Scoprire la Birmania di in completa autonomia

La Birmania custodisce luoghi incantevoli, capaci di stregare il cuore e l’anima di ogni visitatore
Scritto da: gregori72
scoprire la birmania di in completa autonomia
Partenza il: 27/12/2011
Ritorno il: 14/01/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
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Pagode dorate che spuntano da ogni dove, monaci ordinatamente in fila per attendere il pasto quotidiano, sorrisi genuini che incrociano il vostro sguardo…il Myanmar è un luogo incredibilmente autentico ed affascinante, povero ma dignitoso, imprigionato dalla dittatura ma fortemente libero di sentimenti. La Birmania custodisce luoghi incantevoli, capaci di stregare il cuore e l’anima di ogni visitatore. Ma l’aspetto unico che distingue il Paese è la sua gente, difficile restare indifferenti rispetto ad una mentalità per noi inverosimile, fatta di semplicità, spiritualità e tradizione.

Non so quanti “mingalarbar” ho pronunciato in questi giorni, credo qualche migliaio! Tutti coloro che incroci sentono il bisogno di salutarti, di darti il benvenuto nella loro terra, di offrirti quel poco che possiedono. I tempi ristretti e frenetici di noi turisti non permettono di cogliere al volo alcuni di questi aspetti, ma nel momento in cui ci si ferma per qualche giorno in un luogo fisso e si riflette su quanto visto e vissuto durante il viaggio, è più facile capire che il nostro bagaglio culturale si è arricchito di un qualcosa di unico, prezioso ed indimenticabile. Per la prima volta in un viaggio, lungo la strada che mi riportava in aeroporto per l’addio al Myanmar, ed osservando alcune scene di vita quotidiana che si sono ripetute in questi giorni, ho provato un senso di nostalgia mista a commozione. Non potrei mai vivere in un posto simile, ma nel contempo mi dispiace lasciarlo.

PIANIFICAZIONE VIAGGIO

Premessa: abbiamo visitato il Myanmar in completa autonomia, senza alcuna guida locale. Nonostante qualche immancabile piccolo disagio, l’esperienza è stata facile e divertente. Sicuramente si perde qualche spiegazione interessante che le guide possono fornire, ma il senso di viaggiare in estrema libertà, senza dipendere da nessuno, per me è impagabile.

Pianificare un viaggio in Myanmar non è facilissimo. Con il senno di poi, sembra sia molto più facile prenotare i vari servizi direttamente sul posto (voli interni e hotel) piuttosto che dall’Italia. Questo è dovuto al fatto che spesso è necessario rivolgersi ad intermediari per ottenere tariffe migliori per quanto riguarda gli hotel, che a volte nemmeno rispondono o propongono prezzi molti alti, ma anche per quanto riguarda i voli si ottiene un servizio migliore, riuscendo a prenotare esattamente i voli richiesti, per quanto riguarda giorni ed orari. Spesso queste agenzie hanno un sistema assurdo di prenotazione: rispondono al preventivo come se l’hotel richiesto fosse disponibile, chiedendo l’autorizzazione a procedere alla prenotazione, mentre quando si invia la conferma ti richiedono l’acconto, ma indicando che verrai messo in lista di attesa. Più seria si è dimostrata l’agenzia con la quale ho prenotato i voli ed i due hotel a Ngapali: Journeys Nature Myanmar. Alla mia richiesta di prenotazione dell’hotel Amata Ngapali per 6 notti, mi ha subito risposto dicendo che l’hotel era disponibile solo per gli ultimi 3 giorni, proponendomi un’alternativa per gli altri 3. Anche i voli richiesti sono stati confermati nel giro di un paio di giorni, anche se poi, all’arrivo in Myanmar, gli orari erano quasi tutti modificati. L’agenzia mi ha richiesto il pagamento del 30% tramite carta di credito su una banca thailandese, con un procedimento lungo e del tutto particolare. Ad ogni modo mi ha inviato chiaramente tutte le istruzioni. Il saldo è poi previsto direttamente all’arrivo a Yangon in contanti. Nonostante abbia più volte detto all’agenzia di inviarmi un rappresentante al mio arrivo in aeroporto per il ritiro dei biglietti, nessuno si è presentato ed ho dovuto andare personalmente in agenzia, non senza difficoltà per trovarla (un vicolo buio senza indicazioni a circa metà strada tra l’aeroporto ed il centro città). L’agenzia mi ha comunque proposto un’ottima tariffa per l’Amata Ngapali, circa 100 euro a notte con colazione per la tripla. Considerando che la tariffa ufficiale dell’hotel solo per il letto aggiunto è di usd 40, il prezzo spuntato è eccellente, vista la qualità della struttura.

Riporto le modalità di prenotazione che sono riuscito a trovare, con i relativi prezzi inclusa la prima colazione (considerate che il letto aggiunto costa circa 30-40 usd nelle strutture più lussuose):

– Yangon, hotel Chatrium, € 85 tripla deluxe. Prenotato online con octopus

– Lago Inle, Amazing Nyaung Shwe, € 55 (incluso extra bed 10 usd), prenotazione con hotel. Acconto ad un rappresentante con appuntamento in hotel a Yangon, saldo in loco.

– Mandalay City Hotel, € 56 (incluso extra bed 10 usd), direttamente con l’hotel che non ha chiesto alcun acconto

– Bagan ,The Hotel @ Tharabar Gate, € 98 (incluso extra bed di ben 40 usd), prenotato incredibilmente con booking.com (l’unico hotel proposto in Birmania)

– Bayview Ngapali, € 135 con Journeys Nature. (incluso extra bed 40 usd)

– Amata Ngapali, € 100 con Journeys Nature. (incluso extra bed 40 usd)

Voli Air Bagan e Air Mandalay prenotati tutti con Journeys Nature, le tariffe sono più o meno simili a quelle riportate sui siti ufficiali delle compagnie aeree. La comodità di prenotare tramite un’agenzia locale è che si ottengono più facilmente le conferme, si procede con un solo pagamento di acconto e si ritirano tutti i biglietti in un’unica agenzia.

Volo internazionale: considerata l’altissima stagione, il volo Malpensa Bangkok l’ho prenotato con quasi 1 anno di anticipo con Egyptair, ad un prezzo praticamente di bassa stagione (€ 640).

Volo Bangkok – Yangon con Air Asia, anche qui un’ottima tariffa, € 70 a persona a/r incluso supplemento bagaglio e posto riservato.

Informazioni di viaggio

Visto: è necessario procurarsi il visto d’ingresso in anticipo, anche se è previsto un Visa on Arrival ma che sembra piuttosto complicato e senza dubbio costoso. Dopo aver contattato la gentilissima Ambasciata del Myanmar a Roma ho ricevuto un’email con tutte le istruzioni, ho spedito i passaporti con corriere (spedire web al costo di 7 €) allegando assegno circolare. L’ambasciata vi chiamerà per informarvi che il visto è pronto (tempo circa 3 settimane) e basterà inviare nuovamente un corriere per il ritiro. Totale costo del visto € 25 a persona. Per informazioni scrivete a: meroma@tiscalinet.it merome2010@gmail.com

In Myanmar è possibile ormai spostarsi e girare per i luoghi più turistici senza alcuna difficoltà, senza nessuno che vi faccia domande o che vi imponga qualcosa. Le operazioni doganali sono veloci e senza difficoltà, tutti sono estremamente cordiali. I trasferimenti via terra sono molto lunghi per via della pessima rete stradale, per questo motivo (e considerando che viaggiamo con un bambino) abbiamo preferito gli spostamenti in aereo. Anche in questo caso, nonostante i voli tra un luogo e l’altro siano molto brevi, si perde ugualmente molto tempo tra trasferimenti, attese in aeroporto, giornate spezzate causa modifiche degli orari rispetto al programma originale. A parte il primo volo tra Yangon e Heho con Air Bagan che ha avuto quasi 2 ore di ritardo, gli altri voli sono stati generalmente puntuali. Le operazioni di check in sono molto veloci, tutto viene fatto a mano, compresa la consegna dei bagagli. I normali trolley utilizzati solitamente come bagaglio a mano vanno tutti imbarcati.

Come già saprete, carte di credito e cellulari sono inutilizzabili. E’ comunque molto utile portare uno smarthphone wi-fi (non va dichiarato, non controlla nessuno), con il quale è possibile, a volte, chiamare in Italia grazie ad esempio a skype. Se avete un iphone, scaricate l’app CityMaps2Go, ho fatto aggiungere anche le mappe del Myanmar per cui può essere uno strumento molto utile per monitorare la vostra posizione in qualsiasi momento, aggiungere i luoghi di interesse e spostarsi facilmente, anche a piedi, soprattutto nelle città, ma anche tra i templi di Bagan in bicicletta. Ho trovato spesso wi-fi funzionante, certo la connessione è lenta e non sempre skype permette di chiamare. La migliore connessione l’ho trovata al ristorante BBB di Mandalay (wi-fi gratuito), al Chatrium (4 usd per 1 ora), al Tharabate (gratuito). Anche al Bayview di Ngapali era abbastanza affidabile (gratuito) anche se skype non funzionava.

Ricordatevi di confermare SEMPRE il volo interno il giorno precedente, spesso gli orari vengono modificati rispetto a quanto indicato sul biglietto.

Non tutti i Birmani sono affidabili, pertanto non contate troppo sugli appuntamenti presi. Tutte le volte che ho dovuto contare su qualcuno ho dovuto adattarmi! L’agenzia che doveva consegnarmi i biglietti in aeroporto non si è presentata e sono dovuto andare io in agenzia. Il rappresentante dell’hotel Amazing era in notevole ritardo rispetto all’appuntamento previsto. Un taxi concordato per il giorno seguente a Mandalay non si è proprio presentato. Al contrario, il taxi che abbiamo preso per la tratta Heho – Lago Inle, al quale abbiamo dato appuntamento per il ritorno dopo due giorni, si è presentato in perfetto orario. I tassisti si sono fatti furbi, in particolare a Mandalay: contrattare sempre il prezzo in anticipo anche per le brevi tratte. È più conveniente utilizzare un taxi concordando l’andata ed il ritorno e facendosi aspettare piuttosto che cambiare taxi per ogni tratta.

La delinquenza non esiste, potete girare liberamente ovunque senza problemi, lasciare valige sul taxi mentre visitate un tempio, ecc. Difficile trovare anche i classici furbi: se per errore consegnate più soldi per pagare qualcosa, state sicuri che vi rincorreranno per consegnarvi il resto! Ho conosciuto una coppia che ha dimenticato degli orecchini d’oro in hotel a Mandalay, ebbene l’hotel li ha riconsegnati quando erano a Ngapali, imbarcandoli su un volo e scusandosi addirittura per il ritardo!

Preparatevi a viaggiare su qualsiasi mezzo: dai taxi sgangherati (ma tanto…) di Yangon, ai mototaxi di Mandalay seduti sui parafanghi nella parte posteriore, alla carretta del mare sul fiume Irrawadi, al carretto con cavallo di Bagan. I costi non sono così irrisori come si potrebbe immaginare (dettaglio nel racconto di viaggio). Difficilmente un tassista parla inglese, la comunicazione è piuttosto difficoltosa ma quando si prende un taxi, spesso è presente qualcuno che parla inglese e spiega all’autista dettagliatamente ciò che si intende fare. A volte è un vero e proprio sistema, come all’aeroporto di Heho, una persona che parla inglese e vi procura il taxi.

L’aspetto più fastidioso di un viaggio nel Myanmar è il doversi togliere le scarpe per entrare nei luoghi sacri…praticamente SEMPRE! Non pensate di dover andare a piedi nudi solo nella sala di preghiera, le scarpe vanno tolte molto molto prima e si cammina scalzi anche per un’ora, in mezzo a qualsiasi cosa, cani, gatti, sputacchi dei birmani, terriccio, cucine dei monasteri, bancarelle, pure nelle rovine archeologiche di Bagan, su scalinate in pietra e corridoi senza pavimento! E’ davvero seccante.

Cibo: generalmente non mi dispiace assaggiare qualcosa per strada, ma in Birmania le specialità locali delle bancarelle non sono particolarmente invitanti…l’igiene è molto precaria. Al contrario, si trovano piacevoli ristoranti anche locali che offrono specialità orientali ma anche qualche piatto occidentale. I noodle sono i più buoni che abbia mai assaggiato, mio figlio ha ordinato spesso qualche piatto di spaghetti ed erano davvero discreti, sicuramente migliori che in Germania o in Inghilterra! Il costo dei pasti è davvero irrisorio (5.000-7.000 kyats in ottimi ristoranti).

Cambio: non è più necessario cambiare in nero per strada o nei mercati. Negli aeroporti hanno aperto uffici di cambio con tassi addirittura migliori, a Yangon anche qualche banca. Io ho cambiato in aeroporto a circa 805 kyats per dollaro, presso una banca alla Sule Pagoda a 812 kyats, mentre al mercato di Yangon cambiavano a 800. In aeroporto si può ricambiare nuovamente in euro ad un tasso di circa 820-225, il problema è che gli uffici cambio sono spesso chiusi. In questo caso, chiedete a qualcuno in aeroporto e vi cambierà il denaro senza problemi, ad un tasso leggermente più sfavorevole. Negli uffici di cambio sono accettati anche gli euro, con un buon tasso, ma a differenza dei dollari non li potrete usare per pagare hotel e altri servizi. Ricordatevi di portare banconote perfette, nuove, assolutamente senza segni.

Clima: splendido, sempre giornate assolate, cielo limpido e azzurro e con temperature molto gradevoli, piacevolmente calde di giorno, fresche la notte. Al mattino presto serve quasi sempre una felpa leggera. Mai avuto bisogno di accendere l’aria condizionata o di tenere aperte le finestre durante la notte.

Zanzare e malaria: pensavo di trovarne meno, invece verso il tramonto ci sono un pò ovunque. Nulla di tragico, l’orario critico dura circa un’ora, il problema si risolve facilmente con uno spray. Nelle camere, la sera viene spesso spruzzato l’insetticida. In molti ristoranti mettono uno zampirone sotto il tavolo, specie a Ngapali. Durante il giorno invece nessun problema. Considerato che la zona presenta un rischio malaria moderato principalmente durante la stagione delle piogge, ritengo che qualche accorgimento e precauzione siano necessari anche durante il periodo secco, sebbene il rischio sia generalmente minimo. Ricordo che nessun rischio è presente nelle città di Yangon, Mandalay e la zona di Bagan, mentre le zone del lago Inle, dello Shan in generale e Ngapali (stato del Rakhine) sono interessate dal problema principalmente nella stagione monsonica.

Diario di viaggio info e foto: digilander.libero.it/albertoviaggi/birmania.html

Evito la descrizione dei luoghi, per questo ci sono le guide molto più affidabili di me. Nel leggere i vari racconti online ho trovato esclusivamente esperienze di viaggiatori che si sono in qualche modo affidati ad una guida locale, al contrario, non ho mai trovato qualcuno che abbia davvero girato per il Myanmar senza alcun appoggio. Pertanto, cerco di descrivere le mie impressioni e di riportare qualche informazione che può rilevarsi utile.

Yangon – 28 Dicembre 2011

Arriviamo a Yangon con volo Air Asia in ritardo di quasi 2 ore, ormai è buio pesto e naturalmente il nostro corrispondente della Journays Myanmar, che ci deve consegnare i biglietti dei voli interni, non si vede. Ci rivolgiamo all’ufficio informazioni dell’aeroporto che, molto gentilmente, si offre di chiamare l’agenzia. Riusciamo a parlare con la nostra corrispondente, Sheila, che ci dice: non c’è problema, prendete un taxi e venite voi, tanto è sulla strada tra l’aeroporto ed il centro…..iniziamo bene! Saliamo su un taxi scalcinato e, con un po’ di difficoltà (il nostro tassista non parla una parola di inglese) riusciamo a raggiungere l’agenzia. Ritiriamo i biglietti dove i nostri piani voli sono un po’ cambiati rispetto al programma, dovremo adeguare un po’ il nostro itinerario. Raggiungiamo l’hotel Chatrium, in bellissima posizione sul lago, tutto illuminato per le feste. Paghiamo il taxi 12 usd, considerando anche l’attesa in agenzia, è un prezzo onesto. Rangoon è strana: le vie sono piuttosto buie, una sacco di gente cammina ai bordi della strada, le vie sono più ordinate rispetto alle altre città asiatiche anche se il traffico è caotico ma scorrevole. I pick up sono pieni all’inverosimile, con gente appesa ovunque, i monaci camminano a piedi nudi sull’asfalto.

Yangon – 29 Dicembre 2011

Partiamo alla scoperta di Yangon. Ci accordiamo con un taxi che per 5 usd ci porterà prima al Buddha gigante dormiente (Chaukhtatgyi Paya), poi alla Swedagon Paya. Non è facile comunicare con i tassisti, ma c’è sempre qualcuno che parla inglese e che ci aiuta. Al contrario di quanto immaginavo, si rende subito necessario cambiare la valuta in kyats, perché i taxi sono restii ad accettare dollari. Yangon è piena di parchi e dal verde spuntano pagode dorate di ogni forma e dimensione. Il Buddha è davvero enorme e coloratissimo, per contenerlo hanno costruito un capannone mastodontico. Ci spostiamo alla Swedagon entrando dall’ingresso est. Una lunga scalinata ci conduce a questa meraviglia assoluta: siamo circondati da un’infinità di pagode dorate, buddha di svariate forme e dimensioni, altari per le offerte, templi caratteristici ed al centro lo splendido zedi dorato, maestoso e bellissimo. L’atmosfera è elettrizzante, anche se poco mistica. Ci spostiamo verso il centro con un taxi (solita auto super scassata), fino alla Sule Pagoda (2 usd). Cambiamo soldi presso una banca che offre un buon tasso: 813 kyats x un dollaro, ma è possibile cambiare massimo 300 usd. A piedi ci spostiamo verso il mercato, il Bogyoke Aung San Market: le strade sono caotiche, le abitazioni in stile coloniale decaduto, i marciapiedi tutti rotti. I vicoli sono uno spaccato di vita quotidiana, gente che lavora, artigiani, bancarelle con cibarie indefinite e frutta trasandata poco invitante. La zona del mercato è invece più curata e ordinata con negozi di gioielli, souvenir e abbigliamento. Una cosa non manca mai: il sorriso degli sguardi cordiali ed incuriositi. Ci fermiamo presso un ristorante locale con un mini buffet dall’aspetto invitante, ma non abbiamo voglia di sederci. Chiediamo pertanto se è possibile avere qualcosa come take-away e riusciamo a farci capire dopo aver scomodato mezzo locale…con le cameriere continuano a guardarci e ridere!

Torniamo in hotel per un po’ di relax in piscina, quindi prima del tramonto raggiungiamo nuovamente la Swedagon. L’atmosfera è ancor più suggestiva, è pieno di gente birmana venuta qui per pregare o semplicemente per passare un po’ di tempo. Presto l’attrazione del luogo diventa Davidino: tutti lo guardano e sorridono, vogliono toccarlo, fargli una foto e gli dicono: beautiful! Cala il sole e le luci fanno brillare la Swedagon: il cielo blu intenso fa apparire il luogo unico e magico, uno di quei momenti che resteranno indimenticabili. In hotel riusciamo a connetterci ad internet e chiamiamo in Italia con Skype, 3 telefonate con 4 dollari. Connessione molto buona. Per cena decidiamo di andare al ristorante Karaweik Hall, la barca reale in cemento sul lago, in quanto vogliamo assistere allo spettacolo tradizionale di danze birmane. Sarà la peggiore (ed unica negativa) esperienza culinaria in Birmania. L’atmosfera e l’ambiente promettono bene, ma il buffet è terribilmente scarso, il nostro tavolo talmente lontano dal palco che occorre un binocolo per vedere lo spettacolo, inoltre mi aspettavo, come da recensioni, un conto di 15 usd a persona mentre paghiamo ben 20.000 k., praticamente quanto spenderemo tutti gli altri giorni in tre mangiando molto ma molto meglio.

Lago Inle – 30 Dicembre 2011

Oggi volo Air Bagan per Heho e trasferimento al lago Inle. Prendiamo un taxi per l’aeroporto (7.000 k) che raggiungiamo in circa 35 minuti. Ricordatevi di indicare al tassista se partite dagli internazionali o dai nazionali, perché i 2 terminal distano circa 10 minuti a piedi. Velocissime e confusionarie operazioni di check in ma il volo è in ritardo (sarà l’unica volta). Atterriamo al minuscolo aeroporto di Heho con quasi due ore di ritardo, cambiamo un po’ di dollari al cambio nel terminal (ottimo anche qui, 710 kyats per un dollaro) e raggiungiamo la zona dei taxi dove non riusciamo a contrattare granché. I prezzi sono fissi, 25.000 k per raggiungere Nyaung Shew, almeno riusciamo a spuntare 20.000 k per il ritorno. Solito taxi scassato e partiamo per il lago Inle: la prima parte del tragitto procede su una strada scorrevole, ma da metà in poi la strada diventa stretta e piena di buche, siamo costretti a fermarci ogni volta che si incrocia un veicolo. Dopo 50 minuti raggiungiamo Nyaung Shew e ci fermiamo nel caratteristico monastero in legno dalle finestre ovali, quello delle classiche immagini in cui si vedono i novizi affacciati alle finestre. E’ il momento dello studio ma possiamo tranquillamente accedere al monastero (mai nessuno vi vieterà di entrare in un monastero, anche nei momenti di studio o di preghiera). I novizi non fanno molto caso alla nostra presenza, evidentemente sono abituati oppure hanno l’ordine di non distrarsi. Raggiungiamo il nostro hotel Amazing Nyaung Shew che, tra cambi volo e ritardi, sono ormai le 15; la giornata è ormai persa e mentre la famigliola decide di dedicare un paio d’ore al relax, affitto una bicicletta (1.000 k per un paio d’ore) per esplorare un po’ la zona. L’esperienza risulterà molto appagante: a volte, girando senza alcuna meta, si scoprono alcuni angoli ed aspetti davvero caratteristici. La mia pedalata inizia tra le vie secondarie di Nyaung Shew, i bimbi mi salutano calorosamente, alcune donne sono impegnate in cucina ed i turisti sono sempre i benvenuti quando decidono di fermarsi e curiosare un po’ nelle usanze ed abitudini locali. Alcune donne mi spiegano cosa stanno cucinando, invitandomi ad assaggiare qualche prodotto locale. Proseguo la mia pedalata fino alla zona da dove partono le imbarcazioni dirette al lago Inle e costeggio la strada sterrata che segue il canale, fino ad arrivare ad un piccolo e caratteristico villaggio immerso nell’incantevole paesaggio dello Stato Shan. Alcuni barcaioli sono intenti nelle loro attività quotidiane mentre in lontananza scorgo un tempio costituito da tanti stupa dorati ed una grande statua di buddha eretto. Rientrando verso il paese sento un canto di bambini provenire da un monastero. Lascio la bici e con discrezione entro nella sala della preghiera: un gran numero di novizi stanno recitando canti e lodi, seduti ordinatamente. Alcuni si voltano di nascosto, mi sorridono e mi salutano con la manina senza farsi vedere, l’atmosfera è surreale e di grande suggestione, uno dei tanti momenti che si possono vivere solo in Birmania. Per cena andiamo nel vicino ristorante Golden Kite (20.000 k in 3), un locale davvero carino e che espone un cartello “pasta fatta in casa”. Avevamo letto qualcosa a proposito ma ciò che ci aspetta ha dell’incredibile: il menu della casa propone tagliatelle e gnocchi fatti in casa, con scelta tra pomodoro, bolognese, pesto, funghi. E per fatte in casa non scherzano, andiamo a curiosare nella cucina semiaperta e vediamo i cuochi impegnati nel preparare le tagliatelle con pasta fresca e una macchina d’epoca, mentre gli gnocchi vengono impastati al momento ad uno ad uno! Tutto molto buono, un piattone di tagliatelle costa 3.000 k, come antipasto vengono servite gratuitamente le bruschette, un’ottima crepe di cioccolato e banana e la cena è fatta! Torniamo in hotel, la camera è stata preparata per la notte e sui letti troviamo una borsa dell’acqua calda!!

Lago Inle – 31 Dicembre 2011

Questa mattina il cielo è diviso tra l’azzurro ed il grigio della nebbia che, in lontananza, si sta alzando dalle montagne. L’aria è frizzante ma non fa particolarmente freddo, una felpa è più che sufficiente. In 10 minuti a piedi raggiungiamo la zona dove partono le barche per l’escursione sul lago Inle: inizialmente ci accordiamo per un giro più lungo oggi (20.000 k) ed un giro di mezza giornata per domani (15.000 k), ma strada facendo ci accorgeremo che in una sola giornata è possibile visitare tutti i punti che avevamo in programma, per cui decideremo di completare tutto il giro oggi, al prezzo totale di 25.000 kyats. Navighiamo per una ventina di minuti lungo il canale che collega Nyaung Shew al lago Inle, comodamente seduti sulle sedie in legno disposte sulla barca. Appena giunti sul lago ci troviamo immersi in una fitta nebbia dalla quale si intravedono le montagne circostanti, che rende il luogo surreale. Subito avvistiamo i famosi barcaioli che remano con una gamba, uno si avvicina e ci mostra tutte le sorprendenti tecniche di pesca che solo qui si possono osservare. Decidiamo di dirigerci come prima tappa ad Inthein, dove oggi si svolge il mercato itinerante dei 5 giorni. La nebbia presto sparisce lasciando il posto ad uno splendido sole che ci riscalda e le coperte di lana a disposizione sulla barca sono ormai superflue. Lungo il viaggio verso Inthein, che dura oltre un’ora e mezza, attraversiamo suggestivi villaggi costituiti interamente da palafitte, dove osserviamo le insolite scene della vita quotidiana di questo luogo straordinario ed unico al mondo. Il lago è enorme ed è un susseguirsi di paesaggi mozzafiato, orti galleggianti, barche di pescatori e di gente del luogo che ci salutano da lontano. Raggiungiamo Inthein e visitiamo il mercato delle tribù Intha che scendono dai villaggi di montagna per vendere la loro merce, il tutto circondati da un’atmosfera veramente autentica. Ai margini del villaggio, con una breve salita si raggiunge una foresta di stupa in rovina, un luogo davvero strano ed affascinante. Alcuni bambini del luogo si offrono per accompagnarci fino al punto panoramico. Riprendiamo la barca e ci dirigiamo verso Nampan, Ywama e In Phaw Khone facendo sosta alle varie fabbriche artigianali tessili, di lavorazione dell’argento, ad una fabbrica di sigari e ad un laboratorio dove alcune donne Paudang (donne giraffa) sono impegnate nella tessitura. E’ incredibile notare come, all’interno di queste palafitte, si trovino delle vere e proprie aziende tradizionali in cui sono impiegate oltre una ventina di persone. In ogni fabbrica ci accompagnano per osservare le varie fasi della lavorazione, senza alcuna pressione finale per acquistare obbligatoriamente qualcosa. Per pranzo ci fermiamo in uno dei tanti ristorantini che si affacciano sul lago e gustiamo due ottimi piatti di noodle alle verdure, forse i migliori di tutto il viaggio, ed un pesce alla griglia, birra e soft drink per 9.000 k. Ricominciamo il nostro tour del lago con sosta alla pagoda più venerata dello stato Shan, la Paung Daw OO, che custodisce i famosi 5 buddha che vengono trasportati sulla barca reale in occasione delle giornate di festa. L’ultima tappa è presso il Monastero Nga Hpe Kyaung (il cosiddetto monastero dei gatti saltanti). Tornati in hotel troviamo una piacevole sorpresa: questa sera, in occasione della celebrazione del Nuovo Anno, siamo invitati gratuitamente al buffet allestito dall’hotel…ma come, da noi all’ultimo dell’anno ci spennano vivi e qui ci offrono addirittura una cena?? Non solo, oltre a questo ci vengono regalati anche 3 souvenir, due sciarpe fatte a mano direttamente in una delle botteghe che abbiamo visitato e per Davide, una barca in legno con il classico pescatore del lago Inle…incredibile.

Lago Inle, Mandalay – 1 Gennaio 2012

Il volo per Mandalay viene spostato nel tardo pomeriggio, pertanto i nostri programmi vengono per forza di cose modificati. Decidiamo di prendere 3 bici ed andare un po’ a zonzo nella campagna attorno a Nyaung Shew, seguendo la strada sterrata verso Mine Thawk. Anche qui tutti coloro che incontriamo ci salutano e assistiamo alle classiche scene della caratteristica vita rurale quotidiana. Al rientro ci fermiamo al mercato itinerante che oggi si tiene a Nyaung Shew: è talmente grande e confusionario che quasi non si riesce nemmeno a camminare, ma anche questo molto autentico, di turisti neanche l’ombra. Il nostro taxi, con il quale ci eravamo dati appuntamento due giorni fa, è in perfetto orario ed in meno di un’ora siamo all’aeroporto di Heho (20.000 k). Brevissimo volo per Mandalay dove atterriamo dopo 25 minuti, un aeroporto enorme e completamente… vuoto! Cerchiamo un taxi e finalmente abbiamo la fortuna di trovare un’auto degna di questo nome. Il trasferimento verso la città è piuttosto lungo, circa 45 minuti (10.000 k) ma la strada è nuovissima, larga e scorrevole almeno per la prima metà del tragitto. Ci accordiamo con il nostro taxi per dopodomani alla buona tariffa di 30.000 k, dove prevediamo di visitare Amarapura e la collina di Sagaing (causa cambio orario dei voli decidiamo di tralasciare la visita di Inwa). Purtroppo il taxi ci darà buca e non si presenterà… mai far conto sull’affidabilità dei birmani!

Mandalay (Mingun) – 2 Gennaio 2012

Trovare un taxi a Mandalay è una vera impresa… così come attraversare una semplice strada. Il traffico è incredibilmente disordinato, senza regole, biciclette si mischiano a furgoni, auto, moto, carretti e tutti credono di avere la precedenza. A fatica riusciamo a saltare a bordo di un furgoncino per raggiungere l’embarcadero (chiamiamolo così) da dove partono le barche (chiamiamole così…) per Mingun. Facciamo i biglietti di andata e ritorno convincendo l’addetto che Davide è piccolino per pagare, e saltiamo a bordo della peggiore imbarcazione diretta a Mingun. Le più confortevoli sono quelle riservate ai gruppi dei tour operator, a noi resta il peggio. Partenza alle ore 9, rientro con partenza da Mingun alle 13. La navigazione sul fiume Irrawaddy è piacevole e impieghiamo poco più di un’ora per arrivare a destinazione, dove alcuni caratteristici taxi trainati da buoi attendono i turisti. Mingun si gira facilmente a piedi, è un luogo dove il turismo ha già la sua fama ed è il primo luogo in Myanmar in cui veniamo accolti da venditori e guide improvvisate che parlano qualche parola in italiano, anche se sono molto educati e per nulla insistenti. Consiglio di destinare una piccola quota all’acquisto di prodotti artigianali, credo possa essere il modo migliore per favorire il processo di sviluppo di questo popolo, abituato principalmente a lavorare in funzione delle richieste del governo. Dopo aver pagato la tassa d’ingresso (4 usd incluso Sagaing), prima tappa alla grande pagoda incompiuta, con una breve ma faticosa scalata raggiungiamo la cima, nulla di imperdibile. Più piacevole passeggiare per il villaggio, dove sembra di essere catapultati al secolo scorso. Dopo una sosta alla seconda più grande campana del mondo raggiungiamo la bella pagoda Hsinbyume di un bianco abbagliante, notevole. Come immaginavo, 3 ore a Mingun sono fin troppe e dopo un paio d’ore abbiamo terminato la visita. Raggiungiamo il punto di partenza delle barche per vedere se qualche barca privata sta già rientrando a Mandalay, ne troviamo una affittata interamente da italiani e, con una piccola mancia al capitano, saliamo a bordo. Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita dei principali templi di Mandalay: paghiamo l’oneroso ticket di 20 usd che include le principali attrazioni cittadine e visitiamo il bellissimo monastero in tek Shwenandaw, la curiosa pagoda Kuthodaw che ospita il libro più grande del mondo, costeggiamo le lunghe mura del Palazzo Reale e raggiungiamo la cima della collina di Mandalay con un tragitto in taxi lungo i tornanti fino alla scala mobile che sale al tempio sulla cima. Anche qui grande fatica per trovare un taxi, alla fine saliamo sul retro di un furgone seduti praticamente su una stuoia, ed a costi non irrisori… Per cena andiamo al BBB, ceniamo molto bene a base di cucina occidentale, anche la pasta è eccellente, piatto di frutta in omaggio ed in più wi-fi gratuito ottimamente funzionante (25.000 K in tre). Rientriamo in hotel a piedi ma è un’impresa: le strade sono buie, i marciapiedi pieni di profonde buche ed attraversare le strade è un continuo rischio. Arriviamo fino al Night Market ma il luogo è piuttosto deludente, inoltre non è pedonale ma possono circolare le moto. Insomma, Mandalay non è una bella città anche se le attrazioni da visitare sono interessanti, ad ogni modo è la tappa che meno ci è piaciuta durante il nostro viaggio.

Mandalay (Amarapura e Sagaing), volo per Bagan – 3 Gennaio 2012

Come già detto, il taxi con cui ci eravamo accordati due giorni fa non si presenta all’appuntamento. Di taxi in strada neanche a parlarne pertanto siamo costretti a chiedere al nostro hotel che ci procura un’auto a 45.000 K (contro i 30.000 previsti) per il seguente itinerario: Mahamuni Pagoda, Amarapura, collina di Sagaing e aeroporto. Interessante la visita alla Mahamuni Pagoda, forse il luogo più mistico visitato, con il gigantesco buddha d’oro ormai deformato dai fedeli che attaccano una sottile lamina d’oro, quindi proseguiamo verso Amarapura procedendo lungo una strada dove si trovano moltissime botteghe artigianali che lavorano il marmo. Arriviamo a Amarapura e ci fermiamo al famoso monastero dove, verso le 10.30, viene servito il pranzo ad un numero incredibile di monaci che, ordinatamente in fila, sfilano davanti ai turisti per ricevere il pasto quotidiano. Nel frattempo girovaghiamo nel monastero, entriamo in qualche abitazione, osserviamo la vita quotidiana dei monaci e ci facciamo indicare da un gentile monaco il percorso per raggiungere l’Ubein Bridge, il ponte in tek più lungo del mondo. A quest’ora del mattino la vista del ponte dice ben poco, di sicuro il momento più suggestivo è il tramonto. Terminato il pasto dei monaci ci dirigiamo verso la collina di Sagaing che si presenta ai nostri occhi come una montagna verdissima dalla quale spuntano un numero impressionante di pagode dorate, collegate da ripide scalinate che disegnano la collina. Visitiamo le tre principali, al termine proseguiamo per l’aeroporto per il volo per Bagan. Atterriamo a Bagan in perfetto orario (volo Air Bagan) dopo un brevissimo volo e subito il luogo ci appare in un’altra dimensione rispetto alla confusione di Mandalay: un posto ordinato, dove si respira un’atmosfera di pace e tranquillità. Direttamente all’aeroporto si paga la tassa di ingresso a Bagan (10 usd, una miseria se raffrontata con la Mandalay tax). Con un taxi raggiungiamo in 15 minuti il nostro hotel nel cuore della old Bagan (6.000 k), di fronte al maestoso tempio Ananda, al The Hotel @ Tharabar Gate, un luogo incantevole immerso nel verde lussureggiante. Peccato per la piscina, davvero sporca, ed il prezzo un po’ spropositato del terzo letto, altrimenti il giudizio sarebbe eccellente. Ottima cena all’adiacente Sarabha II (19.000 k in tre), un ristorantino simpatico con un menu ben fornito, un misto tra specialità occidentali, birmane e cinesi, accompagnati da uno spettacolo di marionette tipicamente birmano. (Info e foto: digilander.libero.it/albertoviaggi/birmania.html).

Bagan – 4 Gennaio 2012

Vi prego, non visitate Bagan in taxi o in bus, perdereste la metà del fascino del posto. Partite da old Bagan, affittate una bici per mezza giornata (3000 k, si trovano di fronte all’hotel Tharabar Gate) ed esplorare tutta la old Bagan fino ad arrivare ai laboratori di lacca. Per i templi più lontani ed immersi nella campagna, affidatevi ad un carretto trainato dai cavalli (mezza giornata 10.000 k). Orari migliori la mattina fino alle 12, una pausa in piscina e poi dalle 16 in cerca di qualche tempio ideale per il tramonto. Il nostro tour in bicicletta ha toccato le seguenti tappe, in circa 4 ore: partenza dall’Ananda, magnifico ed imponente, abbiamo attraversato il Tharabar Gate e raggiunto il Bu Phaya con bella vista sul fiume. Girare in bicicletta per Bagan è estremamente rilassante, le strade sono in piano ed il traffico è scarso. Il clima è piacevolmente caldo. Ci fermiamo al Gawdawpalin, maestoso, superiamo il Mahabodi e proseguiamo per una strada sterrata fino ai due templi di Shwegugyi e Thabyinyu, vicinissimi. In quest’ultimo è possibile accedere alla terrazza superiore, dalla quale possiamo ammirare la prima, indimenticabile, veduta sull’infinita piana di Bagan, con le migliaia di pagode che sembrano non finire mai. Raggiungiamo il Shew San Daw, il tempio più frequentato al tramonto ma che a quest’ora del giorno è invece completamente deserto, non ci sono nemmeno i classici venditori all’entrata del tempio. La salita alla terrazza superiore è ripidissima, ma la vista dall’alto è sensazionale. Decidiamo di raggiungere il piccolo villaggio di Myinkaba famoso per la produzione della lacca. Entriamo in un laboratorio dove ci vengono mostrate dettagliatamente tutte le fasi della lavorazione. Il ritorno verso old Bagan è leggermente in salita e, accaldati, ci buttiamo nella gelida e poco invitante piscina dell’hotel. Ci rimettiamo in marcia un’ora prima del tramonto, questa volta decidiamo di spostarci con un carro trainato dai cavalli: qui conosciamo il fantastico Mylove (carretto 219), un ragazzo squisito, parla un ottimo inglese, è una guida fantastica e vi spiegherà i segreti del posto, oltre a portarvi nei luoghi più fotogenici e agli orari ideali. E’ lui a consigliarci una pagoda alternativa alla classica e super frequentata Shew San Daw: ascoltiamo il suo consiglio ed ammiriamo un tramonto indimenticabile in parziale solitudine: di fronte a noi distinguiamo anche la Shew San Daw, piena zeppa di gente, la scelta si è rilevata perfetta. In particolare, la vista sul Dhamayangyi (il mio preferito esternamente) è davvero mozzafiato, il sole scende lentamente illuminando magicamente i 2.000 templi di Bagan, regalando emozioni uniche, emozioni che solo i luoghi più affascinanti del pianeta possono offrire.

Bagan – 5 Gennaio 2012

La scelta di dedicare a Bagan tre notti e due intere giornate è stata azzeccata. Senza dubbio, Bagan è il luogo che più ci ha stregato in tutto il Myanmar. Abbiamo concordato con Mylove un giro di mezza giornata tra i templi più distanti (10.000 k), cercando di includere anche quelli solitamente poco visitati dai gruppi, spesso raggiungibili solo seguendo piste sterrate. Il nostro autista ci consiglia di percorrere il giro che abbiamo previsto in senso contrario, in modo tale da avere la luce migliore per fotografare i vari templi. Partiamo dunque da quello più lontano, il Pyathada: praticamente siamo solo noi, la vista dalla terrazza è stupenda ed il primo mattino è il momento migliore per fotografare la bizzarra piramide del Dhamayangyi, che appare in tutta la sua magnificenza. Proseguiamo in mezzo alla campagna, l’adorabile Mylove insegna a Davide a guidare il carro, diventerà lui il nostro autista, abbastanza affidabile a parte qualche sbandata. Il tempio successivo è il Thabeik Hmauk, di fronte al Sulamani. Anche qui i turisti si contano su una mano, a differenza dei templi visitati ieri si respira un’aria ancor più rilassante ed avventurosa. Per accedere alla terrazza superiore si percorrono strette e ripide scale buie, dove è necessaria una torcia. La terrazza è enorme, una delle più belle di Bagan, ed offre una vista ravvicinata sul Sulamani, il prossimo tempio che visitiamo, con interni pregevoli ed interamente affrescati. Il Dhamayangyi è la tappa finale del nostro giro: l’interno del mio tempio preferito è però piuttosto deludente, prevalentemente spoglio e con le pareti completamente piene di escrementi di uccelli. Rientriamo alla base, salutiamo Mylove e raggiungiamo il centro di Nyaung Oo in taxi per visitare la Shwe Zi Gone. Come forma e stile ricorda la Swedagon di Yangon, ma non regala assolutamente le stesse emozioni. Inevitabile è un confronto tra Bagan ed i templi di Angkor, visitati un paio d’anni fa. Posso esprimere la mia personalissima opinione che, mentre i templi cambogiani impressionano maggiormente per l’imponenza degli edifici e per la qualità artistica degli interni, Bagan offre senza dubbio un colpo d’occhio panoramico senza eguali e un’atmosfera più rilassata. Entrambi rientrano con merito tra i luoghi più affascinanti e leggendari di tutto il globo.

Ngapali – 6/12 gennaio 2012

La mattina presto abbiamo il volo per Ngapali: l’aereo dell’Air Bagan è puntuale, decolliamo alla volta di Heho per proseguire, con lo stesso velivolo, alla volta della spiaggia più famosa della Birmania.

Giù le mani da Ngapali

Immagino che il pensiero che accomuna tutti coloro che hanno avuto la fortuna di scoprire Ngapali sia il seguente: per quanti anni potrà durare la bellezza selvaggia ed intatta di questo luogo? Credo che esistano pochi posti al mondo capaci di regalare ancora le sensazioni che si possono accarezzare a Ngapali. Oltre al luogo di per sé affascinante, è proprio l’atmosfera di pace, tranquillità ed autenticità che caratterizza lo scandire delle ore della giornata. Ngapali è una località affacciata sul golfo del Bengala, raggiungibile con un volo di poco più di un’ora da Yangon o in circa 15 ore d’auto: una lunga spiaggia di sabbia fine lambita da un mare cristallino, a cui fa da sfondo un’infinita distesa di altissime palme, un vero paradiso terrestre. Alcuni caratteristici resort, più o meno lussuosi ma accomunati per un impatto ambientale minimo, sono disseminati lungo il litorale, con cottage in stile orientale che si perdono nella fitta vegetazione e qualche ombrellone sulla spiaggia. Sulla sconnessa strada principale si trovano caratteristici ristorantini locali dai prezzi irrisori, gestiti da persone adorabili così come tutto il popolo birmano, dove gustare pesce freschissimo e qualche specialità orientale. Qualche semplice bar improvvisato sulla spiaggia è l’ideale per un rinfrescante cocktail, magari ammirando un indimenticabile tramonto. Ma sono i piccoli particolari che esaltano la bellezza del luogo… Le donne percorrono la spiaggia trasportando enormi e pesanti cesti di frutta sulla testa, in attesa che qualche turista acquisti qualcosa. Papaya, anguria, noci di cocco, banane, tutto preparato in pochi secondi e servito con estrema maestria. I pescatori preparano le barche per la pesca notturna, altri gettano le reti a pochi metri da riva per pescare il pesce che verrà disteso sulla sabbia ad essiccare, mentre le donne, chinate sulle ginocchia, lo raccolgono separandolo dalla sabbia per porlo in grandi ceste di paglia, per poi distribuirlo in tutto il Paese. Carri trainati dai buoi trasportano il duro lavoro dei campi e tutto l’occorrente per la vita quotidiana. Al termine della scuola, i bambini raggiungono la spiaggia per una partita a pallone o per qualche ora di spensierato gioco, incuriositi dai turisti. Qui tutto ha la sensazione dell’autentico, al contrario delle classiche mete turistiche dove ogni cosa si svolge in funzione del business. Con una bicicletta si possono raggiungere alcuni villaggi tipici di pescatori, dove il tempo sembra essersi fermato. Tutti lavorano duramente ma hanno sempre pronto un saluto ed un affettuoso MINGALABAR (tipico saluto birmano) per tutti. La speranza è che il turismo di massa possa risparmiare Ngapali e di tutti questi posti che stregano ancora il visitatore con la loro tipica atmosfera, per la genuinità della loro gente, piccoli angoli di mondo dove è ancora possibile sognare lontano dalla realtà di un mondo frenetico e globalizzato, alla riscoperta di quei valori da noi ormai dimenticati.

Informazioni pratiche: Ngapali è da visitare durante la stagione secca, da novembre ad aprile, con clima ideale, temperature piacevoli e giornate soleggiate. La stagione dei monsoni, da maggio a ottobre, porta una grande quantità di pioggia, mare molto mosso, umidità fastidiosa e molto caldo. In questa stagione aumenta considerevolmente il rischio malaria e dengue.

Ngapali offre ogni genere di sistemazione per qualsiasi esigenza, dalla struttura lussuosa molto costosa a semplici bungalows per un turismo economico. I prezzi degli alloggi sono mediamente più costosi rispetto agli altri paesi del sud-est asiatico confinanti. Per una sistemazione confortevole si possono spendere circa 100 usd per un bungalow fronte mare, due persone con colazione, in alta stagione. Il tratto migliore della spiaggia è di fronte all’Amata Resort, con acqua più limpida rispetto ad esempio alla zona del Bayview.

Ristoranti locali: tutti ottimi, generalmente puliti e con prezzi irrisori. Riporto interamente il totale del conto speso al Treasure una sera: 2 cocktail al cocco, 1 frullato alla banana, 3 involtini primavera, 1 snapper alla griglia, 2 grigliate di pesce (barracuda, gamberoni, granchio, calamari e polipo), 1 piatto di noodle ai gamberi, 1 tempura di verdure miste, 2 banane fritte, 1 piatto di anguria, 1 bottiglia di birra grande, 1 sprite, 1 soda. Totale 12.500 kyats per 3 perone (circa 11 euro).

Aperitivo in un bar sulla spiaggia al tramonto: 1.000 kyats (poco meno di 1 euro).

Quasi tutti i resort di Ngapali provvedono al trasferimento privato da/per il vicino aeroporto di Thandwe, che dista circa 15 minuti. Yangon è raggiungibile con un’ora di volo (circa 90 usd a tratta) oppure in bus con un lungo viaggio su strade dissestate che va dalle 14 alle 20 ore, a seconda della stagione.

Ngapali – Bangkok, 12 Gennaio 2012

E’ giunto il momento di abbandonare questo incredibile paese. Durante il tragitto verso l’aeroporto il mio sguardo si sofferma ancora una volta sulle scene quotidiane viste e riviste in questi giorni: la gente china nei campi, i villaggi fatti di semplici abitazioni in legno, il sorriso della gente che incroci. Non dimenticherò mai gli intensi momenti che hanno caratterizzato questi giorni e che hanno esaltato la bellezza dei luoghi visitati, rendendo il Myanmar uno tra i paesi più affascinanti del sud-est asiatico. L’atmosfera dei monasteri, la pacata gentilezza e genuinità di tutti coloro che abbiamo incontrato, il poter vivere un viaggio in modo autentico come forse si poteva fare solo qualche decennio fa. La mia speranza è che il futuro di questo popolo possa essere prosperoso, libero ma sempre legato alle sue autentiche tradizioni e che possa mantenere quello spirito e quella cordialità che ci ha eccezionalmente colpito durante questo percorso.

Il volo Air Bagan per Yangon è ancora una volta puntuale, abbiamo un po’ di tempo da dedicare alla città in attesa del successivo volo Air Asia per Bangkok.

Bangkok, 13 Gennaio

Tornare a Bangkok è sempre un piacere, questa città è capace di stupire ogni volta. La ritroviamo molto più moderna, il centro finanziario è ormai futuristico alla pari delle alle altre metropoli del sud-est asiatico che hanno avuto un boom economico molto più rapido, ma lo spirito dei thailandesi è rimasto lo stesso. Certo il contrasto con il Myanmar è molto forte. La mattinata la dedichiamo alla riscoperta della Bangkok storica, spostandoci con metropolitana e barca sul fiume, visitiamo il Palazzo Reale, il Wat Po, il Wat Arun e terminiamo con la classica e sempre piacevole passeggiata nella frenetica Chinatown. Il pomeriggio lo dedichiamo invece ad un po’ di shopping nella zona di Siam, con gli enormi centri commerciali che contrastano fortemente con i mercatini di strada. Dopo cena, partiamo alla volta dell’aeroporto per il volo notturno per l’Italia.



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