Sardegna in solitudine
La terra degli avi...
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La terra degli avi Lasciamo la bellissima Genova stretta tra un mare troppo profondo e montagne troppo alte a bordo della colorata Moby Wonder diretti a Olbia (prezzo ridicolo di 53 euro totali compresi di trasporto auto), dove sbarcheremo dopo 10 ore di viaggio il mattino dopo alle 7. Il viaggio procede tranquillo, il mare è relativamente calmo e ci accampiamo per dormire su un divanetto comodo e spazioso, anche se fino a mezzanotte veniamo “allietati” da uno spettacolino musicale che non ci fa chiudere occhio. Arriviamo in Sardegna, il cui sangue scorre per metà nelle mie vene, e con disappunto troviamo un cielo nuvoloso anche se la felicità di avere messo piede per la prima volta in questa meravigliosa isola supera il cattivo umore per le condizioni meteorologiche. Alloggeremo all’Eden Village de La Caletta, piccola frazione del più grande centro di Siniscola, posta a metà della costa orientale. Chiariamo subito una cosa sull’opzione “vacanza villaggio”: personalmente detesto tutto ciò che riguarda l’omologazione di questi “non luoghi” vacanzieri, in primis l’animazione (anche se ammiro incondizionatamente gli animatori, costretti per contratto a sorridere e a essere gentili 24 ore su 24), ma se viene pensata solo come base per passare la notte e cenare per poi scoprire tutto ciò che vi è attorno allora può essere un compromesso accettabile. Il villaggio dispone di una spiaggia attrezzata e considerate la stanchezza del viaggio e il tempo sfavorevole decidiamo dopo pranzo di passare lì il nostro primo pomeriggio, non prima di riuscire a sbagliare strada e vagare per un’ora a piedi tra le pinete e le baie del paese. Dormiamo tutto il pomeriggio per prepararci il giorno dopo a scoprire la prima spiaggia della nostra vacanza. Cocco in rima Il tempo oggi ci sorride e quindi, rinfrancati nello spirito, puntiamo la barra a nord verso San Teodoro dove pianteremo il nostro ombrellone e stenderemo i nostri asciugamani sulla spiaggia La Cinta, la cui unica pecca è il parcheggio a pagamento da 1,30 euro all’ora . Abituati al fondo pietroso della Liguria rimaniamo allibiti davanti alla sabbia bianca e finissima, essendo domenica la spiaggia è un po’ affollata anche se lo spazio vitale è abbondante. Che dire poi dell’acqua, limpida come uno specchio sul cui basso fondale riposa una sabbia delicata che massaggia i nostri piedi. Ogni tanto passa un venditore ambulante di cocco lontano dallo stereotipato napoletano “Cocco Bello Cocco Fresco”, al contrario questo declama in rima numerosi versi tra cui “Per le bionde/Per le brune/Cocco fresco tra le dune”. Il sole della Sardegna è traditore, è caldissimo ma il clima secco e il costante venticello non fanno espellere una goccia di sudore, per questo bisogna stare attenti e procurarsi per le ore più calde un ombrellone e cospargersi continuamente di crema protettiva. Dopo l’inevitabile abbrustolimento da primo giorno (anche con il sole bisogna prendere confidenza…) andiamo a San Teodoro, a prima e sommaria vista un paese tenuto meglio e più giovanile di Siniscola, che ci ripromettiamo di visitare meglio una delle prossime sere, promessa che rimarrà inevasa. Un gioiello inaspettato E’ la giornata in cui percorreremo più chilometri in macchina, indispensabile in Sardegna considerata la totale mancanza di trasporti pubblici. Tra l’altro la strada statale che collega Olbia a Cagliari è veloce e non meno scorrevole di altre che si trovano in “continente”. Ci dirigiamo verso Cala Gonone, una delle località più famose del Golfo di Orosei, raggiungibile solo dopo una vertiginosa picchiata da Dorgali lungo una strada ripida e tortuosa. Il panorama della costa dall’alto paese sarebbe meravigliosa se non fosse per la nuvolaglia bassa e fastidiosa che offusca la vista, non rimaniamo completamente soddisfatti nemmeno dalla spiaggia granulosa e dal mare meno cristallino rispetto a località situate più a nord. Sarà il tempo perturbato o l’alta aspettativa poi delusa, dopo due ore risaliamo verso Dorgali per lasciare questa località troppo racchiusa tra i monti e il mare, a meno che non si disponga di una barca che permetta di andare a visitare le innumerevoli calette non raggiungibili a piedi o in macchina. Pranziamo a Orosei in un triste bar con un panino ancora più triste, rimanendo sorpresi dalla pochissima gente a spasso per questa cittadina non proprio piccola. Frustrati per il tempo umido e nuvoloso ci dirigiamo con scarsa convinzione verso Siniscola, quando appena usciti da Orosei decidiamo di svoltare repentinamente a destra seguendo un’indicazione per Cala Liberotto, un piccolo gioiello incastonato tra una pineta e un molo di scogli da cui tuffarsi e specchiarsi nell’acqua cherubina. Per coronare la felice scoperta esce finalmente il tanto agognato sole che ci regala due ore splendide, accolte con soddisfazione come quando si riceve un regalo insperato. La sera si conclude in maniera agrodolce, infatti sul maxischermo allestito apposta in villaggio guardiamo la Nazionale esordire pareggiando nei Mondiali più infausti della sua gloriosa storia; ma già pensiamo con impazienza a quale spiaggia scoprire l’indomani, non sapendo che sarà la giornata più brutta e noiosa della vacanza. Brutto tempo in Sardegna: che fare? Purtroppo ci svegliamo con un cielo grigio e minaccioso che di lì a poco riverserà su di noi una pioggia copiosa. Riponiamo i nostri asciugamani nell’armadio arrovellandoci su come passare le ore prima del pranzo che consumeremo controvoglia in villaggio. I paesi intorno di giorno offrono ben poco, se non qualche negozio di prodotti tipici , dove in uno di questi a Budoni compriamo una tonnellata di dolci sardi. L’unica nota positiva della giornata è la passeggiata intorno al grazioso porticciolo di Porto Ottiolu, punteggiato da sobri yacht non contaminati dalla cafonaggine da parvenu presente in altri lidi della Sardegna. E’ questo il rischio calcolato di una vacanza in Sardegna, se il tempo volge al brutto le opzioni per fare scorrere le ore sono veramente scarse. Il pomeriggio lo passiamo tra la camera e una veloce camminata lungo il principale nonché unico viale de La Caletta, da cui facciamo appena in tempo a rientrare prima che un violento acquazzone ci sorprenda. La spiaggia più bella d’Italia Scopriamo all’interno del villaggio che la spiaggia più bella d’Italia, nonché tra le prime dieci più belle d’Europa, si trova in Sardegna, anche se avevamo pochi dubbi al riguardo: la spiaggia di Berchida, 20 chilometri a sud di Siniscola. Non sappiamo da dove venga questo riconoscimento e chi lo abbia conferito e sinceramente non ci interessa, anche perché quando vi arriviamo dopo aver percorso qualche chilometro di strada sterrata i nostri piccoli dubbi si dissipano velocemente come gli ooooh di meraviglia che escono dalla nostra bocca. Per quanto possibile, spiaggia più fine de La Cinta e acqua più limpida (anche se ghiacciata viste le piogge del giorno prima), il tutto nobilitato da una fitta solitudine e da un dolce silenzio che ci fanno apprezzare ancora di più questo posto. Qui si possono fare lunghe passeggiate in riva al mare (e dentro al mare vista la bassa profondità dell’acqua), lambendo gli scogli che affiorano di tanto in tanto e sfiorando la piccola laguna che il mare forma nella parte settentrionale della spiaggia. I tuffi si sprecano e l’abbronzatura si incrementa visto che il sole splende indisturbato. La strada del ritorno ci fa apprezzare la natura circostante e conferma la nostra idea che giugno sia il mese più indicato per visitare la Sardegna, infatti i colori risplendono tra la macchia mediterranea, le pinete e le montagne, accesi da quell’aria limpida portata dalla tramontata che chi vive in riva al mare sa riconoscere. “Profumo” di alghe Rispetto a ieri ci spostiamo poco più a nord rispetto a Berchida, passando la nostra giornata alla spiaggia di Capo Comino, accessibile più facilmente dopo un paio di chilometri di strada asfaltata. Questa spiaggia è famosa per le alte dune di sabbia fine che la delimitano, tanto che se non fossero ricoperte da sterpi, sassi e alghe secche sembrerebbe di trovarsi in qualche deserto africano. Fatichiamo a trovare un posto dove sdraiarci perché folti banchi di alghe nere portati dal mare occupano ampi spazi di spiaggia, emanando un odore di marcio veramente insopportabile. Il paesaggio ei colori sono molto simili a Berchida anche perché ci troviamo a pochissimi chilometri di distanza, l’unica differenza è che la spiaggia è molto più corta. Dopo le canoniche 7 ore di caldo sole e bagni refrigeranti rientriamo in villaggio, dove stasera ci aspetta la cena tipica sarda, abbondante abbuffata di salumi, formaggi, pasta, porchetta e dolci del luogo. Budoni A circa 15 chilometri a nord di Siniscola si trova il paesino di Budoni, che non riusciamo a raggiungere lungo la strada litoranea perché interrotta, costringendoci a percorrere la statale più veloce ma meno panoramica. Come quasi tutti i paesi della Sardegna Budoni ha anche una Marina ed è lì che oggi passiamo la nostra giornata marittima. Paghiamo 3 euro di parcheggio per tutto il giorno e combattiamo non poco per riuscire a fissare l’ombrellone a causa di un forte vento che increspa il mare ma stranamente e per fortuna non alza neanche un granello di sabbia. Passano senza soluzione di continuità, come i giorni precedenti, venditori ambulanti di qualsiasi articolo da mare, uno di questi ci chiede in regalo il nostro quotidiano, una volta ricevuto lo vediamo allontanarsi che tenta di leggerlo con difficoltà tra le folate di vento. La nostra breve passeggiata si conclude in mezzo alla riarsa pineta sotto i cui alberi i venditori di cui sopra si appisolano stremati dal caldo e dalla fatica e dalla quale si vede in lontananza la sagoma dell’Isola di Tavolara. Purtroppo a metà pomeriggio le uniche nuvole di tutta la Sardegna si posizionano sopra il sole e non accennano a muoversi finché non decidiamo di andarcene. La galleria del vento La nostra ultima giornata in Sardegna ci vedrà protagonisti di un esperimento preparatoci dalla natura: come reagiranno i nostri eroi sferzati tutto il giorno da un vento caldo ma impetuoso, nemmeno fossero intrappolati dentro una galleria del vento di proporzioni e bellezza gigantesche? E’ questo il leit motiv di oggi, subito lasciata Siniscola (non prima di comprare parecchie forme di formaggio in una latteria cooperativa) diretti verso nord. La prima sosta proviamo a farla a Capo Coda Cavallo, dove ci fermiamo su una terrazza ai bordi della strada da cui si gode una bellissima vista della costa e delle isole di Tavolara e Molara. Dopo un pellegrinaggio di 15 minuti lungo un sentiero stretto e circondato da sterpaglie arriviamo alla spiaggia, ma sembra di essere su una pista di aeroporto da cui una flotta di Boeing decolla ininterrottamente, non riusciamo neanche a stendere l’asciugamano così che dopo 10 minuti decidiamo di andare via (ora capiamo perché ogni estate la Sardegna è falcidiata da immensi incendi che la bruciano senza sosta, con un vento del genere anche un minuscolo focolaio sfugge di controllo in pochissimo tempo). Proviamo poco più a nord, la spiaggia sembra meno ventosa ma purtroppo è un vano presentimento, qui è la sabbia che ci viene sbattuta incessantemente su tutto il corpo e in faccia. Mangiamo rapidamente un panino e visto che siamo ancora nel primo pomeriggio decidiamo di dirigerci verso la Costa Smeralda, attraversata da una strada ricca di sali e scendi ma decisamente bella dal punto di vista panoramico. Passiamo da Porto Cervo più per curiosità che per sincero interesse tanto che facciamo un veloce giro per la Marina senza nemmeno scendere dalla macchina. Prima di andarcene vogliamo godere ancora un po’ del meraviglioso mare della Sardegna, ci fermiamo alla spiaggia de La Rena Bianca, si deduce facilmente perché le sia stato dato questo nome. Qui sfuggiamo alla tempesta di sabbia camminando sulla battigia con le gambe immerse in acqua. La nostra prossima e ultima tappa è Olbia, in cui facciamo una passeggiata lungo la via principale disseminata di negozi alla moda e botteghe di prodotti tipici sardi in cerca di cibo per la traversata della notte (temiamo già la forza del mare…) e in cui troviamo un inaspettato dono che ci rallegra decisamente la serata. Arriviamo al porto di Olbia due ore prima della partenza, i traghetti si avvicinano alla costa sbuffando penetrando stoicamente dentro al golfo tra le folate di vento. Ci imbarchiamo pensando alla indimenticabile settimana trascorsa, trovandoci completamente d’accordo con D.H. Lawrence, che già nei primi del novecento scriveva: “Questa terra non assomiglia ad alcun altro luogo. La Sardegna è un’altra cosa: più ampia, molto più consueta, nient’affatto irregolare, ma che svanisce in lontananza. Creste di colline come brughiera, irrilevanti, che si vanno perdendo, forse, verso un gruppetto di cime… Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. È come la libertà stessa.”
Per informazioni e consigli scrivere a matteogiusto@yahoo.it