Sapa la citta delle minoranze Vietnam
Me lo ricordo molto bene un pezzo da una poisia nel libro della classe elementare
E allora, da lungo tempo sogno di andarci una volta, per vedere la zona della fantasia, il punto confinante piu lontano della patria, la unica zona in Vietnam dove si raramente vede la neve d’inverno. E dove si possono incontrare gli alberi del clima freddo, come pesca, pera, mela…, immagino di un quadro di Sapa primaverile, il colore della pesca copre tutta la zona che ti fa abbagliare. Il colore dei fiori si confondono con il colore vivido dai vestiti, dalle gonne delle ragazze di minoranze. Sapa e’ bella cosi pero Sapa e’ ancora lontana per il vietnamita.
E lo sai, ci sono stato a Sapa ma come una guida touristica… Per gli italiani, e ma veramente ero proprio un touristi, perche non ero stato mai a Sapa. Oh quanto sfortunamente per i touristi che mi hanno incontrato!. Quella sera, l’agenzia touristica mi diede
Il treno se ne ando’, clacsono’ un lungo suono acuto e assordito che fece svegliare i touristi addormentati e i vagabondi alla stazione. Salutai’ la capitale, il treno se ne correva nel tenebre, e la luce si stava oscurando. Il treno sussultava a sinistra e a destra, girava il corpo come il letto vecchio sotto il peso di due innamorati che stava facendo l’amore.., il treno gridava come il mostro che minacciava i touristi occidentali vigliacchi al buio di un paese sconosciuto.
Nel mio scompartimento, c’era anche una guida touristica, un giovane di circa 26-27 anni, con la faccia pieno di esperienza, uno sguardo freddo che mi guardo’ come se fossi un bambino. ‘Non me ne frego’, in questa situazione, era meglio stia zitto affinche possa studiare di piu’, pensai cosi. Due touristi di lui erano vietnamite, una madre e la figlia, loro erano del Sud , facilmente accorsi. Cercai dare un sorriso naturale al loro e con il mio aspetto e gesto di un innocente feci l’amicizia con loro in fretta. Non sentii vergogna a chiedere ‘la mia collega’, ricordai il vietnamita dice ‘ se non lo sai devi chiederlo, e se vuoi esser in gamba devi studiare’. Gli chiesi della distanza da Lao Cai a Bac Ha < una cittadetta dove si svolgono i mercati delle minoranze>, dei giorni quando c’erano i mercati, delle cose si vendevano, delle cose interessanti per touristi e sugli altri servizi, finche gli altri avevano bisogno di andare a letto. Anche avevo bisogno di lavarmi i denti prima di andare a letto. Portai via lo spazzolino, la pasta dentifricia, e la botiglietta al bagno alla fine del corridoio, aspettai per 20 minuti per entrare il bagno, un bagno piccolo, un po sporco, con un lavandino piccolissimo, una vasca piccolissima. Non era facile per fare niente dentro un bagno cosi sussultato, per fortuna non avevo bisogno di fare caca…, cosi non incontrai niente grave.
Il treno se ne andava ancora mentre dorimivo con gli occhi aperti, e ogni volta il treno arrivo’ ad una stazione mi svegliava. Una notte piu lunga che normale, una notte pieno dei sogni di una zona sconosciuta che non abbia mai messo i piedi. Alle 5 e 45, arrivammo a Laocai, un provincia settentrionale a 350 km da Hanoi. Lao cai e’ una provincia lontana, remote, e confinante. La maggioranza degli abitanti e’ delle minoranze e si vive molto sparsamente, e con un tenore della vita molto basso. Con circa 700.000 abitanti, e la maggioranza e’ minoranza, Laocai e’ una provincia povera e con tanti mali sociali, tossicapendente, prostituzione, il contrabbando via il confine Vietnam-Cina. La stazione si trova molto vicino al confine proprio vincino al fiume rosso che proviene dal altopiano cinese.
Alla stazione, era pieno della gente, sopratutto le guide locali che aspettavano i gruppi da Hanoi, ognuno aveva un cartello sulle mani, la faccia in attesa. Chi aveva gia preso il suo gruppo era molto contento con il sorriso indefinito con i touristi. Loro parlavano in tutte le lingue, l’inglese, il cinese, il giapponese, il vietnamita e nessun l’italiano…La nostra guida locale ci aspetto da lungo, si chiamava Minh che significava la luce dell’alba, lui non poteva parlare niente italiano, parlava un po inglese, e parlo’ abbastanza il vietnamita…Noi andammo dall’autista che ci aveva dovuto fare una strada lunga da solo sul pulmino a prenderci. L’autista ci portai ad un ristorante nel programma, un ristorante grande pero non serveva nulla ai miei touristi tranne di qualche caffe’ orribile. Per noi la guida e l’autista, non ci importava molto a mangiare, prendemmo in fretta ognuna una scodella degli spaghetti vietnamiti < IL PHO>, con il giungere un uovo. Pero per i touristi, in particolare gli italiani che sono famigeratamente difficili, che pagano pochissimo ma di solito lamentano di piu rispetto agli altri < americani, francesi, giapponesi...>, i miei touristi non erano ricchi ma non erano gli occidentali con lo zaino < Tay Ba lo>, gli stranieri sono famigeratamente tirchi e forse poverissimi
‘Corso al distretto di Bac Ha’ andammo a BacHa, un distretto a 50 km da LaoCai, un distretto dove si trovano delle minoranze di Dao Hoa < una minoranza la cui ragazza indossa i vestiti richiamati con i fiori rossi>, dove ogni Domenica c’e’ un mercato di Bac Ha, un mercato particolare della zona alta, delle minoranze dove si possono trovare le cose che non si abbia vista nel mondo. La strada era molto tornante, avvicinava ad un sorgente che correva impetuosamente, il sorgente e’ anche il confine tra Vietnam e la Cina. In altro lato si vedeva le colline cinesi coperte con il verde del caucciu persa l’occhiata., mentre le foreste del Vietnam era distrutte bruscamente. Un panorama triste copreva, e stendeva la zona confinante. Di solito incotrammo le ragazze delle minoranze con i vestiti e le gonne come le pelle di un pavone in cotteggiamento, o con i vestiti neri interamente. Sui fianchi delle colline, di qua e di la, le case e le capanne dispargevano sotto l’ombra degli alberi. Le risaie da scaline lasciavano i tronchi bianchi di piantine di riso dopo aver raccolti. Vidi i fiori selvatichi e solitari della foresta confondeva con le canne e i bambu selvatichi, un quadro triste e tranquillo del confine decorato con la cima sola delle montagne coperte dalle foschie. Molto lontano, un filo di fumo esceva da un tetto e poi volava e mescolava con le foschie a fare una triscia di seta. Era proprio un’aria triste che porto’ anche la tristezza a me, una persona sempre divertente…