Sardegna: Mon amour!
Una settimana di mare, storia e tradizioni della Sardegna.
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Finalmente arriva la nostra sospirata settimana di vacanza che quest’anno, io e mio marito, decidiamo di trascorrere nella splendida terra sarda con l’obiettivo di esplorare prevalentemente la costa occidentale (ma come vedrete ci spingeremo oltre…). Si parte il 25 luglio da Civitavecchia con la nave Snav delle 22 per raggiungere Olbia alle 6 del mattino seguente. Le operazioni di imbarco sono piuttosto veloci e alle 21 siamo già sul ponte pronti a godere di un tramonto che colora di rosso l’orizzonte. La mattina dopo, puntualissimi, sbarchiamo ad Olbia, ci attendono circa un paio d’ore di viaggio che ci permetteranno di raggiungere la meta che abbiamo scelto per il nostro soggiorno: Stintino! La giornata è meravigliosa e la strada che percorriamo ci anticipa già odori, colori e sensazioni che ci accompagneranno per il resto del nostro viaggio. Il colore e l’odore della terra, una terra aspra e generosa allo stesso tempo, fonte di vita e sostentamento per molti abitanti dell’isola, i colori e i suoni dei numerosi capi di bestiame (ovini, caprini, bovini ecc) che si scorgono in ogni angolo, i colori e gli odori della splendida macchia mediterranea che consegna al vento, padrone indisturbato dell’isola, i propri profumi, le essenze di una terra che inebriano chiunque capiti da queste parti. Insomma, siamo appena arrivati e la Sardegna ha già conquistato i nostri cuori. Arriviamo a Stintino intorno alle 9,30, la cittadina si è svegliata da poco e lentamente inizia ad elargire tutte le sue bellezze. Si trova all’estremo nord della provincia di Sassari e deve il suo nome alle due caratteristiche insenature a forme di budello (in dialetto “ishintu”) su cui si adagia con i suoi due porti “Porto Nuovo” e “Porto Vecchio”. Case basse e colorate regalano al visitatore un colpo d’occhio unico e un calore fatto di gesti semplici ma pieni di significato. Appena arrivati ci rivolgiamo alla “Nassa”, centro servizi turistici con il quale abbiamo prenotato un B&B “Al Martin Pescatore” (Via Tonnara, 30). La stanza è essenziale ma accogliente e con un bel bagno. La Nassa (che gestisce anche altri B&B di Stintino) gestita da due ragazze molto cordiali e disponibili diventerà il nostro punto di riferimento per i giorni seguenti. Il primo pomeriggio decidiamo di regalarci una mezza giornata di mare e ci rechiamo presso la spiaggia delle Saline a circa 5 km da Stintino (chiamata così in quanto sin dal 1200 vi erano delle saline sfruttate dai monaci di Santa Maria di Tergu). Acqua cristallina, poca gente, pace e tranquillità. Il tutto racchiuso in una spiaggia di sassolini bianchi che ricordano piccoli dolci confetti e che fanno da cornice a questo posto magico. In serata, rientrando, notiamo come al calare del sole Stintino si colori di una luce particolare che la rende ancora più suggestiva e romantica. Il lungomare racchiude angoli di vera pace dove trascorrere momenti di sano relax per pensare, raccogliersi o semplicemente lasciarsi cullare dal rumore delle piccole onde che si infrangono sulla riva. Un vero paradiso per chi, sempre di più, sente l’esigenza di fuggire dalla frenesia della vita moderna, dall’apparire a tutti i costi sacrificando il senso delle cose, dall’ipocrisia di un benessere che, se non cambiamo rotta in fretta, ci condurrà verso un domani sempre più incerto. La sera ceniamo a “Lu Fanali”, in Lungomare C. Colombo, 89, dove la mattina faremo anche una buona colazione, infatti il locale è convenzionato con il nostro B&B. La veranda affaccia sul mare e la mattina lo spettacolo del sole che si alza rappresenta il modo più bello per iniziare la giornata. Il secondo giorno decidiamo di spingerci verso il promontorio di Capo Caccia che, altissimo sul mare, ci regala un panorama mozzafiato (la strada che conduce verso Capo Caccia è un set a cielo aperto dove fermarsi per qualche foto è d’obbligo). Tra le rocce a picco sul mare nidificano numerose specie di uccelli come il gabbiano reale, il falco pellegrino, i rondoni e i piccioni selvatici. Animali che hanno fatto di questo luogo il loro paradiso terrestre. Decidiamo di andare a visitare la “Grotta di Nettuno” (aperta solo quando il mare è calmo, prezzo del biglietto 12 € a persona comprensivo anche della guida all’interno, entrata ogni ora ). Alla grotta si accede attraverso una ripida scala, “La Escala del Cabirol”(la scala del Capriolo), 656 gradini che digradano verso il mare fino a raggiungere l’apertura della grotta. Il panorama che si apre davanti ai nostri occhi, appena entrati nella grotta, è surreale, quasi lunare. Stalattiti e stalagmiti formatesi grazie allo stillare delle gocce di acqua nei secoli hanno generato fantastici giochi di luce e forme particolari. Un vero spettacolo della natura. L’idillio termina quando inizia la risalita dei 656 gradini della scala…una vera tortura, ma siamo talmente appagati da ciò che abbiamo visto che la fatica quasi non si sente (la grotta si può raggiungere anche via mare imbarcandosi da Alghero o da Porto Conte). Appena terminata la scala ci fermiamo a riprendere fiato e nel frattempo, complice la fatica, iniziamo a sentire un certo languorino. Decidiamo di fermarci a mangiare una tipica spianata sarda nell’unico bar di fronte la scalinata. Siamo pronti per riprendere il nostro cammino diretti verso Alghero (la più spagnola tra tutte le città sarde). Definita la piccola Barcellona ci accoglie con le indicazioni delle strade e delle piazze in catalano. Il centro storico si trova all’interno di un borgo antico fortificato da una cinta muraria, molto suggestiva la passeggiata sul lungomare che costeggia le mura. Le strette strade e i negozietti che lavorano e vendono il corallo regalano al visitatore un’atmosfera d’altri tempi. Facciamo una piccola sosta al “Caffè Latino” (che si trova lungo la cinta muraria) per gustare un caffé e godere della bellezza del mare. Si è fatta ora di rientrare a Stintino, riprendiamo la nostra auto e ci mettiamo in cammino. A Stintino, in serata, gli usci delle piccole abitazioni si aprono come fossero fiori notturni pronti a schiudersi agli occhi curiosi del visitatore, aprono la loro intimità a chi passa e lasciano intravedere vite vissute da chi, non più giovane, comunica ancora una fiducia nel futuro e soprattutto la voglia di non abbandonare le proprie radicate tradizioni, così forti e così prepotentemente difese dalla modernità che, a volte implacabile, cancella secoli di passato. Starei le ore seduta accanto ad uno di questi anziani per ascoltare, dalla loro viva voce, i racconti di questa isola straordinaria. Il terzo giorno, complice il bel tempo e la mancanza di vento, decidiamo che è arrivata l’ora di trascorrere un’intera giornata di mare in una delle spiagge più belle del posto: la famosa Spiaggia della Pelosa, a circa 5 Km da Stintino. Il consiglio che possiamo darvi è di andare presto altrimenti il posto per la macchina e per l’ombrellone non sono assicurati. Infatti arriviamo intorno alle 8,30 e le auto sono già parcheggiate in una lunga fila, troviamo un posticino e per la modica cifra (si fa per dire) di 12 € possiamo lasciare l’auto fino alle 17! Appena si arriva si viene rapiti dalle mille tonalità che assume il colore del mare: si passa dall’azzurro al verde e dal turchese al blu intenso, un vero spettacolo. La sabbia è bianchissima e finissima, nulla da invidiare ad una spiaggia caraibica. L’acqua è cristallina e tutte queste caratteristiche ne fanno la spiaggia più frequentata della zona a scapito della tranquillità e di un po’di privacy. La sera scegliamo di mangiare un po’ di pesce da “Silvestrino” in Via Sassari, 14 a Stintino. Si mangia piuttosto bene anche se l’ambiente è un po’ troppo snob per i nostri gusti. Per il quarto giorno, attraverso la Nassa, abbiamo organizzato una gita in barca che prevede l’escursione dell’arcipelago della Maddalena (pullman, motonave e un piatto di pasta a bordo 55 € a persona). La mattina si parte prestissimo con il pullman della ditta Ferralis Viaggi (che organizza l’escursione) che ci consentirà di raggiungere Palau (3 h di viaggio da Stintino) e di imbarcarci sulla motonave “Garibaldi”. Il viaggio è piuttosto lungo ma ci regala scorci di paesaggio che cambiano di km in km. Gli ultimi km ci regalano anche un bel pò di curve che mettono a dura prova il nostro stomaco! Arrivati a Palau ci imbarchiamo con il nostro gruppo, il vento è un po’ forte e ci fa ballare un po’, ma, come ci spiega la nostra guida, ci regala anche la possibilità di vedere il mare nei suoi colori migliori. Purtroppo non riusciamo a fare il bagno dalla barca in quanto la corrente è molto forte e pertanto risulta pericoloso. Ci fermeremo per un paio di soste bagno (all’isola di Santa Maria e Spargi) in tranquille calette. Il giro prevede le piscine naturali, la spiaggia rosa di Budelli e tante altre bellezze che si sta cercando di difendere dall’antropizzazione (sono oltre 800 le ville nascoste tra le rocce di questo paradiso terrestre…). Siamo disorientati da tanta meraviglia e soprattutto dal rumore che assume il vento, non abbiamo mai sentito il vento “parlarci”, questo sarà uno dei ricordi principali che ci porteremo a Roma: la voce del vento! La sera mangiamo velocemente e ce ne andiamo a riposare, siamo davvero molto stanchi e l’indomani ci attende un’altra bella e piena giornata. La mattina ci sveglia l’ululare del vento, capiamo perciò che il maestrale si è impadronito dell’isola e sarà difficile trascorrere una giornata al mare. Niente paura! Ci consultiamo un momento e decidiamo di fare una gita a Bosa e Bosa Marina, un po’ lontane (circa 150 Km da Stintino) ma molto caratteristiche. La strada che ci conduce verso Bosa (negli ultimi 30 Km) è panoramica e sale fino a 800 m. sul livello del mare. Ci fermiamo a fare qualche foto, il vento è molto forte ed anche freddo ma il panorama è suggestivo. Riprendiamo il nostro cammino e raggiungiamo Bosa intorno all’ora di pranzo. Lasciamo l’auto ai piedi del paese, sulle rive del fiume Temo (da quì si possono ammirare i grandi magazzini “Sas Conzas”, un tempo adibiti alla concia e alla lavorazione del pellame) e ci incamminiamo per il paese che ci accoglie con un panorama formato da case color pastello sulle quali svetta il Castello dei Malaspina. Decidiamo di riprendere l’auto per visitare il castello ma purtroppo è chiuso, riapre alle 16,30, pertanto ci godiamo il panorama dall’altura e ci dirigiamo verso Bosa Marina che dista circa 2 Km. La costa tra Bosa e Alghero è veramente spettacolare, vale la pena percorrerla e godere degli scorci suggestivi che si aprono in successione. Da segnalare la possibilità di fare delle escursioni con il “trenino verde” che da Bosa Marina raggiunge Macomer (costo del biglietto 14 € a persona e comprende andata in treno e ritorno in pullman da Macomer) costeggiando la spiaggia di Pedras Nieddas. Purtroppo non siamo riusciti a prenderlo a causa degli orari, sarà per la prossima volta. Riscendiamo verso Alghero e ci fermiamo per una pausa al “Caffè Girasol” di Piazza del Carmelo, ci godiamo il panorama e torniamo verso Stintino. In serata decidiamo che è arrivato il momento di provare la vera cucina sarda pertanto, su suggerimento delle nostre amiche della Nassa, andiamo a mangiare all’agriturismo “Depalmas Pietro” in località Priedda Nieddu appena 5 Km dal centro di Stintino. Ve lo consigliamo caldamente (meglio prenotare) se volete essere catapultati in una realtà fuori dal tempo e se volete portare a casa un pezzo di Sardegna autentica. Ci fanno accomodare in una tavolata insieme ad altre persone, avremo così la possibilità di conoscere una simpatica famiglia di Genova con la quale ci scambiamo suggerimenti e sensazioni vissute. Per 30 € a persona gustiamo antipasti della casa formati da salumi e formaggi, verdure varie, gnocchetti sardi con sugo di maiale e ravioli ricotta e spinaci, porceddu arrosto con patate, seadas e fil’e ferru e mirto rosso, tutto rigorosamente fatto in casa. Una vera delizia! Sazi e appagati ce ne torniamo a dormire, l’indomani ci attende una bella escursione al Parco Nazionale dell’Asinara. L’escursione è stata prenotata presso il centro servizi turistici di Stintino “Mare&Natura” (Via Sassari, 77), il costo a persona è di 40 € e comprende l’imbarco da Stintino (dal Porto Turistico Marina di Stintino – Tanca Manna) con la motonave “Il Gabbiano” (tempo di navigazione circa 20 minuti), sbarco e giro dell’isola (con guida) con un trenino su gomma per l’intera giornata (l’imbarco per il ritorno è previsto intorno alle 17,30. è possibile scegliere di visitare l’isola anche con i fuoristrada). Sono le 9,30 quando partiamo con il nostro gruppo da Stintino per sbarcare sull’isola intorno alle 10. La giornata è bellissima e il vento sembra aver lasciato il posto ad un sole caldo e luminoso. Storia e natura trovano in questo paradiso (che un tempo deve essere stato l’inferno per centinaia di detenuti all’ex carcere di massima sicurezza di Fornelli, il famoso 41 bis) un equilibrio senza precedenti che regala al visitatore emozioni misteriose. L’isola è il regno incontrastato dell’asinello bianco (ne incontreremo diversi) dei cavalli, dei mufloni, dei cinghiali, delle capre selvatiche e di tanti uccelli che nidificano negli anfratti rocciosi. La prima tappa prevede proprio una sosta al carcere di massima sicurezza di Fornelli, un luogo che fino al 1998 (anno in cui è stato istituito l’ente Parco) ha “ospitato” numerosi detenuti tra cui Curcio, Cutolo, Riina e tanti altri che hanno scritto le pagine più nere della storia del nostro paese. Ex brigatisti rossi e neri e mafiosi che hanno trascorso in questo luogo anni interminabili. Più che una punizione sembra quasi un premio, vista la bellezza del posto ma quando entriamo negli ambienti carcerari cambiamo subito idea. Il regime carcerario (parliamo della diramazione di Fornelli) era durissimo, ore d’aria contate e in ambienti in cui la parola aria rimane strozzata in gola. La guida ci racconta tante storie legate a questo posto, storie di tentativi di evasione andati in fumo, storie di rivolte (come quella definita delle caffettiere), storie di solidarietà, storie di vita vissuta dalle guardie carcerarie che hanno dovuto fare di questo luogo la propria dimora, storie di amore e odio nei confronti di un posto che può regalarti tanto ma allo stesso momento metterti a dura prova. Per entrare un pochino più nel dettaglio in merito alle modalità di vita sull’isola durante gli anni del carcere vi consiglio di leggere “Supercarcere Asinara” – Viaggio nell’isola dei dimenticati – di G. Cassetta e L. Spanu, Ed. Fratelli Frilli Editori. Ma il carcere dell’Asinara è formato anche da altre diramazioni (che possiamo definire sicuramente più soft) come Cala D’Oliva, Campo Perdu, Tumbarino, Cala Reale dove i detenuti potevano uscire dalle loro celle e lavorare all’esterno come pastori, panettieri, contadini ecc. E’ molto suggestivo visitare questi luoghi e pensare a come questo mare che circonda l’isola sia stato spettatore e custode di tante speranze e aspettative e di tanti sogni che nella maggior parte dei casi sono rimasti inespressi. Il trenino prosegue il suo percorso lento consentendoci di ammirare, anche qui, le mille colorazioni assunte dal mare e le numerose varietà di vegetazioni rare di cui è ricca l’isola (come ad esempio la “centaura horrida”). Prima della sosta per il pranzo abbiamo visitato la diramazione centrale del carcere all’interno della quale, da diversi mesi, sono asserragliati i cassintegrati dello stabilimento petrolchimico di Porto Torres. Una protesta estrema per rivendicare il diritto di un posto di lavoro. Non è semplice far convivere le emozioni del viaggiatore con quelle di chi condivide la lotta di questa gente, vorrei andare lì stringere le mani ed esprimere loro solidarietà. Con un senso di disagio e di angoscia nel cuore raggiungiamo l’ostello dove ci fermiamo a mangiare (pranzo al sacco) per riprendere subito dopo il nostro cammino che ci condurrà in una delle poche calette non interdette alla balneazione: “La Spiaggia dell’Ossario”, il nome non è molto rassicurante ma ogni paura viene dissipata al nostro arrivo, semplicemente spettacolare. Il nome le deriva dalla presenza, nelle estreme vicinanze della spiaggia, di un ossario austro ungarico. La sosta per il bagno, di circa due ore, ci rinfresca e ci rilassa, i pesci nuotano insieme a noi, ci riappacifichiamo con il mondo. Ma è ora di ripartire, risaliamo sul trenino che ci riporterà alla nostra imbarcazione alla volta di Stintino. Il percorso in mare è breve, lo facciamo in silenzio, ascoltando la voce del vento tentando di mettere in ordine i nostri pensieri e le nostre emozioni, non è facile e tutto sommato preferiamo lasciare che scorrano libere nella nostra mente così come nei nostri occhi scorrono le immagini di un luogo ancora tutto da scoprire. La sera decidiamo di andare a mangiare una pizza presso il ristorante “L’Ancora” di Rocca Ruja, un bel ristorantino sul mare dove si può gustare anche del buon pesce. Paghiamo lo scotto di aver preso la macchina, è sabato sera e a Stintino c’è la festa del paese, giriamo più di 1 ora per trovare un posto prima di lasciare l’auto. Un vero delirio! La giornata volge al termine e anche la nostra vacanza si sta per concludere, ci rimane una sola giornata da trascorrere in questa meravigliosa terra. Decidiamo di andare a visitare la spiaggia dell’Argentiera a circa 1 ora di macchina da Stintino. Non ci pentiamo della scelta, la spiaggia è particolarissima ed è inserita in quella che una volta era la miniera utilizzata per l’estrazione dell’argento che avrebbe dato il nome alla zona. Lungo la strada e dalla spiaggia è ancora possibile vedere gli stabilimenti minerari ottocenteschi (che per fortuna sono in fase di recupero) con i loro edifici imponenti in legno. L’acqua è cristallina e il luogo, più che altrove, tranquillo. Il paesaggio è veramente suggestivo, se si chiudono gli occhi non è difficile immaginare di vedere i minatori all’opera su queste rocce che conservano ancora il colore dell’argento. Nel pomeriggio ci prepariamo per il ritorno, ci attendono i bagagli da sistemare per il nostro rientro a Roma. Prima di congedarci, però, decidiamo di regalarci un’ottima cena a base di pesce presso il Ristorante “La Darsena” di Stintino (Lungo Mare Colombo, 6), non proprio economico ma degno dell’ultima cena! Sicuramente la Sardegna ha lasciato un segno nei nostri cuori, una voglia di tornare e di conoscere meglio questi luoghi, le tradizioni, la storia. Prima di ripartire un pensiero corre al grande Fabrizio De Andrè che trovò in questa terra (nella Gallura) un posto dove mettere al sicuro pensieri e parole , uno scrigno nel quale custodire tanta poesia e soprattutto tanta sensibilità umana nei confronti degli ultimi, dei dimenticati e di chi, ogni giorno, lotta per vivere con dignità.
Francesca Sarli e Simone Maccioni – Roma