Savana, Watamu e Malindi

Kenya: posti incredibili e qualche consiglio
Scritto da: VALAB 81
savana, watamu e malindi
Partenza il: 14/08/2009
Ritorno il: 29/08/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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JAMBO BUHANA, e KARIBUNI: come vi direbbero ‘ciao gente e benvenuti’ in Kenya. Un viaggio sorprendente per la sua varietà di paesaggi e per l’accoglienza della gente, che ci ha fatto vivere due settimane fantastiche tra la Savana, Watamu e Malindi. E non parlo solo di safari e mare; ma di tanti posti suggestivi da vedere e vivere: questo è il Kenya ! Cercherò di raccontarvi i posti vissuti dal safari nello Tsavo Est, al Canyon di Marafa, alle mangrovie di Mida Creek, dalle acque cristalline di Sardegna Due, alla spiaggia dorata di Che Shale, alle rovine di Gede. Vi racconterò il viaggio mio e di Stefano, aprendo di tanto in tanto piccole parentesi, che spero possano essere utili a qualche lettore per caso! Nel corso del mio diario tenterò di rispondere ai tre principali dubbi che ci attanagliavano prima di prenotare: 1) Il clima ad agosto. Un incognita 2) Watamu o Malindi ? Eterno dilemma 3) Safari…. In quale Parco ? E quanti giorni ? Prenotarlo dall’Italia o in loco ? Per nostra tranquillità, essendo la prima volta in Kenya, ci affidiamo alle mani di un tour operator e optiamo per un pacchetto Karambola del gruppo Alpitour, che prevede un safari di tre giorni e soggiorno a Malindi, come base di partenza per le nostre escursioni. Devo dire ottima scelta come qualità-prezzo, strutture ottime (sia sia durante il safari, sia il villaggio) e organizzazione impeccabile. Tutto perfetto, anche il CLIMA, nonostante i dubbi che avevamo sul meteo, in quanto ad agosto il periodo delle piogge è finito, ma la stagione secca non è ancora iniziata. E invece, sono stati 15 giorni di bel tempo, sole e caldo non eccessivo, solamente qualche acquazzone passeggero, e di poca durata. Ma subito dopo la pioggia, il cielo tornava azzurro e il sole scaldava come prima. Probabilmente la fortuna ha fatto il suo gioco, ma da quanto ho capito, in linea di massima il clima è bello, basta evitare i mesi delle piogge. Quindi partite anche ad agosto !! MALINDI O WATAMU: la scelta ci lasciava perplessi. Per sentito dire il mare era più bello a Watamu. Ma alla fine optiamo per Malindi perché il soggiorno è un po’ più economico, e in ogni caso l’intenzione è quella di girare parecchio, facendo passare il mare in secondo piano. Considerando anche il fatto che a spostarsi da Watamu a Malindi in taxi ci vogliono solo 20 minuti ed è economico ! Ed è quello che abbiamo fatto noi, andando parecchi volte in spiaggia a Watamu. In effetti posso dire che il mare merita di più a Watamu; davvero un’acqua turchese e spiagge bianche. Mentre a Malindi, non è brutto, però non aspettatevi quell’acqua azzurra e tersa da catalogo. Anzi a volte può essere proprio marrone, tranne quel piccolo angolo di mare turchese chiamato zona Iacuzzi, proprio sotto la casa di Briatore ! Tuttavia la spiaggia sulla quale si affacciano tutte le strutture alberghiere, la famosa Silversand, è davvero una bella spiaggia, kilometrica e di sabbia bianca. Nota positiva per scegliere Malindi è il suo essere un po’ più viva, (ricordate sempre che stiamo parlando di Africa), e la sera se ci si vuole scatenare in una discoteca africana, o bere un drink in un pub, o mangiare in pizzeria, allora Malindi by night può essere molto suggestiva e attraente. Mentre a Watamu, al di fuori del villaggio non c’è nulla ! Quindi la scelta sta a voi. Mare bello ? Watamu ! Movida notturna ? Malindi. Piccola parentesi sul mare: da tenere in considerazione, in base alla mia esperienza, è il fatto che la spiaggia si sfrutta relativamente poco, per svariati motivi. In primis per il fenomeno dell’alta e bassa marea, per cui il bagno in mare quasi non si fa: quando è bassa marea, per fare una nuotatina bisogna andare al largo, e quando è alta generalmente ci sono le alghe. Secondo motivo, se fate escursioni, avrete poco tempo per la spiaggia e il mare passa in secondo piano. Terzo, i beach boys, per quanto sia brava gente, a volte vi faranno passare la voglia di andare in spiaggia. Ma detto questo, è ora di partire……. Anzi di arrivare… SAFARI: 1° giorno: Tsavo Est + campo tendato. Appena arrivati a Mombasa, dopo il disbrigo delle faccende burocratiche in aeroporto, partiamo col pulmino da sei, diretti verso lo Tsavo Est. L’emozione è tanta e l’adrenalina sale, nonostante la stanchezza che ci portiamo dietro dopo 9 ore di volo notturno, durante il quale abbiamo dormito poco e niente… anzi niente. Piccola parentesi a tal proposito, iniziare col safari è veramente stancante e si rischia di goderselo di meno. Sarebbe più salutare prenotare un pacchetto che preveda il safari verso metà della vacanza oppure organizzarlo direttamente in loco. Dopo essere stata sul posto, posso dire che anche i safari comprati dai beach boys sono assolutamente ben gestiti e sul prezzo si risparmia qualcosa ! In più si aiuta questa gente a guadagnare qualcosa ! Arriviamo al Gate e ci addentriamo nel Parco percorrendo una strada di terra rossa circondata da una fantastica e sterminata savana. Tra struzzi, gazzelle, zebre, giraffe, un ghepardo in lontananza che avanza fiero e sicuro di sé, e ancora elefanti, ippopotami, dik-dik che saltellano a fianco del pulmino e due coccodrilli, il primo approccio con la savana è un susseguirsi di emozioni, e di sorprese a raffica. Uno spazio così selvaggio e imprevedibile, che ti riporta ai documentari che vedi solo in tv, ma quel giorno lì, sei tu a vivere quelle emozioni che prima vedevi sullo schermo. Nota decisamente positiva va al campo tendato Epiya Chapeyu, dove abbiamo alloggiato la prima notte: situato proprio sul fiume Galana, con la terrazza ristorante direttamente sul fiume, sotto le palme; gestito da staff locale molto gentile e simpatico, che parlicchia italiano e cucina benissimo. Le scimmiette lì sono di casa e ci tengono compagnia rubando di tanto in tanto qualcosa da mangiare, e poi Mario, l’elefante amico del campeggio che scorrazza tranquillo ! Dall’altra parte del fiume gli ippopotami. Irrinunciabile per me l’esperienza del campo tendato, che aggiunge un tocco di magia al sogno che stai vivendo. Un must per assaporare ancora di più lo spirito del safari, dormendo immersi nella natura, circondati dai rumori selvaggi, dove tutto è….. così Africa ! Non temete, se ci state pensando, i campi tendati sono in totale sicurezza, e sono custoditi dalle sentinelle che fanno la ronda tutta la notte. 2° giorno Riserva Taita Hill’s + Lodge. Sveglia all’alba, pronti per una nuova giornata di safari. Percorriamo sempre lo Tsavo Est incontrando altre giraffe, elefanti, antilopi, zebre, uccelli coloratissimi e poi tre leonesse, maestose, pronte a cacciare. Riusciamo anche a fotografarne una con la preda in bocca. Usciamo dal Parco per dirigerci verso la riserva Taita Hill’s, passando attraverso vari villaggi. Molto interessante osservare questi scorci di vita quotidiana così diversa dalla nostra. I bambini che giocano scalzi con dei pneumatici recuperati chissà dove, le donne che portano l’acqua al loro villaggio con delle taniche gialle caricate sulla testa, crocchi di uomini che ci guardano con aria incuriosita, o forse diffidente, capre sui cigli della strada che brucano tutto ciò che trovano, donne che stendono dei panni coloratissimi su un filo teso tra due alberi. Chi lavora nei campi, chi se la fuma seduto all’ombra, chi espone un misero banchetto con due ananas e un casco di banane, chi guida un carretto carico di roba trainato da un asino, capre sui cigli della strada che brucano tutto ciò che trovano. Sembrava di essere stati catapultati in un’altra epoca, una realtà così lontana dalla frenesia, così libera e semplice. Arriviamo al Villaggio di Msorongo, tappa del nostro tour, dove gli abitanti ci accolgono mostrandoci le loro case, costruite con acqua e fango, le loro colture di Alohè, il recinto delle caprette. Ma c’è una sorpresa per noi: ci aspetta la discoteca. Un spiazzo destinato alle loro danze, riparato da una tettoia in bambù, con tanto di band e vocalist. Un gruppo di danzatrici piuttosto in carne, vestite in modo coloratissimo, ci coinvolge nelle danze afro, e tra una risata e l’altra balliamo anche noi a ritmo di tamburi. Ma è ora di raggiungere Taita Hill’s per un’altra giornata di Safari, dove avvistiamo ancora giraffe, elefanti, dei simpatici babbuini, una mandria di bufali, e infine ancora due magnifici esemplari di leonessa. Questa notte la passeremo al Sarova Taita Lodge, immerso nella savana, con tanto di piscina e giardino; una hall enorme, con un caminetto centrale imponente, tutto costruito in pietra, camere con balcone direttamente sulla savana, da dove si possono avvistare gli animali che si abbeverano nelle pozze. Atmosfera da mille e una notte ! Anche se vi dirò, il campo tendato spartano della sera prima, mi mancava un po’ ! 3° giorno tappa al villaggio Masai, dove assistiamo alla danza tipica di questi uomini incredibilmente alti, che si esibiscono intonando il loro inno tribale, vestiti con colori sgargianti, principalmente rosso e blu, e sandali realizzati con la gomma dei pneumatici. Anche le donne e i bambini del villaggio sono vestiti con stoffe coloratissime, e le teste completamente rasate. Probabilmente questi Masai non erano troppo autentici, la visita ci è sembrata piuttosto commerciale, abbiamo pagato un biglietto d’ingresso di € 20,00 a testa, e in più siamo stati quasi obbligati ad acquistare braccialetti e collanine al mercatino che avevano allestito per noi. Ma nonostante ciò, è stato molto interessante visitare il loro villaggio, fatto anche qui di capanne costruite con fango e sterco e tetti di bambù. Molto piacevole è stata anche la dimostrazione di come accendere il fuoco con un bastoncino di legno, un po’ di paglia e sterco di elefante. Accensione a cui partecipa anche Stefano, sfregando il bastoncino che poi si comprerà ! La fantastica esperienza del Safari è al termine. E’ ora di raggiungere la costa. Dalla nostra esperienza posso dire che 3 giorni sono sufficienti per assaporare lo spirito della savana e per avvistare parecchi animali; tenete presente che il safari è stancante, e la sveglia al mattino è sempre all’alba, il momento migliore per l’avvitamento. Tre giorni in ogni caso sono un giusto compromesso per chi vuole anche rilassarsi al mare e visitare i dintorni. E anche il prezzo è accettabile ! Inoltre lo Tsavo Est è stato molto soddisfacente dal punto di vista dell’avvistamento e del panorama, anche se ad agosto il paesaggio è piuttosto arido e secco. Proseguiamo per Malindi, lasciandoci alle spalle quell’infinito spazio che è la savana. Percorriamo una strada sterrata circondata da palme, piuttosto tortuosa e piena di buche, passando in mezzo a vari villaggi locali. SOGGIORNO A MALINDI. Eccoci al 4° giorno. Ci godiamo il primo giorno in totale relax al villaggio. Tentiamo una passeggiata sulla spiaggia che prosegue per qualche kilometro, la Silversand. Qui abbiamo il primo approccio con la gente locale: non appena mettiamo i piedi in spiaggia, si aggregano a noi 3 o 4 beach boys, che dopo averci dato il benvenuto, iniziano ad assillarci di domande su quanto stiamo, dove alloggiamo, e cercare di venderci escursioni. E man mano che proseguiamo se ne aggiungono altri, che vendono souvenir, targhette, e quant’altro. E la passeggiata si rivela tutt’altro che rilassante. Da lì in poi la nostra vacanza è stata così sempre col seguito di beach boys. Piccola parentesi a questo proposito, i beach boys sono bravissimi ragazzi, ma per i nostri gusti un po’ troppo invadenti. Sicuramente questa loro presenza insistente ha limitato il nostro stare in spiaggia. Tant’è vero che preferivamo restare all’interno del villaggio in piscina o nel quadratino di spiaggia riservato. Sempre a proposito di beach boys, devo dire sono onesti e affidabili, ed è assolutamente sicuro organizzare escursioni con loro: sia per gite di un’intera giornata o anche solo come taxi. L’essenziale è contrattare con loro un prezzo. Loro ti accompagnano dove vuoi e poi ti aspettano anche tutto il giorno, restando a tua disposizione per eventuali spostamenti. Dove si contratta ? Ovunque ! Sulla spiaggia o davanti al villaggio c’è sempre la ressa di beach boys in attesa che un turista chieda loro qualcosa. ESCURSIONI: Nei giorni a seguire, entrati nel pieno del meccanismo, abbiamo fatto varie escursioni per conto nostro, organizzandoci solo il trasporto sempre con lo stesso beach boy. Un’escursione bellissima da non perdere, se piace questo tipo paesaggio è Marafa, chiamata Hell’s Kitchen, ossia cucina del diavolo, per la leggenda legata a questo posto. Una sorta di Canyon scavato dal fiume che un tempo scorreva tra queste rocce rossicce dalla forma molto irregolare, fatte di tante punte e pinnacoli, più alti o più bassi, forgiati dal vento. La guida del posto ci illustra la leggenda di Marafa, accompagnandoci lungo il sentiero che scende all’interno della depressione. Così dall’alto della vista panoramica sul canyon circondato dal verde, scendiamo in basso in mezzo a rocce altissime. Molto suggestivo il tratto per arrivare a Marafa, passando attraverso i villaggi indigeni, villaggi a tratti di capanne, a tratti di casupole in cemento con tetti di lamiera. E ancora una volta entriamo in contatto con la realtà del posto e la vita della gente, qui. Prima di andare via compriamo da un banchetto allestito per i turisti dei biscotti e dei quaderni, che poi distribuiamo ai bambini del villaggio, insieme alle matite colorate che ci siamo portati dall’Italia. I bambini vengono fatti mettere in fila per ricevere ciascuno un pennarello. Ma l’ordine ben presto si scompone e i bambini si ammucchiano attorno a me per cercare di strapparmi dalle mani i quaderni e i colori. E’ incredibile vedere dei bambini bramare così tanto un pennarello, e azzuffarsi per prenderne due o tre. In ogni caso se siete interessati meglio donare materiale per la scuola, anziché caramelle, che fanno male ai denti, che poi loro non hanno la possibilità di curare. Imperdibile il Safari blu ! Al mattino partenza in barca dal Parco Marino di Malindi. Durante il tragitto tappa snorkeling. Chi non vuole tuffarsi resta in barca e lancia molliche ai pesci. Miriadi di pesciolini salgono a galla, ma non immaginatevi branchi dai mille colori, per lo più sono pesciolini grigi, e i più vivaci sono a strisce gialle. Riprendiamo la navigazione verso il largo, incontrando di tanto in tanto qualche barchetta di pescatori, che canticchiano in attesa di tirare fuori un polipo. Man mano che avanziamo l’acqua si fa sempre più azzurra, sempre più limpida, e sempre più bassa. Eh si, il fenomeno della bassa marea, nel culmine dei suoi giorni, si abbassa talmente tanto da far riaffiorare degli atolli che generalmente sono sott’acqua. La barca si arena e noi scendiamo ritrovandoci in mezzo all’oceano indiano con l’acqua al ginocchio. Incredibile ! Siamo sull’atollo di Mayungu, meglio conosciuto come Sardegna Due, così ribattezzato dalla gente del posto. Come posizione siamo tra Watamu e Malindi, perché in lontananza verso riva riusciamo a intravedere il villaggio Jacaranda. Davanti a noi una distesa immensa di acqua azzurrissima che si confonde col cielo, uno posto da sogno. Il mare continua a scendere di livello, fino alle caviglie, e poi fino a sparire lasciando spazio alla sabbia bianchissima. E in pochi attimi ci ritroviamo su una lingua di sabbia in mezzo al mare. Ovviamente fare il bagno è impossibile, l’acqua è troppo bassa. In compenso troviamo delle stelle marine rosse giganti, proprio come quelle dei cartoni animati. Essendo i primi ad arrivare godiamo a pieno della bellezza di questo paradio, anche se ben presto con l’arrivo di altre 4/5 barche la magia i rompe, ma il posto merita comunque. Concludiamo con una mega grigliata di gamberoni e pesce spada, cotti sul barbecue. Ma ecco che dal nulla spuntano i primi beach boys, da riva sono venuti sin qua in canoa, per cercare di venderci qualche souveni, anche in mezzo all’oceano. In un batter d’occhio la marea cambia, l’acqua si alza di livello e noi possiamo ripartire con la barca. Ovviamente nei giorni di bassa marea, e in giornate di sole, Sardegna Due è un vero paradiso terrestre e i colori rendono molto di più. Molto suggestiva la gita alle mangrovie di Mida Creek, quelle piante stranissime che vivono a bordo dell’acqua, caratterizzate da un intreccio unico di radici che si intersecano tra loro. So che esistono parecchie gite simili, penso che le mangrovie siano di casa in Kenya, ma bisogna stare attenti a scegliere le giuste mangrovie, e a quanto pare le più belle sono appunto a Mida Creek, una baia posizionata a sud di Watamu. Partenza in barca dal parco Marino di Watamu, che quel giorno era un vero e proprio tappeto di alghe nere. Si naviga verso il largo raggiungendo un punto in cui la bassa marea lasciava riaffiorare gli atolli sommersi, molto simile a Sardegna Due. Peccato che quel mattino il sole faceva un po’ le bizze, e quindi i colori non rendevano altrettanto. Proseguiamo verso Mida Creek e costeggiamo la baia, incanalandoci in un tratto di mare più stretto, simile a un fiume, completamente circondati dalle mangrovie. La navigazione ci porta in un tratto di spiaggia bianchissima, immersa nel verde, dove scendiamo per ammirare i fenicotteri, che orgogliosi si lasciano fotografare. Giunta l’ora del pranzo ci attende un’altra mega grigliata di pesce sotto una capanna. Serviti e riveriti con la pancia piena, arriva l’ora di immergerci nel vero spirito “mangroviano” a bordo di una canoa scavata nel tronco di un banano. E inizia così l’avventura all’indiana Jones: in sei sulla canoa, non troppo stabile, su acque non proprio terse, anzi marroni, oserei dire, guidati da un beach boy che rema con una canna di bambù. Un giretto molto suggestivo lungo il fiume, tra le mangrovie e i barracuda che nuotano sotto di noi. Tra risate e canzoncine finisce così la nostra avventura ! Che Shale, la spiaggia d’oro: altra grande sorpresa di questo tratto di costa, a circa un’oretta a nord di Malindi, verso Mambrui. Sempre a bordo del nostro pulmino lasciamo la strada principale, per affrontare una stradina sterrata in mezzo alle palme che ci porta su una spiaggia chilometrica, nel vero senso della parola. Una spiaggia infinita e per di più larghissima. Pochissime persone a prendere il sole, ma tanti appassionati di kite-surf ! Quasi uno spettacolo vedere questi “paracaduti” colorati fare evoluzioni nel cielo azzuro di Che Shale. Questa volta non si tratta di spiaggia bianca, bensì di una distesa immensa di sabbia piuttosto scura. Ma passeggiando lungomare scopriamo che in realtà la spiaggia è dorata, perché, ci spiegano, la sabbia è mista a pirite e quindi luccica davvero come oro. Fenomeno che si nota ancor di più vicino all’acqua. Il mare devo dire non è altrettanto incantevole come a Watamu, gioco-forza della sabbia scura che c’è qui, per cui l’acqua non può di certo essere trasparente. Ma lo splendore della spiaggia non finisce qui, un paesaggio di dune si apre davanti a noi. Un’infinità di dune di sabbia finissima, proprio come nel deserto, si dipanano verso il mare. Fantastico ! Molto carino invece il ristorante della spiaggia, che ci ricorda l’ambientazione Flintstones, immerso nel verde e circondato da piante grasse, tutto di legno e bambù, dal bancone del bar, ai divanetti scavati in tronchi di banano, ai lettini prendi-sole. I giorni restanti li abbiamo divisi tra il relax nel villaggio e qualche giornata a Watamu, dove solitamente andavamo alla spiaggia dell’Acquarius, dove conoscevamo un animatore. Molto bello questo tratto di spiaggia bianchissima. L’acqua sempre bassa ci ha permesso di fare pochi bagni, ma di fare lunghe passeggiate verso il largo e di raggiungere le rocce, che altrimenti erano sommerse dal mare. Poco distante da lì, siamo stati anche alla Spiaggia dell’Amore, dove grazie alla bassa marea siamo arrivati alla famosa roccia, a forma di fungo, a causa dall’azione erosiva dell’acqua. Nei dintorni da Watamu consiglio anche un saltino alle rovine di Gede. Un sito archeologico immerso nel verde, dove ormai ci sono solo più resti di mura, abitate dai babbuini, circondate da alberi strani di tante specie diverse, tra cui i giganteschi bao-bab. Una guida del posto simpaticissima, ci accompagna in questo giro, parlando un italiano straordinario, caratterizzato da accenti tipici nostri come il toscano e il romano. Altro giorno invece siamo stati alla spiaggia del Jacaranda che però era un po’ troppo algosa, ma per fortuna la bassa marea ancora una volta ci ha regalato una stupenda lingua di sabbia bianchissima, collegata alla spiaggia, in mezzo a un mare cristallino che di più non si poteva. Ovviamente niente bagno in mare, acqua troppo bassa ! I beach boy erano presenti anche lì, ma dopo esserci sdraiati siamo riusciti a rimanere soli. Forse gli ultimi giorni si impara ! Lo stesso giorno poi abbiamo concluso con un giro cittadino di Malindi in tuk-tuk, il taxi tipico del Kenya, in pratica la classica ape su tre ruote, con posto guida e un sedile da tre persone sul retro. Non aspettatevi chissà che cosa da Malindi, è una cittadina africana, abbastanza sporca, e alquanto caotica, dove circolano mezzi di ogni genere, dai motorini ai carretti trainati dagli asinelli, dai matatu (i loro autobus), alle macchine scassate. Un invasione di bazar e mercatini, un sacco di gente a piedi, di ogni religione e di ogni tipo, donne col burka, donne coi jeans, artigiani che lavorano il legno e quant’altro lungo la strada. I tuk-tuk sono ovunque, li fermate per strada e contrattate un prezzo in base a dove volete andare. E ‘molto economico: € 0,50 per farsi portare in giro a Malindi. Attenti a non farvi prendere in giro sul prezzo, ma anche a non prendere in giro questi ragazzi. Hanno più bisogno di voi ! Insomma devo dire che abbiamo girato parecchio, ma che gusto c’è a fare un viaggio del genere senza visitare posti incredibili come questi !


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