Sardegna, un viaggio soft nel sud
sabato 13 Agosto
È una torrida giornata di piena estate quando completiamo i preparativi, mettendo dentro al camper tutto quanto il necessario per affrontare questo nuovo viaggio… un viaggio molto particolare, perché sarà il primo (al di fuori del grembo materno) per il nostro piccolo Leonardo (venti mesi domani). Vista la presenza del bimbo non andremo alla conquista di luoghi esotici od impervi, macinando migliaia e migliaia di chilometri, ma ci recheremo in Sardegna, una terra meravigliosa, che già in parte conosciamo, per una vacanza “soft”, tutta sole e bellissimo mare… Con l’entusiasmo di Leo alle stelle partiamo dopo pranzo, alle 14:15, e venti minuti più tardi entriamo in autostrada a Faenza. E’ l’ora del solito riposino pomeridiano per il piccolo che, cullato dal rollio delle ruote sull’asfalto, poco dopo si addormenta (come da programmi), mentre le lancette dell’orologio segnano le 15:00 e ci apprestiamo ad oltrepassare Bologna per imboccare la A1 in direzione sud. L’adrenalina nel corpicino di Leonardo è però a livelli elevati, così a Sasso Marconi è già sveglio e pimpante… Arrivare a Piombino sarà durissima! Alle 16:00 ci lasciamo alle spalle il valico appenninico e scendiamo verso Firenze, dove arriviamo mezzora più tardi per uscire dall’autostrada e prendere a seguire la Fi-Pi-Li, arteria a quattro corsie che ci porterà fin sulle sponde del Mar Tirreno. Giunti nei pressi di Livorno percorriamo un breve tratto di autostrada A12 fino a Rosignano, dove questa termina per immettersi nella Strada Statale Aurelia. Sono quasi le 18:00 e, mentre sulla nostra sinistra appare una vasta area occupata da pale eoliche che ci fa tornare in mente la California, il piccolo comincia ad esaurire la pazienza… Per fortuna siamo praticamente arrivati, infatti alle 18:45 facciamo il nostro ingresso nel porto di Piombino, dal quale salperemo alla volta della seconda isola italiana (e del Mediterraneo) per estensione dopo la Sicilia. Nell’attesa dell’imbarco ceniamo e alle 20:25 saliamo con nostro mezzo sul traghetto Giuseppe Sa della compagnia di navigazione Moby Lines. Per ingannare il tempo andiamo a spasso per la nave, con il piccolo galvanizzato ed incontenibile che scorazza per le scalette, su e giù fra i vari ponti, tanto che dobbiamo brigare non poco a convincerlo di rientrare nel camper, perché, con la formula del “camping on board”, è lì che trascorreremo la notte. Con dieci minuti di anticipo, alle 21:50, il traghetto si stacca dal molo del porto di Piombino, mentre Leonardo è una comica e all’urlo di “Parte!… Parte!…” vuole a tutti i costi essere ben legato al suo seggiolino… poi si convince che non era necessario, chiede di scendere e finalmente si convince di andare a nanna… e noi lo seguiamo, perché domani mattina ci aspetta una levataccia.
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Domenica 14 Agosto
Pochi minuti dopo le 6:00 le urla dei marinai e i rumori della nave che sta per attraccare ci danno il buongiorno e mezzora più tardi sbarchiamo in territorio sardo. Sabrina e Leonardo restano a letto, mentre in compagnia di Federico mi avvio lungo la costa verso sud, in direzione della prima spiaggia di questo viaggio. Ad una manciata di chilometri dall’abitato di San Teodoro svoltiamo sulla sinistra seguendo le indicazioni per Capo Coda Cavallo e quasi subito ci troviamo di fronte all’ingresso del parcheggio di Cala Brandinchi, proprio mentre la sbarra che ne ostruisce l’accesso sta per essere alzata. Paghiamo i quindici euro richiesti per l’intera giornata e ci sistemiamo nell’apposita area sosta per camper. Andiamo in esplorazione: Cala Brandinchi, più nota come Thaiti e dominata alle sue spalle dall’imponente sagoma dell’Isola Tavolara, è invasa da qualche alga di troppo e l’arenile risulta piuttosto stretto e umido, così gli preferiamo la vicina Cala Lu Impostu, situata nei pressi di un piccolo stagno. Il mare è stupendo, come quello di tredici anni fa, quando venimmo in questo posto con Federico che aveva l’attuale età di Leonardo, ma le condizioni meteo oggi purtroppo non sono ottimali, con il cielo che, piuttosto velato, non esalta i colori dell’acqua di fronte a noi. In tarda mattinata ci concediamo comunque un bel bagno e poi torniamo al camper per pranzare. Nel pomeriggio il cielo si copre ulteriormente e si alza anche un fastidioso vento, tutto come da previsioni, secondo le quali da domani dovrebbe già tornare a splendere il sole, così decidiamo di partire in anticipo verso il completamento della tappa. Lasciamo il parcheggio di Cala Brandinchi e proseguiamo ancora verso sud lungo la costa, affrontando fra l’altro una bella quantità di curve che c’impongono uno stop imprevisto causa il piccolo, che proprio non le digerisce. In località Berchida ci avventuriamo poi lungo uno sterrato, che in circa quattro chilometri (da affrontare con estrema calma) ci fa arrivare a Cala Berchida, dove passeremo la notte e, presumibilmente, tutto domani. Il luogo, situato lontano dai centri abitati, è selvaggio, ma ci sono tanti altri camper, così decidiamo di cenare all’aria aperta… Pessima idea: veniamo subito assalita da un’orda di zanzare inferocite e dobbiamo ingurgitare tutto in fretta e furia, prima di battere irrimediabilmente in ritirata! Col sopraggiungere dell’oscurità, al chiaro di luna e sotto ad una magnifica stellata, facciamo una passeggiata in spiaggia, dove un gruppo di ragazzi sta preparando il tradizionale (anche qua) falò di Ferragosto, poi torniamo a trascorrere il resto della serata fra le quattro pareti del camper… La prima vera giornata di vacanza se n’è così andata, anche se con un esito non troppo favorevole, ma non disperiamo e contiamo ardentemente sulle prossime.
Lunedì 15 Agosto
In cielo c’è qualche nuvola di troppo anche questa mattina, ma, dicono sul web, dovrebbero dileguarsi abbastanza in fretta… Infatti all’ora di andare in spiaggia gli spazi di sereno sono già in netta maggioranza rispetto a quelli di grigio. La spiaggia di Cala Berchida è particolarmente affascinante, immersa com’è in una natura praticamente intatta… Candida, profonda e lunghissima, sulla quinta di verdeggianti colline e punteggiata di bianchissimi gigli selvatici… solo il mare pare non sia mai completamente calmo, come oggi del resto, e le onde si abbattono costantemente sul bagnasciuga. L’acqua comunque è bella e trasparente, così facciamo un bel bagno, poi una passeggiata e il mezzogiorno arriva in un baleno. Nel pomeriggio di questa giornata iper-festiva l’arenile di Cala Berchida è strapieno di bagnanti, ma comunque gradevole vista la sua estensione. Le condizioni meteo sono ottimali ed il sole, che ora è passato alle nostre spalle, esalta le trasparenze del Mar Tirreno. Restiamo in spiaggia fin oltre le 19:00, coccolati dalla brezza mediterranea e allietati dal progressivo spopolamento del luogo, poi torniamo al camper e per cena ci ritiriamo al suo interno, vista la scioccante esperienza di ieri sera con le odiate zanzare! Più tardi, con il cielo punteggiato di stelle e l’evanescente bagliore della luna a colorare d’argento i flutti del mare, facciamo nel silenzio più assoluto una passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia e poi corriamo a letto, protesi verso un’altra giornata di questo interessante viaggio nel cuore del Mediterraneo.
Martedì 16 Agosto
Sveglia presto… per quanto può essere presto con un bimbo dormiglione come Leonardo… alle 8:00! Già prima delle 9:00 salutiamo il parcheggio di Cala Berchida e accompagnati da una nebulosa scia ci lasciamo alle spalle il suo polveroso sterrato. Seguendo la statale arriviamo nell’abitato di Siniscola dove facciamo una veloce spesa e poi imbocchiamo la superstrada, che corre in direzione sud-ovest attraversando letteralmente la Sardegna lungo un’ipotetica diagonale. Oltrepassiamo Nuoro, capoluogo di provincia circondato da aspre montagne, e poco più tardi usciamo nella località di Ghilarza per andare a visitare l’interessante chiesa romanica di S. Pietro di Zuri … ma non troviamo alcuna indicazione in merito e rischiamo di incastrarci con il camper nelle viuzze della cittadina, così desistiamo. Rientriamo in superstrada e ne usciamo dopo pochissimi chilometri per andare a vedere il sito nuragico di Losa. Il Nuraghe di Losa è senz’altro da annoverare fra i monumenti preistorici più importanti dell’isola. Fu edificato con blocchi di basalto a partire dall’età del bronzo medio (prima metà del secondo millennio a.C.), in differenti momenti di fabbricazione ed è un’eccezionale testimonianza dell’architettura e dell’antica civiltà sarda. Il monumento ha una struttura complessa costituita da una torre centrale e tre secondarie, unite da mura che danno origine ad un bastione a forma di triangolo equilatero. La torre centrale, il nucleo più antico della costruzione, si sviluppa in altezza per oltre undici metri, con camere sovrapposte collegate da una scala elicoidale che culmina con un vasto terrazzo. Sotto ad un sole cocente ci concediamo così il nostro pizzico di cultura… sorprendentemente ben digerito da Leonardo che, assai divertito, non ne voleva proprio sapere di abbandonare le antiche pietre. Poco prima di mezzogiorno lasciamo il Nuraghe di Losa e tornando a macinar chilometri, prima sulla superstrada e poi sulla viabilità ordinaria, quasi un’ora più tardi giungiamo in vista del mare nel cuore della Penisola del Sinis, in provincia di Oristano e più precisamente nella località di Mari Ermi… ma non andiamo in spiaggia, bensì nell’area di sosta Agricampeggio Muras (a pochi metri dal bagnasciuga) così da pranzare e mandare a nanna il piccolo. Nel pomeriggio ci rechiamo a trascorrere un po’ di tempo in riva al mare, in quella che è nota a tutti come la “spiaggia dei chicchi di riso”. L’arenile è infatti formato da un’infinità di minuscoli sassolini di quarzo bianco che vagamente ricordano quel comunissimo cereale… Il “risotto” è però anche ben condito (purtroppo) da abbondanti e sgradevoli cumuli di alghe e, di conseguenza, anche il mare non risulta eccezionale, ma non disperiamo perché dovremo passare sul posto non più di qualche ora. Alla fine ci dilunghiamo lo stesso nella spiaggia di Mari Ermi, che essendo orientata ad occidente, più tardi, ci regala almeno un infuocato tramonto, quindi concludiamo la serata mangiando buon pesce in un chiosco in riva al mare.
Mercoledì 17 Agosto
La spiaggia di Mari Ermi non ci ha proprio entusiasmato, allora questa mattina partiamo in camper e, seguendo un breve sterrato che corre parallelo alla costa, andiamo ad Is Arutas, una località in teoria molto simile e con una spiaggia dalle identiche caratteristiche… in teoria, perché in pratica l’arenile risulta molto più pulito ed il mare più accattivante! Trascorriamo così fra i “chicchi di riso” di Is Arutas l’intera mattinata e, dopo pranzo, anche tutto il pomeriggio, allietati da un clima piacevole e da acqua cristallina, seppur attorniati da tanti (forse troppi) bagnanti. Con Federico vado anche in esplorazione con maschera e boccaglio fra le scogliere sulla destra dell’insenatura… Siamo in area marina protetta e lo snorkelling è piacevole, con numerosissimi pesci intorno a noi… Certo, con i fondali delle Maldive ancora negl’occhi, dopo meno di quattro mesi, è difficile entusiasmarsi, ma per essere nel Mediterraneo oserei proprio dire che non è male! Ci dilunghiamo un po’ in spiaggia, fin quasi al tramonto, quando, finalmente, gli ombrelloni sono belli radi e poi torniamo per la notte in area di sosta a Mari Ermi, percorrendo a ritroso l’accidentato tragitto mattutino. Domani lasceremo, con un giorno d’anticipo, il Sinis, non perché non ci sia piaciuto, anzi, la piccola baia di Is Arutas è davvero bella, ma perché le spiagge di ghiaia non sono proprio adatte a Leonardo che vi trova qualche difficoltà di movimento e non può divertirsi a fare i tradizionali giochi con la sabbia, ma soprattutto perché crediamo di trovare molte altre alternative valide lungo l’itinerario previsto… Adottata all’unanimità questa decisione, sotto ad una magnifica stellata, chiudiamo così la porta del camper e ce ne andiamo a dormire.
Giovedì 18 Agosto
Di buon ora salutiamo l’area di sosta di Mari Ermi, ma non ancora il Sinis, perché c’è rimasto da visitare la sua località più rappresentativa: San Giovanni di Sinis, che si trova all’estremità meridionale della penisola, all’imbocco del Golfo di Oristano. Dopo neanche mezzora parcheggiamo il camper nel punto in cui termina la strada asfaltata che va verso il capo e lì notiamo, prima di tutto, la caratteristica chiesa paleocristiana di San Giovanni Battista, risalente, nel suo impianto originario, al VI secolo e più tardi rimaneggiata. Proprio nei pressi dell’edificio religioso troviamo poi il capolinea del trenino gommato che ci condurrà, a sud dell’abitato, nel cuore dell’area archeologica di Tharros. Col sorriso che dilaga sul volto del piccolo, affascinato da questa (per lui) insolita avventura, ci approssimiamo con il nostro serpeggiante mezzo a Capo San Marco, laddove i Fenici, nell’VIII secolo a.C., fondarono una delle loro colonie sparse per il Mediterraneo. Contornati da bellissimi panorami a mare e altrettanto belle spiagge, che meriterebbero maggiori attenzioni ma che per noi, con Leonardo, presentano insormontabili problemi logistici, arriviamo fin quasi al faro, dove si trova un antico e suggestivo luogo di sepoltura, poi, sulla via del ritorno, ci fermiamo alle rovine vere e proprie della città di Tharros. L’antico agglomerato fu prima fenicio, quindi cartaginese, poi romano, per essere infine abbandonato nel medioevo ed arrivare a noi, sostanzialmente, nel suo aspetto tardoromano (III-IV secolo d.C.)… Sostanzialmente, perché ciò che resta sono poco più che fondamenta e la sua parte più suggestiva sono forse le strade, che presentano, in diversi punti, ancora il selciato originale, con al centro una “moderna” rete fognante. Percorriamo sotto al solleone le antiche vie, fino in riva al mare, dove si trovano due colonne corinzie rialzate e restaurate, poi torniamo senza fretta all’ingresso dell’area archeologica. La visita ci ha pienamente soddisfatto e anche il piccolo si è divertito un sacco (eccellente sintomo!), tanto che ci ha richiesto molto più tempo del previsto… infatti quasi a mezzogiorno siamo ancora sul posto. Mancano ancora tanti chilometri al termine della tappa, allora partiamo e subito dopo Oristano ci fermiamo in un parcheggio sui bordi della strada per pranzare. La sosta dura il minimo necessario e quanto prima ripartiamo, mentre scorre sulla nostra sinistra l’interessante basilica di Santa Giusta, uno dei più rappresentativi esempi di romanico-sardo esistenti sull’isola, che dobbiamo a malincuore sorvolare perché Leonardo si sta appisolando sul suo seggiolino e siamo in ritardo. Imbocchiamo la superstrada in direzione Cagliari, oltrepassiamo il capoluogo e andiamo verso la regione sud-orientale della Sardegna, seguendo le indicazioni per Villasimius. A metà pomeriggio, col piccolo di nuovo sveglio e pimpante, ci fermiamo nei pressi di Geremeas a goderci qualche ora di mare nella spiaggia il cui nome lascia ben sperare: Mari Pintau. Lasciamo il camper lungo la statale e scendiamo alla spiaggia, che risulta in gran parte sassosa, ma il “mare dipinto” di fronte a noi è veramente bello, con un soffice fondo sabbioso e mille tonalità di azzurro… e poi l’acqua è particolarmente calda, molto più che al nord dell’isola, e ci invita a consumare un lunghissimo bagno. Più tardi, mentre le ombre cominciano ad allungarsi, affrontiamo la scarpinata che ci riporta al camper, e poi i tortuosi venti chilometri di bella strada costiera che ci dividono da Villasimius, sede di tappa. Giunti a destinazione dobbiamo però brigare non poco a trovare l’area di sosta Gli Aranci, l’unica nella zona, e si fa un po’ tardi… ma alla fine ci sistemiamo e, fatta una rinfrescante doccia, ci godiamo il meritato riposo, al termine di un’intensa ma accattivante giornata.
Venerdì 19 Agosto
Lasciamo l’area di sosta, ubicata nell’interno, a qualche chilometro di distanza dal mare, attraversiamo Villasimius e ci dirigiamo verso la penisola che si estende a sud dell’abitato e quindi verso Capo Carbonara. In brevissimo tempo arriviamo così nel parcheggio che si trova alle spalle della famosa e bella spiaggia di Porto Giunco. Sistemiamo il camper all’ombra di alcuni alberi e a piedi ci apprestiamo a raggiungere l’arenile, quando notiamo, seppur al riparo della vegetazione, una forte brezza proveniente dal mare… e subito ci assale un presentimento. Cosa può capitare di peggio in una vacanza balneare oltre ad una giornata nuvolosa o di pioggia? Certo, una giornata di vento… che in questo caso soffia piuttosto teso da sud-est, proprio dritto sulla spiaggia, e muove irrimediabilmente il mare, che ricordavo di aver visto in tutte le foto come un’immensa tavola blu… Peccato, anche perché tutte le spiagge degne di nota della zona sono orientate nella stessa maniera. Ci posizioniamo mestamente a pochi passi dal bagnasciuga (che nonostante tutto risulta traboccante di gente!) cercando in qualche modo di trascorrere il tempo, e facciamo anche un bagno per certi versi divertente, così la mattinata scivola via, senza infamia e senza lode. A complicare ulteriormente le cose, dopo pranzo, ci si mette anche la pompa dell’acqua del camper, che non ne vuole assolutamente sapere di andare… la smontiamo tutta e la rimontiamo … allora, grazie a Dio, riparte, ma non abbiamo proprio capito il motivo del guasto e, più che altro, speriamo non si ripeta. Nel pomeriggio, infine, torniamo in spiaggia, dove il vento ha continuato imperterrito la sua corsa, senza mollare di un solo nodo, e in qualche modo facciamo sera, poi ci rechiamo nell’area di sosta Gli Aranci per trascorrevi un’altra notte… Certo, quella appena conclusa non è stata una giornata molto fortunata, ma siamo fiduciosi e confidiamo in tempi migliori.
Sabato 20 Agosto
Nell’attesa, prevista per domani, che giri il vento, decidiamo di trascorrere anche questa giornata nei pressi di Villasimius, in una spiaggia presumibilmente riparata dalle ire di Eolo e segnalataci dall’anziano custode dell’area di sosta, recuperando così anche il giorno di anticipo derivato dalla partenza anticipata dal Sinis. Dopo colazione muoviamo verso la località di Simius e più precisamente verso la spiaggia di Is Traias, situata a ridosso dell’abitato. Visionato preventivamente l’arenile ne convengo che merita la nostra attenzione, anche perché, vista la situazione di mare ancora piuttosto mosso, reputo non vi sia nulla di meglio nei paraggi. La mattinata trascorre tranquilla, come da routine, senza picchi entusiasmanti, anche perché la baia è sì carina, ma siamo stipatissimi sulla battigia e la cosa assolutamente non ci esalta… Il pomeriggio è sulla stessa lunghezza d’onda… anche dopo un’esplorazione con maschera e boccaglio sulla costa rocciosa a destra dell’insenatura: belle trasparenze, ma pesci col contagocce… In serata torniamo per la terza volta consecutiva all’area di sosta Gli Aranci (non proprio economica, ma senza alternative a breve raggio) e per cena andiamo, a piedi, nelle vicinanze, alla pizzeria La Pergola, che sembra sperduta nella campagna sarda, ma che invece è strapiena e dobbiamo attendere una vita prima di essere serviti… Insomma, anche in questi piccoli particolari, dopo una settimana lontani da casa, questa vacanza non vuol proprio saperne di decollare al cento per cento… ma non vogliamo assolutamente scoraggiarci e contiamo ardentemente sui prossimi sette giorni, anche se purtroppo, ormai, metà del viaggio se n’è già andato definitivamente in fumo.
Domenica 21 Agosto
Lasciamo l’area di sosta Gli Aranci dopo una notte piuttosto insonne, dovuta agli schiamazzi di un gruppo di ragazzi (a dir poco bulli) nelle vicinanze. Oltrepassiamo la cittadina di Villasimius e andiamo verso nord lungo la bella costa di questa parte di Sardegna. Dopo una decina di chilometri, fra intriganti scorci panoramici, imbocchiamo la strada sterrata che porta a Cala Pira. Parcheggiamo all’ombra di alcuni alberi, pagando i dieci euro richiesti per l’intera giornata, e poi c’incamminiamo verso la spiaggia. A prima vista notiamo che il mare si è calmato e finalmente è una tavola blu, poi, più da vicino, riscontriamo anche una bella trasparenza… e, dopo tutto, se Dio vuole, siamo nella Sardegna che fin dall’inizio avevamo desiderato! Piazziamo il nostro ombrellone a pochi metri dal bordo della “piscina” di Cala Pira, immersi in un delizioso contesto ambientale, con massi di granito che caratterizzano le estremità della baia, soffice arena e tiepido mare dai riflessi cristallini, che degrada dolcemente, per la felicità di Leonardo, che può scorazzarvi liberamente. Il queste condizioni la prima parte della giornata vola letteralmente via e in men che non si dica ci troviamo a tavola, di fronte ad un buon piatto di pasta asciutta… Nel pomeriggio, dopo l’inevitabile riposino del piccolo, continuiamo a goderci il posto, fra bagni di sole e bellissimo mare, perennemente presidiati dalla torre spagnola che domina il promontorio sulla sinistra di Cala Pira… Solo un neo in tutto questo: l’eccessivo affollamento della baia, ma siamo in Sardegna, in una domenica di agosto, e bisogna in qualche modo soprassedere. In serata abbandoniamo Cala Pira ed il suo parcheggio, nel quale non è concesso rimanere per la notte, e ci spostiamo di qualche chilometro per raggiungere la vicina Cala Sinzias, dove, secondo indicazioni in nostro possesso, ci andiamo a fermare nel piazzale del chiosco Tamatete (a tutti gli effetti uno stabilimento balneare stile riviera romagnola), sfruttandone le docce, messe gentilmente a disposizione, e mettendo così fine alla miglior giornata di mare dall’inizio del viaggio.
Lunedì 22 Agosto
La sveglia è con un po’ più di calma del solito, perché siamo già sul posto nel quale, oggi, trascorreremo tutto il tempo a nostra disposizione: Cala Sinzias. Facciamo colazione e poi andiamo in spiaggia, una spiaggia molto ampia, tutta di sabbia chiara e piacevole al tatto, lambita da un bel mare azzurro e trasparente, su di una quinta di aspri rilievi punteggiati di macchia mediterranea. Sistemiamo il nostro ombrellone a due passi dal bagnasciuga e poi ci apprestiamo a trascorrere la mattinata, fra giochi con la sabbia e lunghissimi bagni… Si sta benone a Cala Sinzias e la giornata è particolarmente piacevole anche perché, essendo lunedì, c’è molta meno gente intorno a noi e l’atmosfera risulta più rilassante, poi essendo terminata ieri la settimana di Ferragosto, con il presumibile rientro a casa di parecchi villeggianti, anche nei prossimi giorni è lecito pensare di trovare, ovunque, meno rissa del solito. A queste condizioni scivola via bene anche tutto il pomeriggio, con Leonardo galvanizzato dalla presenza di un piccolo parco giochi dal quale, ormai a sera, non vuole proprio staccarsi. Ci ha veramente soddisfatti Cala Sinzias e solo con l’arrivo dell’oscurità dobbiamo digerire una piccola delusione: il chiosco Tamatete, sul quale contavamo per una cenetta in spiaggia, al chiaro di luna, il lunedì sera è chiuso… peccato! Ci ritiriamo allora dentro al camper trascinandoci stancamente verso il mondo dei sogni e verso l’alba di un nuovo giorno in terra di Sardegna.
Martedì 23 Agosto
Ci muoviamo di buon ora da Cala Sinzias, percorriamo una manciata di chilometri verso nord e, dopo una provvidenziale sosta al supermercato, imbocchiamo l’indicazione che porta al parcheggio della Spiaggia di Santa Giusta. Posizioniamo il nostro mezzo, corredato del tagliando valido per l’intera giornata, e ci avviamo a piedi in direzione del mare. Arriviamo così, dopo una breve scarpinata, di fronte al cosiddetto Scoglio di Peppino: un minuscolo isolotto, situato a pochissimi metri dal bagnasciuga, tutto di granito levigato e modellato in fantastiche forme plastiche dalla forza del mare e delle intemperie. Piantiamo il nostro ombrellone in riva a questo meraviglioso tratto di costa, caratterizzato da un bel mare basso e trasparente nel quale tutti, ma in particolare Leonardo, possono bagnarsi e vagare tranquillamente… Esploriamo a fondo lo scoglio, che offre scorci davvero intriganti, e facciamo lunghi bagni, così il mezzogiorno arriva in un attimo, poi facciamo rientro al camper sotto al solleone, oggi più caldo che mai! Nel pomeriggio torniamo di fronte allo Scoglio di Peppino, sempre molto scenografico, e ad un certo punto ci troviamo un paparazzo nascosto sotto all’ombrellone che scatta foto all’impazzata, ma in direzione di chi? Attiguo a noi si trova un villaggio turistico della Igv (I Grandi Viaggi) e nella sua spiaggia riservata c’è, ovviamente, un vip. Si tratta di Alessandro Preziosi, un attore di “soap opera” (basta chiedere alla moglie!), con la sua attuale compagna… Certo che i paparazzi sono tremendi, ma i vips non sono da meno… La coppia in questione si era infatti sistemata in prima fila d’angolo, nel posto più in vista… non è che, forse, volevano proprio farsi fotografare? Dopo questo piccolo spettacolo fuori programma si fa sera e per la notte torniamo a Cala Sinzias, al chiosco Tamatete, nel quale vorremmo riuscire a cenare, ma ieri era chiuso e oggi… è al completo! Allora ci mettiamo una pietra sopra e non ci pensiamo più.
Mercoledì 24 Agosto
Oggi lasceremo la regione sud-orientale della Sardegna per andare in quella sud-occidentale, per cui la prima parte della giornata sarà dedicata a tale trasferimento. Cerchiamo di non partire troppo tardi e, seguendo la strada che corre nell’interno, ripassiamo da Villasimius, approfittandone per fare camper-service nell’area di sosta Gli Aranci, quindi seguiamo la linea costiera fino alle porte di Cagliari, per poi allontanarci dal mare per bypassare il capoluogo sardo. Tornati in riva al Mediterraneo percorriamo un altro tratto di litoranea e, quasi a mezzogiorno, arriviamo, nei pressi di Pula, all’ingresso dell’area archeologica di Nora… e sarebbe nostra intenzione visitare le rovine dell’antico sito prima fenicio, poi punico, quindi romano come Tharros, ma è un orario di punta e tutti i parcheggi della zona sono stracolmi di auto… di bagnanti! Così, impossibilitati a lasciare il nostro ingombrante mezzo (ma anche una Smart, l’avessimo avuta) dobbiamo abbandonare le nobili intenzioni culturali e riprendere la strada del mare… E allora, rivolto al sindaco del Comune di Pula: non sarebbe male riservare un angolo di parcheggio a chi fosse intenzionato a visitare il sito archeologico! Un po’ stizzito seguo le indicazione per la località di Chia e dopo neanche mezzora giungiamo a destinazione, andando dritti al parcheggio di Cala Cipolla, dove ci fermiamo a pranzare e a far fare il consueto riposino a Leonardo. Nel pomeriggio andiamo nell’omonima spiaggia: una bella insenatura, con meraviglioso mare a partire da qualche decina di metri dalla riva (forse a causa dell’eccessivo affollamento) e contornato da scogliere di granito tipiche delle coste sarde… il tutto appurato anche dopo un’interessante esplorazione con maschera e boccaglio. A Cala Cipolla rimaniamo fino a tardi, in completo relax, poi per la notte ci spostiamo nella vicina area di sosta di Su Giudeu.
Giovedì 25 Agosto
Quella che si prospetta oggi è una giornata molto tranquilla, perché come sempre splende un bel sole e per tutto il tempo resteremo nell’area di sosta Su Giudeu, ma soprattutto nell’omonima spiaggia, la più ampia e conosciuta di Chia. Ci concediamo un po’ più di sonno del solito, ma poi è Leonardo a darci la sveglia… così, dopo la tradizionale routine mattutina, ci avviamo a piedi verso il mare, che dista poche centinaia di metri. Fiancheggiamo una piccola laguna interna, habitat ideale di un’avifauna palustre, e solchiamo il vasto arenile di soffice sabbia chiara dai riflessi dorati, che diventano rossastri sul bagnasciuga. Piazziamo quindi il nostro ombrellone alla minima distanza da riva e lì ci apprestiamo a trascorrere la mattinata. Non c’è che dire, è molto bello il mare di Su Giudeu, anche se non è la classica laguna dall’aspetto caraibico… La temperatura e la trasparenza dell’acqua invitano però a interminabili bagni, che non ci facciamo certo pregare a consumare. Nel pomeriggio stessa (piacevole) musica, compresa, con Federico, un’escursione prima a nuoto e poi a piedi fin sulla vetta dell’isolotto di Su Giudeu, che dà il nome alla spiaggia… sicuramente una delle migliori spiagge del viaggio e della Sardegna meridionale… peccato solo per il mare leggermente mosso a causa del venticello che soffia costantemente da sud-est. Ci tratteniamo in riva al mare fin quasi al tramonto e poi torniamo all’area di sosta per cenare e trascorrevi un’altra nottata.
Venerdì 26 Agosto
Ci muoviamo, di buon ora, dall’area di sosta di Chia per andare in una spiaggia nelle vicinanze. Ci lasciamo sulla sinistra Capo Spartivento e dopo una manciata di chilometri, appena passate le 9:00, siamo nel parcheggio della Spiaggia di Tuaredda, che prende il nome, manco a dirlo, dall’isolotto prospiciente la baia. Poche centinaia di metri a piedi e siamo nell’arenile, tutto di sabbia biancastra e lambito da uno straordinario mare dai riflessi cristallini… Perfetto!… se non fosse che oggi il vento soffia piuttosto teso ed increspa l’acqua, oltre che risultare alquanto fastidioso. Una volta piazzato l’ombrellone, abbastanza stizzito, vado in esplorazione lungo la battigia e scopro, con soddisfazione, che la spiaggia, oltre una punta sabbiosa, gira e si allunga ancora per un centinaio di metri, altrettanto bella ma soprattutto protetta dal vento! Allora spostiamo subito teli ed ombrellone e ci ritagliamo in nostro angolo di paradiso, perché il mare di Tuaredda è sicuramente il più bello di questo viaggio in Sardegna. Con di fronte a noi un meraviglioso contesto ambientale il tempo vola e in men che non si dica si fa mezzogiorno, così torniamo momentaneamente al camper per pranzare e dar modo al piccolo di rigenerarsi. Nel pomeriggio riprendiamo la storia lasciata in sospeso nella tarda mattinata e ci godiamo in tutte le maniere il fantastico mare di Tuaredda… Poi, Leonardo fa amicizia con altri due bimbi, più grandi di lui, e gioca per tutto il tempo, così è davvero una pacchia e senza rendercene conto restiamo in spiaggia fino a quando il sole rasenta quasi la bassa vegetazione del promontorio di fronte a noi, allora riordiniamo tutte le nostre cose e battiamo in ritirata. Per la notte torniamo ancora nell’area di sosta di Chia e lì, poco più tardi, mettiamo fine ad una giornata davvero speciale da punto di vista balneare, mentre la vacanza volge, ormai, irrimediabilmente al termine…
Sabato 27 Agosto
Ci muoviamo al più presto dall’area di sosta Su Giudeu, non prima, però, di aver fatto camper-service. Percorriamo tutta la spettacolare strada che lambisce la Costa del Sud e poi ci allontaniamo dal mare lasciandoci sulla sinistra la penisola di Capo Teulada, una vasta area militare priva di strade asfaltate ed inaccessibile… Inaccessibile sì, ma non completamente da qualche anno a questa parte. Poco prima della cittadina di Sant’Anna Arresi (… Arresi… strano ed ironico nomignolo per una località che si trova nei pressi di una zona militare!), deviamo entro un cancello che dà accesso all’area, fiancheggiato da cartelli che indicano le dune di Is Arenas Biancas. Una strada sterrata di quasi sei chilometri si avventura nella penisola di Capo Teulada, passa accanto allo Stagno di Breoéis, una vasta area palustre colonizzata da un corposo branco di fenicotteri, e giunge in prossimità della costa. Da lì percorriamo a piedi gli ultimi cinquecento metri che portano, in riva al mare, ad una meravigliosa zona di enormi dune bianche, modellate dalla forza del vento. Sulle dune, alte qualche decina di metri, è severamente vietato salire a causa di fantomatiche controindicazioni legate alla loro sopravvivenza (siamo stati in diversi parchi americani, noti per la severità nel preservare l’ambiente, e mai ci era stata preclusa la possibilità di salire sulle dune!)… così devo accontentarmi di fotografarle esclusivamente dal basso! Il luogo, estremamente selvaggio, è molto bello, ma oggi purtroppo il mare è mosso e soffia un fastidiosissimo vento da nord-ovest, così restiamo in spiaggia fino a mezzogiorno e poi scappiamo a gambe levate… Impossibile resistere alla sabbia che vola e punge sulla pelle trasportata dalle ire di Eolo! Andiamo nel camper a pranzare e poi… Che fare? Di tornare in spiaggia non se ne parla proprio, altri lidi nei paraggi hanno un’esposizione simile, a parte forse andare sull’Isola di Sant’Antioco, ma ciò vorrebbe dire andare un po’ alla cieca e perdere parecchio tempo, in più per domani si prevedono condizioni meteo molto simili… allora? Decidiamo di anticipare il trasferimento in direzione di Olbia, per fermarci nei paraggi con la speranza, domani, di poter trascorrere un’ultima giornata di mare prima dell’imbarco sul traghetto che ci riporterà sul continente. Subito dopo pranzo partiamo, con il piccolo che, percorsi pochissimi chilometri, si addormenta… e per fortuna, visti gli oltre trecento che ci dividono dal traguardo. Dopo mezzora di viaggio facciamo una brevissima sosta per immortalare l’interessante chiesa romanica di Santa Maria Tratalias, eretta nella prima metà del XIII secolo ed oggi perfettamente restaurata, assieme a quel che resta dell’antico villaggio che costituiva l’abitato di Tratalias, prima di essere abbandonato all’inizio del XIX secolo causa infiltrazioni d’acqua e cedimenti del terreno. Ripreso a percorrere il nostro d’asfalto passiamo per la città di Carbonia, sfioriamo Iglesias e solchiamo campagne arse dal sole, poi entriamo in superstrada e, lasciandoci sulla sinistra il centro di Oristano, ci apprestiamo ad attraversare nuovamente la Sardegna in diagonale. Giunti nei pressi di Ghilarza usciamo per dedicarci alla ricerca della chiesa di S. Pietro di Zuri, che all’andata di questo viaggio non eravamo riusciti a trovare… La mia testardaggine viene premiata e nel minuscolo paesino di Zuri (com’era d’altronde ovvio che fosse) la troviamo. L’edificio religioso, tutto in trachite rossa e dal caratteristico campanile a vela su arcate, fu realizzato in forme romanico-lombarde alla fine del XIII secolo e, davvero accattivante, si trova nella sua attuale posizione solo dal 1922, quando venne spostato dal fondovalle (un po’ come il tempio di Abu Simbel in Egitto) in seguito alla costruzione della diga sul Tirso e la successiva formazione del Lago Omodeo. Una volta esaurito il piccolo intermezzo culturale, che in parte ha galvanizzato anche Leonardo, riprendiamo a macinar chilometri e, lasciandoci sulla destra anche le uscite per Nuoro, in serata guadagniamo la costa orientale dell’isola. La nostra meta è la cittadina di San Teodoro, frequentatissima stazione balneare, così frequentata che dobbiamo brigare non poco a trovare, in assenza di aree di sosta, un posto dove trascorrere la notte. Alla fine parcheggiamo nei pressi del campo sportivo, in compagnia di altri camper, poi andiamo in pizzeria e a fare una passeggiata nel bel centro di San Teodoro, ricco di bancarelle e negozietti prettamente turistici, mentre dobbiamo purtroppo costatare che anche qua soffia un forte vento. Così più tardi ci ritiriamo nei nostri appartamenti con la speranza che durante la notte l’atmosfera si acquieti e il domani ci regali un’ultima, piacevole, giornata di mare.
Domenica 28 Agosto
La nostra intenzione è quella di trascorrere quest’ultimo scorcio di vacanza sarda nella spiaggia de La Cinta, la più attraente e famosa di San Teodoro. Alle 9:00 siamo già di fronte all’ingresso del parcheggio prospiciente l’arenile, ma con grande disappunto notiamo il divieto di accesso ai camper… e non c’è altro modo di lasciare il nostro mezzo nelle vicinanze… Non è giusto! Paghiamo anche noi le tasse, come e forse più di tanti altri! Dobbiamo per forza ripiegare su di un’altra spiaggia: la strada che va ad Isuledda è chiusa per lavori, allora, per restare nelle immediate vicinanze, non resta che la semisconosciuta Cala d’Ambra. Troviamo facilmente parcheggio e a piedi ci approssimiamo alla spiaggia, che non si può certo dire una meraviglia, ma ci adattiamo, in fondo dovremo passarvi solo ciò che resta della mattinata e parte del pomeriggio… e poi il panorama sulla dirimpettaia isola di Tavolara è, tutto sommato, piacevole. Inganniamo il tempo fantasticando un po’ sulla favola, quasi moderna, del minuscolo Regno di Tavolara, poi ci guardiamo intorno… La spiaggia non certo affollata ed il vento, che ha sì rallentato la sua corsa ma che continua a spirare piuttosto fresco e non invita a fare bagni ristoratori, trasmettono aria di smobilizzazione e una certa atmosfera di fine estate… Così ci trasciniamo un po’ stancamente fino al tardo pomeriggio quando, poco prima delle 18:00, diamo ufficialmente il via al viaggio di ritorno a casa. Facciamo una veloce doccia e ci avviamo in direzione di Olbia… Mezzora di strada scorrevole e siamo nel porto dove eravamo sbarcati due settimane fa, ma non è quello giusto, perché ci indirizzano a quello commerciale, distante qualche chilometro. Leonardo si diverte un sacco a veder caricare sul traghetto tutti i mezzi pesanti, mentre il sole tramonta mirabilmente alle spalle della città, poi tocca a noi… Saliamo a bordo, ceniamo, e pochi minuti dopo le 21:00 la nave Giuseppe Sa della compagnia Moby Lines (la stessa dell’andata), si stacca dal molo di Olbia in direzione della costa continentale. Bye, bye Sardegna… Accompagno il piccolo (incontenibile!) a fare un giro per l’imbarcazione fino a quando, esausto, non cede e poi ce ne andiamo tutti a dormire, perché domani mattina sbarcheremo molto presto in quel di Piombino.
Lunedì 29 Agosto
Dopo una notte fondamentalmente tranquilla attracchiamo, alle 6:20, al molo della nota località toscana, nei pressi della penisola dell’Argentario, e subito prendiamo a macinar chilometri. Guido in compagnia di Federico, mentre Sabrina e Leonardo restano a letto, così alle 7:10 ci immettiamo sull’autostrada A12 a Rosignano. A Livorno sono le 7:30 e poco più tardi usciamo dall’autostrada per cominciare a seguire l’arteria a scorrimento veloce Fi-Pi-Li, che ci porta fino a Firenze, dove alle 8:00 imbocchiamo l’autostrada A1 verso nord. Sosta per colazione e subito ripartenza, con la squadra di nuovo al completo di fronte al parabrezza… in questo modo scavalchiamo l’Appennino e siamo a Bologna intorno alle 10:00. Dal capoluogo felsineo seguiamo la A14 fino a Faenza, e nella località romagnola usciamo, alle 10:30, per poi concludere, dopo un altro breve tratto di strada, il viaggio di fronte al cancello di casa, alle 10:55.
E’ stato tutto sommato un bel viaggio, positivo sotto diversi aspetti: in primis il sempre delizioso mare sardo, forse un po’ troppo affollato per i nostri gusti, ma comunque delizioso, poi i piccoli lampi di cultura, sempre graditi, infine i momenti trascorsi tutti quattro assieme… Certo, il piccolo ci ha un po’ limitato negli spostamenti e nelle attività quotidiane, ma vista la sua tenera età è stato fin troppo bravo… Allora, dopo tutto, vogliamo considerare questo viaggio “soft” come un’ideale rampa di lancio verso altre future, più entusiasmanti, avventure ai quattro angoli del Pianeta!
(by Luca, Sabrina, Federico e Leonardo)