B&B: Kalliope House, una grande casa ad un solo piano in mezzo a prati verdi da cui si scorge in lontananza il mare. Trattandosi del weekend non abbiamo trovato posto in nessuno dei ristoranti da noi selezionati e allora ci siamo fidati delle indicazioni della giovane padrona di casa, Kalliope appunto, la quale ci ha indirizzato verso “The Haven” il Pub preferito da suo padre. Il posto si è rivelato niente affatto turistico, il cibo buono, la birra ottima….la strada di casa al ritorno pareva più stretta e tortuosa!

5 giugno 2016 domenica

La mattina abbiamo fatto colazione con una grande varietà di marmellate fatte con i frutti dell’orto e pane appena sfornato: tutto preparato da kalliope che si affaccendava ciarliera intorno a noi.

Lasciato Crail abbiamo seguito la costa per vedere altri villaggi di pescatori, romantici e solitari e abbiamo fatto sosta a Pittenweem. Quello che veramente ci ha stupito è il porto costruito per le maree oltre che per proteggere dalla forza del mare. Abbiamo atteso l’ingresso di un peschereccio, che sembrava non dovesse passare in quegli stretti varchi, da cui hanno scaricato molte casse di grossi granchi ancora vivi.

Ci siamo quindi diretti verso l’aereoporto di Ebimburgo (km 74 tempo di percorrenza 1h 30’) per restituire la macchina di cui non avremo avuto bisogno negli ultimi due giorni di vacanza da trascorrere in città. Riconsegnata la nostra ormai familiare 500 blu (ricordarsi sempre di fare il pieno) un taxi, caro, ci ha condotti all’hotel in circa 20 minuti.

L’alternativa al taxi sarebbe stato l’autobus che parte dalla zona A del terminal e che collega l’aereoporto con Waverley Bridge, al centro di Edimburgo. Gli autobus partono ogni 10 minuti e il tragitto dura circa 25 minuti (corsa singola 3,30 sterline, andata e ritorno 7,90 sterline).

Una breve descrizione merita The George Hotel, situato in George Street una delle principali vie di passeggio ai piedi della città alta. Si tratta di un albergo lussuoso, arredato con gusto sia nelle zone comuni che nelle camere dotate di ogni confort. Il personale al ricevimento era tutto italiano e alle nostre osservazioni sul clima soleggiato che ci stava accompagnando da tutto il viaggio ci è stato risposto che settimane così in Scozia sono un “vero miracolo”.

Dopo aver lasciato i bagagli ci siamo diretti verso la città alta: il sole era ancora forte e la gente affollava i giardini un po’ come noi con le spiagge. La passeggiata, seppure in salita, è molto bella e abbiamo potuto fotografare il monumento a Sir Walter Scott, in lontananza la torre dedicata all’ammiraglio Lord Nelson, molti bei palazzi vittoriani e suonatori di cornamusa ad ogni angolo.

Arrivati su The Royal Mile, la strada che unisce il castello di Edimburgo a palazzo Holyroodhouse, ci siamo trovati davanti la cattedrale di St. Giles, una struttura massiccia in pietra grigia, al cui interno archi a sesto acuto e grandi vetrate coloratissime (Cappella del Cardo) gli conferiscono un’aria solenne. Non c’è ticket, mai i visitatori sono invitati a fare una donazione di £ 3,00 a persona.

Sempre girovagando per la città e quasi per caso ci siamo imbattuti nel monumento a Bobby, il terrier rimasto per quattordici anni davanti alla tomba del suo padrone fino alla morte, e così abbiamo capito di essere in prossimità di Greyfrias Kirkyard: non è facile descrivere questo famosissimo cimitero e l’atmosfera che vi si respira.

Siamo entrati in punta di piedi e col rispetto dovuto al luogo e ci siamo trovati in un prato verdissimo e molto curato disseminato di tombe di ogni forma, misura ed epoca. Alcune di queste, le più antiche risalenti al XVII secolo, erano addossate al muro di cinta e intervallate da finestre con tendine colorate e gatti sui davanzali. Si, proprio così: si tratta delle finestre delle case che danno sulla strada attigua e che condividono il muro del cimitero. E, ancora più sorprendente per noi, il cimitero era popolato da studenti, persone che leggevano il giornale o prendevano il sole, una coppia giocava a carte, tutti… seduti sulle tombe!

Io e mio marito ci siamo guardati increduli, ma stanchi della camminata abbiamo cercato anche noi una tomba confortevole su cui riposare e goderci il sole tiepido del tramonto.

Abbiamo cenato al ristorante Angels with Bagpipes: non certo economico, ma la cucina era ottima, cosa non sempre scontata in Scozia, anche il servizio era molto buono a l’ambiente suggestivo.

Dopo cena ci siamo diretti all’ingresso del Mary Kings Close che si apre lungo the Royal Miles, molto ben evidenziato da personaggi in costume, per visitare la città sotterranea da poco aperta ai turisti.

Quando Edimburgo fu edificata si sviluppò in verticale per mancanza di spazio e di luoghi pianeggianti. I piani alti, esposti alla luce, erano riservati ai nobili e alle classi agiate, mentre i livelli più vicini al suolo e alla terra umida, venivano lasciati al popolo e alle fasce meno abbienti.

In questa parte del sottosuolo, 25 metri sotto il livello stradale, venivano scaricati i liquami della città e il Mary King’s Close era quindi una fogna a cielo aperto, un labirinto segreto dove si rifugiavano i reietti della società e in cui infuriava la peste (alcune testimonianze storiche affermano che in questo quartiere sotterraneo venissero murati vivi gli appestati alla fine del 17°). Nelle viscere della terra si espandeva un labirinto di negozi, abitazioni e distillerie illegali di whisky: non solo attività illecite, ma anche covi di contrabbandieri, alloggi per clandestini, senza tetto e prostitute.

Tra storia e leggenda si narra che nel Mary Kings Close due killer professionisti, Burke e Hare, procacciavano cadaveri da vendere agli studenti di anatomia della prestigiosa Università di Edimburgo.

La visita dura circa un’ora, ci si avventura nel sottosuolo a piccoli gruppi accompagnati da guide che fanno una narrazione della vita del tempo molto suggestiva: consiglio senz’altro questa esperienza anche se tornati in superfice abbiamo tirato un bel sospiro di sollievo!

6 giugno 2016 lunedì

Siamo al nostro ultimo giorno di vacanza e lo dedicheremo tutto alla visita della città.

Da The Royal Mile ci dirigiamo a passo spedito verso il Castello, ma quando arriviamo alla biglietteria la coda è già piuttosto lunga e ci tocca aspettare; il suono delle coramuse ci tiene compagnia.

Il Castello dal 1 aprile al 30 settembre è aperto dalle 9:30 alle 18:00 e l’ingresso è consentito fino ad un’ora prima della chiusura. Il biglietto è di £ 16 per gli adulti e di £ 9.60 per i bambini.

All’interno c’è molto da visitare: i bastioni con la vista sulla città sono bellissimi, le prigioni, le sale d’armi, gli appartamenti reali…direi che richiede circa un paio d’ore. Intorno all’ora di pranzo i visitatori si raccolgono nella Mill’s Mount Battery da cui, alle 13 in punto, il cannone spara un colpo, assordante, a salve: un tempo per segnalare l’orario alle imbarcazioni all’ancora nello Stretto di Forth oggi è diventata una tradizione cittadina.

Lasciato il Castello abbiamo percorso tutto the Royal Mile, in discesa, diretti al palazzo di Holyroodhouse: lungo il percorso ci sono moltissimi negozi che vendono cachemire: i prezzi sono molto variabili come pure la qualità dei manufatti.

Il palazzo, che è la residenza ufficiale in Scozia della regina Elisabetta è molto bello e la sua storia è affascinante e tenebrosa, ospitò Maria Stuarda e tra le sua mura si consumò l’assassinio del suo segretario italiano Davide Rizzo. Noi siamo stati particolarmente fortunati perchè al momento della nostra visita il palazzo ospitava anche una mostra di abiti e cappellini della regina dall’infanzia ai giorni nostri. Anche i giardini intorno al palazzo, dove ogni anno si svolge il ricevimento reale, sono belli e l’attigua chiesa diroccata conferisce loro un’aria di mistero.

Il palazzo è aperto tutti i giorni. 1° aprile – 31 ottobre, 9:30 – 18:00.

(Ingresso + audioguida) adulti £ 11.00.

Quasi di fronte all’ingresso del Palazzo Reale si trova il Parlamento Scozzese: una moderna struttura in acciaio, granito e quercia che non mi ha particolarmente impressionato

Finita la visita al palazzo di Holyroodhouse abbiamo ripercorso The Royal Mile, in salita, particolare non da poco!, e abbiamo raggiunto Grassmarket. Questa piazza dalla storia antica e macabra, qui avvenivano le esecuzioni pubbliche sui patiboli, oggi è piena di bar e ristoranti caratteristici. Da qui si può risalire Victoria Street affollata di gente che curiosa nei molti negozietti, ve ne è pure uno di stregoneria: come poteva non nascere qui il maghetto più famoso del mondo?!

E a proposito di Herry Potter a questo punto non poteva mancare una sosta a The Elephant House (32 Marshall Street), bar piuttosto anonimo se non fosse per la fama dovuta alla Rowling. Siamo entrati e ci siamo seduti nella sala sul retro dalle cui finestre, è proprio vero, si vede la forma massiccia e grigia del Castello.

Abbiamo finito la serata a cena in un un pub di George Street piuttosto anonimo e parecchio caro, ma pazienza.

7 giugno 2016 martedì

Abiamo lascito di buon ora l’hotel diretti all’aereoporto di Edimburgo per prendere il volo delle 9:10 con atterraggio a Pisa alle 13:05

Bellissima vacanza durante la quale abbiamo avuto un regalo inaspettato: un tempo veramente magnifico!



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