Scivolando fra le Ande
Scivolavo, scivolavo mentre il freddo mi mordicchiava dispettosamente il naso, le guance ed il vento, con le sue dita affusolate, si divertiva ad arricciare i mie capelli… Scivolavo velocemente e non capivo il perché di tutta quella corsa contro il tempo e dentro lo spazio, fino a quando, ad un certo punto… il tempo si è fermato e lo spazio si è dilatato tra le sagge mura di una fattoria secolare.
Avete mai sentito un pendolo che invece di rintoccare canta la ninna nanna? Una stufa che invece di ardere legna racconta fiabe? Cuscini che vi massaggiano il corpo e una sconosciuta bevanda calda che, mescolandosi al sangue, arriva direttamente al cuore? Vi siete mai ubriacati di amore e di calore umano dentro una grande cucina popolata di pentole che sembrano scrigni? Scivolando scivolando ero arrivata da Margherita e dalla piccola Cecilia.
Non mi dimenticherò mai quella notte magica, la voce ed il sorriso rassicurante di Margherita prima di addormentarmi ed il suo abbraccio commosso prima di ripartire “Grazie Valentina, sei una poeta…” Non mi dimenticherò mai le manine grinzose e violacee di Cecilia mentre le stringo forte fra le mie, né il suo faccino da coccinella, con quei due occhi neri come l’inchiostro e quei palloncini rossi al posto delle gote… Dove è il mio cappello? Dove ho messo il cappello??… Peccato…Anche le magie vanno riconosciute…E condivise.