Santorini, note di viaggio

I colori e le emozioni di un vulcano indimenticabile e dal quale non avremmo voluto andare più via
Scritto da: Pimpinix
santorini, note di viaggio
Partenza il: 27/08/2014
Ritorno il: 06/09/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Alla fine abbiamo deciso per Santorini! Semplicemente la più facile e la meno costosa delle mete proposte.

Il prologo di ogni viaggio è pieno di attese e anche questo non ha fatto eccezione. Tuttavia è stato difficile avviarne l’organizzazione: questa estate non è stata per me meno particolare delle altre che la hanno preceduta. Anzi, fra vicissitudini particolari, compleanni speciali, esigenze di lavoro e trattative per iniziare un nuovo lavoro, è sembrato sempre difficile e talvolta impossibile che si potesse trovare tempo ed occasione per programmare e organizzare il viaggio e magari partire pure! Le mete, posti che ho sempre desiderato visitare, erano tre: Azzorre, Fuerteventura e Santorini. Ha prevalso la più economica e facile da organizzare. Avevo inoltre grosse perplessità: la Grecia non mi ha mai attratto molto. Tuttavia… Santorini è più facile dire quello che Santorini non è, che quello che è: certamente non è solo un’isola e forse non lo è proprio. Tra l’altro è un piccolo arcipelago fatto da isole e scogli di cui quella maggiore si chiama Fira. È certamente una sensazione, un odore, una musica, un abbraccio, una gioia per gli occhi, e… tanto altro. È innanzitutto un posto vero, con cose brutte e belle. All’isola di Fira giungono, ogni due giorni, bettoline che portano acqua o gasolio per la centrale elettrica. Queste ultime, in particolare, ormeggiano in rada, appena a largo di una bellissima spiaggia ad est sud-est di Fira. In quella posizione, vicina alla centrale elettrica, il terribile odore di idrocarburi rende impossibile restare a lungo a godere di quelle meraviglie.

Santorini è intrisa di Storia e di storie, degli Uomini e della Terra, ci sono bellissimi posti da scoprire: in sette giorni abbiamo percorso tanti chilometri in macchina, di cui ricordo ogni metro, senza poter dire di aver visitato tutta l’isola di Fira.

Ho potuto respirare il Meltemi e sentirne la forza sulla pelle. Mi sono fatto pervadere e catturare dalla densità e grandiosità dei colori, ma anche dalla vastità dei panorami, piena di cielo, di mare e di isole. Mi sono fatto cogliere impreparato e commosso dalla romantica durezza di quelle terre vulcaniche bruciate dal sole e spazzate dal vento. Migliaia di casette bianche, lanciate come sesamo sul pane, decorano quell’incredibile collier, rappresentato dalla caldera, e spiccano luminose nella luce del tramonto. Poi all’ombra del crepuscolo si accendono le luci e tutto diventa sogno.

Tutti quelli che vanno a Santorini sono quasi obbligati a partecipare al rito del tramonto. Forse, per questo rito collettivo sarebbe necessario avviare uno studio antropologico: a mezz’ora dal tramonto da dovunque sull’isola si raccoglie un segnale misterioso e si corre ad Oia ad assistere al momento in cui il sole si tuffa in mare. Si parcheggia dove e come si può, senza badarci troppo, presi dalla frenesia e si comincia a correre a perdifiato verso il castello per non perdersi il fatidico momento. Non si può negare che lo spettacolo sia suggestivo, ma è difficile comprendere il senso di tutto quello che accade prima. Bellissima è la vecchia strada per il vecchio porto di Fira, che serpeggia lungo la parete quasi verticale della caldera, dal mare alla cresta, dov’è il paese. Da percorrere rigorosamente a dorso di mulo, ma solo se si ha un fortissimo raffreddore, altrimenti l’odore è insopportabile. Da Fira si vede l’intera caldera: panorama mozzafiato sia di giorno che di sera. Al centro della caldera sono ben visibili le due isolette di Nea Kameni, attuale camino vulcanico, e Palea Kameni, vecchio camino vulcanico attualmente inattivo. Le due isolette sono brulle e nere e danno la netta impressione di essere pericolose, anche se esercitano un fascino incredibilmente intenso, tanto che viene voglia di andare ad esplorarle da vicino.

Il primo impatto con l’arcipelago di Santorini è l’arrivo: io sono arrivato in aereo al tramonto. Dall’alto si ha il privilegio di poter vedere abbastanza da vicino l’intero gruppo di isole, così da avere una visione d’insieme e, nel contempo, da poter scorgere anche i particolari come le case e la forma della caldera. L’aereo si è avvicinato all’aeroporto con rotta est sud-est passando molto vicino all’unica montagna dell’arcipelago. Ha superato il limite della costa sorvolando Kamari. Ha poi virato stretto a destra per circa 210° – 230° per allinearsi alla pista, che è parallela alla linea di costa a nord di Kamari. In tutta questa manovra ho avuto la possibilità di godere di più punti di vista del magnifico panorama di Santorini mentre il Sole tramontava e si accendevano le luci. La prima cosa da fare in vacanza è crearsi una abitudine che scandisca i ritmi delle giornate: così la prima cosa da fare al mattino è la colazione. D’obbligo rinunciare a caffè e cappuccino, almeno al loro gusto italiano.

27/8/2014

Ore 19:25 atterraggio emozionante a Santorini. Dell’atterraggio ho già accennato. L’aeroporto ha una pista grande e lunga, pensata di certo per aerei più grandi e pesanti di quello che ci ha portato qui; l’aerostazione, invece, è piccola. La mandria di passeggeri discesa dal nostro aereo ha attraversato a piedi la pista per raggiungere il ritiro dei bagagli, veramente pochi passi. Ovviamente, la mia borsa è la penultima sul nastro: ci sono voluti oltre venti minuti. Ci avviciniamo ad un chioschetto bianco per noleggiare un’auto. Non sarebbe conveniente qui in aeroporto, così abbiamo letto sulle recensioni e nei consigli di viaggio, ma vogliamo almeno farci un’idea. La ragazza è carina e molto giovane, ci guarda dritto negli occhi e comincia a parlarci in un italiano rudimentale ma comprensibile. Dopo dieci minuti abbiamo noleggiato e ritirato una Nissan Micra Cabrio: deliziosa ed economica. Quella macchina si è rivelata perfetta per girare a Santorini. Il prezzo, come dicevo, è risultato comunque conveniente: a fine stagione, pur di non tenere un’auto ferma, la ragazza l’ha noleggiata per il prezzo massimo della classe inferiore, così abbiamo pagato anticipatamente € 350, praticamente 35 Euro al giorno.

Facciamo le foto alla carrozzeria ed al contachilometri per non incorrere in successive contestazioni, carichiamo i bagagli e ci avviamo verso Fira, capoluogo dell’isola. Ci fermiamo quasi subito in un’area di servizio per rifornimento (€ 50) ed informazioni stradali. Arrivati a Fira, dopo aver sbagliato strada solo due volte, cerchiamo informazioni per Georgia Studios dove abbiamo prenotato: sembra che nessuno lo conosca. Abbiamo delle istruzioni, ma sono troppo vaghe. Scopriremo, poi, che i Greci hanno un’idea diversa dalla nostra della valutazione delle distanze, così è difficile farsi un’opinione corretta delle informazioni stradali. Ci decidiamo a telefonare ad Anna, la proprietaria degli Studios: il mio inglese è arruginito ed appena passabile, il suo rudimentale ed incomprensibile, sono profondamente diverse anche le pronunce ed il lessico, ci saremmo capiti molto meglio in Mandarino antico! Alla fine, dopo innumerevoli descrizioni del posto dove stiamo sostando, Anna decide di raggiungerci e farsi seguire con l’auto fino agli Studios. È simpaticissima, gentile e cortese e da vicino è decisamente più facile intendersi. Prendiamo possesso dello studio destinato a noi: è pulito, ha un delizioso terrazzino e la disponibilità di un solarium sul tetto, il bagno però è veramente inguardabile. Perfino la parola bagno è inadeguata a descriverlo: una cabina doccia ricavata in una nicchia in un muro spesso, dotata di lavabo e tazza. La stanza è dotata di aria condizionata, fondamentale a Santorini! Finalmente soli… ed emozionati! Ci sistemiamo, ci cambiamo e decidiamo di fare un giro a piedi. Lasciato lo studio ci avviamo per stradine e scalette e scopriamo di essere a cinque minuti dalla strada principale: il centro di Fira è appena al di là della strada e si estende da questa al bordo della caldera. Sono vicoli stretti, pieni di vita e di negozietti; alcuni di generi per turisti, ma altri, soprattutto in alto vicino al bordo della caldera, di classe internazionale. Incontriamo anche un buon numero di gioiellerie piuttosto importanti.

Le nostre esplorazioni ci portano a Firostefani, pittoresco villaggio ormai inglobato nell’abitato di Fira, tanto da esserne diventato un quartiere, ed in particolare su una stradina che per un tratto di circa un centinaio di metri corre sul bordo della caldera e ne consente una visione praticamente completa. Lo spettacolo, nel buio della sera serena e calda, è emozionante e commovente: rimaniamo a lungo a guardare e riesco a trattenere le lacrime a stento. Poi i nostri stomaci decidono che è ora di pensieri e necessità più terreni e prosaici. Eravamo stati incuriositi da una taverna di Fira, notata all’inizio delle nostre esplorazioni, vicino alla strada principale, decidiamo quindi di tornare indietro. La taverna si chiama “Daphne”, una ragazza bionda e palesemente dell’est europeo ci invita ad entrare. Occorre salire una scalinata, è al primo piano ed è decorato in modo semplice e forse un po’ troppo folkloristico. È poco più di una bettola, ma il proprietario è simpatico e parlotta un anglo italiano che risulta comprensibile, mentre il mio inglese comincia a stirarsi dopo un lungo letargo. Mangiamo molto bene! Per me è il primo contatto con la cucina greca e con i relativi prezzi (€ 32 in due). Veramente ottimo! Chiudiamo la serata dividendo un Greek Frozen Yogurt”, riccamente farcito “a peso” (€ 4,40), da “Selatrevo”, nella stradina poco più sopra. Io odio lo yogurt, ma quello greco è un’altra cosa e sostituirà degnamente il gelato durante questa vacanza.

28/8/2014

Dopo una lunga dormita, usciamo molto tardi, soddisfatti, riposati e curiosi, ancora con le immagini della sera prima negli occhi. Abbassiamo il tettuccio all’auto e ci avviamo alla ricerca di un posto dove fare colazione, non credo che troverò caffè o cappuccino, alla peggio solo timide somiglianze. Ci fermiamo in una pasticceria appena fuori Fira, sulla strada percorsa la sera prima, quasi al centro di un grosso incrocio, per fare colazione (€ 11). Il cappuccino è latte sporco, ma il dolce che ho scelto è eccezionale: miele, cannella ed una pasta croccante. Semplicemente buonissimo! Cartina ed informazioni alla mano, ci dirigiamo verso sud. Ci fermiamo quasi subito in uno spiazzo di terra battuta e polvere di pomice che è indicato come punto panoramico. Da qui possiamo ammirare l’intera caldera, ma di giorno e da un nuovo punto di vista: scopriamo che non ci si stanca mai di guardare questo spettacolo che cambia continuamente con l’ora ed il punto di visuale. I colori, poi, qui sembrano più densi di quelli che ho visto fino ad ora, molto più intensi! Il mare, di un colore azzurro, scuro ed intenso, è tanto luminoso da far strizzare gli occhi, fa da contraltare ai colori caldi dai toni bruciati della terra ed al bianco ed azzurro delle casette sparse a manciate sulle isole. La vista sorprende anche l’immaginazione: è la natura feroce unita all’ostinazione cieca dell’Uomo! Quest’immagine è una vera icona. Passiamo così quasi mezz’ora totalmente assorti, senza rendercene conto.

La nostra esplorazione continua verso Perivolos, dove le nostre informazioni collocano uno stabilimento balneare con annessa taverna e bar dal nome “Terra nera”. Bagno in mare e relax è tutto quello che desideriamo al momento. Alla fine lo troviamo. Il posto è delizioso ed accogliente, I proprietari simpatici ed aperti, tanto disponibili da far sembrare il mio inglese perfetto: tutto merito loro! Consumiamo 2 freschi frappè al bar (€ 9), acquistiamo una bottiglietta d’acqua (€ 1,50), attraversiamo la strada e siamo in spiaggia (2 lettini king size + 1 ombrellone maxi € 7,00). Stiamo in spiaggia tutto il giorno: è una meraviglia! Ci prepariamo ad andare via solo quando vediamo il personale che comincia a rassettare la spiaggia. Lo stabilimento ha anche un ristorante, talmente carino ed accogliente che decidiamo di fermarci. A parte la colazione, non abbiamo mangiato nulla per tutto il giorno… abbiamo solo sorseggiato una bibita in spiaggia. La struttura è gestita a carattere familiare ed il capofamiglia, che parla un buon italiano, raccoglie le ordinazioni ai tavoli del ristorante. Mangiamo (anche i i Vaflaki, mini Waffel riccamente farciti) e paghiamo bene (€ 25 in due). Giornata di intenso relax, così torniamo a Fira, due passi per conciliare il sonno e un “Greek frozen yogurt “ (€ 5) per chiudere la giornata.

29/8/2014

Questa vacanza deve essere principalmente una vacanza di riposo, così questa giornata comincia mollemente: una spesuccia al supermercato, colazione presso “Zotos Dimitrios Pasticceria” di Fira (€ 11,30) e giro a piedi per Fira. Con calma, alla fine di questa passeggiata, decidiamo per un bagno ed un pomeriggio di relax. Sentiamo fortemente il bisogno di riposare! Andiamo prima a vedere la celebre “Red Beach” che troviamo troppo affollata e non ci ispira, così decidiamo per Mesa Pigaria, dopo Akrotiri, l’altro lato della punta dov’è costruito il faro, all’estremo sud dell’isola di Fira. Dopo circa un chilometro di strada si imbocca una lunga strada sterrata e con forte pendenza, talvolta pericolosa, che porta fino a Mesa Pigaria.

Mesa Pigaria è una conca riparata dal vento che tira oggi, dove la falesia bellissima, alta e orgogliosa, riempie gli occhi con varie tonalità bruciate dell’ocra che sormonta un mare di cristallo. Un uomo anziano, ancora atletico, dal viso bruciato dal sole e segnato da rughe profonde e simpatiche, con baffoni bianchissimi e capigliatura leonina avviata all’indietro, sta pulendo dei piselli. Alza il viso quando ci avviciniamo e ci guarda dritto negli occhi. I suoi occhi sono azzurri e intensi, incredibili, sembra un attore. Si alza e ci viene incontro per qualche passo, sorridendo. Movenze eleganti, fisico asciutto, spalle imponenti ed un’altezza non comune, avrà oltre ottant’anni ed è una figura incredibile in quel contesto. Sorridendo ci chiede 7 euro per un ombrellone e due lettini, batte lo scontrino e ci indica l’ombrellone. Poi torna alle sue occupazioni. Ci sistemiamo e ci riempiamo gli occhi di quell’incredibile panorama. Tutto questo mi impressiona al punto che, anche adesso, posso ricordare un notevole ventaglio di particolari: colori, odori e sensazioni, come sole ed aria sulla pelle. Appena preso possesso dei lettini mi sono addormentato, coccolato dal vento leggero e fresco, che cade dalla falesia. Mi risveglio dopo quasi due ore e Daniela mi chiede se voglio fare il bagno, ma sto bene così, in pace con il mondo in quel contesto meraviglioso e sereno. Daniela, invece, decide di fare il bagno e scopre che appena oltre il bagnasciuga si celano pietre grandi e lisce che rendono difficile entrare in acqua. Durante queste manovre colpisce con l’alluce una grande pietra: quell’unghia le farà male per mesi. È l’unico vero neo della visita a Mesa Pigaria. Sono quasi le 18:00 quando ci riscuotiamo dalla nostra pigrizia. Guardarsi negli occhi e decidere che abbiamo fame è un attimo! Raccogliamo le nostre cose e ci rechiamo alla omonima Taverna. È un orario strano per mangiare e sulla terrazza della locanda c’è un ragazzo prestante e scuro di capelli che sta allestendo i tavoli per la sera. Si chiama Nicola, parla un italiano assolutamente comprensibile e ci fa accomodare subito, con un tratto quasi affettuoso, comunque estremamente cordiale. La cucina si sta appena riavviando e, di pronto, c’è solo la moussaka e le melanzane sott’olio fatte dalla sua mamma. Daniela ordina una frittura di calamari dichiaratamente surgelati, io preferisco qualcosa di fresco e chiedo a Nicola cosa è disponibile. Nicola mi fa cenno di seguirlo in cucina per scegliere del pesce fresco da preparare al momento. Mentre stiamo per varcare la soglia della cucina arrivano due persone e Nicola mi affida alle cure della sua mamma, che non parla una parola né di italiano né di inglese. Ci guardiamo e la sua espressione potrebbe tradursi così: “Figlio mio, tu da me che cosa vuoi a quest’ora? Noi ora stiamo pulendo, che ti posso mai preparare in queste condizioni?”. Mi guardo attorno e vedo due giovani donne che stanno pulendo tutte le superfici con un impegno e un’energia veramente encomiabili. Lo sguardo della mamma di Nicola è dolce, mi guarda con perplessità. Poi si illumina e mi apre dei cassetti d’acciaio sotto un banco frigo, dentro ci sono palamite, triglie, seppie e delle sarde grandi e bellissime. Tutto il pesce è bellissimo, ma quelle sarde (Σαρδηνίας) sono praticamente vive. Le indico deciso e la mamma di Nicola annuisce, alza la mano come per dire “aspetta” e con l’altra si batte il seno come per dire “ci penso io!”. Annuisco, sorrido e vado via. A metà terrazza Nicola mi ferma e chiede:”Tutto ok?”, rispondo: ”Penso di si!”. Quell’antico signore che ci ha noleggiato i lettini è il nonno di Nicola, si avvicina con una nipote e ci serve da bere, una porzione di moussaka, una di melenzane sott’olio e il cestino del pane. Il servizio è alla buona, talvolta rudimentale, ma caldo, affettuoso e sorridente. Così arrivano a tavola le sarde che ho scelto e la frittura di Daniela: è tutto buonissimo, ma le sarde fritte sono addirittura sontuose. Sarà alla fine uno dei pasti migliori in assoluto fra quelli che avremo consumato a Santorini. Sulla via del ritorno, più che soddisfatti, ci fermiamo ad ammirare il tramonto dallo stesso spiazzo dal quale il giorno prima abbiamo ammirato la caldera: il tramonto è spettacolare. Abbiamo pranzato tardi, non ci va di tornare allo studio, così andiamo a fare un giro a Kamari. Di questa località ci avevano parlato benissimo: posto bello, strategicamente situato per soggiornarvi, con le spiagge a pochi passi dalle soluzioni di soggiorno, pieno di vita, di localini e di negozietti per lo shopping e più economico del resto dell’isola. Alla fine è un po’ deludente, c’è certamente tutto questo, ma è un posto per turisti in tutte le sue manifestazioni e, rispetto al resto di Santorini,francamente, non c’è paragone. In ogni caso, la passeggiata e lo shopping (pistacchi, patè di olive, magneti, cartoline) sono stati piacevoli e, comunque, Kamari andava visitata.

30/8/2014

Oggi tira il Meltemi, che spazza Santorini con violenza. Diamo un’occhiata alla cartina e decidiamo di portare con noi la borsa da mare, ma programmiamo di visitare Oia. Prendiamo 2 cappuccini a Fira al “Graffiti Music Cafè”(€ 7) e partiamo. Per arrivare a Oia da Fira percorriamo la strada principale che corre appena all’interno dell’orlo della caldera. Pensavo che fosse panoramica proprio verso la caldera: non è così! E’ tracciata appena sotto il livello della cresta, offre però un incredibile panorama di tutto il resto dell’isola di Fira ed in particolare del settore di nord-est. La segnaletica dei Greci non è perfetta, io sono un po’ distratto dai panorami, così manco un incrocio, per fortuna senza conseguenze, ma questo evento mi ammonisce a fare maggiore attenzione alla guida. La strada è tagliata nella parte esterna della cresta, così in molti punti si può vedere la genesi a strati dell’isola. A fianco della strada, ad altezza d’uomo, corre uno strato di terra assolutamente nera con inclusioni di pietrisco altrettanto nero, sembra messo là apposta per delimitare la strada. Subito prima di Oia, la strada si riduce in una terribile strettoia con abitazioni da entrambi i lati. In questo budello, di una settantina di metri, passa di tutto: pullman, sia turistici che di linea, auto e scooter, pedoni, biciclette, carrozzini, ecc.; e, come in tutte le parti del mondo, sembra una situazione messa là apposta per mettere alla prova la pazienza e l’abilità dei guidatori. Ho modo di rendermi conto che non sono ancora abbastanza rilassato! La strada gira attorno al centro di Oia. Cerchiamo un parcheggio che sia “ragionevole” ed alla fine lo troviamo in uno spiazzo di terra battuta. A prima vista Oia non sembra tanto bella ed elegante come appare da lontano. Ma basta percorrere venti metri e salire pochi gradini e si comincia a percorrere una stradina stretta, curata, pulitissima e piena di sole: deliziosa! In un attimo ci troviamo sul corso principale, affollatissimo! Oia è un salotto, i negozi sono belli e curati, ce ne sono tanti per turisti, ma anche tanti altri che vendono prodotti artigianali non dozzinali, antiquariato, boutiques di moda e di scarpe, gioiellerie, ecc.

Facciamo un po’ di giri per il corso curiosando qua e là, poi decidiamo di consumare qualcosa in un bar, anche per approfittare dei servizi igienici. Così, entriamo da “Hassapiko”, carino, sembra un covo di pirati. Ordiniamo una spremuta d’arancia e una Coca-cola, cominciamo a consumare e nel frattempo mi informo sul bagno. Mi viene risposto che c’è quello pubblico a meno di cinquanta metri più avanti sul corso. Ci eravamo già passati davanti, ma non avevamo realizzato la funzione di quella deliziosa casetta bianca e rossa con due porte sita in fondo ad una piazzetta completamente coperta da una pergola di bougainville. La spremuta non era male e la Coca-cola è la Coca-cola, ma questa esperienza si rivelerà l’unico “bagno!” di tutta la vacanza, infatti paghiamo una cifra esorbitante (€ 12,50 in due); cifra che non saremmo riusciti a spendere neppure per una luculliana colazione mattutina.

Ovviamente dopo raggiungiamo i bagni pubblici, scoprendo che sono tanto affollati ed usati quanto puliti e tenuti bene: c’è sempre una lunga fila! Ci avviamo verso la parte alta di Oia e passiamo davanti ad una piccola libreria “Atlantis Book” che vende “gatti a 5 Euro”! Entriamo! La libreria occupa un immobile, da terra a cielo, di due piani compreso il terrazzo di copertura ed è organizzato in modo da accedervi da un livello di un piano inferiore a quello della strada. Scendiamo una scaletta dalle curve morbide, con piante e deliziosi cartelli dipinti che indicano in varie lingue che è possibile accomodarsi all’interno e leggere. Entrando vediamo un affollamento di libri in apparente scarso ordine e poltrone posizionate a caso, comunque là dove lasciano un agevole passaggio a chi non è seduto. Il proprietario è un distinto e simpatico ragazzo, con il quale scambiamo due chiacchiere. Vende libri soprattutto a stranieri e, fra le altre, ha anche una piccola sezione di libri in italiano. Le famose offerte di “gatti a 5 Euro” è uno scherzo, una dedica a due suoi piccoli compagni pelosi che per una ventina d’anni hanno condiviso la sua avventura accogliendo con lui affettuosamente i clienti. Da ultimo, sul terrazzo di copertura ci sono alcune poltrone in plastica, oggetti di design, destinate a quei lettori che vogliono leggere continuando a prendere il sole. È un posto delizioso almeno quanto il suo proprietario e l’incredibile contesto nel quale esiste. A mio avviso è un posto che è necessario visitare, un’esperienza per se stessi, che rende anche uno spaccato di vita semplice ed invidiabile, anche se, sono convinto, non scevro di notevoli difficoltà di sopravvivenza.

Continuiamo la nostra passeggiata in direzione della parte alta di Oia. Oia, vista dall’alto, sembra una grande virgola che si sviluppa sul bordo della caldera e la codina della virgola è la parte che abbiamo visitato fin’ora. La falesia termina di colpo e scade ripidamente verso il mare, dando luogo ad un vero e proprio promontorio sulla cima del quale giace il “punto” di Oia. E’ l’insediamento più antico e vi sorge il castello, che più che un palazzo è una struttura difensiva. Questa parte del paese si volge ad occidente ed è la tribuna dalla quale si osserva il rito del tramonto. Questa parte è meno commerciale e più residenziale e forse anche più caratteristica. Nessuna parte di Oia è direttamente esposta a nord, così praticamente non abbiamo subito il Meltemi e abbiamo potuto godere del sole e del caldo di questo periodo. Facciamo una visita alle terrazze del castello. E là si apre un mondo! Ovviamente la struttura è posizionata su di un sasso isolato e a strapiombo sul mare alla fine del promontorio, così da controllare l’accesso nord della caldera da una posizione imprendibile dal mare. La vista è impressionante e si vede distintamente come il mare mosso, furiosamente spinto dal Meltemi, si precipita all’interno della caldera per poi calmarsi completamente, in poche centinaia di metri, fino a diventare una lastra di cristallo azzurra a ridosso della falesia. La densità e la luminosità dei colori è incredibile! Resterà, questo, uno degli aspetti che più mi ha impressionato di Santorini!

Scorgiamo dall’alto un piccolo porticciolo alla base del promontorio, andiamo a visitarlo! Tra l’altro, con la recondita speranza di poter raggiungere quella lastra di mare a ridosso per poter fare un breve bagno. Il porticciolo è parte del piccolo centro di Ammoudi. Il paesino è precluso alle auto, per cui parcheggiamo sulla discesa e ci avviamo a piedi verso quell’ennesima bomboniera. Lasciamo l’auto e veniamo immediatamente presi dalla forza del Meltemi e dalla grandiosità del panorama. Una barca a vela, in lontananza da nord, si dirige direttamente verso il varco, verso di noi, con il solo genoa aperto: lotta contro il mare e viaggia veloce al gran lasco, sembra ai limiti di una navigazione in difficoltà. Ci fermiamo ad osservare la forza del mare sulla costa rocciosa e frastagliata con innumerevoli scogliere naturali sommerse, sulle quali frangono le onde, ed a fare il tifo per quella figuretta bianca in balia delle onde. Finalmente la barca entra nella caldera, in acque decisamente meno agitate e vira verso le acque protette dalla falesia.

Per entrare ad Ammoudi bisogna passare a lato di una sbarra basculante ed attraversare un moletto in calcestruzzo dalla superficie butterata per effetto del mare grosso. Il paese è un lungo molo arcuato con due file di casette colorate parallele, strette fra la falesia in frana, sopra la quale svetta il castello di Oia, ed il bordo del molo. L’ansa subisce gli effetti del vento diffratto dal promontorio che fa aprire a ventaglio le raffiche sull’acqua di cristallo verde. Poche barche, ormeggiate su corpi morti, si muovono lente, mentre a poche centinaia di metri il mare appare in tutta la sua furia odierna, con creste bianche che si inseguono e si frangono in rapida sequenza. Ancora una volta i colori sono sorprendenti! Lungo il molo ci sono tre ristoranti, con i tavolini che lasciano appena lo spazio per passare uno alla volta. A parte pochi avventori ed i camerieri, fra le case si vedono solo apparire e sparire dalle porte un paio di figure femminili. In neanche trecento metri il paese è finito e ci troviamo ad imboccare il sentiero che porta al fanale verde del porticciolo e continua girando sotto la falesia verso l’interno della caldera. Poco dopo il fanale dobbiamo fermarci per tornare indietro. Speravamo di raggiungere la zona ridossata per fare il bagno, ma il sentiero è maltenuto e parzialmente franato. È troppo difficile da percorrere senza scarpe adatte e tanta determinazione… peccato! Al ritorno ci accorgiamo di cinque grandi polpi stesi a seccare come su di un telaio, è la prima volta che vedo da vicino questa pratica di conservazione: un po’ impressionante!

Ritorniamo ad Oia, ormai è pomeriggio, per visitare il museo navale. Il museo non è ancora aperto e, poiché abbiamo già preso troppo vento, decidiamo di fare un giro nelle stradine a valle del corso principale, verso la caldera. Ne imbocchiamo una dal castello verso Fira ed è una scelta felice, ci consente infatti una visita nelle bottegucce che qui hanno meno l’aspetto di trappole per turisti. Una pila di cappelli a larga falda attira il mio sguardo: sono proprio del modello che mi piace di più. Scegliamo la taglia ed il colore ed entriamo a pagare e qui mi giunge la vaghezza di chiedere alle due giovani e ridanciane commesse se il cappello è anche impermeabile. Mi guardano. Riflettono per un attimo e, probabilmente, pensano che dalla loro risposta dipenderà l’esito dell’acquisto. Le rassicuro circa la mia intenzione di concludere l’acquisto e prendo i soldi per pagare. Ma a questo punto si scatena una terribile e simpatica discussione fra le due circa l’impermeabilità del cappello. La questione è tale per cui si dimenticano completamente di noi, continuando a discutere animatamente in greco, assolutamente incomprensibile per noi. Dopo una buona decina di minuti cerchiamo di farci notare e ci riusciamo solo con difficoltà. Riusciamo a pagare e andare via; senza, per altro, aver certezza dell’impermeabilità del cappello appena acquistato. Completiamo il nostro giro dopo aver visitato un elegante bazar di abiti, sciarpette e gioielli dall’elegante arredamento orientale. Finalmente arriviamo all’entrata del museo, che è aperto. Il museo ha sede in un severo palazzo ottocentesco, vi si accede da un piccolo cortile pavimentato in pietra viva e disseminato di enormi ancore antiche in ferro del tipo “ammiragliato”. Entriamo e al botteghino acquistiamo i ticket d’ingresso (€ 3,00 a persona) e chiediamo di acquistare un catalogo o una guida, ma non è disponibile nulla del genere. Il museo si dispiega su quattro grandi sale, la prima delle quali offre uno spaccato degli strumenti di lavoro dei carpentieri di bordo ed una piccola collezione di modellini e diorami di particolari delle attrezzature veliche di navi ottocentesche. La seconda sala è piena di modellini di navi e di suppellettili di bordo, oltre ad un meraviglioso modellino di una macchina alternativa a vapore con tanto di spaccati dei cilindri e delle caldaie. Alle pareti della scala sono presenti delle grandi carte dell’Atlantico, su due delle quali è tracciata la rotta di una nave locale che a metà dell’ottocento ha attraversato un uragano. Un’altra intera sala è dedicata alla presentazione di documenti originali commerciali, di trasporto e di credito, settecenteschi ed ottocenteschi. Fra questi spicca una lettera di credito redatta in italiano, compilata a Trieste quando era ancora saldamente austriaca. Nell’ultima sala, attraverso l’esposizione di vestiti, uniformi e documenti, è narrata la storia di una famiglia armatrice di Santorini. Ciò che mi colpisce particolarmente sono quattro quadretti a pastello nei quali si illustra il metodo di carico della pomice in polvere su di una piccola nave a vela. Sono bellissimi e provo a fotografarli, ma i riflessi mi impediscono di ottenere foto nitide e a fuoco. Il museo è piccolo, ma grazioso e ricco, peccato che non ci siano ausili alla visita, né per i visitatori greci né tanto meno per i turisti stranieri: Sarebbe stato molto più interessante.

Usciamo e, considerato il conto del bar della mattina, in un minimarket ci procuriamo acqua e Coca-cola e, poi, approfittiamo nuovamente dei bagni pubblici, poco lontani. Riprendiamo l’auto e decidiamo di tornare allo studio seguendo la litoranea esterna dell’isola di Fira. La strada è bellissima e difficile da percorrere, poco indicata, senza cartelli stradali, spesso invasa dalla sabbia o dalla terra. Ci perdiamo due volte in due piccole frazioni e poi arriviamo ad un vallone quasi sterrato e su di una spiaggia dalla quale si scorge, poco più avanti, un porticciolo nuovo, forse ancora in allestimento. Da qui è irraggiungibile. Scopriremo poi che è poco a nord di Exo Gialos, ma i due tratti di litoranea non sono ancora stati uniti da un tratto di strada appena tracciata e non percorribile in quanto ancora in costruzione. Infine, a tramonto avvenuto, arriviamo a Fira. Non abbiamo pranzato e quindi è necessario tamponare la fame fino all’ora di cena: prendiamo 2 dolcetti presso la panetteria-pasticceria “Svoronos Bakery” al centro di Fira (€ 3,50)

Un piccolo episodio rende particolarmente divertente lo snack: durante la scelta chiedo in inglese alla commessa cosa contiene un tipo di pane e lei risponde “tzis”. Non capisco cosa dice e chiedo di nuovo, lei risponde nello stesso modo. Proprio non capisco la risposta e, scusandomi, ripropongo la domanda. Lei si irrita e, con tono secco e vagamente isterico, mi chiede “ma tu parli inglese ?” lasciando intendere che non è il caso di insistere ad usare una lingua che evidentemente non conosco e non so parlare. Per fortuna Daniela ha capito e, ridendo, mi dice “Formaggio!”. Scappa così una risata liberatoria a tutti, compreso alla ancora stizzita commessa! Capiteranno ancora situazioni di questo tipo, noi ed i Greci abbiamo modi diversi di pronunciare alcune cose e, partendo dal presupposto che è difficile stabilire chi pronuncia meglio (o peggio!), resteranno episodi particolarmente gustosi.

Dopo una breve sosta al Minimarket “Pelican Market”, torniamo in studio, dove ci laviamo, ci riposiamo un po’ e poi ci muoviamo a piedi per andare a cena da “Salt and pepper”, dove abbiamo prenotato al mattino. Avevamo letto in precedenza numerose recensioni del ristorante, che ne lodavano diffusamente la cucina ed avvisavano del carattere esuberante di Irene, la proprietaria. Irene è una bella donna sotto la sessantina, bionda ed effettivamente esuberante, brusca di carattere eppure estremamente cortese: come al solito, il diavolo è meno brutto di come lo si dipinge. Infatti, la troviamo gentile e simpatica con noi (ma non con tutti i clienti presenti!), ed alla fine trova anche il tempo di sedersi al nostro tavolo a fare due chiacchiere. Mangiamo benissimo (pagando € 39,60 in due, il dolce è cortesemente offerto dalla casa), tanto che prenotiamo subito per la sera del quattro settembre. Breve giretto con annesso shopping a Fira e, poi, subito a dormire, stanchi della giornata.

31/8/2014

Oggi bagno! Facciamo colazione lungo la strada in un panificio che ci rivedrà spesso (€ 8,30) e poi via: destinazione Perissa. Lungo la strada ci fermiamo a visitare un grande atelier di un artista locale. Sono in esposizione: quadri, ceramiche e terrecotte. Ci sono molte cose interessanti ed i pezzi sono ben esposti, certamente il suo stile può definirsi pop, tuttavia la visita risulta piacevole ed interessante. Un quadro in particolare colpisce la mia attenzione, si tratta dello scorcio di un angolo di una casa bianchissima, come quelle greche, con un gozzo capovolto collocato sul lato del tetto di copertura, a fare da macchia di colore azzurro, bianco e rosso, ed a contrasto, a fare da sfondo al tutto, un cielo nero e brillante. È decisamente originale e luminoso e soprattutto mi ispira emozioni e sensazioni molto forti. Mi sembra l’icona di un mondo alla fine del suo tempo che si esprime contemporaneamente a se stesso con il suo essere esteticamente migliore del nuovo patinato che lo sopravanza: un canto del cigno, orgoglioso e dignitoso!

Arriviamo infine a Perissa, una grande chiesa ortodossa con un insolito e monumentale campanile domina la piazza del paese (sterrata su un intero lato!). Parcheggiamo e ci avviamo al mare. Il paese è decisamente per turisti, ma meno caotico di Kamari. Sembra un posto per famiglie. Lo stabilimento che scegliamo sembra quello più chic del litorale ed è parte di un albergo grande costruito a ridosso della spiaggia. Tutto sembra simile a quanto abbiamo già visto in altre parti dell’isola, ma il lido è sporco e poco curato e il servizio stanco e svogliato, nonostante la giovanissima età degli operatori. Peccato, anche perché è esoso (€ 10 per 2 lettini ed 1 ombrellone)! Il posto comunque è bellissimo, con una splendida falesia di granito a picco sul mare che chiude a sinistra la spiaggia, appena sopra un molo di un grigio chiarissimo e basso sull’acqua che quasi sottolinea l’intenso beige della roccia. Falesia che si colora al tramonto di un bellissimo e vivo rosa aranciato che contrasta con l’incredibile azzurro intenso del mare. La giornata si svolge comunque rilassata e tranquilla ed il bagno, in un’acqua dalla temperatura perfetta, è piacevolissimo. Per la cena di domani primo settembre abbiamo prenotato a Exo Gonia da “Metaxi Mas”, mentre questa serata la passeremo in giro per Fira, magari per fare qualche compera. A Fira ceniamo da “Taverna Stamnas “, un locale per turisti di cui avevamo letto molto bene sulla guida Lonely Planet. Non possiamo dire di aver mangiato male, ma certamente non al livello dei ristoranti che abbiamo provato fin’ora, anche considerando il prezzo (€ 39,00 in due). L’unica nota, non necessariamente positiva, è che i piatti (di carne) sono molto abbondanti. Per il dessert ci trasferiamo poco distante, da “Corner, Crepes & waffles”. Una volta accomodati, al fresco a fronte strada, ci serve un simpatico signore che si definisce “quasi italiano” e che sfoggia un italiano quasi senza accento: assaggiamo i “Loukomades”, palline fritte condite con Nutella (€ 4,90). Al tavolo a fianco al nostro c’è una curiosa coppia romana: sono molto attratti fra loro e ci paiono molto carini e romantici, nonostante l’aspetto folkloristico: creste di capelli tinti in colori sgargianti e abbigliamento rock un po’ demodè.

1/9/2014

Abbiamo dormito un po’ più a lungo del solito, così decidiamo di prendercela comoda. Fin’ora, tutte le spiagge che abbiamo visitato non sono sulla caldera ma sul litorale esterno dell’isola di Fira. Da questi lidi e dai punti panoramici che non guardano la caldera si scorgono innumerevoli isole e scogli che non sembrano di origine vulcanica, bensì calcarea. Compro, quindi, una cartina delle Cicladi per farmi un’idea. A metà mattina, dopo aver preso 2 cappuccini alla caffetteria “ Zampelas Papadaki & Co.” fuori Fira (€ 6,40), ci avviamo verso il faro di Akrotiri per curiosare un pò. È una giornata particolare, viaggiamo con i finestrini aperti ed il tetto chiuso perché c’è vento fresco da nord nord-est. Lungo la strada, ci imbattiamo in un chiosco di legno, appena fuori c’è una signora dall’aspetto pittoresco che, sorridendo, urla qualcosa e fa un gesto teatrale per fermarmi. Reagisco d’istinto e parcheggio: è una perfetta venditrice e lo ha appena dimostrato. Il chiosco, che vende prodotti tipici greci ed in particolare di Santorini, ha un piccolo e delizioso giardino arredato in legno non trattato, dove offrono assaggi di tartine con formaggi, olive e gelatine, accompagnate da ouzo. Dopo lo snack, entriamo nel negozietto per acquistare alcune confezioni di FAVA, i “piselli gialli di Santorini” secchi, con cui si prepara una purea buonissima (€ 5,00 a confezione). Riprendiamo la strada. È bellissima e ci offre panorami della caldera sempre nuovi ed entusiasmanti. Passiamo davanti a due parchi di villette di lusso situati in incredibili punti panoramici e, poco dopo, accanto ad un albergo residence, anch’esso di lusso, completamente nascosto alla vista dalla strada che dispone di una pista di atterraggio per elicotteri, sulla quale poco dopo ne atterra uno evidentemente privato. Arriviamo al faro, che non è visitabile e facciamo un giretto a piedi. Si fa presto ad esplorare il piccolo sito, così, in auto, ci avviamo al Porto nuovo di Fira, che si trova appena a sud del paese di Fira. L’idea è di dare un’occhiata alla caldera e alle due isolette Kameni dal livello del mare. Il Porto nuovo è un porto prettamente commerciale, dove attraccano i traghetti ed i mezzi veloci per il trasporto di merci e passeggeri, purtroppo non possiamo restare a lungo per la mancanza di un adeguato parcheggio: incredibile! Ma poi non troppo… Non abbiamo voglia di fare il bagno, così torniamo a Fira per visitare il Museo della Preistoria. Il Museo è piccolo ma molto bello, però è affetto dalla medesima patologia riscontrata al Museo Navale di Oia, manca ogni tipo di ausilio o spiegazione alla visita ed ai reperti esposti. Facciamo ricorso alle nostre lacunose reminiscenze scolastiche ed alla nostra guida turistica, tuttavia è un peccato ammirare queste cose meravigliose in questo modo. Passeggiamo per Fira dedicandoci allo shopping (Daniela compra dei sandali infradito bellissimi che aveva visto a Napoli da Deliberti, ma che non aveva potuto acquistare in quanto mancava la sua misura: € 70) e nel primo pomeriggio andiamo a riposare un po’ allo studio in attesa che si faccia ora di cena. Abbiamo prenotato alla Taverna “Metaxi Mas” di Exo Gonia.

Pomeriggio di riposo e relax fra il tavolino del terrazzino e le cure dell’aria condizionata: morbido e piacevole. Pronti per la cena, ci avviamo con tanta curiosità per quanto abbiamo letto sulla Taverna “Metaxi Mas”. Arrivati ad Exo Gonia, però, fatichiamo a trovare indicazioni per il ristorante, l’unica cosa che spicca è un’imponente e monumentale chiesa ortodossa al centro di un grande spiazzo, sola nel nulla. Niente luci, niente cartelli, niente insegne e nemmeno case, c’è solo un gruppo di villette a schiera un centinaio di metri prima della chiesa. Torniamo da quella parte e decido di chiedere informazioni ad un signore che sta scendendo a buttare i sacchetti della spazzatura. E’ gentilissimo e sorridente, ma non parla altro che Greco! Proviamo a parlottare un po’, ridendo, poi dico Metaxi Mas e lui indica la chiesa! Non ho capito un tubo! Alla fine mi arrendo e lo saluto stringendogli la mano con un’espressione sul viso ferma e sicura. Una meschina farsa per nascondere che sono piuttosto demoralizzato. Brain storming in auto e decidiamo di girare attorno alla chiesa. Troviamo un parcheggio libero, di fianco alla chiesa, con un insolitamente elevato numero di auto parcheggiate e immediatamente dopo Daniela vede un cartello bianco e rudimentale che reca la scritta “Taverna Metaxi Mas” e una freccia. È andata! In realtà, il ristorante e il centro del paese sono invisibili dalla strada, infatti, dalla parte posteriore dello spiazzo dove c’è la chiesa, scende una scala in pietra di porfido per quasi una ventina di metri di dislivello, alla fine della quale si trova una piazzetta sulla quale ci sono i tavoli del ristorante. È affollatissimo ed i tavoli sono talmente serrati l’uno all’altro da sembrare tutti collegati in un unico super tavolo. In questa massa quasi indistinta di: teste, chiacchiere, sorrisi, risate, pianti di bambini, piatti, bicchieri, bottiglie, mani festanti e mandibole al lavoro, tre ragazze e due ragazzi scivolano su invisibili sentieri servendo continuamente pietanze e ritirando piatti vuoti. Ci accomodiamo l’uno di fronte all’altra in un tavolino per due, ma i tavoli a fianco sono così vicini a noi da non poter inserire le dita fra i rispettivi piani. Ordiniamo, e di nuovo ci scontriamo con la strana pronuncia greca della lingua inglese. “Siur” risponde la ragazza al nostro ordine e, dopo una ridicola pantomima, scopriamo che sta per “sure” (shuar), sicuro in inglese! La cena è ottima e il servizio abbastanza puntuale e di sicuro cortese (paghiamo € 41 in due, un leggero antipasto ed il dolce è gentilmente offerto dalla casa). Apprendiamo che il ristorante apre alla chiusura della scuola elementare, che sta sulla sinistra della scala scendendo, e chiude all’apertura della scuola. Appartiene ad un’unica famiglia, ma, come spesso accade da queste parti, vi è più o meno cointeressato tutto il paese (che, d’altro canto, è microscopico!).

Siamo stati talmente bene che decidiamo subito di prenotare per la sera del tre settembre, sotto lo sguardo stupito della proprietaria che forse, in cuor suo, disapprova perfino un po’! Al ritorno a Fira andiamo a prendere 2 yogurt da “Greek Frozen Yogurt” (€ 8,90) e chiudiamo la serata con un po’ di shopping.

2/9/2014

Oggi si va al mare! È con questo preciso intento che ci siamo alzati. Una veloce colazione al panificio lungo la strada che abbiamo già testato (€ 11.10) e dopo aver fatto rifornimento (€ 30), via verso la “Red Beach”. Parcheggiamo un po’ oltre gli scavi archeologici fenici con una certa difficoltà: è già pieno di macchine. C’è un po’ di strada da percorre a piedi lungo un sentiero apparentemente semplice, ma poi non del tutto agevole. Dopo circa quattrocento metri ci appare la “spiaggia rossa”, siamo circa a metà della strada, da qui in poi è discesa ed il resto del sentiero sembra anche più impegnativo di quello percorso. La spiaggia, d’altra parte, è una sottile striscia di sabbia rosso molto scuro, stretta fra il mare ed una falesia praticamente verticale di una quarantina di metri d’altezza in un conglomerato sedimentario tipo arenaria dal colore rosso bruno, solo un po’ più chiaro della spiaggia. La falesia è già più volte franata in più punti e se ne vedono bene le tracce anche recenti. Sulla spiaggia riescono a trovare posto solo due file di ombrelloni evidentemente già tutti occupati, mentre tutti quelli che arrivano si accomodano dove possono su quel che resta. Il colpo d’occhio è notevole, il colore decisamente insolito, ma dopo un breve conciliabolo votiamo all’unanimità di cambiare obiettivo e torniamo all’auto. Ci dirigiamo verso Akrotiri dove, poco prima del paese, c’è la discesa per una spiaggia all’intero della caldera. L’ho desiderato fin da prima della partenza da Napoli di fare il bagno nella caldera! Il posto è carino, c’è un minuscolo villaggio di pescatori, ma la spiaggia è sporchissima e assolutamente non curata né organizzata. Mettiamo i piedi nell’acqua per un po’, poi però il disagio prende il sopravvento e andiamo via. Stavolta puntiamo sul sicuro, siamo diretti a Exo Gialos. Arriviamo tardi, ovviamente: abbiamo fatto mezzo giro dell’isola! Ma quest’ultima è stata una buona scelta; la spiaggia, infatti, è una di quelle frequentate dagli abitanti di Santorini. Non è affollata e si sta benissimo. Ci sono due famiglie greche con almeno tre generazioni presenti, nonne piuttosto giovani e figli piccoli, un po’ di coppie di varie nazioni ed un paio di gruppetti di studenti. Sono tutti molto discreti e silenziosi, l’acqua è tiepida ed i lettini larghi e comodi: per un paio d’ore siamo rimasti distesi insieme su di un solo lettino. A mezzo pomeriggio arriva prima una coppia etero biondissima ed evidentemente del nord Europa, come dimostra il colore diafano e le strisce eritematose dell’incarnato, e poco dopo una coppia di ragazzi gay, entrambe trovano posto più avanti sulla spiaggia libera ad oltre un centinaio di metri a nord di noi. Entrambe le coppie si spogliano completamente e la prima coppia comincia tranquillamente a fare sesso sull’asciugamano: nessuno ci bada! Lo stabilimento (2 lettini + 1 ombrellone € 7,00) è gestito dai proprietari del ristorante “Aegialos”, posto alle spalle del lido. I tavoli sono su di una piattaforma di cemento ai margini della spiaggia ed il tutto è allestito in modo caratteristico e molto romantico… una barchetta bianca e azzurra è stata rivisitata ed è diventata un comodo divanetto-panca! All’imbrunire, ci leviamo dal lettino per sederci a cena: bella vita! La cena è magnifica: cibo, ambientazione, scenografia ed atmosfera perfetti! È difficile dire di più: non ci sono parole adeguate. Degna di menzione speciale, oltre alla freschezza del pesce, è la birra Yellow Donkey agli agrumi, prodotta a Santorini, che si è rivelata perfetta per accompagnare questa cena (€ 60 in due)!

Notte fra il 2 e il 3/9/2014

Anche a Santorini qualche volta piove, raramente (!), e quando succede sono cose serie! Ha piovuto tutta la notte, con fulmini e tuoni che si sono susseguiti ad un ritmo e con un’intensità incalzanti, notevoli ed inquietanti! Alle 7:15 del mattino metto il naso fuori: è buio e nero come di notte! Fra gli scrosci di pioggia vedo qualche volta le luci dell’aeroporto. Mi risistemo accuratamente sotto il lenzuolo: sono in ferie, non sono fatti miei!

3/9/2014

Finalmente riprendiamo conoscenza, con calma e circospezione, ma le nuvole e la pioggia di stanotte hanno lasciato solo qualche riga umida di polvere sotto il lato in ombra di qualche muretto. Ancora qualche ora e comincerà a sbiadire anche il ricordo del maltempo notturno. E’ tardi! Si, ma tardi per cosa? Vabbè, facciamo colazione al solito panificio lungo la strada (€ 8.60) e andiamo a vedere il Museo Archeologico di Fira (Ticket € 3,00 a persona). Una cocente delusione: pochi pezzi esposti in modo confuso e senza alcun supporto informativo o culturale. Di più: neanche una targhetta! Comunque, anche in queste condizioni, quelle poche cose che abbiamo visto sono strepitose! Usciamo dal museo in piena estate, ci guardiamo un attimo negli occhi: bagno! È tardi: si va a Exo Gialos! Al mare c’è ancora meno gente di ieri: bellissimo! Prima di addormentarci sui lettini ci esortiamo a ricordare che la cena è prenotata alla Taverna “Metaxi Mas”, poi sonno profondo!

Ci risvegliamo di colpo dopo le sedici e trenta, un refolo di vento fresco ci ha intirizziti nonostante il sole forte e ancora alto nel cielo. Ultimo bagno, sosta al Supermarket e poi a casa (è così che ormai chiamiamo lo studio) a darci una sciacquata: che vita frenetica! Una volta là, complice il silenzio e la tranquillità, ci lasciamo andare ad un po’ di coccole più intime! Ormai abbiamo imparato la strada e non fatichiamo a trovare la Taverna “Metaxi Mas” a Exo Gonia. Siamo in leggero anticipo, ma stasera è un bene: se è possibile, stasera c’è molta più gente dell’altra volta! Cena assolutamente magnifica, forse migliore della precedente nonostante il simpatico e rumoroso gruppo di studenti di Santorini che si sono riuniti prima di ripartire per le rispettive università. Parlano un po’ in greco e un po’ in inglese così capisco abbastanza di quello che si dicono e ridacchio a qualcuna delle loro battute. Per chi viene a Santorini questo ristorante è una attrazione da visitare imprescindibilmente. Bisogna sforzarsi di assaggiare anche cose che non sempre è facile riconoscere nei piatti, ma è tutto ottimo e qui è possibile assaggiare davvero la cucina greca ed è importante vivere questa atmosfera (€ 47,50 in due).

4/9/2014

Oggi abbiamo un po’ di cose da sistemare, così, dopo l’ennesima e ultima colazione al solito panificio lungo la strada (€ 12,20), andiamo subito a mare a fare un bagno veloce. Ci dirigiamo verso Monolithos, alle spalle dell’aeroporto e a nord di Kamari.

La spiaggia è grande e bella, divisa in due da una scogliera artificiale costruita a protezione dell’ormeggio delle bettoline che riforniscono l’isola di acqua e di carburante per la centrale elettrica, distante poche centinaia di metri dalla spiaggia (2 lettini ed 1 ombrellone € 5). L’odore di kerosene è terribile ed il mare non è proprio pulitissimo, a poche decine di metri da noi una bettolina sta scaricando gasolio. Più sole che bagno, poi andiamo via: l’aria mefitica è veramente insopportabile. Nell’andare via incontriamo due ragazzini che giocano a pallone sulla spiaggia ed il pallone è proprio sgonfio, ma il loro impegno e la loro convinzione sono commoventi e un po’ buffe.

Tornati a Fira, vado a prelevare i soldi per pagare il soggiorno ad Anna e poi di nuovo a casa per un po’ di coccole e molta intimità. È giunta l’ora, ci prepariamo per andare a cena e soprattutto a fare due chiacchiere con Irene da “Salt and pepper”. Ovviamente, mangiamo benissimo e l’accoglienza è sempre intelligente, piacevole e cortese, ma una menzione speciale va ad un piatto con purea di piselli di Santorini e polpo. È un gusto nuovo e saporito, per me, ma anche avvolgente ed equilibrato, qualcosa che si dovrebbe mangiare spesso, molto spesso! (€ 50 in due). Il tempo qui a Santorini passa sereno e veloce, purtroppo! Qui si sta benissimo e non vorremmo tornare più a casa. Questa terra, però, deve restare fuori dal nostro quotidiano e dal nostro stress. E’ una meravigliosa terra oltre lo specchio. Speriamo proprio di poterlo riattraversare prima o poi per tornare qui a meravigliarci ed a sgranare gli occhi, anche solo per un tramonto o per un sasso.

5/9/2014

Sono gli ultimi giorni e questa notte sarà l’ultima da trascorrere su quest’isola, così ci predisponiamo per due giorni di assoluto relax. Prima di partire per Perivolos andiamo a pagare Anna, che troviamo nella sua casa di fronte agli studios. E’ sorridente e gentilissima, quasi affettuosa, come sempre in questi giorni. Ci presenta la sua mamma Georgia, nativa della Francia, ed infine ci regala un sacchetto di Fava, i piselli gialli di Santorini. Anna è una persona pratica e positiva e a noi piace molto. Dopo la colazione (€ 2,30), lungo la strada ci fermiamo al Supermarket e poi raggiungiamo Perivolos per un bagno da “Terra nera”: un posto bello e il più comodo fra quelli sperimentati. Bagno e relax, e soprattutto facciamo tutto con calma cercando di godere di ogni secondo trascorso qui. Oggi lettini e ombrellone sono free a fronte di qualsiasi tipo di consumazione in spiaggia, così a pranzo, anche se in orario non del tutto ortodosso, ordiniamo e consumiamo comodamente sui nostri lettini king size (almeno per noi!) Club sandwich (ottimo nell’interpretazione di “Terra nera”) e frappè-caffè (veramente deprecabile…) (€ 15 in due).

Torniamo con calma in macchina, facendo un lento giro per far durare tutto più a lungo. E con questo spirito che andiamo in cerca della “Donkey Santorini Brewing Company” un microbirrificio nato nel 2011 nei pressi del villaggio di Mesa Gonia (a circa 8 Km. da Fira) da un’idea di quattro amici di diverse nazioni, legati dall’amore per la birra (due enologi, il greco Yiannis Paraskevopoulos e l’inglese Steve Daniel, e due esperti birrai, la californiana Majda Anderson e il serbo Slobodan Krunic). Casualmente lo troviamo. Qui incontriamo la socia californiana, una splendida ragazza di oltre settanta anni che ti inchioda con i suoi occhi di zaffiro. È venuta in vacanza a Santorini oltre cinquanta anni prima e si è innamorata. Non è mai più andata via! Si offre di accompagnarci a visitare la fabbrica illustrandoci le diverse fasi di produzione! Ci racconta che la sua famiglia d’origine è austriaca ed ha una lunga tradizione birraia. Il Birrificio, nel nome e nel logo, ha l’asinello, simbolo della semplicità e della laboriosità dei Greci e produce diverse tipologie di birre: la Yellow donkey, la Red donkey, la Crazy donkey (prodotta in quantità limitata), la White donkey, etc. La Birra Donkey, splendida come gli occhi della nostra ospite, nasce da un meraviglioso mix: attenta scelta del luppolo proveniente da tutto il mondo (dall’Austra; Motueka Exotic, Citra e Nelson Sauvin dalla Nuova Zelanda; Cascade dall’Oregon; Aurora e Golding Stiria dalla Repubblica slovacca), acqua di Santorini, passione greca e fantasia mediterranea. Degusto uno dei loro prodotti e approfittiamo dello Store per acquistare qualche simpatico gadget! Peccato, solo, che la piccola produzione mi impedisce di spedirmi a casa una cassa di birra agli agrumi (solo la Crazy è disponibile per l’esportazione, soprattutto in USA).

Torniamo a casa, bisogna iniziare a fare le valige. Usciamo per lo shopping e la cena e decidiamo di mangiare una pita da “Obelix”. Consumiamo la nostra Giros Pita e la nostra coca-cola per strada, appollaiati su due sgabelli (€ 7,60 per due). La pita è molto buona e la situazione ci conferma ancora di più nell’affetto per Santorini.

Dietro il bancone c’è un ragazzo simpatico che ha lavorato molti anni a Milano ed alcuni anche a Roma, parla un ottimo italiano con un vago accento lombardo che contrasta stridentemente con il suo aspetto! Terminata la cena, andiamo alla panetteria-pasticceria “Svoronos Bakery” per prendere dei biscotti (€ 1.80) e facciamo una lunga passeggiata per Fira cercando di fissare ogni immagine ed ogni colore.

6/9/2014

Stasera si torna a casa. (singhiozzo stranguglione!). Completiamo le valige, carichiamo l’auto e salutiamo casa con un po’ di emozione! Ultime compere di Daniela (2° paio di infradito: € 65) e poi da “Corner, Crepes & waffles” per un’abbondante colazione a base di pancake, crepes, succhi, etc. (€ 18 in due). Terminata la colazione, lasciamo Fira… e ci dirigiamo verso Perivolos, stabilimento “Terra nera”: un filo di tristezza sotto traccia ci rende un po’ meno sereni! Giorno magnifico, bagno perfetto! Anche oggi lettini e ombrellone sono free a fronte di qualsiasi tipo di consumazione in spiaggia, così in spiaggia prendiamo una bibita (che pagheremo più tardi direttamente al ristorante) e verso le 18:30 lasciamo la spiaggia e ci accomodiamo al ristorante per la cena (€ 33,80 in due, compreso la consumazione in spiaggia). Alle 19:30 consegniamo l’auto e ci mettiamo in fila per il check-in. Un poliziotto della dogana fa aprire la borsa a Daniela. Alle 21:20 abbiamo finito il rullaggio: l’aereo è in fondo alla pista pronto a cominciare la sua corsa. La pista a Santorini è unica ma lunga, molto lunga! I motori vanno su di regime fino allo spasimo, l’aereo vibra tutto, poi i freni vengono mollati all’improvviso e si comincia il decollo. L’aereo inizia ad alzare il naso quasi subito e poi si stacca da terra molto prima di quanto pensassimo, siamo già in volo quando passiamo davanti all’aerostazione. L’angolo di decollo è molto accentuato: sembra il decollo di un caccia, siamo già molto in alto prima di sorvolare Oia. Stiamo proprio tornando a casa.

Il volo è sereno e gradevole ed il panorama affascinante quando sorvoliamo le isole greche. Ad ovest sud-ovest appare, per un battito di ciglia, una meteora. Sorvoliamo una nave da crociera completamente illuminata. Appena in vista della costa della Puglia ci accorgiamo che in Italia il tempo è brutto. Il volo dura un’ora e venticinque minuti, siamo in vista del Vesuvio che osserviamo a sinistra dell’aereo, stiamo sorvolando l’Agro nocerino-sarnese. Atterriamo a Capodichino alle 22:00 locali, in perfetto orario. Quando scendiamo fa perfino freddo: siamo tornati!

Di Santorini ed altre parole in libertà

Alla fine della nostra vacanza ci rendiamo conto di aver visitato poco Santorini, abbiamo appena scalfito la superficie. Il nostro modo di intendere le vacanze è quello di cercare il contatto con la vita locale e di visitare cercando di parlare e comunicare con le persone, ove possibile. È per questo che Santorini ci è sembrata anche più bella, la gente è cortese e disponibile e cerca continuamente empatia: ci somigliano molto e lo sottolineano continuamente: “italiano? Italiani e Greci: una fazza, una razza!”. Ma questa vacanza doveva privilegiare il riposo ed il relax. Per me, fra l’altro, è partita malissimo: il pomeriggio prima del volo di andata il dentista mi ha estratto un molare che improvvisamente si è rivelato gravemente compromesso. Avevo così paura che tutto fosse già rovinato prima ancora di viverlo. Ma Santorini è un posto speciale! Più che visitarla l’ho indossata: mi sono sentito immediatamente a casa ed è merito dei Greci e di Daniela, che pazientemente sopporta le mie intemperanze. A Santorini viene voglia di prendere casa subito, magari dove, un po’ defilato dal centro dei paesi, il senape della terra brulla faccia da contrasto alle scure lave vulcaniche ed al bianco delle casette e all’azzurro degli infissi. Un posto dal quale guardare mare ed isole vicine e dove il vento possa alzare e portare via la polvere gialla. Un posto dal quale si possano raggiungere facilmente i centri ed il bordo della caldera. Un posto dove sentire vicino il cuore caldo e terribile del vulcano. Un posto nel quale attendere serenamente la fine della sera della vita, magari facendo allegre chiacchiere.

Resta comunque ancora tanto da esplorare e visitare. Abbiamo girato solo l’isola di Fira, senza approfondire tante cose. Non abbiamo visitato le due isolette al centro della caldera dove ci sono i coni del vulcano e non siamo andati di fronte nell’altra isola grande. Non abbiamo fatto il giro dell’isola dal mare, non abbiamo fatto il bagno nella caldera. Insomma, abbiamo ancora tanta gente da incontrare e con cui parlare. Santorini è un posto talmente speciale da sembrare irreale ed è diverso dalle isole vicine: è gente del vulcano, un po’ come noi… nati vicino al Vesuvio. Ed il vulcano è sveglio e fa sentire discretamente ma decisamente la propria presenza! Tutti coloro che erano stati a Santorini prima di noi ci avevano messo in guardia: la vita è molto costosa, è la Capri dei Greci!

Ma, come al solito, tutto dipende da quello che si intende per vacanza, noi non ci siamo misurati e abbiamo fatto esattamente quello che volevamo fare. Eccezion fatta per l’esperienza al bar di Oia, nulla è risultato essere anche solo non commisurato a quello che abbiamo ricevuto in cambio. Alla fine ci è piaciuto tutto, anche quel po’ di cattivo tempo che ci è capitato!



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