Santuario dell’ Annapurna

MARZO 2004 ANNAPURNA SANCTUARY 4130 MT 1° TAPPA KATHMANDU - 6 MARZO 2004 Arriviamo a Kathmandu in tardo pomeriggio dopo un volo durato molte ore che da Milano Malpensa ci ha portati a Kathmandu via Doha ed un piccolo imprevisto metereologico ci ha fatto fare un scalo tecnico/precauzionale in Bangladesh. Capiamo subito di essere in un posto...
Scritto da: Antonio Pillitteri
santuario dell' annapurna
Partenza il: 05/03/2004
Ritorno il: 19/03/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
MARZO 2004 ANNAPURNA SANCTUARY 4130 MT 1° TAPPA KATHMANDU – 6 MARZO 2004 Arriviamo a Kathmandu in tardo pomeriggio dopo un volo durato molte ore che da Milano Malpensa ci ha portati a Kathmandu via Doha ed un piccolo imprevisto metereologico ci ha fatto fare un scalo tecnico/precauzionale in Bangladesh.

Capiamo subito di essere in un posto poco turistico, ma è quello che volevamo.L’aeroporto è pressoche deserto e gli unici aerei che si trovano sulla pista sono dell’Air Nepal, compagnia famosa solo nella zona himalyana, ed il nostro Qatar Airways.

Del resto poche compagnie vanno in Nepal soprattutto dopo gli incidenti verificatosi tra mahoisti e governo nepalese.

Per entrare dobbiamo fare il visto, la coda è lunga ed i nepalesi sono persone che se la prendono con molta calma.

Dopo la coda di 1 ora e 30usd di visto proseguiamo per un buio corridoio e delle scale che ci portano al piano inferiore.

Usciamo dall’aeroporto e ad aspettarci c’era il nostro amico che ci attendeva da circa 5 ore (i ritardi i nepal sono cosa comune).

Saliamo sul mini van, tutto mezzo scassato e stanchi ci dirigiamo verso il nostro albergo Nirvana Garden, un 3* nel cuore di Thamel centro di Kathmandu.

Il tragitto non era lungo ma faceva subito capire in che paese eravamo finiti.

In Nepal regna la povertà come un po in tutti i paesi dell’area indiana, la città era molto sporca e trasandata, mi ricordava un po la città di Colombo (Sri Lanka), molto più in piccolo però.

Arriviamo finalmente in albergo dove ad attenderci c’erano i nostri 2 compagni Matteo e Francesco, partiti un paio di giorni.

L’albergo non era male da fuori, in stile nepalese, con un bel giardino grande.

L’aspetto dell’albergo importava poco tanto l’indomani avremmo dormito in posti ben peggiori. La cosa molto bella dell’albergo è che si trovava i zona centralissima e questa era la cosa più importante.

Le camere alla fine non risultavano neanche male, erano grandi ed accoglienti.

Ricordo di avere dormito in posti peggiori.

2° TAPPA KATHMANDU – POKARA E INIZIO TREKKING L’indomani mattina ci svegliamo presto e partiamo per prendere il volo della Cosmic Air in direzione Pokara.Faccio veramente fatica a descrivere il check-in che ci troviamo di fronte: immaginatevi un banco di scuola di 15 anni fa con un cartellone scritto a mano con il nome della compagnia aerea. Per entrare nel gate, bisognava scavalcare questo banchetto, passare sotto un metal detector e poi un addetto alla sicurezza ti percuisiva in una stanzetta nascosta da due tende.Da provare.

Comunque entriamo nel gate e ci troviamo di fronte una stanza grande con tutta la gente, per lo più nepalesi, che devono prendere il volo. A dir la verità credevo che la nostra compagnia aerea fosse quella dal nome più strano, poi in realtà mi sono accorto che poteva essere quella messa meglio. I voli della Budda Air erano sicuramente i peggiori.

Non c’erano ovviamente cartelloni che indicavano orari dei voli, ritardi e le normail cose che si vedono in aeroporto bensi ogni tanto usciva un uomo ed urlava il volo che stava per partire.

Finalmente chiamano il nostro volo. Da lontano gli aeromobili sembravano quasi decenti, ma visti da vicino incutevano timore. Era un bi-elica da 50 posti tutto scassato.

Il volo comunque è andato più che bene e finalmente dopo 30 minuti arriviamo a Pokara dove ad attenderci c’era uno sherpa, Mindu, che sarebbe stata la nostra guida per tutta la durata del tour.

Andiamo a prendere i portatori e ci dirigiamo verso Naya Pul da dove sarebbe partito il trekking.

Sbrighiamo le formalità d’ingresso per il trekking passando attraverso un cospicuo numero di guardie e finalmente ci lasciamo alle spalle la città e quella che poteva essere definità “civiltà”.

Arriviamo a Naya Pul dopo circa un’ora di pulmino.I nostri portatori, che hanno nomi impronunciabili, si caricano in nostri bagagli su delle ceste di vimini e cominciamo a camminare.

Naya Pul è un villaggio a ridosso della strada ma già si capisce cosa troveremo sulla nostra strada.

La gente è cordiale, ci salutano e vogliono essere fotografati. In cambio, soprattutto i bambini vogliono delle caramelle.Il tratto di strada è piano ed è una semplice passggiata attraverso case e luoghi dove la gente vive e lavora. Noi siamo vestiti con le più moderne e costose attrezzature da montagna mentre i bambini ci sbeffeggiano camminando a piedi nudi o con delle infradito.

La prima tappa prevede la sosta a Ghandruk, villaggio a circa 1900mt.Per arrivare in questo villaggio camminiamo circa 6 ore e se all’inizio la strada era tutta in pianura nel primo pomeriggio comincia la salita e soporattutto cominciano i gradini.

Ad un certo punto ci fermiamo in un bancarella per dissetarci e sulla roccia scorgiamo la scritta che per Ghandruk mancavano ancora 5500 gradini.Ne avevamo fatti solo metà.

Arriviamo a Ghandruk che ormai era quasi buio ma eravamo così eccitati e così contenti di essere nella patria degli 8000 che non sentivamo per niente la stanchezza.

Il lodge era grande e a 2 piani con camere piccole ed ovviamente senza bagno che era in comune ad ogni piano.

Devo dire che la sistemazione che mi aspettavo era ben peggiore.

La cena si teneva in un salone abbastanza grande con una grande tavolata dove mangiavamo tutti assieme.

Eravamo noi 6 italiani, poi c’erano cileni, austriaci,tedeschi, americani, inglesi e tutti eravamo lì per un unico obbiettivo: ABC (Annapurna Base Camp).

La notte non era per niente fredda ma dentro i nostri sacchi a pelo si stava divinamente.

3° TAPPA GHANDRUK – CHOMRONG Sveglia di prima mattina, c’è una brezzolina non indifferente ma la giornata è tersa e si intravedono i primi 7000 in lontananza. E’ uno spettacolo stupendo e solo questo è valso il prezzo del viaggio.

Sappiamo però che andando avanti lo spettacolo sarà sempre più bello e unico del resto siamo solo all’inizio.

La stanchezza del primo giorno non si è fatta per niente sentire forse perchè siamo molto eccitati dal panorama e dalla gente che ci circonda. Il nostro Sherpa è molto in gamba,disponibile e simpatico nonostante il suo inglese sia molto molto approssimativo, ma ci capiamo comunque.Ai nostri portatori, che hanno nomi impronunciabili, abbiamo già dato un soprannome. Al più giovane, che è quello che porta anche più peso, abbiamo dato il soprannome di sciarpa rossa perchè ha sempre questa sciarpa addosso sia quando mangia che quando dorme e non se la toglie mai, per quanto riguarda il vecchio è ancora troppo presto, non ne abbiamo ancora trovato una adatto a lui. Per il terzo, che è anche nipote del nostro sherpa, lo chiamiamo con il suo nome che è abbastanza pronunciabile: Kharma.

L’inizio del trekking è attraverso il villaggio di Ghandruk dove i bambini continuano a fermarci per chiederci delle caramelle in cambio di fotografie.Ci serviamo spesso per salutare la gente e per osservare come vive la gente in questi villaggi di alta montagna. Fanno tutti lavori molto umili che nel nostro paese non esistono più da secoli.

Il contadino ara la terra ancora con l’aratro trainato da un bue, le donne filano e i bambini, a piedi nudi o con delle infradito, vanno a scuola. I bambini sono molto carini, hanno tutti la medesima divisa per la scuola e ridono e scherzano con noi durante la strada e noi con loro. L’obiettivo del nostro trekking è sicuramente raggiungere il campo base ma anche conoscere le usanze della gente chq abita questi villaggi di alta quota.

Usciti dal villaggio il trekking continua abbastanza in piano. La temperatura comincia ad alzarsi e si aggira intorno ai 25/26 gradi.Siamo a 2000 mt circa. Arriviamo nel punto più alto della vallata e da qui dobbiamo cominciare a scendere per attraversare il fiume e cominciare aslire per raggiungere la nuova vallata dove si trova Chomrong.

La discesa è in mezzo al bosco, sentiero ben segnato ma sul ghiaino con possibilità così di scivolare.

E’ una discesa lunga e abbastanza faticosa ma finalmente arriviamo al fiume, lo attraversiamo e ci fermiamo in un lodge a Khimrong. Sono circa le 11:30 e il nostro Sherpa vuole fermarsi a mangiare, noi no. Ci fermiamo comunque per dissetarci e per fare un numero imprecisato di foto. Tra di noi c’è Matteo, fotografo esperto per passione e per lavoro, che alla fine del trekking avrà fatto più di 5000 foto.

Finalmente ripartiamo e comincia la salita dura ancora con dei gradini. Non sono più 11000 ma poco ci manca.

Durante il tragitto incontriamo nepalesi che portano delle ceste in vimini con dentro diverse tipologie di materiale per portatrle da un villaggio all’altro, chi cibo, chi mattoni, chi sterco. Questà è l’unico contatto tra i vari villaggi. Non ci sono altri mezzi per portare i materiali e gli asini sono poco usati.

Rimaniamo sempre molto sorpresi ogni volta che vediamo queste scene soprattutto perchè la maggior parte sono donne che hanno anche una certa età. Finalmente arriviamo a Chomrong. Un “bellissimo” lodge ci attende.Siamo solo noi sei, i portatori, lo sherpa e i proprietari del lodge. C’è l’acqua calda, la luce e nel lodge sottostante anche la possibilità di telefonare. Questo è l’ultimo punto dove troviamo acqua, luce e telefono e siamo a 2100 mt.

La cena è buona e varia anche se bisogna ordinare presto per mangiare due ore dopo. Sono molto lenti o meglio preparano tutto con cura e questo richiede tempo.

Dopo cena ci ritiriamo nelle nostre camere e andiamo a dormire, la mattina dopo la sveglia è sempre presto.

4° TAPPA CHOMRONG – HIMALYAN HOTEL Questa è forse la tappa più lunga del trekking, facciamo circa 1000mt di dislivello per arrivare alla fine a 3100mt circa.

Chomrong è ancora un villaggio un pò più piccolo di Ghandruk ma con una vita simile.Infatti prima di uscire dal villaggio incontriamo sempre molti bambini che vanno a scuola e come al solito si fanno fotografare.

Usciti dal villaggio incomincia una scalinata in discesa con gradini abbastanz alti e lunghi.

La discesa è abbastanza dura e lunga. Alla fine della scalinata passiamo su un ponte sospeso ( in Nepal sono frequenti) e comincia la salita.Anche questa non è difficile ma tira abbastanza. Alla fine della salita arriviamo in un lodge, Sinuwa, dove troviamo stranamente delle arance e le compriamo tutte lasciando il lodge sprovvisto per gli altri turisti.

Fa molto caldo e dopo un breve pausa ci rimettimo in cammino. Le arance sono state un tocca sano.

La nostra prossima metà e Bamboo chiamata così perchè attraversiamo un bellissimo bosco pieno di bamboo.

Durante questo tratto di sentiero incontriamo un bambino che, con le solite infradito e la solita cesta in vimini, ci invita a pranzare nel suo lodge. Accettiamo e mangiamo a Bamboo. Il pranzo non è il massimo ma la fame è tale che va bene tutto.Dopo un’ora circa riprendiamo a camminare e ormai, usciti dai “grandi villaggi” incontriamo sempre meno gente del luogo e sempre meno struttire ricettive. Arriviamo a Doban, sono le 15:00 e il nostro Sherpa vuole fermarsi anche perchè il portatore più vecchio ha male al ginocchio. Per noi però è presto e vogliamo andare avanti anche perchè a Doban non c’era veramente nulla.Dopo vari tentennamenti diamo un Aulin al portatore sperando che non gli faccia male e ci rimettiamo in marcia.Il paesaggio cambia notevolmente dai boschi di Bamboo a sentieri rocciosi, del resto ci stiamo avvicinando ai 3000. Dopo circa due ore di cammino arriviamo in un lodge chiamato Himalayan Hotel. Siamo in mezzo ad una vallata circondata da montagne altissime. Fa freddo e all’interno del lodge ci sono anche altri trekkers.Ceniamo tutti assieme come il solito. A questo punto del trekking non c’è più acqua e luce e per girare fuori dobbiamo usare le nostre torce.

Dopo cena alziamo la testa al cielo e vediamo un incredibile spettacolo, un cielo così stellato non lo vedevo da anni.

La nottata è fredda e all’interno delle camere ci sono 3/4 gradi.

5° TAPPA HIMALAYAN HOTEL – MACHHAPUCHHARE BASE CAMP Questa tappa prevede l’ arrivo a quota 3700mt.E’ la prima volta per tutti e non sappiamo come reagirà il nostro organismo visto anche che abbiamo saltato una tappa di acclimatamento.

Il percorso è relativamente semplice e la temperatura è intorno ai 23/24 gradi.

Passiamo una grande vallata e incominciamo a salire passando su tratti anche innevati ma abbastanza in piano.

In questa tappa bisogna stare attenti a non sbagliare sentiero in quanto uno dei due passa sotto un monte è c’è il rischio di valanga. Diversi trekkers fai da te hanno perso la vità in questa zona.

Noi abbiamo preferito fare un itinerario più lungo ma più sicuro. Continuiamo a salire e la fatica si fa sempre maggiore ma l’obiettivo è la e nessuno a intenzione di tirarsi indietro. Tengo sempre sott’occhio l’altimetro per vedere a che quota siamo. La quota è alta ma il paesaggio attorno a noi non le rende giustizia.Siamo stanchi ma mancano ormai poco al campo base del Machhapuchhare che comincia a nevicare. Fa freddo e il tanto criticato caldo dei giorni precedenti è ormai un ricordo lontano. A dir la verità non si fa fatica a respirare come mi immaginavo solo che ogni passo mette la stessa fatica di una corsa fatta in piano. Finalmente vediamo il lodge del campo base tra la nebbia e la neve.

E’ l’ultima scalinata e sembra non finire mai. Abbiamo il fiatone ma finalmente riusciamo ad arrivare a quota 3700 mt.

Non stiamo benissimo, qualcuno ha un forte mal di testa e per cercare di farcelo passare dormiamo al caldo dentro il lodge e beviamo del te. I proprietari decidono di accendere anche il cherosene in modo da scaldare l’ambiente.

L’odore è tremendo e ci fa stare quasi peggio dell’alta quota. Il corpo però si sta abituando piano piano e verso sera si affievolisce per sparire completamente durante la cena. Dal freddo qualcuno decide di dormire con i portatori all’interno del lodge, gli altri vanno nelle loro camere ben imbottiti dentro il sacco a pelo.La notte fa veramnete freddo, siamo intorno ai 0/1 gradi. La mattina ci svegliamo presto, e lo stato di salute non è ottimale.

6° TAPPA MACHHAPUCHHARE B.C. – ANNAPURNA BASE CAMP La mattina ci svegliamo presto, e lo stato di salute non è ottimale. Facciamo colazione e decidiamo di stringere i denti per salire gli ultimi 430 mt per raggiungere il nostro obiettivo. Qualcuno stava male che voleva scendere e gli altri volevano seguirlo per solidarietà. Si stava instaurando un pò di malumore in un gruppo che era stato compatto ed unito fino a quel momento. Dopo un po di tentennamenti decisi con quelli che stavano meno bene e con la guida di andare all’ABC e tornare indietro. Ci incamminammo, chi più veloce chi meno, e durante il tragitto mi sinceravo se stavano tutti bene.Qualcuno aveva un forte mal di testa e un po di nausea, erano i primi sintomi del mal di montagna, ma nessuno voleva cedere ad un passo dalla vetta. Facevamo una gran fatica a camminare a quell’altitudine che mi sembrava di camminare da un mese senza mai riposarmi.C’era la neve per terra ma il cielo era così terso e la temperatura così calda che camminavamo tutti a maniche corte.Quel breve tratto non finiva più. Alla fine esausti siamo arrivati alla nostra meta il campo base dell’Annapurna (4130mt). Eravamo esausti e ad ogni passo in più il nostro fiatone aumentava in maniera incredibile. Avevamo un gran mal di testa ma ciò non ci impedi di guardarci attorno e di fotografare le vette più alte del mondo: l’Hinchuli (6441mt), Annapurna South (7219 mt), Annapurna 1 (8091 mt), Singu Chuli (6501 mt), Annapurna III (7555 mt). Dopo esserci soffermati un attimo a riflettere dove eravamo e quant fatica per arrivarci ci siamo buttati a letto chi con il mal di testa chi con la nausea.Alcuni non ce la facevano e in tre decidemmo di scendere mentre gli altri tre decisero di rimanere, ci saremmo ritrovati l’indomani.

Ci dirigemmo verso il Machhapuchhare Base Camp per passare la nottata.

Ce l’avevamo fatta avevamo raggiunto quota 4130 mt.

Alla fine ci abbiamo messo 5 giorni per raggiungere l’ ABC anzichè i 7 programmati sulla carta prima della partenza.

Ognuno di noi ha provato un sentimento diverso quando è giunto a destinazione; per quanto riguarda me ero molto fiero e orgoglioso della mia prova e soprattutto per quella della mia ragazza Caterina che è forse quella che ha avuto più difficoltà di tutti visto che si sta buttando adesso su questo tipo di viaggio.

Appena giunto a destinazione ho provato un sentimento di grandezza e di rispetto per queste montagne e una grande ammirazione per chi è riuscito a scalarle.

Siamo stati per un buon periodo fuori dal mondo senza avere luce acqua gas telefono e tutte le comodità a cui siamo abituati e questa ritengo sia stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto.

Ora salutiamo l’ABC e torniamo a casa con un’esperienza in più ma soprattutto abbiamo costruito delle amicizie vere che probabilmente non sarebbero mai nate al di fuori del Nepal.

Quindi ringrazio il Nepal e l’Annapurna per quello che mi ha dato giurando di fare presto ritorno



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