Scozia, terra magica e sorprendente

Belli i castelli della Scozia, ma... la natura, ah la natura, e le Orcadi, oh le Orcadi…
Scritto da: 2perplesso
scozia, terra magica e sorprendente
Partenza il: 24/06/2013
Ritorno il: 02/07/2013
Viaggiatori: 22
Spesa: 3000 €
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A fine giugno ho partecipato – sola, soletta – ad un tour di nove giorni in Scozia, organizzato da Mecca Viaggi.

Doveva essere quasi una avanscoperta perché dovevo capire se Silvano, che non si era sentito di accompagnarmi, sarebbe stato in grado di riportarmi in camper. Il viaggio pertanto l’ho goduto e pensato per un futuro giro, cercando i posti giusti per fermarci e soprattutto capire se le strade, che purtroppo si percorrono con guida a sinistra, sono adatte ad un mezzo che ti dà libertà, ma che può rendere difficile certi percorsi o fermate (strade strette, strade ad una corsia, terreni recintati…) Ho visto tanti di quei camper lungo il percorso (inglesi soprattutto, ma anche olandesi e tedeschi) ed aree di sosta, che mi sono convinta che ‘si può fare’, soprattutto perché c’è poco traffico.

Le strade sono tutte numerate ed è facile seguire i percorsi, non ci sono insegne pubblicitarie; eventualmente solo per segnalare officine, B&B o altri servizi. A questo proposito segnalo che su tutte le strade che ho percorso ne ho visti tantissimi di bed&breackfast. Lo stato permette di aprire un B&B senza burocrazia, con un massimo di 4 camere ed i proprietari non pagano assolutamente alcun tipo di tassa. In Scozia le autostrade sono gratuite e sono contrassegnate con la lettera ‘M, le strade importanti con una ‘A’, le secondarie da una ‘B’:

La Scozia è sempre stata un paese che mi ha incuriosito ed ora posso dire che ha molti luoghi ricchi di storia e sento ancora l’odore di salsedine e vedo ancora scure acque torbose, i paesaggi mozzafiato, l’incantevole verde, i fantasmi e i castelli da favola.

Bisogna lasciarsi sorprendere dalla miriade di sfaccettature di questo paese perchè è un continuo gioco di contrasti.

Please no rain! Il clima è decisamente più aspro e mutevole, ma mitigato dalla corrente del Golfo. In questo tour non siamo stati molto fortunati. Il sole,almeno una volta al giorno è uscito, ma la pioggia non è mai mancata.

Mi raccomando: non commettete l’errore di definire «inglese» uno scozzese, perché gli scozzesi hanno un culto profondo per l’indipendenza. A settembre del 2014 ci sarà un referendum per vedere se la Scozia deciderà di dividersi dalla Gran Bretagna. E’ quasi sicuro che tutto rimarrà così com’è.

Ho letto che si è soliti paragonare scherzosamente la Scozia a un enorme panino imbottito. Le due fette di pane sono rappresentate dalle Lowlands e dalle Highlands (le “terre basse” a sud e le “terre alte” a nord), la parte sostanziosa – la fetta di carne- si identifica con la striscia della Scozia centrale compresa fra Edimburgo e Glasgow. Gran parte dei 5 milioni di abitanti che popolano i 79.000 chilometri quadrati della Scozia vivono in quella zona, che ospita naturalmente le industrie più importanti e le società commerciali più ricche. Glasgow, con l’immenso porto sull’estuario del Clyde e la selva delle sue ciminiere, rappresenta il portafoglio della Scozia. Il cuore dell’antico regno è Edimburgo. E’ stata chiamata l’Atene moderna: il castello, i palazzi storici, in cui rivive miracolosamente intatta l’atmosfera degli antichi re e della avventurosa famiglia degli Stuart, l’incantevole Princes Street- una delle più affascinanti vie del mondo – che divide la vecchia città dalla moderna, sono uno straordinario richiamo per ogni turista.

La Scozia è una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito. Anticamente chiamata dai Romani in latino, ed anche per tutto il Medioevo, Caledonia, occupa la porzione settentrionale della Gran Bretagna.

24.6.2013 -1° GIORNO (lunedì) Venezia – Glasgow

Partita dunque in tarda mattinata da Venezia ho raggiunto Glasgow a metà pomeriggio, con scalo ad Amsterdam. Dall’aeroporto di Glasgow trasferimento all’hotel Thistle, con bella camera in posizione centrale. Lasciati i bagagli (io viaggiavo leggera perché ho voluto portarmi via solo uno zainetto ed un trolley, dovendo cambiare spesso albergo) via subito per il centro a pochi passi: sono le 17 e attenzione, perché alle 18 i negozi chiudono e poi la città è morta. Ho letto che Glasgow si è trasformata in una ventina d’anni da brutto anatroccolo a cigno ed è stata brava perché durante la guerra la città è stata bombardata al 60%. Era una città votata all’industria pesante, dai sobborghi squallidi e sporchi, ma ha lavorato tanto e nel 1990 le è stato attribuito il titolo di capitale europea della cultura. Oggi vedo metà palazzi vecchi e metà nuovi, con molti edifici adibiti a parcheggio, i negozi sono belli ed eleganti, con tanti giovani: è una città viva. Non so perché mi ha dato una botta di vita quando sono entrata in un negozio di oggettistica ed è iniziata la canzone Only you. Che allegria!

Gironzolo, fotografo, ma alle 18, come una mannaia, la maggior parte dei negozi chiude e la città in mezz’ora si svuota. Incontro con la guida e poi la cena in hotel: non male..La giornata è stata lunga, si va a letto, tanto fuori non c’è molto di sera…

Sono le 22.30 italiane (qui un’ora prima) e il sole è ancora alto. Dormirò? A mezzanotte è ancora chiaro. La notte dura solo due ore.

25.6.2013 – 2º GIORNO (martedì) Glasgow – Inverness

colazione varia ed abbondante con diversivo. Il mio compagno di tavolo (Roby) con la marmellata e la nutella ha preso anche un piccolo contenitore di stagnola. Una cucchiaiata e…che schifo! Smorfie e linguacce non riescono a far passare un sapore orribile, perché è un dado per fare il brodino.

Partenza di buon mattino in direzione nord, dopo aver fatto un giro della città, costeggiando, per tutta la sua lunghezza, il Loch Lomond, il più grande lago scozzese (ce ne sono ben 480 in Scozia) prima di arrivare al Loch Fyne, pittoresco fiordo famoso per le sue ostriche, sulle cui rive si trova Inveraray.

Pecore e mucche al pascolo, zona poco abitata, molti disboscamenti, strade strette ma deserte. E’ appena terminata la splendida fioritura dei rododendri, ma a fianco della strada si vedono ancora siepi e siepi.

Visita del Castello di Inveraray, dimora del Duca di Argyll, capo del famoso Clan Campbell. In Scozia ci sono ben 89 clan e tutti ne fanno parte. Ogni clan ha il suo tartan (il particolare disegno che noi chiamiamo semplicemente scozzese). L’edificio settecentesco del castello (www.inveraray-castle.com), dal gusto vagamente francese, è molto interessante. Visitiamo le sontuose sale del palazzo (ci sono delle schede esplicative in italiano) e ci soffermiamo sorpresi ad osservare le foto dei conti. Da segnalare la stupenda sala delle armi con il suo altissimo soffitto, la sala da pranzo e la cucina, dove tutto è rimasto al 1953, anno in cui ha smesso di funzionare. Vi è anche la stanza “auto celebrativa” del clan, in quanto questa famiglia è imparentata con la famiglia reale.Dopo la visita l’itinerario prosegue attraverso la vallata storica di Glencoe fino a Fort William.

Poi incomincia il viaggio verso il nord, verso le Highlands. Lo scenario muta ad ogni vallata: fiordi, laghi, montagne rocciose ricoperte di erica, ginestra e boschi cupi a perdita d’occhio e prati immensi con pecore e mucche al pascolo. Le città sono scarse, ma le strade rappresentano un irresistibile percorso distensivo per il poco traffico e la natura meravigliosa. Peccato per il sole: si fa desiderare. Quando ci sono pochi contrasti di luce le foto non rendono come vorrei.

La frenetica vita moderna s’è arrestata davanti alla Scozia del nord. Su questa terra solitaria aleggia ancora l’atmosfera mitica degli antichi clans che non si piegarono mai all’Inghilterra. Si capisce come in quei paesaggi grandiosi siano nate le più terrificanti leggende del folklore scozzese: qui i fantasmi sono di casa, qui si crede volentieri alle facoltà soprannaturali e Loch Ness è soltanto il più famoso dei laghi che possono vantare fra i loro abitatori un mostro pauroso. E vi è chi dice che le acque del Loch Ness e quelle del Loch Hourn, il lago dell’inferno, siano collegate da un misterioso e irraggiungibile passaggio sotterraneo, attraverso il quale cambierebbero dimora i mostri dei due laghi.

Dopo una breve sosta si procede fino al Canale della Caledonia formato, tra l’altro, dal Loch Ness, che è lungo 38 km e profondo 200 m., ma è grigio, non mi attira molto. Questo lago è divenuto famoso soprattutto per il suo leggendario mostro che si aggira dalle parti dell’altrettanto famoso Castello di Urquhart.

Il Castello di Urquhart è facile da raggiungere visto che si trova sulla strada (A82) che congiunge Inverness a Fort William. Un bel parcheggio può accogliere anche i tanti camper che girano in zona. Si pensa che la sua edificazione risalga tra il XIII e il XIV sec. Di sicuro si sa che è stato fatto saltare in aria alla fine del XVII sec. perchè non venisse preso dai giacobiti.. Ora le rovine (ben conservate) pullulano di turisti. Affascinante la visione del lago dall’unica torre rimasta in piedi. Con il biglietto d’ingresso si può assistere anche ad un filmato – sottotitolato in italiano – che racconta la storia romanzata del castello. Al termine si aprono le tende e si gode dello spettacolo del castello.

Dopo la visita la giornata si conclude nel capoluogo delle Highlands, la cittadina di Inverness con un breve giro e poi al nostro hotel a Drumnadrochit al Loch Ness Lodge Hotel, che sconsiglio vivamente. E’ una struttura che, anche se si presenta bene con un bel soggiorno con caminetto acceso (utilizzano molto il carbone) e tartan allegro dappertutto, ha camere fredde, umide, sporche e con odore di muffa.

26.6.2013 – 3° GIORNO (mercoledi’) Isola di Skye

Ci aspettano con la guida al Castello di Eilean Donan, forse il più emblematico e fotografato del paese e che, tra l’altro, ha fatto da sfondo al film “The Highlander”, ma arriviamo con 10 minuti di ritardo e ci rifiutano. La guida pertanto decide di andare all’isola di Skye e prende un nuovo appuntamento per il pomeriggio. Percorsi pochi chilometri si arriverà a Kyle piccolo centro da cui parte il nuovo ponte che collega la Scozia alla sua isola più famosa, Skye, l’isola della ’pioggia leggera’ (questa la traduzione dal gaelico parlato dai suoi abitanti) Visitiamo i luoghi più caratteristici dell’isola.

Si va quindi a Portree con un bel porticciolo e case colorate,negozi di lana, maglioni di colore bianco avorio, tessuti, ceramiche. Tempo grigio, ma fiori e colori ovunque. Pecore, campi da golf, brughiera, ma il cielo è grigio e verdi le colline.

Pranzo con un panino, uno yogurt e frutta e poi riprendiamo la via del ritorno, lungo un itinerario ricco di contrasti attraverso foreste e brughiere.

Giungiamo puntuali all’appuntamento per la visita del castello di Eilean Donan che è una delle immagini più simboliche della Scozia, famosa in tutto il mondo. Situato su un’isola alla confluenza di tre grandi laghi marini, e circondato da un paesaggio suggestivo, non c’è da meravigliarsi che il castello sia una delle attrazioni più visitate e importanti delle Highlands scozzesi. Pur essendo stato abitato fin da circa il sesto secolo, il primo castello fortificato risale alla metà del tredicesimo secolo, edificato per proteggere le terre di Kintail. Da allora, sono state costruite e ricostruite almeno quattro diverse versioni del castello nel corso delle pluricentenaria storia feudale scozzese. Parzialmente distrutto nel corso di una rivolta giacobita nel 1719, il castello in rovina rimane abbandonato per quasi 200 anni fino a quando il tenente colonnello John MacRae-Gilstrap acquista l’isola nel 1911 e riporta il castello al suo passato splendore. Dopo 20 anni di estenuanti lavori di ristrutturazione, il castello riapre i battenti nel 1932. C’è chi dice che il castello di Eilean Donan sia il più bel castello della Scozia, ma è più bello a vedersi da fuori; dentro non è un granchè, anche se hanno ricostruito le cucine e ne hanno fatto una rappresentazione teatrale con i dolci finti, le pietanze finte ed i manichini. C’è un bel parcheggio all’entrata, bene per i camper.

Rientro in hotel: per la seconda notte nell’albergo della camera ‘muffosa’.

27.6.2013 – 4º GIORNO (giovedì) Inverness – Thurso

La prima sosta è a Tain, per una ‘sosta idraulica’. Raggiungiamo quindi la distilleria di un famoso whisky di malto. I profumi mediterranei delle arance e dei limoni che maturano al sole, il sapore dolce e succoso della pesca e della pera appena colte, uniti agli aromi della mela e della menta selvatica sono quello ciò che rende veramente particolare il whisky Glenmorangie e che mai vi aspettereste di trovare in un single malt scozzese che arriva dal ventoso nord delle Highlands. Siamo, per la precisione, in località Tain in riva al mare, nella baia di Dornoch, dove il microclima è ideale per la maturazione del whisky. Forse il merito di questi aromi è dovuto alla forma particolare degli alambicchi che utilizzano alla Glenmoragie, alti ben 5,14 metri (i più alti di tutta la Scozia) e costruiti sul modello dei primi due acquistati dall’azienda nel lontano 1843. Nella distilleria Glenmorangie (www.glenmorangie.com), dal 2005 di proprietà del gruppo francese LVMH, ogni anno si producono circa 10 milioni di bottiglie di pregiato spirit, che da qui volano in tutto il mondo. Per la lavorazione si utilizzano materie prime di assoluta qualità. A partire dall’acqua, il primo ingrediente fondamentale del whisky, che arriva fresca e pura direttamente dalla fonte Tarlogie, nelle immediate vicinanze della distilleria. L’acqua, campionata e controllata almeno due volte la settimana, sgorga tutto l’anno a una temperatura di circa 4 °C ed è di particolare durezza, ricca di minerali come calcio e magnesio. Altro ingrediente fondamentale è l’orzo maltato, unicamente scozzese e proveniente da una limitata area delle Highlands, a sud della distilleria. Infine, i lieviti attentamente selezionati e utilizzati per avviare la fermentazione. Questa distilleria è operante, quindi il caldo nella ‘sala alambicchi’ è veramente elevato. Non si potrebbe fotografare, ma…. Bel parcheggio all’esterno anche per i camper.

Per pranzo ci fermiamo nel piccolo paese di Dornok, ma due ore sono troppe per mangiare un panino. In compenso lo giro, fotografando bei palazzetti, fiori e visitando antiquari e rigattieri.

Si prosegue poi per Golspie per visitare il Castello di Dunrobin, tuttora abitato dai Duchi di Sutherland. La struttura originaria del castello era una fortezza costruita nel 1275 da uno dei primi Duchi. Le collezioni del museo includono mobili, dipinti, oggetti d’antiquariato e da altre testimonianze storiche. ed una pantofola appartenuta a Giuseppe Garibaldi. Una leggenda racconta che il perfido conte di Sutherland rapì una fanciulla e la rinchiuse in una stanza del castello; ella per sfuggirgli cercò di calarsi con una fune dalla finestra ma il Conte, indispettito, fece tagliare la corda e la fanciulla morì. Da allora c’è chi sostiene di vedere il fantasma di un uomo aggirarsi proprio nel luogo in cui morì rovinosamente la ragazza. I duchi di Sutherland, potentissimi e ricchissimi latifondisti, 150 anni fa scacciarono 50.000 piccoli agricoltori dalle loro terre per far posto ad allevamenti ovini, gettando così nella miseria e nella disperazione migliaia di famiglie costrette ad emigrare in Canada. Lungo la strada per Thurso si vedono ancora tante case diroccate abbandonate in quel tempo. Il castello oggi è la più grande dimora degli altopiani nordici con 189 stanze ed è una delle case più antiche, ancora oggi abitate, della Gran Bretagna. Il castello è stato usato come ospedale durante la prima guerra mondiale e tra il 1965 e il 1972 come una scuola per ragazzi. Visitiamo le belle sale, il parco ed i fiori meravigliosi e assistiamo ad uno spettacolo di falconeria veramente particolare (ce ne sono due al giorno: h 11,30 e 14: cercate di esserci). Girando nel palazzo e nelle ricche sale tutte con fiori freschi scopriamo che la nostra guida, Alberto Massimo di origine italiana, è un famoso organista e concertista a livello internazionale. Ha suonato a Roma per il papa per tre anni e qui a Dunrobin ci ha regalato una pezzo meraviglioso: il palazzo risuonava di bella musica e molti sono accorsi per ascoltarlo.Questo per me è il più bel castello: Per la visita ci vuole un’ora per gli interni, un’ora per i giardini e mezz’ora per l’esibizione di falconeria. Grande parcheggio in entrata (anche per i camper).

Proseguendo, nel pomeriggio, dopo un bel percorso tra il verde e azzurro (c’è il sole!), si arriva a Thurso, piccolo paese in riva al mare, meta preferita dai surfisti: siamo a nord. Siamo all’hotel. Royal, sulla strada principale, dove si mangia male, ma io ho finalmente per due notti una gioiosa mansardina interna che dà sui tetti di ardesia. Non tutti gli amici del tour sono stati fortunati, soprattutto quelli che avevano la camera che si affacciava sulla strada .

28.6.2013 – 5º GIORNO (venerdì) Isole Orcadi

Purtroppo il tempo è brutto: piove e tira vento. Facciamo la strada litoranea tra fattorie e mare. Si passa Casteltown con una spiaggia lunghissima con le dune ed un campeggio vista mare (tanti camper) e si raggiunge l’estrema punta nord della Gran Bretagna: è John o’ Groats (campeggio in riva al porto, sul Mare del Nord).

Da qui oggi si raggiunge in ¾ d’ora in battello l’estrema punta sud dell’arcipelago delle Orcadi, formato da oltre 60 isole e isolette, 21.000 persone e 100.000 mucche. E’ residenza prediletta di famiglie di foche (ma non le abbiamo mai viste) e da stormi di uccelli rari. Qui c’è ancora l’influsso della Corrente del Golfo e gli abitanti delle Orcadi possono coltivare avena, orzo e disporre di pascoli per i bovini, il che fa dire dei suoi abitanti che essi sono dei contadini che hanno imparato anche a pescare. L’arrivo con il traghetto farebbe pensare a isole dalle alte falesie di arenaria rossa, così come appare l’approdo, invece l’interno è dolce e collinare. Le Orcadi furono terra di conquista dei Vichinghi e l’influenza scandinava non si attenuò mai. La loro estensione totale è di 980 kmq., dove preistorici abitanti hanno lasciato un’incredibile numero di reperti archeologici. Chi poi è amante di ornitologia ha un’infinità di uccelli da tenere in osservazione: pulcinelle di mare, procellarie, sule,gazze, cormorani. Fino ai primi del ‘900 le Orcadi erano un’importante e strategica base per la caccia alle balene e la loro lavorazione, così pure la pesca e la preparazione delle aringhe, ne facevano un polo di lavoro e di giro di capitali.Oggi si estrae il petrolio da qualche piattaforma, ma l’attività non è vista affatto di buon occhio dalla popolazione, benché possa portare afflusso di denaro. Ad attenderci allo sbarco c’è un altro pullman per visitare i luoghi di maggiore interesse. Il tempo è proprio brutto, ora anche la nebbia. Non ci sono alberi perché qui il vento può soffiare a 160km/h.

Si passano piccoli ponti/dighe tra un isolotto e l’altro formati da blocchi di cemento e pezzi di barche affondate. Si passa, infatti, attraverso queste Barriere Churcill a Scapa Flow, una grande baia naturale ed importante porto della Marina Militare nelle due guerre mondiali, dove si vedono molte carcasse di navi della Flotta Germanica che qui si arrese e si autoaffondò nel 1919. A Scapa Flow si è consumato un fatto, quasi incredibile, riguardante la grande rivale della Royal Navy, cioè la Flotta d’Alto Mare tedesca – la Hochseeflotte – che, sconfitta e consegnatasi proprio a Scapa Flow ai vincitori inglesi, si è autoaffondata distruggendo un buon numero delle migliori navi da guerra dell’epoca.

Si raggiunge Kirkwall sotto la pioggia e visitiamo la bella Cattedrale di St. Magnus, con motivi architettonici decorativi sia romanici che gotici. Sotto la pioggia giro poi il piccolo paese fotografando tanti vicoli e case in pietra.

Per pranzo ci fermiamo in un ristorantino sul porto di Stromness e mangio per 8 sterline fish and chips.

Raggiungiamo il piatto forte: Skara Brae, un villaggio del periodo neolitico abitato nel 3100 a.C. sepolto per millenni dalla sabbia che lo ha preservato perfettamente, poi una tempesta eccezionale lo ha dissepolto nel 1850. Skara Brae è il sito preistorico più famoso e più importante delle Orcadi: è un intero villaggio neolitico affacciato su una bellissima spiaggia bianca a mezzaluna, la Bay of Skaill. Questo posto mi è piaciuto da pazzi, peccato per la pioggia, peccato per il freddo, peccato per il vento: non potevamo vederlo in una situazione più infelice. E’ chiamata la Pompei britannica. È composta da dieci abitazioni, e venne occupato grosso modo tra il 3100 a.C. ed il 2500 a.C. Il grado di conservazione è talmente alto da far guadagnare al sito il titolo di patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. È il più completo villaggio neolitico dell’Europa. Da Wikipedia “In media le case misuravano 40 m² con al centro un forno necessario per cucinare e riscaldare. Dal momento che sull’isola crescevano pochi alberi gli abitanti usavano i resti delle mareggiate e le ossa di balena, con l’aggiunta di zolle erbose, per costruire il tetto delle loro case interrate. Le case erano complete di arredamento costruito in pietra, tra cui armadi, guardaroba, sedie e ripostigli. Un sofisticato sistema di drenaggio all’interno del villaggio permetteva l’esistenza di una grezza forma di bagno in ogni casa. Sette delle case hanno un arredamento molto simile, con letti ed armadi nelle stesse posizioni. L’armadio sta sul muro opposto all’entrata, in modo che fosse la prima cosa visibile entrando in casa. Otto case non hanno arredamento, ma sembrano divise in piccole stanze”.

Visitiamo quindi la Skaill House, che guarda proprio il sito archeologico posto a 200 m. Skaill House è stato costruito nel 1620 per il vescovo George Graham e questa imponente residenza occupa una posizione tranquilla tra il mare e il lago di Loch di Skaill. All’interno si possono ammirare cimeli di famiglia, tra cui un servizio di piatti che è stato utilizzato dal capitano James Cook.

E ancora sotto la pioggia raggiungiamo Ring Brodgar, il cerchio di Brodgar. Wikipedia dice ”Il centro del cerchio non è mai stato scavato dagli archeologi, né è stato scientificamente datato, ma si crede che sia stato costruito intorno al 2500 a.C. e quindi quasi contemporaneo del più famoso cerchio di Stonehenge e di molti altri sparsi per l’arcipelago britannico ed in generale per l’Europa.Il cerchio ha un diametro di 104 metri, il che lo rende il terzo più grande del Regno Unito. Originariamente era composto da 60 pietre, di cui ne sono rimaste solo 27 alla fine del ventesimo secolo. Le pietre sono poste all’interno di un fossato circolare profondo fino a 3 metri e largo 9 scavato nella roccia dagli antichi abitanti dell’isola”.

Al ritorno, una breve sosta a Scapa Flow e Italian Chapel per le foto. Nel frattempo il tempo è migliorato ed è uscito il sole finalmente. La Italian Chapel fu costruita nel 1943/44 con materiale di fortuna da ufficiali e soldati italiani prigionieri di guerra.

Alle 19 siamo rientrati in hotel a Thurso, dopo una attraversata con mare mosso e una fermata alle dune vicino a Dunnet (dove c’è un campeggio bella vista).

Che giornata spettacolare, nonostante il maltempo!

Essendo venerdì i giovani si ubriacano al pub e poi schiammazzano : uno è stato trovato ancora ubriaco fuori della porta della camera sulla moquette il sabato mattina.

29.6.2013 – 6º GIORNO (sabato) Thurso – Aviemore

Stamattina mi sono capottata dal letto quando Silvano mi ha telefonato, perché era tardi, ma stanotte mi sono svegliata tante volte ed avevo degli incubi: guidavo con gli occhi chiusi. Saranno le strade della Scozia?

Lasciamo Thurso: ho visto anche qui un bel campeggio in riva alla scogliera. Il tempo al momento è bello, la strada è scorrevole e panoramica. La segnaletica è molto buona, esauriente e chiara. Una giornata indimenticabile per me questa, perché la natura in questo angolo di Scozia è straordinaria. Con le isole Orcadi è il posto che più mi è piaciuto. Non ci sono viaggi turistici che portano da queste parti e le strade sono strette, spesso ad una corsia, ma ogni 50 metri c’è una piazzola di scambio.Qui ti voglio Silvano con il camper, ma non aver paura! Il traffico è vicino allo zero. In questa regione, in pace da sempre con l’uomo, vivono nel loro habitat naturale rare specie di animali e di fiori. La prima parte dell’itinerario scorre lungo la costa. e si passa la centrale nucleare che stanno smantellando. L’energia è stata sostituita in parte dall’eolico ed è in grande espansione fino al fiordo di Tongue percorrendo la strada sulla diga naturale, per poi arrivare a Durness (campeggio con camper vista mare) dopo aver fotografato spiagge bellissime di sabbia rosata. Durness ha avuto un ruolo importante ai tempi della guerra fredda, perché la Nato aveva molte attrezzature come centro ascolto dei russi. Ora sono state smantellate.

Da qui si prosegue verso sud all’interno, con laghetti, paesaggi lunari, erica, felci, scavi per la torba, cervi allo stato brado (grandi riserve di caccia dove molti italiani vengono in autunno) e dopo aver attraversato la riserva naturale di Inver-polly, si arriva a Scourie (dall’alto vedo un campeggio sul mare).

A Kylesku, piccolo villaggio di pescatori, era stata proposta una mini crociera di grande interesse naturalistico attorno ad alcune isolette nella baia di Eddrachillis, abitate da colonie di uccelli marini e foche, ma il mare mosso non ha permesso l’uscita. E neppure stavolta abbiamo visto le foche. Il tempo sta peggiorando e il vento si è alzato ancor più. Si prosegue e a Laxford Bridge finalmente la strada è normale ‘a due corsie’. Arriviamo alle 12.30 ad Ullapool (campeggio in punta) per mangiare qualcosa. In baia c’è una grande nave. Pensavo ad una da crociera: invece è ferma in rada ed è utilizzata come un palazzo di appartamenti. Ma, a quanto pare, non pagano le tasse. Giro la cittadina, mi bevo un caffè, un giro per i negozi che vendono maglioni di cashmere e oggetti artigianali. Non trovo la seconda batteria della macchina fotografica, per cui non riesco a fotografare né la nave, né i pescherecci, né le case bianche sul porto. E anche la successiva visita alle cascate di Corrieshalloch Gorge rimane senza foto.

Poi per Aviemore, rinomata località turistica, dove ceniamo e pernottiamo in un bell’albergo (il MacDonald): siamo in montagna ed è fresco. Dalla mia finestra vedo 4 conigli selvatici che brucano l’erba del giardino.

30.6.2013 – 7º GIORNO (domenica) Aviemore – Edimburgo

Dalla finestra della mia camera vedo cielo grigio e tanto vento, le montagne, alcuni coniglietti e tanto verde.

Da Aviemore, si scende a valle fino a Blair Atholl per visitare il Castello di Blair, dimora del Duca di Atholl. Mancano pochi minuti all’apertura del cancello, che porta attraverso un viale alberato (bel campeggio subito sulla destra), al castello e ne approfittiamo per fotografare le mucche haighlander con la ‘frangia’. Dato il clima della zona, questa ha subito un processo di selezione naturale, facendo in modo che la razza highland possa resistere persino alle temperature glaciali (-40 °C), e possa rimanere in alta quota anche durante le stagioni più fredde. Un tempo sede del ducato di Atholl e risalente al 1269, questo magnifico castello dalle tante torri fiabesche e imbiancato a calce, regala una vista spettacolare, così immerso in un magnifico parco in mezzo alle montagne. Sin dalla sua costruzione il castello è appartenuto alla medesima famiglia, che ha ricevuto dalla Regina Vittoria il diritto di avere un proprio esercito in miniatura. Così ancor oggi, più per ricavarne benefici turistici che bellici, sopravvive un minuscolo corpo militare che si esibisce principalmente in suonate di cornamusa e cambi di guardia. L’interno del castello è rappresentato da una splendida galleria degli antenati, la sala degli arazzi fiamminghi, capitelli corinzi, un sontuoso salone da ballo d’ispirazione vagamente tirolese e decorato con numerosi trofei venatori, il salotto da tè, una elaborata sala da pranzo. Si possono visitare 32 stanze e non si può fotografare, ma….

Seguendo il corso del Tay, si arriva a Dunkeld per una breve sosta presso l’antica Cattedrale situata sulle rive del fiume.Bel campeggio lungo il fiume.Aspettiamo che termini la funzione ed a mezzogiorno entriamo in gruppo: la nostra guida Alberto suona per noi l’organo e ci regala tre pezzi: restiamo muti ad ascoltare tanta bravura. Dopo la visita, mangiato un panino, yogurt e frutta, si riparte e passata Perth e attraversato l’estuario del fiume Forth, sullo spettacolare ponte sospeso, si arriva a Edimburgo nel primo pomeriggio. La città sorge su di una serie di colline, le parti storiche (Old e New Town), insieme al Castello, nel 1995 sono stati dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Giro panoramico della città in autopullman: città alta e bassa, tra parchi e quindi molto verde, non caotica, con costruzioni di stile diverso, ma non contrastante. Non ci sono grattacieli. Le aree cittadine si distribuiscono seguendo le linee ondulate del territorio, creando una città ‘mossa’, non monotona, armoniosa e simpatica sin dal primo momento. Il programma in bus comprende: Princes Street, la Cattedrale di Saint Giles, Holyroodhouse, il Monumento a Walter Scott ed i luoghi più emblematici della città.Arriviamo al Thistle hotel nella new town e sono le 17 (bella camera). Una volta sistemata ho un’ora e mezzo per dare una prima occhiata lungo la Princess Street. Troppi negozi commercial/turistici con grandi store stracolmi di kilt,maglioni, stemmi, calze scozzesi, sciarpe e boccali. Ora ho poco tempo, ma la parte più bella sicuramente è la Old Town e la vedrò domani. Stavo tornando quando ho sentito la musica entusiasmante di tre ragazzi che suonavano lungo la strada con una grande batteria, una cornamusa ed una chitarra. Sarei stata lì tutta la sera, invece è stata programmata una cena con spettacolo in hotel, è la “serata scozzese” con cena tipica, musiche e balli del folclore locale. Non è stata un granchè, bravi fisarmonica e violino e naturalmente la cornamusa. Voto: 6+.Dopo il dolce ci hanno portato il piatto nazionale: L’HAGGIS….Si prepara con fegato, cuore e polmoni di pecora uniti a cipolla e farina d’avena, il tutto cotto nello stomaco di pecora. Sembra disgustoso e….lo è, per me che sono schizzinosa. Non sono riuscita ad assaggiarlo, anche perchè me lo hanno proposto dopo il dessert. L’ho fotografato e lì è rimasto.

1.7.2013 – 8º GIORNO (lunedì) Edimburgo & Rosslyn

La giornata inizia con il breve trasferimento a Rosslyn, dove si visita la famosa Rosslyn Chapel la cui storia, iniziata nel XV secolo, si intreccia con la storia dei Cavalieri Templari, con la Massoneria Scozzese e con quanto descritto nei romanzi di Dan Brown che da qui ha colto l’ispirazione per il suo Codice da Vinci.

Dopo la visita trasferimento al Castello di Edimburgo e visita della cittadella fortificata che lo circonda. Iniziamo la visita dalla rocca che domina tutta la città. Ci si arriva attraverso l’Esplanade dove si tengono ogni agosto, per tre settimane, le parate e gli spettacoli del famoso TATOO. Dai bastioni si gode un panorama eccezionale sulla città e le colline e sulla spianata della Argyle Battery, con cannoni allineati, nei giorni feriali, alle 13 in punto, viene sparata una salva di avvertimento per indicare l’ora esatta All’interno del Castello ci sono la pietra del destino, i gioielli della corona e gli appartamenti degli Stuart.

Il pomeriggio è a disposizione per approfondire la conoscenza della città, ciascuno secondo i propri gusti o interessi, ed io ho camminato per ben 6 ore perché Edimburgo è una città decisamente affascinante con palazzi medioevali dalle architetture gotiche e con un’atmosfera tetra e romantica al tempo stesso. Dal Royal Mile partono a spina di pesce le vie secondarie che scendono dalla collina in varie direzioni, con ampie piazze, dove una volta si svolgevano i mercati, a circondare gli edifici pubblici principali e le chiese. Molte di queste viuzze secondarie sono dei cosiddetti close, ossia vicoletti angusti ricoperti da volte che spesso sboccano in cortili interni. Nella Old Town sono presenti anche il Museum of Scotland, la University of Edinburgh e la Scottish National Library, una biblioteca che vanta un patrimonio di circa 5 milioni di libri. Attenzione: i musei chiudono alle h 17. La città può essere visitata a piedi, ma si può comperare un ticket day a 3,5 £ per tutti i bus.

Dopo sei ore sono rientrata in hotel: come morta. Non potrei fare più neppure un passo.

2.7.2013 – 9º GIORNO (martedì) Edimburgo – Venezia

E’ ormai l’ora di tornare a casa: peccato… C’era ancora tanto da vedere!

Alle 17.30 l’aereo è arrivato puntuale a Venezia dopo uno scalo a Parigi, dove ho corso per prendere la coincidenza.

Alla prossima…

“Prima di sparire, si voltò e per un attimo rimase li, cercando un gesto per dire che era stato un viaggio bellissimo”. (dal libro “Seta” di Alessandro Baricco)

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Il percorso in Scozia



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