Sconosciuta e meravigliosa Malta
Indice dei contenuti
…QUEST’ISOLA MERAVIGLIOSA…
A poca distanza dall’uscita dell’aeroporto sorge la piazzola da dove hanno partenza i bus dell’Arriva, la compagnia iberica che da un paio d’anni opera nell’isola. Passiamo una ventina di minuti ad attendere sotto il sole ( puff, che caldo! ) l’arrivo del bus che ci consegnerà alla città di Mellieha, ove resteremo per tre notti. Prima di salire sul bus compriamo il biglietto: 2.60 il giornaliero, direi ottimo come prezzo. Scopriamo dal nostro grande finestrino l’isola e le sue bellezze, il mare ed i piccoli porti di pescatori, le lande desolate e le piccole città. La nostra prima impressione su Malta è buona, la vita pare procedere lentamente in questo angolo d’Europa, senza fretta e stress. Beati loro. Le strade sono, in alcuni punti, messe malino, molto malino. Grandi buche, dossi naturali, stradine strette dove passano giusto giusto due auto, figuriamoci se si incontra un bus…. Neanche un ora di viaggio e siamo nella città di Mellieha, a nord dell’isola. Il bus arresta la sua corsa in un area di sosta desolata, spersa chissà dove nel tessuto urbano. Non abbiamo con noi mappa o cartina alcuna e non sappiamo come raggiungere il nostro albergo, il Pergola Hotel. Domandiamo informazioni a tre signore intente a spettegulare che ci indicano la via da seguire per giungere nel centro cittadino. Con la nostra pesante valigia c’incamminiamo lungo la strada che s’inerpica per vie che paiono portare nel cuore di Mellieha. Sotto il sole cacente percorriamo strade e stradine, e dopo una ventina di minuti di passo notiamo un insegna che instaura il sorriso sui nostri volti: Pergola Hotel! Grazie a Dio! Si tratta di un albergo di recente costruzione, adagiato sulla collina in una zona decisamente tranquilla e silenziosa. Sudatissimi e stanchi, facciamo ingresso nell’hotel e dopo aver ripreso un poco le forze contattiamo il personale alla reception per l’assegnazione della camera da noi prenotata settimane addietro. Conversiamo con una giovane ragazza il cui italiano parlato è a dir poco stentato, ma l’importante per noi è riuscire a comunicare, a capirsi. Forniamo a lei i dati e l’email di conferma della prenotazione e… attimi di suspense: sembra non vi sia nessuna prenotazione a nostro nome..come sarebbe a dire? Sono solo attimi, grazie a Dio, e poi la situazione si risolve nel migliore dei modi. Il ragazzo sopraggiungo in aiuto alla giovane ci spiega che la nostra prenotazione è stata trasferita ( a nostra insaputa ) all’albergo poco distante, migliore, a suo dire, di questo. Passiamo da un tre ad un quattro stelle: non che io bada molto alle stelle e stelline, ma in questo caso, ancora meglio! Il prezzo rimane invariato, quindi nessun problema per me e Cristina, in fondo un albergo vale l’altro dato che entrambi sono lussuosi e dotati di tutti i confort possibili. Unico neo, il check in è previsto per le ore due, ed ora è appena mezzogiorno.
direzione mare
Ma non diamo alcuna importanza l’avere o no nell’immediato la camera, lasciamo al personale del Pergola le nostre valige e si preoccuperanno poi loro a far recapitare i bagagli all’albergo poco distante, noi nel frattempo raggiungiamo la spiaggia. Dopo aver cambiato i nostri indumenti, siamo pronti per la nostra prima giornata di sole e mare. La fermata del bus e a poche decine di metri dal Pergola e dopo una manciata di minuti di attesa ecco sopraggiungere il 41: direzione mare, spiaggia, sole! Il centro di Mellieha sorge a circa un chilometro dal mare, in una posizione collinare, adagiata su uno sperone roccioso. Quando, una volta scesi dal bus, abbiamo di fronte a noi la spiaggia di Mellieha, i nostri occhi brillano e sprigionano felicità: una lunga distesa di sabbia dorata, l’acqua del mare trasparente e turchese, la giornata magnifica. La spiaggia chilometrica è totalmente libera ( alla faccia di quelle liguri, brutte e costose…) ma scegliamo ugualmente di noleggiare un ombrellone alla cifra ‘esorbitante’di due euro! Il ragazzo di colore domanda noi dove vogliamo accomodarci e dopo aver preso posizione vicino al bagnoasciuga, ecco piantato nella sabbia il nostro ombrellone. Non abbiamo neanche il tempo di adagiare l’asciugamano sulla sabbia che siamo già in acqua a giocare come due bambini. Qual piacere… l’acqua tiepida, limpida, la sabbia cosi fine, pesciolini che nuotano accanto a noi… insomma, un piccolo paradiso. Restiamo ore in acqua a divertirci come due matti, a giocare, a divertirci. Il tempo trascorre velocemente tra mare ed ombrellone. Quando sono circa le cinque del pomeriggio, decidiamo far ritorno in albergo e far nostra la camera per le prossime tre notti. Aspettiamo ( sarà sempre una costante…) il 41 che ci lascia in fronte all’albergo, il Maritim Hotel & Spa. Svolgiamo tutta la pratica per l’assegnazione della stanza e possiamo certo dire che la fiducia donata al personale del Pergola viene ampiamente ripagata. Prendiamo i nostri bagagli ( che sono stati portati a questo albergo dal personale del Pergola ) e raggiungiamo il piano secondo, stanza 22. La nostra camera è molto bella, spaziosa, dotata di ogni confort e con balcone vista mare. Splendido! Riposiamo un’oretta, la fatica è stata molta in questa lunga giornata fatta di trasferimenti, fatica che solo in parte è stata attenuata dalle ore di spiaggia e mare. Tornate in noi le forze, verso le ore 19 usciamo per le vie di Mellieha alla scoperta della città.
Tra le viuzze… e poi a mangiare
Il nostro albergo sorge in una posizione ottimale, a due passi dalla fermata del bus e a una cinquantina di metri dalla piazza del paese, fulcro della vita quotidiana di Mellieha. Le stradine, i vicoli stretti e le scalinate che s’inerpicano sulla collina sono addobbate a festa da mille lampadine. La stessa chiesa, che sorge sulla piazza, è illuminata di mille luci colorate. Nonostante i quasi 10mila abitanti, Mellieha pare più un piccolo borgo dove le tradizioni non sono andate perse, ma anzi, sono alla base della società, una società seria e civile, fondata sulla religione. A Malta, ultimo avamposto cattolico del Mediterraneo, l’aborto e il divorzio sono ancora pratiche considerate illegali. Il buio, lentamente, avvolge la città mentre il sole abbandona il cielo azzurro pastello e un leggero venticello spira dal mare rinfrescando la nostra pelle accaldata. Passeggiare mano nella mano con Cristina in questo dedalo di stradine fiocamente illuminate, a tratti silenziose a tratti confusionarie, è cosi piacevole… dona una pace interiore dentro me che in poche altre occasioni ho potuto giovare. Ma la fame, ah quella si, è una costante terrena e sempre dietro l’angolo. Passeggiamo lungo Triq II -Marfa alla ricerca di un qualche localino che possa offrire alla nostra fame giusta ricompensa. I ristoranti senza farsi troppa concorrenza, hanno prezzi pressochè identici, e di conseguenza cenare in un locale equivale cenare in un altro. La nostra scelta ricade su di un piccolo ristorante, proprio in fronte al nostro albergo. Elegantemente arredato, illuminato da una fioca luce a centro sala, il menù attira i nostri sguardi. In questa dolce atmosfera sediamo comodamente nella sala, sfogliando la carte alla ricerca di qualche delizia. Un buon piatto di pasta al salmone per Cristina e penne all’arrabbiata al sottoscritto. Quando il cameriere porta a noi le pietanze… che ci prenda un colpo, ve n’è da mangiare per un mese! Porzioni super abbondanti, menomale grazie a dio! Altro che ristorantini fighetti italiani dove ti portano un piatto grande come la ruota di un auto con tre penne e salsa ma dove il conto è salato come se avessi mangiato un chilo di tartufo! Il nostro pancino ringrazia e dopo un buon caffè torniamo all’aria aperta della città. Passeggiamo ancora una mezz’oretta nel silenzio dei vicoli di Mellieha avvolta dal buio della notte, illuminata a stento da queste mille lampadine colorate del borgo in festa. Torniamo in albergo stanchissimi, è stata una giornata lunghissima. In pochi istanti, traslochiamo nel mondo dei sogni.
7 luglio
La sveglia suona intorno alle ore nove. Mezz’oretta per riprenderci e vestirci e siamo nella grande sala dove vien servita la colazione. Non crediamo ai nostri occhi, la tavola è imbandita con ogni sorta di cibo e bevanda! Sediamo ad un tavolino nel giardino, all’ombra delle grandi piante, ed in meno di tre decimi di secondo siamo davanti al buffet per riempire il nostro piatto ed il nostro pancino. Prosciutto, formaggio, bacon, uova… di tutto e di più, alla faccia degli anoressici. Mangiamo come due mucche, forse esagerando! Dopo una mezz’ora torniamo in camera, mi sento pesantissimo! Si, forse ho esagerato… Passato il mal di stomaco raggiungiamo la fermata del bus, che sopraggiunge poco dopo. Il solito 41 ci lascia questa volta a Bugibba, ma dove esattamente non è dato sapere. Passeggiamo in direzione mare sperando d’intravedere sulla strada che costeggia la spiaggia una fermata del bus. La destinazione di giornata e Mdina, a una decina di chilometri da qui. Bugibba è una cittadina adagiata sul Mediterraneo, un agglomerato di cemento a ridosso della spiaggia, con poche attrazioni se non il mare stesso. Dall’isola pedonale, fulcro della vita cittadina, raggiungiamo l’area di sosta dell’Arriva poco distante. Domandiamo informazioni ad una persona accanto a noi alla fermata del bus, giusto per capire se ivi passa qualche mezzo diretto a Mdina. Nel mentre, scenetta curiosa, un signore anziano che ci passa accanto, ode la nostra richiesta d’aiuto. S’intromette nella discussione e molto gentilmente dona noi tutte le informazioni del caso. Penso al nostro Paese e mi vergogno… Infatti, pochi istanti d’attesa, ecco sopraggiunge il bus X3 che in meno di venti minuti ci consegna alla città di Mdina, l’antica capitale di Malta. Conosciuta anche come la Città Silenziosa, ha il titolo di Città Notabile. Conserva ancora un aspetto monumentale, sebbene sia ormai abitata da poche centinaia di persone. Nonostante le sue austere mura arabe, l’interno è stato arricchito dai meravigliosi palazzi delle maggiori famiglie nobiliari maltesi. Sotto il dominio Romano il governatore dell’isola si insediò qui, e si dice che nel 60 d.C. l’apostolo San Paolo si stabilì qui a causa del naufragio avuto durante l’ultimo suo viaggio verso Roma.
la storia
La città deve il suo nome ai Saraceni che arrivarono a Malta intorno all’anno 870, circondando la città con alti muri difensivi e separandola dalla vicina Rabat. Il bus arresta la corsa davanti ad una delle due porte d’accesso alla città fortificata, la Greek’s gate. Varcata la soglia e superate le imponenti mura a difesa del borgo, siamo incantati dal silenzio quasi surreale che regna all’interno delle mura. La quiete è preservata grazie ad un severo controllo del traffico, che consente a un limitato numero di residenti di entrare con la propria vettura entro le mura, e dalla quasi totale assenza di strutture turistiche, per privilegiare invece le autentiche abitazioni dei paesani. Ci lasciamo guidare dall’istinto prima ancora che dalla cartina della città, in questo labirinto di vicoli e vicoletti. Il gran caldo della giornata è mitigato dalle alte mura dei palazzi che donano ombra a noi passanti. Che bella Mdina! Che piacevole giornata! Passeggiamo in Mesquita Street fin ad arrivare ad una graziosa piazzetta, dove il tempo pare essersi fermato. Un silenzio irreale avvolge la piazza mentre il sole osserva dall’alto ogni nostro spostamento. Riprendiamo il passo fino ad incrociare St. Paul Street, vietta su cui si affacciano palazzi nobiliari dalle alte e spesse mura. I calesse rompono il silenzio della giornata ma non appena i cavalli sbuffanti svoltano l’angolo, la quiete si riappropria del tempo e del luogo. Per caso giungiamo a Bishop Square: davanti a noi la facciata austera della cattedrale di Mdina. Tentiamo l’ingresso ma dobbiamo dapprima acquistare il ticket alla biglietteria del museo, proprio in fronte a noi. Il museo della Cattedrale, che rappresenta la chiave di volta architettonica di Mdina, ospitava originariamente un seminario mentre al giorno d’oggi funge da importante museo religioso. Al secondo piano è situata una piccola cappella dove sono esposti dei paramenti sacri, la quale vanta inoltre una notevole raccolta di arte sacra, famosi dipinti, una collezione di monete, antichi oggetti romani nonché documenti originali risalenti all’epoca dell’Inquisizione. Il museo contiene anche una collezione di manoscritti musicali particolarmente ricca, oltre ad una superba raccolta di incisioni su legno di Albrecht Duhrer. La visita è piuttosto interessante, anche se molti reperti non riportano alcuna indicazione informativa. Una volta terminata la visita al museo possiamo finalmente far ingresso alla cattedrale conosciuta anche come Cattedrale di San Paolo. E’ la corona architettonica dell’elegante città fortificata di Mdina. Un capolavoro del tardo ‘600 dell’architetto maltese Lorenzo Gafà, la cattedrale giace sul sito dove si ergeva una chiesa normanna molto più antica che fu distrutta dal violento terremoto del 1693. Secondo la tradizione, la chiesa precedente era stata costruita sulle rovine della casa di Publio, il governatore romano delle isole, che fu convertito al cristianesimo da San Paolo nel 60 d.C. L’imponente facciata della cattedrale si presenta imporvvisamente agli occhi del visitatore appena uscito dalle strette strade di Mdina. L’edificio è sovrastato da una cupola di rara bellezza che è probabilmente uno dei più grandi successi del Gafà. La cupola ha avuto una storia molto variegata e molti pittori hanno provato ad abbellirne la parte interiore. La parte interiore della cupola odierna risale agli anni ’50. Nella Cattedrale di Mdina si possono trovare lavori del Cavaliere Mattia Preti, un artista calabrese. Il pavimento di pietre tombali incastonate nel marmo contiene gli stemmi e le iscrizioni dei vescovi di Mdina e di altri membri del clero della cattedrale. Nel coro dietro l’altare principale si trova la monumentale raffigurazione del Preti della Conversione di San Paolo che era parte dell’originale chiesa normanna ed è sopravvissuta al terremoto. In questo angolo di Mdina vi sono troppi turisti, il silenzio del luogo viene infranto dalle grida delle persone, dalle urla, dal parlare ad alta voce.
Una bellissima giornata
Ci incamminiamo lungo Bastion Street fino a giungere a Bastion Square dove si apre una superba vista sulla valle sottostante. Il panorama offerto da questa balconata si perde nelle lontananze di Valletta a sud e di Mosta e della sua cattedrale poco più a nord. Riprendiamo il passo lasciandoci guidare dall’occhio curioso, dal caso. Mdina è davvero un labirinto di vicoli in cui è facile perdersi, un dolce perdersi. Immersi nel silenzio, dove il tempo sembra essersi fermato per poi esser risvegliati improvvisamente nella realtà dal vociferare di turisti da ogni dove, di ogni luogo, e poi, come d’incanto, tornare alla quiete, alla pace ed al silenzio. Questa è Mdina, basta voltare l’angolo per essere in mondi completamente diversi, dove la vita procede in tempi diversi a seconda del stradina che s’imbocca. Una piccola e piacevole magia, una città dai mille volti. Scopriamo mille angoli di questa piccola città, piccoli dettagli che attirano il nostro interesse, il nostro sguardo. E poi per caso, eccoci a St. Paul Square, la piazza dove si affaccia la cattedrale, bella, imponente. Scattiamo qualche foto per poi giungere in piazza San Publijus dove si affacciano la “Tower of the Standard”, le ‘Mdina Dungeous (le celle dell’antica prigione) ed il bel palazzo Vilhena, che ospita il museo di Storia Naturale. Sulla piazza si apre anche il piccolo Tourist Information. La nostra visita può dirsi praticamente conclusa. Siamo felici, Mdina è stata una bella, bellissima scoperta! Varchiamo la Main Gate passeggiando nei Howard Gardens, i giardini al di fuori delle mura. La nostra pelle accaldata trova riparo all’ombra dei grandi alberi di questo piacevole spazio verde, curatissimo. La nostra prossima destinazione è ora Mosta, che dista pochi chilometri da Mdina. Attendiamo l’arrivo del bus Arriva, alla fermata oltre la strada in Museum Road. Attendiamo, attendiamo, attendiamo. Ma il bus pare non arrivare mai. E questa sarà una costante di Malta: l’attesa del bus. Dopo una mezz’ora sotto il sole cocente finalmente ecco sopraggiungere il mezzo dell’Arriva ( che non.. arriva mai…) che viene letteralmente preso d’assalto dalle mille persone in attesa, noi compresi. Mi faccio largo spingendo un po’qua un pò là, l’idea di restare a terra mi porta a dimenticare le buone maniere. Il bus è sovraffollato, seimila persone in 50metri quadri. Facciamo la guerra per riuscire ad occupare un centimetro di bus, e guerra sia! Una decina di minuti di viaggio e giungiamo all’incrocio con la via principale che collega Mosta a Mellieha. In quel momento, accanto a noi, un signore anziano domanda informazioni ai vicini, e Cristina, anima buona, si prodiga in suo aiuto dando risposta alle sue domande. Peccato che l’essere gentili non ci permetta di scendere alla fermata più vicina per raggiungere la cattedrale. Speriamo la prossima fermata non sia troppo distante…ma la fortuna ci viene incontro, e dopo poche centinaia di metri dalla precedente fermata, ecco il bus fermarsi ancora. Dopo una ‘dura lotta’per riuscire a farsi largo tra la giungla di persone, scendiamo dal mezzo e lentamente c’incamminiamo lungo Triq II-Kostituzzjoni in direzione della grande chiesa che sorge un chilometro più avanti. Musta ( in maltese Mosta, o Il-Mosta) è una città di 18.676 abitanti famosa appunto per la sua ‘Rotonda’. Lungo la dormiente strada, il nostro sguardo viene rapito dalla vetrina di un pasticceria. Mille dolci, una delizia alla vista di ogni passante. Non rinunciamo certo ad una piccola merenda, ma una volta al bancone, la scelta è assai difficile! Paiono tutti buoni! Se fosse per me e Cristina, li mangeremmo tutti!
Un po’ di foto
Ma facciamo fioretto e ci accontentiamo di due dolciotti da un milione di calorie. La passeggiata è ora assai piacevole ed in pochi istanti siamo in fronte alla famosa Rotonda di Santa Maria Assunta (conosciuta anche come Rotonda di Mosta). Fu costruita nel XIX secolo sul sito di una chiesa precedente, su progetto dall’architetto Giorgio Grognet de Vassé. La sua cupola è, con un diametro di 37 metri, la terza più grande d’Europa e la nona più grande del mondo. Ad ispirare Grognet fu il Pantheon di Roma. La costruzione ebbe inizio nel maggio 1833 e fu completata nel 1860. La chiesa originaria fu lasciata al sul posto, mentre la Rotonda veniva edificata intorno ad essa, permettendo alla popolazione locale di avere un luogo di culto mentre la nuova chiesa era in costruzione. La particolarità di questa chiesa è un fatto avvenuto nel secondo dopoguerra, che ha dell’inverosimile. Infatti, nel corso di un’incursione aerea pomeridiana, una bomba da 200kg fu sganciata da un apparecchio della Luftwaffe, trafiggendo la cupola e cadendo fra più di 300 fedeli in attesa della prima messa serale; l’ordigno tuttavia non esplose. Altre tre caddero nelle immediate vicinanze della chiesa, e per loro stessa sorte: nessuna esplosione. Fatto alquanto singolare: capisco una, ma quattro bombe dell’allora Luftwaffe cadono e non esplodono, ha davvero dell’incredibile. La Rotonda si presenta dal di fuori in tutta la sua bellezza, è una chiesa maestosa ed imponente che sorge nel centro cittadino invaso da auto e bus. Purtroppo per noi le porte della chiesa sono serrate e nulla fa presupporre l’apertura pomeridiana. Costeggiamo le mura nella speranza di scovare un entrata secondaria, ma niente su ambedue i lati. Ci limitiamo a scattare delle foto dalla strada ma poi notiamo, improvvisamente, un gruppetto di persone che confusamente si avvicinano al portale d’ingresso e poi spariscono alla nostra vista. Siamo fortunati, la chiesa apre alla visita proprio ora! Facciamo solenne ingresso nella Rotonda la cui maestosità della cupola è tale da togliere il fiato. Pochi secondi e Cristina con la sua incredibile vista intravede ‘il buco’ nella cupola, ora chiuso, provocato dalla caduta della grande bomba. Io oserei dire che è stato un miracolo… Silenziosamente osserviamo l’interno della Rotonda e dopo alcune foto raggiungiamo la sagrestia dove un modello che riproduce la bomba caduta è in mostra: una bestia di circa un metro, con sotto una scritta in maltese che recita “Il-Miraklu tal-Bomba, 9 ta’April 1942”, che in italiano si traduce ne “Il Miracolo della Bomba, 9 aprile 1942” (quest’ultima è la data esatta dell’evento). Alcune fotografie dell’epoca mostrano l’evento incredibile. Cristina acquista qualche medaglietta nel vicino negozietto e dopo una mezz’oretta di visita usciamo dalla Rotonda. Scendiamo lentamente i gradoni del sagrato quando, poco distante, notiamo il bus 41 ( quello che porta a Mellieha ) sopraggiungere.
Un po’ delusi
Inizia per me e Cristina una corsa disperata: attraversiamo la strada rischiando di essere messi sotto le ruote dalle auto in corsa ma non appena siamo ad un metro di distanza dal mezzo, il bus parte inesorabilmente. Abbiamo ancora il tempo di bussare alla porta anteriore per attirare l’attenzione dell’autista che ci ignora… chissà quanto dovremo aspettare ora affinchè sopraggiunga il prossimo bus. Con un poco di rabbia, sediamo nel piccolo bar accanto alla fermata, in modo da essere prontissimi quando sopraggiungerà il 41. Per raffreddare la mia rabbia, cosa di meglio di una birretta locale? E Ciak sia! Posso dire che l’esame è superato, anche la birra maltese non è male. Non appena finisco la mia birretta, ecco arrivare il bus. Meno di mezz’oretta di viaggio e siamo in albergo. La giornata è splendida ed essendo a malapena le ore 4, abbiamo ancora il tempo per un bagnetto. Ci cambiamo velocemente ed eccoci nuovamente alla fermata del bus che sopraggiunge dopo pochi minuti d’attesa. Saliamo sul mezzo e domandiamo all’autista, un ragazzo tamarrissimo, se il bus si ferma alla spiaggia. -‘Ma certo! ‘Ottimo, in meno di cinque minuti avremo il sedere immerso nelle tiepide acque del Mediterraneo! Ma quando il bus si appresta a fermare la sua corsa nei pressi della spiaggia, il giovane prosegue invece a tutta velocità. Che cavolo, vi sarà un’altra fermata a breve distanza, no? No. E ancora no. Questo se ne frega del fatto che io e Cristina suoniamo ripetutamente il campanellino per chiedere l’arresto del mezzo, e quando domandiamo delucidazoni al riguardo, sostiene che è impossibilitato a fermare la corsa. Sono arrabbiatissimo e proprio non digerisco l’essere preso per in giro da uno sbruffone tamarro. Il bus prosegue la sua corsa in lande desolate, paesaggi lunari, paesini grandi come il mio fazzoletto. Dopo una mezz’ora di strada intravediamo il mare… ma quale mare sarà? Il Mar Morto o il Mar Nero? Il mezzo ferma in una piccola piazzola, deserta. Scendiamo dal bus non prima però di aver salutato il giovane con un paio di invettive che ricorderà per il resto della vita. Dove siamo? Cosa fare? Una spiaggia, in fondo alla strada che scende ripidamente, s’intravede. Ma che spiaggia sarà? Siamo esattamente a Golden bay, dalla parte opposta a Mellieha bay! Maì… ci cadono le braccia. Mi domando se l’autista ha voluto prenderci in giro e rovinar noi la giornata… ma per quale motivo poi? Tutti i bus di Malta portano al mare, l’isola è cosi piccola d’altronde… Se io mi trovo a meno di un chilometro dalla spiaggia di Mellieha, credo sia ovvia l ‘intenzione di raggiungere la spiaggia del paese e non quella a 15 chilometri di distanza, o no? Cerchiamo di smaltire la rabbia e delusione, ma è impresa difficile. Non ci resta che attendere sotto il sole l’arrivo del successivo bus per Mellieha. Dopo circa venti minuti ecco sopraggiungere…no, lui, di nuovo lui, il tamarro con gli occhiali che sono più grandi dell’isola! Non è possibile! Gli occhi mi escono fuori dalle orbite! Il tamarro parte nuovamente a tutta birra lungo le stradine maltesi… ed il tempo passa, inesorabilmente. Due ragazze tedesche, sedute accanto a noi, domandano a Cristina alcune informazioni in quanto anch’esse sono sperse nelle terre di Malta. Discorrendo, Cristina viene a sapere che anche loro due sono state giocate dal tamarro! La nostra corsa termina non più davanti all’albergo, ma bensì nella piazzola all’ingresso della città, un aerea desolata lontana dal centro e soprattutto dalla spiaggia. Cosa fare? Andare a piedi? No grazie, troppo distante. Attendiamo l’arrivo del 41, prima o poi passerà di qui, no? Ed infatti, dopo aver osservato passare una ventina di bus diretti ovunque tranne che a Mellieha bay, ecco finalmente sopraggiungere il tanto e agognato 41. Meno di un quarto d’ora e siamo in spiaggia. Ma anche in questo breve viaggio, la paura ed il terrore ci assalgono, poichè notiamo il mezzo imboccare una strada secondaria e non l’arteria principale…ma grazie a dio il bus percorre la strada più breve che scende verso il mare. Salutiamo le due giovani tedesche ( da Mellieha città al loro albergo, neanche 2 chilometri. Grazie al tamarro, si sono sorbite anch’esse 35 km di strada e più di un’ora in giro per l’isola ). Finalmente, mare. Mare ed ancora mare. Dopo aver steso i nostri asciugami sulla sabbia dorata entriamo in acqua. Acqua però fredda, parecchio fredda. Dobbiamo amaramente rinunciare ad un meritato bagno. Stiamo ancora una mezz’oretta distesi sul bagnoasciuga e poi, quando sono ormai le sei e venti, torniamo in camera. Raggiungiamo la fermata del bus e…c’è una festa? Ci sono una trentina di persone che attendono…ma chi, cosa? Sopraggiunge il primo bus, stracolmo di persone, e non arresta la sua corsa. Tira dritto. E cosi il secondo. Altri venti minuti di attesa… gente che impreca, ma nulla, gli autisti dell’Arriva sono inflessibili: proseguono. Attendere è inutile, i bus sono stracolmi quindi tantovale proseguire a piedi. Un poliziotto spiega a Cristina che oggi, essendo festa di paese, le strade del centro cittadino sono chiuse e che l’unico modo per raggiungere il nostro albergo è quello di andare a piedi. Ottimo! Con il morale alle stelle affrontiamo lentamente la salita che dopo una ventina di minuti di passo porta al nostro albergo. Che giornata!
la sera
Giunti in camera riposiamo una ventina di minuti e dopo una doccia rigenerante usciamo nuovamente per le strade del paese. Nonostante la giornata sia stata fin ora faticosa, non avvertiamo la stanchezza. Sarà l’aria d’estate, l’aria di mare… Il buio sta lentamente calando su Mellieha, mentre ci sediamo al tavolino del solito ristorante e dopo neanche 5 minuti di attesa viene servita noi una pizza fumante! Ottimo! Mangiamo e beviamo in totale pace, mentre osserviamo la gente vestita a festa incamminarsi verso la piazza della cattedrale. Terminata la cena raggiungiamo la piazza di Mellieha, affollata da centinaia di persone. E’la festa dedicata alla Madonna e la piazza è illuminata di mille luci, mille colori, mille sorrisi. Le bancarelle vendono torrone e altre squisite cibarie mentre tutt’attorno è serata di allegria. La banda musicale del paese si esibisce in un concerto sul piccolo palco allestito per l’occasione e un coro composto da bambini del posto accompagna gli strumenti. Ad un certo punto da sul palco prende la parola un signore di mezza età. Con la sua roca voce presenta tre tenori che, per la gioia dei presenti ( si fa per dire ) si esibiranno per noi. Ed è tutto un susseguirsi di musica, voci, colori…una serata davvero festosa, allegra, nonostante l’aria fredda che spira dal mare. E poi, d’improvviso, un lampo squarcia il cielo della notte ed un rumore sordo, a distanza di qualche secondo, sveglia tutti noi: i fuochi d’artificio! Accorriamo lungo la stradina che dopo pochi metri apre alla vista sulla vallata che scende verso il mare. Un altro colpo sordo, e poi un altro ancora. Ed ecco iniziare lo spettacolo pirotecnico. Strano ma vero, io e Cristina avvertiamo il freddo, molto freddo. Spira un aria gelida, io sono semicongelato e riparo le mie braccia dentro la maglia. Silenziosamente osserviamo i fuochi d’artificio che illuminano di mille colori il cielo, anche se, ad onor di cronaca, tra uno e l’altro abbiamo il tempo di bere un caffè…Restiamo una ventina di minuti ad osservre con il naso all’insù ma poi, a causa di questo freddo pungente, torniamo al centro della piazza. Entriamo nella nella grande chiesa ed osservando la semplicità ed eleganza degli interni. La stanchezza inizia a farsi sentire, è stata una giornata a tratti molto faticosa ed un meritato riposo è necessario. Torniamo in albergo e verso mezzanotte cadiamo in un profondo sonno!
Giovedi 8 agosto
E’ una giornata completamente dedicata al relax: spiaggia e mare, mare e spiaggia! La sveglia suona presto come da consuetudine, la colazione, supercolazione, ci attende. Sediamo in giardino al di sotto delle grandi piante che riparano dal caldo ed in poco meno di mezz’ora mangiamo di tutto e di più! Prima di raggiungere la spiaggia però, dedichiamo una ventina di minuti alla visita, toccante, della ‘grotta della Madonna’. Lungo la strada che scende verso il mare, una piccola porta che fa breccia nel muro di cinta permette di scendere i numerosi gradini che portano all’interno di questa piccola grotta naturale. E’ un luogo particolare, un silenzio di pace ci avvolge. Quando voltiamo lo sguardo alla parete al nostro fianco, un senso di tristezza ed impotenza ci assale. Tutine, magliette, bavaglini per neonati sono appesi a testimonianza di grazia avvenuta. Ma nella maggior parte dei casi, la stragrande maggioranza, sono richieste di aiuto, di un miracolo. Un velo di malinconia scende su di noi, ci rendiamo conto della nostra fortuna, di godere di quel bene cosi spesso poco considerato qual’è la salute. Molte testimonianze di fede, tante testimonianze di sofferenza. Con il solito 41 raggiungiamo il mare e dopo aver noleggiato l’ombrellone per la solita modica cifra di due euro, possiamo finalmente goderci appieno la giornata! Che pace, che gioia! La spiaggia è già molto affollata: famiglie, giovani e meno giovani a godersi questo mare fantastico. Il tempo vola senza che noi ce ne accorgiamo.
Come merendola, nel caldo di questa giornata, un gelato grande come il mondo ad un prezzo irrisorio…altro che spiagge italiane, dove con tre euro puoi sorseggiare a malapena un bicchiere d’acqua, naturale ovviamente. Dopo quasi sette ore di mare facciamo ritorno in albergo e dopo una doccia veloce andiamo alla spa. Ma purtroppo, senza carpirne il motivo, è già chiusa. Torniamo in camera a riposarci mentre dalla strada si ode la banda musicale che lentamente, tra una pausa ristoro e l’altra, s’avvia lungo Triq Il-Marfa. Quando il buio ha avvolto Mellieha, verso le 19, siamo pronti per cenare. Ma quando stiamo per abbandonare la camera, siamo attratti sul balcone dalla processione della Madonna. Una pesante statua della Vergine viene portata a spalle da 8 uomini grandi e grossi, e dietro loro la folla numerosa cammina lentamente lungo la salita. Una delle prime cose che abbiamo notato arrivando in città è stata la grande fede che i maltesi nutrono verso la religione. Sono molto osservanti, e leggendo la nostra guida veniamo a sapere che il divorzio e l’aborto sono ancora pratiche considerate illegali in questo angolo d’Europa. Ovunque sull’isola campeggia la figura della Vergine, dalle targhetta posta a fianco la porta d’ingresso di quasi tutte le abitazioni alle centinaia di chiese disseminate un poco ovunque ( sono circa 360 ). Raggiungiamo velocemente la strada per osservare da più vicino il passaggio della processione che, dopo aver percorso la ripida salita, svolta in Triq Il-Parrocchia. Un centinaio di metri più avanti e si arriva nel cuore della piazza dove sorge la chiesa. Una mezz’oretta dopo il primo passaggio, sopraggiungono a passo lento gli otto omoni con sulle spalle la grande statua della Madonna, e con stesso passo lento, proseguire verso le porte della chiesa. Torniamo al nostro ristorantino per cenare, e questa volta lasciamo libera scelta al cameriere: vogliamo un piatto tipico locale. Dopo una breve attesa viene servito noi un piatto enorme di pesce. Un pesce grandissimo! Ci avventiamo sulla preda senza lascciar nulla… che mangiata! Sazi e felici, possiamo ora tornare alla piazza dove ancora si festeggia, dove centinaia e centinaia di persone sono radunate in allegria. E’una festa che si dilunga per tre giorni, le strade sono illuminate da mille luci colorate, le bande musicali sfilano lungo le strade al calar del sole, alternandosi una con l’altra. ‘Viviamo’la piazza una mezz’ora, facciamo ingresso nella chiesa affollata di fedeli che di fatto impediscono una visita approfondita della stessa. Il tempo, come ormai di consuetudine in queste serate di festa, vola via velocemente. E quando sono le 11.30 sopraffatti dalla stanchezza, torniamo in albergo a riposare.
9 agosto
E’ l’ultimo a Mellieha. Ci svegliamo presto ma alziamo il sedere dal letto non prima delle nove. Scendiamo a far colazione ed una volta lasciate le valige in custodia alla reception, usciamo per le vie della cittadina per un ultima veloce visita. Raggiungiamo il Santuario ma incredibilmente le porte sono serrate. Possibile? Scendiamo a chiedere informazioni al Tourist Information (piccolo ma davvero efficente, ricca la brochure ) posto all’ingresso del cortile dell’oratorio. La giovane ragazza ci consiglia la visita nel tardo pomeriggio in quanto le porte della chiesa non apriranno prima delle ore 5. Ma noi a quell’ora saremo già a Gozo… pazienza, sarà ( si spera… ) per un altra volta. Gironzoliamo per le vie silenziose della città vecchia e poi dedichiamo il restante tempo a nostra disposizione allo shopping nei piccoli negozietti lungo Triq Il-Marfa. Recuperiamo i bagagli all’albergo e raggiungiamo la fermata del bus dove attendiamo diversi minuti. I mezzi dell’Arriva sfrecciano a tutta velocità senza fermarsi ( troppo affollati ) mentre quelli che fermano sono diretti a La Valletta. Il sole sta lentamente prosciugando le nostre forze. Onde evitare il tracollo sorseggio una Cisk ghiacciata, ma del bus neanche l’ombra. Sono pronto a buttarmi sotto le ruote del mezzo per arrestarne la corsa, piuttosto che protrarre l’attesa per chissà quanto altro tempo. Sono molte le persone in attesa, quindi la guerra per ottenere un posticino sul bus sarà molto dura, durissima. Infatti quando giunge il 41 ed apre le porte, una ressa mai vista prima d’ora si scatena in pochi secondi. A spintoni, gomitata di qua gomitata di la, riusciamo a far nostro un decimetro quadrato del bus. Possiamo dirci salvi, ancora una decina di minuti al sole e sarei morto di caldo. Oltrepassiamo con un velo di malinconia la spiaggia, questa bellissima spiaggia, e proseguiamo la corsa fin verso il molo. Scesi dal bus corriamo come dei matti per non perdere la nave che trasborderà la nostra anima sull’isola di Gozo. Una colonna interminabile di auto attendono l’imbarco, e la paura di essere giunti con pochi minuti di ritardo è molta. Ed invece ci imbarcarchiamo velocemente e prendiamo posto a prua della nave, all’aria aperta di questa stupenda giornata. Seduti e con animo ora più tranquillo, ci domandiamo dove e quando faremo il biglietto per la traversata, visto che nessuno a chiesto a noi nulla fin ora… Pochi secondi dal nostro arrivo, e salpiamo. Che fortuna! La traversata dall’isola di Malta a Gozo dura circa una ventina di minuti. Il mare è stupendo, il cielo azzurrissimo e da lontano intravediamo la Blue Lagoon nella piccola isola di Comino. Quando la nave attracca a Gozo, nella città di Ghajnsielem, ci sentiamo un poco spaesati.
…GOZO E LA BLUE LAGOON…
Non abbiamo una precisa mappa dell’isola e non ci è ben chiaro quale direzione prendere al fine di raggiungere la nostra nuova sistemazione a Gozo. Nel piazziale antistante il molo veniamo assaliti ( anche qui…uff ) dai soliti coccodrilli in cerca di turisti da spennare, ma gentilmente rifiutiamo tutte le offerte a noi proposte. Un cartello posto all’uscita del terminal illustra a quanto può ammontare al massimo ( ottima come idea, onde evitare truffatori ) una corsa in taxi verso ogni località dell’isola. Siccome per Ramla Bay, a nord di Gozo, il prezzo massimo è di 10 euro, suppongo quindi che per un paio di euro un qualsiasi taxi porterà me e Cristina alla St. Joseph House. Ma quando sento chiedermi la stessa cifra, dieci euro, per raggiungere l’ostello ( a poco più di un chilometro da qui ) mi vien voglia d’insultare il giovane tassista. Aspettiamo il bus, è la nostra unica alternativa. A piedi non sarebbe fattibile, la strada s’inerpica sulla collina ed il caldo non permette una ‘lunga passeggiata’. Quando, in perfetto orario ( incredibile…) sopraggiunge il bus, il giovane ragazzo s’avvicina nuovamente proponendomi al prezzo di 5 euro il viaggio fino alla S. Joseph House. Mi trattengo dall’insultarlo pesantemente… Cristina domanda all’autista se può fermare il mezzo nei pressi della S.Joseph ma ormai è troppo tardi, siamo già passati oltre! Anche se, fortunatamente, di poco… La S. Joseph House è un ostello molto, molto particolare. La mia scelta è ricaduta su questa sistemazione per svariati motivi. Prima cosa, siamo vicini al molo per l’imbarco verso Comino e Malta, secondo perchè siamo non lontani da Victoria e da Ramla Bay e terzo perchè è un posto tranquillissimo. Entriamo nel piccolo cortile di questa costruzione del XIII secolo. Suoniamo diverse volte, ma nessuno risponde. Sarà chiuso? Dopo una decina di minuti un giovane apre noi la porta e facciamo ingresso in una sala arredata…in modo particolare. Siamo informati che a breve giungerà la responsabile e che nel frattempo possiamo sistemarci comodamente sui divani. Comprendiamo da subito che la S. Joseph House è stata nel passato un convento, o qualcosa di simile. Diverse icone della Madonna sono appese ai muri, e poi crocifissi, disegni e quant’altro. L’aspetto è davvero particolare, ma infonde in noi sicurezza e tranquillità. Attendiamo un altra decina di minuti prima che una signora minuta ci accolga nella struttura. Dopo i saluti di rito inizia con il mostrarci la costruzione, che è grandissima e con una vista eccezzionale sul mare. La nostra stanza è al piano primo, semplice e spartana, ma in fondo trascorreremo solamente due nottate in questa ‘casa di San Giuseppe’. Posiamo i bagagli e ci cambiamo velocementre. Raggiungiamo quindi la fermata del bus dove, con un successivo cambio al molo, raggiungiamo Ramla Bay distante circa 5 chilometri. Il paesaggio che s’apre alla nostra vista è molto bello e variegato, s’intravedono in lontananza le cupole delle chiese, disseminate un poco ovunque. E poi, d’improvviso, il bus s’invola lungo una stradina ripida e tortuosa terminando la sua corsa ad un centinanio di metri dalla spiaggia.
La Baia di Ramla
E’ a detta di tutti la più bella spiaggia dell’isola ed il suo nome significa baia sabbiosa, e deriva dalla particolare colorazione rossa della sua finissima sabbia. A prima vista la spiaggia non tradisce le attese, una lunga lingua di sabbia rossastra dove posiamo i nostri asciugami. Il mare non è calmo e piatto come a Mellieha, ma alte onde terminano la loro avventura sulla rossa sabbia della spiaggia. Breve passeggiata sulla battima e poi ci tuffiamo in mare, dove restiamo a godere della giornata per molto tempo. Se la vita fosse questa tutti i giorni, vorrei vivere fino mille anni… Le ore passano, volano, tra mare e asciugamo, a parlare, a ridere, a sorridere a questa giornata. Riprendiamo le nostre cose e opo 4 ore di paradiso riprendiamo il passo raggiungendo la fermata del bus. Ma la fortuna mi vien incontro e mentre passeggio il mio povero infradito cinese da tre centesimi di euro m’abbandona. Santo Dio, come cammino adesso, su di un piede? Ma si, che importa, cammino scalzo come un barbone attirando lo sguardo di compassione dei passanti. Non appena saremo a Rabat ( Victoria ) dove ora siamo diretti, andrò alla ricerca di un nuovo paio di calzature, possibilmente non tarocco cinesi. Il bus arriva in orario e dopo una mezz’oretta di viaggio in lande desolate prima e piccoli paesini poi, giungiamo nella capitale dell’isola, l’antica Victoria. La città, situata al centro dell’isola, su un’altura dominante tutto il territorio a 360°, originariamente si chiamava Rabat. Cambiò nome nel 1897 in occasione del giubileo della regina Vittoria. Il bus arresta la sua corsa in una piazzola non lontana dal centro cittadino. Cammino scalzo per le strade della città senza pormi tanti problemi. Poco prima, dal grande finestrino del bus, ho notato un piccolo negozio di calzature: speriamo abbia qualcosa al caso mio. Inizialmente la commessa mi propone un paio di infradito a 15 euro…troppo esosi, non se ne parla neanche! Il mio occhio cade su di un paio di ciabatte brutte tanto quanto economiche, e siccome devono durarmi solamente qualche giorno, le faccio immediatamente mie. 5 euro davvero ben spese… ln fronte al negozio di calzature, all’estremità opposta della piazza, si apre la chiesa di San Francesco. Varchiamo le porte d’ingresso e siamo avvolti da un silenzio ed una pace che si contrappongono al traffico ed ai rumori molesti della città. Pochi fedeli sono in preghiera in questa chiesetta davvero molto bella. Torniamo alla luce del sole e senza sapere bene quale strada percorrere per giungere nel cuore di Rabat, passeggiamo lungo Tath Putirjal. Chiediamo lumi ad un signore su dove si nasconda nella rete intricata di stradine, il Tourist Information. A suo dire è poco distante, ma probabilmente ha già abbassato la serranda: ma non sono neanche le ore cinque! Pochi passi ancora e siamo finalmente lungo l’arteria principale della città, che divide in due il centro abitato: a destra la strada prosegue verso Triq ir Repubblika e a sinistra lungo Triq Papa Gwanni Pawlu II. C’incamminiamo lungo la strada in salita che porta a It-Tokk ( ‘luogo di incontro’), una graziosa piazzetta dove sorgono diversi dehors di bar e ristoranti e alcuni negozietti. Poco prima, come già preannunciato dal vecchio maltese, scorgiamo il TI con le porte ormai chiuse. Su questa deliziosa piazzetta, dove si trovava il forum della città romana, oggi si svolge il mercato e sorge il piccolo edificio tondeggiante donato dal Gran Maestro de Vilhena agli abitanti di Gozo nel 1723. Giunti nel cuore pulsante di Rabat, attratti dai mille vicoli che si diramano dalla piccola piazzetta, iniziamo una lunga e piacevole passeggiata in questo dedalo di strette vie, a volte silenziose a volte confusionarie. E poi, d’improvviso, si apre alla nostra vista la chiesa di St. Georghe, la parrocchiale, probabilmente una basilica. Costruita nel1678 e rimaneggiata nel 1818, venne completata di transetto e navate laterali nel 1935. Si tratta di una costruzione piuttosto imponente nascosta in questo dedalo di viottoli. Ne visitiamo l’interno restando ammaliati da cotanta bellezza.
Rabat
Siamo piacevolmente stupiti da questa piccola cittadina quale è Rabat, che è capace in pochi km quadrati di offrire angoli di grande storia, di superba bellezza. Passeggiamo in questo labirinto di viette nel più assoluto silenzio, interrotto solo dal rumore dei nostri passi sulla nuda pietra. Camminiamo senza destinazione alcuna, senza porre attenzione alla mappa in nostro possesso, ma semplicemente lasciandoci guidare dal caso. E come per magia scorgiamo la cittadella, che pare ergersi lassù nel cielo azzurro, irrompendo d’improvviso alla nostra vista. Pochi passi lungo It Telgha Tal Belt e siamo alla porta d’ingresso alla cittadella, un grande arco di pietra aperto solo nel 1956 per consentire il passaggio alla statua della Vergine portata in processione il giorno dell’Assunta. E apposto all’esterno delle mura un curioso pannello che illustra come i lavori di restauro siano finanziati grazie all’intervento della Norvegia e dell’Islanda, nonchè dall’Unione Europea. Capisco l’UE, ma…l’Islanda? Il portale immette direttamente nella piazza su cui prospetta la cattedrale di Santa Maria. Eretta nel 1697 sulle rovine della precedente chiesa devastata dal terremoto del 1693, e sul sito di altri due precedenti luoghi di culto, risalenti rispettivamente al fenici e ai romani, è stata disegnata, come la cattedrale di Mdina, da Lorenzo Gafà. La facciata è di notevole eleganza, tutta giocata sulla semplicità e l’essenzialità degli elementi architettonici. A destra della scalinata d’ingresso un grande busto di Papa Wojtyla osserva l’orrizzonte, al di la delle mura. Davanti alla Cattedrale si affacciano, a sinistra, il Tribunale, del 1620, il Palace of the governors of Gozo e a destra l’Arcivescovado del 1642. Oltrepassiamo la soglia d’ingresso della Cattedrale e spiegare a parole la bellezza e l’eleganza degli interni è impresa a me assai difficile. Siamo davvero meravigliati, qualsiasi cosa ci saremmo aspettati da quest’isola spersa nel Mediterraneo, ma non il restar basiti di fronte a superbe opere d’arte e cattedrali custodi di inestimabili tesori e dipinti. Piacevolmente stupito, Malta! Proseguiamo la visita alla cittadella inoltrandoci a nostro piacere nei vicoletti stretti e tortuosi, dove ora s’affacciano antichi edifici e ora persone intente a schiaccare l’uva. La cittadella pare un enclave di silenzio, dove la presenza umana non è percettibile, se non dal rumore dei nostri passi. Una decina di minuti di cammino arriviamo alla terrazza panoramica. La vista che si apre sulla valle, su tutta Malta, ha dell’ineguagliabile nell’isola. La vista si perde nei lontani mari del Mediterraneo, e nelle giornate limpide, a sentir dire, s’intravedono le coste della Sicilia. Restiamo una ventina di minuti a scrutare in silenzio l’orizzonte. Che pace! Resterei ore ad osservare il paesaggio, svuotato di pensieri, ma il tempo corre più veloce della mia fantasia e cosi ci tocca tornare al piazzale da dove i bus dell’Arriva partono.
la sera
Ripercorriamo la via dello ‘shopping’della città, strada congestionata dal traffico. I negozi stanno per chiudere mentre i ristoranti aprono i battenti. Il sole, lentamente, lascia posto alla buio della sera. Attendiamo l’arrivo del bus che, stranamente, è in perfetto orario. Ed in poco più di una decina di minuti siamo nuovamente nella nostra cameretta. Il viaggio di ritorno è stato molto breve, mentre quello di andata decisamente più lungo ed anche migliore. Avevamo attraversato una miriade di paesini, alcuni piccolissimi, dove la vita scorre lentissimamente, o dove forse il tempo si è fermato per davvero. Una volta in camera, dopo una doccia veloce, ci cambiamo rapidamente. Il buio è calato su Gozo e le luci soffuse dei corridoi mettono in noi un poco di inquietudine, che solo con il tempo riusciremo ad apprezzare. Accanto alla St.Joseph house sorge un piccolo ristorantino. Il locale è molto carino ed il personale di incredibile gentilezza. Prendiamo posto al piano rialzato con vista sulla strada. Nell’attesa di avere un tavolo a disposizione avevamo scambiato qualche parola con un signore di mezza età che parlava un discreto italiano. Raccontava anedotti dell’isola e della popolazione maltese, sempre gentile e molto religiosa. La fame è in noi moltissima, è stata una giornata molto lunga! Ordiniamo spaghetti, zuppa, salmone, ravioli…insomma, un mare di bontà. Le porzioni sono abbondanti, molto abbondanti. Mangiamo che è un piacere mentre sorseggiamo un vino locale, prodotto con uva italiana. Quando arriva il conto ci scappa un sorriso piacevole: pensiamo ad una mazzata, invece paghiamo pochissimo in relazione a quanto ordinato. Addirittura la bottiglia di vino bianco ( ottimo ) da 0.75 costa la bellezza di 3.50 euro. E con il sorriso sulle labbra e la panza piena possiamo finalmente fare ritorno in camera per un meritato riposo.
10 settembre
Dopo una notte insonne per il troppo caldo, scendiamo a far colazione nella sala comune arredata in stile anni ’50. Altre sei sette persone sono presenti nella sala, giovani e meno giovani. Terminato di mangiare raggiungiamo il molo da dove, in qualche modo, salperemo per Comino. Alla fine la nostra scelta cade su di un’imbarcazione privata che per una decina di euro trasborderà me è Cristina alla Blue Lagoon, viaggio di ritorno incluso. Attendiamo che il battello sia al completo e dopo una decina di minuti di attesa siamo pronti a salpare. Il viaggio verso l’isola più piccola di Malta è assai divertente e piacevole. Un quarto d’ora di navigazione e la piccola imbarcazione attracca al molo di Comino, piccola isola fra le più grandi Malta e Gozo. Deve il suo nome al cumino, il finocchio selvatico chiamato kemmuna in maltese, una delle poche piante che un tempo riusciva a crescere sul suolo arido. Secondo altre fonti, invece, il nome deriverebbe dall’arabo kimeni, che vuol dire adiacente, data la sua posizione fra Malta e Gozo. In antichità era conosciuta come Ephestia e qualche autore la chiama anche col nome di Lampas. In inverno è praticamente disabitata, l’unica costruzione presente è un albergo, che apre soltanto durante la stagione estiva. Incredibile ma vero, la popolazione residente è di soli quattro abitanti. Un prete e un poliziotto, fanno la spola dalla vicina isola di Gozo per le necessità degli abitanti e dei turisti estivi. Non esiste traffico e la natura regna incontaminata; sole, fiori, cespugli della macchia mediterranea, rocce e mare trasparente fanno di Comino un’oasi esclusiva.
Blue Lagoon
Sul lato ovest l’isola forma, con la più piccola isoletta Cominotto, uno stretto canale conosciuto come Blue Lagoon, “Laguna Blu”, nome adatto ad indicare le acque turchesi di straordinaria limpidezza e magnifico colore presenti in questo luogo. Davanti ai nostri occhi un piccolo paradiso su questa terra: la Blue Lagoon. Sono circa le ore dieci e grazie a Dio l’isoletta non è ancora invasa da turisti. Appena sbarcati raggiungiamo l’unica spiaggia, un fazzoletto di sabbia, dove con pochi euro ( 12 per l’esattezza ) facciamo nostri sdraio e ombrellone. Che felicità! Non avrei mai più pensato di sistemarmi sulla piccola spiaggia dato i pochi sdraio a disposizione e l’enorme mole di bagnanti. La giornata è fantastica, il cielo azzurrissimo e l’acqua…trasparente. Che posto fantastico! Non abbiamo il tempo di posare i nostri pochi averi e siamo già in acqua! I battelli continuano ad arrivare all’isola a ritmo serrato, uno dietro l’altro, scaricando turisti a decine, ma senza comprenderne il motivo, sull’isola regna la pace ed il silenzio. Per ora, grazie a Dio, urla, grida e ignoranti vari sono scongiurati. Restiamo in acqua per moltissimo tempo a sguazzare destra e sinistra, circondati da piccoli pesciolini incuranti di noi umani. Fosse per me e Cristina, arresteremmo le lancette dell’orologio fermando il tempo per poter rimane qui ore, giorni e mesi. Il luogo è cosi magico, cosi fantastico, cosi unico. Torniamo agli sdraio, ci rilassiamo distesi sul bagnoasciuga sotto questo sole caldo. E poi, vista l’ora e soprattutto la fame, ci concediamo un piccolo spuntino in un chioso poco distante. Dalla spiaggia, un sentiero si dirama inerpicandosi sulla collina da dove si può raggiungere da una parte l’albergo ( l’unico ) e dall’altra la St. Mary’s Tower che si trova nella parte sud-est dell’isola. Lungo il sentiero si apre alla vista un panorama di incredibile bellezza sulla baia. Pare davvero un piccolo paradiso terreste, un angolo remoto dell’universo dove la natura è incontaminata ( anche se le orde di turisti ciaciaroni e le mille imbarcazioni poco distanti ‘disturbano’la vita dell’isola ). Dopo aver scattato mille fotografie a testimonianza di questo paradiso, torniamo in spiaggia. Nonostante abbiamo pranzato da poco, la tentazione di tornare in mare è molta. Ed infatti, pochi istanti dopo, siamo immersi nell’acqua fino all’ombelico. Miriadi di piccoli pesciolini nuotano intorno a noi per poi fuggire rapidamente al primo movimento. E’cosi piacevole restare in acqua a discorrere con Cristina, ad osservare questo piccolo paradiso che mi circonda. Peccato che la baia sia ormai invasa da centinaia di ‘deficientos’, per lo più italiani, che come sempre urlano, urlano e ancora urlano. Ignoranti, mi vergogno per loro.. in particolar modo un gruppo di burini che pare non abbiano mai visto il mare e si stupiscano addirittura che l’acqua sia salata.
Torniamo, dopo una mezz’oretta a mollo, alle sdraio. La marea ha innalzato il livello del mare ed ora i nostri piedi sono immersi nell’acqua mentre seduti sugli sdraio osserviamo il via vai di persone. Ogni tanto Cristina scova qualche infradito che la marea ha ben pensato di sottrarre ai legittimi proprietari…ma la mia dolce metà riesce in tutti i casi a recuperare gli oggetti e a riconsegnarli alle persone ignare della scomparsa. Il tempo vola e dopo 5 ore di relax decidiamo di abbandonare l’isola, ormai invasa da turisti all’inverosimile. Abbiamo goduto appieno della meraviglia di Comino, di questa Blue Lagoon che porteremo per sempre l’immagine dentro noi. Quando ormai l’isola è satura di turisti ci avviamo verso il piccolo molo e dopo pochi minuti di attesa ecco sopraggiungere il ‘nostro’marinaio. La traversata da Comino a Gozo dura una quindicina di minuti. Vorrei fermare il tempo e godermi per secoli questi istanti, il sole che mi batte sul viso mentre l’aria s’infrange sul mio volto che, silenziosamente, osserva la mia Cristina sorridere, felice. E’questa è l’immagine che porterò dentro me a ricordo di Malta. La giornata è ancora molto lunga. Dal molo di Gozo raggiungiamo via bus Rabat e da qui, con altro bus, verso Dwejra, dove giungiamo un quarto d’ora dopo. Durante il viaggio uno strano tizio seduto davanti a noi fotografa ogni cosa, dai cartelli stradali alle gomme delle auto in sosta…mah….Prima di giungere alla spiaggia il bus affronta una discesa ripidissima che mette a repentaglio i freni del mezzo che fortuna vuole sia nuovo, altrimenti…
meraviglie
Nel piccolo spiazzo davanti a noi sorgono una piccola chiesa, caratteristica, un piccolo negozietto di souvenir e null’altro. Il silenzio è padrone incontrastato del luogo e solo si odono le onde del mare infrangersi sugli scogli, in lontananza. Ci avviamo lungo una stradina serrata e dopo pochi metri, davanti a noi, l’Inland Sea, ovvero il Mare Interno, una laguna situata nell’entroterra di Dwejra che è probabilmente il punto di interesse naturale più spettacolare dell’arcipelago. Il Mare Interno e la stessa Baia di Dwejra sono stati creati milioni di anni fa, dal crollo di due grotte calcaree. La laguna, poco profonda, è collegata al mare tramite una caverna di 100 metri di lunghezza all’interno della scogliera. Una piccola baia davanti ai nostri occhi, un mare limpido e poco profondo. Piccole imbarcazioni sono ormeggiate sulla spiaggia, ma nessun ‘marinaio’ s’intravede nei pressi. Restiamo qualche minuto in attesa sul piccolo molo, quando sopraggiungono altri 4 turisti. E poi, d’improvviso, spunta il nostro capitano di ventura! Per pochi euro si farà carico delle nostre anime e le trasborderà in mare aperto, dopo aver attraversato la caverna buia! Il buon uomo munisce noi di giubbotto salvagente…ma perchè, mi domando? Il mare, qui, è tranquillo e poco profondo… Salpiamo lentamente su questa imbarcazione grande come un chicco di riso, io e Cristina accanto al nostro prode capitano. Attraversiamo la caverna, uno spettacolo naturale di incredibile bellezza, e poi come d’improvviso, come se fossimo catapultati in un mondo completamente diverso, in mare aperto. La piccola barchetta traballa, pare non farcela ad ogni onda che c’investe. Ecco a cosa servono i giubbotti salvagente… Il mare è molto profondo e di un blu molto intenso, uno scenario completamente diverso dall’Inland Sea da dove siamo salpati. La visita è molto interessante, la piccola imbarcazione s’intrufola in varie insenature della roccia laddove ‘vive’il corallo. E poi, d’improvviso, ecco apparire in fronte a noi nella sua maestosità e bellezza, l’Azure Window, in maltese Tieqa Zerqa, una arco naturale i cui pilastri sorgono dal mare e sono sormontati da un esteso e perfettamente orizzontale lastrone di pietra che completa l’architrave. E più distante, Fungus Rock, piccolo isolotto roccioso immerso in acque chiare e profonde, noto per un particolare tubero chiamato ‘Fungo di Malta’, che i cavalieri credevano possedesse particolari proprietà medicinali. La piccola barchetta cavalca le onde, barcollando sempre più. Ma la paura non ci sfiora minimamente, i nostri occhi e la nostra mente sono rapite da questo spettacolo naturale di cosi incredibile bellezza. Dopo un quarto d’ora a cavallo delle onde facciamo ritorno all’Inland Sea. E’stata un esperienza davvero piacevole ed entusiasmante, un luogo irrinunciabile per chi si appresta a visitare l’isola. Anche questa volta la natura la vince sull’uomo, e nessuna e fantasiosa costruzione portata a termine dalle mani uomane saprà essere armoniosa e bella come l’Azure Window. Siamo felici, sorridenti. E’stata una giornata fantastica, unica. Aspettiamo l’arrivo del bus ed in poco meno di una ventina di minuti siamo in camera, stanchi, ma felici, felicissimi. Mille giorni come questi! Ci docciamo velocemente e poi, quando il buio si sta impossessando di Ghajnsielem, usciamo per una breve e veloce visita alla cittadina. Passeggiamo lentamente nella stradina deserta e buia. Svoltando l’angolo notiamo una piccola costruzione da cui si ode una dolce melodia. Si tratta di un piccolo oratorio, dove alcune bambine si stanno preparando ad una recita, un balletto. Poco dopo, accanto al piccolo oratorio, si svolgerà una selezione per Miss Malta! La nostra passeggiata prosegue fino al piazzale della chiesa, una bella costruzione illuminata da mille lampadine. Al nostro arrivo, si aprono le porte da dove fuoriescono i fedeli: la messa si è appena conclusa e le persone con il sorriso sul volto tornano felici alle loro case. Un venticello fresco rinfresca la nostra pelle, l’escursione termica non è indifferente da queste parti! Scorgiamo per caso un aspirante Miss Malta o molto probabilmente, la vera Miss Malta dell’anno precedente. A me pare solamente Miss Mal(a)ta…altro che miss Malta! Piccoli angoli suggestivi si aprono nelle vicinanze alla chiesa, un bel giardino verde dove scattiamo diverse istantanee. E poi, visto il fresco venticello, raggiungiamo velocemente il solito ristorantino dove ci eravamo trovati tanto bene la sera precedente. Sediamo comodamente e ordiniamo, oltre alla solita bottiglia di vino, antipasti, primo e pesce. Pochi minuti di attesa ed ecco le porzioni sul nostro tavolo. Mangiamo che è un piacere, che bontà! Sazi e contenti, torniamo in camera dove le solite luci soffuse inquietano non poco la nostra anima. E’stata una giornata bellissima, fantastica! E non appena appoggiamo il viso sul cuscino, cadiamo in un profondo sonno!
Sabato 11 settembre
Ci svegliamo di buon ora, come ormai di consuetudine in questa vacanza. E’il giorno della partenza per Malta, verso la capitale La Valletta. Preparate le valige, scendiamo a far colazione e dopo aver apposto la nostra traccia sul grande libro degli ospiti, raggiungiamo la fermata del bus. Bus, che come al solito, si fa attendere non poco. Appena arrivati al molo facciamo il biglietto per la traversata, che ovviamente, comprende anche il viaggio di andata. Il prezzo è comunque molto contenuto, andata e ritorno per Gozo a meno di 5 euro. Salpiamo in perfetto orario, pochi istanti dopo l’imbarco ( nuovamente, che fortuna! ) e dopo una mezz’ora di traversata siamo a Malta. Sul piazzale antistante il molo il bus dell’Arriva è in attesa di noi turisti appena sbarcati da Gozo. Il viaggio verso la capitale dura circa una ventina di minuti ed in breve, intorno alle undici di mattina, siamo a La Valletta.
…ULTIMI GIORNI NELLA CAPITALE…
Il bus si inoltra nelle vie del tessuto urbano senza che io e Cristina riusciamo a capire, prestando attenzione alla mappa, di dove siamo esattamente. Il mezzo dell’Arriva termina la sua corsa al capolinea, in Vjal Ir-Re Dwardu VII, nei pressi della Triton Fountain. La giornata è splendida, un sole caldissimo risplende alto nel cielo. Consultiamo la mappa, cerchiamo di capire dove il nostro albergo sia ubicato. Chiediamo informazioni qua e la e poi, con il bus X2, raggiungiamo Sliema. Sul bus facciamo conoscenza di due simpatici anziani, uno dei quali è italiano, ma residente a Malta. Parlottiamo del più e del meno, ma soprattutto ci informano come raggiungere il nostro albergo e a quale fermata scendere. Gentilissimi, come sempre, questi maltesi! Ancora qualche passo a piedi e finalmente siamo lungo ix Xatt Ta’Xbiex, la passeggiata lungomare che collega Sliema a La Valletta, e dalla parte opposta, a St. Julians. Finalmente siamo alle porte del nostro albergo ma per poter far nostra la camera dobbiamo ancora attendere un oretta: il check in è previsto alle ore due. Siccome non abbiamo ancora pranzato, riempiamo questo lasso di tempo con un pranzo veloce, consumato in un locale poco distante. E poi finalmente entriamo nella camera che sarà nostra per le prossime due notti. La stanza è molto carina, dotata di tutti i confort possibili: di meglio non potevamo chiedere. Riposiamo qualche istante e poi siamo pronti a ripartire, a conquistare l’ultima tappa di questo nostro viaggio, la capitale Valletta. Riprendiamo il bus ( la fermata è in fronte al nostro albergo ) e torniamo al capolinea dei mezzi dell’Arriva. Varchiamo la porta d’ingresso della città fortificata, seguendo l’itinerario proposto dalla nostra Lonely Planet Malta. Oltrepassate le possenti mura, svoltiamo alla nostra sinistra, lungo Cavalier Ordinance. Questa piccola e tranquilla stradina, lontano dalla confusione dovuta ai turisti, porta alla terrazza panoramica da cui si apre la vista migliore della città. Siamo nell’Hastings Garden, un angolo verdissimo e molto curato di La Valletta. La vista che si apre dai bastioni settentrionali de La Valletta, è a dir poco sensazionale. La Grand Harbour, St.Julians, Gzira, Sliema, Manoel Island…e il mare, laggiù, lontano. Un panorama fantastico, offuscato solamente dalle nubi scure che che da nord paiono dirigersi sulla capitale. Proseguiamo la passeggiata negli stretti vicoli e scalinate che dai giardini Hastings portano a Marsamxett Street. Costeggiamo i bastioni della città, in una piacevole e silenziosa passeggiata. St. Sebastian’s e St.Elmo Place ( che è una strada e non una piazza ) sono la prosecuzione di Marsamxett Strett. In queste stradine meno battute dai turisti, ma non meno interessanti rispetto al centro della capitale, la pulizia è lasciata un po alla fortuna. Non un dramma sia chiaro, ma qualcosa in più in termini di raccolta di cartacce e varie potrebbe essere fatto. Una ventina di minuti di passeggiata tra le poche auto e i molti calesse che portano a spasso i pigroni turisti, e siamo a Fort St.Elmo, forse il luogo più importante dal punto di vista storico dell’intera Malta. Si erge sulla riva verso il mare della Penisola Sciberras che divide Marsamxett Harbour da Grand Harbour, e comanda l’ingresso ad entrambi i porti. Fu il teatro di un’eroica resistenza durante il Grande Assedio del 1565. Quando i Cavalieri arrivarono a Malta, il Monte Sceberras, sul quale La Valletta venne poi costruita, era un promontorio roccioso con un piccolo forte costruito nel 1488 durante il dominio aragonese. I Cavalieri iniziarono a rinforzare le difese del forte e fecero un lavoro talmente buono che quello che una volta era soltanto un piccolo forte riuscì a respingere gli attacchi degli ottomani per un mese all’inizio del Grande Assedio. Alla fine fu conquistato con la perdita di 1500 persone tra Cavalieri e difensori locali. Ma il fatto che gli invasori persero più di 6000 uomini per conquistare il forte è una prova innegabile della forza del forte. Alla fine dell’assedio, i Cavalieri vittoriosi ricostruirono il Forte Sant’Elmo e ne rinforzarono ulteriormente le difese.
Il forte
Il forte è stato usato continuamente per secoli fino ai nostri giorni. Nel 1940, all’inizio della guerra, i piloti italiani sferrarono il primo attacco aereo su Malta ed ebbero come obiettivo principale proprio il Forte Sant’Elmo. Oggi, parte del Forte Sant’Elmo ospita il Museo della Guerra, mentre la parte restante funge da accademia per la polizia maltese. Inoltre, il forte è oggi teatro di due rappresentazioni storiche: “In Guardia” e “Alarme”. Esse consistono in parate militari in costumi d’epoca organizzate durante tutto l’anno ad eccezione dei mesi estivi di punta. Purtroppo per noi Fort St. Elmo è chiuso alla visita, e gli orari di apertura sono limitati alle sole manifestazioni estive che si celebrano in determinati giorni della settimana. Poco distante sorge il Malta Experience, spettacolo in multivisione che riproduce la storia di Malta attraverso i secoli e poi, in Quarry Wharf, il memoriale alle vittime della seconda guerra mondiale. Lungo la strada che da il Malta Experience porta al memoriale sorge un altro edificio di pregio di La Valletta che è quello dell’Ospedale dell’Ordine o Sacra Infermeria, ricostruito dopo i danni subiti durante la seconda guerra mondiale e da un successivo incendio. Il Malta Siege Memorial è il monumento che commemora la resistenza maltese agli attacchi del 1942. In cima vi è una grossa campana che si può raggiungere salendo qualche ripido gradino e che suona ogni giorno a mezzogiorno. Prima della visita ci concediamo una breve pausa in un piccolo bar li accanto. Un buon thè caldo, è quello che ci voleva! Dal memoriale si ha una splendida vista a sud dell’isola, sulle tre città, Vittoria, Cospicua e Senglea. Dopo gli Hastings Garden, questo è il secondo punto panoramico di maggior interesse di La Valletta. Restiamo diversi minuti ad ammirare il panorama che si apre davanti a noi, sul mare, sulle TRE CITTA’( clicca per guardare la scheda ), scattando numerosissime fotografie. Accanto al memoriale sorgono i Lower Baracca Gardens, un piccolo angolo verde della capitale. All’ombra degli olivi numerosi gattini si riparano dal gran caldo. Un piccolo tempio dorico sorge all’estremità del giardino da dove si apre una bella vista sul Grand Harbour e sulla baia. Ci inoltriamo ora nel cuore della capitale, nelle stradine interne che portano al cuore della città. Affrontiamo mille scalini, mille salite che portano alla scoperta di angoli suggestivi, di edifici antichi e di molte immagini religiose. Arriviamo davanti al Palazzo del Parlamento e dopo averlo costeggiato sul lato est, sbuchiamo in una graziosa piazzetta antistante l’entrata dell’edificio. Un gioco di fontane rallegra la giornata ai bimbi ivi presenti, mentre le guardie del Parlamento osservano silenziose ed immobili ( oddio, non proprio immobili…). Republic Street è il cuore di La Valletta, una lunga strada pedonale che dalla Triton Fountain spezze in due la città fino a Fort St. Elmo, all’estremità sud. E ora di concederci un meritato relax, una passeggiata senza alcuna meta e destinazione, osservando le vetrine dei numerosi negozi e gironzolando a caso. Dedicheremo una visita approfondita del centro della capitale il giorno seguente. Passeggiamo avanti ed indietro lungo le vie, poco affollate fortunatamente, quando per caso scorgiamo la Co-Cattedrale di San Giorgio. Proseguiamo la passeggiata, tra un negozio e l’altro, fin quando, ormai stanchi, raggiungiamo la nostra camera per un breve riposo. Quando il buio si sta lentamente impossessando della capitale maltese, usciamo alla ricerca di un locale ove cenare. Eleganti e tirati ( soprattutto Cristina, elegantissima…) raggiungiamo il quartiere di St. Julians, noto per la sua vita notturna. Un quartiere ricco di locali, ristoranti, dove la notte pare non finire mai. Il viaggio in bus dura più del previsto, credevo St. Julians distasse pochi minuti da Sliema. In realtà sono poco meno di due chilometri in linea d’aria, ma il bus costeggia il lungo mare, allungando di molto la corsa. La città pare più viva che mai, e mentre La Valletta è dormiente, St. Julians si anima a festa. Scendiamo a Spinola Bay, dove numerosissimi ristoranti aprono i battenti. E’ la zona più viva in quanto a locali, una piccola baia dove si affacciano una ventina di ristoranti e pizzerie. La nostra scelta cade su uno dei tre locali più eleganti di Spinola Bay, un ristorante con terrazza vista mare. Finalmente la nostra fame viene messa a tacere! Mangiamo molto bene, all’aria fresca di questa serata. A tavola, tra un discorso e l’altro, il tempo vola e quando torniamo alla vita di St.Julians sono ormai le undici. Vinti dalla stanchezza, dopo una breve passeggiata, torniamo in albergo a riposare.
12 settembre
Questa mattina, ultima a La Valletta, la sveglia suona relativamente tardi rispetto alle altre giornate trascorse a Malta. Vogliamo goderci la giornata, senza fretta, in piena tranquillità. Scendiamo a far colazione nella grande sala dell’albergo e dopo un iniziale errore da parte dell’addetta alla stanza ( addebitata una cifra anzhichè un altra ) possiamo finalmente mangiare qualcosa. La colazione è generosa come sempre, fortunatamente. Con la pancia piena siamo pronti ad affrontare l’ultima giornata nella capitale. Dopo aver aspettato come sempre una decina di minuti il bus, arriviamo alla porta d’ingresso alla capitale. Imbocchiamo Republic Street e raggiungiamo da subito la Co-Cattedrale di La Valletta. Emblema di Malta e trionfo artistico dell’arte barocca, la Co-Cattedrale deve questo nome al fatto che in origine la sede vescovile era la Cattedrale di San Paolo a Mdina, la vecchia capitale. Dopo l’edificazione della nuova capitale, La Valletta, il Vescovo di Malta si è ritrovato ad avere due chiese di pari rilevanza, cosicché, nel 1816, la Santa Sede ha coniato il termine Co-Cattedrale. L’edificio è dedicato a San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine, e la sua costruzione, iniziata nel 1522, venne affidata a Gerolamo Cassar, ex ingegnere militare, che impiegò soli cinque anni per la sua edificazione. Nel corso degli anni Gran Maestri, dignitari e cavalieri dell’Ordine contribuirono con generose donazioni all’ornamento della chiesa, tanto che oggi, a dispetto della sobrietà della sua facciata, si mostra al suo interno come un prezioso gioiello di raffinata oreficeria. I Cavalieri di Malta, che si riferivano alla cattedrale come “la nostra chiesa maggiore della Sacra Religione Gerosolimitana”, destinavano la fetta maggiore del loro patrimonio annuale all’abbellimento della chiesa, chiamando al lavoro i migliori artisti dell’epoca. In netto contrasto con la sobrietà della facciata esterna e la semplicità architettonica (una sola navata centrale con due navate laterali) vi è l’elaborata decorazione sia pittorica che scultorea: le pareti, la volta e persino il pavimento sono un susseguirsi di colori e materiali differenti, che rispecchiano i vari stili dell’epoca in cui ogni modifica venne apportata. La facciata principale, racchiusa da due torri campanarie che le danno l’aspetto di un forte, comprende un austero portale fiancheggiato da due colonne di stile dorico, le quali sorreggono un balcone che il Gran Maestro utilizzava per dare avvisi alla folla. Incastonato nel timpano si trova la copia di un’enorme statua in bronzo rappresentante il Cristo Salvatore, realizzata da Alessandro Algardi. L’originale era posta sulla facciata della Chiesa del Salvatore, nel porto; più volte modificata e poi del tutto rimossa, è stata restaurata recentemente ed è esposta nel museo della Cattedrale.
Tante opere d’arte
Internamente, la chiesa è divisa in tre navate ed è coperta da una volte a botte, mirabilmente affrescata con 18 pannelli rappresentanti la storia di San Giovanni: dalla visione di Zaccaria nel tempio, nel primo pannello dal lato dell’ingresso, fino alla decapitazione nell’ultimo pannello che sovrasta l’altare. Tutti i dipinti sono opera dell’artista calabrese Mattia Preti (1613-1699), che ha realizzato anche l’affresco absidale e la maggior parte di quelli presenti nelle cappelle laterali. Fu un’idea del gran maestro Jean l’Evesque della Cassiere di assegnare e dedicare ciascuna delle cappelle ad una delle otto Lingue in cui era diviso l’Ordine, che diveniva anche responsabile del suo abbellimento. Le lingue più antiche e più prestigiose, come quelle di Francia e d’Italia, che contavano il maggior numero di Cavalieri, ottennero un posto privilegiato, accanto all’altare principale. In posizione diametralmente opposta, una nona cappella detiene il posto d’onore: è quella di Nostra Signora di Philermos, che, come vedremo, costituiva la reliquia più preziosa detenuta dall’Ordine. Oggi l’icona originale non si trova più a Malta, e la Cappella di Philermos ospita invece un’altra illustre icona mariana denominata “Nostra Signora di Carafa”, copia dell’originale detta “Nostra Signora di Lanciano”, originariamente esposta nella Cappella della Lingua d’Italia. La pregevole fattura di questa icona di stile bizantino, ricoperta di lamine d’argento sbalzato che ne lasciano intravvedere soltanto il volto, ci ha lasciato affascinati. La resa del volto e dello sguardo della Madonna è tanto efficacie che sembra di ammirare non tanto una fotografia, ma addirittura un volto in carne ed ossa! Ogni dettaglio della raffigurazione tende simbolicamente a rappresentare la Vita. Intanto, la Vergine non ha il Bambino, ma guarda benevolmente verso l’osservatore presentandogli le palme delle mani in un gesto di benedizione. La tunica è stretta alla vita con una cintura annodata sul davanti, ed il nodo ha la forma di un Ank, la croce ansata degli Egizi, un simbolo di Vita. Il manto è ornato di fiori vivaci e tralci di vite: ancora una volta, simboli di vita. La splendida corona dorata, che le dona regalità, sembra sospesa quasi a sfiorarle il capo, in quanto sorretta da due minuscoli cherubini. Siamo increduli da tanta maestosità, tanta bellezza e splendore. Passeggiamo avanti ed indietro osservando ogni minimo particolare mentre ascoltiamo la voce della guida in nostro possesso. L’interno è un piccolo gioiello d’arte barocca, nascosto da una facciata austera e semplice. Di grande impatto visivo è certamente il pavimento della chiesa, costituito interamente da lastre tombali di illustri esponenti dell’Ordine, riccamente decorate in marmi policromi ed ornate di figure allegoriche e simboliche, tra i quali ricorrono più frequentemente teschi e scheletri, a ricordare la fine della vita terrena e l’inizio della vita celeste, l’Angelo della Fama, che suona una tromba, e quello della Vittoria, che regge una corona d’alloro. Le circa quattrocento lastre tombali ricoprono un periodo che spazia dal tardo XVII al XVIII secolo. Lo stesso pittore Mattia Preti, che tanto lustro diede alla chiesa, riposa sotto una di esse. La sagrestia e l’oratorio furono realizzati in epoca successiva, nel 1604, sotto il gran maestro Alof de Wignacourt. All’interno dell’oratorio è possibile ammirare il più grande affresco realizzato dal Caravaggio: la Decollazione di San Giovanni, che l’artista realizzò durante la sua permanenza sull’isola, insieme al San Girolamo scrivente che originariamente faceva parte dell’arredo pittorico della Cappella d’Italia, appeso sulla volta di passaggio verso quella confinante della Lingua di Francia.
Il museo
Il museo annesso presenta una notevole collezione di rari libri corali fittamente e preziosamente miniati, tutti doni di diversi Gran Maestri, una raccolta di pregevoli arazzi fiamminghi, paramenti religiosi finemente ricamati, numerosi quadri e ritratti, tra cui spicca quello del gran maestro Emmanuele Pinto de Fonseca (1741-73), e soprattutto il maestoso reliquiario costruito per ospitare la seconda più grande reliquia posseduta dall’Ordine: il braccio di San Giovanni, tanto preziosa in quanto era il braccio che aveva battezzato il Cristo nel fiume Giordano. La parte più pregiata del reliquario, quella che conteneva i resti veri e propri, fu sequestrata da Napoleone durante l’invasione dell’isola, nel 1798, ma la reliquia vera e propria venne portata via dall’ultimo gran maestro, Ferdinand von Hompesch, quando lasciò l’isola in quello stesso anno. La lunga visita alla Co-Cattedrale termina qui, dopo quasi due ore nelle sale riccamente dipinte e ornate. Siamo nuovamente all’aria aperta della città, sotto questo sole caldissimo, mentra la fame inizia a farsi sentire. Decidiamo di raggiungere un ristorante molto carino e particolare che avevamo avuto modo di intravedere il giorno precedente. Sediamo comodamente e ci vediamo servire due piatti enormi di pasta che neanche con tutta la volontà e la fame di questo mondo saremmo riusciti a finire. Che mangiata! Passeggiamo ora senza meta e destinazione, ci lasciamo guidare dal destino e dallo ‘shopping’. Intorno alle ore cinque salutiamo La Valletta e facciamo ritorno in albergo dove dopo esserci cambiati velocemente saliamo al piano ultimo dove vi è la piscina esterna. Ci sdraiamo comodamente sulle sdraio e dopo una decina di minuti di relax ci tuffiamo in piscina! E’ una sensazione assai particolare esser in acqua ed osservare dalle vetrate a fianco la vita che scorre al di sotto, il panorama su Grand Harbour e La Valletta a nord. Un anima inquietante si aggira nei pressi, un mandorino dalla pelle scura osserva me e Cristina, o meglio, osserva Cristina e non me. Che vorrà costui? Osserva e osserva, ma farti un bagno e poi girare al largo, eh? Restiamo diverso tempo a godere di questa vita fantastica, ovviamente sorseggiando una buona birra! Il panorama che si apre sulla baia è davvero sensazionale, unico. Resterei ore a godermi di questo sole mentre con lo sguardo osservo il mondo sottostante… ma purtroppo il sole è quasi all’orizzonte ed è meglio tornare in camera a prepararci per la serata. Prepariamo le valige, questa è l’ultima notte di permanenza a Malta e la mattina seguente, di buon ora, voleremo in madrepatria. Torniamo nuovamente a St.Julians per la cena, questa sera abbiamo voglia di ‘schifezze’ è cosa c’è di meglio del McDonalds? Mentre siamo sul bus osserviamo ad una scenetta triste quanto deplorevole. Due giovani ragazze con i loro pesanti ed ingombranti zaini sono redarguite da una signora anziana, che accusa loro di occupare troppo spazio. Ma poverine, cosa dovrebbero fare, appendersi fuori dai finestrini? Cristina corre in loro aiuto prendendo il loro zaino e posandolo a fianco noi. Questa è stata l’unica persona scortese incontrata a Malta, ma probabilmente non sarà stata di queste parti… Prima però ci divertiamo a girare le mille stradine di Paceville, il quartiere del divertimento dell’isola. Bar, pizzerie, ristoranti, discoteche e poi…una chiesetta, si, una chiesetta con a fianco l’annesso oratorio! In un luogo di perdizione, tra night club, discoteche, casino, un luogo che possa finalmente purificare le anime perse in queste stradine! Vaghiamo senza sapere minimamente dove stiamo andando, ci lasciamo guidare dall’istinto, tanto in un modo o nell’altro giungeremo a Spinola Bay! Al momento il quartiere è piuttosto silenzioso, poche anime si aggirano per la strade ed i locali, ristoranti in primis, sono ancora vuoti. Passeggiamo a fianco del casinò e poi giungiamo a Portomaso, dove si erge l’omonima torre di 22 piani. Appoggiate ad un muretto, ci imbattiamo nuovamente nelle due giovani viste sul bus, che ci sorridono contraccambiando il nostro saluto. Portomaso è un quartiere moderno di recente costruzione, un complesso di ville adagiate una sull’altra, di hotel di lusso ( vi sorge l’Hilton ), casinò…insomma, tutto quello che un ricco vuole e desidera. La piccola baia su cui si affacciano le villette è invasa da yatch di lusso e sulla banchina le solite auto di grande cilindrata sono parcheggiate. Un fascino particolare Portomaso lo acquisisce di sera, quando tutto illuminato fa trasparire la sua eleganza e la sua bellezza. Restiamo una decina di minuti e poi…e poi che ci interessa del mega lusso, noi questa sera siamo in vena di schifezze e il McDonalds ci sta aspettando! Riprendiamo il passo e arriviamo a Spinola Bay non prima però di aver assistito ad un giovane sdraiato per terra ubriaco perso, e la sua ragazza al fianco, forse più persa di lui. Bravi! Il McDonalds sorge a pochi passi dal ristorante ove la sera prima avevamo ottimamente cenato. E’incredibile quanti ristoranti e locali si aprano in questa piccola baia! Quando entriamo al Mc incontriamo nuovamente le due giovani ragazze conosciute sul bus…e tutti insieme scoppiamo in una piacevole risata: il mondo è davvero piccolo, incontrare per tre volte nell’arco di due ore queste due ragazze, in questo intricato dedalo di vie, è cosa assai strana ed incredibile!. Il Mc è uguale a tutti i Mc in questo mondo, ma in questo vi è pure il McCafè. Mangiamo due bei panini di plastica ( sono di plastica vero? ), non prima di aver tolto però l’odioso cetriolo, che solitamente mi fa digerire per le successive 48 ore il panino. E poi puntatina al McCafè con una torta spettacolare! Siamo sazi, abbiamo mangiato sano, anzi sanissimo questa sera! Ma ci voleva, ognitanto un bel panino al McDonald è necessario! E cosi, col pancino pieno e dopo qualche foto alla particolare statua in pietra ‘LOVE’, possiamo prendere il nostro bus in santa pace e tornare in camera, per l’ultima sera in terra maltese. E’ stata una settimana fantastica! Non appena posiamo il viso sul nostro cuscino, cadiamo in un profondo sonno da cui ci risvegliamo la mattina seguente, lunedi 12 settembre, prestissimo.
Sveglia!
Alle ore 5 e mezza siamo già in piedi, e sistemate le ultime cose, siamo pronti a partire. Il sole è già sveglio ad illuminare questa giornata, questa splendida giornata. Raggiungiamo la fermata del bus quando la città dorme ancora, anche se sono diverse le persone che nonostante siano solamente le ore sei, stanno facendo jogging con il proprio cane. Ma dormire no? Mah! I tempi sono stretti, il nostro bus deve arrivare puntuale, altrimenti perderemo l’aereo. Rispetto l’ora stabilita dal pannello informativo, il bus dell’Arriva giunge con una ventina di minuti di ritardo. Se alle sei del mattino ha già accumulato questo ritardo, non oso immaginare alla sera quanto tempo dopo arriva rispetto al previsto! Nel frattempo sfrecciano davanti a noi in questi minuti si e no una ventina di bus, diretti ovunque, a La Valletta, a Mellieha…ovunque, tranne che all’aeroporto! Ma poi, finalmente, ecco arrivare il nostro autista, mentre già ci vediamo costretti a restare nell’isola ( magari…). Nonostante l’aeroporto disti solamente qualche chilometro da Sliema, il tragitto per giungere a La Valletta Airport è lungo e tortuoso. Il bus sosta praticamente ovunque, a Vittoriosa, a Gzira, davanti all’ospedale dell’isola, all’università…e il tempo passa…Una ventina di minuti di viaggio e siamo finalmente al check in, fortunatamente ( o sfortunatamente? ) in orario per cogliere al volo il nostro volo che in un paio di ore ci porterà nelle terre italiche.
Malta, che dire alla resa dei conti? Siamo rimasti piacevolmente stupiti da quest’isola, sotto tutti i punti di vista. Mai più immaginavamo che l’isola custodisse opere e tesori di cosi incredibile bellezza, dalla Co-Cattedrale di La Valletta alla cattedrale di Mosta, senza dimenticare le opere del Caravaggio e la storia millenaria dei cavalieri ospitalieri. La gente di Malta è molto cordiale, pronta a dare una mano non appena vedono i turisti in difficoltà. Quasi tutti parlano un poco l’italiano, e tutti parlano inglese. Per quanto riguarda le bellezze naturali di Malta, anche in questo caso siamo rimasti stupiti dalle spiagge di sabbia finissima, dalle acque trasparenti e limpide. La Blue Lagoon ( quando non è invasa da orde di turisti ) è un piccolo paradiso terrestre. I prezzi sono contenuti, sia nel campo della ristorazione sia per quando riguarda le strutture alberghiere. Nel complesso, un… grazie Malta!